Hamilton eguaglia Prost, Verstappen imita Mansell, Vettel come Paperino

“Siamo più veloci di gran parte delle persone che ci stanno davanti”.
“Non capiamo perchè con le supersoft eravamo più veloci”.
“Non c’è nulla di sbagliato”.

Queste erano le frasi che il buon Sebastian pronunciava, condite da una parolaccia, davanti alla inviata di Sky che gli chiedeva lumi sul deludente risultato della qualifica. Visto ciò che è successo fino ad ora in questa sfortunata stagione, era difficile credergli. E invece la meteoropatica SF16-H, macchina che funziona benissimo quando l’asfalto è fra i 30 e 30.5 gradi centigradi, oggi ha mantenuto le promesse, e guidata da un Vettel col coltello fra i denti ha portato a casa un grandissimo risultato, un terzo posto festeggiatissimo dal team che ha tanto ricordato gli entusiasmi degli anni fra il ’91 e il ’95 quando questo era il risultato massimo cui poteva aspirare l’unico tifoso ferrarista che abbia mai guidato in F1, Jean Alesi.

[update]Peccato solo che negli ultimi giri il tedesco se ne sia uscito in radio con una serie di vaffa rivolti anche al buon Charlie, per la mancata immediata penalizzazione del ragazzino (forse non sa che in direzione corsa si dorme bene), e ovviamente all’ex collaboratore di Bernie degli anni d’oro non è parso vero di fargliela pagare dandogli l’idea di avere guadagnato l’agognato podio per poi toglierglielo qualche ora dopo a favore dell’odiato ex-compagno di squadra. Va detto che, a norma di regolamento e stando alle disposizioni date ad Austin, la penalizzazione non poteva non essere data. Ma ironicamente ne fa le spese non Verstappen, grazie al quale la norma era stata introdotta, ma uno di quelli che si lamentava di più, il quale è stato indotto alla manovra vietata proprio da Max. Per questo non è sbagliato paragonare Seb al povero Paperino, sempre vittima del suo caratteraccio e sempre incline ad invocare sfortune e ingiustizie varie.[/update]

Anche perchè davanti non c’è stata storia, le due Mercedes hanno tenuto il solito margine di sicurezza arrivando all’ennesima doppietta senza un minimo di incertezza nè di lotta. Con Hamilton rigorosamente davanti, sempre nell’ottica di rimandare il più possibile la conclusione del mondiale, che pare già promesso da tempo a Rosberg, il quale pure se lo merita.

Ma torniamo a ciò che è successo negli ultimi giri, che hanno compensato la tremenda noi delle prime 70 tornate. Va fatta una premessa: pare che la FIA abbia deciso di usare di meno il tanto contestato strumento della penalizzazione. Dopo la sanzione inflitta a Rosberg in Malesia per il contatto con Raikkonen, molti incidenti simili sono stati considerati, giustamente, situazioni di gara, e pertanto non sanzionati.

E anche oggi l’hanno passata liscia, fra gli altri, Hamilton per il taglio della seconda curva e Verstappen per la ruotata a Rosberg alla prima curva. E nella corrida finale l’impressione è stata che la penalità a Verstappen non fosse poi così scontata. Probabilmente la Ferrari ha (finalmente) fatto molta pressione, e i 5 sec. (giusti) sono arrivati quando il ragazzino era già sul podio. Ragazzino il quale ha dato dimostrazione di grande pelo sullo stomaco, con un comportamento degno del miglior Mansell. Con una importante differenza: da Mansell questo si poteva anche accettare, perchè all’epoca non si andava tanto per il sottile. Ma oggi è un’altra storia, e Max avrebbe di sicuro fatto miglior figura se avesse lasciato subito la posizione a Vettel, il quale peraltro ha potuto, così, continuare la striscia di lamenti via radio che l’hanno visto dare dell’idiota ad Alonso in prova e dello stupido a Massa nella prima parte della gara, per poi dirne di tutti i colori allo stesso Verstappen e a Whiting nel finale [update: Charlie si è vendicato, vedi sopra]. Ma lui è fatto così, è un lamento continuo e dobbiamo accettarlo. Di sicuro oggi ha fatto una gara ottima, a dimostrazione del fatto che quando la macchina va, lui c’è. Il problema è che quando non va, non ci mette del suo, non lo faceva alla Red Bull e non lo fa ora, e in questo dovrebbe migliorare.

