LA STORIA DELLA FERRARI 312T: 1979 (4/6)

La lunga pausa dovuta dalla cancellazione del GP di Svezia permette alle squadre di lavorare allo sviluppo delle monoposto. Brabham, Ligier, McLaren, Tyrrell, Lotus, Williams e Wolf caricano il materiale sui rispettivi camion e partono dal Principato di Monaco in direzione Digione per 3 giorni di prove organizzate dalla Goodyear in vista del GP di Francia del 1 luglio. La prima fila tutta Michelin di Monte Carlo seguita da una vittoria che senza il guasto tecnico sofferto dalla Ferrari di Villeneuve sarebbe potuta essere una comoda doppietta, ha provocato parecchi mal di pancia ad Akron (OH).

Il lavoro comincia subito il martedì ed è organizzato molto dettagliatamente. Ai piloti Ligier è affidato il compito di collaudare nuove mescole mentre la Tyrrell viene incaricata di lavorare sulla costruzione del pneumatico. La prima giornata di prove è però caratterizzata dalla protesta di James Hunt che dopo 3 ore si accorge della mancanza di commissari di percorso e addetti antincendio lungo il percorso e fa bloccare tutto.

Lauda avrebbe dovuto provare nuove gomme radiali che però non sono arrivate, così si limita a mettere a punto la sua macchina con gomme normali, poi saluta tutti e se ne va. Il due volte Campione del Mondo è sempre più deluso.

L’altro grande deluso è il Campione del Mondo in carica. Andretti è già consapevole di non poter difendere il proprio titolo, anche perché la Lotus 80 è arrivata con grande ritardo. La Gran Bretagna è appena uscita dal “Winter of Discontent” durante il quale ci sono stati numerosissimi scioperi, sia nel settore pubblico che nel privato, che hanno fermato il lavoro per lungo tempo anche alla Lotus. In più, la futuristica 80 ha evidenziato notevoli problemi di tenuta di strada fin dai primi giri per cui è stato costruito un nuovo esemplare, la 80/2, che è stata modificata nella distribuzione dei pesi, sospensioni, freni e nell’aerodinamica.

La macchina è stata appena assemblata (è priva degli sponsor) e gira poco a causa di molti problemi e delle necessarie regolazioni. Andretti prova sia con il musetto “normale”, sia senza spoiler anteriori ed è dotata di un tubo di Pitot per misurare la velocità dell’aria (e quindi la relativa depressione) sotto alle fiancate.

Al termine delle tre giornate il più veloce è Alan Jones in 1’08”4, quasi 4 secondi più veloce della pole di Andretti di due anni fa con la Lotus 78, a dimostrazione della competitività della Williams FW07. Laffite è secondo in 1’09”3 ma è ancora dolorante al polso destro, tanto che il secondo giorno lascia la macchina a Depailler per andare da uno specialista che ha lo studio non lontano dal circuito.

Dopo che le squadre Goodyear se ne sono andate, il circuito francese viene occupato dalla Michelin che prova a sua volta le gomme con Ferrari e Renault. Villeneuve scende in pista il venerdì con la 312T4 (1’09”3) e il giorno seguente lascia la macchina a Scheckter (1’09”6). Jabouille ottiene lo stesso tempo del capoclassifica al sabato e il giorno successivo, quando la Ferrari è tornata a Maranello, effettua una simulazione di gara di 74 giri senza nessun problema tecnico.

La 312T4 ha vinto 4 dei 5 GP a cui ha preso parte ma a Maranello non ci si adagia sugli allori. Mentre Villeneuve è impegnato a Digione, il collaudatore Giorgio Enrico porta in pista a Fiorano una nuova vettura denominata 312T4-A. Si tratta di una nuova monoscocca più lunga e stretta rispetto a quella della 312T4, ma soprattutto con l’aerodinamica inferiore più estrema per massimizzare l’effetto suolo.

Dopo i primi giri di verifica la macchina viene guidata anche da Scheckter, prima di partire a sua volta per la Francia. Il gruppo motore-cambio è inclinato verso l’alto, è carenato per creare un diffusore simile a quello della Lotus 80 ed è sigillato a terra da due minigonne, separate da quelle delle fiancate, che proseguono fino dietro all’asse delle ruote posteriori. Questo provoca un innalzamento delle temperature d’esercizio del motore per cui sono stati aperti due sfoghi davanti alle ruote posteriori, simili a quelli della 312T3. La monoposto percorre piccole serie di non più di 3 giri per un totale di 25.

Domenica 3 giugno a Donington Park si svolge il Gunnar Nilsson Memorial Trophy Race Meeting. Si tratta di una manifestazione motoristica che in origine si era pensato di includere alla Race of Champions di Brands Hatch, trovando però la contrarietà di promotori e squadre. L’organizzazione è a cura del BRDC.

È  stato Tom Wheatcroft, grande appassionato e scopritore di talenti (nel 1973 aveva portato Roger Williamson in F1), a volere l’evento sullo storico circuito di Donington Park, da lui acquistato nel 1971 e ripristinato nel 1977 nel tentativo di riportarlo ai fasti anteguerra quando, adolescente, guardava le Auto Union e le Mercedes-Benz contendersi la supremazia fino al 1938, quando vinse Tazio Nuvolari al volante della Auto Union Typ D.

Wheatcroft è anche un collezionista di auto da F1 che ha cominciato ad acquistare nei primi anni ’60, creando un museo meraviglioso. La Donington Grand Prix Collection è situata all’esterno della curva Coppice e vi sono conservate decine di monoposto, tutte funzionanti, che lui stesso si diverte a condurre sul tracciato.

Il motivo per cui ha voluto ospitare questa manifestazione è una sorta di debito di riconoscenza verso lo sfortunato pilota svedese che due anni prima, il 28 maggio 1977, aveva ufficialmente aperto il circuito (che durante la Seconda Guerra Mondiale era stato utilizzato come deposito militare e poi abbandonato a sé stesso) scarrozzando Wheatcroft aggrappato al roll-bar della sua Lotus 77.

L’evento ospita gare di vetture turismo, F3 e una gara delle BMW M1 ProCar, oltre all’esibizione acrobatica delle Red Arrows.

Le squadre di F1 non rispondono come sperato dagli organizzatori e inviano solo 5 macchine per cui, oltre a 45 minuti di prove libere, scenderanno in pista per una sfida a cronometro sul modello delle qualifiche di Indianapolis, con un giro di lancio, tre giri cronometrati e un giro di rientro. La classifica sarà stilata tenendo conto del migliore dei tre giri veloci.

Ovviamente la Lotus e Mario Andretti non possono mancare.

Piedone scende in pista con la 80/1 ma durante le prove libere si accorge di un problema alla sospensione posteriore.

Viene così preparata la 79/5 di scorta.

Il pubblico aspettava Niki Lauda ma l’austriaco non si presenta a Donington. Al suo posto c’è Nelson Piquet che porta in pista la BT46B fan car, riassemblata per l’occasione sulla BT46/4 (quella che vinse in Svezia era la BT46/6).

James Hunt partecipa con lo spirito goliardico che lo contraddistingue.

Per lui c’è la WR7 usata a Monte Carlo.

Frank Williams è felicissimo dopo il primo podio conquistato da Regazzoni con la macchina nuova. La FW07/1 incidentata in prova a Monte Carlo è stata riparata ed è a disposizione di Alan Jones.

L’ultima monoposto è la Arrows A1B/6 di Patrese che però viene sostituito da Rupert Keegan grazie al contributo di Charles Clowes che lo finanzia nell’Aurora AFX British F1 Championship.

La pochezza del parco macchine è compensata dallo stesso Wheatcroft che ha fatto preparare alcuni pezzi del suo museo per metterli a disposizione di ex piloti di F1 che, nonostante l’età loro e delle vetture, spingono con decisione sull’acceleratore. Dan Gurney sale sulla BRM P25 con cui Jo Bonnier conquistò la prima vittoria per la Casa inglese a Zandvoort 1959.

Jackie Stewart ritrova la Tyrrell 006 che gli ha consentito di vincere il suo terzo titolo mondiale.

Wheatcroft l’ha acquistata da Mr. Chopper nell’estate del 1974.

Doppio divertimento per Hunt che oltre alla Wolf ritrova anche la sua M23 iridata.

Il campione del mondo 1967 Denny Hulme è al volante della Cooper T51 che vinse il mondiale 1959 con Jack Brabham.

Tra gli invitati c’è George Harrison che si toglie la soddisfazione di guidare la Lotus 18 portata alla vittoria da Stirling Moss al GP di Monaco 1961.

L’ospite che riscuote più consenso tra gli spettatori è però Juan Manuel Fangio.

Il 5 volte Campione del Mondo dà spettacolo con la Mercedes-Benz W125. Si tratta di una macchina recuperata da Colin Crabbe in Germania Est negli anni ’60 e ora di proprietà del pilota collezionista Neil Corner.

La gara delle BMW M1 è dominata da Piquet che comanda fin dal via, dopo aver ottenuto la pole position, davanti a Giacomelli.

Terzo posto per il tedesco Manfred Winkelhock dopo un bel duello con Hans-Joachim Stuck.

La sfida a cronometro delle F1 è vinta da Jones in 1’01”37 davanti a Hunt (1’02”54), Andretti (1’02”67), Piquet (1’03”61) e Keegan (1’05”09).

Con il contributo degli oltre 20mila spettatori presenti al circuito, il totale raccolto per dotare il Charing Cross Hospital di Londra di apparecchiature più moderne per la lotta contro il cancro supera le 600mila sterline, più di un miliardo di lire (3 milioni e 800mila euro, la cui decima parte è stata raccolta tra i lettori di Autosprint).

Nella serata dello stesso giorno le agenzie di stampa diffondono una brutta notizia.

La ricerca continua di emozioni forti ha sempre caratterizzato la vita di Patrick Depailler. Nato come pilota motociclistico, ha continuato ad allenarsi in moto anche quando aveva cominciato la carriera automobilistica. Nel settembre del 1973 Ken Tyrrell gli offrì di correre gli ultimi due GP di edl campionato e lui, pochi giorni dopo, si schiantò in moto contro un albero fratturandosi una gamba in due punti e subendo l’impianto di una vite metallica per comporre la frattura. La Elf lo impose comunque per la stagione 1974 e Depailler andò a fare il sedile a Ockham camminando con l’aiuto delle stampelle.

Un’altra sua passione non esattamente sicura è la pesca subacquea ma ora Depailler ha scoperto il deltaplano con cui si diverte lanciandosi dal Puy-de-Dôme, la montagna che domina Clermont-Ferrand. Sempre con la Gauloises d’ordinanza in bocca, naturalmente.

Per Guy Ligier questa è una grave perdita. Depailler (che per contratto non poteva svolgere attività pericolose) era stato preso per le sue qualità di collaudatore che hanno contribuito a portare per la prima volta la squadra di Abrest in testa a entrambe le classifiche e ora mancherà per molto tempo anche se, dopo l’intervento chirurgico effettuato dall’équipe del prof. Raux, lui è fiducioso di poter tornare in tempo per il GP d’Italia del 9 settembre.

Ecclestone impone ai suoi affiliati di schierare 2 macchine a ogni GP per cui Ligier deve trovare un sostituto prima del GP di Francia. Tra i papabili non ci sono piloti francesi; Beltoise ha il dente avvelenato per essere stato scartato in favore di Laffite alla fine del 1975, nonostante avesse svolto i primi test; Pescarolo è ormai dedicato alle biposto e il giovane Prost, che piacerebbe molto alla Elf, è troppo inesperto per la F1. Ligier annuncia quindi che il nuovo pilota della JS11 numero 25 non sarà francese.

La settimana seguente alcune squadre svolgono a Silverstone delle prove private (non organizzate dai “gommisti”). Lauda è il più veloce in 1’15”3 (a oltre 225 kmh di media) davanti a Scheckter (1’16”1) e Pironi (1’16”9). La sua Tyrrell 009 è dotata del primo prototipo di sospensioni attive della storia della F1, ideato da Maurice Philippe e poi sviluppato da Karl Kempf insieme a Brian Lisles, ingegnere di pista di Pironi e capo del reparto tecnico della Tyrrell. Il progetto originale di Philippe, già utilizzato sulla sua auto personale, è esclusivamente meccanico ed è stato provato la scorsa stagione sulla 008.

Kempf trova che la soluzione sia molto interessante ma con una risposta troppo lenta per le velocità delle F1 e fa riprogettare le sospensioni a Lisles, applicando un impianto idraulico ad alta pressione controllato da elettrovalvole Moog, attivate da una centralina elettronica programmata dallo stesso Kempf. Il sistema modifica il camber delle ruote ed è regolabile dall’abitacolo con due manettini che agiscono sull’asse anteriore e su quello posteriore, potendo così trasformare l’auto da sottosterzante a sovrasterzante o viceversa e mantenendo il piano di contatto delle ruote perfettamente parallelo all’asfalto. Il sistema ha per contro il peso aggiuntivo e l’assorbimento di potenza dovuto alla pompa che deve mantenere alta la pressione dell’olio nell’apposito accumulatore, per cui il guadagno nei tempi sul giro non è sufficiente a giustificarne l’utilizzo e il progetto viene accantonato. Bisognerà aspettare altri 4 anni prima di vedere un nuovo esperimento di sospensioni attive sulla Lotus 92 di Nigel Mansell.

Gira anche Hunt, che nel 1977 fece la pole in 1’18”49, il quale conquista comunque l’attenzione di tutti perché nel tardo pomeriggio di giovedì 7 giugno comunica ai giornalisti presenti il suo ritiro immediato dalle corse, anticipandolo di 4 mesi rispetto a quanto aveva annunciato a inizio stagione. “Beh ragazzi, sono stati due dei migliori giorni di test che abbia mai avuto da un po’ di tempo, ma mi dispiace dire che saranno gli ultimi. Ho deciso di ritirarmi subito. Questi telai a effetto suolo hanno persino trasformato Monaco in un posto in cui l’abilità non conta. Stavo raggiungendo Depailler sui tratti bagnati, e poi lui si allontanava da me dove era asciutto. Girava in curva e se ne andava. È una completa perdita di tempo cercare di andare forte a meno che tu non abbia una macchina competitiva. Non c’è più alcuna possibilità. Qualche anno fa potevi guidare al 100% e vedere un risultato. Oggi non è più possibile.” Il riferimento a Depailler non è casuale perché Guy Ligier, sapendo della sua insoddisfazione alla Wolf, lo ha contattato per sostituire il francese ma Walter Wolf rifiuta di lasciarlo libero a meno che non riscatti il proprio contratto, come fece Reutemann nel 1976 per passare dalla Brabham alla Ferrari. Inoltre Hunt è da sempre un “uomo immagine” Marlboro e questo non piace affatto alla SEITA (Société d’Exploitation Industrielle des Tabacs et des Allumettes), la società statale che sponsorizza Ligier attraverso il marchio Gitanes, per cui l’inglese preferisce chiudere immediatamente la sua carriera.

James Simon Wallis Hunt ha disputato 92 GP vincendone 10, ha conquistato 14 pole position, 2 hat trick ed è diventato Campione del Mondo nel drammatico 1976, battendo Niki Lauda per un solo punto. La loro amicizia era vera e non è mai finita.

Forghieri continua a sviluppare la 312T4-A la cui deportanza viene verificata anche alla galleria del vento del Centro Ricerche Fiat di Orbassano.

I risultati sono ottimi e Jody Scheckter prosegue il lavoro a Fiorano. Si notano bene le minigonne aggiuntive che si allungano oltre l’asse posteriore.

Mancano ancora due settimane al prossimo GP e le squadre continuano a provare a Digione dove girano Laffite con la Ligier e Giacomelli con l’Alfa Romeo. Il francese, la cui JS11 ha una nuova sospensione anteriore, migliora di 8 centesimi (1’08”32) il tempo ottenuto da Jones dopo il GP di Monaco. Anche Giacomelli si comporta molto bene (1’09”7), considerando che l’Alfa Romeo dispone di Goodyear standard, meno efficaci di quelle usate dai top team.

Venerdì 16 giugno il collaudatore Giorgio Enrico gira a Fiorano con la 312T3 “laboratorio” dotata di cambio elettroattuato, un tubo di Pitot e varie apparecchiature elettroniche. Forghieri è affascinato dal lavoro intrapreso da Karl Kempf alla Tyrrell, anche perché ha già collaborato con lui quando lavorava ancora per la Goodyear, applicando sensori e un registratore a cassette sulla 312T2 di Lauda che, secondo Kempf, aveva lo stile di guida perfetto per l’acquisizione dati. Col passaggio della Ferrari alla Michelin e l’approdo del ricercatore statunitense alla Tyrrell, la Scuderia si è concentrata sull’applicazione e sviluppo della tecnologia radiale ma ora Furia sta cercando di utilizzare quell’esperienza per migliorare il comportamento in pista delle sue monoposto.

Il GP di Francia si avvicina e Guy Ligier deve decidere chi sarà il nuovo compagno di squadra di Laffite. All’imprenditore di Vichy serve un pilota veloce e concreto che possa aiutare concretamente Laffite nella lotta per il Mondiale. Sfumato Hunt per i motivi già spiegati, Ligier contatta Emerson Fittipaldi che però è a sua volta vincolato da un contratto con la Copersucar. Il brasiliano, che ha già rinunciato a sostituire Lauda alla Ferrari dopo l’incidente del Nürburgring, ha anche uno scrupolo morale. Il contratto si potrebbe anche risolvere ma non se la sente di abbandonare la squadra mentre a Modena il Fly Studio di Caliri e Marmiroli sta rifacendo da capo la F6 sbagliata da Bellamy, salvando solo la scocca e la sospensione anteriore. Per lui è anche una questione di moralità.

Derek Daly si offre gratuitamente a Ligier. L’irlandese ha chiuso l’esperienza con la Ensign dopo mesi di sforzi inutili (Nunn gli deve anche dei soldi), la Marlboro non avrebbe problemi a lasciarlo libero di passare alla concorrenza e lui ha già parlato con Ducarouge che si è detto possibilista. Per Daly sarebbe un’enorme opportunità ma la decisione finale spetta a Guy Ligier e soprattutto al presidente della SEITA.

Walter Wolf sostituisce Hunt con Keijo “Keke” Rosberg. Il 30enne finlandese aveva dimostrato il suo talento nel 1978, vincendo l’International Trophy nel diluvio di Silverstone (la sua seconda gara in F1) nonostante la modestia della Theodore, e facendo vedere belle prestazioni con la ATS ma questo non è bastato per avere un sedile in F1 per il 1979. Ha quindi ripiegato sulla F2 con la March 792 del Project Four Racing di Ron Dennis, vincendo al debutto a Hockenheim, e sul campionato Can-Am, al volante della Spyder NF-11 della Newman-Freeman Racing, vincendo (sempre al debutto) a Road Atlanta.

Rosberg accetta l’ingaggio anche perché il calendario Can-Am non si sovrappone alla F1, così può continuare la collaborazione con Paul Newman.

