IL PUNTO DELLA REDAZIONE

I primi due GP del mondiale più lungo di sempre nella storia della F1 sono dunque stati disputati con i loro inevitabili verdetti, perché tutte le previsioni, tutte le simulazioni e calcoli vari, non possono tenere testa al responso impietoso della pista e dunque del cronometro. Due GP sono pochi, certo, per stabilire le gerarchie definitive eppure se questo non vale per Red Bull, la quale ha già mostrato a tutti come andranno le cose anche in questa stagione, è anche vero che un’idea di chi è partito bene e chi dovrà rimboccarsi le maniche ce la siamo fatti eccome… compresa Liberty Media con gli ascolti tv.

La nota piacevole l’abbiamo avuta da parte di Ferrari con la sua SF24, la quale, fino ad ora, è stata l’unica a dimostrarsi davvero in forma contro la RB20 piglia tutto di Verstappen. Con un distacco medio che si attesta in meno di mezzo secondo circa, aspettando circuiti più probanti e veri (avere il Giappone e la Cina già al quarto e quinto appuntamento sarà molto interessante da questo punto di vista) per avere una conferma di quanto appena visto sino ad ora, si può affermare che la SF24 è una piattaforma stabile e prevedibile (in senso positivo) sulla quale lavorare e sviluppare (quasi sicuramente vedremo il primo importante pacchetto di aggiornamenti ad Imola, anche se fino a qualche anno fa si aspettava Barcellona, solo che i tempi cambiano… sigh!) in modo efficace, cercando di agguantare i bibitari e quindi Max, perché senza il fenomeno olandese, Perez per quanto mostrato, sarebbe abbondantemente abbordabile. Del resto su queste righe lo si è sempre affermato: la vera battaglia, la sfida più importante, sono gli sviluppi nel lungo periodo che la Rossa porterà e, soprattutto, capire se funzioneranno. Questo è il vero punto di domanda che conta. Come sempre in casa Ferrari le cose non possono mai andare in modo lineare e, sebbene le prime due gare hanno dato responsi positivi, è anche vero che il bottino, in relazione al potenziale della vettura, è stato povero visto e considerato che Charles è stato azzoppato con un problema ai freni in Bahrein e addirittura Carlos si è dovuto fermare per via dell’intervento chirurgico che ha dovuto subire.

A tal proposito, i diretti avversari hanno potuto tirare il fiato come, si suol dire, altrimenti l’attuale distacco sarebbe stato maggiore. Chi veramente può ringraziare la sorte in tal senso è la deludente Mercedes in primis. Confesso il mio peccato, se così si può chiamare questo errore di valutazione: ero fermamente convinto che con Allison al comando del progetto, AMG sarebbe ritornata prepotente perché se c’è una caratteristica delle vetture di James è proprio quella di trattare con rispetto le gomme (chiedere alla Lotus, che con Kimi stavano finendo in banca rotta per i punti che stava portando a casa!). Ovvio che “l’uomo dei miracoli” non esiste, eppure, dopo ormai due anni, in molti credevamo che le frecce d’argento avrebbero risolto quanto meno i problemi di porpoising. Addirittura Mercedes si è ritrovata a confessare problemi che eravamo abituati a sentire da parte di Ferrari, ovvero che c’è discrepanza di correlazione di dati tra quelli virtuali e quelli reali. Per la casa di Stoccarda sono volatili per diabetici ora perché se gli va bene, una volta trovata la quadra correlazionale, potranno sviluppare nella giusta direzione riuscendo a tenere il passo con gli altri top team. Se invece gli dice male, gli toccherà inseguire per tutto l’anno e quasi sicuramente anche il prossimo: è stato già detto che a causa del fatto che dall’anno prossimo tutti saranno impegnati nello sviluppo delle vetture 2026, la base 2024 è fondamentale appunto anche per il 2025 e se si parte male, una squadra rischia di stare in affanno per due anni appunto. Evidentemente i problemi in casa Mercedes sono tanti, di sicuro molto di più di quanto non appaia dall’esterno e in questo, sicuramente, rientra la fuga di pedine importanti in seno alla squadra stessa. Ogni ciclo è destinato a finire e più questo ciclo è bulimico e avido di vittorie più fragorosa sarà la sua caduta. Lo stesso capiterà a Red Bull? Ciò non è dato sapere, anche se la telenovela che stanno e ci stanno obbligando a vivere, lascia presupporre proprio questo. Di sicuro, si stanno creando tutti presupposti per un nuovo ciclo che è quello di Ferrari e del suo famoso motto, per bocca dello stesso Presidente, “obiettivo 2026”. Chissà che Hamilton non l’abbia sfangata per l’ennesima volta (in termini di scelta vincente si capisce), in modo da andare a ritoccare i suoi amati record per poter riscrivere la storia… Charles LeClerc permettendo naturalmente.

