BASTIAN CONTRARIO: LA RISSA

Il GP del Messico si preannunciava caldo, non tanto per le temperatura dell’aria e quindi della pista, quanto per il pubblico e quindi per i tifosi di Perez. A Liberty Media la “fiesta” sugli spalti e in pista piace tantissimo: folclore, balletti, bimbi in primo piano e tutte quelle frivolezze da dare in pasto al pubblico… quello che sta sul divano soprattutto. Peccato (per Liberty Media) che il pubblico che sta a casa, non è (per fortuna) completamente lobotomizzato e peccato (sempre per l’organizzatore), che, il folclore spacciato per fiesta in salsa tacos, tutto sia stato tranne che intrattenimento gioioso. Di fatto domenica scorsa abbiamo assistito, letteralmente parlando, ad una vera e propria rissa, la quale è iniziata ben prima del gp messicano stesso. Forse, per questi animi esacerbati, dobbiamo ringraziare innanzitutto proprio Red Bull, all’interno della quale vi è ormai da tempo una rissa (anche se si legge lotta di potere) tra Horner che vuole fare definitivamente la scalata, visto che il patron è ormai passato a miglior vita, ed Helmut Marko figura mistica che un giorno i posteri ci diranno, ufficialmente, come risulta nel libro paga dei bibitari, anche se sappiamo tutti qual è la sua funzione. Proprio quest’ultimo settimane fa, con un tempismo perfetto, accese la miccia classificando i piloti di sangue sudamericano. Mai tacere fu più giusto e, invece, “l’eminenza grigia” bibitara di stare zitto proprio non ne vuole sapere e apriti cielo su accuse di razzismo e tutte le terminologie che si concludono con “ismo”, che in questo periodo storico di perbenismo imperante tanto vanno di moda. Al di là del fatto che quanto affermato dal (poco) buon Marko, lascia il tempo che trova (lo farei confrontare tranquillamente con Ayrton a riguardo… purtroppo ahi noi non si può), il fatto è che avrebbe dovuto sapere che affermare certe opinioni (che appunto sono discutibili… opinabili) avrebbe esacerbato gli animi e, considerando la scaltrezza dell’uomo in questione, dubito che non sapesse a cosa si sarebbe andato incontro, quindi Helumt è doppiamente correo. A questo si aggiunga che ormai Perez è stato letteralmente stritolato dal sistema bibitaro e tant’è per arrivare a quanto abbiamo assistito. I tifosi messicani hanno iniziato le rappresaglie, a partire da Austin, fischiando proprio il compagno, ed hanno concluso in maniera coerente e “degna” a casa loro, prima prendendosi letteralmente a mazzate sulle gradinate degli spalti (non ho mai visto in trent’anni di F1 un solo screzio tra tifosi di motor sport, figuriamoci quello spettacolo indecoroso che è andato in 4K HD in diretta sui social) e poi fischiando Charles, il quale, da signore che è, ci ha tenuto a specificare e a giustificarsi che non sapeva dove andare visto che non aveva spazio. Che vergogna e che sconfitta per il nostro sport. Sono del parere che Liberty Media debba riflettere non poco sul modello comunicativo così esasperato che si offre alle masse e, con essa, dovrebbero riflettere anche le varie emittenti private, che hanno i diritti esclusivi di mostrare ciò che noi appassionati vogliamo vedere, con i loro commenti urlati ed isterici sempre alla ricerca del nomignolo da affibbiare a quello e all’altro pilota. Inutile lamentarsi se si educano soprattutto le nuove generazioni a credere che il tifo nel motor sport sia riconducibile a quello calcistico, il quale ha abbondantemente dimostrato quanto sia sbagliato e, appunto, violento. Di certo non è mia intenzione scrivere un  trattato di sociologia su queste righe, sia perché in questa rubrica si parla di F1 e sia perché comunque non ne sono all’altezza, solo che, viva Dio, è giusto gridare una verità che penso tutti dovrebbero dover condividere senza remore e cioè che è quella di tenere lontano il tifo da hooligans fuori dal motor sport e di portare rispetto per i venti piloti che ogni domenica scendono in pista e che, ebbene sì, rischiano anche la vita per farci divertire ed emozionare.

