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LA GUIDA F2 AL MONDIALE DI FORMULA 1 2025

Benritrovati! Quest’anno la F1 ha assorbito una quantità inusuale di piloti provenienti dalla F2 dell’immediato passato. Ho pensato quindi di scrivere un articolo per ricapitolarne le carriere che li hanno condotti in F1 e per raccontare i rookie un po’ meno noti al grande pubblico (come Hadjar o Bortoleto).

Andrea Kimi Antonelli
ANTONELLI Andrea Kimi (ita), Prema Racing, Dallara F2 2024, portrait race win celebration during the 9th round of the 2024 FIA Formula 2 Championship from July 19 to 21, 2024 on the Hungaroring, in Mogyorod, Hungary

Andrea Kimi Antonelli è la star. Se c’è un pilota nel post Verstappen ad essere un “predestinato” è proprio lui. Non per sciocche connotazioni metafisiche, “predestinato” perché tutti nel paddock lo conoscono da quando aveva meno di 10 anni e tutti erano convinti sarebbe stata solo questione di tempo prima del suo arrivo in F1. Un po’ come Norris, la sua carriera è stata pianificata e messa in atto con cura, mobilitando le risorse più adatte e con scelte intelligenti di management. Saltare il campionato di Formula 3 è stata una di quelle, visto che nel contesto della sua carriera non avrebbe aggiunto molto e ne avrebbe solo ritardato la scalata, quindi dopo aver vinto tutto quello che c’era da vincere tra F4 e Formula Regional è passato direttamente in Formula 2 con la Prema, grande protagonista degli ultimi dieci anni nonché la scuderia offre il miglior processo formativo per i piloti.

Purtroppo per la Prema, nel 2024 tutto quello che poteva andare storto andò storto. La macchina era lenta e il setup una scommessa sovente persa, così come continui sono stati i problemi tecnici (soprattutto al motore). A tutto questo aggiungiamo strategie sfortunate ed errori ai box, ed ecco confezionata una stagione che sembra essere fatta apposta per “prendere a sassate tutti i sogni ancora in volo” (cit.).

Non è stato questo l’epilogo, per fortuna. Antonelli ha spesso ottimizzato quel poco che il pacchetto offriva, soprattutto in qualifica, e dopo metà stagione il miglioramento progressivo della scuderia ha permesso a Kimi di ottenere i primi podi e le prime vittorie, tra cui quella nella feature race in Ungheria, frutto di una buona dose di fortuna ma anche di un’eccellente passo sulle gomme dure.

I risultati della stagione 2024 sono stati lontani dall’essere soddisfacenti, ma sufficienti per convincere Toto Wolff ad anticiparne il debutto in Mercedes. La logica suppongo che sia stata: “Se al posto di Hamilton metto un Kovalainen o un Bottas, sarà comunque una soluzione a breve termine, difficilmente raggiungeranno grandi risultati e quando arriverà Antonelli dovrà comunque ambientarsi. Tanto vale farlo salire subito in Mercedes; cresce più in fretta e i risultati non dovrebbero essere molto diversi da quelli dell’ipotetico placeholder”.

Olivier “Olli” Bearman
BEARMAN Oliver (gbr), Prema Racing, Dallara F2, portrait celebration victory during the 4th round of the 2023 FIA Formula 2 Championship from April 28 to 30, 2023 on the Baku City Circuit, in Baku, Azerbaijan – Photo Xavi Bonilla / DPPI

Bearman è presente sul mio taccuino da un paio d’anni, precisamente da quando ha fatto il salto da F4 (campione italiano) a F3 nel 2022 senza mostrare alcun affanno ma anzi arrivando a lottare per il titolo all’ultima gara (perdendolo solo per una surreale girandola di penalità). Giusto per far capire il salto tra F4 e F3, prendo in esame i valori delle pole position di quest’anno siglate nel circuito di Barcellona: F4: 1:41; F3: 1:28; F2: 1:24.  E’ come passare da una Panda a un Lamborghini, e il fatto che si sia subito ambientato ha confermato il talento che aveva già espresso dominando la F4 italiana e tedesca nel 2021.

Le conseguenti due stagioni disputate in Formula 2 sono state in bilico tra genio e sregolatezza. In alcuni weekend era il più veloce di tutti, per poi combinare disastri o scomparire nel gruppo l’appuntamento successivo. La performance disastrosa della Prema nel 2024, nel cui sprofondo tecnico si è destreggiato con meno cura di Antonelli, avrebbe potuto compromettere la sua carriera, ma le sue apparizioni di pregio in F1 hanno messo in secondo piano i problemi in F2, giudicati poco rilevanti dai TP nella valutazione complessiva.

Ha velocità e voglia di fare, anzi strafare. In Haas hanno già detto che non lo tratteranno come un debuttante, sta a lui mostrarsi all’altezza anche come maturità mentale.

Jack Doohan
ZANDVOORT, NETHERLANDS – SEPTEMBER 04: Felipe Drugovich of Brazil and MP Motorsport (11) leads Jack Doohan of Australia and Virtuosi Racing (3) during the Round 12:Zandvoort Feature race of the Formula 2 Championship at Circuit Zandvoort on September 04, 2022 in Zandvoort, Netherlands. (Photo by Clive Mason/Getty Images)

Se per Bearman ho un debole, Doohan al contrario non mi ha mai impressionato. Le buone prestazioni si possono ascrivere a una esperienza maggiore dei suoi colleghi e (in base a quanto riportato da un insider) dalla capacità di effettuare più test degli altri. E la velocità è stata convertita a fatica in risultati apprezzabili, di solito per la sommatoria di piccoli imprevisti e piccole sfortune, spesso imputabili a una cattiva gestione del weekend.

Non sento di dover aggiungere molto su di lui, né sul suo debutto frettoloso ad Abu Dhabi l’anno scorso. La sensazione è che sia un pilota a scadenza, che Briatore vuole far fuori il prima possibile pur di lasciar spazio a…

Franco Colapinto

[Dutch Photo Agency]

Alonso lo segue dal 2019, di lui scrivevo già a inizio 2021 ed è  sul taccuino Williams da fine 2022. Va detto che malgrado sia uno “dei miei”, condivido fino a un certo punto l’hype che gli si è sviluppato intorno.

A differenza di tutti gli altri piloti di queste colonne, ha sempre sofferto di importanti limitazioni di budget che ne hanno rallentato la carriera oppure lo hanno costretto a scelte subottimali (come correre con VAR in F3 nel 2022) oppure poco coerenti (come l’ELMS e una comparsata a Le Mans nelle LMP2). Anche solo per essersi destreggiato tra queste difficoltà merita un riconoscimento particolare.

Dopo quindi un lungo apprendistato, in F3 ha lottato per il titolo nel 2023, perdendolo nel finale contro Bortoleto. Molto costante, sia in qualifica che in gara, forse è stata la velocità ad essere in difetto (anche se il secondo posto in classifica gli è stato scippato dall’usuale caos che si sviluppa a Monza in F3).

L’esordio in F2 invece è stato complicato, ma i test inter-stagione a Barcellona gli hanno permesso di recuperare il giusto feeling con le monoposto di F2 e da Imola  in poi ha ingranato, un po’ come Bortoleto. I risultati non sono passati inosservati e a metà stagione la Williams gli ha proposto la proverbiale offerta che non si può rifiutare. Il resto della sua carriera si è svolto sotto i riflettori, anche se all’atto pratico nessun team gli ha offerto un sedile per il 2025.

Al momento è solo terzo pilota Alpine, ma la sensazione è che Briatore, stia solo aspettando il giusto casus belli per far fuori Doohan e insediare Colapinto in Alpine, stile Marko-Kvyat 2016

Liam Lawson

[MOTORSPORT.COM]

Il terzo “non rookie” è probabilmente il pilota con la carriera meno lineare di quelli presentati qui.