I presupposti per un ciclo vincente tinto di rosso ci sono tutti, per il momento ci concentriamo su quello bibitaro il quale è così anche fin troppo scontato, che la stessa Liberty Media ne deve prendere atto facendo i conti con un altro tipo di cronometro che si chiama audience televisivo… e nemmeno questo mente mai. Ciò che è più eclatante è che il calo di telespettatori è cosi evidente che nemmeno lo possono nascondere più. Ormai l’emorragia è inarrestabile, il paziente sta morendo dissanguato lentamente e, presto o tardi, morirà se non si corre ai ripari. Di chi è la colpa di questo calo verticale degli ascolti? Di Verstappen? Il campione olandese non fa altro che fare quello per cui il suo corredo genetico è programmato a fare, nel momento in cui il suddetto pilota sotto le chiappe ha vetture che si chiamano RB19 ed RB20, nulla di più e nulla di meno. Inutile prendersela con lui perché vince sempre e vuole vincere sempre (anche perché chiunque al suo posto farebbe lo stesso… i commenti di Hamilton a tal proposito sono come minimo fuori luogo dunque). Se mai le cause di questo effetto sono da ricercare a monte e quindi nella stessa Liberty Media che, in concerto con la FIA, non solo redige regolamenti sempre più astrusi, addirittura cambia le regole in corso d’opera subendo la pressione di questa e di quella squadra, politicamente più forte di turno, in quel momento. L’esempio più eclatante è proprio l’attuale regolamento che è stato concepito per avere vetture ad effetto suolo: AMG non riusciva a cavare un ragno dal buco e venne dunque partorita la DT039 e relativo sollevamento delle vetture da terra. Ferrari, con i suoi difetti, prima della direttiva teneva vivo eccome il mondiale, mentre dopo l’attuazione della suddetta, è affondata definitivamente e Red Bull e Max hanno ringraziato arrivando a fare quello che abbiamo visto fino a fine novembre 2023. Inoltre si aggiunga l’ostinazione di continuare con il format della Sprint Race, che altro non è che uno spoiler di quello che vediamo in qualifica e gara, con l’aggravante di preparare le squadre e quindi di rendere lo spettacolo ancora più prevedibile. Tutto non si può avere e, se si crea un prodotto atto ad accontentare solamente una parte, inutile lamentarsi poi, perché è sempre la domanda che comanda l’offerta. Ora per correre ai ripari, il sistema F1 o da una spinta a Ferrari (e magari a qualche altro team) o azzoppa Red Bull, perché da qui non si scappa se vogliono salvare capra e cavoli. Cosa e se decideranno in tal senso lo sa solo chi comanda veramente, del resto “la stagione è ancora lunga”… non si dice sempre così?

Vito Quaranta

MIT’s CORNER: LE NON PAGELLE DI GEDDA 2024

LE NON PAGELLE DI GEDDA 2024

Neanche il tempo di riprendersi dall’opener stagionale che si riparte!

La carovana della Formula 1, è proprio il caso di dirlo!, attraversa il deserto, magari a dorso di cammelli ultraveloci, e passa dalle rive del Golfo Persico a quelle Mar Rosso in quel di Gedda per mandare subito in scena il secondo atto di questa lunghissima stagione 2024.

Come le antiche corti nomadi dei persiani, la lunga carovana si è snodata per tanti chilometri lasciando nel suo centro, al posto più protetto il suo re indiscusso, non Ciro o Dario che condividevano l’appellativo de “il Grande”, non Serse o Artaserse o persino il terzo Dario, che incapace di contrastare la falange alessandrina segnò la fine di quella grandiosa e misteriosa civiltà, bensì lui! Max III (prossimo IV se continua così) con il suo codazzo di cortigiani in rigoroso litigio gli uni con gli altri per guadagnarsi il posto migliore sotto lo sguardo del Re dei Re! Chissà chi ci rimetterà la testa?

Arrivati nel “circuito cittadino più veloce del mondo” con tanta curiosità per la immediata riprova di quanto visto in Bahrain ci si apprestava ad assistere un GP con molte più emozioni considerando che gli stretti muri di Gedda hanno sempre mietuto vittime da quando è entrato nel calendario. Ma tant’è: le gomme quest’anno vanno bene con tutti e come già notato in Bahrain le strategie sono ancora più difficili da elaborare. Il risultato è stato, in termini di emozioni, sostanzialmente identico al Bahrain con l’unica SC a fare un po’ da spartiacque.

Purtroppo per lui, e in modo decisamente inaspettato, la prima vittima di Gedda è il povero Carlos Sainz che soccombe ad un decisamente improvvido attacco di appendicite acuta. Buon per lui che il pool di medici che i team hanno sempre con sé è stato lesto ad accorgersene! Tirato un sospiro di sollievo per la sua immediata risoluzione il nostro deve comunque cedere il suo posto ad esordiente del tutto inedito: Oliver Bearman.

Me lo immagino il diciottenne inglese, mentre festeggia la pole position di Formula 2 appena conquistata, dare dei gran cinque a tutta la squadra mentre si dirige verso l’albergo. Non fa in tempo ad uscire dal circuito che sente qualcuno arrabattarsi affannosamente dietro di lui e vede arrivare di corsa il visibilmente trafelato John Elkann che esclama ansimando e agitando le braccia verso di lui: “hey, Olli bello! Fermati! Non correre! Anzi no, corri, Olli bello! Cioè, no, fermati Olli bello che ti devo chiedere una cosa!” Sorpreso dalla curiosa situazione Oliver si ferma ad attendere Yaki e, immaginando che pur in questa inattesa modalità, il patron volesse complimentarsi per la pole si schermisce: “grazie presidente, non c’era bisogno, la ringrazio tanto, oggi è andata bene…”

“no, no, cioè sì, ma per cosa? Cioè, bravo! sei parte della famiglia, siamo tutti parte di una grande famiglia che lavora per lo stesso obiettivo e anche tu stai andando nella direzione giusta… cioè no, non quella dell’albergo… ecco… ma perché siete così contenti?” finisce Elkann cercando di riprendere fiato.

“be’, la pole…” risponde Oliver

“ah sì? Eh! Che bravo!”

Al che il giovane volto di Oliver comincia a piegarsi in una espressione un po’ interdetta e non gli rimane che continuare con i ringraziamenti: “grazie, grazie, non c’era bisogno le ripeto, ma grazie davvero, significa tanto per me”

“no no non è per quello, anzi sì anche per quello, bene, bravo!” Elkann cerca di riprendere il suo consueto aplomb “bravo ma no, cioè sì, siamo una grande famiglia!”