Le uniche risse, sportivamente parlando, di cui veramente vorrei parlare, sono quelle che succedono in pista e lo start del GP di domenica scorsa non ha deluso in tal senso. Sia Ferrari, a partire dai suoi due piloti, che proprio lo stesso Checo, hanno di che riflettere in questa settimana che ci avvicina all’imminente GP carioca. Inaspettatamente Ferrari al sabato (che linearità senza la Sprint Race!), conquista una magistrale prima fila: avere Charles in pole ormai non fa più notizia, sicuro non ci aspettavamo che Carlos potesse andare a fare filotto, blindando le prime due posizioni. Mi chiedo cosa sia passato nei cervelli di Charles&Carlos allo spegnersi dei semafori, o forse mi dovrei chiedere come funziona il software della partenza delle Rosse, visto e considerato che, quando monopolizzi una prima fila, hai il dovere di difenderla con i denti e le unghie. Sia chiaro, senza la rissa accorsa in curva uno, Ferrari comunque non avrebbe vinto, almeno avremmo potuto gestire la prima parte di gara guadagnando più tempo possibile e, forse, aspirare a qualcosa di più di un terzo posto che, diciamoci la verità, calza veramente stretto e il volto di Le Clerc sul podio, parlava chiaro a riguardo. Eppure il monegasco non può che biasimare se stesso per quanto successo perché, conti alla mano, in macchina c’è lui e non gli ingegneri che gli settano il suddetto software. L’errore è stato duplice, perché oltre a cannare la partenza, ci si è permessi di farlo con Verstappen alle spalle, il quale dal canto suo, non ha fatto altro che fare il suo dovere e quindi passare e vincere appena superato indenne curva uno. Ascoltando Pino Allievi, sembra che monsieur “ovviò” Vasseur, abbia sbraitato in pubblica piazza (come Arrivabene insegna… sigh!) contro tutti, richiamando ognuno alle proprie responsabilità… l’ovvio appunto. Sbraitare dicevo, perché forse il TP Rosso inizia a sentire la pressione della squadra (e non siamo nemmeno alla conclusione del suo primo anno!) e, cito testuali parole, “la sedia scricchiolare”. Sia chiaro che qui nessuno sta dicendo che verrà rimosso (anche se in quel di Maranello tutto può essere), solo che si mastica amaro, visto che il francese era stato designato come il messia che doveva far risorgere la Scuderia dalle “macerie che ha trovato”… intanto, grazie a quelle “macerie”, Ferrari, ad oggi, è l’unica scuderia ad aver vinto in questo mondiale a parte Red Bull! Eppure la rissa che attende Vasseur al momento è nulla a confronto di quella che deve affrontare Perez: forse le parole del padre lo hanno caricato troppo, forse l’aria rarefatta del circuito Hermanos Rodriguez gli avrà fatto male, fatto sta che, con quella manovra kamikaze che tutto il mondo ha visto, ha con molta probabilità sugellato la fine della sua carriera in Red Bull: allo stato attuale sarà un autentico miracolo (alla faccia di ciò che ha detto il padre!) se lo rivedremo l’anno prossimo al fianco di Verstappen. Lo stato mentale raggiunto dal pilota messicano è tutto in quella manovra e, quando un pilota di quella esperienza arriva a rotta di collo in quel modo, beh forse è arrivato il momento di fermarsi, quanto meno nel riflettere se è ancora il caso di continuare o cambiare aria (inteso come squadra… ammesso che qualcuno se lo prenda).

