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IL PUNTO DELLA REDAZIONE (ATTO IX)

Una volta lessi una considerazione illuminante, che mi ha segnato non poco: nella vita non esiste “ho tempo o non ho tempo”, bensì esiste solo “lo voglio o non lo voglio fare”. Se un uomo (o una donna naturalmente) si mette in testa di raggiungere un obiettivo, di realizzare un suo qualunque progetto, farà di tutto per riuscirci e, state pur certi, che troverà tutto il tempo necessario che gli servirà per quello scopo. La bomba tattica nucleare, che è esplosa la settimana scorsa e che ha scosso dalle fondamenta la F1 con l’annuncio da parte di Ferrari dell’ingaggio di Hamilton a partire dal 2025, ne è l’esempio eclatante. Per quale motivo ho esordito a questo modo?

Naturalmente la mia riflessione è tutta rivolta al Presidente della Beneamata. Quante volte mi sono lamentato della totale assenza del Presidente Elkann in questi anni? Assenza così eclatante che persino i suoi sostenitori l’hanno notata. Dov’è stato dal 2019 al 2022 Elkann? Chi l’ha mai visto e, soprattutto, sentito se non in sporadiche apparizioni obbligatorie come a Monza o come quella volta che pronunciò, con un sorriso che lasciò non poco amaro in bocca dopo la disfatta della Rossa in pista, “A noi rimane il giro più veloce”? Il nostro Presidente, mi spiace dirlo, è stato volutamente assente, perché quella non era la sua Ferrari, bensì la Ferrari di Binotto. Persino i sassi sanno che l’ingegnere italo svizzero non era affatto ben visto dal duo Elkann – Vigna, perché egli non era uno “yes man”, era uno del mestiere che, con tutti i suoi difetti caratteriali e manageriali, sapeva fin troppo bene cosa voleva e doveva fare. Questo ad Elkann non è mai andato giù, perché la sua massima aspirazione era quella di mettere la sua personale impronta sulla Ferrari, al fine di poter dire “abbiamo vinto per merito mio!” e, con Binotto di mezzo, appunto questo non era realizzabile. Per raggiungere il suo personale obiettivo, il Presidente doveva liberarsi “dell’ultimo regalo di Marchionne”, unico ostacolo alla sua grandezza… e infatti, cosa è successo fino al 2022? La Scuderia era totalmente abbandonata a se stessa, con un Presidente praticamente evanescente da un lato e ostativo dall’altro: chi si sognerebbe di dire di no alla venuta di Todt, cosa che Binotto voleva fare? Eppure le cose sono andate esattamente come sappiamo ed oggi, alla luce di quanto è successo, è innegabile che questo silenzio è stato voluto. Adesso ci ritroviamo esattamente nella situazione opposta: non si fa altro che parlare di Elkann e di come sia sceso in campo in prima persona nel plasmare la sua Ferrari, perché è innegabile che a portare il sette volte campione del mondo alla corte di Maranello è solo opera sua. Da fonti autorevoli si parla che la scelta di mettere sotto contratto Hamilton sia stata per “decreto presidenziale”, quindi di fatto c’è l’ufficialità a ciò che già si sapeva e, cosa più importante, rendendo ufficiale questa decisione è eclatante come si voglia far sapere per volere di chi tutto ciò è stato possibile realizzarlo. Elkann, già a fine 2022, parlava di “obiettivo 2026” e, come ho sempre affermato, persone che si trovano nella sua posizione non parlano mai a caso. Il Presidente aveva già messo in conto che gli anni che vanno dal 2022 al 2025, erano bruciati, andati, perché sapeva benissimo cosa voleva fare e che, questo appunto, richiedeva tempo. Egli ha preferito smantellare una squadra che, nonostante fosse stata abbandonata, era arrivata seconda nel mondiale costruttori, pur di realizzare la sua visione. Non è un segreto che Elkann stravedeva per Hamilton ed ecco che il suo sogno lentamente prende forma. Confesso che chi vi scrive sapeva che sarebbe venuto al posto di Sainz (dove ormai tutti avevano capito che il suo futuro non sarebbe stato più Rosso e, a questo punto, è chiaro che il rallentamento della firma del suo contratto era solo una cortina fumogena per distrarre e far guardare altrove) uno forte, solo che mai immaginavo che si sarebbe arrivati a qualcosa di così eclatante. Nel lotto di piloti “forti”, il cui contratto era in scadenza, c’era Russell ed infatti le mie attenzioni erano rivolte a lui, perché quando dici Hamilton, dici Mercedes a vita, senza contare il fatto che il campione aveva firmato il suo rinnovo in estate.

A dire il vero, in tutto quello che è successo, il buon Toto ha una responsabilità non da poco visto e considerato che Hamilton voleva un triennale e, invece, gli è stato negato, arrivando (furbescamente) in seguito ad un prolungamento di un anno più uno, con possibilità di svincolarsi alla fine del primo. Alla luce di quanto accaduto non posso fare a meno di pensare, a questo punto, che già ci fossero stati contatti tra il campione del mondo ed Elkann e, da qui, l’incredibile convergenza di tempi (la coincidenza non ha madre) che ha fatto incontrare l’interesse di ambo le parti. Evidentemente Wolff ha sottovalutato la fame e, soprattutto, la vanità del suo campione, evidentemente nemmeno lui credeva possibile che un pluri campione del mondo, a quasi quarant’anni, volesse rimettersi in gioco, accettando una sfida a dir poco improba. Anche i migliori sbagliano e sono sicuro che, questo, Toto se lo ricorderà finche campa. Nel frattempo alea iacta est e chi gongola è proprio il nostro Presidente, il quale, dal punto di vista commerciale e politico, ha agito in modo a dir poco geniale. La mia onestà intellettuale mi impone di dire le cose come stanno (mai leggerete le mie analisi dettate dal tifo!) ed i fatti dicono che in un momento di apparente calma, dove sembrava non dovesse succedere nulla, con LeClerc e Norris che hanno firmato praticamente a vita (anche se dopo quanto successo, mai dire mai), ecco che il carrozzone della F1 prende vita e, nonostante questo mondiale sia stato già assegnato ai soliti noti, nasce nuovo interesse che mette da parte ogni noia. Nel frattempo le quotazioni della Rossa in borsa schizzano su di un più 10% (parliamo di miliardi!) e chissà dove arriveranno se Ferrari, con Hamilton, inizierà anche a vincere. Da un punto di vista politico, la Rossa ha lanciato un messaggio potentissimo: portando in GeS un campione del mondo così forte e, soprattutto, mediaticamente imponente ha fatto capire al mondo intero quali siano le sue intenzioni… a cominciare dalla pista: pensateci bene a cosa possa significare avere uno come Hamilton all’interno di una Rossa, ogni Commissario ci penserà su due volte prima di effettuare una qualunque investigazione, per non parlare che lo stesso pilota farà avvicinare di più la parte anglofona della F1, che è quella che comanda di fatto, proprio verso Maranello. Nulla da dire quindi su questa azione e, sebbene il lato sportivo abbia ben altri risvolti (li tratterò in secondo momento, perché la convivenza con LeClerc, il suo benestare a tutta l’operazione e cosa ipoteticamente potrebbe accadere tra i due nel prossimo futuro, merita una considerazione a parte), i quali sono tutti da dimostrare, come si suol dire, il primo tassello della Ferrari di Elkann ha preso forma. Siamo passati dalla totale assenza alla prepotente e costante presenza all’interno della squadra… come dicevo all’inizio, esiste solo “voglio o non voglio” e il “decreto presidenziale” ha fatto capire fin troppo bene cosa vuole il Presidente della Beneamata. Che piaccia o meno, questo è il nuovo corso e, ora, non resta che aspettare l’anno prossimo per capire se abbia avuto ragione o meno

Vito Quaranta

IL PUNTO DELLA REDAZIONE (ATTO VIII)

Alla fine, dopo un tira e molla quasi patetico, la F1 ha ufficializzato l’ingresso (per il 2026) di Madrid come sede di un nuovo GP spagnolo. Inutile dire che questo, inevitabilmente, si dovrà alternare con quello di Barcellona, con buona pace di tutti gli appassionati. Sono costretto a dire così, perché nel circo (con rispetto per tutti i circensi) verrà aggiunto l’ennesimo circuito cittadino “improvvisato” (il lay out mostrato è da non credere!) ed adattato alle nuove F1 che verranno. Come ho già detto su queste righe, l’offerta va sempre dove ordina la domanda e, in questo momento, la domanda è veramente forte: inutile nasconderlo! Di Domenicali si può dire peste e corna anche in aramaico, eppure egli è stato messo a capo della governance della F1 per un solo motivo: fare cassa. Ognuno si ingegna come può e, se le nostrane amministrazioni locali si adoprano a disseminare le strade con autovelox ad ogni chilometro, il buon Stefano ha fiutato l’affare, ha capito che la gallina dalle uova d’oro sono proprio questi circuiti semi permanenti “incistati” tra le strade di questa e quella metropoli… state sereni che nel week end di gara gli autovelox verranno disattivati. Ormai siamo arrivati a ben sette cittadini che, su ventiquattro GP, non sono affatto pochi. Inevitabilmente, la presenza di questi circuiti influenza non poco il nostro sport e, infatti, lo sta snaturando completamente. Il dio denaro ormai è una costanza in ogni sport e nella F1 più che mai e, finché questi pseudo circuiti saranno sempre pieni, Domenicali&Co. avranno sempre ragione. Tra le altre cose, in questa stagione ci sarà la collaborazione promozionale, e quindi commerciale, proprio tra la F1 ed il “nostro” campione di tennis Sinner, come per dire “Domenicali non sbaglia un colpo!”. Poi se qualcuno si chiede come ha fatto Lamborghini, come marchio, a risorgere prepotentemente sul mercato, basta guardare proprio quello che sta facendo appunto ora l’ex Team Principal Ferrari (accompagnato alla porta della Gestione Sportiva per far entrare al suo posto Mattiacci… sigh, solo per far andare via Alonso e soprattutto per creare i presupposti della venuta di Vettel e Arrivabene. Non c’è che dire, anche la Rossa non sbaglia un colpo!). Detta così, sembrano tutte rose e fiori ed invece così non è, perché sebbene un circuito come quello madrileno, o come quelli che già sono presenti in calendario, possa sembrare affascinante è anche vero che non fa altro che snaturare la F1 stessa e beato chi crede che queste siano piste vere dove si possa vedere il manico dei piloti. Non c’è benevolenza nelle mie parole e, a giudicare dalle tante critiche che piovono via social, non sono l’unico a pensarla così.

Per quale motivo ci vogliono far “ingoiare” a forza questo tipo di F1 e, quindi, questa nuova tipologia di circuiti? Ovviamente la risposta è nella ricerca continua di avere più spettacolo. Uno spettacolo artificioso, falsato proprio dal lay out della pista stessa, che costringe le monoposto (che tra le altre cose, sono aumentate in grandezza in maniera spropositata rispetto ai bei tempi che furono, il che è un paradosso in termini considerando che si corre in un cittadino) ad inseguirsi in un budello dove le curve hanno un raggio di novanta gradi. Già, le curve: dove sono i curvoni, quelli veri, le cosiddette curve in appoggio, velocissime, da fare in pieno che anche se stai sul divano ti si stringono le chiappe tanto che ci si immedesima negli eroi che stiamo mirando alla tv? Purtroppo tutto questo sta andando a finire, visto che la tendenza per il futuro sembra proprio quella che sto descrivendo. L’imporsi di questi circuiti porta due conseguenze non da poco e cioè influenzare la progettazione della monoposto e l’atteggiamento del pilota. Infatti, se la maggioranza dei circuiti sono quelli in cui ci sono curve ad angolo retto, i progettisti si adegueranno di conseguenza nella gestazione di una vettura e i piloti, di rimando, si adegueranno di conseguenza al nuovo di stile di guida che queste piste richiederanno.