Nel dopo Tsunoda è stato il prodotto di punta del vivaio Red Bull (insieme a Juri Vips, ma questa è un’altra storia) tuttavia la sua carriera si scontrò con i risultati altalenanti conseguiti in F2 nel biennio 2021/2022. La fiducia che il management Red Bull aveva posto in lui qui si incrinò, tanto che per sostituire Gasly in Alpha Tauri preferirono riesumare prima Nick de Vries e poi Daniel Ricciardo.

La riscossa per Liam Lawson è avvenuta lontana dalla F2.

Nel 2021 stava per diventare il più giovane titolato di sempre in DTM (con la Ferrari!) prima che la manovra kamikaze di Van Der Linde, e il gioco di squadra spudorato in casa Mercedes lo scippassero di un titolo che sembrava già vinto. Incidentalmente il suo compagno di squadra era Alex Albon, che però chiuse solo sesto in classifica.

[AUTOSPORT.COM]

Nel 2023 invece va in Giappone a correre in Super Formula e diventa il primo occidentale a vincere una gara al debutto. La lotta per il titolo prosegue ad alti livelli ma un incidente a Motegi complica la rincorsa, che si conclude quindi alle spalle del campione Ritomo Miyata. Arrivano anche le prime gare in F1 per sostituire Ricciardo, infortunatosi al polso in Olanda, dove conquista i primi punti a Singapore e mostra di reggere il confronto con Tsunoda, soprattutto in gara (la qualifica è sempre stata il suo punto debole).

Infine nel 2024 viene richiamato in F1 prima per sostituire Ricciardo, stavolta in pianta stabile, e poi a sorpresa per prendere il posto di Perez in Red Bull. Se dovessi interrogarmi sulle ragioni che hanno portato il management Red Bull a scegliere lui al posto di Tsunoda, indicherei la maturazione avuta in questi anni, la lucidità mentale (che non gli è mai mancata, a differenza di Tsunoda) coniugata con l’aggressività e l’assenza di timore reverenziale mostrato nei duelli con Perez e Hamilton nel finale di stagione. Tutte qualità già presenti, che però in F2 avevano faticato a emergere.

Isack Hadjar
Isack Hadjar #10 Hitech GP, during round thirteen of the FIA Formula 2 Championship at Autodromo di Monza, on September 1-3, 2023.

Il licenziamento di Perez ha dato modo ad Hadjar di rientrare nel giro della F1 con la VCARB, dopo che la vittoria beffarda di Bortoleto in Formula 2 sembrava avergli tarpato le ali.

Se si esclude il 2023, dove il debutto in F2 con la Hitech è stato disastroso, in carriera ha sempre mostrato una buona velocità, a scapito però della lucidità nei momenti clou.

In F3 era arrivato nel finale di Monza secondo in campionato, ma si autoeliminò dalla lotta sbattendo in qualifica. L’anno scorso in F2 invece ha perso il titolo pur vincendo 4 Feature Race (un record, almeno dal rebranding della serie). E’ significativo anche un altro dato: ha segnato punti solo in metà degli appuntamenti, 15 su 28. Con questi numeri, non c’è velocità che ti salva.

Se c’è invece una cosa che non gli manca è la passione, e lo si vede dai team radio, sempre all’insegna delle forti emozioni. Nessuno può sapere come sarà la stagione 2025 ma su una cosa mi sbilancio: tra lui e Tsunoda, la VCARB avrà i team radio più bippati dell’anno.

Gabriel Bortoleto

[REUTERS/Jakub Porzycki]

Tutti i piloti analizzati in precedenza sono accomunati da una cosa: nessuno di loro ha vinto il titolo F3 né il titolo F2 (questo ci dice qualcosa anche sulla rilevanza di questi campionati). Tra le spiegazioni c’è anche lui, che tra 2023 e 2024 ha vinto di seguito F3 e F2, un “back to back” che in tempi recenti è riuscito solo a Leclerc, Russell e Piastri. In entrambi gli anni ha vinto conducendo meno giri in testa dei suoi diretti avversari, il che ci porta alla sua qualità principale: la concretezza.

Due anni di purgatorio in Formula Regional (dovuti anche a un motore spompato; è un tema ricorrente delle formule minori, e la mancanza di trasparenza della FIA è voluta) hanno formato il carattere e le capacità di Bortoleto, che in F3 ha condotto le operazioni dall’inizio fino alla vittoria finale.

In F2  invece ha dovuto rincorrere. Prima Paul Aron e poi Isaak Hadjar si sono trovati a gestire un importante vantaggio di punti sugli inseguitori, ma entrambi lo hanno dilapidato. Bortoleto al contrario è partito piano (compresi due weekend buttati a Jeddah e Melbourne), ma la progressione a partire da Imola è stata implacabile. Dal Santerno in poi si è sempre qualificato nei primi 6 tranne una volta (Monza, dove si qualificò ultimo ma riuscì a vincere la Domenica (!)). Nelle gare lunghe ha concluso sempre in top 6 nelle ultime 8 (tra cui 6 arrivi consecutivi in top 5 nelle ultime 6 gare tra sprint e features), di cui si distinguono 5 podi e 2 vittorie.

La qualità che lo contraddistingue è l’intelligenza. La sua velocità, comunque notevole, non esaurisce le sue capacità mentali, sicché riesce a evitare errori e a fornire sempre la risposta adeguata alle situazioni di gara. Per un team di F1, questo conta anche più della velocità in sé.

 

Lorenzo Giammarini, a.k.a. LG Montoya

[Immagine di copertina tratta da Feederseries.net]

F2 BAHRAIN 2024 – STRARIPANTE MALONEY

Benritrovati, ricomincia anche la stagione di F2 e proverò a farvi la sua cronaca. L’anno scorso per una serie di problemi personali non sono riuscito a dare continuità al racconto, quest’anno cercherò di far meglio.

Siccome le cose da trattare sono molte iniziamo subito con la più evidente: la Dallara F2/18 va in pensione.

BARCELONA, SPAIN – JANUARY 24: Andrea Kimi Antonelli of Italy and PREMA Racing drives on track prior to the Formula 2 Shakedown at Circuit de Barcelona-Catalunya on January 24, 2024 in Barcelona, Spain. (Photo by Eric Alonso – Formula 1/Formula Motorsport Limited via Getty Images)

Fa quindi il suo debutto la Dallara F2/24, incaricata di adeguare la F2 ai mutamenti della veste aerodinamica della F1. Il fondo è quindi incaricato di sviluppare più carico aerodinamico, mentre l’ala posteriore ricorda semmai quella di un’altra monoposto made in Dallara, la SF/23 per la SuperFormula Giapponese. Alcuni esprimono timori per il DRS, che sembra più potente con questo design, mentre i team sono più preoccupati per la difficoltà a garantire un raffreddamento adeguato alle parti meccaniche.

Esco dall’ufficiale ed entro nell’ufficioso.

A quel che ho saputo la regolazione meccanica è più difficile e la finestra di funzionamento delle gomme si è ridotta ancora di più. Perfettamente in linea con la filosofia della FIA degli ultimi 10/15 anni – non vince il pilota più veloce, ma vince quello che meglio adatta il suo stile di guida a una macchina imprevedibile o spastica. Come ulteriore conseguenza temo che la forbice prestazionale tra team di fascia alta e di fascia bassa sarà destinata a crescere.

Il motore è sempre il Mecachrome V634 da 3.4L, che era e resterà una condanna per la sere, tra la scarsa affidabilità e l’inconsistenza prestazionale – tra un motore “venuto bene” e uno sfortunato possono ballare 30 cavalli.