Dio ti ringrazio, ci siamo lasciati alle spalle il confine messicano ed è già ora di “torcida”, anche se questa verrà rovinata dal solito format spoiler partenza, chiamato Sprint Race, augurandoci che questo, almeno in pista, ci dia lo spunto per qualche bella rissa sportiva; Verstappen permettendo

 

Vito Quaranta

VERSTAPPEN VINCE IN MESSICO ED EGUAGLIA PROST

Sarò breve, visto che tanto passerete subito a leggere i PS.
Breve come l’illusione che la Ferrari ha dato ai suoi tifosi monopolizzando la prima fila. A me sono tornate in mente le prime file gialle del 1979 e 1980, quando in qualifica la Renault aumentava la pressione del turbo e, salvo rarissime occasioni, perdeva le prime due posizioni prima di arrivare alla prima staccata, a causa del famigerato ritardo di risposta del turbo.

E allo spegnimento dei semafori le due rosse partono come le due gialle all’epoca, al rallentatore, con le due Red Bull che accerchiano Leclerc alla staccata della prima curva. Perez, all’esterno, ci arriva per primo, ma la imposta come se all’interno non ci fosse nessuno, e tocca violentemente Leclerc, finendo la sua corsa nella via di fuga. Per lui sarà un meritatissimo ritiro, proprio davanti al suo pubblico.

Con Verstappen davanti, Charles deve fare i conti con un danno all’ala anteriore, cui si è staccata la bandella di sinistra e, per recuperarla, la direzione gara deve neutralizzare la gara con la Virtual Safety Car.

Al giro 10, Max comanda davanti alle due Ferrari e al sorprendente Ricciardo, che viene superato da Hamilton al giro successivo.

Al giro 19 si ferma Verstappen, il che fa pensare che l’olandese abbia una strategia a due soste. In testa alla corsa si ritrova quindi Leclerc, seguito da Sainz che ha Hamilton attaccato agli scarichi da diversi giri. Non riuscendo a passare, l’inglese tenta l’undercut fermandosi al giro 25. Carlos non lo imita, e l’ingegnere lo informa che la sua gara sarà ad una sosta sola.

Al giro 29, Max raggiunge lo spagnolo e lo supera come se fosse fermo. Leclerc è 8 secondi più avanti e comunica al suo ingegnere di essere in grado di proseguire ad un buon ritmo ancora per diversi giri.

Lo stop di Sainz arriva al giro 31, dopo che i suoi tempi si erano alzati in maniera preoccupante. Al giro successivo è il turno di Leclerc, I due ferraristi dovranno fare quasi 40 giri con la gomma più dura.

Al giro 34, Magnussen sbatte violentemente e la direzione gara è costretta a sospendere la gara. Leclerc ne approfitta per cambiare l’ala, e le due Mercedes per montare le gomme a mescola media, mentre Verstappen e le Ferrari tengono quella più dura.

Si riprende dal giro 36 con partenza da fermo e questa volta non succede nulla. Bastano 3 giri ad Hamilton per passare Leclerc. Anche Russell prova ad attaccare Sainz, ma senza successo.

 Al giro 53, Verstappen ha già accumulato 10 secondi di vantaggio su Hamilton, il quale ne ha 5 su Leclerc.

Gli ultimi 20 giri regalano emozioni solo nelle retrovie, soprattutto grazie a Norris che riesce a risalire fino al quinto posto, dopo essere partito ultimo, avere rimontato fino alla 10a posizione ed essere ripiombato in 14a dopo la seconda partenza.

Finisce così con Verstappen che vince la sua 51a gara, come il Professore, la 16a in stagione, davanti ad Hamilton, Leclerc, Sainz, Norris, Russell, il redivivo Ricciardo, Piastri, Albon e Ocon.

Ancora una pausa di una sola settimana, e si tornerà ad Interlagos, per un week-end con gara sprint. Si spera nella pioggia per portare qualcosa di diverso dal solito.