E’ da menzionare, ovviamente, la bellissima gara di Ricciardo, il quale a fine gara ha fatto osservare che in occasione del suo tentativo di sorpasso a Vettel quest’ultimo si è spostato in frenata, cosa che è stata vietata qualche giorno fa. Ha indubbiamente ragione, ma chiedere alla FIA di penalizzare Vettel sarebbe stato troppo [update: e invece no]. Lui di sicuro più di così non si lamenterà.

Altra menzione per Raikkonen: il secondo pit-stop per montare gomme medie è risultato incomprensibile, non avendo a disposizione un treno di gialle. Non stava facendo tempi molto più alti di quelli di Vettel, anche se si stava lamentando in radio del comportamento delle gomme posteriori. Sentir dire all’addetto stampa che conveniva cambiare visto il distacco sia da quelli davanti che da quelli dietro, quando poi il pit-stop è costato una posizione su Hulkenberg, recuperata in extremis, fa venire più di qualche dubbio.

Dietro i primi 6, la bella lotta Force India-Williams che vale parecchi milioni di dollari, con Hulkenberg che ha ridicolizzato il tanto acclamato compagno. Subito fuori dai punti, da segnalare l’undicesimo posto di Ericsson con una Sauber in disarmo, una McLaren di nuovo sprofondata, Renault e Toro Rosso che si beccavano 30 km/h in rettilineo, e infine la Haas che sembra avere perso il libretto delle istruzioni consegnatole da Dallara all’inizio dell’anno.

Ora si va ad Interlagos, con Rosberg che potrà vincere il titolo aggiudicandosi la gara. Ma c’è da scommettere che Lewis farà 52, superando Prost, che oggi ha eguagliato. Potremmo parlare a lungo del valore delle 51 vittorie del francese e di quelle dell’inglese, ma sarebbe una discussione sterile. Se non deciderà di dedicarsi ad altre attività anzitempo, e se continuerà questo dominio Mercedes, potrebbe, nel giro di qualche stagione, insidiare il record di Schumacher.

 

 

FORMULA 1 GRAN PREMIO DE MÉXICO 2016

Il Circus fa ritorno a Città del Messico dopo la ripresa delle attività lo scorso anno su un circuito che, a seguito del lifting per tornare adatto alla F1, sarebbe quasi lo stato dell’Arte per gli standards attuali non fosse per il fatto che la gloriosa Peraltada è stata sostituita da un complex a bassa velocità che riconcilia con l’orchite fulminante (o una PMS di quelle pesanti per le Signore qui presenti). I bene informati mi dicono che “non sarebbe possibile ripristinarla nemmeno volendo perchè ormai là in mezzo c’è lo stadio del baseball”. Complimenti quindi ai chicani per aver seppellito una delle curve più belle al mondo in ossequio allo Sport nazionale di quelle belle personcine più a nord che han costruito un muro bello alto per impedirne l’ingresso, dato che li considerano degli scarti dell’umanità.

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GP DEGLI STATI UNITI: NON SOLO PRATERIE DI ASFALTO, CHEERLEADERS E “GOMME COLORATE”. ANCHE UN RICORDO DI F1 D’ANNATA.

Eravamo rimasti alle promesse e alle delusioni di Suzuka.

Azzerate tutto.  Per il gran premio degli Stati Uniti si riparte da prima, come se in Giappone non si fosse mai andati.

La Mercedes ritrova un Lewis Hamilton determinato a vendere cara la pelle prima di abdicare (se lo farà) e un Rosberg tattico, la Ferrari ritrova la macchina che aveva prima degli aggiornamenti che “hanno funzionato”, la McLaren ritrova la vettura in crescita e in grado di competere nelle posizioni di rincalzo, la Force India smarrisce la retta via causa eventi sfortunati nel primo giro, la Williams continua nel suo anonimato di quest’anno.

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2016 FORMULA 1 UNITED STATES GRAND PRIX

Dov’eravamo rimasti?

La Formula 1 approda ancora ad Austin dopo che l’edizione del 2015 ha lasciato un sapore misto fra l’amaro e il dolce.

Amaro per l’uragano Patricia che rovinò in gran parte la festa, soprattutto il venerdì e il sabato con la soppressione di molti turni di prove libere ed il rinvio delle qualifiche alla domenica; è ancora vivo il ricordo di un pubblico che stoicamente non voleva arrendersi e resisteva sulle tribune in preda a vento e acqua.

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