Alla fine la Ferrari, per mano del solito LeClerc, riesce ad agguantare con non poca fatica il primo podio della stagione. In periodo pasquale questo ritorno, su uno dei primi tre gradini del podio, appare come una sorta di resurrezione da parte della Rossa. Purtroppo questo risorgere da parte della squadra italiana non soddisfa, non convince e, non serve a nulla per l’obiettivo che tutta Maranello si era prefissata, prima che questo disgraziato mondiale iniziasse. Diciamocela tutta: davvero dobbiamo essere contenti di un misero terzo posto conquistato, tra l’altro con lacrime, sudore (tanto!) e, sangue? Siamo stufi di queste posizioni di rincalzo agguantate anche lottando duramente, siamo stufi di vedere la Ferrari ridotta “alla ricerca del potenziale”, che Vasseur ormai recita ad ogni intervista. Cosa ci fa la Rossa, dopo tutto questo tempo e dopo tutto quello che ha dimostrato l’anno scorso, ad occupare la quarta casella della classifica del mondiale costruttori? Perché non dobbiamo dimenticare che, se il mai domo Charles ha raggiunto il gradino più basso del podio, è solo perché la Mercedes è stata davvero deludente in quel di Jeddah. Infatti la vera sorpresa, in negativo, è stata proprio la squadra con la stella a tre punte la quale, a mio giudizio, è solo questione di tempo prima che agguanti la prima vittoria. Russell, pilota ampiamente sottovalutato, questa volta ha sotto preformato e Charles, che a mio dire è comunque migliore dell’inglese della Mercedes ha avuto ragione di lui, sfruttando una gestione delle gomme in maniera impeccabile. A proposito di Charles, mi chiedo cosa ci faccia sul quel gradino cosi basso? Ancora: non doveva essere Hamilton a fargli colmare il gap prestazionale che fa la differenza tra l’ottimo pilota ed il campione? Purtroppo questo accade quando la percezione della realtà (raccontata con fasti e giubilo mal riposto) supera la vera realtà.
Chi di resurrezione infatti non ne vuole sapere è proprio il campione inglese della Rossa, il quale sta facendo i conti con la realtà (anche questa vera e, soprattutto amara!) di cosa significa guidare per Ferrari, con tutto le conseguenze del caso. Sono del parere che l’inglese camperà di rendita grazie alla Sprint race cinese (a Miami si replica… visto mai che gli piacciano queste mini gare) eppure, sebbene il famoso detto dica “chi si accontenta gode”, a mio modesto giudizio qui c’è poco da godere visto e considerato il motivo per il quale è stato ingaggiato (e non mi riferisco al marchio moda Ferrari… sigh!). Vasseur, giustamente fa quadrato e, difende il suo pupillo da quaranta milioni e passa l’anno, solo che mi chiedo fino a quando Hamilton potrà essere difendibile. A tal proposito per quanto riguarda l’epta campione del mondo, c’è un problema di stile di guida che gioco forza dovrà essere cambiato, o quanto meno modificato (con buona pace di chi, fino a ieri, ha detto che il suo stile di guida fosse uguale a quello di Charles) e, questo ci porta alla verità taciuta che appunto tutti conoscono e che evidentemente non è comodo rivelare: Lewis Hamilton, quando si ritrova una macchina perfetta sotto il deretano diventa inarrestabile, il che non è un fatto così scontato visto il comportamento di Norris con l’attuale e perfetta McLaren, mentre quando l’inglese ha tra le mani una monoposto capricciosa, dove deve essere il pilota che deve andare incontro alla vettura, ecco che il campione si perde… chiedere a Button e, a Russel dopo di lui, se non è cosi. Come Ferrari riuscirà a risolvere questo problema, che ormai è divenuta una tragedia proprio non so, quello che so è che la Rossa se sta risorgendo lentamente, GP dopo GP è solo grazie a LeClerc, l’ennesimo campione bruciato in quel di Maranello il quale ormai da tempo ha capito “dove mettere mano” con gli assetti, ed ecco perché parla di “conoscere la strada che deve prendere”. Naturalmente, come ho detto nell’esordio di questo mio scritto, questa è una timida resurrezione perché Ferrari e, naturalmente il monegasco, meritano ben altre posizioni. Ormai la sentenza è stata decretata e, mai come quest’anno il GP di Barcellona rappresenta la cosi detta “dead line”, momento in cui tutte le ali (malleabili), verranno castrate e dove tutte le squadre porteranno i loro aggiornamenti che altro non sono, adeguamenti alla nuova (anche se dovrei dire ennesima) direttiva che servirà a piallare le prestazioni tra McLaren, che ha lavorato meglio di tutti e, gli altri che in termini di aereo elasticità non hanno capito granché. Ferrari saprà farsi trovare pronta per la definitiva resurrezione? Perché è un fatto che, caso mai la Rossa centrasse l’obiettivo di sistemare i casini fatti durante l’inverno, con più di dieci GP ancora da disputare e, col pilota che si ritrova (alla faccia di chi ha sempre detto che con Hamilton la Ferrari avrebbe avuto la coppia migliore del campionato!) tutto è possibile, solo che sarà imperativo vincere al fine di avere una definitiva resurrezione, altrimenti tutto sarà vano.
