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BASTIAN CONTRARIO: LA PIOGGIA NON MENTE

“Non può piovere per sempre”, diceva il figlio di Bruce Lee ne “Il Corvo” ed infatti anche il diluvio universale è stato a tempo determinato. C’è una peculiarità della pioggia quando scende giù… non mente mai. Bastano quattro gocce d’acqua ed esce fuori la vera natura degli esseri umani. Fateci caso, per strada, cosa succede quando piove: persone che scappano, altri con l’ombrello che camminano sotto i balconi, lasciando gli altri passanti sprovvisti dello stesso sotto il cielo plumbeo… genitori che parcheggiano dentro la classe se necessario, pur di non far bagnare i propri figli! Potrei continuare per ore, solo che qui si parla di F1 e allora portiamo il parallelo alla pista magiara. Già nella notte tra il venerdì ed il sabato ha piovuto, lavando la pista e complicando tutto il sabato (Ferrari ne sa qualcosa). Solo che questo è stato il meno peggio, perché domenica la pioggia era presente proprio nel momento della partenza, portando inevitabilmente alla luce tante verità.

Una di queste tristi realtà è che i piloti non sono abituati a correre sul bagnato. Inutile nascondersi attraverso giustificazioni che puzzano di ridicolo. Il calendario di F1 è concepito affinché la probabilità di incontrare un meteo avverso, nella data in cui è fissato il weekend di gara, sia ridotto al minimo. Certo, non si ha la sicurezza assoluta, vero è che è più facile (o meglio, dovrei scrivere “è più probabile”) che piova in estate o in autunno? Appunto. Motivo per il quale il mondiale inizia sempre in Australia (a Marzo lì è ancora estate) ad esempio. Usando questo metodo reiterato nel tempo, ha portato alla inevitabile disabitudine da parte di tutti (piloti e team che vanno in crisi) a correre sul bagnato. Sia chiaro, su queste righe non sto affermando che questi consumati professionisti non sappiano guidare sul bagnato, qui si parla di abitudine. Ed infatti l’orgia che si è consumata subito dopo la partenza in curva uno ne è un esempio concreto! Diciamocela tutta, l’intero circo non ci ha fatto una gran bella figura. Non c’erano condizioni di pioggia battente, addirittura dai camera car la nube d’acqua, alzata da chi stava davanti, non era così fitta da impedire completamente la visibilità. Siamo stati anche fortunati a non aver avuto una partenza dietro safety car… perché, purtroppo, anche questo ci hanno costretto a vedere. Una vergogna indicibile!

La pioggia non mente mai ed infatti così come partire dalla pole è un indiscutibile vantaggio (immaginate se terzo fosse stato Lewis, per poi essere centrato dal compagno), è anche vero che partire dietro è una roulette russa. Ne sa qualcosa Fernando Alonso quando era in Ferrari ed era costretto a partire dalla terza fila (Spa 2012 vi ricorda qualcosa?)… lo stessa Fernando che domenica scorsa, invece, è stato graziato da quella carambola, a differenza del malcapitato Verstappen per il quale, ora, i giochi iniziano a farsi duri. A poco o a nulla è valsa la sua rincorsa con una monoposto completamente monca da un lato, di quella preziosa aerodinamica che gli tiene incollata la macchina a terra e gli permette di fare le sue evoluzioni. Persino un gagliardo Schumacher ha disturbato la sua vana rincorsa. Red Bull a questo punto o si inventa qualcosa o può dire addio ad ogni speranza iridata. Per AMG il primo d’agosto è stato Natale: ha conquistato la vetta in ambo i mondiali… la pausa estiva non poteva iniziare con miglior regalo. AMG ha ripreso a volare da quando hanno cambiato le gomme. A questo punto la domanda che mi pongo è la seguente: era Red Bull che “giocava” con le vecchie mescole oppure era AMG che non sapeva farle lavorare? Vedremo al ritorno dalle vacanze cosa succederà.