Curve come la “Eau Rouge”, ad esempio, di conseguenza saranno considerate anacronistiche prima e, soprattutto, più pericolose di quanto non lo siano già ora (perché ogni curva, inutile dirlo, è pericolosa a prescindere) dopo. Da qui lo snaturarsi della massima serie motoristica della quale noi siamo appassionati. In difesa del nuovo circuito madrileno, ho letto che anche quello di Barcellona, quando ha aperto i battenti, se ne parlava male salvo poi divenire il riferimento. Mi spiace, non posso che dissentire su questa disamina che tende a difendere il nuovo corso, sia perché quando arrivò il momento del Montmelò, all’epoca (primi anni ‘90) i circuiti si sprecavano, c’era l’imbarazzo della scelta, senza contare il fatto che il momento storico che stiamo vivendo, sportivamente parlando, è totalmente diverso rispetto a trenta anni fa: ognuno è figlio del suo tempo e certi confronti sono impietosi, perché il circuito di Barcellona è pista vera, che fa capire realmente quanto il progetto di una monoposto valga davvero, tant’è vero che questo viene definito come una galleria del vento a cielo aperto. Le piste vere, oggi come oggi, sono considerate noiose e, sebbene alcune gare lo siano davvero, la colpa dove deve essere ricercata? Nel disegno della pista o nel nuovo corso della F1, dove ogni progetto è limitato da regolamenti sempre più stringenti, dal denaro da spendere e dalla quasi totale assenza di test? Allo stato attuale, l’eccellenza del motor sport su quattro ruote è divenuta un “all in” dove, se azzecchi il progetto, campi di rendita per diversi anni e se lo sbagli, di rimando, sei costretto a remare per anni ricominciando tutto da capo e sperando nella venuta dell’ennesimo cambio regolamentare. Ecco che poi ci ritroviamo campionati, come quello appena concluso, che indipendentemente dal disegno della pista, il vincitore è sempre e soltanto uno. Vorrei ricordare che nel 2012, senza tutte queste nuove e “spettacolari” piste, avemmo ben sette vincitori diversi in altrettante gare. Di equilibrio, di valori e quindi di spettacolo ce n’erano non poco solo che questo tipo di show cozza con quello che intende il nuovo corso della F1 ed evidentemente dei nuovi appassionati che si stanno affacciando a questo sport. La domanda da parte di altre nazioni per ospitare un GP è altissima: ovvio che con queste condizioni, dove evidentemente un “semi permanente” ha dei costi di gestione decisamente minori rispetto ad uno “permanente”, unito al fatto che un circuito all’interno di una città permette una fruibilità maggiore a differenza di doversi spostare in un luogo (di periferia) prettamente dedicato, fa gola a non poche amministrazioni. Resta da vedere se questa tendenza durerà nel tempo, di certo noi che siamo stati abituati a piste come quella del Nurburgring, Jarama, Imola etc ce ne dovremo fare una ragione, solo che non è detto che ci debba piacere necessariamente.

Lasciatemi concludere con un “off topic” e che, quindi, con l’argomento trattato non centra nulla: qualunque siano i reali piani di Ferrari, nei riguardi di Sainz, trovo quantomeno sconveniente come a Maranello stiano gestendo l’attuale situazione. Assurdo che un pilota come quello spagnolo, dopo tutto quello che ha dimostrato e dato alla causa Rossa, sia tenuto in bilico a meno di tre settimane dalla presentazione della SF-24 (il nome è stato ormai reso noto) e, soprattutto, che ora il suo compagno abbia ufficializzato la firma, praticamente a vita per la Beneamata. Ormai anche i sassi hanno capito che Carlos non fa più parte dei piani futuri della Ferrari, e ci può anche stare, solo che è inaccettabile un atteggiamento del genere: che Carlos vada via o rimanga, la Rossa ne uscirà male a prescindere

Vito Quaranta

LA STORIA DELLA FERRARI 312T: 1978 (QUINTA PARTE)

La vittoria inaspettata di Brands Hatch convince Forghieri che le nuove fiancate hanno dato buoni frutti per cui si continua a lavorare sull’aerodinamica della 312T3. Reutemann scende in pista a Fiorano con le minigonne laterali abbinate a una sorta di “spazzaneve” anteriore che costituisce un restringimento in entrata e impedisce all’aria di infilarsi al di sotto delle fiancate stesse.

Con il GP di Germania comincia la serie di piste veloci dal momento che anche quest’anno si corre a Hockenheim. Il Nürburgring è ormai destinato a non ospitare più la F1 per svariati motivi, dalla poca sicurezza dell’impianto (troppo lungo e difficile da coprire con un adeguato servizio in pista) alle ragioni puramente commerciali (spese organizzative alte e troppo pubblico non pagante). Il tracciato del Baden-Württemberg ha le enormi tribune del Motodrom che possono ospitare comodamente fino a 100mila spettatori che possono vedere 45 passaggi invece di 14, anche se mancano tutte le attrattive spettacolari del ‘Ring. La gara è formalmente organizzata dal AvD (Automobilclub von Deutschland) che però l’ha ceduta in gestione a Bernie Ecclestone e a Max Mosley, ex socio fondatore della March e ora avvocato della FOCA a tempo pieno.

Contrariamente alla logica, gli organizzatori del GP che si corre su un circuito di quasi 7 km riducono a 24 il numero di partenti rendendo necessarie le pre-qualifiche per i non iscritti FOCA. Come già successo a Zolder l’ora decisiva si è svolta il 26 giugno, un mese prima del GP, e Rosberg ha ottenuto il miglior tempo con la Wolf di Teddy Yip davanti a Merzario e Rebaque. Sono eliminati Arnoux con la Martini e Lunger con la McLaren della BS Fabrications.

A Brands Hatch due Brabham Alfa Romeo sono salite per la prima volta sul podio per la gioia di Carlo Chiti che, dopo la vittoria “ventilata” di Anderstorp, comincia a prenderci gusto.

La vittoria ottenuta lo scorso anno da Lauda proprio all’Hockenheimring costituisce un ulteriore stimolo per l’austriaco che non ha digerito la sconfitta britannica e ha il dente avvelenato con Giacomelli.

A Brands Hatch, John Watson è stato autore di una gara giudiziosa. Nei primi giri ha avuto problemi di surriscaldamento delle gomme per cui ha rallentato il ritmo per conservarle e alla fine ha conquistato il secondo podio dell’anno.

La Tyrrell porta in Germania le solite monoposto, prive di novità. In quel di Ripley, Maurice Philippe sta lavorando a una nuova monoposto. Questa volta non ci sono le radiali Goodyear da provare.

Il tracciato di Hockenheim non ha le curve medio-veloci che esaltano le caratteristiche della Lotus.

Sarà interessante vedere come si posizioneranno Andretti e Peterson sia in prova che in gara.

Il prototipo M26E è stato riposto in magazzino per cui l’unica novità in casa McLaren rispetto a Brands Hatch è l’assenza delle scritte Marlboro su auto, tute e caschi dovuta alla severità della legge tedesca sulla pubblicità delle sigarette.

Seconda gara di casa per la ATS che anche questa volta ha il solo Mass disponibile. Sulla sua HS1/1 ci sono ulteriori modifiche apportate da John Gentry che ha aperto due prese d’aria NACA sui lati delle fiancate per raffreddare i radiatori dell’olio. Perso definitivamente Rosberg, che questa volta potrà correre con la scuderia Theodore, Günter Schmid richiama Jarier, libero da impegni con la Shadow nella serie Can-Am.

La vittoria di Brands Hatch ha risollevato il morale di Reutemann che però sa di avere sfruttato un’opportunità probabilmente irripetibile ma cerca di far valere il momento favorevole.

Ora anche Villeneuve ha le stesse fiancate e la nuova disposizione dei terminali di scarico sulla 312T3/035 che ha usato in Francia.

Fittipaldi è fiducioso dopo la bella prova inglese, anche se finita male per la rottura del motore.

La Renault ha rotto il motore nelle ultime tre gare, creando diversi dubbi sulla effettiva adeguatezza del turbo per le corse di F1.

Nuovo alettone posteriore con paratie laterali lunghe e tubo di sostegno sulla Shadow di Stuck, una soluzione sempre più utilizzata dalle squadre.

Nessuna novità sulla DN9/4A di Regazzoni.

La Surtees ha realizzato la terza TS20 come muletto per Keegan e Brambilla.

C’è delusione alla Wolf dopo l’occasione sfumata per i problemi al cambio che hanno fermato la WR5 a Brands Hatch mentre era al comando della corsa.

Jody Scheckter è al centro dell’attenzione. Il 26 luglio si è infatti recato a Maranello dove ha firmato un super contratto da 500 milioni di lire (2 milioni di euro). Non è ancora noto chi sarà il suo compagno di squadra nel 1979.

Nuovi piloti alla Ensign. Morris Nunn e Derek Daly hanno una disputa contrattuale così il proprietario della squadra ingaggia il 25enne brasiliano Nelson Piquet che sta facendo molto bene nei campionati britannici di F3 e ha dominato la gara disputata a Le Castellet in occasione del GP di Francia di F1. Piquet usa il cognome della madre fin da quando ha cominciato a correre per tenere nascosta la sua attività al padre Estácio Souto Maior, ministro della salute brasiliano nel 1961, il quale voleva che il figlio facesse il tennista. Dopo la morte del padre avvenuta nel 1974, il giovane pilota (che prima si faceva addirittura chiamare Piket) ha mantenuto il cognome della madre.

La MN06 viene noleggiata dalla Sachs Sporting, ramo sportivo dell’azienda tedesca produttrice di componenti per auto, nonché sponsor di Harald Ertl che ritorna in F1 un anno dopo la cessazione del rapporto con la Hesketh. Il pilota-giornalista austriaco (ma residente a Manheim) ha ora un casco blu che riprende lo stesso schema grafico di quello giallo.

Hector Rebaque si è pre-qualificato per cui può di nuovo tentare di entrare nei 24 ammessi alla partenza.

La Ligier porta in Germania la JS9/02, ottenuta smantellando la vecchia JS7/03 e tenuta come muletto.

La Williams prova un nuovo cofano motore privo della cupola che copre il motore.

Ritorna il team Theodore che ha acquistato le Wolf WR3 e WR4 per Keke Rosberg. Sulla vettura compaiono lo sponsor tedesco di abbigliamento Kern, oltre alla Air Press “importata” da Rosberg dalla ATS.

C’è nervosismo alla Arrows. Il processo per la causa intentata da Don Nichols è iniziato pochi giorni prima della trasferta tedesca e a breve si attende la sentenza che potrebbe essere tutt’altro che favorevole alla scuderia di Milton Keynes. Nichols sostiene che si è trattato di un deliberato tentativo di spingere il team Shadow in difficoltà finanziarie allo scopo di permettere che fosse rilevato. Nichols afferma che “è stato combinato in anticipo, e questa fu la ragione per cui il team Shadow si trovò in difficoltà l’anno scorso”, facendo intendere premeditazione da parte degli accusati. Sostiene che ciò fu progettato insieme ad Ambrosio fin dal luglio 1977. Nichols accusa i suoi ex associati di aver cospirato contro di lui e specifica i nomi di Jackie Oliver, Alan Rees, Dave Wass e Franco Ambrosio, mentre Tony Southgate si sarebbe unito più tardi al gruppo.

Migliora Arturo Merzario che è di nuovo ammesso alle prove ufficiali.

Nel paddock il direttore tecnico e il responsabile della BMW Motorsport, Paul Rosche e Jochen Neerpasch, presentano insieme a Ronnie Peterson la BMW M1. Si tratta di una meravigliosa vettura disegnata da Giorgetto Giugiaro il cui telaio, sospensioni e aerodinamica sono stati progettati alla Lamborghini da Giampaolo Dallara. Il motore, derivato da quello della 635 Coupè (6 cilindri in linea da 3.500 cc da 280 cv) è stato sviluppato proprio da Paul Rosche. La M1, prodotta in 399 esemplari, sarà protagonista della BMW M1 Procar Series, un campionato che si disputerà durante alcuni weekend dei GP europei del 1979 e vedrà sfidarsi anche alcuni piloti di F1.

