JORGE LORENZO MOTOGP LEGEND

Jorge Lorenzo viene nominato “MotoGP Legend” entrando in una cerchia ristretta di Piloti capaci di fregiarsi di tale titolo.

Con un anno di ritardo rispetto alla tabella di marcia il maiorchino, 5 volte Campione del Mondo, scrive il suo nome sul muro al fianco di Piloti del calibro di Hailwood, Agostini, Schwantz, Lawson, Rossi e Stoner…

La mente vola veloce ai primi anni del 2000, avevo 13 anni e ricordo il mio Mbk Booster nero opaco. Non mi piaceva, volevo qualcosa di diverso. Dal meccanico del mio paesello di montagna, rivenditore Piaggio, capeggiava un poster con un Pilota della 125 in piega col numero 48 . Il mio Booster divenne rosso fuoco, con quel piccolo cupolino (cupolino? Ma dove?) colorato di verde e sopra un numero bianco, il 48.

Centinaia di podi, decine di vittorie e pole position, tante imprese, alcune addirittura epiche, tante battaglie vinte e perse contro i Piloti più forti del Pianeta. Lui li ha battuti tutti, lui ha vinto il Titolo Mondiale in faccia a Valentino Rossi, in faccia a Casey Stoner, in faccia a Dani Pedrosa, in faccia a Marc Marquez. Trovatene un altro così…

Eppure… la mente vola via a quel giorno. Se dovessi scegliere un fotogramma della mia vita basata sul ricordo di questo Campione, io ce l’ho ben chiaro. La moto di traverso, pinza fortissimo e più tardi, la forcella a pacco ed il posteriore che sbacchetta. Lui entra lo stesso, linea perfetta che non ammette repliche. Va via, un ultimo giro capolavoro e si prende la vittoria davanti al rivale che lo avevo surclassato in quegli anni. Probabilmente lo ricorderemo come l’unico in grado di battere Marquez nel corpo a corpo con due moto diametralmente opposte, una Yamaha M1 ed una Ducati GP18… Quel giorno in Austria, Giorgio trionfò dove altri fallirono. Quel giorno divenne una “MotoGP Legend”…

Probabilmente uno dei pochi Piloti, all’interno di un paddock devoto al politicamente corretto, a dire sempre ciò che pensava realmente e non a dire quello che il pubblico voleva sentirsi dire. Manchi caro Giorgio, grazie e goditi questo riconoscimento meritato.

 

“I’m not a great rider, I’m a Champion.”

https://twitter.com/MotoGP/status/1520444032635314185?t=Yt_iwillR-T8Wd_Kt8ZILA&s=19

Francky

 

 

MOTOGP 2022- GP DI SPAGNA JEREZ DE LA FRONTERA

Nel weekend andrà in scena il secondo back to back dei ben cinque previsti in stagione. Sbirciando il calendario ne avremo uno che infila addirittura tre gare di seguito tra settembre ed ottobre.

Con calendari di questo genere è d’obbligo evitare il rischio di farsi male perché starsene a casa per più Gp è davvero un attimo.

La stagione ha già visto vittoriose 4 marche su sei: Ducati, Aprlia, Ktm e, finalmente, Yamaha. Gli sforzi compiuti da Honda (che lodavamo in Qatar) per rendere la propria RCV meno “Marquez dipendente” non hanno ancora sortito effetto. Difficile capire se è una questione di mezzo meccanico piuttosto che (anche) di piloti. Il livello di Marc degli anni passati non permette di dare un giudizio univoco ed il Marc attuale è ben lontano da quello che abbiamo sempre applaudito. La realtà dei risultati parla da sola: no Marquez no Party!