Non ho seguito i test del Bahrain quindi non ne posso parlare con contezza. So che uno dei tre giorni è andato perduto perché si è scatenato il proverbiale diluvio nel deserto, Zane Maloney è risultato il più veloce mentre le Prema hanno chiuso ad anni luce.

Futuri Protagonisti

Diamo una rapida occhiata ai principali piloti impegnati nel campionato.

ART Grand Prix: dopo l’addio forzato di Pourchaire, vincitore l’anno scorso con la compagine francese, il team conferma il suo compagno di squadra e migliore rookie del 2023, Victor Martins, che parte quindi con i galloni di favorito per la stagione. Al suo fianco un promettente rookie, Zak O’Sullivan, vicecampione F3 e junior driver della Williams.

Prema: discorso simile per la squadra italiana. Frederik Vesti migra in LMP2 (pagando per correre) e il team conferma il suo ex teammate, Olivier Bearman, che l’anno scorso ha alternato con sconcertante regolarità weekend in cui le azzeccava tutte ad altri in cui sbagliava tutto lo sbagliabile. Accanto a lui ci sarà Andrea Kimi Antonelli, di gran lunga il pilota italiano più promettente del momento, dato che ha dominato ogni serie in cui ha corso. Antonelli arriva direttamente dalla Formula Regional, quindi saltando la Formula 3. Un balzo importante che ci constringerà a perdonargli un po’ di inevitabili errori di gioventù.

Rodin Motorsport: ex Carlin, un team che negli anni passati ha espresso ottime prestazioni purtroppo senza concretizzare. Resta al suo posto il pilota delle Barbados Zane Maloney, in cui un 2023 fatto di alti e bassi è costato il posto all’Academy Red Bull. La line up è completata da una delle entry più interessanti del campionato, Ritomo Miyata, campione in carica della SuperFormula giapponese. Non ricordo in tempi recenti altri piloti che arrivano in F2 senza aver messo piede nella trafila delle serie propedeutiche europee. Sarà un confronto interessante.

Invicta Racing: ex Virtuosi (meno male che hanno cambiato nome), anche loro hanno mostrato ottime prestazioni velocistiche frustrate però da ogni sorta di problemi. Al volante ci saranno Kush Maini, pilota indiano che nel 2023 mi ha sorpreso con delle ottime prestazioni con la piccola Campos, e il campione in carica della F3 Gabriel Bortoleto, un protegé di Alonso. Lo spagnolo non è forse il pilota che ha mostrato più doti velocistiche nella mischia, ma sa come vincere mondiali con la consistenza.

MP Motorsport: campione nel 2022 in entrambe le classifiche con Felipe Drugovich, l’anno scorso li ha riportati con i piedi per terra. Confermato il norvegese Denis Hauger, a turno sfortunato o inconsistente, che quest’anno è chiamato a vincere, visto che al suo titolo F3 nel 2021 non è seguita nessuna prestazione degna di nota. L’argentino è uno di quelli che tengo d’occhio da anni, può puntare al titolo di rookie of the year.

Fast forward. Del resto dei piloti cito Taylor Barnard con la modestissima PHM. Lui è quasi sconosciuto, ma è stato più il risultato di una ristrettezza relativa del budget che non gli ha permesso di competere in FREC e in F3 con grandi team – e non sarà il caso della F2, visto che nel 2023 la PHM è stata l’unica squadra da quando esiste questo campionato a non aver raccolto nemmeno un punto. Punto su di lui per la sorpesa dell’anno.

 

La Campos ha Isaak Hadjar e il rookie Josep “Pepe” Marti. Nessuno dei due mi fa gridare al miracolo, così come la DAMS con Jak Crawford e Juan Manuel Correa, alla sua seconda stagione completa in F2 della sua seconda carriera (ricominciata nel 2021 dopo il terrificante incidente che nel 2019 costò la vita a Antoine Hubert). Li menziono perché ritorneranno più avanti nel racconto del weekend del Bahrain.

Qualifiche

Nei minuti finali c’è un continuo rimescolamento delle posizioni. Per dire, Enzo Fittipaldi (VAR) mette a segno il miglior tempo quando mancano quattro minuti, ma alla fine è solo ottavo. Viceversa Bortoleto e Maini sono gli ultimi a prendere bandiera a scacchi e conquistano la prima fila, con l’indiano che conquista la prima pole in carriera. Hadjar e Maloney sono alle loro spalle, Hauger è quinto. Sorprende Miyata, subito alle spalle di Hauger. Taylor Barnard è decimo, ed è un risultato già notevole con la piccola PHM.

 

Chi sorprendentemente viene escluso da questa lotta è il duo Prema, che conclude credo con la peggior prestazione in qualifica della storia del team in F2 – 18 Kimi Antonelli e 19 Bearman, con l’inglese che dopo il primo run era addirittura il più lento in assoluto.

Nelle verifiche tecniche dopo la sessione Maini verrà squalificato a causa del fondo trovato troppo vicino all’asfalto. A nulla sono valsi i tentativi di Maini e del team di spiegare come sia stato la conseguenza di un violento passaggio su un cordolo. L’indiano vede cancellati tutti i tempi e partirà ultimo. Invicta/Virtuosi ha una tradizione di guidare con specifiche vicine al limite, non è la prima volta che accade e nemmeno la seconda.

Questo significa che Bortoleto, il reigning champion della F3, nella Feature Race partirà davanti a tutti. Per la gara sprint invece il poleman è Jack Crawford davanti al già citato Barnard e Victor Martins, che in qualifica è stato deludente.

 

Sprint Race

Crawford conserva la leadership mentre Barnard ha un avvio lento. O’Sullivan ne prende il posto ma paga la scelta di montare gomme più dure di tutti e in breve tempo viene passato da Martins e sparisce dalla lotta per il podio. Crawford all’inizio deve difendersi da Martins, ma ben presto la sua preoccupazione diventa Maloney, che partiva ottavo ma grazie a una serie di sorpassi a catena nell’arco di sei giri si prende la testa della corsa.

Lo sforzo iniziale non sembra aver prodotto effetti sulla tenuta delle gomme e Maloney dominerà il resto della gara, che vincerà con cinque secondi di vantaggio su Crawford.

La lotta per il gradino più basso del podio è più movimentata e vede il crollo di Martins (concluderà addirittura fuori dalla zona punti) e poi nel finale il derby Red Bull tra Hadjar e Pepe Marti, che alla fine vince e conquista il podio al debutto.

Alcuni piloti, tra cui il duo Prema, azzardano una sosta a metà della gara ma nel migliore dei casi sono andati in pari con il tempo perso della sosta senza guadagnare niente.

Feature Race

Arriviamo a Domenica. E’ da qualche anno che la Feature Race del Bahrain si consuma sulla comprensione e la gestione delle gomme. Si capisce che sarà lo stesso anche quest’anno quando si svelano le scelte di gomme: quasi tutti sono sulle dure (di solito è il contrario) ma diversi piloti tra le prime posizioni montano le soft, tra cui Maloney, Miyata e O’Sullivan.

Maloney sfrutterà la sua scelta di mescole per andare in testa già all’avvio mentre il poleman Bortoleto scatta male e si tocca con Hadjar, che va in testacoda e viene centrato in pieno da Fittipaldi.

Bastano cinque giri affinché i piloti sulle soft vadano a occupare tutte le posizioni sul podio, con Maloney che guida su Marti e O’Sullivan.

Come a volte è capitato in Bahrain, le soft risultano più prestazionali e soprattutto durano quanto le hard e a volte anche di più, come testimonia il sorpasso di Miyata (morbide) su Hauger (dure) per la sesta posizione verso metà gara.

Alcuni piloti tentano l’undercut, come Martins, che è il primo a fermarsi, all’undicesimo giro. La scarsa affidabilità dei Mecachrome è confermata da Crawford, che va ai box per cambiare le gomme ma non ripartirà mai più, e Martins, che invece si ferma sul tracciato al 18° giro.