L’attore statunitense ha appena concluso la 24 Ore di Le Mans al secondo posto assoluto con la vecchia Porsche 935/77A di Dick Barbour, soprattutto grazie alla strepitosa prestazione di Rolf Stommelen che girava mediamente più veloce  dei compagni di squadra di 30 secondi al giro.

A Milton Keynes viene presentata alla stampa l’attesissima Arrows A2, una monoposto dalle forme decisamente avveniristiche.

Tony Southgate e Dave Wass hanno optato per una vettura molto estrema che, secondo Jackie Oliver, sarà in grado di competere con Ferrari, Ligier e Williams. Le sospensioni anteriori sono inglobate all’interno di un profilo ad ala rovesciata regolabile e ovviamente questo profilo si trova anche all’interno delle fiancate. Il gruppo motore cambio sono inclinati verso l’alto (come la 312T4-A) per massimizzare l’estrattore posteriore. Spoiler anteriori e alettone posteriore sono assenti e il muso tondeggiante della A2 ricorda quello di un siluro.

La nuova Arrows scende immediatamente in pista a Silverstone dove la Goodyear ha organizzato tre giornate di prove dal 19 al 21 giugno. Patrese effettua una ventina di giri relativamente lenti nei quali la A2 genera tanta deportanza da mettere in crisi le sospensioni, soprattutto al posteriore.

Niki Lauda è il più veloce con la Brabham le cui fiancate sono state modificate. Questo ha spostato il centro di pressione della BT48 rendendola molto più stabile, tanto che l’austriaco stabilisce il nuovo record ufficioso della pista in 1’13”56 con gomme da qualifica, a quasi 231 kmh di media.

La Lotus continua a lavorare sulla seconda versione della Lotus 80 che viene provata anche da Reutemann. Nuova carrozzeria con nuovo angolo di incidenza e nuovi profili laterali generano una tale deportanza che viene utilizzata senza alettoni anteriori e posteriori. La macchina avrebbe dovuto essere più veloce e invece evidenzia un fenomeno di effetto suolo relativamente nuovo: il “porpoising”. L’auto si muove su e giù a causa di violente separazioni del flusso d’aria del sottoscocca che schiacciano la macchina al suolo per poi farla rimbalzare improvvisamente. Il tutto a una frequenza sempre più alta al crescere della velocità. Andretti gira in 1’15”1 mentre Reutemann non va oltre 1’16”9.

Primo approccio per Keke Rosberg che fa il suo debutto con la Wolf, girando un secondo più veloce di quanto fosse riuscito a fare James Hunt nelle prove effettuate due settimane fa, prima dell’annuncio del ritiro.

A Silverstone c’è anche Derek Daly che, d’accordo con Ducarouge che lo considera molto veloce, sale sulla JS11 di Laffite per prendere le misure in vista della possibile sostituzione di Depailler ma, ahilui, la decisione finale viene presa dalla SEITA, il monopolio dei tabacchi francese che ha appena aumentato il finanziamento alla squadra transalpina. La scelta ricade così sul 34enne Jacky Ickx, attualmente impegnato nel Mondiale Marche con la Porsche ufficiale e nel campionato Can-Am sulla Lola di Carl Haas con cui sta contendendo il titolo proprio a Rosberg.

La decisione, annunciata il 21 giugno, deriva dal fatto che Ickx, oltre ad essere un grande pilota (ha vinto 8 GP di F1 e ha trionfato 4 volte alla 24 Ore di Le Mans), è francofono e quindi più spendibile per le relazioni pubbliche, anche se il belga ha spesso affermato di non sopportare più lo spirito commerciale e pacchiano della F1 degli anni ‘70. Sull’altro piatto della bilancia ci sono il poco impegno professionale dimostrato negli ultimi due anni in cui ha corso solo 6 GP ma soprattutto la totale inesperienza con le monoposto a effetto suolo che si guidano in maniera differente da quelle che ha pilotato finora.

A Daly non resta che tornare a impegnarsi nell’Euro F2 con la March 792 BMW del Project Four Racing diretto da Ron Dennis e Neil Trundle.

Negli stessi giorni la Michelin prenota la pista di Digione dove si ritrovano Villeneuve e Jabouille per provare nuove mescole da qualifica. La Renault vuole fortemente vincere questa gara e Jabouille gira in 1’08”4, praticamente lo stesso tempo ottenuto da Laffite e Jones durante le prove Goodyear. Il biturbo Renault funziona magnificamente e il parigino effettua 95 giri senza alcun problema. La preoccupazione più grande riguarda la temperatura ambientale che potrebbe compromettere l’affidabilità del motore sovralimentato nel giorno del GP.

Nell’ultimo giorno di prove, le gomme speciali vengono montate anche sulla 312T4 di Villeneuve che ottiene lo stesso tempo segnato da Jabouille.

Sabato 23 giugno arriva a Digione la Ligier per il primo test con Jacky Ickx che ha aggiunto sulla tuta i cucisivi Gitanes e Loctite, sponsor della squadra francese.

Jacques Laffite effetta qualche giro per verificare che sia tutto a posto e poi, insieme a Ducarouge, spiega al nuovo assunto i segreti della JS11.

Le indicazioni sono di non forzare l’andatura e di abituarsi alla nuova tecnica di guida e Ickx gira sull’1’19”0, decisamente più alto di quanto fatto da Villeneuve e Jabouille nei giorni precedenti.

Le condizioni di Depailler peggiorano e viene trasferito da Clermont-Ferrand a un ospedale di Parigi dove viene preso in cura dallo specialista francese Émile Letournel. Le gambe di Depailler non davano problemi subito dopo l’operazione, ma la scorsa settimana hanno iniziato a gonfiarsi e gli è stata diagnosticata una cristallizzazione interna. Al momento, non è chiaro se e quando potrà di nuovo pilotare una monoposto di F1 e alla domanda se gli fosse stato garantito un posto in Ligier nel 1980, il team ha detto di no.

Scheckter è rimasto a lavorare a Fiorano sulla 312T4-A. Le temperature d’esercizio del 12 cilindri Ferrari continuano ad essere superiori a quanto previsto e questo incide sulle prestazioni e soprattutto sull’affidabilità. Si provvede quindi a togliere lo scivolo estrattore e le minigonne aggiuntive. Questo permette di vedere l’inclinazione dei semiassi conseguente a quella del motore.

La monoposto sperimentale, che ha una nuova carenatura provata alla galleria del vento della FIAT, effettua complessivamente 120 giri senza tempi di spicco e il debutto in gara non sembra imminente.

Durante una delle numerose soste ai box entra in pista anche Enzo Ferrari per provare la nuova Lancia Delta.

Il giorno seguente, 22 giugno, il leggendario Louis Chiron si spegne a Monte Carlo all’età di 79 anni. Avendo la doppia cittadinanza monegasca e francese, Chiron si arruolò nell’esercito francese durante la Prima Guerra Mondiale come artigliere per poi diventare a 19 anni l’ autista del generale Ferdinand Foch, comandante in capo delle forze alleate sul fronte occidentale. Dopo la guerra cominciò a “lavorare” all’Hôtel de Paris di Monte Carlo, nel senso che si prestava come “partner di ballo” per le signore ricche che, di fatto, erano gli “sponsor” di quei piloti che non erano di famiglia nobile.

Questo gli permette di cominciare a correre in auto e dimostrare il proprio talento vincendo innumerevoli corse tra il 1923 e il 1934 al volante di Bugatti e Alfa Romeo e creando anche una propria squadra, la Scuderia CC in società con il grande amico Rudi Caracciola, per poi passare nel 1937 alla Scuderia Ferrari.

L’arrivo delle imbattibili Mercedes-Benz e Auto Union, seguito dall’inizio della Seconda Guerra Mondiale, lo convinsero a ritirarsi a Monte Carlo in attesa di tempi migliori e ricominciò a correre al termine del conflitto, partecipando anche al Mondiale di F1 con una Maserati ufficiale e conquistando il terzo posto al GP di Monaco a quasi 51 anni.

I suoi ultimi acuti sono stati la vittoria del Rallye di Monte Carlo 1954, con una Lancia Aurelia B20, e il sesto posto nel GP di F1 del Principato al volante della Lancia D50, alla bella età di 55 anni, 9 mesi e 19 giorni. È tuttora il pilota più anziano ad aver partecipato a un GP di F1.

In seguito è entrato na far parte dell’organizzazione dello stesso GP e del Rally di Monte Carlo, oltre ad esserne direttore di gara e starter fino al 1971.

Sulla banchina del porto di La Condamine, all’esterno della prima curva della Piscina, è stato posto un busto in bronzo in suo onore.

Nel 2016 la Bugatti, il cui marchio è stato acquisito dal gruppo Volkswagen, presenta la Chiron al Salone di Ginevra, un’automobile ad alte prestazioni prodotta in 500 esemplari riservati a clienti in grado di sborsare 2 milioni e 600mila dollari.

La seconda parte del Mondiale comincia da Digione, dove le squadre hanno girato parecchio nelle ultime 5 settimane. Il regolamento sportivo introdotto per questo campionato comporta che solo quattro piloti abbiano ora una seria possibilità di vincere il titolo 1979 perché un potenziale vincitore dei prossimi GP come Alan Jones, che guida una Williams velocissima, può aggiungere un massimo di 36 punti (quattro vittorie) al suo attuale punteggio e può quindi concludere l’anno con 40 punti. Ma Scheckter, che attualmente ha 30 punti, ha bisogno solo di un paio di buoni piazzamenti nelle prossime otto gare per fare meglio. Jacques Laffite (24 punti) e Gilles Villeneuve e Carlos Reutemann (20) sono gli altri contendenti. Per assurdo, Jones potrebbe vincere le prossime otto gare e non vincere il Mondiale.

La Lotus porta quattro vetture a Digione. Mario Andretti ha a disposizione la 80/1, già usata a Jarama e Monte Carlo, e la nuova 80/2 con il centro di pressione più avanzato, non ha l’ala posteriore supplementare ma soffre il porpoising. Entrambe hanno gli spoiler anteriori, anche se quelli della 80/2 sono più stretti, e non hanno le paratie laterali. La parte superiore delle fiancate ha una nuova veste grafica, diversa da quella principalmente rossa vista fino a Monte Carlo.

Piedone ha già dato realisiticamente addio al suo titolo di Campione del Mondo.

Le minigonne curvilinee sono ancora presenti e costituiscono sempre uno dei problemi fondamentali dell’ultima creazione di Chapman.

Reutemann, deluso anche dal test effettuato a Silverstone, ha definitivamente bocciato la 80 e ha la 79/4 come auto da gara e la 79/5 di scorta.

La Tyrrell 009/4 incidentata da Pironi a Monaco è stata rottamata, come la 009/2 distrutta a Kyalami dove però il francese era incolpevole.

La squadra ha quindi realizzato una nuova monoposto, la 009/6, grazie alle 5 settimane di sosta e ai soldi della Candy. La grafica della vettura viene modificata di nuovo con il marchio che viene spostato dall’abitacolo alle fiancate (che non hanno più le paratie alte viste fino a Monte Carlo), così come il tricolore che si prolunga fino all’ala posteriore rendendolo più visibile.

Jarier continua con la 009/3 che usa ininterrottamente da Kyalami.

C’è molta attesa per la Brabham BT48 che ha girato velocissima con Lauda a Silverstone grazie alle nuove fiancate accorciate nella parte anteriore di una ventina di centimetri, con conseguente spostamento del centro di pressione e quindi della maneggevolezza della vettura. Lauda ha sempre la BT48/4.

I quattro tubi di scarico sono stati prolungati con dei terminali ricurvi che deviano i gas verso il basso, lontano dall’ala posteriore, anche sulla BT48/3 di Piquet. Ora anche le Brabham hanno il comando per regolare le barre antirollio direttamente dall’abitacolo.

John Watson ha portato a casa un importantissimo quarto posto a Monte Carlo e non vede l’ora di poter salire sulla nuova macchina che si sta costruendo a Colnbrook.

Per il momento deve continuare con la M28/3C.

Prosegue il momento difficile di Patrick Tambay che ha mancato la qualificazione negli ultimi due GP e rischia di vedere compromessa la sua carriera in F1 che solo due anni fa sembrava avviata verso un futuro scintillante. Anche la sua M28/2 è stata aggiornata alla specifica C, identica a quella del compagno di squadra.

C’è sempre tensione alla ATS dove il direttore sportivo Fred Opert ha avuto una furiosa lite con il team manager Günter Schmid. Le analisi successive al GP di Monaco hanno dimostrato che la perdita della ruota posteriore destra, che è costata il ritiro e i primi punti dell’anno a Stuck, è stata causata da un difetto di fabbricazione del cerchione che era stato imposto da Schmid e sul quale Opert era molto scettico. Stuck non ha ancora conquistato un solo punto con la D2 che è comunque migliorata dopo i lavori di alleggerimento operati (circa 10 kg in meno).

Il capoclassifica del Mondiale è consapevole di avere raggiunto una posizione importante anche all’interno della squadra, per cui può guardare alla seconda parte della stagione con più tranquillità.

Scheckter può contare sulla 312T4/040 con la quale ha vinto entrambi i due GP disputati. La Scuderia ha apportato piccole modifiche aerodinamiche, specifiche per le piste veloci.

Villeneuve è reduce da due ritiri molto amari che gli hanno fatto perdere 10 potenziali punti, con i quali sarebbe appaiato al compagno di squadra in testa al campionato. Il canadese abbandona la tuta rossa Simpson in favore di una bianca.

Macchina nuova anche per Gilles, la 312T4/041, quinto modello della serie affidato alle cure del suo capomeccanico Paolino Scaramelli.

Sulle Ferrari non c’è più la “griglia” di guida della leva del cambio, un elemento distintivo delle Rosse da sempre.

Solita unica macchina, la F5A, per Fittipaldi il quale cerca di fare il possibile in attesa che Caliri e Marmiroli abbiano completato il rifacimento tecnico e aerodinamico della F6.

La Renault si presenta a Digione con un notevole bagaglio di esperienza, accumulata proprio sul circuito del capoluogo borgognone fin dal debutto segreto del motore biturbo (190 giri nella settimana precedente il GP), tanto che Larrousse non ha problemi a dichiarare di puntare alla vittoria, nonostante le sue vetture non abbiano conquistato un solo punto nei 7 GP precedenti.

Il lavoro di preparazione è stato svolto quasi completamente da Jean-Pierre Jabouille con la RS11. La squadra è al suo quasi totale servizio, compreso l’utilizzo esclusivo del muletto RS10.

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Lo sforzo della Régie per il GP di casa è tale che è stata approntata una terza monoposto, la RS12, a disposizione di Arnoux che l’ha collaudata a Linas-Montlhéry il giorno prima delle prove ufficiali.

Anche alla Shadow si è sfruttata la lunga pausa per lavorare sulle macchine. Come prima cosa, sono stati eliminati i camini apparsi a Zolder e rivelatisi inutili. I fori sulle fiancate sono stati chiusi con dei coperchi rivettati.

Lammers ha la DN9/2B come auto da gara e la DN9/1B di scorta.

Nelle 5 settimane di sosta è stata realizzata una quarta monoposto, la DN9/4B, che sarà il muletto di De Angelis. La prima scelta del romano è la DN9/3B, anch’essa senza camini (e senza sponsor).

A partire da questa gara la squadra di Don Nichols si avvale dell’esperienza di Alan Challis, ex capomeccanico della BRM dei tempi d’oro.

Ricomincia il percorso in F1 di Keke Rosberg, chiamato a sostituire James Hunt e a conquistare il primo punto iridato per la Wolf.

Peter Warr e Harvey Postlethwaite hanno dovuto lavorare per fare adattare l’abitacolo della WR8, realizzato su misura per Hunt, al fisico più basso e tozzo del finlandese.

Anche alla Wolf scelgono di togliere gli spoiler anteriori per avere più velocità sul dritto.

È presente anche Walter Wolf per vedere all’opera il nuovo pilota. Nelle pause delle prove chiacchiera a lungo con Lauda. Circola voce che Wolf voglia vendere la squadra e tra gli interessati ci sarebbe proprio il 2 volte iridato con il supporto finanziario della Parmalat. Sembra però che Peter Warr abbia anticipato Lauda e Tanzi, facendo mettere nel contratto firmato a fine 1977 che, nel caso che Wolf volesse abbandonare la F1, lui avesse un’opzione d’acquisto.

Dopo la rottura del rapporto con Daly, la Ensign cerca un pilota per continuare la stagione. Nelle settimane precedenti sembrava che il sostituto dovesse essere l’inglese Tiff Needell ma la FISA ha respinto la sua domanda di Superlicenza, necessaria per correre in F1. Superlicenza che invece Balestre accorda al 27enne parigino Patrick Gaillard, un pilota che ha all’attivo il terzo posto nell’Euro F3 1978, dietro a Lammers e Olofsson. Quest’anno è riuscito a esordire in F2 con una Chevron B48 grazie a un finanziamento collettivo organizzato tra i lettori del settimanale francese Auto Hebdo che in sole 3 settimane ha raccolto 55mila franchi francesi (35mila euro) e all’interessamento della Promotor, un’agenzia di import export che completa il fondo necessario.

Gaillard ottiene un paio di buoni piazzamenti (quinto a Pau e quarto a Hockenheim) e vorrebbe fare il salto nel campionato AFX Aurora ma quando gli si presenta l’occasione dell’ingresso diretto in F1 e si accorda con Mo Nunn e Chuck Jones per correre 5 GP a cominciare da Digione.

La N179 è stata modificata nelle sospensioni dopo la mancata qualifica di Daly a Monte Carlo con il peggior tempo assoluto. Il francese la guida per la prima volta il venerdì mattina per cui sarà molto difficile per lui qualificarsi per la corsa.

La mano di Merzario è guarita e così il cowboy di Civenna torna in pista, accompagnato dalla moglie Anna e dalla Marlboro regolamentare. Sulla tuta, oltre alle aziende fatturate, c’è il suo vero nome Arturio, come è stato erroneamente registrato all’anagrafe.

La A3 non ha subito particolari modifiche.

Jacky Ickx fa il suo rientro in F1 nella perplessità generale. Non sono in discussione le qualità del pilota quanto la sua capacità di adattarsi alle wing car vetture che hanno un comportamento molto diverso da tutto ciò che ha guidato nella sua lunga carriera. Nel paddock si dice che la Ferrari avrà un avversario in meno nella lotta al Mondiale Piloti e soprattutto per la Coppa Costruttori. Il belga indossa sempre il casco Bell Star XF-GP Twin Window.

Per lui c’è la JS11/01 usata da Depailler a Zolder.

Laffite ha rinnovato con la Ligier per l’anno prossimo, ottenendo il ruolo di prima guida per contratto mentre quest’anno lui e Depailler erano sullo stesso piano. Ovviamente il ruolo di Ickx è esclusivamente quello di supportare il compagno di squadra fino a fine campionato, senza creargli problemi di sorta.

Jacquot sale sull’ultima vettura prodotta, la JS11/04 mentre la JS11/02 e la JS11/03 sono entrambe di scorta.

Tre monoposto per la Williams che è alla ricerca della prima vittoria. Patrick Head è consapevole di aver realizzato una monoposto leggera ed efficiente che può dire la sua anche sui circuiti veloci.