Anche Suzuki è ancora a bocca asciutta. Eppure le lodi sul progetto della Casa di Hamamatsu non sono mancate: progressi evidenti lato motore, riorganizzazione dei processi grazie all’arrivo di Livio Suppo, sempre ottimo livello dal punto di vista telaistico. Rins è in testa al mondiale grazie alla costanza che pare aver finalmente trovato. Manca l’acuto, ma è tutto da verificare se quando tenterà l’acuto resterà in sella oppure andrà per terra come ha fatto in carriera spesso e volentieri.

L’ordine di arrivo dello scorso Gp in Portogallo ha comunque visto tutte e sei le case presenti nelle prime sei posizioni, segnale che le differenze marcate degli anni passati (KTM ed Aprilia cenerentole) sono un ricordo.

Da Jerez si comincia a far sul serio davvero. Finite le trasferte extraeuropee, messo alle spalle il Portogallo che, tutto sommato, è una pista “nuova”, in Spagna comincia la parte più significativa dell’annata. Da qui in avanti i teams avranno dati in abbondanza per settare le moto ed i piloti potranno riconoscere uno ad uno i granelli degli asfalti che andranno ad accarezzare.

Non ci saranno più scuse per il team campione in carica ed il pilota designato ad essere quello di punta. Il team ufficiale Ducati non potrà più sbagliare una virgola, così come Pecco Bagnaia non avrà più possibilità di passi falsi. Ad oggi sono queste le maggiori delusioni della stagione in corso. Urge abbassare la testa e non pensare ad altro che andar forte restando in piedi.

Marquez ritroverà la pista (per tanti anni amica) dove ebbe inizio il suo calvario che ancora non ha visto la fine. Troppo brutto a Portimao per essere vero, troppo esuberante ad Austin per credere che possa mantenere quel livello ad ogni appuntamento 2022. Agli appassionati (ed al campionato) manca un Marc magari meno eccelso di quello di un tempo, ma comunque in grado di giocarsi il bottino grosso tutte le domeniche.

Tra gli osservati speciali di questo Gp io ci metto Maverick “sette vite” Vinales. Ormai l’Apriliona va abbastanza forte da potergli far fare un’ottima figura in casa. Spetta a lui star davanti al compagno di marca che avrebbe (sulla carta) meno talento di lui.

Vogliate perdonarmi, ma scrivere un pregara quest’anno è diventato davvero complesso come lo è stato nel 2020. Ci sono troppe situazioni poco comprensibili di domenica in domenica, troppe variabili che influenzano la possibilità di fare pronostici almeno approssimativi. Un tempo quest’incertezza era frutto delle diverse caratteristiche di moto e piloti. Oggi ho la sensazione che sia altro… ma meglio tacere.

(immagine in evidenza tratta dal sito road racing world)

 

Salvatore V.

 

BOTTE DA ORBI – IL MONDIALE SBK SI INFIAMMA

Il Round di Assen ci ha regalato l’ennesima puntata della ormai “celeberrima” rivalità tra Jonnhy Rea e Toprak Razgatioglu. Il Pilota Kawasaki vince sia gara 1 che la SP Race, mentre in gara 2 ad avere la meglio sono Bautista e la Ducati, grazie alla carambola innescata dallo scontro tra Rea e Toprak.

Incidente di gara, come dico sempre (grazie al caro Jack Miller) “It’s racing baby” però fatemi dire una cosa, Jonnhy avrebbe potuto prestare un pelino di attenzione in più ed avrebbe vinto tranquillamente anche gara 2, perché ad Assen non ha rivali e lo ha dimostrato portando a spasso ed a scuola sia il Campione del Mondo che l’ex MotoGP…

La cosa bella di questa Superbike? Qui il Pilota conta davvero tanto, molto più di gomme e moto. La Superbike sembra aver davvero imboccato la strada giusta, e quei tre la davanti ne sono la conferma. Bautista, Razgatioglu e Rea fanno una differenza abissale sul gruppo, a differenza dei cugini della MotoGP dove non si capisce più nulla…