La Safety Car entra in pista, ma l’unico a beneficiarne appieno è O’Sullivan, che era rimasto l’unico pilota a non aver ancora effettuato il pitstop fermato quando la vettura di sicurezza fa la sua comparsa. Il pilota britannico è ora secondo, con gomme soft nuove, mentre in testa c’è Maloney con gomme dure (che dovrebbero rendere di meno, sia come prestazione che come durata) e usate.

Il bayan (pare che si chiamino così gli abitanti delle Barbados) invece saluta tutti e si invola verso la vittoria. È solo la terza volta dal 2017 che un pilota riesce a vincere tutte le gare del weekend, e non era mai accaduto nel weekend inaugurale, nemmeno ai tempi della Gp2.

Il comportamento aleatorio delle gomme è confermato dal comportamento delle H nel finale: Maloney sembrava avesse le S di prima, Miyata ha sofferto all’inizio ma nel finale ha recuperato le posizioni perse mentre Richard Verschoor (Trident) è arretrato per tutto il tempo. L’apparente casualità dei passi gara si osserva anche sulle S, con alcuni piloti che soffrono (come O’Sullivan, che alla fine scenderà dal podio) e altri che invece volano, come Aron e soprattutto Bortoleto.

Il primo recupera dalla sesta alla terza posizione malgrado 5s di penalità per speeding, mentre il campione F3 in carica recupera fino alla quinta posizione malgrado a metà gara si trovasse ben lontano dalla zona punti dopo aver scontato la penalità di 10s per il contatto con Hadjar al via.

Buio pesto in casa Prema. Dopo una rimonta asfittica nella prima metà di gara, le cose sembrano mettersi bene quando entrambi si ritrovano alla ripartenza ai margini della zona punti e con S nuove, Bearman davanti a Kimi Antonelli. Ma l’inglese tiene solo un giro prima di crollare in ultima posizione (!), mentre Kimi Antonelli sulle prime regge botta ma alla fine si deve arrendere pure lui nel finale. Concluderà decimo, quindi conquista un punto, ma alla fine si conclude solo davanti alle frattaglie dello schieramento. Sembrava di vedere Vettel e Leclerc ai tempi della SF1000, o Raikkonen e Massa con le prime gare della F60.

 

Sulla carta ci sarebbero molti argomenti di discussione, come il dominio di Maloney. Ma non riesco ad essere entusiasmato, visto che nel weekend del Bahrain ho trovato conferma delle inquietudini dell’inizio: queste macchine sono difficili da assettare, tanto che parlerei di punto, più che di finestra di trasferimento.

Trovalo e dominerai – vedi per esempio Maloney e Marti. Mancalo (ed è molto facile) e vagherai per la pista senza speranza – vedi per esempio le Prema, Hauger e Martins. In tutto questo l’affidabilità è ancora lontana dall’essere accettabile. Stanek, Barnard, Crawford e Martins sono quelli che hanno versato il tributo di ingranaggi alla Mecachrome.

Però almeno i duelli sono più entusiasmanti con le nuove vetture, è comunque qualcosa.

Anche la F2 correrà in Arabia Saudita, ci aggiorniamo tra una settimana.

Tutte le immagini sono state tratte dall’account X della F2, o dal suo sito ufficale

Lorenzo Giammarini, a.k.a LG Montoya

F2 AUSTRIA 2023 – TRIONFO AMARO PER L’OLANDA

Benritrovati! Scusate se non mi sono fatto sentire dopo la Spagna, ma in quella settimana non ho avuto letteralmente il tempo per mangiare, figurarsi per scrivere un articolo. Sappiate comunque che in terra iberica Olivier Bearman (Prema) si è preso pole e vittoria  mentre Frederik Vesti  (Prema) la gara sprint. Theo Pourchaire (ART) e Ayumu Iwasa (DAMS) hanno incontrato più difficoltà ad affermarsi nelle prime posizioni, per quanto alla fine il terzetto di testa è rimasto stabile. La vittoria ha invece permesso a Bearman di rilanciarsi in classifica dopo un weekend monegasco alquanto opaco.

Il weekend austriaco ha mostrato delle dinamiche in pista alquanto diverse per un esito simile, ovvero la conferma dei distacchi in classifica – giusto un leggero aggiustamento in favore di Vesti. Ma procediamo con ordine.

Qualifiche

Le qualifiche sono innaffiate da una pioggia di cancellazioni di tempi per track limits. Victor Martins (ART) si afferma al top per tutta la sessione e alla fine incassa la seconda pole stagionale con poco più di un decimo di vantaggio su Vesti, che a sua volta precede di un nonnulla (tre centesimi) Pourchaire, il suo primo rivale in classifica. Enzo Fittipaldi (Carlin) era rimasto nel gruppo di testa fino ai minuti finali ma un rientro in pista garibaldino di Jehan Daruvala (MP) gli ha impedito di completare l’ultimo run e conclude sesto. Da segnalare l’eccellente qualifica di Kush Maini (Campos), ben quarto.

Le qualifiche sono state disastrose invece per gli altri due pretendenti al titolo, Iwasa e Bearman. Entrambi i piloti hanno visto i propri giri migliori essere cancellati a causa di infrazioni dei track limits, e alla fine si ritrovano solo 16 e 19, lontanissimi anche dalla fascia di inversione della griglia.

Sprint Race

Prima della gara viene osservato un minuto di silenzio per commemorare Dilano Van’t Hoff, morto in un incidente di Formula Regional qualche ora prima.

L’imprevedibilità tipica della serie assume i contorni di un meteo incerto. Vesti, nono alla partenza per effetto della reverse grid, non rischia e monta gomma rain. La stessa scelta è compiuta da metà schieramento, tra cui tutti gli altri contendenti al titolo – Pourchaire, Bearman, Iwasa. Jak Crawford (Hitech) e Daruvala, in prima fila a causa dell’inversione della griglia, montano invece gomme slick.

All’avvio i piloti su wet guadagnano molte posizioni e girano di vari secondi più veloci dei partiti su slick, ma la scelta viene vanificata dalle dinamiche di gara. Crawford sbaglia in curva 4 e scende in sesta posizione.

 

Due Safety Car, uscite nei primi giri per gli incidenti di Daruvala e Richard Verschoor (VAR), annullano il vantaggio delle coperture da bagnato mentre l’asciugatura della pista li costringe al pit. Solo Maloney resta con le gomme da bagnato – sarà scavalcato da tutti e concluderà ultimo per questa scelta.

Alla ripartenza Craword si riprende la leadership e la manterrà da qui alla fine della gara. Alle sue spalle Juan Manuel Correa (VAR) non riesce a mantenere la posizione sul podio a lungo e viene scavalcato prima da Martins e poi da Clement Novalak (Trident) e Isaak Hadjar (Hitech), tra i maggiori beneficiari della confusione iniziale – partivano 20 e 21 (!!).

Crawford domina la gara fino alla bandiera a scacchi e ottiene la prima vittoria stagionale, nonché il quarto podio del suo campionato. La cavalcata di Crawford è stata infastidita solo da una VSC uscita al giro 19 per permettere il recupero della vettura di Fittipaldi, andato in testacoda dopo essere stato spinto sull’erba da Maini.

 

 

Martins conquista la seconda posizione, l’unico dei top driver a conquistare molti punti nella sprint race. L’eccellente gara di Novalak viene distrutta da una squalifica per un’irregolarità nella pressione delle gomme posteriori.

L’unico pilota di quelli partiti su wet ad aver mostrato una rimonta convincente è stato Bearman, malgrado si fosse ritrovato ultimo al termine delle soste. Ha sorpassato metà gruppo in due terzi di gara, mentre nel finale ha sofferto fino a incassare il sorpasso di Denis Hauger (MP), che si è preso l’ultima posizione valevole per i punti. Dopo la squalifica di Novalak, l’inglese della Prema è stato ricompensato con un punto.