P.S. Pur non concretizzando in gara, se la SF-23 è una monoposto in grado di infilare qualche pole, ed evidentemente tanto scadente non sarà. Così come non sono macchine scarse nè la McLaren nè la Mercedes, visto che sono capaci di sprazzi di competitività notevoli. E che, aggiungo, sono costantemente davanti ad una Red Bull, quella di Perez. Questo fa supporre che la RB19 non sia effettivamente eccezionale, ma semplicemente un’ottima macchina in mano ad un team che la sa gestire e ad un pilota super. E viene il dubbio che anche le altre tre monoposto non siano vincenti non a causa delle loro caratteristiche ma del materiale umano che le gestisce.

P.S. 2. Celebrare la festa dei morti durante un Gran Premio di Formula 1 lo trovo di pessimo gusto. 

P.S. 3. Fischiare un pilota reo di avere buttato fuori l’idolo di casa, e menare la gente solo perchè porta le magliette rosse (ci sono i video che girano sui social) è ancora più di pessimo gusto.

P.S. 4. Il padre di Perez che pontifica nei box è ugualmente di pessimo gusto, almeno quanto Horner che dichiara che le voci di un ritiro del messicano a fine stagione sono infondate, e che il loro rapporto è ottimo. A meno che, visto che vuol far fuori Marko, il quale notoriamente odia il “sudamericano”, non abbia preso una posizione opposta giusto per non essere d’accordo con lui.

P.S. 5. La chiusura di Perez alla prima curva, come se non ci fosse nessuno all’interno, dimostra che ha ragione Marko. Per lui è ora di cambiare mestiere così come per Helmut di andare in pensione.

MART1NATOR DOMINATORE DEL THAI. – MOTOGP GRAN PREMIO DI THAILANDIA

Jorge Martin domina in Thailandia, vincendo la Sprint e la Gara. Si riporta a -13 da Bagnaia, mondiale sempre più in bilico.

Le urla dei GP scorsi nel Box Ducati Lenovo Team, dopo l’errore di Martin in Indonesia che ha spalancato le porte della vittoria a Bagnaia e quelle dell’Australia dove la soft del Maiorchino non ha retto dopo una gara dominata, sono la perfetta rappresentazione di ciò che sta accadendo. Il Mondiale sta lentamente cambiando padrone, lo sanno nel Team, lo sa Bagnaia, lo sa Martin e soprattutto quella vecchia volpe di Borsoi.

Jorge Martin è un pericolo costante, frena meglio ed anche osservando i dati nel box di Bagnaia sono in netta difficoltà ad arginare lo strapotere del Maiorchino. Non l’hanno mai fatto se non per un chiaro e palese errore diretto di Martin.

Nel weekend appena concluso Jorge Martin ha letteralmente dominato, facendo segnare la pole position con un tempo stratosferico mentre Bagnaia chiude soltanto in seconda fila. Una brutta partenza in gara Sprint gli costa molti punti anche perché non riesce a riportarsi sugli inseguitori, il passo lo aveva ma la lotta tra Zarco ed Alex Marquez gli ha fatto perdere moltissimo tempo.

La gara della domenica è stata tra le più belle che io ricordi negli ultimi anni, riportandoci indietro di qualche anno. Abbiamo rivisto finalmente uno scontro al vertice, come accadeva nei tempi d’oro. La partenza di Martin è stata fenomenale, ha amministrato questa maledetta Michelin, ed ha tenuto il gruppo compatto.

Tatticamente era la cosa migliore da fare, tecnicamente era molto difficile per uno come Martin. Il maiorchino ama andare in testa e fare ritmo, è velocissimo ma con questi pneumatici non puoi farlo perché o finiscono o ti stendi (quanto manchi Bridgestone!!!). Brad Binder sta zitto e buono per 18 giri per poi sferrare l’attacco dopo una lunga serie di tentativi andati a vuoto. Nasce una bagarre tra i due bellissima che si protrae fino all’ultima curva come ai bei tempi tra Marquez e Dovizioso.

