F2 AUSTRALIA 2023 – CORRENTE ALTERNATA

Se neanche la F1 è stata esente dal caos, non ci si poteva aspettare che le serie inferiori fossero da meno. Quantomeno il loro disordine è stato “genuino” e non provocato dai pasticci della direzione gara – merito di un tracciato che ha costituito un banco di prova molto impegnativo per i giovin piloti.

Prove Libere

Si è capito che aria tirasse fin dalle prove libere, in cui un terzo dei 45 minuti a disposizione dei piloti sono stati occupati da bandiere rosse, chiamate da tre incidenti diversi. L’australiano Jack Doohan (Virtuosi) regala soddisfazione al suo pubblico concludendo la sessione a capo della classifica.

Qualifiche

Ad aggiungere pepe alla sfida, le qualifiche si svolgono sotto una pioggia quasi torrenziale, soprattutto a inizio sessione. Le basse temperature, la scarsa visibilità, il poco grip, il tracciato inondato d’acqua, fanno propendere il direttore gara a sospendere le qualifiche dopo quattro minuti – ma ben tre incidenti, tra cui figurano Olivier Bearman (Prema) e Arthur Leclerc (DAMS).

Dopo un interludio di 15 minuti, la sessione riparte e come spesso capita in queste situazioni, i leader di classifica vanno e vengono. Le condizioni non sono ancora idilliache, come dimostrano i testacoda di Ralph Boschung (Campos), il leader di campionato, e di nuovo Bearman (che deve ringraziare di cuore i meccanici per avergli riparato la vettura in tempo).

Victor Martins (ART) farà cessare le ostilità schiantandosi in curva 5 nei minuti finali della sessione.

Ayumu Iwasa (DAMS) conquista così la pole position con 6 decimi di vantaggio su Theo Pourchaire (ART), in grande affanno all’inizio ma capace di recuperare la giusta confidenza con la macchina, e lo stesso Martins. Dietro di loro c’è l’inseparabile coppia delle Hitech, Isaak Hadjar davanti a Zane Maloney, seguite da Bearman. Le loro posizioni si sono decise sul filo dei millesimi: appena 21 millesimi (!) coprono i tre piloti.

 

La bandiera rossa ha impedito a diversi piloti di completare il proprio giro. Il pilota che ha subito il contraccolpo peggiore è stato Doohan, che non riesce ad andare oltre la quindicesima posizione. Per la terza qualifica di fila Denis Hauger (MP) non riesce a completare il suo giro finale. Almeno stavolta è 10° e potrà partire in pole per la gara sprint.

Sprint Race

Il cielo è nuvoloso e la pista leggermente umida. Tenere le gomme in temperatura sarà un problema. Lo dimostrano Boschung e Fittipaldi, che si stampano durante il giro di schieramento.

Per queste ragioni la partenza è tranquilla. In testa Hauger mantiene la prima posizione, così come Crawford e Kush Maini (Campos) le posizioni sul podio virtuali. Bearman scavalca Leclerc ed è quarto, mentre Pourchaire scivola fuori dai primi dieci.

Bastano pochi chilometri per permettere ai piloti di osare. Lo schieramento dalla quinta alla decima posizione si apre a ventaglio in curva 11. Iwasa è quello che pesca la pagliuzza corta e rimedia una foratura, che la estrometterà dalle posizioni che contano.

 

Le basse temperature, le numerose zone DRS e un tracciato molto più fluido che in passato fanno sì che il gruppo formi un trenino compatto, quasi senza discontinuità, dove i piloti conducono tanti tentativi di sorpasso ma le posizioni restano statiche.

 

Le eccezioni sono Hauger, che in pochi giri si toglie Crawford dalla zona DRS e incrementa il vantaggio ad ogni giro, e Leclerc, che è partito con gomme morbide e quindi gode prima di un vantaggio prestazionale, poi di uno svantaggio.

La usuale azione vede un’interruzione al quindicesimo giro: nelle retrovia Doohan viene toccato da Juan Manuel Correa (VAR) e si ferma in mezzo alla pista. La SC è d’obbligo. E inizia anche a piovere.

 

Alcuni piloti, tra cui Martins (in quinta posizione) e Pourchaire, vanno a montare le gomme da bagnato. Lo scroscio di pioggia però si interrompe poco dopo la loro sosta, mentre la SC continua a girare – anche perché Brad Benavides (Trident) nel frattempo è andato a muro in completa autonomia.