All’espressione sempre più confusa di Oliver, Elkann, si aggiusta meglio il cachemire sulle spalle, si mette le mani in tasca, accenna un sorriso studiato appositamente per sembrare un mix tra Hegel e Kant e con la voce cerca, senza successo, di scendere di un’ottava: “ecco, siccome siamo una grande famiglia ti volevo chiedere… ma solo se ti va, eh! Ecco, sì, chiedere, nella grande famiglia, sì, cioè, ti andrebbe di fare un giro sulla Ferrari?”

“quale? Enzo? Purosangue? la 296? La nuova Roma?” Oliver comincia a esaltarsi! Guidare una Ferrari! Che bello! WOW!

“no, cioè sì, se vuoi anche su quelle, no, cioè sì, intendevo quell’altra, sempre se ti va, non è che ti voglio costringere, sai com’è: siamo una grande famiglia!” Ora tra Kant ed Hegel si fa strada una stempiatura aristotelica.

“Quale altra?” interloquisce Oliver “una di quelle vecchie? Quelle di 70 anni fa?” storce un po’ il naso ma va bene lo stesso, pensa, magari è per un servizio fotografico. Poi gli chiedo se le foto le posso mettere su Instagram.

“no, quella lì di là, quella nel garage” accenna John voltandosi indietro con sguardo da consumato peripatetico.

“?”

“Ma sì, dai la SF-qualcosa che è là ferma in garage, siamo una grande famiglia!” ora l’espressione da stagirita lascia posto ad un poco di incertezza “però solo se ti va… non vorrei che ti stancassi troppo… ma ce l’hai la patente? Sì, vero? Perché mi hanno detto che… no, aspetta, siamo una grande famiglia e la licenza, no, non quella di pesca, insomma, ci siamo capiti perché Carlos è andato via, ma non a pescare, è che gli faceva male la pancia e l’hanno portato in ospedale e quindi, siamo una grande famiglia che andiamo tutti nella stessa direzione ma non quella dell’ospedale, eh, che poi si pensa male, ma dobbiamo pensare tutti al futuro, perché siamo una grande famiglia – insomma capito, no?”

“Carlos?! Che ha?”

“quindi è ok? Ti va? Se vuoi ti scrivo una giustificazione per scuola domani, no, cioè, siamo una grande famiglia ma tuo padre non sono io quindi la deve scrivere tuo padre, che non sono io anche se siamo una grande famiglia ma va bene, te la passeranno vedrai, posso dirlo a Federico? A lui va bene, tranquillo, glie l’ho chiesto poco fa e ha sorriso, quando sorride vuol dire che gli va bene, almeno credo, cioè, sì insomma, in una grande famiglia che va tutta nella stessa direzione se non si sorride si sta andando da un’altra parte e lui ha sorriso quindi va nella stessa direzione.”

Poi Elkann torna kantiano e con espressione circospetta domanda: “ma tu sei un fenomeno o un noumeno?”

L’immaginario siparietto dura ancora un po’ ma ormai sappiamo come finisce: Oliver accetta e finisce sul podio… dei più giovani esordienti della storia della Formula 1!

Ammetto di non averne sentito parlare altro che nella colpevolmente distratta lettura delle cronache delle formule propedeutiche senza mai interessarmene quindi la curiosità di vederlo all’opera era alle stelle. Anche perché non è un esordiente su una vettura di secondo o terzo piano ma sulla vettura più ricca di storia dell’intera Formula 1.

Ebbene come si è comportato il nostro? E come si sono comportati tutti gli altri piloti? Cominciamo proprio da lui, l’esordiente!

 

BEARMAN

Catapultato all’improvviso su un sedile che scotta il giovane Oliver, a quanto pare, non si è fatto per nulla intimidire. Decide saggiamente di passare le FP3 a imparare la vettura e tutte le procedure annesse e quando si trova, dopo poche ore, a disputare le qualifiche su una delle piste unanimemente giudicate più pericolose dell’intero calendario non fa una piega e passa agevolmente il primo taglio. Anche in Q2 va bene ed è eliminato per pochi millesimi. Non so voi ma credo sia stato un ottimo approccio quello velocistico anche perché immagino che abbia voluto anche stare attento a non sbattere contro i muri di Gedda, che è cosa assai facile che capiti. Dunque avere l’undicesimo tempo, consapevoli che ha “tirato” al massimo delle possibilità per evitare l’errore, è tanta roba! Bravissimo. In gara non parte benissimo anche qui probabilmente molto più attento a non combinare pasticci che non a cercare varchi a dritta e a manca. Dopodiché, tuttavia, non lesina affatto sulla prestazione e si ingaggia in un duello non facile con Tsunoda, testa notoriamente assai calda: segno di coraggio, no? Si avvantaggia della SC per l’incidente di Stroll e come quasi tutti va a pittare: anche qui niente panico e procedura perfetta. Si comporta bene alla ripartenza dopo SC e guadagna la posizione su Zhou, tra i pochi a non aver pittato. Fa un po’ più di fatica quando arriva su Hulkenberg ma ancora una volta non combina pasticci e porta a segno un sorpasso pulito al 21° giro. La sua gara continua poi un po’ più liscia nell’attesa che Norris ed Hamilton, che non avevano pittato in SC, facciano la sosta obbligatoria. Il ritmo deve essere sufficiente per uscire davanti ai due. Ed esegue benissimo perché il suo ritmo non è tanto lontano da quello di Leclerc, più avanti. Infatti, quando i due pittano tra il 37° e il 38° giro, se li ritrova dietro di circa 5-6 secondi. I due recuperano rapidamente tre secondi ma poi non recuperano più nulla perché il nostro si mette a girare sui loro tempi e si toglie anche la soddisfazione, come Leclerc, di fare il proprio fastest lap all’ultimo giro (peraltro il quinto della speciale classifica). Certo, ha fatto fatica (indicativi quanto per certi versi divertenti i camera car in cui cercava l’appoggio per la testa ad ogni curva perché non ce la faceva più), certo ha performato meno di Leclerc (ma a parte Max chi avrebbe la possibilità di far meglio?), certo è stato favorito dalle strategie a posteriori errate di Nor e Ham ma che gli si poteva chiedere di più di quanto ha fatto? Si potrebbe aprire il dibattito su quanto siano facili da guidare queste vetture o su chissà quante prove avrà fatto al simulatore ma io la vedo comunque così: visto che aveva addosso gli occhi di tutto il mondo e che una sbavatura non glie l’avrebbe perdonata nessuno (sì, è giovane ed è stato chiamato all’ultimo minuto quindi gli avrebbero perdonato tutto… sicuri?) è stato bravo, anzi bravissimo!