Durante le prove Goodyear delle scorse settimane Jones, Laffite, Jabouille e Villeneuve hanno girato praticamente sugli stessi tempi. L’australiano vuole riconquistare la fiducia dopo i due incidenti del weekend monegasco. Per lui c’è la FW07/3 con la quale aveva raggiunto le due Ferrari, prima di piegare una sospensione contro il guardrail.

Clay Regazzoni, sempre molto popolare tra gli appassionati, ha entusiasmato il pubblico monegasco con la sua strepitosa rimonta (pur non disponendo della seconda marcia nel finale di gara) che lo ha portato insidiare la vittoria a Scheckter.

È stata una notevole iniezione di fiducia per il quasi 40enne ticinese che porta in pista la FW07/2, mentre la FW07/1 viene tenuta nel paddock per ogni evenienza.

Finalmente, dopo mesi di lavoro a Milton Keynes, la Arrows fa debuttare la rivoluzionaria A2, una wing car totale che sulla carta ha un enorme potenziale.

La macchina è molto bella ma anche parecchio complicata. La monoscocca è chiusa nella parte superiore per avere una maggior rigidità, anche se non ha una struttura ad arco come quella di Lotus, Tyrrell e Williams. I bilancieri superiori delle sospensioni anteriori sono contenuti all’interno di due profili alari con flap regolabili.

Le fiancate sono molto larghe e al loro interno, oltre ai radiatori acqua e olio, ci sono altri due profili alari sotto ai quali viene convogliato il flusso dell’aria che garantisce il carico verticale. Ai lati del pilota ci sono gli sfoghi dei profili anteriori e Mass ironicamente dice che se ci fossero gli scalmi potrebbe remare. In effetti, dovrà remare parecchio ma non in mare.

Il flusso che passa sotto alla monoposto è suddiviso in 3 parti che vengono delimitate da 4 minigonne. Due seguono il perimetro esterno delle fiancate e altre due restano più interne e hanno lo scopo di convogliare l’aria verso la parte posteriore dove c’è un grande estrattore che diventa così un’ulteriore ala rovesciata. Le minigonne interne proseguono fino all’asse posteriore e sono visibili quando le ruote sono smontate, oppure guardando la A2 da dietro in controluce.

I freni posteriori sono interni, adiacenti al cambio, e sono raffreddati da due lunghi tubi posizionati dietro al motore. I terminali di scarico soffiano sopra alla piccola ala posteriore che è molto bassa ed è contenuta all’interno delle paratie che delimitano il diffusore posteriore.

Come da tradizione, gli inglesi non rinunciano all’ironia e ai lati dell’abitacolo compare l’adesivo Patent Pending, un chiaro riferimento alla vicenda del processo per plagio nei confronti della Shadow perso lo scorso anno da Jackie Oliver e che ha ridimensionato le aspirazioni della neonata squadra britannica.

Nei pochi giri effettuati a Silverstone da Patrese si è evidenziato uno strano problema, dovuto al grande carico verticale, che faceva flettere troppo il posteriore. Secondo Southgate il problema si risolverà con sospensioni più rigide ma il padovano non ne sembra troppo convinto. Per lui c’è la A2/1.

Jochen Mass pilota la gemella A2/2 (tranne il roll bar che è molto più alto di quello di Patrese) e riceve la visita di Nina Rindt, accompagnata dalla figlia Natasha.

Ritorna Hector Rebaque dopo il rifiuto di dover fare le prequalifiche del GP di Monaco.

Il messicano ha sempre la Lotus 79/1 ma gira voce che voglia far costruire una sua monoposto per il prossimo campionato.

Rientra anche l’Alfa Romeo con Bruno Giacomelli.

Sulla 177 è stato inserito un distanziale tra motore e cambio che allunga il passo di circa 12 centimetri.

Gli organizzatori francesi, su indicazione di Jean-Marie Balestre, modificano il programma delle prove, rendendo valide per lo schieramento entrambe le sessioni del venerdì oltre all’ultima del sabato, come succedeva fino a al GP del Sudafrica.

I primi 90 minuti del venerdì mattina vedono le due Renault biturbo dettare legge, con Jabouille che abbassa di un secondo il tempo dei test Michelin girando in 1’07”41. Alle sue spalle c’è il compagno di squadra Arnoux (1’07”96) a dimostrazione della validità delle prestazioni ottenute dalle monoposto francesi.

Villeneuve è terzo a 77 centesimi davanti a Piquet che conferma la bontà delle nuove fiancate Brabham e precede Jones, Lauda Scheckter e Laffite. Giacomelli, diciottesimo, prova un nuovo musetto più affilato e con piccoli spoiler laterali, leggermente inclinati in avanti come quelli della Tyrrell 008, che però non dà i risultati sperati e viene messo da parte.

Nell’ora pomeridiana le condizioni della pista non sono ottimali e sono solo 5 i piloti che si migliorano. Tra questi c’è René Arnoux che fa registrare il tempo di 1’07”45, sfiorando la pole provvisoria di Jabouille.

Al termine della prima giornata di prove ci sono tre monoposto gommate Michelin ai primi tre posti. La prima vettura motorizzata Cosworth e gommata Goodyear è la Williams di Jones, quinto a 82 centesimi da Jabouille, mentre Laffite è solo ottavo con oltre un secondo e mezzo di distacco. La Ligier ha inspiegabilmente sbagliato l’assetto della sua macchina che solo qualche settimana fa ha girato 6 decimi più veloce rispetto a oggi (1’08”95) e il ricorso al muletto non ha migliorato la situazione.

Ickx sta facendo esperienza, è dodicesimo a 8 decimi da Laffite e precede Reutemann con la vecchia Lotus 79 mentre Andretti è solo sedicesimo con la macchina nuova, staccato di oltre 3 secondi e incapace di far stare in strada la nuova versione dell’ultima nata a Ketteringham Hall.

Giacomelli è il migliore degli italiani col diciottesimo tempo e De Angelis ha l’ultimo tempo valido per la qualificazione. Al momento sono esclusi Patrese, Gaillard e Merzario. Il padovano non riesce a far funzionare la nuovissima A2 che manifesta una miriade di problemi di gioventù. Il suo tempo (1’12”88) è superiore di 5 secondi e mezzo di quello di Jabouille e di un secondo rispetto a quello di Mass che è ventesimo. Entrambe le macchine girano senza il cofano posteriore perché il motore scalda più del previsto, nonostante la temperatura dell’aria sia attorno ai 20 gradi centigradi.

La sessione non cronometrata del sabato mattina serve a regolare i muletti delle squadre e a cercare di rimediare ad alcuni problemi. Keke Rosberg e Jacky Ickx, alla loro prima esperienza con le wing car, sperimentano i dolori ai muscoli del collo provocati dalla forza G nei lunghi e veloci curvoni di Digione, così i meccanici provvedono a realizzare dei poggiatesta artigianali per limitare i movimenti laterali del casco.

Ickx è particolarmente preoccupato. “A parte la fatica muscolare enorme, che coinvolge tutti i muscoli e i tendini del collo e delle spalle, vi è proprio una centrifugazione della massa liquida del sangue che non può assicurare la normale ossigenazione del cervello”.

L’ora finale di qualifica comincia con un guasto al sistema di distribuzione del motore della RS12 di Arnoux che così resta fermo ai box e perde l’opportunità di contendere la pole al compagno di squadra.

Molti piloti migliorano i tempi del venerdì ma Villeneuve e Jones sono i più determinati nella caccia alla pole. Dopo 25 minuti di prove l’australiano sta realizzando un giro molto veloce ma nello stesso momento Pironi perde una ruota per la terza volta in 8 gare. Questa volta si tratta della posteriore sinistra che si stacca mentre la Tyrrell sta percorrendo il velocissimo curvone Pouas che immette sul rettilineo finale.

La 009 è incontrollabile e si schianta violentemente contro il guardrail dopo aver abbattuto le reti di protezione. I commissari sventolano immediatamente le bandiere gialle per segnalare il pericolo ma Jones, lanciatissimo per il suo giro veloce, non rallenta e ottiene il terzo tempo in 1’17”99.

I piloti percorrono altri 4 giri con le bandiere gialle finché qualcuno si decide a esporre la bandiera rossa per recuperare la Tyrrell ferma in zona pericolosa e perché, non essendoci più le reti di protezione, mancano le condizioni di sicurezza necessarie. La scocca della 009 è tranciata ma anche questa volta Pironi ne esce miracolosamente illeso.

I lavori di ripristino delle protezioni tengono tutti fermi ai box per un’ora e molti approfittano per sistemare le vetture per la restante mezz’ora di qualifiche.

Quando le prove ricominciano, Villeneuve è subito velocissimo ma Jabouille mette le cose in chiaro migliorando ancora il suo tempo in 1’07”19.

Gilles ci prova comunque, mette alla frusta il suo Cavallino e si riprende il terzo posto con 1’07”65, a 2 decimi da Arnoux.

Al termine delle qualifiche i commissari cancellano il miglior tempo ottenuto da Jones e Rebaque perché fatto segnare in regime di bandiere gialle. Il pilota della Williams, che ha rotto il motore nella mezz’ora finale, deve quindi accontentarsi del tempo del giorno precedente e retrocede dalla quarta alla settima posizione.

Jean-Pierre Jabouille ottiene quindi la seconda pole position in F1 per la Renault, per un motore turbocompresso e ovviamente per sé stesso, proprio davanti al pubblico francese

Arnoux conferma la seconda posizione nonostante non sia riuscito a migliorare e precede Villeneuve e il sempre più sorprendente Piquet (almeno in qualifica) che si mette alle spalle Scheckter e il compagno di squadra Lauda.

Il primo motore Cosworth è sempre quello della Williams di Jones, staccato di oltre un secondo dalla pole, che precede Laffite, Regazzoni e le due Tyrrell di Jarier e Pironi.

Crisi nera alla Lotus. La 80/2 ha un comportamento imprevedibile, Andretti è dodicesimo con un distacco di oltre due secondi e precede Reutemann per un centesimo di secondo. Anche la 79 è ormai sul viale del tramonto.

Ickx è quattordicesimo a un secondo e 2 decimi da Laffite, una prestazione onorevole se si considera la sua mancanza di allenamento. Alle sue spalle Watson, Rosberg e Giacomelli che si conferma il migliore degli italiani pur non avendo ricevuto dalla Goodyear un solo treno di gomme decenti.

Fittipaldi con la vetusta F5A precede Patrese che è riuscito a migliorare la sua prestazione con la nuova Arrows (che ha evidentemente bisogno di molto lavoro di sgrossatura per essere competitiva), Tambay (che torna in griglia dopo due mancate qualificazioni), Lammers, Mass, Stuck e Rebaque che occupa l’ultimo posto dello schieramento nonostante la cancellazione del suo tempo migliore.

Non si qualificano De Angelis, il (non) debuttante Gaillard e Merzario alla cui macchina si rotto un tubo dell’acqua all’inizio dell’ultima sessione.

Alla fine delle prove il collerico Günter Schmid dell’ATS contesta platealmente il comportamento dei rappresentanti della Goodyear, i quali gli avevano promesso un set di gomme da qualifica che invece hanno poi dirottato sulla macchina di Rebaque. Il team manager tedesco è furioso e decide di ritirare la squadra dal GP in segno di protesta. Ne trae vantaggio De Angelis che così ottiene il diritto a partecipare alla corsa.

La pole di Jabouille ha dell’incredibile se si considera che due anni fa Mario Andretti aveva conquistato la pole in 1’12”21 con la Lotus 78, girando ben 5 secondi più lento su un circuito così corto. Basti pensare che oggi con lo stesso tempo (più veloce di quello di De Angelis di appena 2 centesimi), avrebbe mancato la qualificazione. L’incremento di velocità delle F1, dovuto a gomme ed effetto suolo, è impressionante.

La gara della serie BMW M1 Procar che si disputa dopo le ultime qualifiche è stata preceduta da un lungo braccio di ferro tra la FOCA e la FISA. Tutto nasce dalla volontà di Balestre di piegare la resistenza dei costruttori ad anticipare la modifica del regolamento tecnico (leggi abolizione delle minigonne) dal 1981 al 1980. Il presidente della FISA, che detta legge anche alla FFSA (organizzatrice del GP di Francia) di cui era presidente fino all’anno scorso, vuole impedire la disputa della corsa in quanto, non avendo un regolamento tecnico, non sarebbe degna di far parte della manifestazione. Ecclestone e Mosley hanno però un contratto stipulato da tempo con la FFSA e minacciano di ritirare le squadre affiliate FOCA dal GP se questo non dovesse essere rispettato.

Balestre è quindi costretto a tornare sui suoi passi ma, considerando la Procar una esibizione pubblicitaria, non permette ai cronometristi della FFSA di partecipare. Ecclestone e Neerpasch si improvvisano cronometristi e si fanno aiutare dal fido Herbie Blash, da Claudio Degoli della Ferrari, Pier Luigi Corbari dell’Alfa Romeo e Michèle Dubosc della Ligier, quest’ultima affiancata da Carlos Reutemann che osserva la gara dall’alto.

Le vetture ufficiali BMW sono affidate a Piquet, Jones, Pironi e Regazzoni che si aggiungono ai “regular” Lauda (Project Four), Stuck (Manfred Cassani) e Giacomelli (Osella Corse). È stato invitato anche Jean-Pierre Beltoise che guida la macchina del Team Winkelhock.

Piquet scatta dalla pole e domina la corsa per tutti i 20 giri davanti a Jones e Pironi.

Domenica mattina il cielo è nuvoloso e la temperatura è sempre fresca, condizione ottimale per il turbo Renault e per il consumo delle gomme Michelin. Alan Jones è il più veloce nella mezz’ora di warm-up con 1’09”51 davanti a Jabouille (+0.30”), Villeneuve (+0.55”), Arnoux (+0.71”) Scheckter (+0.98”) e Piquet (+0.99”). Si preannuncia una bella gara per i 120mila spettatori che si accalcano sulle tribune naturali del circuito.

La procedura di partenza comincia mezz’ora prima della partenza che è prevista per le 14 ma sullo schieramento si presentano solo 23 monoposto. Manca la Ligier di Jacky Ickx che ha perso il controllo della macchina e dopo un testacoda è finito fuori pista rompendo la ruota anteriore, lo spoiler e la fiancata sul lato sinistro. Il pilota è illeso ma la macchina non è in grado di continuare.

Ickx viene accompagnato ai box dove viene preparata la JS11/2 con cui Laffite ha vinto i primi 2 GP dell’anno. Un meccanico recupera il sedile realizzato su misura per il belga.

Una volta pronto, il 4 volte vincitore di Le Mans si schiera regolarmente col muletto anche se la corsia box è già chiusa e quindi dovrebbe partire ultimo ma la Ligier è francese e i commissari francesi chiudono entrambi gli occhi.

La JS11/1 viene lasciata a bordo pista e la fiancata destra viene usata come poggia schiena da alcuni spettatori.

Per la prima volta nella storia della F1 la prima fila è occupata da due Renault che montano un motore turbocompresso.

Sulle monoposto gialle è stato realizzato un rudimentale poggiatesta laterale tendendo un nastro sul lato sinistro, teso tra il roll bar e l’interno dell’abitacolo, che dovrebbe aiutare i piloti a non soffrire troppo le accelerazioni laterali nel velocissimo curvone a destra che immette sul rettilineo e si percorre a 240 kmh.

La Lotus 80/2 è troppo instabile, Mario Andretti si è arreso all’evidenza e ha deciso di correre con la già collaudata 80/1 con gli spoiler più grandi e l’ala posteriore alta.

Il giro di ricognizione parte regolarmente con Jabouille che guida il gruppo per riportarlo sullo schieramento di partenza.

Quando il semaforo passa dal rosso al verde Jabouille ha un ottimo spunto, al contrario di Arnoux che fa cadere i giri del motore e viene immediatamente superato da Villeneuve.

La trazione della 312T4 è superiore a quella della Renault, Gilles si infila tra i due francesi e prende nettamente il comando mentre anche Scheckter e Piquet scavalcano Arnoux.

Arnoux allunga la frenata per riprendere la posizione su Piquet ma arriva lungo, è costretto ad allargare la traiettoria e finisce in ottava posizione dietro a Laffite, per poi essere scavalcato anche da Jones nel corso del primo giro.

Villeneuve è al comando davanti a Jabouille, Scheckter, Piquet, Jarier, Lauda, Laffite, Jones, Arnoux e Pironi.

Arnoux ritrova la calma, al termine del secondo giro prende la scia di Jones e Laffite e li supera entrambi davanti ai box, con una perentoria dimostrazione di potenza del motore sovralimentato della Renault rispetto al Cosworth atmosferico.

Anche Jones supera a sua volta Laffite e cerca di tenere la scia di Arnoux.

Il pilota di Grenoble continua la sua rimonta, all’inizio del quarto giro supera Lauda sul rettilineo e si mette in caccia di Jarier, autore di una splendida partenza che lo ha portato dal decimo al quinto posto.

Nel frattempo Villeneuve è scatenato e ha allungato su Jabouille che a sua volta ha distanziato Scheckter.

Al settimo giro Arnoux supera Jarier per il quinto posto, seguito due giri più tardi da Jones. L’australiano si riprende così il primo posto tra i motorizzati Cosworth.

Il prossimo obiettivo di Arnoux è Nelson Piquet che è ottimo quarto con la BT48 modificata.

All’inizio dell’undicesimo giro il biturbo Renault ha facilmente la meglio sul pur potente V12 Alfa Romeo della Brabham.

Quattro monoposto gommate Michelin ai primi 4 posti. Ad Akron non sono molto contenti.

Laffite invece è in lotta con Lauda e Regazzoni per l’ottavo posto. Una prestazione decisamente sottotono per le ambizioni iridate del pilota della Ligier, alla prima gara senza lo scomodo compagno di squadra Depailler.

Intanto Andretti è tredicesimo dopo essere stato superato da Rosberg e rientra ai box dove l’occhialuto Bobby Clark e il biondo Rex Hart individuano il distacco di un tubicino con conseguente perdita di liquido dal freno anteriore destro. Ancora una gara da dimenticare per il Campione del Mondo uscente.

La rincorsa di Arnoux è inarrestabile e dopo soli 4 giri raggiunge Scheckter per poi sorpassarlo davanti ai box al quindicesimo giro.

Regazzoni è molto veloce e si libera prima di Laffite e poi di Lauda. Dopo un quarto di gara Villeneuve ha 4 secondi e mezzo su Jabouille, 15 su Arnoux, 17 su Scheckter, 20 su Piquet e Jones, 23 su Jarier, 25 su Regazzoni e 27 su Lauda e Laffite. Reutemann, l’altro pretendente al titolo, naviga in tredicesima posizione alle spalle di Rosberg.

Al ventiquattresimo giro Lauda finisce in testacoda nel tratto in discesa del curvone Pouas ma non riesce a riaccendere il motore per cui si ferma al lato della pista e si ritira.