Bagnaia nonostante la bella rimonta non è mai veramente della partita, si stava staccando quando mancavano 5 giri ma l’inizio della bagarre tra Binder e Martin gli ha permesso di rimanere attaccato senza mai però riuscire a potare un attacco decisivo. Riesce a prendersi il 2° posto grazie alla penalità data a Binder per aver pizzicato il “verde” nell’ultimo giro.

I due Piloti sono divisi da soli 13 punti quando mancano 3 GP alla fine. La Malesia dove entrambi sono fortissimi e dove potrebbe piovere, il Qatar con il circuito di Losail che è appannaggio Ducati e dove lo scorso anno Bagnaia scivolò mentre tentava il sorpasso proprio su Martin ed infine Valencia.

Tecnicamente anche Bezzecchi è in lizza per il Mondiale, probabilmente fino al prossimo GP quando verrà matematicamente escluso.

 

IL RESTO DEL MONDO!?

Mentre Brad Binder lotta per le vittoria, le altre KTM arrivano agli ultimi tre posti della classifica. Siamo sicuri di dargli la KTM di GasGas a quello che si preannuncia come un kraken!? Altro spunto interessante, Fabio Quartararo ha appena superato in classifica generale il pilota Factory KTM Jack Miller.

La Honda è tenuta a galla dal solito Marquez, che in gara sprint regala spettacolo con Aleix Espargaro rifilando 7 secondi in 13 giri a Joan Mir. In gara chiude in top10 regalando battaglie con Bagnaia ed Espargaro e perdendo nel finale la posizione da un ottimo Quartararo che salva la baracca Yamaha.

Aprilia in crisi nera anche qui, dopo la penalità di 3″ ad Aleix ed il ritro anzitempo per problema tecnico di Vinales. È sparita quella che ad inizio stagione sembrava una moto in grado di lottare davvero per il Mondiale.

MERCATO.

Manca ancora il nome del Pilota HRC. La casa motociclistica più vincente al Mondo non ha ancora un Pilota per il 2024,  il mondo si è ribaltato. Fabio Diggiannantonio è l’unico attualmente libero sul mercato. Honda potrebbe pensare a qualcuno di Aprilia anche se personalmente avrei promosso qualcuno dalla Moto2. Chi!? Fermin Aldeguer.

 

Francky

 

 

 

F1 2023 – GRAN PREMIO DEL MESSICO

Dal Texas al Messico il passo è breve ma il cambiamento di atmosfera sarà notevole, in tutti i sensi. Per la seconda tappa del trittico oltreoceano, che poi volendo sono quattro se ci mettiamo Las Vegas a metà Novembre, si torna ai 2300 metri di altitudine di Città del Messico, una condizione che potrebbe variare i valori in campo visti ad Austin.

Considerando la minore resistenza generata dall’aria, tutte le monoposto dovrebbero viaggiare con configurazioni aerodinamiche più cariche, e in ogni caso, saranno avvantaggiate quelle monoposto che sono capaci di generare downforce dal corpo vettura. Questo ovviamente mette in pole la Red Bull e molto meno la Ferrari ma tanto farà anche la capacità delle monoposto di viaggiare con assetti molto vicini al fondo stradale.

immagine da paddocknews24.com

Per contro dal lato PU, la rossa dovrebbe riuscire a dare qualcosa in più ma sappiamo che il turbo è una bestia strana e farlo girare a giri più elevati per compensare la minore quantità di ossigeno a disposizione potrebbe provocare dei bei fuochi d’artificio.

Si correrà quasi in corrispondenza del dia del los muertos, quasi una celebrazione di questo mondiale 2023 ammazzato praticamente nella culla dal duo Verstappen/Red Bull. Proprio l’olandese sarà l’osservato speciale del pubblico messicano che quasi sicuramente lo prenderà di mira in difesa dell’idolo locale Perez. Anche Marko farebbe bene a farsi vedere poco in giro e, ben più importante, tenere la bocca chiusa almeno per questo weekend.