Feature Race

La possibilità per Martins di mettere a segno il secondo podio del weekend viene messa in discussione dai primi chilometri. L’avvio è pessimo e permette a Vesti e Pourchaire di scavalcarlo prima ancora di arrivare alla staccata di curva 1. Dopodiché perde altre due posizioni nel corso del secondo giro: prima Doohan supera Kaini, e poi tutti e due infilano il francese nel rettilineo che conduce a curva 4. Dopo cinque chilometri Martins è passato dalla prima alla quinta posizione.

 

 

In testa le posizioni sono stabili mentre nelle retrovie si assiste a del movimento. Bearman viene spinto fuori pista nel corso di tutto il primo giro, che concluderà solo in ventunesima posizione, mentre al contrario Fittipaldi si insedia in settima posizione, un’ottimo piazzamento per il leader dei piloti partiti su gomme soft (che sono le prime in questo weekend). Cordeel va subito in crisi di gomme; viene scavalcato da Verschoor (gomme soft anche per lui) mentre vende cara la pelle a Hauger, che spedisce sull’erba causandogli il sorpasso di Iwasa (soft) e Leclerc (idem).

 

Dopo pochi giri il degrado delle supersoft appare già importante. Fittipali al settimo giro stacca lo stesso tempo di Vesti, mentre Pourchaire si stacca da Vesti e viene incalzato da Doohan. Per questa ragione al giro 9 iniziano i pistopt dei capoclassifica. Pourchaire tenta l’undercut, ma Vesti può rientrare due giri dopo e conservare comunque la leadership.

Entro il tredicesimo giro si conclude la prima tornata di pitstop e si ritrovano in testa i piloti su strategia alternativa, ovvero quelli partiti su gomme soft. Fittipaldi guida con un buon margine su Verschoor, Iwasa e Leclerc. Bearman non è riuscito a recuperare dal cattivo avvio ed è solo settimo, quasi ultimo anche nella classifica dei piloti partiti su gomme dure.

Dal momento che la fine della gara è ancora lontana, i piloti che hanno già pittato pensano a preservare le gomme e il loro recupero è meno  esplosivo del solito, per quanto costante. Pourchaire dopo una decina di giri inizia a mostrare un calo anche con gomme soft e al giro 25 viene superato da Doohan con una divebomb poco elegante ma funzionale. Martins si allontana,

Al giro 28 la gara ha una svolta. Leclerc jr e Bearman vanno ai box, ma la crew del monegasco fissa male la posteriore dx e si deve fermare dopo qualche curva. Esce prima la VSC e poi la SC, quello che tutti i piloti partiti su prime stavano aspettando.

Fittipaldi è nella posizione ideale per approfittare della strategia alternativa mala SC esce quando ha superato la linea dei box e quindi deve aspettare un giro. Il gruppo nel frattempo è stato compattato e di conseguenza riemerge solo in nona posizione ma, cosa più importante, dietro a Verschoor e Iwasa e sulla stessa strategia.

La ripartenza avviene al giro 32 su 40 e c’è un casino di sorpassi, la classifica muta di curva in curva. I piloti su morbide sono in rapido recupero e diventa presto chiaro che l’unica speranza di Vesti di portarsi a casa la vittoria è legato al consumo che le option evidenzieranno. Ma una VSC uscita tra i giri 34 e 36 permette a costoro di far rifiatare le gomme e di conseguenza la speranza sfuma.

I giri finali sono emozionanti. I primi 4 sono racchiusi in poco più di un secondo, con la coppia di testa Vesti – Doohan che tenta una difesa disperata dai rimontanti Verschoor e Iwasa. Invano: nella decina di km a disposizione Verschoor e Iwasa riescono a scavalcare i due su gomme vecchie, e nell’ultima staccata a disposizione il giapponese prova anche ad attaccare l’olandese della VAR.

L’assalto viene respinto e alla fine dei 40 giri regolamentari Verschoor va a vincere la Feature Race, la prima per sé e la prima vittoria in assoluto per la VAR, e dedica la vittoria al suo amico e connazionale Dilano Van’t Hoff. Peraltro proprio qui aveva vinto l’ultima volta l’anno scorso, ma il trofeo gli fu sottratto dopo che i commissari trovarono troppo poca benzina nel serbatoio per effettuare i controlli.

 

Iwasa con il secondo posto raddrizza un weekend che le qualifiche sembravano aver compromesso. La SC gli ha fornito un aiuto indispensabile per finire sul podio, ma la sua rimonta sarebbe stata notevole anche in assenza di essa.La DAMS si conferma deficitaria in qualifica ma in grado di rimontare in gara.

 

Vesti ha massimizzato le parti del weekend che poteva controllare. Nel finale non poteva niente contro Verschoor e Iwasa e ha limitato i danni. Alla conclusione del weekend austriaco ha raddoppiato il vantaggio su Pourchaire, ora di venti punti, e ha confermato di essere uno dei piloti più veloci del campionato. Può ritenersi soddisfatto.

Doohan quest’anno invece proprio non riesce a salire sul podio. Quantomeno ha mostrato una performance al livello di quelle dell’anno scorso.

Bearman invece è stato leggermente sfortunato con il timing della SC, visto che ha pittato in regime di bandiera verde il giro prima dell’ingresso della vettura di sicurezza. Ha potuto quindi beneficiare del vantaggio prestazionale delle gomme supersoft, ma a differenza di Verschoor e Iwasa alla ripartenza si è trovato nella pancia del gruppo e preceduto da diversi piloti su supersoft. Alla fine il quinto posto comunque è soddisfacente, ma resta l’incognita su come sarebbe stato il suo weekend con una qualifica meno da schiaffi.

 

Chiudo la rassegna della gara con Pourchaire. Non ne parlerei male, ma non riesco a decifrarlo. Ottimo in qualifica, per quanto battuto dal teammate, in gara è pimpante a inizio stint ma poi mostra un calo maggiore di tutti i suoi avversari – comunque meglio di Martins. Nel finale si ritrova in una situazione complicata e non può far altro che subire i piloti su supersoft. Finisce solo settimo ma, svolgendo i conti, ha perso gli stessi punti che avrebbe perso da Vesti anche senza la SC, quindi posso supporre che non sia andata malissimo. Però è da un po’ di gare che non riesce a essere incisivo al di fuori delle qualifiche.

Due parole su Hauger. Qualifiche brutte, anche per lui segnate dai track limits; in Sprint Race alla fine se la cava con un paio di punticini, mentre nella Feature Race subisce la manovraccia di Cordeel e una strategia sbagliata e resta fuori dai punti. A meno di un miracolo è fuori dalla lotta per il campionato.

Considerazioni finali

 

Al termine della trasferta austriaca parlerei di “equilibrio gattopardesco”. Malgrado un weekend all’insegna della non linearità, i distacchi dei primi sono rimasti stabili. Giovedì sera Vesti guidava la classifica con 11 punti di vantaggio su Pourchaire, 18 su Iwasa e 40 su Bearman. Domenica sera ha concluso con 20 punti di vantaggio su Pourchaire, 24 su Iwasa e 45 su Bearman. I distacchi sono rimasti pressoché inalterati, leggermente ritoccati a favore del capoclassifica.

Ci rivediamo dopo Silverstone, ottavo appuntamento su tredici del campionato di F2.