In quella nube d’acqua è emersa una incredibile ed amara (per gli altri) verità e cioè che Bottas è utile anche come proiettile vagante. L’anno prossimo, Hamilton  rimpiangerà ogni giorno il fido compagno, perché Russell per quanto rispetto potrà avere per il blasonato compagno, attaccherà di brutto (LeClerc ha fatto scuola nel 2019 a riguardo), perché a sua volta Hamilton tenterà di schiacciarlo, se non altro per far pagare a tutti l’affronto che gli hanno fatto. So che  l’annuncio ufficiale non c’è stato ancora, vero è che ormai questo è il segreto di Pulcinella… ridicolo tenere George un altro anno in Williams. Intanto quel velo d’acqua ha portato alla luce cosa significhi avere esperienza: Vettel, sapientemente, si tiene lontano dai guai, anche se il suo compito finisce li visto che non è mai stato un pensiero per il trionfante Ocon. Peccato che il suo podio sia stato cancellato, causa mancanza benzina. Ancora più amarezza c’è nel sapere che Aston Martin farà ricorso e anche questo GP finirà davanti ad un avvocato e, ancora più dell’amarezza, rimane la tristezza dei tifosi del tedesco che anche questo weekend hanno dato il meglio di sè. LeClerc paga la posizione in qualifica come detto, centrato dal proiettile Stroll: sebbene il canadese stia imparando il mestiere (“il lavoro si impara lavorando” no?) e spesso e volentieri è sempre davanti al suo mate, è anche vero che non poteva nascondere “la bugia”  per sempre e la pioggia di domenica ha tirato fuori tutta la sua inesperienza ed inadeguatezza a riguardo.

La pioggia, abbattutasi in quel di Budapest, sebbene si sia poi asciugata, ha lasciato degli strascichi… di verità: tralasciando la partenza in solitaria di Hamilton (la quale ormai farà giurisprudenza come si suol dire), rimarrà indelebile la battaglia tra lui ed Alonso. Fernando non lo scopriamo ora, eppure molti, troppi, si sono resi conto solo domenica scorsa di cosa fosse ancora capace il campione spagnolo. Guardando le sue difese, riflettevo sul fatto che è vero che Lewis ha cinque titoli in più rispetto allo spagnolo (quindi questo potrebbe portare a sudditanza), solo che è anche vero che il buon Fernando ne dovrebbe avere almeno tre in più rispetto a quello che riporta il suo palmares… ed infatti l’asturiano ha mostrato tutta la sua classe, ha sfogato tutta la sua rabbia repressa tenuta dentro per troppi anni. Alonso, con una Alpine che tiene dietro per dieci giri Hamilton, porta alla luce un lato del suo carattere sportivo che mal si sposa con le sue epiche gesta: il lamento! Certo che fanno sorridere (amaro) le sue parole ai danni del coriaceo e cazzuto Alonso, soprattutto dopo quello che lui stesso ha combinato alla Copse quindici giorni prima nel  GP di casa. A volte mi chiedo cosa voglia veramente Hamilton. Davvero pensa che, piangendo in mondo visione via radio, poi tutti debbano obbedire a partire da chi sta avanti e quindi lasciarlo passare? Di questo lato dell’epta campione del mondo non c’era bisogno della pioggia per conoscerlo, ormai fa parte del pacchetto Hamilton ed è un vero peccato.

La pioggia non mente mai e domenica scorsa ci ha confermato un’altra verità, che su queste pagine avete sempre letto: la Ferrari ha la coppia di piloti più forte del mondiale. Se manca l’uno c’è l’altro. LeClerc, totalmente incolpevole, ha rimediato un altro zero in classifica; poco importa. Ci pensa Carlos a salvare baracca e burattini, riportando Ferrari a pari punti con McLaren, la quale, a differenza della rossa, ha una grossa difficoltà… corre praticamente con un solo pilota! La pioggia magiara non ha fatto altro che raccontarci una verità che ormai è assodata. Spiace per l’australiano, che reputo un ottimo pilota, solo che proprio non riesce ad ingranare al momento con questa squadra. Certo è che è importante che si rimbocchi le maniche, perché in un ambiente come quello della F1 le giustificazioni non reggono per molto tempo: Carlos si è dato da fare subito e, sebbene deve migliorare in qualifica, è alla domenica che si fanno i punti (tranne quando c’è la Sprint Race… sigh!) ed il suo contributo è evidente; con buona pace di chi critica aspramente Binotto e le sue scelte.

Come vedete, una cosa così comune e di routine come la pioggia che cade dal cielo può rivelare tante cose, può dirci tante verità che non sapevamo o alle quali non volevamo credere. Tutto quello a cui abbiamo assistito domenica scorsa non è altro il frutto di verità che sono da sempre presenti, comportamenti ed atteggiamenti che sono insiti in ogni pilota che si cimenta ogni domenica di GP ed è bastato un po’ d’acqua per far emergere tutto… perché la pioggia non mente.

Vito Quaranta

OCON VINCE LA LOTTERIA MAGIARA. BOTTAS GIOCA A BOWLING.

“Basta con queste domande del cavolo”. Così un Max Verstappen, deluso per la prima fila mancata, aveva apostrofato, il sabato, il malcapitato Tom Clarkson durante le interviste post-qualifiche. E, di sicuro, il nervoso gli è aumentato ulteriormente quando gli hanno dovuto cambiare la Power Unit, ulteriore vittima della ruotata presa da Hamilton in Inghilterra.