VERSTAPPEN

Perfetto, semplicemente perfetto. Come sempre, aggiungerei. Di questa continuità al livello assolutamente eccelso che persiste a erogare in ogni gara ci si potrebbe annoiare, magari qualcuno si annoia davvero, ma da appassionato di questo sport quale mi picco di essere non posso fare a meno, ogni volta, di meravigliarmi. Giunge addirittura notizia che nelle profondità della notte tra qualifiche e gara lui fosse su iRacing a correre come un dannato contro mezzo mondo: la magnifica ossessione che personaggi del suo calibro hanno per lo sport che praticano è allo stesso tempo esaltante e spaventosa. Viene in mente il povero Kobe Bryant di cui si diceva che facesse il primo allenamento alle 5 o alle 6 di mattina. Ogni giorno. Che gli si può dire? Avanti così? A differenza che in Baharain dove forse Leclerc avrebbe potuto stargli davanti in qualifica, qui invece stabilisce un giro monstre che tiene lontano di ben tre decimi l’alfiere ferrarista e il suo stesso team mate. Ciò è ancora più rilevante dal momento che Leclerc ammette, anche qui diversamente che in Bahrain, che più di così non poteva fare. Quindi top assoluto! In gara non ha problemi in partenza e in un solo giro si porta oltre la distanza DRS da Leclerc. Quando si riparte dopo la SC causata da Stroll si ritrova per la prima volta in stagione a non condurre la gara ma non ha che da aspettare che le gomme bianche si scaldino a dovere prima di riprendersi con facilità la prima posizione. Noto che a differenza di tutti gli altri il DRS RBR sembra tornato quello del passato: straordinariamente efficace. Da lì in avanti gestisce con agio la posizione senza strafare. Verso la fine prova a riprendersi il fastest lap ma, stranamente, non ci riesce nonostante i DRS dei doppiati. Ecco, se proprio vogliamo trovare un microscopico difetto alla sua gara è stato proprio l’aver mancato un fastest lap che invece è riuscito, proprio all’ultimo, a Leclerc. Ma si tratta di un granello di sabbia, assai minuscolo invero. Bravo? chiediamolo ai suoi competitor di iRacing!

PEREZ

Anche Checo è andato molto bene a Gedda. In qualifica non può nulla contro Max e Charles ma in gara si presenta carico: la pista gli piace assai. E infatti parte benissimo superando Leclerc in men che non si dica. Se non fosse stato per la straordinaria e assai coriacea risposta che il monegasco gli rifila alla curva successiva avremmo forse (forse!!) potuto vedere un suo tentativo di duello con Max per la supremazia in gara. Tuttavia, dovendo giocoforza accodarsi al ferrarista, per vedere questo ipotetico duello dovremo aspettare un altro GP. Quattro giri a prendere le misure di Charles e si porta a casa un bel sorpasso ma è ormai troppo lontano da Max per poterlo seriamente impensierire. La SC gli porta in dono… una penalità! Il rilascio troppo affrettato in pit lane mentre arrivava Alonso gli costa 5 secondi e il definitivo addio alla (remota) possibilità di contendere il gradino più alto del podio. Di lì in avanti sta solo attento a tenere a debita distanza Leclerc e non mostra particolari acuti. L’agio con cui RBR ha portato a casa questo GP la dice lunga sulla bontà del nuovo progetto Newey. Non siamo ai distacchi dello scorso anno in termini relativi ma non ci sono dubbi che anche quest’anno RBR è partita assai avanti agli altri. I dati raccolti in queste tre settimane sono oro un po’ per tutti ed è sicuro che all’Albert Park cominceremo a vedere qualche azzardo in più sui setup ma come lo sono stati per gli altri così sarà anche per RBR. Sarà dura!

LECLERC

Deluso dalla qualifica non tanto per non aver fatto la pole quanto, suppongo, per il distacco rimediato da Max il monegasco approccia la gara sperando che non si ripresentino i problemi ai freni che l’hanno azzoppato in Bahrain. Pronti-via e deve subito dover tirar fuori il meglio del suo repertorio tecnico e agonistico per rispondere all’eccellente scatto di Perez. La gioia per la posizione conservata dura poco perché dopo 4 giri deve arrendersi. La sua gara non è particolarmente movimentata, se si eccettua il sorpasso a coloro che eran rimasti in pista dopo la SC. Notiamo il suo ritmo che è “dinamicamente costante”, se mi passate la locuzione, nei confronti di Verstappen: 4 decimi al giro in quasi tutte le porzioni di gara. Non avendo, a quanto pare, alcun problema ai freni vediamo quindi Charles alle prese con il suo primo “vero” GP della stagione. Da questo punto di vista la performance è di altissimo livello soprattutto considerando dov’era lo scorso anno nelle medesime condizioni. Non gli farà piacere il dominio di Max e di RBR ma almeno di questo dovrà per forza essere contento. Direi che lo spunto più interessante di tutti è dato dal giro veloce che ha segnato all’ultimo giro riuscendo dove non era riuscito Max. Dopo 40 giri sulle bianche direi che si tratta di qualcosa di totalmente inedito per Ferrari che non fa soffrire le gomme così bene che si è giunti al paradossale effetto di non riuscire ad “accenderle” in tempi rapidi. Vedremo se in altre piste e con setup più “coraggiosi” si potrà ottenere qualcosa in più. Per il momento bene comunque.