I 28 pre-qualificati scendono in pista alle 10 di venerdì mattina per i primi 90 minuti di prove per lo schieramento. La mente vulcanica di Gordon Murray non si è ancora arresa al compromesso aerodinamico imposto dal 12 cilindri Alfa Romeo, così Lauda prova un’ennesima modifica sulla BT46/3 che ora ha il musetto del progetto originale (visto anche sulla BT46B) e ha spostato i radiatori dell’acqua sull’esterno di nuove fiancate realizzate in fretta e furia.

L’esperimento non dà i risultati sperati per cui viene archiviato in fretta e l’austriaco riprende la solita BT46/6 con la quale ottiene il terzo miglior tempo della mattina. Davanti a tutti ci sono le due Lotus, con Peterson che ottiene il miglior tempo in 1’52”15, quasi un secondo meno della pole di Scheckter del 1977.

Andretti è secondo a 55 centesimi, solo 3 meno di Lauda. Gli altri, Scheckter, Watson, Jabouille, Hunt e Tambay hanno distacchi che vanno dal secondo e mezzo in su e precedono le Ferrari di Reutemann (+2.41”) e Villeneuve (+2.45”). Pierre Dupasquier si occupa personalmente di controllare la pressione delle gomme Michelin.

Jarier esce di pista per il blocco dell’acceleratore e distrugge l’anteriore della HS1/2, dovendosi poi arrangiare col muletto HS1/3 non aggiornato.

Fa molto caldo a Hockenheim e al pomeriggio la temperatura dell’asfalto permette a pochissimi di migliorare il tempo della mattina. Tra questi c’è Peterson che lima 2 centesimi ma soprattutto Lauda e Scheckter che scavalcano Andretti la cui Lotus 79/3 ha problemi di alimentazione ed è costretto a girare col muletto 79/1 col quale non riesce a migliorare.

Jones è quinto (+1.37”) davanti a Hunt, Laffite, Watson e Jabouille. Per trovare le Ferrari bisogna scendere all’undicesimo e tredicesimo posto.

I meccanici Lotus hanno risolto i problemi della vettura di Andretti che sabato pomeriggio mette in riga tutti con il tempo di 1’51”90, battendo il compagno di squadra di 9 centesimi e conquistando la quattordicesima pole.

Anche questa volta l’unico che si avvicina alle monoposto nero-oro è Lauda (+0.39”) che precede Scheckter (+0.78”), Watson (+0.94”). Jones (sesto come a Brands Hatch), Hunt e Laffite sono più staccati.

Giornata amara per i gommati Michelin. Jabouille è nono a +1.71”, Reutemann dodicesimo a +2.27” e Villeneuve quindicesimo a +2.50”.

Questa volta Patrese è solo quattordicesimo mentre Brambilla è ventesimo. Al rientro ai box il monzese rifila una scarica di pugni a martello, in perfetto stile Bud Spencer, sul casco di Hunt che lo ha ostacolato nel finale della sessione.

Non si qualificano Regazzoni, Keegan, Jarier e Merzario. Nelson Piquet si migliora di 2 secondi nell’ultima sessione e ottiene il ventunesimo tempo davanti a Mass, Ertl e Stuck.

Il caldo afoso dei giorni precedenti si intensifica la domenica mattina raggiungendo la temperatura di 31 gradi all’ombra.

Questo causa diversi problemi ad alcune auto che accusano problemi di vapour-lock. Reutemann rientra ai box dopo il giro di formazione con il motore che fuma vistosamente e prende il muletto.

Al via del giro di ricognizione il motore della Wolf di Scheckter fatica a prendere i giri a causa del vapour-lock, nonostante la presenza di due prese d’aria aggiuntive posizionate ai lati del casco, e viene superata da buona parte dello schieramento.

Il gruppo procede compatto e il sudafricano riesce a riprendere la sua regolare posizione in seconda fila solo quando tutti hanno raggiunto lo schieramento.

Il semaforo passa al verde nell’istante preciso in cui Scheckter si ferma nella piazzola cogliendolo completamente impreparato e la metà del gruppo è ancora in movimento. Andretti e Peterson scattano bene insidiati da Lauda mentre Scheckter parte in netto ritardo creando scompiglio nel gruppo che lo deve evitare, con Patrese e Pironi che lo superano mettendo le ruote di sinistra sul prato.

Andretti prende quindi il comando alla Nordkurve davanti a Peterson, Lauda, Jones e Watson.

Nella parte centrale del gruppo Tambay sbaglia la partenza, Stommelen tampona Depailler il quale finisce addosso alla McLaren e si ritira immediatamente con la sospensione anteriore sinistra fuori uso e una spalla dolorante.

Il gruppo si avvia verso la prima chicane con Peterson che affianca Andretti il quale tiene la traiettoria interna per non farsi superare.

Lo svedese però esce più veloce dalla variante, affianca il compagno di squadra all’interno e lo supera prima della Ostkurve.

Alla fine del primo giro Peterson è in testa davanti ad Andretti, Lauda, Jones, Watson, Hunt, Reutemann, Laffite, Fittipaldi e Villeneuve.

Ora la Wolf di Scheckter ha ripreso a funzionare normalmente ma il sudafricano chiude il primo giro desolatamente ultimo, staccato di 3 secondi dal penultimo (Brambilla).

Nel frattempo Stommelen prende la scorciatoia che passa dietro le tribune del Motodrom e rientra ai box per sostituire il musetto della sua Arrows. La sosta è molto lunga e la manovra è vietata ma i commissari lasciano che il tedesco riprenda la gara in ultima posizione.

I tedeschi Mass e Stuck entrano in collisione alla Ostkurve nel corso del secondo giro e si autoeliminano senza danni fisici.

Le Ferrari sono nel gruppo degli inseguitori, al settimo e nono posto.

Le Lotus allungano come al solito ma ora alle loro spalle c’è Jones che ha scavalcato Lauda e sta distanziando le due Brabham Alfa Romeo.

Intanto Andretti si fa vedere negli specchietti di Peterson per ricordargli i ruoli all’interno della squadra ma Super-Swede sembra non volerne sapere e chiude la porta a Piedone alla Onkokurve che immette nel Motodrom.

Alla fine del quarto giro, dopo aver perso la settima posizione a favore di Laffite, Reutemann rientra ai box. I meccanici pensano di dover cambiare le gomme ma Forghieri ferma tutti perché si tratta di un problema di alimentazione. L’argentino riparte diciannovesimo e staccatissimo.

Al quinto giro Andretti approfitta del doppiaggio di Stommelen, esce di scia subito dopo la seconda chicane e passa a condurre, sempre alla Onkokurve.

Peterson continua a mettere pressione ad Andretti, lo affianca sui rettilinei costringendolo a tenere la traiettoria interna per non farsi infilare. Questo consente a Jones di ridurre il distacco.

Jabouille sta facendo valere i cavalli extra del turbo Renault. Al quinto giro supera Laffite portandosi in settima posizione e si prepara ad attaccare Hunt ma il suo motore si rompe per la quarta volta nelle ultime quattro corse prima della seconda chicane.

Dopo 10 giri la coppia Lotus ha 5 secondi su Jones, 10 su Lauda, 17 su Hunt e 20 sul gruppetto formato da Laffite, Villeneuve, Pironi e Scheckter (che sta effettuando una rimonta impetuosa) e Patrese. Watson ha rotto la quarta marcia per cui perde moltissimo tempo sia in accelerazione che in scalata e precipita al quindicesimo posto, alle spalle di Ertl e Rebaque.

All’inizio del dodicesimo giro Lauda rallenta subito dopo essere passato davanti ai box e si ferma all’uscita della Nordkurve con l’ennesimo motore rotto.

Scheckter continua a recuperare posizioni e al quattordicesimo giro , sopo aver superato Pironi, si sbarazza anche di Villeneuve alla Sachskurve ed entra in zona punti.

Reutemann rientra ai box e si ritira dopo l’ennesimo episodio di vapour-lock. Era diciassettesimo, doppiato.

Al diciassettesimo giro Tambay finisce nelle reti per un testacoda alla Ostkurve a causa dello sgonfiamento di una gomma.

Ancora due giri e Scheckter raggiunge e supera Laffite alla prima chicane portandosi in quinta posizione mentre Villeneuve deve guardarsi le spalle da Fittipaldi.

A metà gara Hunt fora la gomma anteriore sinistra lontano dai box e deve fare buona parte del giro a velocità ridotta. Giunto alla Onkokurve l’inglese prende bretella/via di fuga, facendo lo slalom tra i bidoni posizionati per rallentare i piloti, e raggiunge i box evitando di percorrere il tratto del Motodrom, manovra vietata dal regolamento. Una volta sostituite le gomme, Hunt riparte quindicesimo (terz’ultimo).

Andretti e Peterson sono sempre nettamente al comando, con Jones a 10 secondi. Scheckter è splendido quarto, staccato di 35 secondi, davanti a Laffite, Pironi, Villeneuve e Fittipaldi.

Rebaque sta disputando la sua migliore gara in carriera ed è decimo con la Lotus 78 ma nella foga di attaccare Patrese finisce in testacoda all’uscita della seconda chicane. I meccanici lo spingono per toglierlo dalla posizione pericolosa e riesce a ripartire ma perde tre posizioni mentre Fittipaldi supera Villeneuve alla Sachskurve.

Al venticinquesimo giro arriva l’ormai scontata sosta ai box di Villeneuve per sostituire le Michelin piene di vesciche causate dalla temperatura elevata. Il canadese scende all’undicesimo posto.

Il caldo mette in crisi anche il sistema di alimentazione della Williams di Jones che rientra ai box con le bolle di vapore della benzina. Neil Oatley indica a un meccanico di versare acqua fresca con un innaffiatoio sulla pompa della benzina e lo rimanda in pista in decima posizione ma due giri più tardi arriva l’inevitabile ritiro.

Al 32° giro Patrese si gira alla Sachskurve ma riesce a ripartire dopo aver lasciato passare Ertl e Villeneuve.

Quando mancano 10 giri al termine Andretti e Peterson sono sempre davanti a tutti ma lo svedese, dopo aver percorso quasi tutta la corsa nella scia del compagno di squadra, comincia a perdere sensibilmente terreno e passa sul traguardo con oltre tre secondi di distacco, pur non avendo commesso errori. Scheckter è terzo con un buon margine su Laffite alle cui spalle si sta svolgendo un bel duello tra Pironi e Fittipaldi per la quinta posizione.

Il motore della Ensign di Piquet si rompe alla Ostkurve e il brasiliano rientra verso i box a piedi. La sua gara di debutto è stata abbastanza anonima, sempre ultimo tra quelli che non avevano effettuato soste ai box. Al momento del ritiro si trovava in dodicesima posizione, parecchio indietro rispetto a Rebaque e davanti a Hunt, Stommelen e Rosberg.

Hunt viene fermato con bandiera nera per aver tagliato il circuito e correttamente rientra ai box e abbandona la corsa. Nessun provvedimento invece per Stommelen che continua tranquillamente a sua gara.

Il cambio della Lotus numero 6 è bloccato in quarta marcia e Peterson cerca di portare comunque la macchina al traguardo ma al 37° giro si rompe il rapporto finale e lo svedese si ferma poco prima della Onkokurve, lasciando la macchina in piena traiettoria.

Fittipaldi sorprende Pironi alla Onkokurve conquistando la quarta posizione. La Ferrari di Villeneuve invece comincia ad accusare i problemi di vapour-lock che hanno già messo fuori causa Reutemann, così Ertl la supera in rettilineo ed entra in zona punti per la prima volta in carriera.

La bella favola di Ertl si conclude a soli 3 giri dalla bandiera a scacchi per la rottura del motore. Villeneuve recupera la sesta posizione ma solo per poche centinaia di metri. Il motore della sua Ferrari continua a funzionare a intermittenza e non può resistere a Rebaque e Watson che lo superano senza problemi.

Undicesima vittoria in carriera per Mario Andretti, la quinta dell’anno, davanti a Scheckter che conquista un meritato secondo posto e a Laffite, al suo secondo podio stagionale dopo quello illusorio di Jarama.

Meritatissimo anche il quarto posto di Fittipaldi dopo il lungo duello con Pironi che chiude quinto.