Lo strike di curva 1 tra Toprak e Rea. Immagine worldsbk.com

I rispettivi compagni di team fanno quel che possono, Alex Lowes dovrebbe prenotare un viaggio a Lourdes mentre Rinaldi e Locatelli sono le ombre di Bautista e Toprak… Nell’ultima gara si è rivisto finalmente anche Scott Redding e la sua BMW. Dati per dispersi si sono ripresi portando a casa un 5° posto. Il lavoro da fare è davvero tanto, perché Loris Baz sembra molto più a suo agio sulla S1000RR. Il Pilota francese ha condotto un ottima gara 1 ed è attualmente alle spalle di Bassani nella classifica degli indipendenti.

La vera sorpresa, che sorpresa non è, il buon Iker Lecuona che già alla seconda gara in carriera regala un fantastico podio alla Fireblade. Esautorato troppo presto dalla MotoGP, lo spagnolo è salito sul podio anche grazie allo strike tra Rea e Toprak ma per tutto il weekend ha mostrato sprazzi di gran classe su una moto nettamente inferiore alle rivali. Resta da valutare la reale intenzione di HRC nel voler tornare protagonista nel WSBK…

Axel Bassani dopo due gare è il Pilota indipendente più in forma, davanti a Baz e Gerloff. Proprio l’americano della Yamaha è la grande delusione di queste prime gare in SBK, l’attesa per lui era molto alta ed invece ha racimolato meno della metà dei punti di Andrea Locatelli.

In classifica Mondiale Bautista, con 109 punti, allunga a + 18 su Rea a 91 punti complice la carambola in gara 2. Toprak a 64 è terzo già staccato di 45 punti. La sensazione è che quest’anno la Yamaha abbia nettamente un vantaggio in meno rispetto allo scorso anno, sia su Kawasaki che ha migliorato il setup elettronico sui giri motore e sia sulla Ducati che ha ritrovato un Pilota molto competitivo, vuoi per il talento (non ne mancava a Scott assolutamente) vuoi per la stazza fisica (tanti kg in meno…).

TOP5 del Mondiale dopo 2 round.

Prossimo appuntamento il 21 maggio sul Circuito portoghese dell’Estoril, dove lo scorso anno trionfò Redding in gara 1 e Jonnhy Rea nella Superpole ed in gara 2.

 

P.S. Probabilmente stiamo vivendo una delle rivalità più vere della storia del Motociclismo, e riusciamo a goderci tutto proprio perché non c’è nessuna narrazione faziosa in mezzo a quei due. Rea e Razgatioglu non sono amici, dall’episodio della 8 ore di Suzuka 2019 sono rimasti strascichi enormi ed entrambi l’hanno voluto ricordare domenica scorsa. Toprak e Kenan Sofouglu (il suo manager) hanno dichiarato guerra all’entourage di Jonnhy. Soprattutto lo scorso anno in Catalunya ed a Portimao abbiamo assistito a degli scontri, per non parlare dello “scopettone” usato da Toprak per sfottere Jonnhy. I due però non si erano mai buttati in terra, ed attenzione che tra i due litiganti il terzo potrebbe godere…

F2 IMOLA 2022 – EQUILIBRIO DI POTENZA

La F2 torna a Imola dopo sedici anni. Il rimescolamento delle carte del weekend romagnolo ha generato un grande equilibrio, in pista come in classifica. Ma procediamo con ordine.

Tutte le immagini dell’articolo sono tratte dal sito ufficiale della Formula 2 o dal suo profilo twitter ufficiale, salvo diversamente indicato. L’immagine di copertina è tratta da Motorsport.com.

2005 GP2 Series – Imola
Autodromo Enzo e Dino Ferrari, Italy. 21st – 24th April.
Sunday – Race 2
Preparing for the off
Photo: GP2 Series Media Service
ref: Digital Image Only.