Facezie a parte, per Perez potrebbe essere un’ottima occasione per tornare a lottare, se non per la vittoria, almeno per restare vicino al suo team mate. L’aria di casa e l’avere sotto le terga una RB19 dovrebbero essere un incentivo più che valido per un ottimo weekend.

immagine da sports.yahoo.com

Con tutta probabilità il triello Mercedes – McLaren – Ferrari si accapiglierà per il podio. Il circuito messicano è da sempre difficile da interpretare perchè offre grandi miglioramenti dalle prove libere a quelle ufficiali, per cui sarà complicato trovare il giusto setup che sarà necessariamente di compromesso. Vediamo quale altra grande strategia si inventerà la Ferrari per rovinare la gara dei suoi piloti, che ormai non vedono l’ora che finisca lo scempio di questo 2023.

Pirelli porterà le tre mescole più morbide a disposizione. Mescole più morbide vuol dire più degrado e potenzialmente più soste ai box nel tentativo di creare più variabili. Vedremo se funzionerà.

Gran premio che sarà occasione di rivincita per tanti: Leclerc in primis, ormai sempre più “alesizzato” per colpa di un team che mal lo supporta, Norris che ad Austin ha dato ragione a chi grida alka sua “hulkembergizzazione”, Perez che deve evitare l’ennesima batosta da parte del 33 olandese, Ricciardo reduce da un lungo stop e che in Messico è sempre andato forte.

Chiudo con Sainz. Lo spagnolo è forte e sembra avere la capacità di “massimizzare” maggiore drl suo team mate. E, cosa non secondaria, più abile dal punto di vista “politico” nel team. Ottimo elemento eppure…non posso fare a meno di storcere il naso quando Leclerc gli finisce dietro. Vero è che l’importante è che vinca la Ferrari ma non posso non pensare allo spreco in atto del talento del monegasco che tra ditini, monoposto imbarazzanti e poca protezione mediatica sta rendendo molto meno di quanto potrebbe. Al punto che sarei felice di vederlo in un’altra squadra.

*immagine in evidenza da automobilismo.it

Rocco Alessandro

BASTIAN CONTRARIO: IL BLUFF

Dall’enciclopedia Treccani il significato di bluff viene cosi riportato:

“(voce proveniente dall’olandese bluffen «vantarsi» o verbluffen «confondere, fuorviare»)” , quando si dice il caso aggiungo, “usato in ital. al masch. – 1. Il fingere di avere carte buone in mano nei giochi di carte e spec. nel poker, comportandosi in modo da far credere agli avversari di avere un gioco più alto e indurli così a ritirarsi. 2. estens. Vanteria infondata, montatura, finzione, soprattutto al fine di far credere a concorrenti o avversari di avere possibilità che in realtà non si hanno”.