Il 22enne Hector Rebaque conquista il suo primo punto mondiale dopo una splendida gara in cui ha fatto segnare l’ottavo giro più veloce.

Mancano ancora 5 GP alla fine del Mondiale ma non si vede chi e come qualcuno possa sottrarre il titolo ad Andretti che ora ha 54 punti, 18 più di Peterson (l’equivalente di 2 GP). I principali inseguitori restano tutti a bocca asciutta mentre Scheckter e Laffite salgono appaiati al settimo posto con 14.

La situazione nella Coppa Costruttori è ancora più chiara con la Lotus che ha 27 punti (3 GP) di vantaggio sulla Brabham Alfa Romeo e 36 sulla Ferrari che dopo la vittoria di Brands Hatch è tornata nel ventre molle dello schieramento. Villeneuve ha chiuso ottavo e non è stato doppiato solo perché Andretti, dopo il ritiro di Peterson, è decisamente andato al risparmio.

Il giorno seguente, lunedì 31 luglio, le squadre passano dalla calura tedesca al cielo coperto di Zandvoort per provare le gomme da usare nel GP d’Olanda di fine agosto. Nell’occasione si svolgono anche le pre-qualifiche per escludere tre dei dieci piloti che vi prendono parte e Giacomelli è il più veloce in 1’19”59.

La settimana precedente il bresciano ha vinto matematicamente l’Euro F2 con ancora due gare da disputare ma non sembra riscuotere molto interesse tra le squadre di F1. La poca competitività della M26 non lo aiuta e anche Teddy Mayer non è molto impressionato dalle sue prestazioni.

Gli altri sei che staccano il biglietto per le prove ufficiali sono nell’ordine Lunger, Merzario, Rosberg, Piquet, Arnoux e Rebaque. Nelson Piquet, che sta lottando per vincere sia il campionato di F3 BP che il Vandervell, è stato contattato a Brands Hatch da Bob Sparshott e dal socio John Woodington, prima ancora del debutto a Hockenheim. Ora la BS Fabrication gli offre un mini contratto per tre GP (pagato con i soldi della Liggett & Myers) per correre con la M23/11 muletto di Lunger. Sparshott afferma che il brasiliano è molto veloce ma non abbastanza in forma per la F1, tanto che dopo qualche giro deve fermarsi ai box per riprendere fiato. Il pilota di Brasilia supera la pre-qualifica nonostante un testacoda che interrompe la sua sessione prima del termine.

I tre eliminati sono Ertl, Ongais e Stommelen. L’hawaiano manca la seconda pre-qualifica con la Shadow DN9 (quattro mesi dopo quella di Long Beach) e chiude la sua modesta esperienza in F1 per dedicarsi completamente alle serie USAC e IMSA. L’anno successivo toccherà l’apice della carriera proprio nel campionato a ruote coperte vincendo la 24 Ore di Daytona condividendo la Porsche 935 numero zero con Hurley Haywood e con l’amico e sponsor Ted Field.

Sorprende (ma fino a un certo punto) l’ultimo tempo di Stommelen con la Arrows, staccato da Rebaque di quasi un secondo e mezzo. La spiegazione sta nel fatto che il tedesco utilizza l’ora a disposizione per sgrossare una nuova monoposto costruita a Milton Keynes per non rischiare di restare senza macchina nel caso di sentenza di colpevolezza da parte del Tribunale di Londra. La vettura viene tenuta coperta per quanto possibile e gira pochissimo ma sembra molto simile a quella precedente. In ogni caso, essendo alla sua prima uscita, è evidente che ci sia ancora bisogno di molta messa a punto.

Come si temeva, mercoledì 9 agosto il Tribunale di Londra condanna la Arrows per plagio e mette al bando la FA1 in quanto almeno il 40% delle quattro vetture esistenti è stato costruito in base ai disegni Shadow. Il giudice Sydney Templeman ordina che tutti i pezzi della FA1 costruiti con disegni Shadow debbano essere distrutti o consegnati agli avvocati di Don Nichols insieme ai disegni originali e a tutte le copie. La Arrows dovrà inoltre provvedere a risarcire Nichols per 15mila sterline (circa 98mila euro) e a pagare una cifra pari a circa il doppio per le spese processuali. Oliver e Wass avevano offerto a Nichols 75mila sterline (circa 490mila euro) per un accordo extra-giudiziario ma l’americano ha rifiutato. Al di là delle evidenze emerse nel dibattimento, il giudizio è stato influenzato anche dalla situazione di Franco Ambrosio, il finanziere napoletano che non si vede più da tempo negli autodromi per il semplice fatto che è in galera in Italia (carcerazione preventiva) in seguito a un’inchiesta che lo vede coinvolto insieme con la Svirobank di Lugano, alcuni esponenti della loggia massonica segreta P2 di Licio Gelli e lo IOR (Istituto per le Opere di Religione) del Vaticano per riciclaggio di dollari falsi.

La gara successiva è il GP d’Austria che si corre sul meraviglioso tracciato dell’Österreichring, adiacente all’aeroporto militare di Zeltweg.

Gordon Murray insiste con lo schema provato brevemente da Lauda durante le prove di Hockenheim. Questa volta sono due le BT46 con i radiatori montati sulle fiancate che ora hanno un aspetto meno improvvisato. Su quella di Lauda sono stati rimessi i dischi freno con gli inserti in carbonio. Il muletto ha la veste aerodinamica vista finora.

L’unica novità sulle Tyrrell, che continuano a utilizzare le bandelle laterali divergenti per non far passare l’aria sotto alla monoposto, è il fondo della monoposto che si prolunga fin dietro al motore nel tentativo di avere meno turbolenza. Depailler comincia a manifestare insofferenza per la situazione della squadra di Mr.Chopper.

Il dominio in campionato non ferma lo sviluppo della Lotus che ha realizzato i triangoli delle sospensioni della 79/3 di Andretti con tubi a sezione appiattita.

La 79/2 di Peterson non presenta novità.

All’interno delle fiancate si possono notare le guide delle minigonne scorrevoli.

Hunt e Lauda alloggiano all’hotel Schloss Seefels, un 5 stelle in riva al lago Wörthersee che dista 120 km dal circuito. Per evitare il traffico delle strade che congiungono la Carinzia e la Stiria, i due amici effettuano il trasferimento a bordo del Lear Jet pilotato da Lauda dall’aeroporto della vicina Klagenfurt a quello di Zeltweg.

La stagione di Patrick Tambay non sta andando come il francese immaginava.

La ATS è nel caos. Il progettista John Gentry, che ha quasi completato una monoposto completamente nuova, ha lasciato la squadra dopo il GP di Germania a causa del difficile rapporto con l’intrattabile Günter Schmid. Mass è sempre il primo pilota mentre la seconda vettura è noleggiata dal rientrante austriaco Hans Binder.

Le previsioni meteo sembrano scongiurare le alte temperature che hanno creato troppi problemi alle Ferrari sia in Francia che in Germania. Le 312T3 portate in Austria hanno tutte la stessa disposizione dei terminali degli scarichi, due sopra le sospensioni e due sotto, oltre a nuove sospensioni anteriori e relativi attacchi. La Michelin porta gomme con profilo più alto e arrotondato.

La vaporizzazione della benzina e i conseguenti vuoti di alimentazione provocati dal caldo tedesco hanno fatto perdere altri punti a Villeneuve che continua a scoprire i circuiti europei a lui sconosciuti. Il canadese giudica l’Österreichring “difficile da imparare e soprattutto molto pericoloso”.

La competitività ritrovata e i buoni risultati ottenuti fanno tornare la serenità alla Copersucar e Fittipaldi ne attribuisce il merito al lavoro del Fly Studio di Caliri e Marmiroli.

La Renault ha montato sulla RS01/02 un nuovo scambiatore di calore che ha un radiatore dell’acqua incorporato collegato all’impianto di raffreddamento principale del motore. Questa soluzione, provata a Dijon-Prenois la settimana scorsa, riduce la temperatura dell’aria in entrata e fornisce migliori caratteristiche di coppia e soprattutto più affidabilità.

La vittoria della causa contro la Arrows non cambia le caratteristiche tecniche delle Shadow che rimangono sempre nella seconda metà del lotto.

John Surtees ha messo in vendita la squadra, capannone compreso. Big John non riesce più ad essere sempre presente per problemi di salute connessi al grave incidente subìto a Mosport Park nel 1965, quando si schiantò con la sua Lola T70 e subì gravi fratture alle gambe, per cui non può più occuparsi della squadra come vorrebbe. A tutto ciò si aggiungono le croniche difficoltà finanziarie che sono destinate ad aumentare con l’ormai prossima fuoriuscita di Brambilla e quindi della Beta. Il monzese non può provare diverse tipologie di gomme perché non ci sono abbastanza cerchioni disponibili.

La splendida rimonta di Hockenheim (da ultimo a secondo con 11 sorpassi nei primi 19 giri) ha “indennizzato” Scheckter per il ritiro di Brands Hatch e ha fatto strabuzzare gli occhi a qualcuno a Maranello.

Ricomposta la diatriba contrattuale, Derek Daly torna sulla Ensign ufficiale.

I meccanici di Morris Nunn si divertono a prendere in giro il direttore finanziario Chuck Jones e Harald Ertl.

Morale alle stelle per Hector Rebaque dopo l’impresa di Hockenheim.

Nuove sospensioni per la Ligier. A Vichy intanto si lavora sulla monoposto per l’anno prossimo che monterà il DFV Cosworth.

Jones e la Williams FW06 sono ormai una presenza fissa tra i protagonisti in gara e a Hockenheim sono stati i più vicini alle Lotus, fino a quando il vapour lock ha rovinato tutto.

Piquet può continuare la sua esperienza in F1 grazie all’interessamento di Bob Sparshott ma Lunger non è molto contento del fatto che lo possa fare grazie al suo sponsor personale.

Arnoux e la Martini tornano in gruppo dopo non aver superato il turno preliminare in Germania.

Keke Rosberg ha dovuto fare tutta la gara di Hockenheim in ultima posizione dopo una lunga sosta per sistemare il musetto della Wolf rotto in seguito al caos della partenza e ora spera di fare finalmente una gara normale.

Recepita la sentenza di Londra la Arrows fa debuttare la nuova vettura che si chiama A1 dove la A sta per Arrows. Le iniziali FA di Franco Ambrosio sono state eliminate.

L’abitacolo è molto stretto per aumentare il più possibile la larghezza delle fiancate. Per questo motivo l’asta di comando del cambio esce all’esterno della carrozzeria. Le minigonne sono ora scorrevoli e non flessibili come sulla FA1.

L’alettone posteriore non è più sostenuto dal pilone centrale e nemmeno dal tubo che si vede ormai su molte monoposto ma da un’ala bassa simile a quella della Renault. I gruppi molla ammortizzatore sono montati sopra al cambio in posizione diagonale (come sulla 312B2) per non ostacolare il flusso d’aria in uscita dalle fiancate. Non può mancare il commento ironico sul retro dell’ala.

Macchina nuova anche per Arturo Merzario che presenta la A1/2.

Il programma del GP prevede 31 iscritti e 26 partenti. Il tracciato lungo quasi 6 km permette di ospitare tutte le monoposto senza problemi ma alle 17:10 di giovedì pomeriggio, quando le squadre stanno finendo di preparare le vetture per le prove del venerdì, l’organizzazione informa i diretti interessati con un comunicato consegnato a mano che Ertl, Rebaque, Piquet, Lunger, Arnoux, Rosberg, Stommelen e Merzario dovranno scendere in pista la mattina seguente alle 8 per mezz’ora di pre-qualifiche che elimineranno il pilota più lento. Brett Lunger è il più veloce in 1’41”07 mentre l’unico eliminato è Stommelen che si ferma lungo la pista dopo un paio di giri a causa di una perdita dal serbatoio. La sua Arrows è stata assemblata all’ultimo momento e non è stato possibile provarla prima.