Per la F2 si tratta di un ritorno al passato. Era il 2005 quando l’allora neonata GP2 debuttò sul circuito di Imola come serie cadetta della Formula 1, in sostituzione dell’obsoleta Formula 3000. Dopodiché ha seguito la F1 nell’abbandono di Imola, se si esclude la parentesi della Gp2 Asia nel 2011.

L’acquazzone stravolge i piani del weekend e obbliga una redistribuzione delle sessioni nella giornata di Venerdì.

Le prove libere sono state di gran lunga le più sofferte dell’anno. Tra rinvii per pioggia eccessiva, diluvio e tre bandiere rosse nessun pilota è riuscito a compiere più di cinque giri lanciati. Alla fine il più veloce è stato Ralph Boschung (Campos), ma è stata una sessione poco significativa.

Anche le qualifiche sono state travagliate. Dopo essere state rinviate in ragione della pista allagata, la combinazione di sole prossimo al tramonto e maltempo ha reso la visibilità quantomeno precaria. Il tutto con i meteorologi che avevano assicurato il sole…

In un primo momento si impone Jack Hughes (VAR), salvo essere spodestato da Vips. Poco dopo Olli Caldwell (Campos) si insabbia nel primo settore e chiama in causa la bandiera rossa. Nella seconda metà delle qualifiche la pioggia cala d’intensità e si osservano miglioramenti. A sei minuti dal termine però è sempre Vips che sigla un tempo inarrivabile per tutti gli altri. Prima pole in carriera per l’estone – finalmente.

Gli si avvicinerà solo Ayumu Iwasa (DAMS), che si ferma a un decimo e sei. Negli istanti finali Jack Doohan (Virtuosi) con una zampata si piazza in terza posizione davanti a Ralph Boschung (Campos) e Dennis Hauger (Prema), alla migliore qualificazione in carriera in F2.

Migliore qualifica in carriera anche per Roy Nissany (DAMS), segno che il team francese qui è riuscito a far funzionare le Pirelli. Seguono Theo Pourchaire (ART), Jehan Daruvala (Prema), in testacoda nelle fasi finali. Marcus Armstrong e Logan Sargeant (Carlin), che hanno effettuato tre giri in tutto nelle prove libere, completano la top ten. L’americano partirà davanti a tutti nella Sprint Race per effetto dell’inversione della griglia.

Qualifiche difficili per gli altri pretendenti al titolo. Felipe Drugovich (MP Motorsport) è stato un protagonista nella prima metà ma nel finale non è riuscito a migliorare come gli altri ed è solo dodicesimo. Anonimo per tutto il tempo Liam Lawson (Carlin), quattordicesimo.

Per la prima volta nel weekend i team trovano la pista asciutta. I piloti disputeranno la gara con delle gomme mai provate su questo circuito. Le basse temperature e l’assenza di termocoperte metteranno in crisi più di un pilota, prima ancora della gara, come accade nel giro di schieramento a Amaury Cordeel (VAR) e Roy Nissany (DAMS). In particolare il primo danneggia una ruota e si ritira prima ancora di partire.

Logan Sargeant parte in pole, frutto dell’inversione dei primi dieci, ma vanifica tutto con un avvio al rilento. Notevole invece lo scatto di Nissany, che dalla quinta posizione raggiunge la seconda piazza, prima di essere liquidato in frenata dal duo Prema Daruvala-Hauger.

Nelle retrovie si distingue la partenza di Drugovich, che trova il grip nell’esterno di curva 2 e oltrepassa varie macchine in frenata. Partiva dodicesimo, ora è settimo. Partenza simile anche per Lawson, decimo da quattordicesimo. Brutta partenza invece per Pourchaire, che da quarto scivola in ottava posizione, mentre il peggiore in assoluto è stato il poleman di ieri Juri Vips.

L’estone si ritrova su una chiazza di umido all’uscita della Villeneuve e finisce nella ghiaia. Quando emerge è penultimo. Non andrà oltre la quindicesima posizione (ma conquisterà il giro più veloce, a testimonianza del potenziale).