Nelle settimane precedenti Jabouille ha simulato più volte l’intera distanza del GP per cui conosce benissimo l’usura dei suoi radiali Michelin e ora comincia a tirare per raggiungere Villeneuve. Al trentesimo giro i 4 secondi che aveva di distacco sono annullati. Il turbo Renault guadagna molto sul rettilineo per cui il ferrarista deve fare vere e proprie acrobazie per difendersi nelle curve.

Al trentatreesimo giro Jabouille si scompone nella frenata in discesa della curva Gorgeolles, riesce a rimanere in pista ma perde 3 secondi da Villeneuve.

Scheckter invece è in grossa difficoltà con le gomme e al trentaseiesimo giro scende al sesto posto dopo essere stato superato prima da Piquet e poi da Jones.

A metà gara Villeneuve è sempre in testa con 2 secondi su Jabouille, 14 su Arnoux, 22 su Piquet e Jones e 25 su Scheckter. Più staccati Jarier, Regazzoni e Laffite che è ha un ritardo di ben 44 secondi.

Jabouille ricomincia a recuperare terreno su Villeneuve le cui gomme accusano il deterioramento dovuto al ritmo imposto dal canadese nella prima parte di gara e al quarantaseiesimo giro il distacco è di nuovo annullato. Villeneuve raggiunge il doppiato De Angelis al curvone Pouas ma la traiettoria obbligata lo costringe ad alzare il piede per non tamponarlo. Jabouille ha invece lo spazio necessario per spostarsi e spingere a fondo l’acceleratore per poi superare entrambi sul rettilineo, per il tripudio del pubblico francese che saluta un pilota francese su un’auto francese con motore e gomme francesi in testa al GP di Francia.

Villeneuve cerca di resistere ma perde subito terreno nei confronti del parigino della Renault che spinge fortissimo per distanziarlo. Il ferrarista mantiene comunque un vantaggio rassicurante su Arnoux.

Al cinquantunesimo giro la Ligier di Ickx si ferma col motore rotto quando il belga è ventunesimo (terz’ultimo), dopo due soste ai box per cambiare prima le gomme anteriori e poi quelle posteriori alla JS11/2 che era regolata per Laffite. Un rientro complicato per “Pierino”.

Due giri più tardi anche Piquet perde il controllo della sua Brabham Alfa Romeo al curvone Pouas ma, a differenza di Lauda, esce di pista dopo aver abbattuto le reti di protezione e deve dire addio al quarto posto.

Le gomme di Scheckter sono usurate e il sudafricano sta perdendo tantissimo tempo. Villeneuve e le Renault montano quattro gomme di qualità diversa (135 anteriori e 146 posteriori a sinistra; 215 anteriori e 216 posteriori a destra) mentre Forghieri ha scelto per lui le 135 a sinistra e le 215 a destra, nonostante Dupasquier lo avesse sconsigliato.

A questo punto il tecnico modenese fa rientrare Scheckter ai box per sostituirle e il sudafricano rientra in pista in ottava posizione, dietro a Laffite, entrambi doppiati.

A tre quarti di gara Jabouille ha un vantaggio di più di 10 secondi su Villeneuve che pensa a preservare freni e gomme. Arnoux è a 30 secondi e precede comodamente Jones, Jarier e Regazzoni, tutti a pieni giri. Laffite è settimo davanti a Scheckter, Rosberg e Reutemann. Andretti, ultimo e staccato di 9 giri dopo la riparazione ai freni, rientra ai box e si ritira definitivamente.

Scheckter con le gomme nuove raggiunge e supera Laffite nella lotta per il campionato ma entrambi sono fuori dalla zona punti, salvo eventuali ritiri di chi li precede. Villeneuve invece, dopo aver fatto segnare il suo giro più veloce in 1’10”46 al cinquantanovesimo passaggio, sta perdendo terreno da entrambe le Renault, in particolare da Arnoux che ha dimezzato il suo distacco ed è il più veloce in pista quando mancano ancora 15 giri al termine.

Al sessantottesimo giro Pironi è costretto fermarsi per serrare l’ennesima ruota allentata (questa volta la posteriore destra).

Arnoux prosegue la sua straordinaria rimonta e al settantunesimo giro fa segnare il giro più veloce della gara in 1’09”16 mentre Jean Sage e Gérard Larrousse seguono con attenzione la gara di Jabouille.

Ancora 4 giri e il lungo inseguimento di Arnoux a Villeneuve è praticamente concluso.

All’inizio del settantaseiesimo degli 80 giri previsti Arnoux si fa vedere negli specchietti e Villeneuve allunga la frenata facendo bloccare l’anteriore sinistra.

Ora Arnoux è vicinissimo.

Villeneuve sfrutta ogni centimetro della pista, a differenza di Arnoux che punta tutto sulla superiore velocità in rettilineo. All’inizio del settantasettesimo giro il vantaggio è immutato ma Gilles blocca ancora l’anteriore sinistra all’ingresso della curva Villeroy.

A metà dello stesso giro c’è di nuovo De Angelis da doppiare e anche questa volta Villeneuve lo trova in uscita di curva per cui perde tempo prima di poterlo sfilare.

Ora Arnoux è attaccato al cambio della Ferrari.

Questa volta il francese affianca Villeneuve sulla linea del traguardo e passa a condurre all’ingresso della curva Villeroy, nonostante il tentativo del ferrarista di resistere all’esterno. Due Renault ai primi due posti.

Una volta liberatosi dell’avversario, Arnoux prende subito un secondo di vantaggio quando mancano due giri e mezzo alla fine.

Arnoux comincia il penultimo giro con un buon vantaggio ma lo perde proprio sul rettilineo, dove il turbo eroga tutta la sua potenza, a causa di un problema di pescaggio della poca benzina rimasta nel serbatoio. Villeneuve non si arrende, sorprende il francese all’ingresso della Villeroy con una staccata strepitosa e si riprende la seconda posizione, nonostante le gomme finite facciano scivolare la sua Ferrari da tutte le parti.

Anche Arnoux però non vuole mollare, rimane in scia all’amico collega e tenta di superarlo sul rettilineo all’inizio dell’ultimo giro. Il suo motore però “singhiozza” ancora sul rettilineo, Arnoux tenta di affiancare Villeneuve davanti ai box ma deve rientrare in scia per poi “tuffarsi” all’interno in staccata. Il ferrarista non si arrende e allunga ulteriormente la frenata, mettendo a dura prova la stabilità della 312T4.

Le vetture percorrono il curvone Villeroy appaiate ma Arnoux ha il favore della traiettoria interna e riesce a passare dopo un contatto ruota contro ruota che sbilancia la Ferrari.

La terza legge di Newton vale anche per la RS12 di Arnoux che rimbalza dalla parte opposta ed esce sulla ghiaia nella successiva S des Sablières. La Renault salta sul cordolo perdendo trazione e Villeneuve ne approfitta per superarlo di nuovo ma l’ex meccanico di Conrero è duro quanto lui, si infila all’interno nella discesa che porta alla Gauche de la Bretelle e assesta un paio di ruotate all’avversario.

Villeneuve riesce a controllare la 312T4 ma deve per forza allargare la curva e Arnoux lo supera di nuovo.

Nonostante ciò, Gilles non demorde e alla successiva frenata della Parabolique è lui a sorprendere Arnoux con un’altra staccata al limite. La Ferrari entra in curva all’interno, le ruote si toccano ancora ma questa volta la traiettoria è favorevole al canadese che si riprende di forza il secondo posto.

Mentre gli occhi di tutto il mondo televisivo sono fissi su questo incredibile duello, Jean-Pierre Jabouille, la Renault e un motore sovralimentato vincono il loro primo GP di F1. Una svolta storica per la storia della F1 che passa quasi inosservata.

Gioia irrefrenabile anche per Jean Sage, François Castaing e Gérard Larrousse, fautori del progetto insieme a Bernard Dudot e Michel Têtu.

Circa 15 secondi più tardi arriva Villeneuve con Arnoux in scia. Una volta tagliato il traguardo i due acrobati del volante si salutano amichevolmente.

Probabilmente il più bel duello della F1 del Novecento; sicuramente il più avvincente.

Quarto posto per Jones, primo pilota con gomme Goodyear e motore Cosworth, davanti a Jarier e Regazzoni, a punti per la seconda gara consecutiva con la Williams.

Jean-Pierre Jabouille è esausto perché nell’ultimo terzo di gara il pedale del freno si è indurito e, pur avendo rallentato il ritmo nel finale, ha dovuto pestare talmente forte da avere i crampi alla gamba destra ed essere aiutato a scendere dalla RS11. Per il 36enne parigino questa vittoria è il giusto premio alla fedeltà alla Renault a cui è legato fin dal 1966, al suo ruolo di pilota/tecnico/collaudatore e al grande lavoro svolto per raggiungere questo risultato. Se la Renault è arrivata a questo risultato, lo si deve molto a lui.

Villeneuve e Arnoux sono felicissimi e dichiarano di essersi “divertiti come matti”. Il pilota di Grenoble festeggia il suo trentunesimo compleanno col primo podio in carriera con 3 giorni d’anticipo.

Con Scheckter e Laffite, settimo e ottavo, che restano fermi rispettivamente a 30 e 24 punti, il canadese si porta al secondo posto nella classifica piloti con 26 e torna in gara per contendere il titolo iridato al suo compagno di squadra.

Reutemann invece rimane a quota 20 punti dopo aver concluso la sua pessima gara con un ritiro a causa di una collisione con Rosberg nel corso dell’ultimo giro, quando si trovava in decima posizione.

La Ferrari approfitta del passo falso della Ligier e aumenta il vantaggio nella Coppa Costruttori salendo a 60 punti contro i 46 dei francesi e con la Lotus altrettanto ferma a 37.

Pessimo esordio per la nuova Arrows A2 con Patrese quattordicesimo a 3 giri e Mass una posizione più indietro e doppiato 5 volte dopo aver rotto la fiancata sinistra. A fine gara il tedesco riporta ai box Ickx, suo compagno di squadra in Porsche nel Mondiale Marche.

La Renault torna a vincere un Grand Prix 73 anni dopo la vittoria di Ferenc Szisz che il 26 giugno 1906 vinse il primo GP di Francia a Le Mans al volante della Renault AK.

La vittoria della Régie Nationale des Usines Renault è la prima di una grande Casa automobilistica dai tempi del dominio Mercedes del 1954 e 1955. Questo potrebbe significare che anche altre aziende potrebbero entrare in F1 per sfidare la FIAT-Ferrari e la appena rientrata Alfa Romeo. Il campionato BMW M1 Procar è evidentemente preparatorio per l’ingresso in F1 del produttore bavarese che potrebbe a sua volta portarsi dietro la Volkswagen attraverso il marchio sportivo Porsche. Insomma, si prospetta un futuro di grande cambiamento per quelli che Enzo Ferrari ha sempre sprezzantemente chiamato “garagisti”.

La domenica sera si festeggia al ristorante come nelle migliori tradizioni.

La F1 sta diventando molto popolare e allettante in tutto il mondo, persino oltre la Cortina di Ferro, il confine che delimita l’Europa occidentale, facente parte della NATO e sotto l’influenza degli USA, da quella orientale del Patto di Varsavia che ricade sotto quella dell’Unione Sovietica. Andrzej Jaroszewicz è un ex rallysta polacco di buon livello (ha vinto alcune gare del campionato europeo con la Lancia Stratos e la FIAT 124 Sport), nonché figlio del primo ministro polacco Piotr Jaroszewicz.

Nelle sue visite a Torino per provare le macchine, Jaroszewicz è diventato amico dell’ing. Dallara che gli ha fatto avere un pass per il GP d’Italia 1978. In quell’occasione ha conosciuto Walter Wolf, esponendogli la volontà di portare la F1 in Polonia dove è stato realizzato un circuito a Poznan, della lunghezza di 4 km, sul quale si tengono gare locali con piccole monoposto e altre vetture. Wolf dimostra interesse e gli presta la WR2 con la quale fa una decina di giri di esibizione proprio a Poznan, nel corso di una manifestazione motoristica.

La Polonia però se la sta passando malissimo. La crisi economica e l’elevatissimo debito con l’estero comportano l’aumento dei prezzi imposto dal regime comunista di Jaroszewicz. Questo scatenerà la rivolta popolare alla quale seguiranno poi lo sciopero generale dei cantieri navali di Danzica e il colpo di Stato militare del generale Jaruzelski, su pressione dell’Unione Sovietica, che metteranno la parola fine alle possibilità di portare la F1 in Polonia. Subito dopo sarà Bernie Ecclestone a tentare di portare la F1, lo sport capitalistico per definizione, addirittura a Mosca, nel cuore della società comunista ma senza successo. Nel 1986 riuscirà nel suo tentativo grazie alla disponibilità del governo dell’Ungheria, dove il regime è più aperto alle novità occidentali.

Il giorno dopo il GP di Francia le squadre sono di nuovo in pista a Silverstone dove fa una breve apparizione la nuova McLaren M29, collaudata da John Watson per un controllo generale.

La nuova creatura di Gordon Coppuck è completamente diversa dalla fallimentare M28, prima di tutto nelle dimensioni che sono notevolmente ridotte rispetto alla precedente monoposto. La filosofia costruttiva è basata sulla leggerezza per cui è stata abbandonata la monoscocca in pannelli a nido d’ape, molto rigida ma pesante, sostituita da una tradizionale in alluminio. I tre serbatoi sono stati accorpati in uno unico centrale, posto alle spalle del pilota (come in tutte le wing car, Ferrari compresa), con conseguente avanzamento del posto di guida che sposta il carico sull’anteriore per neutralizzare il sottosterzo cronico della M28. La somiglianza con la Williams FW07 è abbastanza evidente.

Contemporaneamente Williams, Ligier e Wolf girano all’Österreichring dove Jones spaventa tutti girando in 1’34”7, un secondo e mezzo più veloce di Laffite e soprattutto tre secondi sotto la pole di Peterson dell’anno scorso. Dopo aver ottenuto questa prestazione, Jones e la squadra si trasferiscono a Silverstone dove fanno segnare il tempo di 1’12”7 che mette in riga tutti, staccando Jabouille di 8 decimi. Reutemann, Piquet, Laffite, Pironi e gli altri sono ancora più indietro.

La Michelin porta invece le sue gomme a Hockenheim dove Villeneuve e Jabouille girano quasi 2 secondi più veloci della pole di Andretti del 1978.

Alle 8:15 di giovedì 5 luglio cominciano i lavori di demolizione dei box di Imola che lasceranno il posto a una grande infrastruttura più consona alla F1 e per la quale è prevista una spesa di 700 milioni di lire (2 milioni e mezzo di euro). I nuovi box saranno pronti per fine agosto in vista della gara non valida per il Mondiale che si correrà a metà settembre, la domenica successiva al GP d’Italia. Il completamento della costruzione è prevista per la fine dell’anno.

L’attività in pista può comunque proseguire perché la corsia dei box è libera e Siegfried Stohr ne approfitta per provare la March 792/8, acquistata per lui dal Team Trivellato (e usata in precedenza dal Team Everest di Giancarlo Minardi) in sostituzione della infelice Chevron B48.

La stagione dei circuiti veloci prosegue a Silverstone dove, come da regolare alternanza, negli anni dispari si corre il GP di Gran Bretagna, rigorosamente di sabato.

Il disastro sportivo di Digione non ha scalfito la convinzione di Colin Chapman che la Lotus 80 sarà una macchina vincente. “È un concetto che non abbandonerò in quanto credo ciecamente che prima o poi darà i risultati sperati. Quando sono partito col progetto 77, poi diventato 78 ed infine con la perfezionata 79, ci sono voluti 3 anni prima di vincere il Mondiale. La messa a punto della 80 è molto più complicata delle altre vetture uscite dai miei disegni, sono convinto che mi ci vorrà molto tempo, ma alla fine raccoglierà i frutti sperati”.

Per il momento però Andretti preferisce tornare alla vecchia 79/4, con la 80/1 tenuta di scorta in attesa di trovarne la competitività.

Reutemann sembra felice per la messa da parte di una macchina da lui ritenuta inguidabile fin da subito. A Silverstone dispone della 79/5 e 79/3 come muletto.

Alla Tyrrell hanno fatto un lavoro straordinario per recuperare la 009/6 schiantata a Digione dall’incolpevole Pironi per l’ennesima perdita di una ruota. L’intera parte anteriore della scocca è stata asportata fino all’abitacolo ed è stata sostituita  con una nuova che è stata rivettata sulla parte non danneggiata.

Jarier ha sempre la 009/3 che ha portato al quinto posto in Francia.

Il muletto 009/1 viene lasciato in esposizione nel paddock.

Niki Lauda rispolvera il Drivers Safety Committee e chiede alla FISA di punire Villeneuve e Arnoux per le ruotate di Digione ma non lo segue quasi nessuno dei suoi colleghi. L’austriaco guida la BT48/2.

Nelson Piquet si è assunto tutta la responsabilità per l’uscita di pista che lo ha costretto al ritiro a Digione, anche se la sua BT48/3 era visibilmente instabile proprio al curvone Pouas.

La McLaren fa esordire la M29/1 che ha fatto i primi giri proprio su questo tracciato due settimane fa. La nuova monoposto progettata da Gordon Coppuck pesa 40 kg meno della M28 e riprende una livrea Marlboro un po’ più simile a quella degli anni d’oro degli allori iridati di Fittipaldi e Hunt.

L’unico esemplare pronto è affidato a John Watson che segue Lauda nella sua critica a Villeneuve e Arnoux. L’irlandese lamenta il fatto di essere stato multato di 3000 sterline per il contatto con Scheckter a Buenos Aires mentre i duellanti sono stati elevati a eroi, omettendo però le conseguenze che ha avuto la sua collisione (gara sospesa, 7 monoposto incidentate e gravi contusioni ai piedi che Piquet si è trascinato nei GP successivi).

Tambay deve continuare con la M28/2C in attesa che sia completata la seconda M29 che dovrebbe essere pronta per il successivo GP di Germania.

La plateale protesta inscenata a Digione da Günter Schmid, con il ritiro della ATS dopo le prove, ha avuto conseguenze a livello interno. Il direttore sportivo Fred Opert, che aveva già mal digerito l’imposizione da parte del proprietario di usare un tipo di cerchione che poi si è rotto a Monaco (buttando all’aria un probabile quarto posto), si è dimesso come aveva già fatto Giacomo Caliri, sempre per incompatibilità con l’isterico Schmid.

La mancanza del direttore sportivo non aiuta la squadra che arriva nel Northamptonshire senza novità tecniche particolari per Stuck.

Nonostante gli scioperi del settore metalmeccanico che bloccano l’Italia, la Ferrari porta alcune piccole modifiche aerodinamiche e a livello di regolazione dei motori (alimentazione e scarico) più adatte alle alte velocità di Silverstone.

Questa volta Scheckter ha la 312T4/039 usata da Villeneuve a Zolder e Monaco.

Villeneuve, osannato dall’opinione pubblica dopo lo spettacolare finale di gara di due settimane fa, ha invece la 312T4/038 con cui Scheckter è arrivato secondo a Kyalami e Long Beach.

Anche questa volta si dovrà fare molta attenzione all’usura delle gomme e i due compagni di squadra si confrontano con i tecnici Michelin per trovare la soluzione migliore e senza mai perdere il buonumore.