La ripartenza avviene a due giri dalla fine e, data la pista asciutta, si assiste al rapido affondamento dei piloti su Wet. L’ultimo sussulto della gara lo imprime Bearman, che infila il suo teammate a quattro curve dalla fine.

Hauger si invola e conquista la prima vittoria dell’anno, condita anche dal giro più veloce. Il norvegese precede sul traguardo Crawford, bravo a non cedere nel finale a Maini, a sua volta abile a contenere  Leclerc jr durante la gara. Per entrambi i piloti si tratta del primo podio in F2.

Quinto posto per Maloney, protagonista di alcuni dei pochi sorpassi visti in questa gara, mentre la zona punti è completata da Hadjar, Bearman e Vesti. Gare da dimenticare per Iwasa, Martins e Pourchaire, ben al di fuori della zona punti.

Con la vittoria Hauger si rilancia in campionato, la cui classifica ora è molto ristretta: dopo Boschung, ancora leader con 33 punti, troviamo Iwasa a pari punti, Pourchaire con 32, Vesti con 31 e Hauger con 30 (!).

Feature Race

Pourchaire ha un brutto scatto ma riesce a riprendersi la posizione su Martins nella prima curva. Bearman fa a sportellate con Hadjar, portandolo sulla ghiaia di curva 3. L’inglese conquista così la quinta posizione, ma rimedia anche una penalità di 5s.

 

Iwasa tenta la fuga ma non gli riesce e dopo 5 giri si ritrova Pourchaire, Martins e Maloney alle spalle – i quattro piloti sono racchiusi in appena 2 secondi. Bearman invece è staccato e deve contenere Leclerc e Hauger.

All’interno del gruppo i duelli non mancano. Tra tutte le manovre si distingue il pregevolissimo sorpasso di Vesti su Crawford, che avviene all’esterno di curva 13 (!!) – penso di non aver mai visto un sorpasso così in quel punto.

Al giro 8 scatta la soglia per i pitstop e Martins è l’unico dei primi ad approfittarne, ma nello stesso momento Crawford viene mandato a muro da Doohan e viene fatta entrare la Safety Car. Il giro seguente tutti i piloti partiti su soft sono ai box e Martins perderà un paio di posizioni.

Grande confusione ai box ma la situazione non è eccellente, soprattutto per Bearman. Per evitare di perdere parecchie posizioni decide di non scontare i 5s di penalità. Non poteva sapere che, pochi metri più avanti e alcuni secondi dopo, Hadjar viene fatto ripartire senza curarsi di chi si trovava nella fast lane. Bearman e Hadjar vanno a contatto per la seconda volta nella gara, ma stavolta l’inglese ha la peggio: la posteriore dx è forata e deve rientrare ai box per sostituirla. Oltre a ritrovarsi ultimo, la notizia pessima è che si ritrova su gomme morbide, avendo esaurito le dure a disposizione.

Dopo il valzer delle soste il gruppo è guidato dai piloti partiti su prime, che sperano in una SC nel finale per avere la speranza di conseguire un risultato decente. Vesti è pertanto il nuovo leader della corsa, seguito da Roy Nissany (DAMS), Enzo Fittipaldi (Carlin) e Kush Maini (Campos). Dopo l’indiano troviamo il leader virtuale Iwasa, seguito da Amaury Cordeel (Virtuosi), l’ultimo dei piloti su strategia alternativa, Pourchaire e Hadjar, che con le soste ha riguadagnato il terreno perduto a inizio gara.

La gara riprende la sua valenza agonistica al giro 13. A causa delle gomme dure e fredde i piloti limitano le ostilità nei primi metri, ma dopo un giro e mezzo un maldestro tentativo di sorpasso di Fittipaldi alla chicane veloce innesca un serpentone infernale.

Per mezzo giro le posizioni dalla seconda alla nona cambiano ad ogni curva ma incredibilmente non si verificano scontri. Vesti mantiene la testa della gara ma alle sue spalle ora ci sono Maini e Iwasa, mentre Pourchaire è ancora alle spalle di Fittipaldi.

Il pilota che ci ha rimesso di più è di sicuro Hadjar, che è stato spinto sull’erba da una toccata di Nissany e ora è sedicesimo.