Tanto per cambiare c’è una Lotus davanti a tutti nella prima sessione del mattino ed è quella di Peterson che cancella il record della pista in 1’37”71 lamentando un forte sottosterzo. Staccati di 9 decimi ci sono l’ottimo Reutemann e Andretti, il quale non la prende benissimo e chiede spiegazioni a Chapman. Laffite è quarto con la JS9 modificata a un secondo netto da Peterson e precede Fittipaldi, Jabouille e Pironi.

Male le BT46 modificate con Lauda nono a +1.78” e Watson tredicesimo a +2.28” (come Villeneuve). Lo spostamento di circa 30 kg dal muso alle fiancate cambia completamente il bilanciamento della macchina, tanto che le gomme si distruggono in pochissimi giri per cui al termine della sessione i meccanici della Brabham si mettono al lavoro per smontare tutto e riportare le vetture alla versione originale.

Nel pomeriggio Andretti si migliora con 1’37”76, a soli 5 centesimi dal compagno di squadra che invece gira pochissimo prima che il suo DFV preparato da Nicholson esploda senza poter migliorare il tempo del mattino. La grande sorpresa arriva dalla Renault di Jabouille che sfrutta al meglio il nuovo scambiatore di calore e il tracciato favorevole alle caratteristiche del turbo mettendo a segno il terzo tempo a “soli” 6 decimi dalle Lotus e scavalca Reutemann.

Watson si migliora leggermente con la BT46 con i radiatori sul musetto mentre Lauda ha una giornata molto sfortunata nella quale prima rompe un un portamozzo e poi, una volta salito sul muletto, rompe il motore.

Sabato mattina c’è una novità al box della Surtees dove si presenta Brian Henton, con casco e tuta, per cercare di capire cosa non va sulla TS20 di Keegan che non è andato oltre il 29° crono, a quasi due secondi da Brambilla. Henton non rientra nell’elenco degli iscritti ma nessuno ha qualcosa da obiettare e il pilota inglese gira tranquillamente durante l’ora e mezza non valida per lo schieramento.

Brambilla completa il quadro caotico della squadra di Edenbridge piegando una sospensione contro il guardrail della Jochen Rindt Kurve.

Quando i 30 piloti sono ormai pronti per l’ultima ora di qualifica il cielo è sempre più nero, tanto che dagli altoparlanti si avvisa il pubblico che il previsto lancio di paracadutisti sul circuito è stato annullato per motivi di sicurezza. Quando alle 13:10 le vetture entrano in pista, appaiono dal cielo i 4 paracadutisti che non sono stati avvisati in tempo dell’annullamento dell’esibizione e stanno per atterrare sul rettilineo del traguardo. Le prove vengono sospese immediatamente con bandiera rossa e le auto rientrano ai box. Finalmente alle 13:22 si può ripartire ma dopo appena 10 minuti comincia a piovere e le prove si chiudono con pochi piloti che sono riusciti a migliorare i tempi del giorno prima: Binder, Regazzoni, Daly, Rosberg e Patrese.

Ronnie Peterson conquista la sua quattordicesima e ultima pole position.

Con il secondo tempo di Andretti si realizza l’undicesima prima fila tutta Lotus. Alle loro spalle si schierano Jabouille (che realizza la miglior qualifica per la Renault) e Reutemann, Laffite e il ritrovato Fittipaldi, Scheckter e Hunt. Villeneuve è undicesimo davanti a Lauda.

Patrese è sedicesimo, Brambilla ventunesimo mentre Merzario manca la qualificazione per un solo centesimo di distacco da Arnoux. Gli altri esclusi sono Mass, Keegan e Binder.

Domenica mattina il sole splende sulla valle della Stiria e il warm-up si svolge nelle condizioni migliori. I tempi confermano a grandi linee i valori emersi in qualifica con Peterson di nuovo davanti a tutti in 1’39”91 ma tallonato a soli 7 centesimi da Jabouille. Seguono Andretti, Lauda, Laffite, Depailler, Reutemann e Hunt. Brambilla perde una ruota e deve correre con la TS20 del non qualificato Keegan.

Quando le vetture lasciano la corsia dei box per raggiungere lo schieramento comincia a cadere una leggera pioggerellina che inumidisce la parte alta del circuito in modo da non rendere necessario l’uso delle gomme da pioggia. Anche questa volta il pronostico è a favore delle due Lotus, salvo imprevisti.

Il semaforo diventa verde alle ore 14:00 e Peterson ha un ottimo avvio mentre il ritardo della risposta del turbo causa la lenta partenza di Jabouille. Tutti sono a conoscenza di questa caratteristica della Renault così Laffite si è posizionato in modo da superare il connazionale, cosa che succede dopo pochi istanti.

Reutemann parte molto bene, supera Andretti e prende la scia di Peterson mentre Jabouille continua a perdere incolpevolmente posizioni.

Peterson si tiene al centro della carreggiata per controllare Reutemann ed entra per primo alla Hella-Licht Schikane davanti alla Ferrari.

Andretti allunga la frenata, resiste all’attacco di Scheckter ed è terzo mentre Jabouille viene risucchiato a centro gruppo.

Alla staccata della Sebring Auspuff kurve, Andretti cerca un ottimistico attacco all’esterno su Reutemann, l’argentino ha un leggero scarto verso sinistra, le ruote si toccano e il capoclassifica del Mondiale finisce la sua corsa contro il guardrail.

Scheckter approfitta della situazione e supera Reutemann portandosi in seconda posizione. Tambay ha dovuto lasciare la sua M26/5 a Hunt, il quale dice che con quella del compagno di squadra si trova mentalmente più a suo agio. Al contrario la M26/3 usata in prova dell’inglese è instabile (il fondo tocca l’asfalto in alcuni punti del tracciato) e all’ingresso della Texaco-Schikane il francese perde il controllo e finisce in ultima posizione compromettendo un’altra gara.

Alla fine del primo giro Peterson ha già tre secondi di vantaggio su Scheckter. In terza posizione c’è il bravissimo Depailler che, partito tredicesimo sullo schieramento, è giunto nono alla prima curva e poi, approfittando del caos innescato dall’uscita di Andretti, ha recuperato altre sei posizioni e precede Reutemann, Hunt, Laffite, Pironi e Watson.

Il francese della Tyrrell continua la sua progressione superando anche Scheckter mentre la pioggia si intensifica nella parte altra del tracciato. Il primo a farne le spese è Piquet, il quale ha pochissima esperienza su pista bagnata, si gira all’ingresso della Texaco-Schikane e conclude la sua gara nelle reti di contenimento.

Al quarto giro la corsa perde un altro dei suoi protagonisti quando Scheckter scivola alla Sebring Auspuff kurve e la sua Wolf si schianta contro la Lotus di Andretti che non è stata rimossa dopo l’incidente del primo giro.

Le condizioni difformi della pista fanno reagire ogni pilota in modo diverso. Peterson e Depailler continuano senza problemi ma alle loro spalle la classifica cambia decisamente. Ora Watson è terzo davanti a Jabouille che ha recuperato molto rapidamente dopo la brutta partenza. Seguono Hunt, Laffite, Reutemann e Lauda.

Reutemann è in evidente difficoltà e viene superato facilmente da Lauda, Patrese e Pironi. Nel corso del sesto giro l’argentino viene attaccato da Stuck all’ingresso della Texaco-Schikane dove l’asfalto è particolarmente viscido, le ruote vengono a contatto ed entrambi finiscono nell’erba all’esterno della curva. Stuck riesce a ripartire mentre Reutemann rimane bloccato e deve abbandonare la sua Ferrari.

Patrese cerca di superare Hunt all’uscita della curva Bosch ma perde il posteriore, si intraversa, viene urtato da Villeneuve che gli passa sopra al musetto con le ruote di sinistra e infine si ferma nell’erba alta. Gara finita anche per lui.

Il musetto della Arrows ha tagliato la gomma posteriore sinistra di Villeneuve che rientra lentamente ai box, cambia entrambe le posteriori e riparte sempre con le slick.

Pironi gira velocissimo con la seconda Tyrrell e al settimo giro transita in quinta posizione dopo aver superato Lauda all’esterno alla Texaco-Schikane. Il francese mette nel mirino Laffite e lo attacca all’esterno della curva Bosch ma esagera, finisce in testacoda, colpisce il guardrail esterno e continua senza musetto. Anche Jabouille esce di pista ma riesce a continuare, anche se in quattordicesima posizione.

Al nono giro arriva il colpo di scena quando anche Peterson finisce nell’erba e non riesce a ripartire.

Passa a condurre Watson che approfitta di un’uscita di pista di Depailler il quale riesce a ripartire in quarta posizione alle spalle di Laffite.

La pioggia, diventata ormai un vero e proprio acquazzone, convince la direzione di gara a sospendere la corsa con bandiera rossa e nera per indicare che potrà essere ripresa nei tempi e nei modi più consoni.

L’interruzione permette di riportare ai box le auto incidentate rimaste lungo la pista.

I commissari rimettono in pista anche le vetture di Peterson e Reutemann, impossibilitate a ripartire dopo essere uscite nell’erba ma entrambe senza danni, a parte un po’ d’erba e terriccio che si possono pulire agevolmente. Entrambi raggiungono i box guidando senza casco.

Andretti invece rientra a piedi accompagnato da Franco Lini ed Eoin Young (entrambi collaboratori di Autosprint) ai quali esprime il suo giudizio tranciante su Reutemann, accusato di guidare “come una vecchia signora che deve prendere la patente”.

Jody Scheckter lo segue a distanza.

Patrese inforca il motorino di un commissario e gestisce personalmente il traino della sua Arrows per riportarla ai box e ripartire anche se, dal momento che il musetto è rotto, il regolamento lo vieta. Approfittando della confusione la manovra riesce, la A1 viene sistemata e il padovano si schiera in barba al regolamento e a chi dovrebbe farlo applicare.

La direzione gara sentenzia che il Gran Premio ripartirà e sarà considerato una gara in due parti. Siccome i giri completati prima della sospensione sono stati otto, la classifica della prima parte è quella decretata dal passaggio sul traguardo del giro precedente, il settimo, che vedeva in testa Peterson davanti a Depailler, Watson, Laffite, Pironi, Lauda, Hunt e Regazzoni. Questo ordine determina lo schieramento di partenza della seconda parte del GP. I piloti come Patrese e Reutemann che sono usciti di pista prima del settimo giro partiranno dal fondo dello schieramento e manterranno il distacco accumulato nella prima parte (rispettivamente uno e due giri). La classifica finale sarà calcolata per somma dei tempi.

Alle 15:00 la corsia box viene riaperta e le 22 auto superstiti si vanno a schierare per la seconda partenza. I soli quattro esclusi sono Rebaque (frizione bruciata alla partenza), Piquet che ha danneggiato il posteriore della M23 contro il terrapieno e le monoposto incidentate di Andretti e Scheckter. Alle 15:15, quando parte il giro di ricognizione, non piove più ma la quantità d’acqua sulla pista è tale che tutti montano le gomme da bagnato.

Quando il semaforo diventa verde, Watson fa spegnere il motore e viene evitato da tutti ma Ertl lo schiva all’ultimo momento e nella manovra finisce addosso a Patrese, mettendo fuori causa entrambi.

Intanto Depailler ha lo spunto migliore e si avvia verso la prima curva con Peterson molto vicino. La visibilità alle loro spalle è molto scarsa.

Depailler entra per primo alla Hella-Licht Schikane davanti a Peterson, Lauda, Pironi, Laffite, Hunt e al sorprendente Daly che ha già dimostrato molto a suo agio sul bagnato all’International Trophy.

Tambay finisce in testacoda all’uscita della variante e riparte ultimo.

Mentre i commissari sono indaffarati a togliere le macchine di Ertl e Patrese dalla posizione pericolosa, i meccanici spingono la BT46 di Watson che riesce a ripartire dall’ultima posizione. Anche questa manovra è espressamente vietata dal regolamento ma tant’è.

Alan Jones arriva troppo veloce alla Sebring Auspuff kurve, finisce contro il guardrail e si rassegna a fare lo spettatore (in piedi).

Intanto Depailler è sempre in testa nella discesa verso la curva Bosch. Peterson è indietro di almeno tre lunghezze ma lo svedese allunga decisamente la frenata, affianca la Tyrrell all’esterno e lo distacca in accelerazione. Uno dei sorpassi più belli della storia della F1, oltretutto sull’asfalto bagnato.