Tutte le immagini sono tratte dagli account social della Formula 2 o dal loro sito ufficiale, fiaformula2.com

Lorenzo Giammarini, a.k.a. LG Montoya

 

F2 MONTECARLO 2023 – AND THEN THERE WERE THREE (MAYBE)

Anche per la Formula 2 il weekend di Montecarlo è uno dei più attesi e affascinanti di tutta la stagione. Le ultime edizioni sono state a loro modo memorabili: nel 2021 Theo Pourchaire (ART) si è presentato al mondo con pole e vittoria a soli 17 anni, mentre l’anno scorso Felipe Drugovich blindò la sua leadership in classifica, anche lui con pole e vittoria. L’edizione di quest’anno a suo modo rappresenta uno spartiacque nella stagione, ma procediamo con ordine.

Prove Libere

Come ampiamente previsto, le prove libere sono state ricche di interruzioni. Alla fine sono svettati Ayumu Iwasa (DAMS) e Victor Martins (ART), separati da appena 46 millesimi, seguiti da Richard Verschoor (VAR) a un decimo. Più attardati Frederick Vesti (Prema) e Theo Pourchaire (ART), ai margini della top ten.

Tra gli incidentati va segnalato Olivier Bearman, il dominatore del fine settimana di Baku. Il rookie inglese va a sbattere all’inizio e finisce per saltare tutta la sessione. Non l’ideale per un pilota che non aveva mai corso su questo tracciato.

Qualifiche

Anche nella serie cadetta le qualifiche sono fondamentali. A causa della natura stretta e tortuosa del tracciato, le qualifiche sono separate in due tranche. Metà dei piloti disputerà le qualifiche nel Gruppo A, l’altra metà nel Gruppo B. Un gruppo stabilirà le posizioni nelle caselle pari dello schieramento, l’altro nelle dispari. Il pilota più veloce in assoluto partirà dalla pole (e stabilirà anche chi partirà dalle posizioni pari e chi dalle dispari).

Come l’anno scorso, le qualifiche sono cadenzate dalle bandiere rosse.

Nel gruppo A si assiste alla lotta tra Kush Maini (Campos) e Jack Doohan (Virtuosi) prima che la sessione venisse interrotta a causa dell’incidente di Arthur Leclerc (DAMS). Alla ripresa Maini non riesce a confermarsi a causa del traffico trovato nel proprio giro, mentre Doohan riesce a issarsi alla testa del Gruppo A, prima di venir scalzato da Victor Martins (ART). Jehan Daruvala (MP) va a muro nei secondi finali e cristallizza la classifica.

Il Gruppo B ha una sessione appena più lineare. Dopo un transitorio iniziale la lotta si restringe tra Frederik Vesti (Prema) e Theo Pourchaire (ART). Il giovane talento di casa Mercedes è riuscito a superare Pourchaire di appena 52 millesimi, e il suo tempo di 1:21:053 risulta anche il più basso in assoluto, cosa che gli assicura la pole position. Dopo una serie di weekend in cui era stato messo in ombra dal suo teammate, finalmente il danese della Prema si conferma e rilancia le sue quotazioni in ottica campionato.

Denis Hauger (MP) era in realtà in netto miglioramento nel giro finale, ma la bandiera rossa, esposta dopo che Clement Novalak (Trident) ha assaggiato le barriere del Portier, gli nega la possibilità di migliorare e lo condanna alla nona posizione nel Gruppo B, 17° in generale. Il campionato di Hauger sta prendendo una brutta piega.

Sommando quindi i risultati dei due gruppi, la prima fila vedrà Vesti e Martins davanti a Pourchaire e Doohan, mentre Zane Maloney (Carlin) e Doohan costituiscono la terza fila.

Oltre al già citato Hauger, deludono anche Ayumu Iwasa (DAMS), Olivier Bearman (Prema) e Arthur Leclerc (DAMS), in teoria tutti pretendenti al titolo. Iwasa ha dovuto lottare per tutta la sessione con lo sterzo storto, danneggiato dopo un contatto con le barriere interne della Nouvelle Chicane ma alla fine è riuscito a rimediare il 9° posto, che lo mette in condizione di conseguire un buon piazzamento in gara-1. Bearman ha invece pagato l’incidente che gli ha impedito di disputare le FP ed è solo sedicesimo, ben lontano anche dalla zona della reverse grid. Peggio ancora è andata a Leclerc, che con il botto di inizio sessione ha concluso davanti solo a Roman Stanek (Trident), che però ha scontato una penalità di 3 posizioni per aver causato un incidente nelle prove libere.

Sprint Race
MONTE-CARLO, MONACO – MAY 25: Spectators watch on as a reflection of Enzo Fittipaldi of Brazil and Rodin Carlin (4) driving on track is seen in a windowduring practice ahead of Round 6:Monte Carlo of the Formula 2 Championship at Circuit de Monaco on May 25, 2023 in Monte-Carlo, Monaco. (Photo by Bryn Lennon – Formula 1/Formula Motorsport Limited via Getty Images)

L’inversione della griglia arride a Isaak Hadjar (Hitech), che partirà dalla pole, e a Iwasa, che si ritrova secondo. In seconda fila troviamo invece Daruvala e Jak Crawford sull’altra Hitech.

La Sprint Race è sonnacchiosa e vede le emozioni concentrate nei primi giri. Se l’avvio in sé è regolare, un lungo di Clement Novalak alla Nouvelle Chicane manda in testacoda Maini, che a sua volta causa un ingorgo alle sue spalle.

Nissany e Boschung si devono ritirare, mentre Hauger, Leclerc jr e Novalak vanno ai box per le riparazioni. Il ritardo viene subito appianato dalla SC, necessaria per permettere il recupero delle vetture incidentate.

Al sesto giro la gara riprende nella sua valenza agonistica ed ecco subito il secondo colpo di scena: Hadjar, leader della corsa, perde potenza già sul rettilineo dei box e viene presto sfilato dal resto del gruppo. Immagino che poche cose facciano più male che ritirarsi a Montecarlo, mentre sei in testa, per un problema al motore. Curiosamente è il secondo anno di fila che accade, nella Sprint Race (mentre l’anno prima accadde al secondo sulla griglia, all’epoca Christian Lundgaard)

A questo punto la gara è la consueta guerra di oscillazione che si vede a Montecarlo. Ovvero: le posizioni sono sempre quelle ma all’interno dello schema i distacchi variano di giro in giro, e piloti che prima incalzano chi li precede diventano le prede di chi gli sta dietro. Ma alla fine nulla cambia.

L’unico altro momento di azione avviene a metà gara, quando Fittipaldi supera Cordeel in curva 1. Il belga forse aveva qualche problema tecnico, giacché nello stesso giro subisce anche l’attacco di Correa al Mirabeau. La manovra non riesce pulita e la Virtuosi viene scagliata contro le barriere. Bearman ne approfitta e sorpassa tutti e due mentre pochi secondi dopo esce la SC.

La ripartenza non vede però cambiamenti, con l’eccezione di  Bearman, che urta un muro e deve rientrare ai box con una sospensione piegata. Daruvala in seconda posizione soffre di vetrificazione dei freni, ma nessuno azzarda nulla.

Alla fine Iwasa vince la gara e si rilancia in campionato, mentre, alle spalle di Daruvala, Crawford completa il podio dopo aver resistito alla pressione di Richard Verschoor (VAR). Quinto posto per Zane Maloney davanti a Jack Doohan, sesto ed autore del giro più veloce della gara, con i due piloti della ART Martins e Pourchaire a completare la zona punti della Sprint Race in settima ed ottava posizione.

Feature Race

Tutti i piloti di testa partono con le dure in modo da essere liberi di fermarsi quando si verificano le condizioni più idonee, anziché essere vincolati dal consumo. Il primo sulla griglia a montare le morbide (che in questo caso sarebbero le ultra soft) è Jak Crawford in 8a posizione.

Anche qui in Feature Race la partenza è tranquilla, e stavolta si mantiene tale anche nei chilometri successivi. Va segnalata la manovra aggressiva di Martins, che all’avvio va a stringere sulle barriere il suo compagno di squadra Pourchaire.