Nei primi chilometri sono tutti troppo impegnati a gestire le coperture per azzardare manovre. Lo stallo viene rotto al quinto giro da Lawson, che infila Iwasa alla discesa della Rivazza con una manovra di gran classe.

I primi tre scappano, con Hauger che si fa vedere negli specchietti di Daruvala, mentre il gruppo si compatta alle spalle di Nissany (quarto, sempre più lontano dai primi) e Iwasa. La DAMS si conferma il team più lento del gruppo a scaldare le gomme. I “DRS train” tuttavia rendono i sorpassi impossibili.

Boschung cede un paio di posizioni prima di ritirarsi all’undicesimo giro per la pompa della benzina, per il resto l’unica manovra che riscuote dal torpore è il sorpassone di Vesti su Doohan alle Acque Minerali al giro 19. Daruvala è minaccioso alle spalle di Armstrong ma questi può contare una maggiore velocità di punta per neutralizzare le manocre dell’indiano.

Negli ultimi giri Hauger e, a sorpresa, Nissany rinvengono sulla coppia di testa. Le DAMS faticano a mandare in temperatura le gomme ma sono anche quelli che le fanno durare di più. In ogni caso le posizioni restano stabili.

Armstrong ottiene la tanto sospirata vittoria in F2. Fa specie pensare che due anni fa era considerato un solido talento al pari di Shwartzman, Ilott, Tsunoda. Sic transit gloria mundi. Al contrario, primo podio per il campione in carica F3 Hauger, mentre Daruvala, secondo al traguardo, guadagna 8 punti che gli permettono di salire in terza posizione in classifica. Punticini anche per Lawson, Drugovich e Pourchaire, autori di qualche sorpasso.

Non lo avrei mai detto, ma è stata più spettacolare la Sprint Race della F1 che della F2. La Feature Race quantomeno è stata più interessante.

Vips e Iwasa scattano male dalla prima fila. Doohan cerca un varco in cui infilarsi ma non si accorge Hauger, partito a razzo dalla quinta posizione. I due vanno a contatto ancora sul rettilineo dei box, il norvegese carambola contro il pitwall e rimbalza in pista. I due vengono evitati dal gruppo ma la SC è un atto dovuto.

Grazia a una partenza a fionda dalla sesta piazza adesso in testa c’è Roy Nissany, che precede Boschung, Iwasa, Vips e Pourchaire. Il primo dei piloti con gomme dure è Daruvala, sesto, che a sua volta precede Armstrong, Lawson e Drugovich, anch’essi con gomme prime.

Per il poleman la gara è in salita ma Vips butta all’aria le possibilità residue quando, alla ripartenza, esce troppo largo dalla Villeneuve (di nuovo!). L’estone pizzica l’erba in accelerazione, si intraversa e infine si insabbia sulle barriere della Tosa. Bella schifezza.

Giro sei, SC di nuovo in pista. Ed è dietro la vettura di sicurezza che si arriva al fatidico ottavo giro, il giro a partire dal quale viene considerato valido il pitstop ai fini della sosta obbligatoria. Tutti i piloti partiti su morbide si fermano per montare le dure mentre gli altri continuano. Iwasa si deve accodare al teammate Nissany e perde svariate posizioni.

Ora la leadership è nelle mani di Daruvala, che precede Armstrong e la coppia mondiale Lawson Drugovich. Non ci si lasci ingannare: sono in una pessima situazione. Per finire sul podio l’indiano dovrebbe guadagnare, a parità di mescola (!), più di 30s (!!!) su piloti che calzano gomme più fresche (!!!). Senza SC l’impresa è votata al fallimento. E così sarà. La classifica virtuale vede invece Nissany davanti a Boschung e Pourchaire.