In Ungheria la Mercedes torna davanti alla Red Bull, e guadagna comodamente la prima fila con entrambe le vetture, relegando gli odiati rivali in seconda.

Ma pochi minuti prima del via arriva la pioggia a far saltare le meticolose pianificazioni di team e piloti. E infatti…

Quando si spengono i semafori, Bottas compie un numero da dilettante, il cui risultato è talmente perfetto, per il suo team, da sembrare pianificato a tavolino (e, se anche fosse, non sarebbe di sicuro riuscito così bene). Partito malissimo, il finlandese si fa passare dalle due Red Bull e da Norris. Ma poi sbaglia la staccata, urta Norris il quale fa fuori Verstappen mentre, per completare egregiamente l’opera, il prode Valtteri butta fuori anche Perez. Quest’ultimo è costretto al ritiro, mentre Verstappen riesce a continuare, seppure con l’auto molto danneggiata.

Contemporaneamente, anche Stroll si trasforma  in un dilettante, e compie una staccata se possibile ancora più spettacolare di quella di Bottas, andando a frenare sull’erba all’interno di curva uno, e centrando in pieno Leclerc il quale a sua volta urta Ricciardo. Per il monegasco è il ritiro, e, col senno di poi, una grande occasione persa.

I troppi detriti sparsi nel primo settore costringono la direzione gara a far uscire la bandiera rossa, dando così la possibilità ai convolti negli incidenti di riparare l’auto, per quanto possibile. Purtroppo per l’auto di Norris non c’è nulla da fare, e si conclude così la striscia record di arrivi a punti dell’inglese.

Si riparte da fermo, con la pista che si sta asciugando e il sole che fa capolino. La macchina di Verstappen è stata rabberciata alla bell’e meglio. L’olandese si trova in 13a posizione. Incredibilmente, nessuno tenta l’azzardo della gomma slick, e durante il giro di formazione è chiarissimo che si tratti di un errore enorme.

E, infatti, quasi tutti rientrano ai box, tranne Hamilton, e si assiste alla partenza più surreale della storia della Formula 1, con l’inglese in pole position da solo.

Lewis è così costretto a fermarsi dopo solo un giro, e si ritrova in fondo al gruppo, mentre il leader diventa incredibilmente Ocon. E, paradossalmente, ora si trova dietro al rivale per il titolo.

I primi due, Ocon e Vettel, mettono in fretta una decina di secondi fra sè e gli altri, perchè in terza posizione c’è Latifi che fa chiaramente da tappo.

Vetstappen impiega 10 giri a liberarsi di Mick Schumacher, al quale rifila pure una ruotata. Dietro di lui Hamilton scalpita perchè vede l’avversario andarsene. Fra i due c’è Gasly. Lewis si lamenta di non riuscire ad avvicinarsi al francese pur essendo molto più veloce, e decide di fermarsi per montare gomme dure e tentare di andare fino in fondo. In Red Bull decidono di marcarlo stretto, e fanno rientrare Verstappen al giro successivo. Ma non è sufficiente, e l’inglese non solo riesce a superare il rivale per il titolo ma passa davanti anche a Ricciardo.

In Mercedes sono convinti di avere una possibilità di vittoria, e che Sainz sia il loto avversario. Lo spagnolo viene richiamato ai box ma preferisce stare fuori. E fa bene perchè i due davanti a lui, Latifi e Tsunoda, che lo stavano bloccando, si fermano lasciandogli pista libera per consentirgli di estrarre quanto è rimasto dalle sue gomme medie.

Carlos riesce a mantenere un ritmo simile ad Hamilton, che si trova bloccato dentro Tsunoda. Quando l’inglese, con una bellissima manovra, riesce a superare quest’ultimo, la Ferrari decide di far rientrare lo spagnolo. Siamo circa a metà gara, e in questo modo si ritroverà a fine gara con gomme ben più nuove del presunto rivale per la vittoria, sul quale, una volta uscito dai box, ha un vantaggio di soli due secondi.

Al giro 37 Vettel, in quel momento 2°, si ferma ai box, per tentare un undercut su Ocon. Il quale però spinge come un matto nel giro di rientro, e riesce a stare davanti al tedesco. Nel frattempo, Alonso si ritrova in testa ad un gran premio, ma le sue gomme sono finite, ed è costretto a fermarsi subito, rientrando in quinta posizione.