Nella stessa curva Daly e Hunt sono in lotta e vengono a contatto. Il pilota della McLaren parte in testacoda e sbatte contro il guardrail rompendo la sospensione posteriore destra mentre Daly continua senza problemi.

Alla fine del primo giro (l’ottavo complessivo) Peterson ha gia 3 secondi su Depailler e Lauda e 5 su Laffite. Daly è quinto davanti a Pironi, Villeneuve e Stuck. Reutemann transita dodicesimo ma la classifica in pista non è quella ufficiale per la quale bisogna sommare i distacchi misurati al settimo giro.

Laffite è in difficoltà e perde contatto da Depailler e Lauda. All’undicesimo giro Villeneuve sorpassa Jacquot alla Texaco-Schikane ma arriva lungo, mette le ruote sull’erba e scende in undicesima posizione mentre il francese si ferma ai box per montare le gomme slick e riparte ultimo.

I dislivelli e le pendenze dell’Österreichring contribuiscono infatti ad asciugare in fretta l’asfalto, tanto che i piloti cercano le zone bagnate per non far surriscaldare le gomme da bagnato e sfruttarle il più a lungo possibile. Lauda ha scavalcato Depailler per il secondo posto e ora è insidiato da Reutemann.

Le gomme Michelin intagliate sono infatti nettamente migliori delle Goodyear e permettono a Jabouille e ai ferraristi di recuperare così velocemente che al diciannovesimo giro, quando Peterson si ferma ai box per montare le slick, Reutemann si ritrova al comando (ma sempre con 2 giri di distacco) davanti a Villeneuve dopo che entrambi hanno superato Lauda e Depailler. Peterson riparte dalla sesta posizione con un distacco di 36 secondi da Reutemann.

La pista è ormai completamente asciutta sulla traiettoria ideale e le Michelin di Reutemann cominciano a cedere. Al ventitreesimo giro l’argentino non riesce a rallentare a sufficienza per impostare la Hella-Licht Schikane e così, per evitare il testacoda, decide di passare per la via di fuga dove sono stati messi dei vecchi pneumatici da superare zigzagando per non avvantaggiarsi dal taglio stesso.

Al passaggio successivo El Lole rientra ai box per montare a sua volta le slick. Gli unici che girano ancora le gomme da bagnato sono Villeneuve, che ha ereditato il comando dal compagno di squadra, e Jabouille che si trova in quarta posizione ma anche loro stanno facendo i conti col degrado delle loro Michelin.

La resa dei radiali francesi sull’asfalto freddo non è ottimale ed è proprio Reutemann a farne le spese al venticinquesimo giro quando parte in testacoda all’uscita della Hella-Licht Schikane e finisce nell’erba all’interno. L’argentino riesce a tenere il motore acceso e tenta di rientrare in pista ma le gomme slittano sull’erba fradicia e comincia a lottare affannosamente a colpi di acceleratore e sterzo finché non accorrono i commissari che lo tolgono da una situazione tragicomica e lo fanno ripartire.

Quattro giri più tardi anche Villeneuve cambia le gomme (Jabouille lo ha già fatto) e Peterson torna in testa al GP. Lauda si trova ora al secondo posto ma perde il controllo della vettura alla Jochen Rindt Kurve, parte in testacoda e sbatte contro il guardrail con la ruota posteriore destra. L’austriaco raggiunge i box dove non può fare altro che ritirarsi con la sospensione rotta.

Anche Villeneuve fatica a controllare la 312T3 con le gomme slick e arriva lungo alla Hella-Licht Schikane ma, invece di passare dalla via di fuga, preferisce fare inversione per riprendere la pista.

Peterson ha 30 secondi di vantaggio sul terzetto formato da Villeneuve, Depailler e dal bravissimo Stuck.

Al quinto posto c’è il sempre più sorprendente Daly che precede Fittipaldi, Jabouille e Brambilla.

La direzione di corsa ferma Reutemann con bandiera nera dopo essersi finalmente accorti che il pilota della Ferrari è stato fatto partire irregolarmente nella seconda manche in quanto, a differenza di Peterson, era uscito di pista prima del settimo giro. Un’altra giornataccia per l’argentino che prima di fermarsi si era intraversato e aveva tagliato la prima variante altre due volte.

Anche Villeneuve fatica molto con le Michelin, al trentaduesimo giro cede la seconda posizione a Depailler prima della Bosch e ora deve guardarsi le spalle da Stuck.

Il tedesco però esagera, due giri più tardi perde il controllo della sua Shadow e conclude la sua gara contro il guardrail alla Texaco-Schikane.

A venti giri dalla fine Peterson è saldamente primo con oltre 35 secondi su Depailler, Villeneuve e Daly che al 40° giro scivola in uscita dalla Texaco-Schikane e finisce in mezzo a un campo coltivato. L’irlandese ha fatto spegnere il motore e chiama i commissari i quali lo rimettono in pista e poi lo spingono facendo ripartire il motore della Ensign (manovra vietata dal regolamento).

Due giri più tardi Tambay esce di pista nello stesso punto e si ritira quando si trova in settima posizione.

Daly viene fermato con bandiera nera per l’aiuto esterno dei commissari e lascia il quarto posto a Fittipaldi che precede Brambilla, Laffite, Watson e Lunger.

Ronnie Peterson vince da dominatore il suo decimo e purtroppo ultimo GP di F1. In questo weekend è stato il più veloce in prova, sull’asciutto, sul bagnato e ha fatto segnare anche il giro più veloce in gara.

Piazzamento d’onore (con quasi 50 secondi di distacco) per Patrick Depailler che torna sul podio 3 mesi dopo la vittoria di Montecarlo.

Terzo classificato (e ultimo a pieni giri) Gilles Villeneuve che conquista il suo primo podio in F1.

Completano la zona punti Fittipaldi, Laffite e Brambilla che perde il quinto posto a 5 giri dalla bandiera a scacchi ma conquista il primo punto stagionale nonostante la pochezza della TS20.

Inspiegabilmente Watson non viene escluso dalla classifica nonostante sia stato spinto alla ripartenza dopo aver fatto spegnere il motore e chiude al settimo posto davanti a Lunger e Arnoux.

Andretti è sempre in testa al Mondiale ma questa vittoria permette a Peterson di salire a 45 punti, 9 meno del compagno di squadra, quando ci sono da disputare ancora quattro GP. I più maliziosi non possono non ricordare lo “scherzetto” che lo svedese fece nel 1973 (con il benestare di Chapman) ai danni di Fittipaldi.

Depailler scavalca di un punto Lauda e Reutemann e sale al terzo posto, staccato da Andretti di 22 punti.

Finalmente Gilles Villeneuve può esprimere la sua gioia dopo tante delusioni. Ha condotto una gara maiuscola in condizioni precarie (è il suo primo GP sul bagnato) e su una pista sconosciuta, surclassando il ben più esperto compagno di squadra.

Dopo la cerimonia del podio Peterson viene intervistato da Helmut Marko mentre Villeneuve esprime le sue sensazioni al giornalista austriaco Helmut Zwickl.

Alla Lotus, che con questa vittoria sale a quota 76 contro i 40 della Brabham Alfa Romeo, manca un solo punto per aggiudicarsi la Coppa Costruttori. La Tyrrell (36) scavalca la Ferrari (35) per il terzo posto.

Martedì 22 agosto l’Alfa Romeo e Vittorio Brambilla sono a Le Castellet per le prime prove lontano dal circuito di Balocco, in vista del debutto nel Mondiale programmato per il GP d’Italia che si correrà a Monza fra meno di tre settimane. In questa occasione la 177 monta le gomme Goodyear invece delle Pirelli radiali usate nelle prime prove del mese di maggio ma il vero motivo di interesse è l’arrivo di Niki Lauda che il giorno successivo chiede ed ottiene da Chiti il permesso di provare la nuova vettura del Biscione. La motivazione ufficiale è quella di dare un parere ed eventuali consigli per lo sviluppo ma in realtà Lauda vuole capire se la 177 ha il potenziale per essere una valida rivale per la Brabham, e questo potrebbe creare più di un problema nel rapporto con Ecclestone che non vede di buon occhio l’impegno diretto dell’Alfa Romeo in F1, dal momento che il contratto di fornitura scadrà alla fine del 1979.

Il test è decisamente complicato. Il camion della Goodyear è arrivato al Paul Ricard con parecchie ore di ritardo a causa di problemi doganali, poi si è perso altro tempo per la bilanciatura delle gomme e Brambilla è sceso in pista solo dopo mezzogiorno con l’unico treno di gomme portato direttamente da Settimo Milanese e usato già il giorno prima. Il gran caldo (30 gradi) costringe la squadra italiana ad interrompere i collaudi perché la temperatura dell’acqua della nuova monoposto si alza oltre ai livelli di sicurezza dopo pochi giri e Lauda fa aprire una feritoia orizzontale davanti all’abitacolo. Sulle fiancate sono state applicate delle minigonne abbastanza imbarazzanti, anche perché la 177 non è assolutamente dotata di profili alari all’interno delle fiancate stesse, ma ormai vanno di moda…

Lauda effettua delle serie di due/tre giri del circuito corto (sempre con le gomme vecchie) fermandosi ogni volta per fare delle regolazioni e consultarsi con Brambilla ma i problemi di surriscaldamento non si risolvono e la squadra decide di interrompere le prove. Alla fine Lauda dice che girando così poco non può esprimere un giudizio molto preciso ma lascia il circuito con la netta sensazione che l’Alfa-Alfa (così viene rinominata dalla stampa italiana) non sarà un avversario temibile.

L’ormai ex Campione del Mondo riparte dall’aeroporto adiacente al Paul Ricard con il suo Lear Jet in direzione Amsterdam per partecipare al GP d’Olanda che si disputa nel weekend.

Lauda dispone di una nuova monoscocca, la BT46/7, dotata di dischi freno in carbonio.

Sulla sua precedente monoposto, che viene usata come muletto, è montato il sistema di iniezione meccanica della livornese SPICA (Società Pompe Iniezione Cassani & Affini), azienda di proprietà dell’IRI gestita dall’Alfa Romeo. Il sistema SPICA permette di regolare l’iniezione di ogni singolo cilindro, massimizzandone l’efficienza, ma ha di contro il fatto di essere molto pesante.

Per Watson c’è la BT46/5 che usa da Brands Hatch.

Pironi e Depailler hanno disputato una gara tutta all’attacco in Austria, anche se Pironi l’ha conclusa contro il guardrail, per cui l’ambiente è sereno.

Su entrambe le 008 sono montate sospensioni con nuove geometrie per migliorare la maneggevolezza.

L’incidente di Zeltweg ha danneggiato pesantemente la macchina di Andretti (soprattutto a causa del successivo urto della Wolf di Scheckter) per cui, una volta recuperati i pezzi ancora utilizzabili, è stata assemblata una nuova Lotus, la 79/4.

Sull’alettone spiccano gli adesivi celebrativi dei risultati ottenuti dalla scuderia di Colin Chapman nel 1978. Lo spazio ancora disponibile è molto limitato quando mancano ancora quattro corse.

Nel paddock ci si chiede se Peterson, dopo la splendida vittoria ottenuta due settimane prima, rispetterà il contratto da seconda guida e non attaccherà il proprio compagno di squadra. Lo svedese ha dimostrato di essere sempre velocissimo ma sa che alla Lotus non può aspirare al titolo iridato che il suo talento meriterebbe e così comincia a guardarsi intorno. Si parla di lui per la sostituzione di Hunt (che deve decidere se chiudere la carriera o continuare ancora un anno con un’altra squadra) e lo si vede parlare con Teddy Mayer e Alastair Caldwell.

Gordon Coppuck sta infatti completando la nuova McLaren M28 a effetto Venturi che debutterà nel 1979 ma nel frattempo Hunt e Tambay continuano con le solite M26.