La gara prosegue piatta per una dozzina di giri. Per vedere un po’ di movimento bisogna aspettare l’effetto del degrado sulle coperture. Come di consueto la prima vittima è Boschung, più efficace in prova che in gara, che viene infilato da Pourchaire con una staccata decisa al Tamburello.

Al 21° giro Nissany, ormai vicino alla prima vittoria nella categoria  (lui che in quattro anni sarò andato a punti una decina di volte), tocca la ghiaia esterna all’uscita della Rivazza, perde il controllo della macchina e sbatte contro il muro . L’israeliano sradica la propria anteriore dx ma riesce a imboccare la corsia dei box ed evita il ricorso alla Safety Car. Ora è Pourchaire a condurre il gruppo dei piloti in regola con le soste.

Sfumata l’unica speranza di ribaltare la situazione, tra il 26° e il 29° giro vanno ai box tutti quelli che dovevano ancora fermarsi. Daruvala mantiene la posizione relativa, ma dopo le soste è solo decimo e staccato di 24s (!) dal nono. L’unico che resta fuori è Drugovich, con il manifesto obiettivo di sperare in una SC.

Per la prima volta in due gare si vede del movimento: Boschung inizia a elargire secondi su secondi e alle sue spalle si forma un trenino. Sargeant supera il tedesco, poi esce alla Gresini e nel rientrare in pista viene infilato da Fittipaldi, che all’allungo successivo avrà ragione di Boschung (il brasiliano non è un habitué della zona punti, tanto che Boschung confesserà che lo ha lasciato passare perché credeva che dovesse ancora fermarsi).

L’azione è subito inibita da Lawson, che a tre giri dalla fine perde la Carlin all’uscita della Tosa e si schianta contro le barriere. Il danno è più morale che materiale, dato che era solo undicesimo.

Sembra essere accaduto proprio quello che invocava Drugovich, ma la direzione gara gli nega il vantaggio instaurando il regime di VSC fino a quando oltrepassa i box, e lo converte in SC subito dopo. Mi viene da pensare che la direzione ha agito in modo da evitare che una SC costituisse un vantaggio esagerato per un solo pilota. In altri termini, ha arbitrariamente evitato che un pilota ricevesse un vantaggio arbitrario.

La gara si conclude sotto SC. In tutta la gara Pourchaire ha condotto solo due giri, ma i più importanti: gli ultimi due. Il francese della ART ritorna alla vittoria e pareggia il credito con la sfortuna maturato in Arabia Saudita. Con lui sul podio sale un incredulo Enzo Fittipaldi, primi punti stagionali ma soprattutto primo podio in carriera dopo essersi qualificato 15°, e Ralph Boschung, al primo podio in una Feature Race.

Con la seconda vittoria in Gara2 su tre weekend, Pourchaire balza di sei posizioni in classifica (!!) e si riporta in testa: 52 punti contro i 50 di Drugovich, oggi frust(r)ato dalla strategia e con un solo punticino. Grazie al podio di Sabato e alla nona posizione di Domenica Daruvala raggiunge la terza piazza con 36 punti. La sua Gara2, come quella di Drugovich e Lawson, è ingiudicabile a causa della strategia ma di sicuro l’indiano ha imparato a star lontano dai casini. Non mi convince ancora sulla velocità, ma sicuramente non è imbelle. Guidare per la Prema è un ulteriore vantaggio da tenere in conto.

Resta quasi a secco Lawson, un punto in tutto il weekend. 36 punti totali per lui. Dopo una brutta posizione nelle martoriate qualifica, in Gara1 ha rimontato al meglio delle possibilità mentre in Gara2 è rimasto vittima delle circostanza. Schiantandosi ci ha rimesso un solo punto. Not great, not terrible.

Pessimo Vips: può autocommiserarsi quanto vuole, resta il fatto che bastava portare la macchina al traguardo per concludere a podio. Gli manca sempre un centesimo per fare una lira. Finora più a causa della sfortuna, ma stavolta può incolpare solo sé stesso. Helmut Marko è molto severo su questi eventi.