Al giro 41 Verstappen, alle prese con una macchina terribile, si ferma per montare gomme medie. E Hamilton inizia a lamentarsi del degrado delle sue posteriori.  Al giro 48, quando ne mancano quindi 22 al termine, in Mercedes decidono di far rientrare Lewis per montare gomme medie e tentare la rimonta. Ma se ne troverà 4 da superare, e la vittoria sembra un’utopia. I suoi primi giri con gomme nuove sono incredibili, riesce a girare 4 secondi più veloce dei primi, e Wolff lo incita per radio dicendogli che può ancora portare a casa la gara.

Alonso diventa minaccioso per Sainz, il quale inizia a faticare con gomme ben più vecchie di quelle degli avversari. E così anche Hamilton si unisce al duello per il terzo posto. Ma Nando è Nando, e tiene dietro magistralmente l’ex compagno di squadra per un  numero di giri sufficiente a tagliarlo fuori per la vittoria finale. Un bloccaggio in curva uno consente all’inglese di passare, non dopo essersi lamentato della pericolosità di certe manovre difensive ad alta velocità fatte dal rivale spagnolo (i piloti hanno la memoria corta, si sa).

Al giro successivo non c’è scampo nemmeno per Sainz, ma è troppo tardi, perchè a 3 giri dalla fine i primi due sono a 6 secondi di distanza, troppo lontani.

E così finisce con Ocon incredibilmente primo, e Vettel secondo (**) e tanto da recriminare, e Hamilton terzo e di nuovo in testa al mondiale, riuscendo così a trarre quasi il massimo da una giornata che si era messa benissimo grazie al suo compagno di squadra, e malissimo grazie ai suoi strateghi. Ma conta il fatto che va alla pausa in testa al mondiale e coi rivali per il titolo che si leccano le ferite contando i danni che due macchine tedesche hanno provocato loro negli ultimi due gran premi (non in modo intenzionale, ovviamente).

Al quarto posto troviamo Sainz, con una Ferrari che oggi avrebbe dovuto essere pronta a cogliere l’occasione, e non è successo. Quinto Alonso, di cui abbiamo già parlato. Sesta e settima le due AlphaTauri, con Gasly e Tusnoda e, udite udite, ottava e nona le due Williams con Latifi davanti a Russel. Loro sì che sono riusciti a sfruttare l’occasione. 

Decimo un depresso Verstappen.

E così, come detto, si va in pausa con la Mercedes in testa ad entrambi i campionati, e quelli della Red Bull infuriati. Avranno quattro settimana per calmarsi e pensare a come portare a casa un campionato che fino a due gare fa sembrava saldamente in mano loro, ma poi le prodezze dei due alfieri avversari hanno rimesso tutto in discussione. E quando è l’elemento umano, a fare la differenza, è tutto più bello.

(*) Vettel è stato poi squalificato in quanto il serbatoio della sua auto a fine gara non conteneva il litro previsto dal regolamento per le verifiche di conformità. A parere di chi scrive questa è l’ennesima regola stupida da aggiungere alle tante altre che sono in grado di cambiare il risultato a tavolino. Il campione si può prelevare anche prima della partenza, lasciando poi liberi i piloti di usare tutto quel (poco) che hanno nel serbatoio. Ma in fin dei conti il regolamento è stato scritto con l’approvazione degli ingegneri delle squadre, contenti loro…
Per effetto della squalifica del suo ex compagno di squadra, Raikkonen prende un punto. Ma, ancor più importante, Hamilton guadagna qualche punto ulteriore su Verstappen, e Sainz con la Ferrari sale sul podio.

P.S. 
Lo scorso anno in Renault è arrivato un amministratore delegato dalle grandi capacità, Luca De Meo. Oltre a far migliorare sensibilmente i risultati del gruppo (+27% nel primo semestre 2021, rispetto al 2020), essendo appassionato di corse ha voluto occuparsi attivamente anche nella squadra di Formula 1, cambiandone il management e chiamando a sè persone come Davide Brivio, il principale artefice del mondiale in MotoGp conquistato dalla Suzuki lo scorso anno. Il grande risultato di oggi è stato sì agevolato dalla particolare situazione che si è creata alla partenza, come ha ammesso Nando a fine gara, ma le occasioni bisogna essere pronti a coglierle, e in Alpine lo hanno saputo fare meglio degli altri. 

* immagine in evidenza da F1 TV

 

 

F1 2021 – GRAN PREMIO D’UNGHERIA

Tanto tuonò che piovve. Si sono incrociati e se la sono giurata tante volte Verstappen e Hamilton che alla fine il fatidico crash è arrivato anche per loro.

Scontro che si è risolto a favore di Hamilton: avversario KO e vittoria ottenuta in rimonta non senza una buona dose di fortuna che i campionissimi hanno sempre a bizzeffe.