PIASTRI

Risultato di prestigio per il buon Oscar che porta a casa un quarto posto poco prevedibile alla vigilia. La qualifica degli “umani” lo vede quinto, sopravanzato solo dall’eterno Alonso e, soprattutto, davanti a Lando il che ha certamente colorato di rosa il suo week end. A questo si aggiunge una buona partenza e un bel sorpasso su Alonso che sembra metterlo sulle tracce di Leclerc. La SC causata da Stroll, tuttavia, gli toglie ogni velleità. La causa sta nel fatto che alla ripartenza si ritrova dietro ad Hamilton e qui assistiamo al suo personale calvario. Infatti, nonostante miriadi di tentativi, uno quasi riuscito al 35° giro, il buon Oscar deve fare i conti con una McLaren che non riesce a far funzionare il DRS in nessun modo e deve stare sulle ruote di Hamilton per ben 30 giri senza poter nulla. Fortunatamente per lui l’obbligo della sosta cui Hamilton e Norris debbono sottostare gli regala la posizione ai piedi del podio che, vista la sofferenza patita dietro alla Mercedes, immagino abbia un sapore assai amaro. Non appena si libera dall’ingombrante presenza del campionissimo inglese il suo ritmo scende di ben 1 secondo: non sapremo mai cosa avrebbe potuto fare se non si fosse trovato in questo imbuto. Bene ma non benissimo

ALONSO

Eterno e mai domo. Dopo il deludente week end del Bahrain ritroviamo un po’ a sorpresa Aston Martin ai piani alti. Ovviamente con il solo Alonso che si toglie la soddisfazione di un 4° posto in griglia a pochi millesimi da Perez e quasi nove decimi rifilati al suo compagno di squadra. In gara parte bene ma deve arrendersi a Piastri dopo pochi giri. Dopo la SC sceglie (perché con Alonso si deve sempre ipotizzare che sia lui a scegliere!) di plafonarsi a poca distanza da Piastri per tutto il resto del GP, gestendo le gomme e assicurandosi un risultato decisamente migliore del Bahrain che porta un po’ di respiro alla squadra. Sorprendente!

RUSSELL

Non c’è molto da dire su Giorgino per questo week end se non che si toglie la soddisfazione di un bis del Bahrain per quanto attiene al confronto con il suo celebrato team mate cui è davanti e in griglia e in gara. Dopo il deludente 2023 e la scoperta che con RBR per il momento non si può competere l’obiettivo di Russell non può che essere questo: arrivare davanti ad Hamilton. La qual cosa non è banale come sembra perché con la ridda di voci che freneticamente si susseguono nel paddock nessun sedile può dire di essere saldamente ancorato alla vettura. Oltre alla soddisfazione di cui sopra non c’è molto di cui essere felici in casa Mercedes perché nella seconda parte di gara Giorgino non è riuscito minimamente a impensierire Alonso. Bene ma non benissimo.

NORRIS

Dietro a Piastri per tutto il week end è il risultato finale di Lando il quale, oltre a questo smacco, mostra anche per la “emme-sima” volta che, quando il momento è saliente, il suo rendimento cala. Ora, se la “emme-sima” volta diventerà “enne-sima” ho il sincero timore che il suo valore, che da anni viene considerato come uno dei più alti potenziali in F1, si sgonfierà come un palloncino bucato. Non aver sopravanzato il suo team mate in qualifica non è una colpa in senso assoluto, sia chiaro, perché contro l’emergente Piastri ci può anche stare ma se arriva per colpa di un errore piuttosto marchiano nel suo tentativo finale in Q3 il naso si storce e non di poco. In gara va meglio, tolto il pasticcio di quasi jump-start in cui si è trovato invischiato giusto un attimo prima dello spegnimento dei semafori, e il risultato finale è dipeso più che altro dalla monetina che il box McLaren ha lanciato quando è uscita la SC: chi facciamo pittare e chi no? A lui è toccato star fuori e questo è quanto. Null’altro da aggiungere se non che è parso assai evidente quanto McLaren sia forse l’auto che meno riesce a far funzionare il DRS in questa prima fase di campionato. Qualcosa dovranno fare.

HAMILTON

Stesso discorso di Norris con l’aggravante che gli è arrivato dietro. Si fa notare solo per l’arcigna difesa su Piastri e per il secondo giro più veloce in gara fatto con le rosse nuove al 38° giro. Non sarà che il porpoising gli ha fatto male alla schiena?

HULKENBERG

Delle sue prestazioni dell’anno scorso (e della prima in Bahrain) ho sempre notato l’eccellente capacità in qualifica unità, però, ad una certa inconsistenza in gara. Ecco che invece, in Arabia, decide di scambiare l’ordine dei fattori e il risultato… cambia! Infatti il buon Hulk per una volta non brilla in qualifica ma riesce a gestire un buon ritmo di gara che, unitamente alla strenua difesa di Magnussen sul gruppo degli “altri” gli consente di entrare in zona punti. Bravo (anzi: bravi!)