L’eroe del primo giro è Bearman, che raggiunge la 12a posizione dopo aver sorpassato Novalak al Loews e Cordeel al Tabaccaio. Il belga ha dei problemi, tanto che perde varie posizioni fino a ritirarsi al giro quattro. Poco dopo si ritirerà Leclerc jr per problemi ai freni, e, più avanti, Fittipaldi jr per esplosione del motore.

All’ottavo giro iniziano ad andare ai box quei piloti che avevano scelto di montare al via le ultrasoft. Tra questi, Bearman allunga lo stint di qualche giro e rientra davanti a Iwasa e Hadjar, quindi in piena zona punti (virtuale). Il giapponese sfrutta però le proprie coperture già in temperatura per infilarlo al Mirabeau, manovra che invece non riesce ad Hadjar.

La loro strategia viene però rovinata da Doohan, che si abbatte contro le barriere al Massenet. Poco prima aveva danneggiato la macchina in uscita dalle Piscine e l’alettone ha ceduto mentre era impegnato nel Beau Rivage. La macchina impatta con il posteriore e quasi si ferma sul posto. Maloney, che lo seguiva a poca distanza, si vede passare la vita davanti ma lo schiva per pochi centimetri.

La Safety Car iniziale viene convertita in una bandiera rossa dopo che si osserva che: l’incidente è avvenuto in una curva veloce, cieca, stretta; la macchina è trasversale rispetto alla pista, i detriti sono ovunque, la schiuma degli estintori ha imbrattato il tracciato e per finire bisogna verificare le sicurezza delle barriere.  Il direttore di gara ha operato la scelta corretta.

Un pilota che invece ha sottovalutato le circostanze è Martins, che, malgrado la doppia bandiera gialla, arriva sul luogo dell’incidente quasi a velocità da bandiera verde. Schiva i commissari per un pelo ma la frittata è fatta; alla ripartenza dovrà scontare un drive through. E’ anche poco come punizione, alla fine ha aver messo in pericolo le vite di altre persone per una disattenzione.

La bandiera rossa permette a tutti i piloti di effettuare una sosta gratis. Ne beneficiano soprattutto Hauger, Maini e Stanek, che riescono a scavalcare tutti i piloti partiti su option e si vanno a collocare tra la sesta e la ottava posizione. Per dare l’idea del beneficio, Hauger partiva 17° e Stanek addirittura 22° e ultimo. Crawford scala in nona posizione, seguito da Iwasa e Bearman, che viene ricacciato fuori dalla zona punti dopo che si era faticosamente arrampicato nei primi dieci.

La ripartenza avviene al giro 26. Non ho capito perché, ma tutti i piloti dall’ottava posizione in giù sono considerati doppiati. La SC permette loro di sdoppiarsi ma la gara viene fatta ripartire prima che abbiano avuto modo di raggiungere il resto del gruppo, quindi si assiste a una gara divisa in due tronconi. In ogni caso riprende la consueta guerra d’oscillazione. Gli unici che se le danno per davvero sono Nissany, Novalak e Benavides, ma siamo intorno alla quattordicesima posizione.

Martins sconta il DT e riemerge in ottava posizione. In pochi giri si fa sotto a Stanek e nei giri finali esercita una grande pressione ma il pilota della Trident resiste.

Dopo 39 giri, la Feature Race di F2 viene vinta da Vesti, partito dalla pole, davanti a Pourchaire e Maloney, che beneficia dei casini di Doohan e Martins per tornare sul podio per la prima volta dal season opener del Bahrain. Verschoor è quarto e si conferma come uno dei piloti più consistenti in gara, mentre a seguire c’è il terzetto dei salvati: Hauger (partiva 17°), Maini (12°) e Stanek (addirittura ultimo!). La pressione di Martins è stata vana e di conseguenza il francese si deve accontentare dell’ottava posizione, con il giro più veloce come premio di consolazione. Crawford e Iwasa completano la zona punti, il giapponese abile a reggere la pressione che Bearman ha applicato per l’ultimo stint di gara.

Weekend senza punti per il giovane talento di casa Ferrari, che a causa delle qualifiche disastrose non è riuscito a continuare la crescita mostrata nei precedenti GP. Il campionato è ancora lungo e potrà rifarsi ma le occasioni sprecate iniziano a diventare tante. Discorso simile per Hauger, che più tempo passa e più mi ricorda il Vips dell’anno scorso – sfortunato quando è veloce, lento o falloso quando la malasorte concede una tregua.

In classifica si è visto prima Iwasa strappare a Pourchaire la leadership, dopo la vittoria al Sabato, e poi Vesti staccare tutti e due dopo la gara di Domenica. L’incidente di Doohan, la sventatezza di Martins, la sfortuna di Leclerc e Hauger e l’inesperienza di Bearman fanno sì che tutti loro restano a secco di punti o quasi.

La lotta per il titolo inizia ad assumere una fisionomia ben definita. Vesti, Pourchaire e Iwasa sono i più completi e costanti, gli unici reali pretendenti al titolo, mentre i vari Martins, Bearman, Hauger etc sono separati dall’eccellenza per la minore consistenza. Vedremo se i prossimi appuntamenti  confermeranno o ribalteranno questo andamento.

La classifica in tal senso è chiara: Vesti comanda con 89, Pourchaire insegue a 84 e Iwasa, più staccato, a 69. Dopo un solco di 20 punti troviamo Maini a 49 punti, seguito da Maloney, Hauger, Verschoor, Bearman, Daruvala. Maini è insieme a Bearman una delle sorprese di questo campionato, non mi aspettavo che fosse in grado di andare a punti con costanza e soprattutto di reggere il confronto con Ralph Boschung, compagno di squadra e anche gatekeeper della serie.

Battute finali. Il weekend ha confermato che la maledizione per Charles Leclerc sul tracciato di Monaco è di natura genetica: suo fratello Arthur ha iniziato il weekend con un botto nelle qualifiche e si è costretto a partire dal fondo. Nella sprint race è rimasto imbottigliato nell’ingorgo di Maini mentre nella Feature si è ritirato per problemi ai freni dopo neanche dieci giri Anche quest’anno nessun Leclerc ha trovato la gloria sulle stradine di Montecarlo.

[Tutte le immagini sono tratte dal sito ufficiale fiaformula2.com oppure dal suo account twitter]

Lorenzo Giammarini, a.k.a. LG Montoya

 

F2 AZERBAIJAN 2023 – NEL SEGNO DI BEARMAN

La Formula 2 a Baku ha visto Bearman vincere entrambe le gare del weekend e si rilancia in classifica piloti dopo tre primi round avari di soddisfazione. Male Iwasa, autore di due zeri e che perde la leadership del campionato a favore di Pourchaire. Ma procediamo con ordine.

Prove Libere

Le prove libere sono appannaggio dei rookie. La sessione vive dello scontro tra Isaak Hadjar (Hitech, storicamente forti a Baku) e Olivier Bearman (Prema), che si risolve a favore di quest’ultimo. Il podio virtuale è completato da Kush Maini (Campos), anch’egli un deb.

Qualifiche

Le qualifiche sono state sonnacchiose fino agli ultimi dove tutti i piloti si sono lanciati nello stesso momento causando una raffica di giri veloci e capovolgimenti di situazione.

 

All’inizio Frederik Vesti (Prema), Theo Pourchaire (ART) e Denis Hauger (MP) si scambiano la testa della gara, poi sono scavalcati da Enzo Fittipaldi (Carlin) e infine da Bearman, che conquista la pole con appena 12 millesimi (!!) sul brasiliano. Pourchaire e Vesti si devono accontentare della seconda fila ma il distacco è minimo: i primi quattro sono racchiusi in 71 millesimi (!!). Hauger è il primo degli altri, quinto a due decimi, e precede il proprio compagno di squadra Jehan Daruvala.