Personalmente ritengo che l’ìnglese, per marcare il territorio alla Copse, si sia preso un rischio eccessivo, rischiando di finire la gara in via di fuga come Verstappen, evento che senza la bandiera rossa (sacrosanta a scanso di equivoci) sarebbe stato concreto.

Dopo 10 gare distacco di soli 8 punti tra i due Alpha dog del mondiale F1, e una rivalità che più accesa non si può.

immagine da tio.ch

Ora si va in Ungheria, ultimo GP prima della sosta estiva, pista che sembra avere proprio il layout giusto per qualche altra sportellata.

In teoria la Red Bull dovrebbe avere vita più facile rispetto a Silverstone ma arriva con un carico di tensione e rabbia che potrebbe togliergli lucidità.

Mercedes ha fatto “all in” e arriva all’Hungaroring con l’abbrivio e il morale alto di chi sà di essersi tirato fuori da una buca bella profonda.

Al di là dello scontro tra Hamilton e Verstappen, su una pista dove i sorpassi non sono così agevoli diventa fondamentale l’eventuale exploit, soprattuto in qualifica, di Bottas o Perez.

Considerando che Red Bull sembra, sulla carta,  adattarsi meglio alla pista ungherese, una prima fila Red Bull sarebbe già una serie ipoteca sulla gara di domenica.

E gli altri? Ferrari esce da Silverstone con molto ottimismo, consci di essersela giocata fino in fondo e con una monoposto ben più gentile e concreta con le gomme.

immagine da motorbox.com

Sta cercando anche di togliersi di dosso le tante aspettative di un ottimo risultato su una pista da medio carico come l’Hungaroring. Di curve veloci non ce ne sono tante ma comunque il tratto centrale ormai si percorre a velocità piuttosto sostenute che potrebbero mettere in crisi monoposto come quella di Maranello.

In ogni caso, se è vero che, con tutta probabilità la Ferrari ha un jolly da giocare in Ungheria, la McLaren dovrà invece cercare di difendersi su una pista dove l’unico tratto amico è proprio il settore centrale.

Fattore decisivo saranno le qualifiche e chi tra i piloti saprà metterci qualcosa in più, quindi fari puntati su Leclerc e Norris, due che hanno il piede piuttosto caldo al sabato.

Curiosità nel vedere i progressi Aston Martin e Alpine sul toboga ungherese, con Alonso e Vettel che dovranno necessariamente inventarsi qualcosa in qualifica per cercare di arrivare nella zona nobile della classifica.

immagine da scuderiaalphatauri.com

Anche per Alpha Tauri potrebbe essere un weekend da colpaccio, se Gasly e Tsunoda riusciranno a capitalizzare un’ottima qualifica. Al momento è proprio l’incostanza (e la sfortuna di Gasly) a giocare a sfavore dello junior team Red Bull.

Lasciando da parte la Haas che è davvero sempre più la “nave scuola” per Mazepin e MIck Schumacher, anche per  Williams e Alfa Romeo la lotta si giocherà soprattutto in qualifica, con Russell che cercherà un altro colpo ad effetto come di solito gli riescono al sabato, molto meno alla domenica.

Pirelli porterà le tre mescole centrali della sua gamma: C2, C3 e C4. Prevedibile che chi potrà cercherà di evitare la soft almeno per quanto riguarda il primo stint. Occhio al meteo che dà possibilità di temporali nella notte tra sabato e domenica, con conseguente pista poco gommata per la gara e pochi punti di riferimento per le squadre in merito a passo gara e degrado delle gomme.

*immagine in evidenza da kicker.de

Rocco Alessandro

 

BASTIAN CONTRARIO: LA LEGGE DELLA GIUNGLA

Il GP di Gran Bretagna, è stato teatro di uno spettacolo che, diciamocela tutta, stavamo aspettando da tempo e che quasi avevamo rinunciato a sperare avvenisse: lo scontro (letteralmente parlando) titanico tra Lewis e Max.

Su queste pagine è sempre stato scritto che era solo questione di tempo ed alla fine il tempo è giunto. Il botto ha origine proprio dal sabato e da quel discutibile spettacolo chiamato “sprint race”; ed è figlio di una serie di atteggiamenti che ormai covavano da tempo. Ne discutevo con @ReMinosse (al quale vanno i ringraziamenti per aver ispirato il titolo dell’articolo) proprio all’indomani del GP, che quello a cui abbiamo assistito non è altro che l’attuazione della legge della giungla.