NOTE DI MERITO

Tra i meritevoli va inserito Magnussen, ovviamente, che ha fatto un lavoro di difesa straordinario per favorire la strategia del suo team mate. Che Magnussen sia uno dei migliori “difensori” del circus già si sapeva ma va detto che in ciò è stato favorito dalla scarsa efficacia del DRS degli altri il che, nei lunghi rettilinei del circuito arabo, è tutto dire… Ad ogni modo, Haas ha esordito inaspettatamente bene in questo mondiale. Dai test era uscita malissimo e nessuno si aspettava questo buon livello di competitività. Vedremo se continueranno su questa linea.

Aggiungo ai meritevoli anche Albon che pur nella grande difficoltà del trenino guidato da Magnussen ha mostrato ancora una volta la sua combattività con sorpassi notevoli tra cui spicca quello su Tsunoda al giro 33 in cui esce dalla scia del giapponese proprio nel momento in cui quest’ultimo ha smesso di guardare negli specchietti sorprendendolo in modo magistrale.

NOTA DI DEMERITO

Racing Bulls continua a deludere, stavolta con entrambi i piloti, che non riescono a cavare un ragno dal buco in un GP in cui la “copia” della RB19 avrebbe dovuto fare se non sfracelli almeno una comoda entrata nei punti.

Stroll, manco a dirlo, è l’unico che in gara è andato a muro. È vero che Gedda è un circuito in cui si sono sempre visti incidenti ma stavolta lui è stato l’ujnico a farlo: il pollice verso se lo merita tutto.

Alpine conferma il disastro totale con Gasly costretto subito al ritiro e con Ocon (che si merita un +) costretto a guidare sopra le righe per tutta la gara.

Alla prossima!

 

 

BASTIAN CONTRARIO: IL MOSTRO

Mancano solamente, si fa per dire, ventidue GP alla fine di questa stagione che è iniziata così come è finita quella precedente. Ad essere sinceri, devo capire come, allo stato attuale, Ferrari possa vincere cinque gare (Ferrari per bocca di Vasseur dichiarò che si aspettavano questo risultato con la SF24), considerando che contro la RB20 e, comunque, contro questo monopolio bibitaro, non se ne vede la fine. Ciò che mi rattrista e, ad essere franchi mi infastidisce non poco, è la continua mancanza di equilibrio nel commentare e giudicare, a partire da chi dovrebbe dare l’esempio ai tanti giovani che si affacciano al motor sport per eccellenza. Mi riferisco a ciò che viene detto in tv a riguardo di Verstappen e cioè che è “un mostro” o “che è appunto mostruoso”. Non me ne vogliano i tifosi dell’olandese, solo si sappia che quello che attualmente si dice del campione olandese, sono le esatte parole che si profferivano per Hamilton quando era lui a dominare. Come mai ora non si dice più la stessa cosa del campione inglese? Dov’è finito “l’hammer time” che veniva decantato ad ogni GP di ogni maledetta domenica (da quest’anno nemmeno più questa citazione potrò usare, visto e considerato che già ci siamo sparati i primi due GP della stagione per due sabati consecutivi!)? Che fine ha fatto il mostro Hamilton? Sia chiaro che non sto affermando che Lewis sia stato un bluff o peggio, che si esageri con Verstappen nel tessere le sue lodi. Ho appena citato due dei piloti più forti di tutti i tempi ed in una classifica che ho avuto modo di leggere e con la quale mi sono trovato particolarmente d’accordo, questi due campioni si trovano solo dietro a Schumacher (l’ordine era Michael, Max e Lewis se proprio siete curiosi di conoscere la suddetta classifica). Il fatto è che campioni del genere, quando hanno un mezzo che annichiliscono la concorrenza, non fanno altro che fare quello che la loro genetica li ha predisposti per fare: cioè vincere sempre. Eppure cosa sarebbero, in questa F1, questi due campioni senza il loro mezzo che domina e che dà tra i cinque e sei decimi al giro al primo degli avversari? Si dia un’occhiata proprio al fenomeno inglese che non vince dal 2021 (signore e signori stiamo parlando della bellezza di tre anni quasi!) e che pare abbia perso completamente la bussola, rimediando sonore bastonate dal suo compagno di squadra che è (giustamente) sempre più capitano di una Mercedes che ha perso a sua volta il bandolo della matassa. Il sottoscritto si augura che il campione inglese abbia già la testa a Maranello e che, quindi, queste sue scialbe prestazioni siano dovute più ad una mancanza di entusiasmo (dove i risultati della W15 di certo non aiutano in tal senso) che ad un calo evidente di forma e di performance. Allo stato attuale mi viene da rimarcare il fatto che proprio in base a quanto è successo domenica, pardon sabato… l’abitudine (!), Charles abbia accolto con favore la sua venuta.