Ancora una gara con la F5A per Emerson Fittipaldi che la prossima settimana dovrebbe finalmente poter provare la F6 modificata dal Fly Studio.

Il due volte iridato, che 10 mesi fa a Monza fu uno dei principali accusatori e “giustizieri” di Patrese, questa volta ha parole di ammirazione per i duellanti messi all’indice da Lauda e Watson “perché in F1 queste cose non si sono mai viste e bisogna avere tanto fegato per fare cose del genere, oltre ad un’abilità estrema”.

La Renault è chiamata a dimostrare che il trionfo di Digione non è stato casuale e per farlo ha a disposizione un tracciato che sembra ancora più favorevole di quello francese per le caratteristiche del turbo. Nel paddock borgognone giravano voci che la RS11 montasse il V6 2 litri vittorioso lo scorso anno a Le Mans, così Gérard Larrousse ha preteso che i commissari francesi verificassero la cilindrata del motore di Jabouille per spazzare via ogni sospetto.

Squadra che vince non si cambia (anche perché altre macchine non ce ne sono) per cui Jabouille mantiene la RS11 che ha trionfato a Digione nella quasi totale indifferenza dello stesso pubblico francese che guardava la battaglia per il secondo posto.

René Arnoux ha ricevuto una marea di complimenti, alla pari di Villeneuve. Le sue doti di pilota d’attacco erano già emerse quando vinse l’Euro F2 nel 1977 ma poi la modesta esperienza con la non competitiva Martini e le problematiche tecniche della vecchia Renault lo avevano riportato un po’ nell’ombra. Adesso ha il potenziale per poter finalmente dimostrare il suo valore anche in F1.

La prima stagione in F1 di Lammers è stata finora molto avara di soddisfazioni. L’obiettivo è migliorare il decimo posto ottenuto a Zolder ma la Shadow DN9/2B non sembra la macchina più adatta per raggiungere l’obiettivo.

La macchina di De Angelis invece ha subito notevoli modifiche al retrotreno (lo stesso identico della Arrows FA1 del 1978) che ora ha una nuova sospensione posteriore con i freni spostati sulle ruote per liberare il flusso d’aria in uscita ed è iscritta come DN9/3B-2. Anche il romano ha adottato il casco Simpson Bandit.

Macchina nuova per la Wolf che ha appena assemblato la WR9, monoposto con una nuova sospensione posteriore e freni spostati all’esterno. Non avendo ancora girato in pista, ha bisogno di essere messa a punto.

Rosberg, che vive in Germania dai tempi della Formula Super Vee, trasferisce la residenza da Heidelberg a Ibiza (dove vive anche James Hunt) per non farsi fare le scarpe dal fisco tedesco.

Seconda occasione per Patrick Gaillard che ora ha un po’ più di dimestichezza con la Ensign N179 dopo l’esordio di Digione. Sulle fiancate appare lo sponsor Hi-Line, azienda che produce decorazioni per auto e che nel 1978 ha finanziato anche la Ensign del Mario Deliotti Racing nel campionato AFX Aurora.

Macchina seminuova anche per Arturo Merzario, la A4/1. Il comasco ha comprato il telaio della Kauhsen WK/005, lo stesso che ha fallito la qualificazione a Jarama e Zolder con Brancatelli, per 35 milioni di lire (126mila euro). La parte anteriore è rimasta invariata mentre il rifacimento totale del retrotreno e della distribuzione degli accessori e relativi pesi sono stati affidati a Giampaolo Dallara.

La veste aerodinamica della Kauhsen è stata abbandonata.

C’è preoccupazione alla Ligier dopo la modesta prestazione ottenuta a Digione. Laffite non è riuscito a spiegare la mancanza di velocità mostrata sul circuito francese, soprattutto in gara dove ha chiuso ottavo a un giro dopo aver fatto segnare solo l’undicesimo miglior tempo, più lento anche di Reutemann e Watson.

Jacky Ickx vuole dimostrare che la gara francese è stata solo un contrattempo dovuto alla desuetudine con la F1 e alla totale inesperienza su una wing car.

Questa volta il belga sale sulla JS11/1.

Laffite è visibilmente preoccupato per l’improvviso peggioramento delle prestazioni sue e della Ligier, curiosamente conseguenti all’improvvisa uscita di scena di Depailler.

Ducarouge prova a resettare tutto affidando a Jacquot l’ultima auto prodotta, la JS11/4.

Con Lotus, Brabham e McLaren in grande difficoltà e senza nessun pilota albionico in pista (Watson è pur sempre irlandese di Belfast), le speranze del pubblico britannico sono riposte sulla Williams che  è andata fortissimo a Zolder e Monte Carlo ma nulla ha potuto contro lo strapotere dei motori Renault e Ferrari a Digione. Nel 1960 Enzo Ferrari ha detto che “l’aerodinamica è per chi non sa costruire motori” così, avendo a disposizione il DFV Ford Cosworth, Patrick Head affina la già ottima FW07 con un nuovo scivolo posteriore che dovrebbe migliorare ulteriormente la velocità sui curvoni velocissimi dell’ex aeroporto della Royal Air Force.

Alan Jones ha la FW07/3 usata a Monte Carlo e Digione.

Il quasi 40enne Clay Regazzoni sta vivendo una seconda giovinezza che lo ha riportato al centro dell’attenzione dopo due anni di quasi anonimato con Ensign e Shadow.

Il ticinese continua con la FW07/2 usata fin dall’esordio in Spagna.

La pessima prestazione di Digione ha convinto Southgate a correre ai ripari. La A2 soffre il porpoising, come la Lotus 80, così il tecnico di Coventry ha modificato le paratie laterali posteriori inserendo due prolungamenti che sostengono un piccolo alettone, una soluzione pressoché identica a quella adottata sulla 80/1. I piloti potranno valutare le differenze tra le due versioni durante le prove.

Patrese è deluso della sua A2/1 ma deve far buon viso a cattivo gioco.

Stesse sensazioni per Mass sulla A2/2.

Rebaque ha ancora la 79/1 con la quale a Digione non era  lontano da Reutemann.

Nel paddock c’è la vecchia 78/4 esposta a fianco del camion della squadra.

L’Alfa Romeo ha rinunciato a disputare i 4 GP estivi. Chiti vuole concentrare tutte le risorse sulla nuova macchina a effetto suolo e con lo stesso V12 della Brabham, con l’obiettivo dichiarato di farla debuttare il 9 settembre a Monza.

Gli orari delle prove tornano ad essere quelli delle gare precedenti al GP di Francia, con un’ora di prove libere al mattino e un’ora e mezza di qualifica al pomeriggio delle due giornate di prova per definire i 24 ammessi alla partenza. La Michelin ha vinto 5 corse contro le 3 della Goodyear e questo è insopportabile per gli americani che hanno deciso di portare ulteriori nuove mescole per ristabilire la superiorità che avevano lo scorso anno con 11 vittorie e 14 pole position su 16 GP.

Già nella prima ora di giovedì mattina salta all’occhio la velocità di Jones e della Williams che nei test della settimana scorsa aveva battuto la concorrenza (Renault compresa) con gomme da gara. Impressiona la stabilità della vettura nei curvoni veloci come Stowe e Club che percorre a 250 kmh senza la minima sbavatura.

L’australiano chiude la prima sessione di prove libere davanti a tutti con il tempo di 1’13”99. Sul finire della sessione Jones esce di pista alla curva Copse danneggiando l’alettone posteriore. “La Copse si fa in terza e io ho tentato di farla in quarta. Ora sono convinto che non si può fare”.

Jabouille è secondo a 2 decimi davanti alle Brabham Alfa Romeo (che erano andate molto bene anche nei test Goodyear), a Regazzoni, Reutemann e Arnoux. Non bene le Ferrari che sembrano in difficoltà sui curvoni veloci a causa del carico aerodinamico inferiore generato dalla 312T4. Villeneuve è ottavo con un distacco di un secondo e mezzo, davanti a Scheckter e a Laffite, la cui Ligier è irriconoscibile rispetto alla macchina che a inizio stagione è stata il riferimento per tutti.

Alle 12:30 si comincia a fare sul serio con la prima sessione di qualifica. Jones sale sulla FW07/1 muletto mentre i meccanici verificano i danni sulla macchina con cui è uscito di pista al mattino ma l’australiano la trova anche migliore della FW07/3, tanto da staccare il miglior tempo 1’11”88 che lascia tutti increduli. Dubbi e illazioni della concorrenza vengono cancellati dalla verifica del peso dove la Williams viene misurata a 606 kg, 31 kg in più del peso minimo regolamentare. Gli inseguitori più vicini sono i piloti della Renault, con Jabouille (1’13”27) e Arnoux (1’13”29) staccati di quasi un secondo e mezzo.

Alle loro spalle ecco le due Brabham Alfa Romeo con Piquet che precede Lauda di 4 decimi.

Per cercare di migliorare l’assetto della BT48, Murray ha fatto fare dei fori nelle minigonne per fare uscire l’aria e far perdere un po’ di effetto suolo. I risultati non sono soddisfacenti e i fori vengono poi chiusi con nastro adesivo rosso.

Seguono Reutemann, Regazzoni (che ha rotto le minigonne sul cordolo della Copse in un testacoda e ha girato poco), l’ottimo Watson con la nuova M29 e Andretti.

I tre pretendenti al titolo Villeneuve, Laffite e Scheckter, sono raggruppati tra il decimo e il dodicesimo posto, con distacchi superiori ai 3 secondi. Alla Ferrari c’è grande confusione tecnica. Forghieri dice che i piloti non riescono a descrivere il comportamento delle 312T4 nella percorrenza delle curve.

Il venerdì la temperatura si alza e sulla macchina di Jones si sostituiscono i radiatori in alluminio con quelli in ottone, più pesanti ma più efficaci. Alla Williams sono sicuri che il tempo ottenuto dal loro pilota sia inattaccabile per cui ci si concentra sulla preparazione della corsa e anche con questa configurazione l’australiano fa segnare il miglior tempo in 1’12”13, più lento della pole position ma migliore di tutti gli altri. Il muletto va così bene che Jones decide di usarlo anche in gara, dopo che gli sarà montato un DFV nuovo di zecca.

Prima pole position in F1 per Alan Jones e la Williams.

Jabouille è quello che si avvicina di più con 1’12”48, a 6 decimi da Jones, seguito dal sempre più sorprendente Piquet  con 1’12”65.

Quarto tempo per Regazzoni con l’altra Williams che paga un distacco di 1.23” al compagno di squadra ma si mette alle spalle Arnoux e Lauda.

Watson porta la nuova McLaren M29 al settimo posto, nonostante abbia perso la prima ora di prove libere per la rottura del motore. Una prestazione incoraggiante per la declinante squadra di Colnbrook.

Reutemann chiude la quarta fila davanti ad Andretti e Laffite che è solo decimo a 2 secondi e mezzo, anche per un problema allo sterzo rilevato poi in serata. Peggio di lui fanno le Ferrari con Scheckter undicesimo e Villeneuve tredicesimo (a 3 secondi) non essendo riuscito a migliorare il tempo di giovedì. La crisi della Scuderia è dimostrata dalla rottura di due motori, uno a testa, da parte dei suoi piloti.

In realtà il problema della mancanza di aderenza nelle curve è in gran parte generato dal poco carico aerodinamico indotto dalla mancanza del sigillo al suolo delle minigonne che non lavorano come dovrebbero.

[OT: Nel 2006, nel weekend dell’ultimo GP di San Marino, ho avuto l’opportunità di partecipare all’inaugurazione di Piazza Villeneuve, a Imola. Oltre a Jacques e Joann, erano presenti anche Forghieri e alcuni dei vecchi meccanici di Gilles. Mostrai la seguente foto di Scheckter a Forghieri, attorniato da Borsari e Bellentani, facendogli notare la bandella notevolmente alzata da terra. Bellentani commentò: “Ingegnere, glielo dicevo che non funzionavano!”, ovviamente in dialetto modenese.]

Villeneuve esprime le sue preoccupazioni a James Hunt, venuto a Silverstone per salutare gli ex colleghi e per commentare la gara per la BBC al fianco di Murray Walker, Jackie Stewart e Barrie Gill. Pino Allievi prende nota.

A proposito di Hunt, l’ex campione del mondo fa sapere che tra le cause del suo ritiro c’è anche il mancato pagamento del suo compenso da parte di Walter Wolf, tranne un modesto anticipo a inizio anno. Pare che l’austro-canadese, imprenditore nel settore delle perforazioni minerarie, risenta della crisi petrolifera e che anche la squadra non riceve i finanziamenti necessari.

Come se non bastasse, Elio de Angelis si inserisce tra le due Ferrari col dodicesimo tempo con la Shadow modificata. Un notevole passo avanti per la squadra di Northampton che mediamente si qualifica tra la decima e l’undicesima fila, nonché una rivincita morale per il pilota romano, respinto da Enzo Ferrari come eventuale sostituto proprio di Villeneuve per non aver accettato di fare “apprendistato” con la Surtees nella scorsa stagione.

Ancora male la nuova Arrows A2, nonostante la modifica al posteriore. Patrese esce di pista alla curva Becketts facendo sospendere le prove per recuperare la macchina.

I danni alla vettura sono lievi ma il padovano deve concludere la sessione con la vecchia A1/5 e non va oltre il ventesimo tempo, staccato di quasi 4 secondi ma davanti al compagno di squadra Mass.

Patrick Gaillard può debuttare in F1 avendo qualificato la Ensign N179 col penultimo tempo, nonostante un’uscita di pista che ha costretto i meccanici a ricostruire la macchina giovedì notte.

I due esclusi sono Stuck e Merzario le cui vetture hanno problemi di ogni sorta. Il comasco ha tentato anche con la A3 ma senza alcun risultato.

La media della pole di Jones è di 236.344 kmh contro i 216.440 kmh di quella ottenuta da Hunt del 1977. Le gomme e le minigonne hanno alzato tantissimo la velocità della percorrenza delle curve di Silverstone, tanto che alcuni piloti cominciano a sollevare dubbi sulla opportunità di continuare a correre su questo tracciato. Mario Andretti dice che forse sarebbe il caso di inserire una nuova sezione, sfruttando l’ampio spazio alla destra dell’Hangar Straight, con un paio di curve molto strette che facciano arrivare le auto alla curva Stowe con minore velocità.

La quarta gara del BMW M1 ProCar Championship è vinta da Lauda, al suo secondo successo in 4 corse.

L’austriaco ha battuto Piquet, che aveva guidato la gara per il primo quarto di gara, e il 23enne austriaco Markus Höttinger che corre per il GS Team di proprietà dell’ex pilota Helmut Marko.

Cielo sereno o poco nuvoloso la domenica mattina per la consueta mezz’ora di warm-up. Jabouille non completa nemmeno un giro per la rottura del cambio che verrà poi sostituito per la corsa. Questo gli impedisce di provare col pieno e valutare quali gomme usare per la gara. Anche Laffite non riesce a provare per la rottura di un giunto elastico. In assenza della Renault favorita, le Williams sono le più veloci con Jones (1’14”47) che precede Regazzoni di 6 decimi e Arnoux di un secondo e mezzo. Quarto e sesto tempo per Villeneuve e Scheckter, le cui macchine sembrano andare un po’ meglio col pieno di benzina.

Prima del GP si corre la tredicesima gara del Vandervell British Formula 3 Championship che viene vinta Mike Thackwell, grandissimo talento 18enne neozelandese che dopo il necessario ambientamento, ha vinto due gare nel BF3 e il GP Lotteria di Monza e ora sta contendendo il titolo a Chico Serra e Andrea de Cesaris.

Il GP di Gran Bretagna si disputerà sulla distanza di 68 giri, pari a 320,892 km.

Alle 15 in punto i piloti si avviano per il giro di ricognizione davanti a 100mila spettatori.

Mentre le 24 monoposto tornano sullo schieramento di partenza, Riccaro Patrese infila la corsia di rallentamento e rientra ai box per un problema di vaporizzazione del carburante. Partirà dai box appena risolto il problema.

Gli sguardi sono tutti puntati sulle prime file e De Angelis ne approfitta rubando clamorosamente la partenza e superando le due file che lo precedono ancora prima di arrivare sulla linea di partenza ma subito dopo ha un’incertezza e perde tutte le posizioni che aveva guadagnato.

Anche questa volta il ritardo del turbo penalizza lo spunto di Jabouille ma anche Jones non parte bene perché fa pattinare troppo le gomme, la Williams si intraversa e Regazzoni ne approfitta per prendere la testa della corsa a Stowe.

Il gruppo si snoda verso la Becketts con le due Williams davanti a tutti e Andretti che ha trovato lo spiraglio giusto e ha recuperato 3 posizioni a scapito di Reutemann, Arnoux e Watson che è finito nelle retrovie per evitare guai.

All’ingresso dell’Hangar Straight, Jabouille spinge al massimo sull’acceleratore e affianca entrambe le Williams ma Jones è all’interno e riesce a passare al comando proprio davanti alla Renault e al prudente Regazzoni che si vede sfilare da ambo i lati.

Al termine del primo giro Jones è in testa davanti a Jabouille, Regazzoni, Piquet, Lauda, Andretti, Arnoux, Laffite e Villeneuve che si è districato molto bene nella mischia del primo giro, al contrario di Reutemann che è stato superato dai tre che lo precedono tra l’Hangar Straight e la curva Club ed è solo decimo.

Mentre Jones e Jabouille hanno già preso un netto vantaggio su Regazzoni, la corsa perde subito un possibile protagonista. Al termine del secondo giro Piquet perde il controllo della BT48 alla Woodcote Chicane e non riesce a ripartire.

Dopo 3 giri Jabouille è l’unico che riesce a tenere il passo di Jones. Regazzoni ha già 5 secondi di distacco e alle sue spalle c’è ora Arnoux, a 10 secondi da Jones, seguito da Villeneuve, Lauda, Scheckter, Reutemann e Laffite.

Andretti rientra ai box e si ritira per la rottura del cuscinetto di una ruota posteriore. Un altro guasto dopo una buona partenza per l’ormai ex iridato.

Al quarto giro Scheckter supera Lauda e si porta in sesta posizione, alle spalle del compagno di squadra, ma entrambi stanno perdendo terreno da Arnoux. Intanto Jabouille comincia a perdere contatto con Jones.

Lauda è in difficoltà con i freni e all’ottavo giro Laffite lo supera e poi rintuzza il suo attacco sul rettilineo che precede Woodcote. Dietro di loro ci sono il sorprendente Mass con la Arrows A2 e Keke Rosberg che ha scavalcato Reutemann.

Dopo 10 giri Jones ha un vantaggio di 5 secondi su Jabouille le cui gomme cominciano a deteriorarsi, confermando che il non aver potuto disputare il warm-up ha influito negativamente sulla scelta delle coperture.

Al dodicesimo giro Lauda rientra ai box e si ritira per il surriscaldamento dell’impianto frenante.

Villeneuve ha un secondo e mezzo di vantaggio su Scheckter ma all’inizio del quindicesimo giro il canadese sbaglia una cambiata in uscita da Woodcote, il compagno di squadra lo affianca e Gilles lo lascia passare a Copse senza opporre la minima resistenza.