Chi invece è risorto, tra lo stupore di molti, è sicuramente Piastri il quale dopo il casino commesso in Australia, dovuto anche alle difficili condizioni ambientali, è riuscito a conquistare la testa della classifica in brevissimo tempo. Ad essere sinceri non credevo che Oscar ci riuscisse in cosi poco tempo e, questo non tanto per le sue capacità (delle quali non ho mai dubitato), quanto per il fatto che credevo che Norris si fosse scrollato di dosso tutti i fantasmi che ha vissuto l’anno scorso con Verstappen. Invece questi fantasmi non solo non sono andati mai via, addirittura si sono tramutati in un vero e proprio incubo visto e considerato che l’inglese, tanto supportato dalla stampa connazionale, se la deve vedere oltre che con l’attuale campione del mondo anche con il compagno di box. Su queste righe ho sempre affermato che Piastri, agonisticamente parlando, è un figlio di buona donna e la sua condotta lo sta ampiamente dimostrando. Verstappen dovrà ricalibrare tutto il suo modus operandi per tenere testa alla McLaren dell’australiano, il quale evidentemente, ha un carattere “leggermente” differente dal suo compagno di squadra. Nella partenza del GP del Giappone del 2023, dove Max “educatamente spostò” a destra e sinistra i due papaya, pensai che Oscar aveva ancora tanta strada da fare in termini di esperienza, anche perché il Max del 2023 era inarrestabile e, a distanza di un intero 2024 passato a prendere le misure sul compagno e sulla sua stessa squadra, ecco che il talento esce fuori. L’impressione che mi sono fatto, prendendo in considerazione la narrazione che orbita attorno alla McLaren, è che Norris sia una sorta di intoccabile dove stampa e sistema (inglese of course!), abbiano già deciso per chi il team (inglese!) debba favorire. Poiché l’australiano non ha molti supporter, ecco che il grosso del lavoro lo deve fare da solo a cominciare dal sabato, perché partendo in pole con la macchina che ha, il 50% del lavoro è già finito. Non a caso il “tenero” Lando, avendo capito ciò che ho appena affermato ha sbagliato, sentendo il peso di tutta la pressione che orbita attorno a lui. Già la domenica precedente (in Bahrain) aveva dato segnali di cedimento, con quel posizionarsi in maniera fallata sulla griglia di partenza e, in qualifica sabato scorso, ha dato conferma a questi cedimenti che ormai sembrano cronici. Per Lando ora si mette veramente male perché, se non si dà da fare, per lui le cose si metteranno veramente male per non parlare che, se il suo compagno dovesse vincere il mondiale, la sua carriera sarebbe messa totalmente in discussione. Quindi la resurrezione dell’inglese della McLaren più che un auspicio è ormai un dovere.
Chi invece resiste, stoicamente, alle nervate che attualmente sta prendendo in pista dalla MCL-39 è Max Verstappen il quale, con una macchina ancora non all’altezza, si spara una pole da brivido prima e, una partenza (la domenica) da dimenticare dopo, evidentemente sottovalutando la giovane età e sopravvalutando la poca esperienza del suo giovane avversario. Max sta aspettando Imola e, la Spagna più di tutti, come potenziale terra della resurrezione visto che proprio in terra iberica verranno portati i corposi aggiornamenti, che dovranno adattarsi alla nuova direttiva che castrerà le ali flessibili, in modo da dare l’attacco finale al quinto titolo consecutivo. Sportivamente parlando la morte è per tutti, la resurrezione invece è per uno solo: non resta dunque che aspettare come evolverà il racconto, chiamato mondiale di F1 2025, che stiamo seguendo.
Vito Quaranta
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