Infatti si guardi Carlos, che mostro lo è stato per davvero, visto e considerato che si è sparato con un’appendice infiammata e con la febbre addosso, rimanendo in un abitacolo di una F1 con più di trenta gradi centigradi, le prime due prove libere del weekend. Il tempo di farsi squartare (anche se oggi si usano le sonde per operazioni del genere cioè la famosa “appendicectomia laparoscopica”) e in meno di quarant’otto ore era già nei box a guardarsi il GP. Un’attitudine, una professionalità ed una passione come pochi. Si dia a Cesare quel che è di Cesare: lo spagnolo, sapendo che è stato fatto fuori dalla squadra, poteva tranquillamente starsene a riposo in ospedale o nella suite del suo albergo, invece ha preferito stare nella e con la sua Scuderia e di un mostro come questo bisogna solo aver quanto meno rispetto, perché la fame di Carlos è pari tanto quanto quella di Charles, sebbene quest’ultimo abbia sempre quel guizzo in più. Quanto affermato è dimostrato dal giro più veloce, voluto ed ottenuto proprio all’ultimissimo giro con una SF24 che non era, come si suol dire, un fulmine di guerra, considerando che dal “remote garage” avevano deciso nella loro infinita saggezza di optare per l’ala posteriore più carica. Meno male che sempre monsieur Vasseur aveva detto che bisognava essere più coraggiosi nelle scelte. Allora come mai la Rossa non ha osato, fidandosi di più della “loro piattaforma” che hanno battezzato SF24 e che tanto carico genera, provando a mettere un’ala più scarica? Aggiungo che le prove libere ci sono proprio per questo e magari delle prove comparative potevano anche essere fatte, dato che poi in gara sul rettilineo Charles soffriva non poco e, come al solito, il suo talento ha dovuto fare la differenza. Il nostro Charles, si che lui è un mostro di quelli che fanno paura, visto e considerato che riesce a cavare sangue dalle rape ogni volta (sabato scorso con la macchina che andava dove voleva ad ogni frenata ha esordito proprio con una mostruosità… di bravura) che si cala la visiera e il fatto che Perez gli sia passato davanti senza colpo ferire la dice lunga sull’attuale vantaggio della RB20.

Verstappen&Co. minacciano di andarsene se verrà allontanato Marko? Allo stato attuale ha ragione Horner e cioè Red Bull continuerebbe a vincere anche senza l’olandese perché il vantaggio che hanno è tanto. Certo le vittorie sicuramente non sarebbero così schiaccianti (perché sarebbe un atto di ignoranza in primis mettere sullo stesso piano Verstappen e Perez) così come non è detto che continuerebbero ad essere protagonisti oltre il 2025, di certo fino a suddetta data il loro futuro è assicurato. Il vero Verstappen mostruoso era quello del 2021, che lottava con un altro mostro (che mondiale quell’anno!) che era appunto Hamilton al quale ha fatto vedere i sorci verdi, tanto da spingerlo a fare quella porcata alla Copse nel suo GP di casa in Inghilterra. Attualmente per Max tutto ciò è routine, tanto da fare le quattro del mattino mettendosi a giocare ad un torneo (!) di videogiochi… proprio come Lewis quando, tra un GP dominato e l’altro, andava in giro per il mondo a questa e a quella festa alla moda.

A proposito di mostri, è giusto spendere una considerazione su chi mostruoso lo è stato per davvero: onore e rispetto ad Oliver Bearman, che a diciotto anni (il diciottenne medio italiano oggigiorno deve fare l’esame due volte per prendersi la patente) viene sbattuto dalla notte alla mattina in una Ferrari, accanto ad un mostro come LeClerc per svolgere (praticamente improvvisando) le terze prove libere, le qualifiche e, soprattutto, il suo primo GP di F1 della sua vita. Nessuno pretendeva nulla da lui, nessuno si aspettava il risultato, eppure lui (e suo padre) sapeva benissimo che questa era l’occasione della vita, il treno che passa una volta sola e che se sei pronto ci sali, altrimenti rimani a piedi per sempre. Un all in pazzesco che il ragazzino inglese ha saputo sfruttare a suo vantaggio come solo i giovani talenti sanno fare. A tal proposito, guardando cos’ha fatto Oliver, mi chiedo due cose:

1 Se ci fossero stati i test, anziché solo il simulatore a disposizione, questo ragazzo (e tanti come lui) non sarebbe arrivato ancora più preparato all’appuntamento, invece di farsi il week end in apnea per la comprensibile emozione?

2 Alla luce di quanto ha mostrato Bearman e Lawson prima di lui, piloti come Stroll, Ricciardo, Sargeant, Bottas e Tsunoda… che diavolo ancora ci fanno in pista? Questo sì che è una mostruosità.

Vito Quaranta

QATAR GRAND PRIX – MOTO GP

Bagnaia domina il GP del Qatar, Martin contento del miglioramento rispetto al 2023, Marquez entusiasta.  Spettacolare Acosta,  drammatico Marini.

Un Mondiale che lascia tutti di stucco. Un inizio cosi non si era mai visto. Un rookie velocissimo sin dalle prime FP, un Campione che cambia moto (con queste MotoGP) e va subito forte, firmando addirittura il miglior crono in condizioni di bagnato. Delle qualifiche incredibili con sei Piloti in soli 0.172, praticamente un niente.

Il veterano che lascia la Honda ed in qualifica, su una moto praticamente nuova per lui, è a soli 33 millesimi da chi quella moto l’ha plasmata a sua immagine e somiglianza (Bagnaia). Che dire, l’antipasto tra FP e qualifiche è stato da cardiopalma.

SPRINT RACE

Pedro Acosta, grande protagonista della Sprint Race. Chiude 8° a soli 4 secondi da Jorge Martin. Foto MotoGP.com

La gara sprint non è stata da meno e non ha deluso le aspettative. Ha vinto Jorge Martin, in testa dall’inizio alla fine, davanti a Binder ed Aleix Espargaro.  Martinator ha ripreso da dove aveva lasciato. Nelle gare di velocità pura è in assoluto il più forte. In casa Ducati si sorride a metà il sabato visto e considerato che Marc Marquez, alla prima gara si è messo dietro uno eei due Piloti ufficiali entrando in TOP5. A sensazione se Diggiannantonio non avesse tentato gli attacchi da ultimo giro su Marc, dopo 3 curve dal via, avremo visto l’ex Honda sul podio, aveva infatti un passo simile a Martin e addirittura superiore a Bagnaia.