Il distacco di Jabouille da Jones aumenta vertiginosamente, tanto che Regazzoni si avvicina a un secondo e mezzo dal francese.

Al diciassettesimo giro Jabouille rientra ai box per cambiare le gomme ormai compromesse.

Nonostante l’esperienza accumulata dalla Renault a Le Mans negli anni scorsi, la sosta è più lunga del previsto per la difficoltà nello smontaggio e rimontaggio delle gomme anteriori. Jabouille riparte dopo ben 42 secondi ma i meccanici non fanno in tempo a togliere il tubo dell’aria compressa il quale si impiglia nello spoiler anteriore destro della RS11 che viene strappato via, compromettendo la stabilità aerodinamica della vettura.

Due Williams sono ora al comando del GP di Gran Bretagna. Jones ha 22 secondi di vantaggio su Regazzoni e 29 su Arnoux. Scheckter è quarto, tallonato da Villeneuve ma i ferraristi devono guardarsi le spalle da Laffite, vero contendente per il Mondiale Piloti, che li sta raggiungendo.

Intanto Jabouille è finito al diciottesimo posto ma la sua Renault senza lo spoiler anteriore destro non è più bilanciata per cui dopo soli due giri torna ai box per sostituirlo. Il musetto della RS11 è però costruito in modo che non possa essere cambiato in un’unica soluzione, per cui bisogna smontare l’altro spoiler e metterne due nuovi. Una sosta lunghissima che gli fa perdere ben 3 giri, togliendogli qualsiasi possibilità di recuperare.

Dopo un avvio molto cauto John Watson è sceso dal settimo posto di partenza al sedicesimo nel corso del primo giro per poi inanellare una bella serie di sorpassi ai danni di Jarier, Reutemann, Pironi, Mass e Rosberg per risalire in settima posizione dopo la fermata di Jabouille. La rimonta ha però consumato la gomma anteriore sinistra in modo anomalo per cui al ventiseiesimo giro l’irlandese si ferma a sostituirla, atteso dai meccanici che si fanno trovare pronti dopo una segnalazione concordata. La sosta richiede solo 18 secondi ma Wattie rientra in pista sedicesimo, dietro a Rebaque.

Dopo 30 giri Jones è in testa con 22 secondi su Regazzoni, 28 su Arnoux, 47 sulla coppia Ferrari, 51 su Laffite e oltre un minuto su Rosberg, ultimo dei piloti a pieni giri.

Le Ferrari sono in grande difficoltà e Laffite riduce il distacco molto rapidamente. Subito dopo metà gara la Ligier si accoda alle Rosse, Jacquot è molto più veloce dalle curve e dopo la Abbey affianca Villeneuve per poi superarlo in frenata alla Woodcote Chicane e portarsi in quinta posizione.

Al giro seguente la situazione si ripete. Sull’Hangar Straight Villeneuve è in scia a Laffite che è ancora lontano da Scheckter ma a Stowe la Ligier guadagna un’enormità su entrambe le 312T4. Dopo la Club, Laffite prende la scia a Scheckter che all’uscita della Abbey si tiene al centro della pista. Laffite lo affianca, il sudafricano ha il vantaggio della traiettoria alla staccata della Woodcote ma sul rettilineo del traguardo Jacquot attacca ancora e all’ingresso della Copse si mette alle spalle il principale avversario per il titolo.

Regazzoni doppia agevolmente il terzetto formato da Pironi, Ickx e Mass che stanno lottando per la decima posizione. Arnoux invece trova qualche difficoltà e questo gli fa perdere tempo prezioso nei confronti del ticinese che stava per essere raggiunto dalla Renault numero 16.

Jones sta concludendo il trentanovesimo giro quando il suo motore esplode nel rettilineo che porta verso l’ultima curva. L’australiano non può fare altro che prendere la corsia di rallentamento dei box e ritirarsi. Il pilota della Williams stava amministrando la macchina, tanto che ha fatto segnare il suo giro più veloce all’ottavo passaggio per poi gestire il vantaggio. La causa sarà poi individuata nella rottura della pompa dell’acqua, un guasto banale come il distacco del connettore della pompa della benzina che lo ha fermato a Zolder in una situazione simile.

Al muretto Williams, il 29enne principe arabo Mohammed bin Fahd bin Abdul Aziz, figlio di re Fahd (è quello con gli occhiali da sole e i baffi sotto al logo MG), si chiede quando finirà questa maledizione.

Dopo 40 giri Regazzoni è al comando di un Gran Premio iridato. Non succedeva dalla sua ultima vittoria ottenuta a Long Beach nel 1976. Il ticinese sta spingendo per staccare ulteriormente Arnoux e fa segnare il giro più veloce della corsa in 1’14”40.

Laffite è terzo ma all’inizio del quarantaduesimo giro il suo motore comincia a borbottare e Scheckter si rifà sotto velocemente. Una volta ripresa la scia del francese, Scheckter lo affianca dopo la Abbey mentre Laffite entra ai box. Il suo ingegnere di macchina inserisce il jack nella presa del casco per capire cosa sia successo mentre i meccanici cercano di individuare qualcosa nel posteriore della JS11 senza trovare niente di strano. Jacquot viene rimandato in pista in undicesima posizione senza che venga effettuato alcun intervento.

In tutto questo, Rosberg si trova in quinta posizione ma al quarantatreesimo giro rientra ai box. La WR7 muletto, preferita dal finlandese alla WR9, ha problemi di pescaggio della benzina. I meccanici della Wolf cercano di capire la causa ma alla fine Peter Warr deve arrendersi all’evidenza e far ritirare il suo pilota.

Restano così a pieni giri solo 4 piloti: Regazzoni, Arnoux, Scheckter e Villeneuve. Alle loro spalle ci sono Jarier e Ickx che stanno risalendo insieme la classifica fin dai primi giri.

Il motore della macchina di Laffite continua a funzionare male e il parigino rientra definitivamente ai box. Si scoprirà che il problema deriva da una candela rotta, un frammento della quale ha rovinato una valvola.

All’inizio del quarantesettesimo giro Villeneuve è molto vicino a Scheckter il quale si sbraccia verso il muretto Ferrari per segnalare qualcosa ma il canadese non accenna ad attaccarlo. Al box del Cavallino ci si prepara per l’eventuale cambio gomme.

John Watson sta facendo la seconda splendida rimonta della gara dopo aver sostituito la gomma anteriore sinistra. Ripartito dai box in sedicesima posizione, l’irlandese ha superato Rebaque, Mass (poi ritirato), Tambay, Reutemann, Pironi e infine scavalca anche Ickx portandosi al quinto posto. Undici posizioni recuperate in 20 giri, anche grazie ai ritiri di alcuni avversari.

Contrariamente a quanto si immagina, è Villeneuve a fermarsi per cambiare le gomme al cinquantunesimo giro. I meccanici però hanno preparato quelle di Scheckter per cui, una volta smontate quelle usate, devono andare a prendere quelle di Gilles. L’operazione è inevitabilmente più lunga del solito, il canadese riparte dopo 31 secondi e rientra in gara al settimo posto, alle spalle di Ickx e appena davanti al duo formato da Pironi e Tambay.

Regazzoni ha 18 secondi di vantaggio su Arnoux. Scheckter ora è da solo in terza posizione con oltre 20 secondi su Jarier. Da qualche giro la 312T4 ha problemi di pescaggio della benzina per cui il sudafricano rallenta per consumare meno benzina possibile, nel tentativo di arrivare al traguardo per portare a casa altri punti in prospettiva mondiale. Il vantaggio su Jarier diminuisce.

Al cinquantanovesimo giro Regazzoni raggiunge Scheckter e lo doppia alla Club, prendendosi un piccola rivincita personale nei confronti della Scuderia.

Arnoux è il suo unico avversario a pieni giri ma ha problemi ai freni per cui è a sua volta costretto a rallentare. Frank Williams e i suoi collaboratori cominciano a sentire il profumo della prima vittoria.

Jarier approfitta dei guai di Scheckter e lo supera alla Copse quando mancano 5 giri al termine.

Ancora un giro e Villeneuve entra ai box e si ritira per problemi all’alimentazione al suo 12 cilindri, dopo essere stato superato da Tambay.

Al termine dei 68 giri previsti, la bandiera a scacchi saluta la quinta (e ultima) vittoria di Clay Regazzoni, la prima alla guida di una macchina con motore a 8 cilindri.

Il muretto della squadra di Didcot può finalmente festeggiare la tanto attesa prima vittoria in F1.

Arnoux chiude al secondo posto ottenendo il miglior risultato nella sua ancora breve carriera e confermando che il trionfo di Digione non è stato frutto di particolari circostanze. La Renault biturbo è una realtà.

Jarier chiude al terzo posto davanti a Watson che all’ultimo giro ha superato Scheckter. Buon primo punto per Ickx, alla seconda gara con la Ligier.

Quella di Regazzoni è anche la prima vittoria per gli sponsor arabi, in onore dei quali (e come da contratto) il ticinese non si ristora con lo champagne ma con una lattina di succo di ananas e pompelmo.

Clay brinda con la lattina anche sul podio mentre Arnoux e Jarier si arrangiano con quello che c’è…

In ogni caso il ticinese trova il modo di festeggiare alla sua maniera.

Molti giornalisti e colleghi avevano dato Rega per finito ma oggi li ha messi a tacere tutti. “Quando ho tagliato il traguardo ho pensato per un attimo al commendator Ferrari, poi dentro di me mi sono detto: finalmente ce l’ho fatta. L’emozione più grande? Quando ho doppiato Scheckter”. Questa vittoria, insieme al secondo posto di Monte Carlo, fa sperare che il suo contratto possa essere confermato anche per il 1980.

La classifica piloti resta quasi invariata. Scheckter guadagna due punti aumentando il vantaggio su Villeneuve (+6) e Laffite (+8) ma è arrabbiatissimo con la squadra. Il sudafricano accusa il muretto di aver sbagliato la segnalazione dei giri rimanenti (uno in più di quanto mancasse realmente) e per questo ha lasciato passare Watson senza opporre resistenza per il timore di finire la benzina, perdendo così un punto mondiale.

Con il terzo arrivo consecutivo in zona punti, Regazzoni sale al sesto posto della classifica e viene festeggiato dal barone Emmanuel “Toulo” de Graffenried, primo pilota svizzero a vincere il GP di Gran Bretagna 30 anni fa al volante di una Maserati.

Tra i Costruttori, dove non vale l’assurda regola degli scarti, la Ferrari (62 punti) guadagna un punto sulla Ligier (47) e due sulla Lotus (37).

Facce scure alla Lotus. Reutemann chiude ottavo, a 2 giri, dopo una sosta ai box per cambiare l’anteriore sinistra usurata e dietro a Tambay che ha ancora la vecchia McLaren. Peter Collins, François Mazet, Andrew Ferguson e persino il solitamente brillante David Thieme non si stanno divertendo affatto.

La Williams con 23 punti supera la Tyrrell (21) ed è quarta in classifica. Frank Williams è un grandissimo appassionato con un’ambizione ancora più grande. In un’intervista di qualche anno fa, quando le cose andavano decisamente male per lui e per la sua squadra, dichiarò: “Io un giorno voglio diventare come Ferrari, un altro Ferrari”. A 37 anni, dopo averne passati 10 a correre dietro ai finanziatori più che a lavorare in officina, ora che ha raggiunto la tranquillità economica necessaria per avere una squadra fatta da uomini di valore, è sulla strada per diventare grande.

Ai commissari di Silverstone non è sfuggita la plateale partenza anticipata di De Angelis a cui viene imposto un minuto di penalità che non cambia di molto il risultato della sua gara, già frustrata da una lunga sosta ai box per cambiare l’alettone posteriore. Don Nichols invia comunque un telegramma di congratulazioni alla Williams.

Il martedì seguente si svolge a Fiorano la consueta riunione in cui Enzo Ferrari chiede ai suoi collaboratori una relazione dettagliata della gara appena disputata. Questa volta sono presenti anche i piloti, giunti da Monte Carlo a bordo della Ferrari 400 Automatica di Scheckter.

La riunione si prolunga per 5 ore, a conferma della delicatezza della situazione. Lo sfogo di Scheckter e i problemi di alimentazione sofferti da entrambe le vetture, oltre al cattivo funzionamento delle minigonne, non sono piaciuti affatto al Drake. Il lavoro in pista continua nel tentativo di migliorare l’aerodinamica della 312T4 ed è proprio Scheckter a provare molte nuove soluzioni, mentre Villeneuve è dovuto partire per il Canada per questioni personali. La novità più evidente è il nuovo musetto che ora ha una forma a scalpello e due spoiler laterali.

La stagione dei circuiti veloci è appena cominciata.

IL PUNTO DELLA REDAZIONE

Al destino si sa piace essere beffardo con noi appassionati di F1 ed è quanto meno singolare, se penso a come si è aperto e concluso sportivamente parlando, questo 2024. Infatti quest’anno, a bocce ancora ferme, l’anno viene inaugurato con una notizia clamorosa che è appunto l’annuncio di Hamilton in Ferrari (a proposito, Il Montana ha già aggiornato i suoi menù, mettendo anche piatti vegani… non sto scherzando!) e, in modo altrettanto stupefacente, l’anno si conclude andando ad annunciare la dipartita di Perez in Red Bull andando cosi a completare la griglia di partenza del 2025, visto e considerato che al posto del messicano è stato messo Lawson e, al posto di quest’ultimo in Racing Bull, è stato scelto Hadjar. Le riflessioni da partorire sono tante, sia su quanto avvenuto in casa bibitara e sia per tutto questo movimento di piloti che si è generato.

Innanzitutto la notizia della sostituzione di Perez di per se non fa gran notizia, visto l’andamento del messicano durante l’anno, anzi diciamo che ormai era nell’aria già da un po. L’annuncio del ritiro di Perez è clamoroso se mai perché all’inizio di quest’anno, che si sta andando ormai a concludere, mai avremmo immaginato questo evento… a maggior ragione che lo stesso messicano è stato rinnovato per due anni. L’appiedamento di Perez dimostra, caso mai ce ne fosse ancora bisogno, quanto valgono i contratti in F1. La Red Bull ha preferito pagare la penale (Perez porta soldi pesantissimi con se) pur di liberarsi del pilota messicano, almeno dal punto di vista sportivo, visto che lo stesso sarà ambasciatore della Red Bull nel mondo. Quello che è successo al buon Sergio lo sa soltanto lui perché, al di la delle monumentali prestazioni che il suo scomodo compagno ha sfoggiato quest’anno, è anche vero che la squadra ha fatto di tutto per metterlo a suo agio e, trovo veramente impossibile credere il contrario e cioè, che la sua stessa squadra gli abbia remato contro. Perez non è un fenomeno, questo è chiaro, eppure non è nemmeno uno fermo visto e considerato che nel 2021, ha contribuito non poco ad aiutare Max a conquistare il suo primo titolo dando fastidio ad Hamilton in molte occasioni. Il mio pensiero, considerando quello che è successo a Ricciardo, è che il messicano non ha saputo adattarsi all’evoluzione di queste monoposto complicatissime le quali, appena “le tocchi”, cambiano radicalmente e bisogna avere una sensibilità sopraffina per potersi adattare nuovamente . Di tutta questa faccenda, ciò che mi lascia veramente perplesso, è che la Red Bull nonostante possegga due squadre, si sia ridotta (non riesco a trovare altro termine) ad affiancare al loro campione un pilota che ha sulle spalle solo undici GP. Sia chiaro che Lawson, a mio avviso, è un buon pilota per quanto ha mostrato sino ad ora: entra in pista e segna subito dei punti, poi viene messo a parcheggio per un anno (!) per poi rientrare definitivamente e, segnare punti nuovamente e tutto questo, con una Racing Bull che di certo non è un fulmine di guerra. La perplessità, che mi salta al naso, è proprio quella che accanto al campionissimo mettano comunque un pivello il quale dovrà dimostrare immediatamente di tenere il passo, il che non significa che deve stare ad un decimo dal compagno e di sicuro, nemmeno deve fare la fine di chi sostituisce. Com’è possibile che la squadra bibitara per eccellenza si sia ridotta a questo, quando prima era l’esempio per le altre squadre in quanto a vivaio di allenamento per i giovani piloti? Honda ha spinto tantissimo al fine di avere Tsunoda sulla RB20 nei test post season ad Abu Dabhi eppure il nipponico, nonostante si sia adattato immediatamente alla monoposto, di fatto non né mai stato preso veramente in considerazione dalla squadra in quanto sono quattro anni che è già nel circo senza, a parer loro, aver dato risultati eclatanti. Evidentemente in Red Bull sono alla continua ricerca del sensazionalismo… contenti loro come si suol dire. Auguro a Lawson di reggere la botta che si chiama Verstappen e di certo di non fare la fine di tutti quelli che lo hanno preceduto, i quali sono stati stritolati senza ritegno alcuno.

Nei giorni che hanno preceduto questa santa settimana, la Ferrari ha voluto donare al partente Sainz, il giusto tributo che egli meritava. Ad essere sinceri ciò che la Rossa gli ha tributato è un regalo degno di un Re visto e considerato che mettere a terra due Rosse, per far girare lui ed il padre sulla pista di proprietà proprio del Cavallino, non è cosa di ogni giorno. Allo speciale addio era presente anche LeClerc la cui presenza non era obbligatoria. Proprio il fatto che il monegasco ha voluto essere li a godersi quel particolare momento, è l’emblema rappresentativo di quale sia stato il vero rapporto tra quest’ultimo e lo spagnolo, a differenza di quello che i social (“esiste la realtà dei social network e la realtà”!) hanno voluto far credere, a partire proprio dai tifosi (soprattutto tifose) tossici dello stesso monegasco. Non esiste ne in cielo e ne in terra che due piloti della stessa squadra si vogliano bene, a maggior ragione se i due vogliono entrambi primeggiare. Certo Verstappen adora Perez… lo credo bene! Eppure dubito fortemente che avrà parole d’amore per il suo futuro compagno, se quest’ultimo proverà (come giusto che sia) a fargli le scarpe. Il primo rivale di un pilota è proprio il compagno che tiene nel box di fianco, eppure se c’è una cosa che i due alfieri rossi hanno sempre saputo dimostrare l’uno per l’altro, è il rispetto. Charles e Carlos hanno dimostrato di essere stati la migliore coppia del campionato, dal 2021 al 2024, senza se e senza ma: se mancava l’uno c’era sempre l’altro e, se Ferrari ha potuto lottare fino all’ultimo GP per il mondiale costruttori (quando McLaren avrebbe potuto e dovuto vincerlo con largo anticipo), è stato solo grazie a questa fantastica coppia. Certo, gli screzi ci sono stati (specie da parte dello spagnolo), eppure ditemi quando mai non sono accadute cose del genere specie in una coppia altamente competitiva com’è stata quella rossa. Al di la di queste ovvietà (purtroppo viviamo tempi in cui ribadire l’ovvio è divenuto quasi una missione) è stato proprio grazie alla presenza di Carlos e alla sua “cazzimma”, che Charles ha effettuato un ulteriore step evolutivo dal punto di vista agonistico, step che gli permetterà di tenere botta (e lo farà!) ad uno come Hamilton. A proposito del particolare addio che Ferrari ha tributato a Sainz: l’idea è stata tutta di Vasseur e, per questo “beau geste” noi lo ringraziamo sentitamente eppure (c’è sempre il trucco), ho come l’impressione che il francese abbia la coda di paglia e abbia cercato di “recuperare” agli occhi dello spagnolo stesso e dei suoi tifosi. L’impressione è che Frederic sa che a Carlito gli è stato fatto uno sfregio bello e buono, visto e considerato le sue prestazioni (mettetevi nei panni di Sainz: gli dicono, ancora prima che il mondiale iniziasse, che era fuori squadra e nonostante questo contribuisce a due delle cinque vittorie della Rossa… master class!) e, che l’anno prossimo la Rossa si gioca il mondiale, allora ha cercato di metterci una pezza come si suol dire, creando l’evento “giro di pista con il padre”. Sia chiaro che Carlos se l’è guadagnato sul campo questo onore e ciò, fa capire quanto sia stato importante per la Ferrari stessa. Sainz ci saluta e lo salutiamo in grande stile. Ora è il tempo di Lewis, dei suoi menù vegani e delle sue battaglie per le minoranze, sperando che in tutto questo ci regali emozioni in pista… solo che questa è un’altra storia.