Tra i delusi di giornata figurano Victor Martins (ART), che non fa meglio dell’ottava posizione dopo una qualifica passata sul fondo, e soprattutto il leader di campionato Ayumu Iwasa (DAMS), addirittura diciassettesimo. Poca gloria anche per il suo compagno di squadra, Arthur Leclerc,

Inizia a fare meno notizia Jack Doohan (Virtuosi), che non va oltre la sedicesima posizione. L’australiano aveva iniziato il campionato come contendente al titolo, ma finora ha rimediato solo qualifiche orribili e poco altro.

Hadjar, protagonista della mattinata, rompe una sospensione e conclude solo diciottesimo. Sorte in qualche modo condivisa dallo stesso Bearman; nel giro finale infatti finisce largo in uscita di curva 2 e picchia sul muro. La sospensione rimane integra ma lo sterzo si torce, sicché alla fine ha fatto quasi tutto il giro della pole con il volante che pendeva a destra (!!!).

Fare la pole, a Baku, alla quarta gara in F2, con la macchina danneggiata e lo sterzo che tira da un lato, sono il genere di cose che faceva Leclerc l’anno in cui ha vinto la F2. Il ragazzo pare promettente…

Sprint Race

 

Accadono tante cose in pochi metri: nella breve accelerazione che porta a curva 1, Martins prova a infilarsi tra i primi tue e pizzica la posteriore dx di Zane Maloney (Hitech), il poleman, che rimedia una foratura. Pochi metri dopo Richard Verschoor (VAR) finisce lungo e quasi si gira in uscita dalla prima curva. Evita il testacoda, ma l’ala è danneggiata. Martins eredita la prima posizione

Quando Ralph Boschung (Campos) rompe la sospensione anteriore contro uno dei tanti muretti del circuito, entra la SC, e alla ripartenza Hauger infila il francese e si avvia a vincere.

Nel frattempo le due Prema si fanno largo nel gruppo, fino a raggiungere la terza (Vesti) e la quarta (Bearman) posizione.

Tutto regolare fino a questo momento. Giro 15 su 21: Roy Nissany va a muro ed entra la SC. La gara finora era stata normale, ma la ripartenza è allucinante.

Quando arriva la frenata in curva 1 i due leader della gara, Hauger e Martins, sottosterzano e colpiscono il muro, con il francese che in più viene centrato da Daruvala, che stava sorpassando all’esterno Bearman. Anche Leclerc e Pourchaire vanno lunghi; si fermano a pochi centrimetri dalle barriere, ma i motori stallano e addio gara anche per loro. Doohan invece finisce in testacoda per conto suo nelle retrovie e anche lui va a ingrossare le fila dei DNF.

In testa si ritrovano quindi le due Prema, Vesti davanti a Bearman, il quale ingaggia battaglia e sfrutta un’indecisione per superare il compagno di squadra in curva 5 (!). Pochi secondi dopo la gara viene neutralizzata con la SC.

 

 

La vettura di sicurezza cristallizza la vittoria di Bearman, malgrado partisse nono a causa dell’inversione della griglia, e il secondo posto di Vesti. Jak Crawford (Hitech) completa il podio, mentre anche il giro più veloce è nelle mani dell’inglese. Il leader del campionato Iwasa si è ritirato nelle prime fasi.

“Laocoonte”, Dallara F2 su muro. Baku, Azerbaijan.

Feature Race

Partenza regolare anche qui. Hauger perde un paio di posizioni.

Pourchaire fa la voce grossa nei primi chilometri, sorpassando sia Fittipaldi che Bearman per prendere la leadership. L’offensiva di Pourchaire esaurisce il momentum in fretta e Bearman riesce a riprendersi la testa della gara al terzo giro. Alle sue spalle le posizione restano stabili.

Vesti e Hauger perdono tempo in occasione della prima sosta, soprattutto il primo. Dei due però è il danese della Prema a riuscire a recuperare qualche posizione, mentre Hauger resta bloccato dietro a Maini.

Pourchaire mette pressione a Bearman per larghi tratti del secondo stint, ma nel finale alza il ritmo e anzi subisce il ritorno di Fittipaldi. Il francese pensa al campionato e non offre troppa resistenza al brasiliano, che lo sorpassa a sei giri dalla fine in curva 4 (all’esterno, bella manovra).

Il podio va quindi a completarsi, sebbene Martins abbia provato a insidiare il caposquadra negli ultimi chilometri. La rimonta di Vesti si conclude in un decente quinto posto, davanti a Maini e Hauger. La zona punti è completata da Hadjar, che recupera una decina di posizioni grazie alla strategia alternativa, e Verschoor. Anche Iwasa ha provato a partire con le dure per montare le morbide nel finale, ma a differenza di Hadjar non va oltre la tredicesima posizione.

Nelle verifiche post gara la macchina di Martins risulta avere il fondo troppo basso rispetto al piano di riferimento e di conseguenza gli viene revocato il quarto posto. Entra nella zona punti Leclerc, anche lui protagonista di una gara scialba.

 

Bearman ha effettuato IL weekend perfetto. Non solo ha fatto un “double” (vittoria sia nella sprint che nella feature race), evento raro che ha visto in Giovinazzi e Drugovich gli ultimi due piloti capaci di eseguirne, ma ha anche conquistato la pole e ha concluso le prove libere in prima posizione. Questo significa che l’inglese al comando OGNI SESSIONE del weekend (!!!). Non era mai capitato nella storia di Gp2 e F2. L’unica cosa che gli è mancata è stato il giro più veloce nella Feature Race, frutto della rimonta di Hadjar con gomme nuove.

Bearman si riscatta così dopo i tre primi round, in cui tra difficoltà nella gestione delle gomme e qualche errore di troppo aveva conquistato solo tre punti. Così invece si rilancia in campionato ed è quarto a 41 punti.

Come nel round precedente, il pilota entrato come capoclassifica non conquista nemmeno un punto e perde la leadership. Iwasa è stato autore di una qualifica disastrosa, che l’ha visto partire solo diciassettesimo. Ci si aspettava una rimonta, ma non ha avuto passo per tutto il weekend, e se in gara 1 si è dovuto ritirare per un guasto al DRS, rimasto aperto, alla domenica ha chiuso solo dodicesimo. A Pourchaire è bastato un weekend non brillantissimo per superarlo in classifica. Il francese  ha concluso la sprint race sul muro di curva 1, ma il podio in feature race gli permette di issarsi a 65 punti, sette in più di Iwasa.

Anche Vesti non brilla, almeno in relazione a Bearman, ma comunque mette in cascina 21 punti che lo fanno salire al secondo posto della classifica, con 58 punti.

Concludo l’analisi con Hauger: se nelle prime gare è stato oggettivamente sfortunato, qui ci si aspettava il riscatto. Ci stava riuscendo in gara 1, poi è andato clamorosamente a sbattere, e nella feature race finisce solo settimo. La velocità c’è, ma i punti persi iniziano ad essere tanti, e deve decisamente darsi una mossa se vuole rientrare in corsa per il titolo.

Stessa cosa per Martins, che non solo -anche lui- si è autoeliminato Sabato mentre era secondo, ma la squalifica di Domenica fa sì che ormai sono cinque le gare consecutive senza punti. Idem per Leclerc.

Tra i team la Prema è salita al comando a quota 101, seguita a breve distanza dalla ART a 94 e dalla DAMS a 91. Il prossimo round della Formula 2 sarà a Imola, fra tre settimane.

Lorenzo Giammarini, a.k.a. LG Montoya

Tutte le immagini sono tratti dagli account social e dal sito ufficiale della F2.