Grandi difficoltà per le moto giapponesi, sia Honda che Yamaha fanno tutta la gara nelle retrovie ad eccezione di Zarco. Il francese nei primi giri sella sprint ha un ottimo passo, poi cala sul finale. Luca Marini chiude ultimo, addirittura dietro Franco Morbidelli che era al primo “approccio” con la Ducati GP24.

RACE

Partenza a bomba di Bagnaia che si prende subito la testa della gara, con un Marc Marquez che parte bene e si accoda al gruppo di testa formato da Pecco, Martin e Binder. Prima parte di gara abbastanza noiosa se non fosse per Pedro Acosta che ne supera parecchi e la lotta tra Binder e Martin che si scornano per andare a riprendere Pecco. Pedro Acosta regala spettacolo, superando Marc in staccata alla 1 e guidando la sua KTM manco fosse una 500 2T. Tira talmente tanto che alla fine sbaglia. Probabilmente si é mangiato le gomme.

Fino alla fine la gara è priva di emozioni con distacchi davvero risicati. Bagnaia tatticamente perfetto, gestisce il ritmo eswendonin prima posizione ed avendo aria pulita non ha neanche problemi di pressione.

Nel post gara Bagnaia conferma quello che leggete sopra. Ha vinto la gara nel primo giro, applicando una tattica assolutamente perfetta.  Bagnaia fa una gara alla Jorge Lorenzo, senza lasciare spazio agli avversarsi e dando un segnale fortissimo vincendo davanti a Binder e Martin, con un ottimo 4° posto di marc Marquez davanti a Bastianini ed Alex Marquez. Chiudono la top10 Espargaro, il rookie Acosta (P9) e Vinales. Fuori dalla Top10 tutte le moto giapponesi, con addirittura Luca Marini che arriva ultimo e la prima Honda addirittura Zarco. Giusto per intenderci,  Marini ha preso 24 secondi da Zarco. Se il buongiorno si vede dal mattino…

 

Appuntamento tra due settimane, il 23/24 marzo, sul circuito do Algarve a Portimao.

P.S. Una chicca al netto del “alla faccia di” proferito 752000 volte dalla cabina di commento SKY… Marc Marquez termina per la 9^ volta il GP di Losail nella TOP5. Le altre 8 volte sono state il 2010(3°),2012(1°), 2013 (3°), 2014(1°),2016(3°), 2017(4°), 2018(2°), 2019(2°)….

Francky

VERSTAPPEN 2 DI 24 IN ARABIA SAUDITA

Quello che si è presentato in Arabia Saudita più che il set di Drive to Survive sembrava il set di Beautiful.
A tenere banco, ancora le storiacce Red Bull, fra amanti contese, nonni estromessi, manager rampanti osteggiati, e così via.

Ma il risultato non cambia. Max in pole e Charles di fianco a lui.
In tutto questo, Sainz si becca l’appendicite e al suo posto viene messo un diciottenne quasi sconosciuto e dal cognome la cui traduzione in italiano risulta piuttosto buffa. Per non parlare del soprannome. Ma dietro al volante evidentemente ci sa fare, visto che dopo una sola sessione di prove con la SF-24, riesce a piazzarla in undicesima posizione, subito dietro al sette volte campione del mondo, che lo estromette dal Q3 per un soffio.

Partenza senza grandi emozioni, a parte la difesa strenua della seconda posizione da parte di Leclerc, partito peggio di Perez. Strenua quanto inutile, perchè dopo 4 giri il messicano lo passa senza tanta fatica.

Nel frattempo, Max sta già guidando col braccio di fuori.

Al giro 7, Stroll si dimentica di un muretto e pianta la macchina nelle barriere. Inevitabile l’uscita della Safety Car, e tutti rientrano ai box, tranne Norris ed Hamilton. 

Si riparte al giro 10, e servono pochi giri a Max per riprendersi la prima posizione ai danni di Norris. Nel frattempo, Perez si prende 5 secondi di penalità per una plateale ostruzione ad Alonso in occasione del pit-stop.

A metà gara, Verstappen ha 7 secondi di vantaggio su Perez, che a sua volta ne ha altri sette su Norris, braccato da Leclerc. 

Al giro 36 si fermano finalmente anche Norris e Hamilton, per la loro unica sosta. Entrambi rientrano dietro al debuttante Bearman. 

L’ultima parte di gara non riserva emozioni, e il GP dell’Arabia Saudita si chiude con una scontata doppietta Red Bull, con Leclerc terzo, autore del giro più veloce proprio all’ultima tornata. Seguono Piastri, Alonso, Russell, un fantastico Bearman, Norris, Hamilton e un inaspettato Hulkenberg a chiudere la zona punti.

Fra due settimane si andrà in Australia. Se volete, vi dico chi vince.

P.S. All good things must come to an end.  Tutti i cicli vincenti prima o poi finiscono. Può succedere per un cambio di regolamento, o per la ricerca di nuove sfide da parte di chi vi ha partecipato. Quello della Red Bull sembra destinato a finire per motivi del tutto nuovi.

P.S. 2 in settimana Villeneuve ha criticato aspramente Ricciardo per avere preteso la posizione da Tsunoda in Bahrain, scatenando la reazione scomposta di quest’ultimo. Jacques lo ha definito un pilota buono giusto per Netflix. A vedere il risultato di oggi, pare proprio che abbia ragione.

P.S. 3 18 anni, chiamato all’improvviso a guidare una Ferrari, subito a punti. Comunque la si pensi, a proposito delle difficoltà di questa F1, si tratta di un’impresa non di poco conto, considerando le responsabilità che si porta dietro il mettersi al volante di una rossa. Speriamo che non sia vittima, come altri suoi colleghi, della penuria di sedili disponibili.

P.S. 4 Vive la France

 

Life is racing, all the rest is waiting