Colgo l’occasione di augurare a tutti gli amici del Ring, nonché tutti i fedeli lettori di questa rubrica, un felice e sereno Natale.

Vito Quaranta

THE RISE OF FERRARI

This isn’t the story of the rise of Ferrari, but rather the 1952 F1 season which would establish Ferrari as one of the leading F1 teams and maker of some of the most important and presidios road cars in the world.

Ferrari would build it’s first road car in 1947, and name it the 125.

1947 Ferrari 125

 

ENGINE SPECS – 1.5 V12 5MT (118 HP)
Cylinders: V12
Displacement: 1496 cm3
Power: 87 KW @ 7000 RPM
118.3 HP @ 7000 RPM
117 BHP @ 7000 RPM
Torque: 92 lb-ft @ 5000 RPM
125 Nm @ 5000 RPM
Fuel System: 3 Carburetors
Fuel: Gasoline
 

125 Engine

 

The 125 engines were used in Ferrari’s GP cars in 1948 and 1949.

1950 saw a big change in Grand Prix racing. Its name was changed to Formula One and a drivers and constructors championship was introduced.

The first two seasons of F1 were dominated by Alfa Romeo, but at the end of 1951 with Alfa Romeo facing financial collapse, the team withdrew from F1.

Alfa Type 159. 1951 drivers / constructors champion. The last Alfa to win F1 title.

 

As he clocks moved to 1952, Ferrari’s rise to the top begins.

 

The 1952 F1 season would consist of 7 races, starting in Switzerland and finishing in Italy.

1 Swiss Grand Prix Circuit Bremgarten, Bern 18 May
2 Indianapolis 500 Indianapolis Motor Speedway, Speedway 30 May[a]
3 Belgian Grand Prix Circuit de Spa-Francorchamps, Stavelot 22 June
4 French Grand Prix Rouen-Les-Essarts, Orival 6 July
5 British Grand Prix Silverstone Circuit, Silverstone 19 July
6 German Grand Prix Nürburgring, Nürburg 3 August
7 Dutch Grand Prix Circuit Zandvoort, Zandvoort 17 August
8 Italian Grand Prix Autodromo Nazionale di Monza, Monza 7 September

 

Point structure:

Position  1st   2nd   3rd   4th   5th  FL
Race 8 6 4 3 2 1

 

1 point was awarded for fastest lap.

Race 1 – Switzerland

With the withdrawal of Alfa Romeo from the World Championship, Ferrari were left as the sole competitive team under the existing Formula One regulations. It was therefore decided to restrict the World Championship Grand Prix races to Formula Two cars.

Qualifying:

1 28 Nino Farina Ferrari 2:47.5
2 30 Piero Taruffi Ferrari 2:50.1 + 2.6
3 8 Robert Manzon Gordini 2:52.1 + 4.6
4 32 André Simon Ferrari 2:52.4 + 4.9
5 42 Rudi Fischer Ferrari 2:53.3 + 5.8
6 18 Peter Collins HWMAlta 2:55.9 + 8.4
7 6 Jean Behra Gordini 2:55.9 + 8.4
8 38 Toulo de Graffenried MaseratiPlaté 2:56.4 + 8.9
9 46 Stirling Moss HWMAlta 2:56.4 + 8.9
10 16 George Abecassis HWMAlta 2:56.9 + 9.4
11 10 Prince Bira Simca-Gordini 2:59.3 + 11.8
12 20 Lance Macklin HWMAlta 3:00.2 + 12.7
13 22 Ken Wharton Frazer NashBristol 3:00.9 + 13.4
14 2 Hans Stuck AFM 3:01.7 + 14.2
15 26 Alan Brown CooperBristol 3:02.5 + 15.0
16 4 Toni Ulmen Veritas 3:05.6 + 18.1
17 24 Eric Brandon CooperBristol 3:05.8 + 18.3
18 40 Harry Schell MaseratiPlaté 3:07.6 + 20.1
19 44 Peter Hirt Ferrari 3:10.2 + 22.7
20 12 Louis Rosier Ferrari No time
21 50 Max de Terra Simca-Gordini No time
22 14 Maurice Trintignant Ferrari No time

 

Race

With the withdrawal of Alfa Romeo from the World Championship, Ferrari were left as the sole competitive team under the existing Formula One regulations. It was therefore decided to restrict the World Championship Grand Prix races to Formula Two cars.

The works Ferrari team brought three drivers to the Swiss Grand Prix, namely Farina, Taruffi and Simon. Regular Ferrari drivers Alberto Ascari and Luigi Villoresi were both unavailable, the former due to his participation in the Indianapolis 500, and the latter because of his having had a road accident. Also running Ferraris were Rudi Fischer and Peter Hirt of Ecurie Espadon, and veteran Frenchman Louis Rosier. Gordini also had a three-car team for this race, consisting of Robert Manzon, B. Bira and the debutant Jean Behra. The HWM team, returning to the World Championship for the first time since the previous race at Bremgarten, fielded the all-British quartet of Abecassis, Collins, Macklin and Moss. Maserati had planned to enter defending World Drivers’ Champion Juan Manuel Fangio and fellow Argentinian José Froilán González, but this did not come into fruition. Completing the field were the sole AFM entry of Hans Stuck and a number of privately run cars representing various constructors.

Race

1 30 Piero Taruffi Ferrari 62 3:01:46.1 2 9
2 42 Rudi Fischer Ferrari 62 +2:37.2 5 6
3 6 Jean Behra Gordini 61 +1 lap 7 4
4 22 Ken Wharton Frazer NashBristol 60 +2 laps 13 3
5 26 Alan Brown CooperBristol 59 +3 laps 15 2

Championship Standing

Pos Driver Points
1 Piero Taruffi 9
2 Rudi Fischer 6
3 Jean Behra 4
4 Ken Wharton 3
5 Alan Brown 2

Eric Brandon Cooper T20 Swiss GP 1952

Race 2 – Indianapolis

While the Indy 500 was part of the championship, it would not factor into the final result.

Race 3 – Belgian

The 1952 Belgian Grand Prix was a Formula Two race held on 22 June 1952 at Circuit de Spa-Francorchamps. It was race 3 of 8 in the 1952 World Championship of Drivers, in which each Grand Prix was run to Formula Two rules rather than the Formula One regulations normally used.

Qualifying

1 4 Alberto Ascari Ferrari 4:37.0
2 2 Nino Farina Ferrari 4:40.0 + 3.0
3 6 Piero Taruffi Ferrari 4:46.0 + 9.0
4 14 Robert Manzon Gordini 4:52.0 + 15.0
5 16 Jean Behra Gordini 4:56.0 + 19.0
6 8 Mike Hawthorn CooperBristol 4:58.0 + 21.0
7 36 Ken Wharton Frazer NashBristol 5:01.0 + 24.0
8 28 Paul Frère HWMAlta 5:05.0 + 28.0
9 10 Alan Brown CooperBristol 5:07.0 + 30.0
10 32 Stirling Moss ERABristol 5:07.6 + 30.6
11 26 Peter Collins HWMAlta 5:09.0 + 32.0
12 12 Eric Brandon CooperBristol 5:11.0 + 34.0
13 34 Charles de Tornaco Ferrari 5:14.5 + 37.5
14 24 Lance Macklin HWMAlta 5:17.1 + 40.1
15 40 Robin Montgomerie-Charrington Aston Butterworth 5:19.3 + 42.3
16 42 Tony Gaze HWMAlta 5:22.8 + 45.8
17 22 Louis Rosier Ferrari 5:25.7 + 48.7
18 20 Prince Bira Simca-GordiniGordini 5:28.4 + 51.4
19 18 Johnny Claes Gordini 5:31.1 + 54.1
20 30 Roger Laurent HWMAlta 5:37.9 + 60.9
21 38 Arthur Legat Veritas 5:45.0 + 68.0
22 44 Robert O’Brien Simca-GordiniGordini 5:51.0 + 74.0

Maserari’s new A6GCM was still not ready, and, to compound this, their lead driver Juan Manuel Fangio had suffered back injuries at the non-championship Monza Grand Prix. This meant that Ferrari were once again favoured for success in the race, with their driver lineup consisting of Alberto Ascari (in place of André Simon), Nino Farina and Piero Taruffi. There were also two privateer Ferrari entries: local driver Charles de Tornaco of Ecurie Francorchamps, and Louis Rosier. The Gordini team expanded their lineup to include Belgian driver Johnny Claes, alongside Behra, Manzon and Bira. American Robert O’Brien also drove a Simca-Gordini for this race. HWM also recruited a pair of Belgian drivers — Paul Frère and Roger Laurent — who raced alongside regular drivers Peter Collins and Lance Macklin. Stirling Moss switched from HWM to ERA for this race. A handful of other privateer entrants also took part, including future World Champion Mike Hawthorn, who made his debut in a CooperBristol.

Ascari headed an all-Ferrari front row, with teammates Farina and Taruffi in second and third, respectively. The Gordinis of Manzon and Behra made up row two, while the third row consisted of Hawthorn, Ken Wharton (in a Frazer-Nash), and Frère, who was the highest qualifier of the five Belgian drivers on the grid.

Taruffi started badly in the rain, dropping to ninth by the end of the first lap, while Behra overhauled the two leading Ferraris to take the lead of the race. Moss also started well, before his car broke down halfway through the first lap. Behra’s lead was short-lived, as both Ascari and Farina overtook him on the second lap, subsequently holding first and second for the remainder of the race. Behra dropped to fourth when the recovering Taruffi passed him on lap 13. On the following lap Taruffi spun at Malmédy and Behra hit him, causing both to retire. Manzon overtook Hawthorn to assume what was now third place. Despite suffering from fuel leakage problems, Hawthorn was able to maintain fourth place until the end of the race. His fellow debutant Paul Frère also finished in the points, in fifth.[1]

Ascari’s win (with fastest lap), and Taruffi’s retirement, meant that the two now shared the lead of the Championship, on nine points each. Indianapolis 500 winner Troy Ruttman was in third, while Farina’s second-place finish raised him to fourth in the standings, three points adrift of the joint Championship leaders.

Race

1 4 Alberto Ascari Ferrari 36 3:03:46.3 1 9
2 2 Nino Farina Ferrari 36 +1:55.2 2 6
3 14 Robert Manzon Gordini 36 +4:28.4 4 4
4 8 Mike Hawthorn CooperBristol 35 +1 lap 6 3
5 28 Paul Frère HWMAlta 34 +2 laps 8 2

Championship Standing

Pos Driver Points
1 Piero Taruffi 9
2 Alberto Ascari 9
3 Troy Ruttman 8
4 Nino Farina 6
5 Rudi Fischer 6

Colorized picture of Ascari at the 1952 Belgian GP

Hawthorn at the 1952 Belgian GP

 Race 4 – France

The 1952 French Grand Prix was a Formula Two race held on 6 July 1952 at Rouen-Les-Essarts. It was race 4 of 8 in the 1952 World Championship of Drivers, in which each Grand Prix was run to Formula Two rules rather than the Formula One regulations normally used. Unusually this race was run over a duration of 3 hours, rather than a fixed distance.

Qualifying

1 8 Alberto Ascari Ferrari 2:14.8
2 10 Nino Farina Ferrari 2:16.2 + 1.4
3 12 Piero Taruffi Ferrari 2:17.1 + 2.3
4 4 Jean Behra Gordini 2:19.3 + 4.5
5 2 Robert Manzon Gordini 2:20.4 + 5.6
6 44 Maurice Trintignant Simca-GordiniGordini 2:21.6 + 6.8
7 22 Peter Collins HWMAlta 2:21.9 + 7.1
8 6 Prince Bira Gordini 2:23.0 + 8.2
9 14 Louis Rosier Ferrari 2:27.0 + 12.2
10 24 Yves Giraud-Cabantous HWMAlta 2:27.5 + 12.7
11 16 Toulo de Graffenried Maserati 2:28.6 + 13.8
12 18 Harry Schell Maserati 2:29.0 + 14.2
13 26 Peter Whitehead Alta 2:29.5 + 14.7
14 20 Lance Macklin HWMAlta 2:30.9 + 16.1
15 42 Mike Hawthorn CooperBristol 2:32.0 + 17.2
16 28 Philippe Étancelin Maserati 2:33.7 + 18.9
17 36 Rudi Fischer Ferrari 2:34.6 + 19.8
18 38 Franco Comotti Ferrari 2:36.0 + 21.2
19 40 Piero Carini Ferrari 2:37.7 + 22.9
20 32 Johnny Claes Simca-GordiniGordini 2:39.6 + 24.8

 

Having won the previous weekend’s Grand Prix de la Marne, Jean Behra, racing for Equipe Gordini, was among the favourites for the first French Grand Prix to be held at Rouen-Les-Essarts. Also driving for Gordini were regulars Robert Manzon and Prince Bira, alongside Maurice Trintignant, who replaced Johnny Claes from the lineup for the previous round. Claes entered the race in a Simca-Gordini under his own ‘Ecurie Belge’ label, which he had used in the 1950 and 1951 seasons. Ferrari retained their lineup of Ascari, Farina and Taruffi, who had locked out the front row of the grid in Belgium. There were also several privateer Ferrari entries: the Swiss duo of Rudi Fischer and Peter Hirt, representing Ecurie Espadon, the Italian pairing of Franco Comotti and Piero Carini, for Scuderia Marzotto, and Louis Rosier. HWM again ran regular drivers Lance Macklin and Peter Collins, this time alongside Frenchman Yves Giraud-Cabantous. While the factory Maserati team remained absent, their new car, the A6GCM, made its World Championship debut, driven by Philippe Étancelin of Escuderia Bandeirantes. Enrico Platé entered a pair of older Maseratis, the 4CLT/48 model, for Toulo de Graffenried and Harry Schell. Completing the grid were Peter Whitehead, in a privately run Alta, and Mike Hawthorn, who again took part in a CooperBristol.

Ascari took his second consecutive pole position, with his Ferrari teammates Farina and Taruffi again joining him on the front row of the grid. The Gordini team locked out the second row, with Behra and Manzon qualifying in fourth and fifth, respectively. Their teammates Trintignant and Bira started from the third row, alongside Peter Collins in the fastest of the HWMs. The new Maserati A6GCM proved a disappointment, with Philippe Étancelin only managing to qualify on the seventh row of the grid (out of eight).

The Ferraris once again dominated the race, with Alberto Ascari leading Farina from start to finish, thus taking his second consecutive victory in the World Championship. Despite a good start from the Gordinis of Manzon and Behra, that saw them take third and fourth place, respectively, by the end of the first lap, Piero Taruffi managed to regain third place on lap 4 and subsequently held it for the remainder of the race, ensuring that it was an all-Ferrari podium. Manzon finished fourth, a lap behind Taruffi, while his teammate Maurice Trintignant took the final points-scoring position of fifth. HWM driver Peter Collins took sixth, two laps behind Trintignant, ahead of Jean Behra, for whom seventh represented something of a recovery, having been in last place at the end of lap 3. His race had been compromised when he crashed and consequently needed to pit.

Ascari’s win, and fastest lap, ensured that he took a five-point lead in the Drivers’ Championship, ahead of fellow Ferrari driver Piero Taruffi. Farina’s second consecutive second-place finish took him to third in the standings, one point adrift of Taruffi. Indianapolis 500 winner Troy Ruttman was a further four points behind in fourth, one point ahead of Gordini driver Robert Manzon

Race

1 8 Alberto Ascari Ferrari 77 3:02:42.6 1 9
2 10 Nino Farina Ferrari 76 + 1 lap 2 6
3 12 Piero Taruffi Ferrari 75 + 2 laps 3 4
4 2 Robert Manzon Gordini 74 + 3 laps 5 3
5 44 Maurice Trintignant SimcaGordiniGordini 72 + 5 laps 6 2

 

Championship Standing

1 1 Alberto Ascari 18
1 2 Piero Taruffi 13
1 3 Nino Farina 12
1 4 Troy Ruttman 8
3 5 Robert Manzon 7

French GP 1952

Ferrari at the 1952 French GP

Race 5 – Great Britain

The 1952 British Grand Prix was a Formula Two race held on 19 July 1952 at Silverstone Circuit. It was race 5 of 8 in the 1952 World Championship of Drivers, in which each Grand Prix was run to Formula Two rules rather than the Formula One regulations normally used New pit facilities had been built on the straight between Woodcote and Copse corners; the original pits were located between Abbey and Woodcote.