Resta un pilota veloce e se conserva la testa si rifarà. E’ ottavo, ha 30 punti ma il primo ne ha solo 52, neanche una Feature Race di distanza. Urge però trovare un po’ di continuità di prestazione  – e anche la Hitech deve migliorare: oggi avevano un solo pit stop, senza neanche troppa pressione, e sono riusciti a sbagliarlo lo stesso.

Alcune menzioni di disonore.

Doohan è riuscito nell’impresa di conquistare tre top3 in qualifica (tra cui una pole) ed essere 17o (!!!) in classifica. Dire che deve concretizzare di più in gara è come dire che il D-Day è stato un picnic in riva al mare. Grazie anche al lavoro egregio di Marino Sato, a secco di punti malgrado il team illustre, la Virtuosi Racing è attualmente l’ultima (!!!) scuderia nella classifica costruttori.

Amaury Cordeel (BEL) Van Amersfoort Racing makes a pit stop.
24.04.2022. FIA Formula 2 Championship, Rd 3, Feature Race, Imola, Italy, Sunday.
– www.xpbimages.com, EMail: requests@xpbimages.com Copyright: XPB Images

Domenica gloriosa per Amaury Cordeel: penalità di 5s per aver oltrepassato ben 4 volte i track limits, una seconda di 10s perché li ha superati  5 volte (!). Alla sesta infrazione dei track limits (!!) la direzione gara gli ha inflitto un Drive Through. Mentre lo scontava tuttavia ha superato il limite di velocità di quasi 40 km/h (!!!) e la direzione gara non ha potuto esimersi dall’assegnargliene un altro. Quando anche in questo supera la velocità consentita, stavolta di 60 km/h (!!!!), la direzione gara (ormai stremata, immagino) gli ha dato anche uno Stop&Go. In tutto questo il team ha compiuto un’infrazione nella procedura di pitstop, rimediando una multa pecuniaria e, infine, 5 posizioni di penalità nelle prossime qualifiche.

Signori, stiamo parlando del primo pilota di F2 capace di prendersi tutte le penalità previste dalla legislazione nell’arco della stessa gara.
Un po’ di curiosità statistiche: con la vittoria nella Sprint Race, Armstrong è diventato il quinto pilota diverso in cinque round a vincere una gara, dall’inizio dell’anno. Discorso analogo per la Hitech. In entrambi i casi l’ultimo precedente risale ai tempi della Gp2, nel 2016. Drugovich, dopo la gara di Sabato, era stato il primo pilota a conservare la leadership in campionato per due gare di fila ma venne subito punito da Pourchaire la Domenica, peraltro il primo pilota quest’anno a vincere più di una gara.

Tutte queste statistiche dicono una cosa sola: il campionato è apertissimo ed entusiasmante. Come sempre, qui in F2.

Lorenzo Giammarini, a.k.a. LG Montoya

 

QUARTARARO VINCE E VOLA IN TESTA AL MONDIALE – PORTIMAO POST GP

Dicevo ai tifosi Yamaha di pazientare, che con l’Europa e l’arrivo dei circuiti di casa “nostra” ad Iwata avrebbe dormito un po’ meglio… 

Il Campione del Mondo in carica sbatte la porta in faccia a tutti i rivali e rifila una paga non indifferente. Nessuna scusa, oggi la Yamaha funzionava benissimo e soprattutto El D1ablo ama follemente Portimao. Ma allora cos’è successo? A cosa è dovuta questa evoluzione di prestazioni? Semplicemente a nulla. Piangere quando le cose non vanno bene è diventato sport nazionale, adesso la M1 è una gran moto ma nessuno si chiede cosa succede al povero Franco Morbidelli (che fermo non è) che prende una delle paghe più allucinanti della storia dei Team Factory (guida la Yamaha da anni ormai).