È dall’inizio di questo esaltante ed avvincente mondiale (perdonatemi il vezzo lessicale… finalmente abbiamo veramente qualcosa di cui parlare) che abbiamo visto un Hamilton tranquillo, parsimonioso. Magari ad inizio mondiale gli poteva andare anche bene, visto che Red Bull e Verstappen erano alla ricerca della quadra e non erano ancora esplosi. Inoltre in quel breve duello, che abbiamo visto solamente ad inizio mondiale, Max ha imposto la sua personalissima legge del “boia chi molla”; ed infatti a rimanere avanti era sempre lui. Con Max Verstappen non ci sono mezze misure, non c’è margine di dialogo in pista; o tiri fuori le palle e giochi all’auto scontro o semplicemente vieni annichilito. Lewis questo lo sa, lo ha sempre saputo, solo vuoi l’esperienza, vuoi il mezzo, vuoi l’attesa di una promessa di rinascita della sua W12; il campione inglese si è sempre trattenuto.

In Inghilterra, a casa sua, evidentemente il leone ha voluto far capire che non è ancora vecchio da essere spodestato, o comunque se proprio deve avvenire, vuole vendere cara la pelle… questa è la legge della giungla; uccidi o sei ucciso. La stessa giungla che trovi in pista allo spegnersi dei semafori dove tutti, leoni e iene (diciamocelo… non tutti sono all’altezza di essere leoni), sono pronti a spolparti vivo. Domenica il buon vecchio Lewis di leoncini, pronti a fargli la festa ne aveva due; uno più affamato dell’altro. Solo che fino a prova contraria è Hamilton il re della foresta; ed infatti la festa l’ha fatta lui a tutti e due!

Come ho già anticipato, tutto si è consumato o quanto meno dovrei dire capito, al sabato: infatti nella “mini gara” che la FIA ci ha costretti a vedere (ci vorrebbe un Bastian Contrario a parte solo per questo nuovo format), mi sono reso conto di una cosa: che questa non è altro che uno spoiler di quello che avremmo visto il giorno dopo. Tralasciando il fatto se la Sprint Race piaccia o meno, se sia la cosa giusta o no per la F1, vorrei farvi focalizzare sul fatto che in quel preciso momento Hamilton; ha capito come comportarsi alla domenica: sabato il campione inglese partiva dalla pole (si può dire?) e come spesso gli è capitato (le partenze non sono il punto di forza di Lewis), perde la posizione a favore di Verstappen. L’olandese, naturalmente chiude giù duro, non lo fa passare e la mini gara finisce li, con buona pace della FIA che credeva di fare spettacolo e del pubblico pagante che affollava (Dio ti ringrazio!) le gradinate. La Sprint Race è stata utile solo per un motivo: ha fatto capire ad Hamilton che se avesse voluto portare a casa il risultato, se avesse voluto fare il suo personale show cinematografico ad uso e consumo di fotografi e telecamere, avrebbe dovuto fare solo e soltanto una cosa; chiudere la porta a Max appena se ne fosse presentata l’opportunità.

Il killer instinct si è risvegliato in un attimo, la legge delle giungla che governa il suo mondo ha prevalso e cosi, il sette volte campione del mondo si è ricordato di avere un bel paio di palle nei pantaloni (chiedo scusa alle donne che mi leggono… se frequentate queste pagine, sapete che il politically correct non è il mio forte), le ha cercate e mostrate! Il resto è storia come si suol dire.

C’è una bellissima immagine postata dal direttore di questo blog, dove viene sovrapposta la traiettorie di Hamilton nell’affrontare la Copse nel momento del sorpasso su Verstappen prima e Leclerc dopo: ebbene in quella immagine si vede chiaramente che nel primo caso il campione è praticamente a centro pista (con Verstappen quasi di traverso), mentre con Charles, Lewis è sul cordolo (posizione più ovvia per affrontare quella curva). Questo per dire che Hamilton non ha impostato quella curva per andare più veloce possibile o sorpassare l’olandese in modo strano. No, Lewis ha percorso in quel modo quella curva solo per un motivo: far capire a Max chi comanda ancora! Tuttavia non c’era bisogno di quell’immagine per capire questo no?