Ritorna Bruno Giacomelli che ha conquistato il titolo di Campione Europeo di F2. Il bresciano è però vittima di uno scherzo di pessimo gusto quando i meccanici della Brabham gli portano in regalo una scatola con tanto di fiocco in segno di riconciliazione dopo l’episodio di Brands Hatch ma quando Bruno lo apre vi trova un escremento maleodorante. Non esattamente un bell’esempio del tanto celebrato fair play inglese.

Cambiamenti tecnici e non solo alla ATS che dopo aver perso Robin Herd deve rinunciare anche al lavoro di John Gentry, stanco delle sfuriate colleriche (spesso ingiustificate) di Günter Schmid. Gentry però aveva appena finito di realizzare il primo esemplare della nuova monoposto tedesca, chiaramente ispirata alla Lotus, che fa il suo debutto proprio a Zandvoort con Jochen Mass.

Schmid prende con filosofia le dimissioni di Gentry tanto da mandargli a casa la polizia dopo averlo accusato di aver rubato i disegni della vettura che è denominata D1, abbandonando la sigla HS (Herd Schmid). La direzione tecnica della squadra passa al 26enne austriaco Gustav Brunner che ha collaborato al progetto della D1.

La seconda macchina è noleggiata a Michael Bleekemolen che aveva già tentato la qualificazione l’anno scorso con una March privata. L’olandese porta di nuovo i soldi della F&S Properties grazie all’aiuto dell’amico Gijs van Lennep.

L’ennesima prestazione deludente ottenuta in Austria, sommata all’annuncio dell’arrivo di Scheckter, rende più difficile la conferma di Reutemann in Ferrari per il 1979. L’argentino si è scusato con Andretti per la collisione che ha messo fuori gara Piedone e i due si salutano cordialmente al Bouwes Hotel che ospita squadre e piloti.

Villeneuve è euforico dopo il primo podio ma anche il suo futuro è ancora da definire.

C’è ottimismo alla Copersucar dopo i due quarti posti ottenuti negli ultimi due GP. Le modifiche apportate alla F5A stanno funzionando e Fittipaldi ha ritrovato lo spirito dei giorni migliori.

Il nuovo scambiatore di calore ha migliorato notevolmente il rendimento del motore turbo della Renault che in Austria stava andando molto forte prima di rompere il cambio. A Zandvoort la squadra ha stranamente applicato delle minigonne flessibili sul muletto RS01/03 anche se non possono produrre l’effetto Venturi.

C’è grande rammarico in casa Shadow per l’occasione perduta da Stuck a Zeltweg, quando l’irruenza lo ha portato a sbattere e a rinunciare a un possibile podio.

La macchina di Regazzoni è stata ricostruita attorno a una nuova monoscocca.

Nessuna novità alla Surtees che si trascina stancamente verso la fine della sua ultima stagione in F1. Keegan non si è dimostrato all’altezza della F1 e Brambilla è sempre più impegnato a collaudare l’Alfa-Alfa con la quale spera di esordire fra due settimane a Monza.

Al contrario della Lotus di Andretti, la Wolf WR5 di Scheckter non ha subito gravi danni ma viene usata come muletto in favore della più fresca WR6, finora mai utilizzata in gara.

Le ottime prestazioni di Daly a Brands Hatch e all’Österreichring non sono passate inosservate e così la ICI Chemicals, già sponsor dell’irlandese sulla Chevron di F2, decide di “rivestire” l’abitacolo della Ensign e portare un po’ di soldi a Mo Nunn per cercare di avere materiale di prim’ordine.

Rebaque cerca di ritornare sul sentiero seguito a Hockenheim, dopo aver bruciato la frizione al via del GP d’Austria.

Laffite e la Ligier stanno attraversando un buon momento dopo il terzo posto di Hockenheim e il quinto in Austria con la rimonta dall’ultimo posto con gomme da asciutto.

Alan Jones deve farsi perdonare l’errore che a Zeltweg lo ha messo fuori gara al primo giro dopo la ripartenza.

Prosegue il minicontratto tra la BS Fabrications e Nelson Piquet ma Lunger si oppone al fatto che il brasiliano venga fatto correre con i soldi della Liggett & Myers che ha portato lui. Il problema viene risolto dalla Marlboro che così sponsorizza ben quattro McLaren contemporaneamente. L’intervento della Philip Morris (gruppo concorrente della Liggett & Myers) è “consigliato” da Bernie Ecclestone che ha messo gli occhi sul giovane pilota perché la Parmalat si sta espandendo in Brasile e sarebbe un ottimo veicolo pubblicitario per l’azienda di Collecchio.

Piquet è accompagnato dai due piloti brasiliani Eduardo Cardoso e Xandy Negrão.

Quest’ultimo è molto amico di Piquet e quando Nelson creerà una squadra per far correre il figlio Nelson jr (detto Nelsinho) nei primi anni 2000, il suo compagno di squadra dalla F3 alla GP2 Series sarà Alexandre Negrão (detto Xandinho), figlio di Xandy.

Rimessi in ordine i conti, Lunger continua con la M26.

René Arnoux è riuscito a portare a termine al nono posto (ultimo classificato) il difficile GP d’Austria con la Martini e ha l’obiettivo di fare meglio a Zandvoort.

Il passaggio dalla Theodore alla Wolf ha migliorato le prestazioni di Rosberg ma non i risultati, a causa di problemi tecnici che gli hanno fatto concludere gli ultimi due GP con parecchi giri di distacco.

Avendo fatto sacrificare Stommelen durante le pre-qualifiche del mese precedente (praticamente uno shake-down competitivo) la Arrows deve gestire solo la macchina di Patrese che ha trovato qualche difficoltà di messa a punto inaspettata al debutto in Austria.

Dopo la delusione per la mancata qualifica di Zeltweg per un solo centesimo di secondo, Arturo Merzario cerca ancora una volta di superare le difficoltà.

Nella prima sessione del venerdì Ronnie Peterson conferma lo stato di forma con il tempo di 1’16”97 davanti a Reutemann che si ferma a 1’17”34 prima di rompere il cambio (un problema che non si verificava da parecchio tempo sulla Ferrari).

Andretti ha preferito provare differenti tipi di gomme anziché cercare il tempo ma è comunque terzo davanti all’ottimo Laffite.

Quinto tempo per Lauda davanti a Villeneuve (autore di un’uscita di pista nel curvone che immette sul traguardo), Jabouille, Depailler, Hunt e Jones che ha un grosso incidente dovuto al cedimento del mozzo anteriore sinistro. La FW06/002 è fuori uso per cui l’australiano dovrà continuare con la FW06/001.

Nel pomeriggio Andretti passa in testa per un solo centesimo di secondo mentre il compagno di squadra è costretto a fermarsi in pista a causa di una valvola dell’impianto di alimentazione che fa i capricci.

Reutemann mantiene il terzo tempo davanti a Lauda, Laffite, Watson, Villeneuve e Hunt.

Nell’ultima ora del sabato Andretti gira in 1’17”2 con gomme da gara e serbatoi pieni a metà, poi monta le gomme da tempo e stacca un 1’16”36 che gli consente di ottenere la sua quindicesima pole position.

Peterson ha dei problemi di bloccaggio ai freni e non scende sotto a 1’17”12. In ogni caso il suo tempo con problemi e quello di Andretti in condizioni da gara sono più veloci del terzo qualificato Lauda che supera Reutemann per un centesimo di secondo in 1’17”33.

Villeneuve, al debutto a Zandvoort, si migliora fino ad ottenere il quinto tempo a due decimi da Reutemann.

Il canadese precede Laffite (che ha rotto il motore), Hunt e Watson.

Patrese, sempre in difficoltà con l’assetto della nuova Arrows, non fa meglio del tredicesimo tempo, Giacomelli diciannovesimo e Brambilla ventiduesimo.

Il ventiseiesimo ed ultimo tempo di qualificazione è di Piquet in 1’20”64 ed è identico a quello di Merzario che però lo ha ottenuto più tardi ed è quindi escluso dal GP.

Gli altri non qualificati sono Regazzoni (per la quarta volta quest’anno), Bleekemolen e Mass che ha portato in pista la nuova ATS D1 solo nell’ultima giornata di prove ed è ancora carente di messa a punto.

Il forte vento che soffia da tre giorni ha spazzato via le nuvole ma la temperatura rimane abbastanza bassa anche la domenica mattina. Anche quest’anno la mezz’ora di warm-up comincia alle 13 perché le leggi locali non ammettono attività rumorose prima di mezzogiorno. Il V12 Matra appena montato sulla JS9/02 in sostituzione di quello rotto in qualifica si rompe a sua volta costringendo Laffite a lasciare la sua macchina da gara e correre col muletto come l’anno scorso.

Rupert Keegan perde il controllo della Surtees alla velocissima Tunnel Oost (dove morì Roger Williamson), sbatte contro le barriere danneggiando pesantemente la TS20 e fratturandosi una mano. Viene quindi permesso a Merzario di partecipare al GP in qualità di prima riserva, partendo dalla ventisettesima posizione dello schieramento.

La temperatura tutt’altro che estiva preoccupa i tecnici della Michelin per l’efficienza dei loro radiali così alla Ferrari si cerca di attenuarne il raffreddamento sulla griglia di partenza coprendoli con delle coperte di lana. La preistoria delle termocoperte.

Il giro di ricognizione parte alle 14:45 con le Lotus davanti a tutti.

Al momento del via Andretti e Peterson scattano benissimo mentre Lauda e Reutemann hanno un’esitazione che permette a Laffite di superarli ed entrare alla Tarzanbocht in terza posizione.

Sulla salita che porta alla Gerlachbocht, Stuck tocca Pironi quel tanto che basta per sbilanciarlo. La Tyrrell sbanda verso destra e aggancia la Arrows di Patrese trascinandola con sé.

Le vetture si schiantano contro il guardrail, due ruote si staccano e rimbalzano pericolosamente rischiando di colpire il resto del gruppo e gli spettatori.

La Tyrrell e la Arrows continuano a strisciare e si fermano in mezzo alla pista dove vengono fortunatamente evitate dagli altri piloti.

Patrese e Pironi scendono dalle loro vetture incredibilmente illesi.

La corsa continua mentre i commissari si impegnano per rimuovere i due rottami che, non avendo tutte le ruote, non possono essere spostati a mano. La Tyrrell viene agganciata a una Porsche 928 e trascinata sull’erba poco più avanti.

L’incidente ha lasciato terra e olio in pista, proprio sulla traiettoria ideale della curva, ma non c’è tempo per pulire perché le auto hanno concluso il primo giro e stanno arrivando sul luogo dell’incidente. La Arrows è ancora intraversata in mezzo alla pista e i piloti la schivano, chi passando all’interno, chi all’esterno.

I commissari cercano inutilmente di spostare la A1 a forza di braccia. Una situazione tragicomica.

Dopo quattro giri finalmente la macchina di Patrese viene rimorchiata da una DAF 66 del servizio autodromo e spostata all’esterno della Hugenholtzbocht.

Nel frattempo la classifica è ben delineata con le Lotus che accumulano un vantaggio di un secondo al giro su tutti. Lauda ha superato Laffite portandosi al terzo posto e anche Reutemann si appresta a scavalcare il francese che non ha fatto nemmeno un giro col muletto durante le prove per cui ha un assetto molto approssimativo.

Laffite è in difficoltà, non riesce a tenere il passo dei migliori e prima dell’ottavo giro viene superato anche da Reutemann, Watson, Fittipaldi e Villeneuve.

Mentre Andretti e Peterson proseguono insieme indisturbati, cominciano i primi ritiri. Depailler rientra ai box a motore spento al tredicesimo giro e tre giri più tardi lo imita Piquet che rompe un semiasse quando si trova in sedicesima posizione, davanti a Giacomelli e Brambilla.

Subito dopo Jones si ferma all’uscita della Hugenholtzbocht col cavo dell’acceleratore rotto quando è in lotta con Villeneuve per la settima piazza dopo aver a sua volta superato Laffite.

Il vento porta molta sabbia sulla pista e sulle macchine, creando problemi come a Rosberg che resta con le ghigliottine di iniezione bloccate e va dritto alla Tarzanbocht e si ritira.