Quartararo vince a Portimao e si porta in testa al Mondiale, ringraziando il lavoro a dir poco egregio di Jack Miller che stende il povero Joan Mir in staccata alla curva 1. It’s racing baby…

Per la cronaca sul podio ci finiscono il buon Zarco ed un ottimo Aleix Espargaró. Aprilia perde, con questo podio, le concessioni nell’attesa che Vinales capisca a fondo la RS-GP.

Chi esce a testa altissima è Alex Rins, il centauro Suzuki compie una partenza eccelsa ed un recupero incredibile piazzandosi in 4^ posizione. Complice lo strike di Miller su Mir, Alex allunga in classifica sul compagno di marca ed è uno dei candidati al titolo Mondiale e lo sarà ancora di più se, come sembra, Livio Suppo riuscisse a fargli fare quel “click” mentale sulla gestione gara.

Soltanto un 5° posto per il padrone di casa, Miguel Oliveira che è la miglior KTM. Non pervenute le altre. Sarei molto curioso di vederlo all’opera su una moto diversa…

Cosa non mi è piaciuto? La gara di Marc. Quello lì non era Marc Marquez bensì Stefan Bradl. A parte gli scherzi, gara “opaca” per il Marziano che ci ha davvero abituato male. L’impressione dal divano, ripeto DAL DIVANO, è che lui li a Portimao in condizioni di asciutto l’anteriore non lo aveva in mano assolutamente. Con gara bagnata staremmo celebrando la vittoria…. Mette punti in cascina rispetto a Mir e Bagnaia ma ne perde tanti da Quartararo. Il Mondiale adesso deve farlo sul francese.

Cosa mi è piaciuto? La gara e le palle di Alex Marquez. Chiunque avrebbe pensato che il due volte Campione del Mondo lasciasse spazio al fratello maggiore, invece Alex glia ha tirato una staccata da paura, mostrando al mondo che merita quel posto (su una moto diversa a mio avviso).

https://twitter.com/MotoGP/status/1518213480247136258?t=qSQrReBgGWqGIvPPixEvhA&s=19

Bello e commovente l’abbraccio a Pecco Bagnaia , tutto molto Hollywood lasciatemi dire. Non ho visto lo stesso per Bastianini, anzi è palese la “disparità” di trattamento TECNICO E MEDIATICO tra i due. Eppure il figlioccio di Pernat ha vinto due gare, dato una sonora paga fin qui al nipote del “Dio delle moto” però sembra non bastare…

Bastianini e Bagnaia hanno corso doloranti il GP, Enea è finito in terra così come Martin, Miller e Di Giannantonio… Pecco ha chiuso 8°, non male pensando a come poteva finire, malissimo pensando al mondiale. A furia di dire adesso arriva, rischiamo di arrivare al Mugello ancora a secco…

MERCATO PILOTI

Assodato che Pol Espargaró si è giocato il posto in HRC Factory, e vale lo stesso per Jack Miller, resta da capire cosa vorrà fare Fabio Quartararo.

Il Pilota Yamaha è il vero ago della bilancia che potrebbe scatenare il domino. Rins è vicino al rinnovo con Suzuki, mentre Mir dovrebbe avere il coraggio di firmare il contratto con HRC. Jorge Martin è spinto nientemeno che da Dorna per avere il posto in Ducati Factory e nessuno mi toglie dalla testa che una volta in sella alla GP23 del Team Ufficiale comincerà a volare. Nessun Pilota clienti può e deve vincere il Mondiale, Stoner (2006) docet.

Il Mondiale arriverà già questa domenica a Jerez della Frontera, che sarà un banco di prova importantissimo per Bagnaia ed il Team Ducati Factory. Anche per Marc Marquez sarà importante arrivare almeno sul podio, in una pista che non ama particolarmente. Loro due saranno i Piloti da attenzionare per il weekend, il Gap da recuperare non è molto, però non ci possono essere altri passi falsi.

 

 

Francky