L’ho detto qualche riga fa: l’alfiere nero, ha realizzato il giorno prima cosa avrebbe dovuto fare ed infatti il tutto si è concluso a metà del primo giro, altrimenti dopo sarebbe stato un infinito inseguire, nel frattempo l’olandese avrebbe preso ancora più coraggio… e addio! Mi pare evidente che l’azione di Hamilton è destabilizzante, è innanzitutto psicologica: potete prendere il righello e misurare i centimetri di spazio che c’erano tra i due per capire chi ha torto. Fatevene una ragione, quello è un incidente di gara sportivamente parlando e se dovessi seguire le regole della legge della giungla; allora quello era un regolamento di conti. I dieci secondi di penalità inflitti a Lewis sono stati una barzelletta (sia perché li ha scontati al pit, infatti ne parlai proprio quindici giorni fa su questa rubrica; e sia perché se devi punirlo per quello che ha fatto non gli si danno solo dieci secondi!). Anzi vi dirò di più, quei secondi in più sono stati un vero e proprio regalo: grazie al suo talento, al suo mezzo e grazie alle gomme nuove (guarda caso la W12 con le hard posteriori di nuova concezione volava… servono conferme comunque), l’epta campione ha potuto regalare al suo pubblico la “remuntada” che tutti desideravano. A farne le spese questa volta è stato il “leone rosso”, che al momento ha gli artigli spuntati e nonostante questo graffia da far male… il suo tempo arriverà.

Signore e signori (si può ancora scrivere senza che nessuno si offenda si?), potete dannarvi l’anima quanto volete sul giudicare il comportamento durante e soprattutto dopo la gara del vincitore del GP. Personalmente parlando, tutto (fair play, sportività, altruismo) passa in secondo piano: siamo di fronte ad una vera e propria guerra psicologica e Max è naturalmente il principale bersaglio. Ora l’olandese sa benissimo cosa significa “essere Nico Rosberg” e quanto valga il suo mondiale conquistato nel 2016. Verstappen, lo so che questa è dura da digerire, di fatto ha sbagliato alla grande: con più di un GP di vantaggio in termini di punti, con un mezzo eccezionale, il minimo che poteva fare era quello di non rischiare e giocarsela per i cinquanta e passa giri che c’erano a disposizione. La differenza tra lui ed il re della foresta è tutta qui, nell’esperienza e come ho già detto in passato; Hamilton sulla distanza ha un vantaggio non indifferente. C’è da dire una cosa comunque (c’è sempre il trucco): Lewis ormai si è giocato il jolly, ormai ha scoperto le carte e buttato i guantoni… ora si colpisce a mani nude. Verstappen lo sa e la sua reazione sarà immediata. La FIA avrà un bel po’ da fare con tutti e due, proprio in virtù di quanto appena detto. Gli animali da gara è cosi che si comportano; è la legge della giungla che lo impone.

Vito Quaranta

HAMILTON VINCE, LECLERC ILLUDE, VERSTAPPEN CI CASCA

Ci sono week-end che rimangono nella storia della Formula 1. A volte per più di un motivo. E quello appena terminato a SIlverstone è uno di questi.

Il sabato ha visto il debutto della discussa “Sprint Qualifying”, tentativo un po’ ingenuo di mettere una garetta anche il sabato per far divertire soprattutto gli spettatori più giovani. Abbiamo così avuto una mega pole di Hamilton il venerdì,  che però non rimarrà negli albi d’oro. Perchè è stata vanificata nella competizione di 17 giri del sabato, che ha visto l’inglese partire malissimo e perdere la prima posizione a favore di Verstappen. Qualche emozione, il sabato, l’ha data Alonso, capace di recuperare ben 4 posizioni. Ma ciò non è stato certo sufficiente a far pensare che la suddetta garetta sia una gran trovata. Giudizio sospeso, vedremo le prossime due occasioni cosa ci riserveranno.

Si arriva quindi alla domenica con le parti invertite. Verstappen in pole, e Hamilton di fianco a lui in prima fila. Per quella che potrebbe essere una sorta di ultima spiaggia per l’inglese e per la Mercedes, reduci da cinque sconfitte consecutivi.

E così quando si spengono i semafori inizia una lotta senza quartiere, con Hamilton a cercare di passare Max, e quest’ultimo procedere a zig-zag per tenersi dietro un avversario a dir poco indiavolato. E l’ultimo di questi zig-zag gli costa caro. Sul vecchio rettilineo di partenza l’inglese lo affianca, ma lui lo stringe contro il muro. Ma non lo convince a tirare su il piede e i due entrano alla Copse affiancati. Il risultato è un contatto che spedisce Verstappen contro le barriere ad alta velocità, costringendo la direzione gara ad esporre la bandiera rossa e l’olandese ad essere portato in ospedale per controlli dopo un impatto di ben 51G.

Con la gara sospesa, iniziano le comunicazioni fra la direzione gara, Horner, ovviamente infuriato, e Wolff, sicuro che il suo pilota non abbia commesso nessun errore. Ad Hamilton vengono comunque comminati 10 secondi di penalità, come sempre molto discutibili, perchè se abbiamo imparato in Austria che bisogna lasciare spazio perfino all’esterno, a lui forse Verstappen non ne aveva lasciato abbastanza all’interno. Ma, come vedremo, quei 10 secondi saranno ininfluenti sul risultato finale.