Dopo 25 dei 75 giri previsti la classifica è invariata con Andretti e Peterson che procedono senza sforzo, tanto che Lauda è staccato di appena 6 secondi. Lo svedese dà l’impressione di poter spingere di più ma rispetta il ruolo assegnatogli da contratto.

Poco più dietro c’è un quartetto con Reutemann, Watson, Fittipaldi e Villeneuve.

Laffite ha perso terreno e al ventinovesimo giro viene raggiunto e superato anche da Jabouille che sta recuperando posizioni dopo la solita brutta partenza che lo ha fatto retrocedere al quattordicesimo posto.

Al trentesimo giro Brambilla attacca l’opaco Scheckter per la quindicesima posizione alla staccata della Panoramabocht ma arriva a ruote bloccate e finisce nella sabbia. Il monzese scende dalla monoposto, rimette la Surtees sull’asfalto poi salta in macchina e incita i commissari a spingerlo per riavviare il motore, dopodiché si ferma ai box per farsi allacciare le cinture e cambiare le gomme spiattellate per poi ripartire ultimo. Ovviamente tutto questo è vietato dal regolamento.

La rimonta di Jabouille si interrompe dopo 35 giri per la rottura del motore e due giri dopo Brambilla viene fermato con bandiera nera per essere rientrato in corsa grazie all’aiuto dei commissari di percorso.

Le Michelin di Reutemann cominciano a deteriorarsi e al trentottesimo giro Watson gli prende la scia e lo supera in staccata alla Tarzanbocht. Ancora due giri e anche il ritrovato Fittipaldi supera l’argentino portandosi in quinta posizione.

Anche Villeneuve potrebbe guadagnare una posizione ma rispetta il ruolo di secondo pilota e rimane alle spalle del compagno di squadra.

Al quarantesimo giro si rompono il motore di Merzario e l’alettone posteriore della Martini di Arnoux. Erano rispettivamente ultimo e penultimo.

La gerarchia della corsa vede due Lotus davanti a due Brabham Alfa Romeo, una Copersucar, due Ferrari, una Ligier Matra e due McLaren.

Tambay e Villeneuve superano i rispettivi capisquadra che sono sempre più in difficoltà con le gomme.

La Lotus di Andretti comincia a emettere un suono sordo, tipico della rottura di uno scarico, e nello stesso tempo Lauda spinge forte e realizza il giro più veloce della corsa, riducendo fortemente il distacco dal duo di testa.

Poco dopo Lauda sente provenire delle vibrazioni dal posteriore della BT46 e alza il piede per non rischiare e portare a termine la gara, avendo un buon vantaggio sul compagno di squadra Watson che è impegnato a difendersi dagli attacchi di Fittipaldi.

Negli ultimi tre giri Peterson si fa vedere negli specchietti di Andretti alla staccata della curva Tarzan, arrivando anche al bloccaggio dell’anteriore destra, ma non tenta mai il sorpasso e così le due Lotus 79 mettono a segno la quarta doppietta della stagione, l’ottava e ultima per la squadra di Colin Chapman.

Lauda è terzo davanti a Watson che resiste a Fittipaldi.

Sesto posto per Gilles Villeneuve che completa la zona punti davanti a Reutemann, ultimo a pieni giri.

Mario Andretti vince il suo dodicesimo e ultimo GP di F1 ed è anche l’ultima vittoria di un pilota statunitense a tutt’oggi. Ventiseiesimo e ultimo podio per Ronnie Peterson.

A tre gare dal termine del Mondiale, Andretti ha 63 punti e Peterson 51. Lauda (35), Depailler (32) e Reutemann (31) sono matematicamente esclusi dalla lotta per il titolo.

Colin Chapman e la Lotus vincono la settima Coppa Costruttori, tutte conquistate negli ultimi 16 anni. La 79 ha vinto 6 Gp su 8 a cui ha partecipato finora. La scuderia di Hethel raggiunge la Ferrari a quota 71 successi, quattro anni dopo che la Scuderia aveva ripetutamente migliorato il record di vittorie in F1.

Ancora una gara anonima su pista asciutta per la Ferrari. La Michelin continua la prevista sperimentazione nella speranza che non crolli tutto.

IL PUNTO DELLA REDAZIONE (ATTO VII)

Siamo ormai prossimi alla fine del mese di Gennaio e da Maranello, a riguardo del rinnovo dei piloti Ferrari, nulla è dato sapere. Già è stato trattato, su questa rubrica, l’argomento rinnovo, solo che ora la trama si infittisce, come si suol dire. Infatti sebbene non ci siano dubbi sull’estensione (praticamente a vita di LeClerc), il problema nasce proprio sul rinnovo del compagno, cioè Sainz. Sebbene fino a qualche settimana fa la permanenza in Scuderia da parte dello spagnolo era scontata, adesso non sembra essere più così. Ciò ha del clamoroso, considerando il talento di Sainz e quello che ha dimostrato da quando ha varcato i cancelli della Gestione Sportiva, eppure le cose evolvono velocemente e, a quanto pare, stanno prendendo una piega surreale, perché un pilota come Sainz non merita un trattamento del genere. A quanto pare (ormai è chiaro), se si sta ritardando l’annuncio del rinnovo è proprio perché, evidentemente, non si riesce a trovare la quadra con il potenziale contratto di Sainz, appunto.

La Ferrari, con l’estensione a vita del monegasco, ha fatto capire chiaramente su chi vuole puntare (e ci mancherebbe) e, addirittura, fa sapere che la squadra dovrà essere organizzata attorno a lui. Un discorso di lungimiranza che ci sta, solo (c’è sempre il trucco!) mi chiedo se l’attuale Ferrari se lo possa permettere. Mi riferisco alla forza che la Rossa può esprimere in pista e, soprattutto, fuori: è evidente che il modello che a Maranello vogliono seguire è quello di Red Bull o, se vogliamo essere nostalgici, quello della Ferrari di Schumacher, dove appunto la squadra era votata attorno al proprio cavallo di razza. Il fatto è che attualmente la Ferrari non è nemmeno lontanamente paragonabile agli attuali rivali, per non parlare della Rossa che fu ai tempi di Todt. Da qui la mia riflessione che grida rabbia, perché allo stato attuale Ferrari non può permettersi il lusso di operare questa scelta nell’immediato. Con una Red Bull che è avviata a vincere il mondiale che ancora deve iniziare (vedremo se in carrozza o con maggiore difficoltà), la Ferrari ha bisogno di due piloti solidi e talentuosi (la migliore coppia ce l’ha proprio la Rossa), che portino a casa più risultati possibili e Charles da solo (con a fianco un gregario), con questa attuale squadra, non può farcela anche se dotato di talento cristallino. L’esempio più ovvio ed immediato è proprio quello di Aston Martin: con buona pace di tutti i tifosi e, soprattutto, perbenisti della giustificazione, Lance Stroll è un modestissimo pilota e l’essere stato affiancato ad Alonso non ha fatto altro che evidenziare questo aspetto. Conti alla mano, Aston Martin non ha fatto altro che correre con il solo asturiano, il quale ha portato il novanta percento dei punti della squadra e questo si è, inevitabilmente, ripercosso sulla classifica costruttori, dove la “coraggiosa” (hanno rifatto la macchina da capo in campionato in corso) McLaren ha superato i rivali per ventidue punti. Punti che, se ci fosse stato un pilota vero, sarebbero potuti essere contenuti tranquillamente durante tutto l’arco della stagione.

Ferrari allo stato attuale, con questa politica del “one man show”, rischia di fare la stessa fine: questa Ferrari ha bisogno di uno come Sainz ed ha bisogno di un Sainz motivato e non ridotto a seconda guida o peggio (come molti vorrebbero) a scendi letto del monegasco. Considerando che la Rossa è un cantiere a cielo aperto, perché per l’ennesima volta è costretta a ricostruire tutto da capo dopo l’ennesimo siluramento dell’ennesimo Team Principal, è facile pensare che comunque non si vincerà nulla nemmeno per l’anno prossimo (quest’anno è già archiviato… state sereni!) ed è per questo che bisogna ottimizzare il più possibile con quello che si ha a disposizione (che comunque non è poco) ed ecco perché il rinnovo di Sainz dovrebbe essere una naturale conseguenza. Invece, l’impressione è che la Rossa voglia addirittura lasciar andare via lo spagnolo per operare un cambio eclatante, già in chiave 2025! Per Charles si parla di un quinquennale che raggiungerà i cinquanta milioni l’anno: nella storia della F1 non mi pare si sia mai verificato una situazione del genere e cioè quella di pagare uno sproposito ad un pilota, che per quanto oggettivamente abbia i requisiti del campione, non ha ancora vinto nulla. Perché il punto è proprio questo e cioè che il buon Charles, per quanto abbia dimostrato (inizio stagione 2022… sigh) che se la può giocare tranquillamente contro Verstappen, è anche vero che di fatto egli il mondiale non l’ha vinto e durante quella stagione commise anche errori (GP di Francia su tutti), sebbene fosse costretto a sovra guidare a causa della superiorità della Red Bull del rivale. Ferrari, è fortemente dipendente da LeClerc e su questo non ci piove e LeClerc, di rimando, ha bisogno di Ferrari, perché paradossalmente allo stato attuale è l’unica squadra che gli può dare una speranza da titolo, perché come già detto più volte, nessuno dei top team se lo prenderebbe e non per mancanza di talento (ci mancherebbe), bensì perché o stanno già al completo o perché semplicemente non se lo possono permettere. Ecco, dunque, che tutte le speranze sono rivolte al cambio regolamentare e a quel famoso mantra, ripetuto dal Presidente, e cioè “obiettivo 2026” così tanto agognato. Ecco, dunque, che questo è inevitabilmente un momento di passaggio, un periodo di attesa (l’ennesimo) nella speranza che arrivino tempi migliori e, nella fattispecie, che la Rossa azzecchi il suddetto cambio regolamentare (sperando che non apportino modifiche come nel 2022, anche se Vigna ora ha fatto sapere che la Ferrari deve acquistare peso politico… quando si dice il tempismo!) ed ecco, dunque, che ora più che mai c’è bisogno dello spagnolo in squadra, sia per dare quella bramata stabilità che la Ferrari sembra non conoscere più e sia perché porta a casa risultati pesanti. Perché non si dimentichi che lo spagnolo è stato l’unico ad aver agguantato una vittoria (non Red Bull) l’anno scorso e che, se non fosse stato funestato dal tombino in quel di Las Vegas (dove la stessa Ferrari ha miseramente taciuto a riguardo… poi il dott. Vigna parla di riacquistare peso politico), con i punti conquistati avrebbe dato la possibilità a Ferrari di rimanere seconda nel campionato costruttori, davanti ad AMG, e finire nuovamente avanti al compagno… magra consolazione certo, eppure di questi tempi non si butta via nulla.

Ad essere franco non riesco a vedere un Sainz totalmente asservito alla causa del compagno, con quest’ultimo che ha la precedenza sulle strategie ed il primo che è remissivo e tace a riguardo. Come ho già detto e ripeto, ritengo che questa politica sia giusta e quindi addirittura doverosa nel momento in cui ci si sta giocando il mondiale e, quindi, nulla deve essere lasciato al caso: purtroppo né quest’anno e, con molta probabilità, nemmeno l’anno prossimo avremo questa occasione, ecco perché sarebbe un errore clamoroso relegare Sainz a seconda guida dichiarata già da quest’anno, o peggio, regalarlo (anche questo l’ennesimo) alla concorrenza. Ecco perché ritengo che la strada, che sembra stia intraprendendo Ferrari, sia sbagliata e sebbene la tifoseria del monegasco (peggiore anche di quella che supportava Vettel!) non vede l’ora che tutto ciò si realizzi, a mio modo di vedere nel breve periodo potrebbe avere non poche conseguenze negative. Non mi sarei mai aspettato, soprattutto in questo delicato momento, che mi sarei trovato a dover discutere dell’ovvio, eppure con questa Ferrari sembra che ormai tutto sia possibile. Come si suol dire, non resta che aspettare e vedere come andrà a finire e, soprattutto, chi avrà ragione

Vito Quaranta