Specificare il significato di questo termine è doveroso, dopo quanto visto nel GP texano di domenica scorsa, perché di bluff giocati ce ne sono stati a iosa e, naturalmente, il sottoscritto non risparmierà nessuno. Il primo della lista è proprio Lando Norris che, assieme al suo arrembante compagno di squadra, stanno portando in alto la rinata McLaren. Sia Piastri che appunto Norris, sono due ottimi piloti ci mancherebbe e, sebbene il primo stia mostrando quanto di vero si diceva sul suo conto, il secondo non sta facendo altro che confermare quanto già fatto vedere sino ad ora. Eppure ci andrei piano con le magnificazioni, perché proprio a partire da Oscar, ne ha ancora di esperienza da maturare sul campo ed è tutto da dimostrare se sarà all’altezza del compito che gli verrà assegnato, quando e se avrà un mezzo competitivo che gli permetterà di lottare per il titolo. Il confine è labile da potenziale campione a bluff e quanto fatto vedere in Giappone in partenza contro Verstappen, ha lasciato l’amaro in bocca dato che si è fatto accompagnare gentilmente fuori pista dal campione olandese. Piastri al momento ha la scusante dell’inesperienza, che contro una bestia come Max conta eccome, quindi lo rimandiamo a tempi migliori. Chi invece non ha sconti è il suo compagno di squadra, il quale proprio domenica ha dimostrato palese mancanza di sangue freddo. Norris è un potenziale campione o un bluff? In gara l’inglese era saldo primo e così sarebbe stato fino alla fine (salvo giocarsela con il campione olandese proprio nelle battute finali) del GP, quando all’improvviso sbaglia clamorosamente una staccata e, per giunta, ciò è successo quando era solo con un buon margine di vantaggio sul diretto avversario. Domenica scorsa, Norris aveva la possibilità concreta di regalare alla sua squadra l’ennesima vittoria della sua storia e, soprattutto, di festeggiare i suoi primi cento GP, con una sontuosa vittoria, in quanto la RB19 di Verstappen, almeno domenica, non era l’astronave che salutava tutti e aspettava la compagnia al traguardo. Red Bull, per ovvi motivi, ha smesso di sviluppare l’attuale monoposto e arriverà a fine mondiale per inerzia, come si suol dire, (tanto, col potenziale che ha a disposizione, basta e avanza) ed infatti Max la vittoria se l’è dovuta sudare d’esperienza assieme alla squadra. Il buon Lando, dicevo, ha mancato di sangue freddo proprio nel momento in cui serviva: con una macchina un secondo al giro più veloce della concorrenza, sono tutti bravi a vincere, mentre il campione, il killer instinct, lo vedi proprio nelle situazioni in cui la gara è tirata e devi dare il massimo per portare a casa il risultato. Per la seconda volta nella sua carriera, Norris ha mancato l’occasione giusta di vincere: la prima è stata a Sochi nel 2021, quando all’improvviso venne giù una pioggia torrenziale e lui si ostinò, contro il parere della squadra, a rimanere in pista con le slick, mancando palesemente di lucidità (e sangue freddo appunto!), venendo così raggiunto da tutti e regalando la vittoria a chi gli stava dietro (Hamilton, of course). Allo stesso modo, ad Austin, l’inglese ha sbagliato e ciò che è peggio è che era solo, come ho già anticipato, donando cosi la vittoria al mai sazio campione del mondo (certi sbagli, con Verstappen alle calcagna, non te li puoi permettere). Si dice “due indizi fanno una prova” ed in questo il buon Lando ha tutte le prove contro. Con una McLaren in forte ascesa, dove tutto lascia presagire che l’anno prossimo se la giocherà con Red Bull… sperando che siano della partita altre scuderie (no, non sperate in Ferrari!), sarà necessario tutta la concentrazione ed il sangue freddo possibile, al fine di poter lottare contro il cannibale Verstappen, il quale proprio in quel di Austin ha dimostrato che, a parità di mezzo, fa comunque la differenza (che spreco averlo visto correre in solitaria per tutto il mondiale) e che non lascerà mai nulla al caso. Lando è un bluff o un potenziale campione? Credo e spero che l’anno prossimo avremo la possibilità di dare una risposta a questa domanda.