Si riparte da fermi con Leclerc in pole, ed Hamilton che non prova ad attaccarlo. Dietro, Bottas perde ancora una volta una posizione su Norris, mentre Alonso tenta di difendersi su Ricciardo ma ha la peggio.

Fino al giro 15, Leclerc tiene sorprendentemente a distanza Hamilton, poi in radio inizia a lamentarsi di problemi al motore, e l’inglese si avvicina. Ma tutto sembra risolversi, e Lewis inizia ad accusare un forte blister mentre per Charles le gomme sono perfette, e torna così un po’ di distanza fra i due.

Il primo a fermarsi del gruppo di testa è Ricciardo, al giro 21, seguito alla tornata successiva dal compagno Norris, che però è vittima di uno stop lungo 3 secondi di troppo, che gli farà perdere la posizione su Bottas, rientrato il giro dopo.

Hamilton si ferma al giro 28 e sconta i 10 secondi di penalità. Come previsto, si ritrova dietro a Norris, e ora per lui la strada per la vittoria si fa in salita. In questo momento ci sono due Ferrari in testa alla corsa, e si inizia a sperare in un’altra improbabile vittoria italiana in terra inglese.

Sainz si ferma subito per montare gomma dura, ma purtroppo un problema all’anteriore sinistra gli fa perdere un’eternità. Al giro successivo è il turno di Leclerc, per il quale tutto fila liscio. Mancano 22 giri, e ora i rivali di Charles sono Bottas che si trova a 7 secondi, e Norris a 11 secondi, con Hamilton a 2 secondi da lui. A Lewis basta un giro per sbarazzarsi del connazionale, e si mette così in caccia del compagno di squadra.

Con gomme nuove, Leclerc sembra riuscire a mantenere  costante il distacco su Bottas. Anche con la mescola più dura fra quelle a disposizione, la Ferrari va sorprendentemente bene. La conferma è Sainz, che recupera velocemente su Ricciardo e ingaggia una lotta per la quinta posizione. Ma è solo un’illusione.

A 12 giri dalla fine, Hamilton alza il ritmo. Ci sono ancora oltre 9 secondi di margine da gestire, ma la possibilità di vincere per la Mercedes è reale, e il team chiede a Bottas di far passare il compagno.

Lewis inizia a guadagnare 1 secondo al giro e a 3 giri dalla fine arriva di gran carriera dietro al ferrarista, passandolo al primo tentativo anche grazie ad un errore di Charles, che comunque non sarebbe riuscito in alcun modo a difendere la prima posizione.

Finisce così con il numerosissimo pubblico inglese in tripudio, almeno questa volta, per un raggiante Hamilton primo sul traguardo e di nuovo vicinissimo a Verstappen in campionato. Secondo un delusissimo Leclerc, e terzo il maggiordomo Bottas, autore della solita gara onesta. Quarto Norris, davanti al compagno Ricciardo e a Sainz, che ha pagato caro un incidente con Russell nella qualifica sprint. 

Settimo un fantastico Alonso, ottavo Stroll, nono Ocon e decimo Tsunoda, che zitto zitto è riuscito ad arrivare davanti al compagno di squadra Gasly, oggi undicesimo.

Pessima gara per gli esperti Perez, Verstappen e Raikkonen, autori di qualche errore di troppo in una giornata nella quale poteva esserci l’occasione per far bene.

Fra due settimane si corre in Ungheria, in quella che potrebbe essere l’unica occasione della Ferrari per portare a casa una vittoria quest’anno. Nel frattempo prepariamo i pop-corn per goderci la battaglia a suon di dichiarazioni fra due squadre, la Red Bull e la Mercedes, che sono abituate ad usare anche le parole forti contro gli avversari minacciosi. Ne sa qualcosa la Ferrari.

P.S. Il paragone fra l’incidente odierno e quello di Suzuka 1990 fra Prost e Senna, tanto caro al telecronista del fucsia, del predestinato e così via, a parere di chi scrive è totalmente fuori luogo. Quella fu una vendetta, oggi invece Hamilton ha semplicemente dato un segnale all’avversario, senza commettere alcuna scorrettezza, con una manovra dura ma dentro i limiti del regolamento (anche se il commissario di turno la pensa diversamente). D’altra parte Lewis non è mai stato come il suo idolo Senna, sa dove deve mettere le ruote affinchè il suo comportamento non sia classificato come una carognata. Come ha avuto modo di dichiarare nel dopo gara, “Max ora sa che io non mi tiro indietro”. E questo vale almeno tanto quanto i 25 punti che ha recuperato.