I piloti su gomme dure usate hanno un passo comparabile ai piloti su dure nuove e quindi non si dimostrano inclini a cedere la posizione senza lottare. Anche in questa fase i duelli si sprecano; se ne avvantaggia soprattutto Vesti, che riesce a costruire in pochi giri un vantaggio di 5 secondi sul secondo.

Al 25° giro la gara aveva appena trovato un equilibrio stabile quando ecco che accade una sequenza di scemenze che ha del notevole.

Dapprima Nissany, in lotta con Daruvala, mette le ruote sull’erba nel rettilineo che conduce alla curva 3 e innesca una piroetta che lo conduce a stamparsi sulle barriere del rettilineo che porta alla curva 3. Ho già detto che l’ha mandata in testacoda in pieno rettilineo?

Entra la SC, di nuovo. Vanno ai box tutti i piloti che non lo avevano fatto. Le gomme fredde portano alcuni di questi a mancare il punto di frenata e a regolare l’erba della via di fuga di curva 1. Tra questi figura anche Fittipaldi, che nell’ordine:

  1. va lungo in curva 1
  2. si gira nel prato mentre cercava di rientrare in pista
  3. riguadagna il giusto verso di marcia ma nel farlo urta le barriere con la posteriore sx
  4. riparte ma suddetta sospensione cede quando sta raggiungendo la macchina di Nissany
  5. di conseguenza pure lui si gira in rettilineo e si schianta contro le barriere, pochi metri dopo la vettura di Nissany

E non è stato neanche il capolavoro della giornata…

Quello spetta a Martins: al trentesimo giro la gara riparte, ma lui, prima ancora che Iwasa desse lo strappo, manca il punto di frenata alla penultima curva e travolge l’incolpevole Hauger. Il norvegese aveva condotto una gara ad ottimi livelli e aveva rimontato dalla decima posizione fino al gradino più basso del podio, ma il destino aveva altri piani.

I giri finali vedono la mini-rimonta di Vesti su gomme morbide appena montate, ma dopo 33 giri piuttosto convulsi è Iwasa a vincere. Il giapponese diventa così il primo pilota a vincere due gare quest’anno. Pourchaire finisce in seconda posizione una gara in cui è riuscito a restare fuori dai guai mentre Leclerc resiste strenuamente al ritorno di Vesti e conquista il primo podio in F2.

Seguono Maloney, Daruvala, Richard Verschoor (VAR – continua la tradizione di concludere a punti dopo essersi trovato ultimo dopo pochi chilometri). Dopo le investigazioni post-gara troviamo, in ottava posizione, Doohan (nemo propheta in patria) e a seguire Maini e Correa.

Bearman era in rimonta in tredicesima posizione quando è uscito di pista alla chicane. Per miracolo ha mantenuto la Prema dritta, ma l’avvenimento lo rispedì in fondo al gruppo. Quindicesimo alla bandiera a scacchi, diciassettesimo dopo l’applicazione delle penalità.

Considerazioni finali

In F2 adesso comanda Iwasa con 58 punti, mentre Pourchaire, rialzatosi dopo l’Arabia, segue a 50. Vesti continua il suo avvicinamento ai piani alti e ora è terzo a 42.

Quarto è l’ex leader Boschung, ancora a 33 dopo aver mancato la zona punti in entrambe le gare: sapevo che non sarebbe durato a lungo in testa, ma non mi aspettavo un weekend così tragico. Con gli stessi punti troviamo il rimontante Leclerc, primo tra i rookie.Segue poi un pacchetto molto ravvicinato: Daruvala a 32, Hauger a 30, Maloney a 29, Maini a 26, Verschoor a 25 e Doohan a 24.

Bearman, malgrado essere stato protagonista in molte sessioni, ha la miseria di tre punti ed è in una terrificante diciassettesima posizione. L’inglese ha mostrato tante qualità interessanti ma anche una propensione ai casini che conviene rettificare il prima possibile. Per certi versi mi ricorda lo Tsunoda delle prime gare di F2 – anche il giapponese aveva seguito lo stesso, rapido, percorso: F4->F3->F2 in tre anni.

La F2 adesso tornerà tra tre settimane, nel weekend tra il 28 e il 30 aprile sul circuito di Baku, un round che per la serie cadetta è sempre stato pieno di colpi di scena.

[Tutte le immagini sono tratte dai social o dal sito ufficiale della Formula 2]

Lorenzo Giammarini, a.k.a. LG Montoya