Chi ha bluffato, e malamente anche, è stata AMG che in piena crisi mistica ha cannato completamente la gara del suo campione, prima con la strategia e poi facendolo escludere dalla gara a causa dell’assottigliamento, oltre quanto stabilito dal regolamento, del pattino sottostante la monoposto. Belli i tempi in cui Lewis dava trenta secondi a chi lo seguiva (che poi era il compagno di squadra) e si potevano fare tutte le strategie possibili con la dovuta calma. La Mercedes non è nuova a questi svarioni quando è sotto pressione e, domenica scorsa, ha confermato questa tendenza. Eppure l’epta campione, nonostante tutto quello che gli è successo, se la rideva perché ha fatto capire che la squadra sembra aver imboccato la strada giusta e, quando uno come Lewis sorride nonostante il risultato negativo conquistato, è meglio preoccuparsi. Certo che se dobbiamo parlare di bluff, allora, sul gradino più alto del podio ci sale con certezza Aston Martin, assieme al fake show dato dalla sprint Race. Vedete, questo format di positivo ha una cosa e cioè che sta lentamente mettendo d’accordo tutti, puristi e zombi che accettano tutto passivamente, sul fatto che sia totalmente inadeguato a questo sport: che gioia c’è nel vedere le qualifiche di sabato, quando abbiamo già visto tutto al venerdì? Che gusto c’è vedere una mini gara, quando poi ha solo lo scopo di spoilerare la partenza della domenica e da alcuni viene addirittura utilizzata come “FP” per provare come funzionano le gomme (spettacolare come Ferrari abbia usato Sainz come fosse una provetta per raccogliere dati sulle soft… soft che poi in gara sono state categoricamente scartate!). Fosse solo questo il problema. Il bluff Aston, capendo che gli aggiornamenti portati non andavano (proprio durante la Sprint… sigh), ha pensato bene di smantellare la macchina di ambo i piloti e farli partire dal confine messicano, con il risultato (vincente), di portare entrambe le vetture a punti e pazienza che poi “Calimero” Alonso, abbia pagato pegno nel doversi ritirare. Aston ad inizio mondiale aveva ben altre aspettative… un bluff appunto, per come si è persa per strada, così come è un bluff questa sciagurata Federazione, la quale prende random quattro vetture e due (il cinquanta percento!) di queste risultano irregolari: ormai anche i sassi hanno capito che se avessero controllato tutte e venti le monoposto sicuro mezza griglia di partenza sarebbe stata squalificata… che vergogna!

Mi lascio la bomba atomica alla fine che è per Ferrari, neanche a dirlo. Charles è campione o un bluff? Me lo chiedo perché un campione con la “C” maiuscola non è un cannibale solo in pista, bensì lo è anche fuori; all’interno del box. Il talento del monegasco è fuori discussione ed il camera car della sua partenza contro Verstappen lo scagiona totalmente (sembrava si fosse fatto accompagnare da Max, quando invece il campione ha solo chiuso bene la porta visto che il ferrarista partendo male, si stava infilando in un punto impossibile) dalla presunta remissività. Venerdì il campione (in pectore) della Rossa, ha regalato a tutti noi una stupenda pole (assurdo quante pole abbia Charles a fronte delle vittorie concretizzate) che purtroppo è stata vanificata alla partenza… ci sta. Quello che non ci sta è il non puntare i piedi con la squadra, quello che non ci sta è che viene fatto gareggiare con il “plan D” e cioè con una singola sosta, quando era risaputo che la più veloce era quella data a Carlos (podio meritato e tutti muti!) e allora mi chiedo cosa passa per la testa al monegasco? Un campione è dentro e fuori la pista e, a mio avviso, è giunto il momento che il buon Charles inizi ad impuntarsi con i piedi ben piantati a terra se vuole cavare un ragno dal buco, quegli stessi piedi che non ha voluto (o non ha potuto?) puntare per evitare che la squadra venisse smantellata per ricominciare tutto d’accapo. La fenice McLaren insegna: se questa è tornata forte non è perché hanno smembrato una squadra e, allo stesso modo, forse il campione monegasco avrebbe dovuto lottare di più nel difendere quanto ottenuto con la squadra 2022. Sia chiaro, non sto dicendo che è colpa sua per quanto accorso, sto semplicemente dicendo che forse non si è “emozionato” abbastanza per chi lo ha messo in condizioni di vivere da protagonista l’anno scorso. I risultati sono sotto gli occhi di tutti: ora si deve ricominciare da zero, sperando che “l’obiettivo 2026” non sia l’ennesimo bluff rosso

 

Vito Quaranta