Qualifying

1 16 Nino Farina Ferrari 1:50
2 15 Alberto Ascari Ferrari 1:50 + 0
3 17 Piero Taruffi Ferrari 1:53 + 3
4 24 Robert Manzon Gordini 1:55 + 5
5 4 Ken Downing ConnaughtLea Francis 1:56 + 6
6 8 Reg Parnell CooperBristol 1:56 + 6
7 9 Mike Hawthorn CooperBristol 1:56 + 6
8 6 Dennis Poore ConnaughtLea Francis 1:56 + 6
9 5 Eric Thompson ConnaughtLea Francis 1:57 + 7
10 26 Prince Bira Gordini 1:57 + 7
11 30 Duncan Hamilton HWMAlta 1:57 + 7
12 1 Graham Whitehead Alta 1:58 + 8
13 11 Alan Brown CooperBristol 1:58 + 8
14 29 Peter Collins HWMAlta 1:58 + 8
15 19 Rudi Fischer Ferrari 1:58 + 8
16 12 Stirling Moss ERABristol 1:59 + 9
17 3 Kenneth McAlpine ConnaughtLea Francis 2:00 + 10
18 10 Eric Brandon CooperBristol 2:00 + 10
19 14 Roy Salvadori Ferrari 2:00 + 10
20 21 Peter Whitehead Ferrari 2:00 + 10
21 25 Maurice Trintignant Gordini 2:00 + 10
22 7 David Murray CooperBristol 2:02 + 12
23 27 Johnny Claes Simca-GordiniGordini 2:02 + 12
24 20 Peter Hirt Ferrari 2:03 + 13
25 23 Tony Crook Frazer NashBMW 2:03 + 13
26 28 Tony Gaze HWMAlta 2:05 + 15
27 35 Eitel Cantoni Maserati 2:06 + 16
28 34 Gino Bianco Maserati 2:07 + 17
29 31 Lance Macklin HWMAlta 2:08 + 18
30 2 Bill Aston Aston Butterworth 3:28 + 1:38
31 32 Toulo de Graffenried MaseratiPlaté No time
32 33 Harry Schell MaseratiPlaté No time

Jean Behra was unable to take part in the British Grand Prix, having broken his shoulder blade at the non-championship Grand Prix de Sables d’Olonne the previous weekend. Consequently, Maurice Trintignant took over Behra’s Gordini T16 for Silverstone, having driven a Simca-Gordini T15 at Rouen-Les-Essarts. The Gordini team also fielded regular drivers Robert Manzon and Prince Bira. As in the previous race, Belgian driver Johnny Claes entered a privateer Simca-Gordini under the ‘Ecurie Belge’ moniker. Ferrari stuck with the same three drivers — Alberto Ascari, Nino Farina and Piero Taruffi — who had monopolised the podium positions at the French Grand Prix. There were also a number of privateer Ferrari entrants: Fischer and Hirt for Ecurie Espadon, Peter Whitehead and Roy Salvadori. HWM continued their policy of partnering regulars Peter Collins and Lance Macklin with a local driver, in this case Duncan Hamilton. The Connaught team ran a quartet of Lea Francis-engined entries — McAlpine, Downing, Thompson and Poore — while the remainder of the grid was made up of a series of privateers of various constructors, including Coopers and Maseratis.

The three works Ferraris, led on this occasion by Farina, again qualified in the top three positions on the grid, this time being joined on the four-car front row by Manzon. The second row consisted of Downing alongside Reg Parnell and Mike Hawthorn in a pair of Cooper-Bristols. The Connaughts of Poore and Thompson shared row three with Bira’s Gordini and Hamilton in his HWM.

Ascari took the lead at the start of the race and held onto it for the whole 85 laps, taking his third consecutive victory in the World Championship. Polesitter Nino Farina was in second place for the first 26 laps but he dropped down the field when he needed to pit to change spark plugs, eventually finishing in sixth, just outside the points. Despite making a bad start that saw him drop to ninth by the end of the first lap, fellow Ferrari driver Taruffi recovered to take second place, finishing a lap behind Ascari. Dennis Poore, who had been running in third after Farina’s pit stop, needed to make a stop of his own in order to refuel his car. This allowed Hawthorn to inherit third place, which he held for the remainder of the race. He finished a lap behind Taruffi and took his first World Championship podium in just his third race. Poore took fourth, ahead of Connaught teammate Eric Thompson in the fifth and final points position. Ascari’s win, coupled with yet another fastest lap, allowed him to extend his lead in the Drivers’ Championship once again. He now enjoyed an eight-point lead over fellow Ferrari driver Taruffi. Farina, having not scored any points, was seven points adrift of Taruffi.

Race

1 15 Alberto Ascari Ferrari 85 2:46:11 2 91
2 17 Piero Taruffi Ferrari 84 +1 lap 3 6
3 9 Mike Hawthorn CooperBristol 83 +2 laps 7 4
4 6 Dennis Poore ConnaughtLea Francis 83 +2 laps 8 3
5 5 Eric Thompson ConnaughtLea Francis 82 +3 laps 9 2

Championship Standing

1 Alberto Ascari 27
2 Piero Taruffi 19
3 Nino Farina 12
4 Troy Ruttman 8
5 Robert Manzon 7

Ascari at the 1952 British GP

1952 British GP start

1952 British GP

Race 6 – Germany

The 1952 German Grand Prix was a Formula Two race held on 3 August 1952 at the Nürburgring Nordschleife. It was race 6 of 8 in the 1952 World Championship of Drivers, in which each Grand Prix was run to Formula Two rules rather than the Formula One regulations normally used. The 18-lap race was won by Ferrari driver Alberto Ascari after he started from pole position. His teammates Giuseppe Farina and Rudi Fischer finished in second and third places.

Qualifying

1 101 Alberto Ascari Ferrari 10:04.4
2 102 Nino Farina Ferrari 10:07.3 + 2.9
3 109 Maurice Trintignant Gordini 10:19.1 + 14.7
4 107 Robert Manzon Gordini 10:25.3 + 20.9
5 103 Piero Taruffi Ferrari 10:26.3 + 21.9
6 117 Rudi Fischer Ferrari 10:41.9 + 37.5
7 127 Paul Pietsch Veritas 10:56.3 + 51.9
8 128 Hans Klenk Veritas
9 123 Willi Heeks AFMBMW
10 105 Felice Bonetto Maserati
11 108 Jean Behra Gordini
12 121 Fritz Riess VeritasBMW
13 112 Paul Frère HWMAlta
14 120 Tony Gaze HWMAlta
15 125 Toni Ulmen VeritasBMW
16 115 Gino Bianco Maserati
17 119 Roger Laurent Ferrari
18 122 Theo Helfrich VeritasBMW
19 126 Adolf Brudes VeritasBMW
20 129 Josef Peters VeritasBMW
21 114 Bill Aston Aston Butterworth
22 124 Helmut Niedermayr AFMBMW
23 136 Rudolf Krause ReifBMW
24 118 Rudolf Schoeller Ferrari
25 110 Marcel Balsa BalsaBMW
26 116 Eitel Cantoni Maserati
27 104 Piero Carini Ferrari
28 133 Willi Krakau AFMBMW
29 135 Ernst Klodwig HeckBMW
30 130 Günther Bechem NackeBMW
31 131 Ludwig Fischer AFMBMW
32 113 Johnny Claes HWMAlta
33 111 Peter Collins HWMAlta
34 134 Harry Merkel KrakauBMW

The Maserati factory team finally appeared with their new car, the A6GCM, which was driven by Felice Bonetto. Also racing A6GCMs were the Escuderia Bandeirantes drivers Bianco and Cantoni. Ferrari once again entered the successful trio of Alberto Ascari, Nino Farina and Piero Taruffi, while there were privateer Ferrari entries for Rudi Fischer and Rudolf Schoeller of Ecurie Espadon, Roger Laurent of Ecurie Francorchamps, and Piero Carini of Scuderia Marzotto. Jean Behra returned to action for the Gordini team, having recovered from his shoulder injury. He replaced Prince Bira, and was partnered by teammates Robert Manzon and Maurice Trintignant. HWM entered three cars, with regular Peter Collins joined by the Belgian pairing of Paul Frère and Johnny Claes, while Australian Tony Gaze drove a privateer HWM. Bill Aston drove an Aston Butterworth, and the field was completed by a plethora of privateer German cars (Veritas, AFM and BMW).

Ferrari were once again fastest in qualifying, with Ascari and Farina being joined on the front row of the grid by the Gordinis of Trintignant and Manzon. The remaining works Ferrari driver, Taruffi, started from the second row, alongside the Ecurie Espadon-entered Ferrari of Fischer and Paul Pietsch in a Veritas. Bonetto’s works Maserati made the third row, along with the Gordini of Jean Behra, and a pair of local entrants: Hans Klenk‘s Veritas, and Willi Heeks in an AFM.

The race turned out to be rather a processional event, with Ascari leading Farina all the way in the first 16 laps. Two laps from home, he had to dive into the pits for oil, emerging 10 seconds behind Farina-which he rattled off on the next lap, catching Farina just a mile from home to win by several seconds after an otherwise dull race. Piero Taruffi had been running in third behind his teammates, but he lost the position to Rudi Fischer towards the end of the race when he encountered problems due to his suspension breaking. Fischer’s podium and Taruffi’s fourth place-finish ensured that it was a Ferrari 1-2-3-4. Manzon, who had been running in fourth for much of the first half of the race, between Taruffi and Fischer, was forced to retire when a wheel fell off his car. This meant that his teammate Behra was left to take the final points in fifth position in his Gordini, ahead of Roger Laurent’s Ferrari. Felice Bonetto, of the factory Maserati team, was disqualified for receiving a push start after his first lap spin.

Ascari, who had taken his fourth consecutive victory, along with a fourth consecutive fastest lap, had now scored the maximum of 36 points for the season, as only a driver’s four best results counted. As a result, he clinched the world championship, making him the first driver to win the championship with two races left to go.[1] The date was 3 August, the earliest anyone would claim the Championship until Jim Clark seized the crown on 1 August in 1965, also at the Nürburgring. Ascari’s teammates, Taruffi and Farina, remained in second and third, respectively, in the Drivers’ Championship, while Swiss driver Fischer’s second podium of the season raised him up to fourth in the standings.

Race

1 101 Alberto Ascari Ferrari 18 3:06:13.3 1 9
2 102 Nino Farina Ferrari 18 +14.1 2 6
3 117 Rudi Fischer Ferrari 18 +7:10.1 6 4
4 103 Piero Taruffi Ferrari 17 +1 lap 5 3
5 108 Jean Behra Gordini 17 +1 lap 11 2

Championship Standing

1 Alberto Ascari 36
2 Piero Taruffi 22
3 Nino Farina 18
3 4 Rudi Fischer 10
1 5 Troy Ruttman 8

1952 German GP start

Race 7 – Netherlands

The 1952 Dutch Grand Prix was a Formula Two race held on 17 August 1952 at the Circuit Zandvoort. It was race 7 of 8 in the 1952 World Championship of Drivers, in which each Grand Prix was run to Formula Two rules rather than the Formula One regulations normally used. The 90-lap race was won by Ferrari driver Alberto Ascari after he started from pole position. His teammates Giuseppe Farina and Luigi Villoresi finished in second and third places. Ascari overtook Fangio’s record for the most race wins, scoring his seventh at this race.

Qualifying

1 2 Alberto Ascari Ferrari 1:46.5
2 4 Nino Farina Ferrari 1:48.6 + 2.1
3 32 Mike Hawthorn CooperBristol 1:51.6 + 5.1
4 6 Luigi Villoresi Ferrari 1:51.8 + 5.3
5 12 Maurice Trintignant Gordini 1:53.0 + 6.5
6 8 Jean Behra Gordini 1:54.5 + 8.0
7 34 Ken Wharton Frazer-NashBristol 1:54.7 + 8.2
8 10 Robert Manzon Gordini 1:54.8 + 8.3
9 26 Lance Macklin HWMAlta 1:55.2 + 8.7
10 28 Duncan Hamilton HWMAlta 1:55.8 + 9.3
11 14 Paul Frère Simca-GordiniGordini 1:58.2 + 11.7
12 18 Gino Bianco Maserati 1:58.4 + 11.9
13 22 Ken Downing ConnaughtLea-Francis 1:58.6 + 12.1
14 30 Dries van der Lof HWMAlta 1:59.4 + 12.9
15 20 Jan Flinterman Maserati 2:01.8 + 15.3
16 16 Chico Landi Maserati 2:02.1 + 15.6
17 24 Charles de Tornaco Ferrari 2:03.7 + 17.2
18 36 Stirling Moss ERA 2:04.5 + 18.0

 

Luigi Villorasi absent from the World Championship since the final round of the 1951 season, returned to the Ferrari lineup for the Dutch Grand Prix, replacing Piero Taruffi, alongside regulars Nino Farina and Alberto Ascari, the latter of which had clinched the Drivers’ Championship title two weeks previously. Charles de Tornaco also drove a Ferrari at Zandvoort, on behalf of the Ecurie Francorchamps team. Gordini entered the same three drivers from the previous event, the French trio of Behra, Manzon and Trintignant, while Belgian driver Paul Frère drove an Ecurie Belge-entered Simca-Gordini. The HWM team partnered Britons Lance Macklin and Duncan Hamilton with the local driver Dries van der Lof. The only other Dutch driver on the grid was Jan Flinterman, who took part in a Maserati for Escuderia Bandeirantes alongside Chico Landi and Gino Bianco. The works Maserati team were once again absent from the grid, following an unsuccessful appearance in Germany. The field was completed by the Connaught of Ken Downing, Mike Hawthorn‘s CooperBristol, Ken Wharton‘s Frazer-Nash and Stirling Moss in an ERA.

The Ferraris once again dominated qualifying, with Ascari taking his fourth pole position of the season, ahead of Farina in second. Mike Hawthorn shone in practice, gaining a front-row start for his little Cooper-Bristol, relegating Villoresi’s Ferrari to the second row of the grid. Trintignant’s Gordini completed row two, while his teammates Behra and Manzon were joined on the third row by Wharton in the sole Frazer-Nash.

Hawthorn fought valiantly with the Ferraris for five laps before they resumed their usual formation. Ascari led Farina and Villoresi home in another Ferrari procession, with Hawthorn gaining fourth place, two laps behind the Ferrari trio. This was Ascari’s fifth consecutive victory (along with a fifth consecutive fastest lap), and his seventh victory in total, breaking Fangio‘s record for the most World Championship race wins. The Gordinis of Manzon and Trintignant finished a further lap behind Hawthorn, taking fifth and sixth place, respectively. Stirling Moss got up as high as seventh in the ERA before having to retire.

Farina’s podium finish took him to second place in the Drivers’ Championship standings, overtaking the absentee Taruffi. Swiss driver Rudi Fischer, also not present at the Dutch Grand Prix, remained in fourth, while Mike Hawthorn’s result took him to fifth in the standings, level on points with Fischer.

 

Race

 

1 2 Alberto Ascari Ferrari 90 2:53:28.5 1 9
2 4 Nino Farina Ferrari 90 + 40.1 2 6
3 6 Luigi Villoresi Ferrari 90 + 1:34.4 4 4
4 32 Mike Hawthorn CooperBristol 88 + 2 laps 3 3
5 10 Robert Manzon Gordini 87 + 3 laps 8 2

 

 

 

 

 

 

 

Championship Standing

 

1 Alberto Ascari 36 (45)
1 2 Nino Farina 24
1 3 Piero Taruffi 22
4 Rudi Fischer 10
2 5 Mike Hawthorn 10
     

1952 Dutch GP start

Ascari on his way to winning the 1952 Dutch GP

1952 Dutch GP

 

Race 8 – Italy

The 1952 Italian Grand Prix was a Formula Two race held on 7 September 1952 at Monza. It was the eighth and final round of the 1952 World Championship of Drivers, in which each Grand Prix was run to Formula Two rules rather than the Formula One regulations normally used. The 80-lap race was won by Ferrari driver Alberto Ascari after he started from pole position. José Froilán González finished second for the Maserati team and Ascari’s teammate Luigi Villoresi came in third.

Qualifying

1 12 Alberto Ascari Ferrari 2:05.7
2 16 Luigi Villoresi Ferrari 2:06.6 +0.9
3 10 Nino Farina Ferrari 2:07.0 +1.3
4 4 Maurice Trintignant Gordini 2:07.2 +1.5
5 26 José Froilán González Maserati 2:07.6 +1.9
6 14 Piero Taruffi Ferrari 2:07.8 +2.1
7 2 Robert Manzon Gordini 2:08.2 +2.5
8 8 André Simon Ferrari 2:09.1 +3.4
9 32 Stirling Moss ConnaughtLea Francis 2:09.8 +4.1
10 34 Élie Bayol OSCA 2:10.6 +4.9
11 6 Jean Behra Gordini 2:10.8 +5.1
12 42 Mike Hawthorn CooperBristol 2:11.2 +5.5
13 22 Felice Bonetto Maserati 2:11.6 +5.9
14 18 Rudi Fischer Ferrari 2:11.8 +6.1
15 40 Ken Wharton CooperBristol 2:12.2 +6.5
16 24 Franco Rol Maserati 2:12.7 +7.0
17 62 Louis Rosier Ferrari 2:12.7 +7.0
18 48 Chico Landi Maserati 2:13.0 +7.3
19 30 Dennis Poore ConnaughtLea Francis 2:14.0 +8.3
20 36 Eric Brandon CooperBristol 2:14.0 +8.3
21 38 Alan Brown CooperBristol 2:15.0 +9.3
22 28 Kenneth McAlpine ConnaughtLea Francis 2:15.1 +9.4
23 50 Eitel Cantoni Maserati 2:15.9 +10.2
24 46 Gino Bianco Maserati 2:17.1 +11.4

Race

Due to the dominance of the Ferrari team throughout 1952, the World Drivers’ Championship had already been clinched a month prior to the season-ending Italian Grand Prix. Nevertheless, Ferrari entered five drivers for their home race, with their Dutch Grand Prix trio—World Champion Alberto Ascari, Nino Farina and Luigi Villoresi—being joined by Piero Taruffi and André Simon, both of whom had competed for the Scuderia at various points of the season. There were also a number of privateer Ferraris, including the Ecurie Espadon pairing of Fischer and Stuck, as well as Charles de Tornaco of Ecurie Francorchamps, Louis Rosier and Peter Whitehead. The works Maserati team appeared for the first and only time in the 1952 World Championship, running three cars for Felice Bonetto, Franco Rol and José Froilán González. Also running A6GCMs were the Escuderia Bandeirantes trio of Bianco, Cantoni and Landi, while Enrico Platé‘s drivers—Toulo de Graffenried and debutant Alberto Crespo—ran the older 4CLT/48 equipped with the team’s own revised engines. Gordini retained their previous driver lineup of Behra, Manzon and Trintignant, while Johnny Claes drove a privateer Simca-Gordini at Monza. HWM entered a pair of cars for Peter Collins and Lance Macklin, with Australian Tony Gaze running a privateer HWM. The Connaught team, absent since the British Grand Prix, returned to the Championship with a three-car entry consisting of Stirling Moss (who had driven for ERA at the previous event), Dennis Poore and Kenneth McAlpine.

For this event, only 24 cars were allowed to take the start, meaning that 11 of the 35 drivers who had entered the race failed to qualify. These included all of the HWMs, three of the privateer Ferraris, and both of the Enrico Platé-entered Maseratis. Ascari took his third consecutive pole position (and his fifth of the season), and the front row was completed by his teammates Villoresi and Farina, and the Gordini of Trintignant. The Maserati of González started from the second row, alongside the remaining works Ferraris of Taruffi and Simon, and the Gordini of Robert Manzon. Row three consisted of Stirling Moss in the leading Connaught, Frenchman Élie Bayol in the sole OSCA, Behra in the third and final works Gordini, and Mike Hawthorn in his privateer CooperBristol. The remaining works Maseratis of Bonetto and Rol were only able to make the fourth row of the grid, starting from 13th and 16th, respectively.

José Froilán González emerged in first place at the start of the race, ahead of Ascari in second. The Argentine remained in the lead for the first 36 laps of the race, until a slow pit stop allowed the Ferraris of Ascari and Villoresi to pass him for first and second, respectively. Ascari held the lead for the remainder of the race, and, in so doing, took his sixth consecutive World Championship race victory. González caught up with Villoresi and passed him to take second place in his only Championship race of the season. Villoresi completed the podium by taking his second consecutive third-place finish. Farina was not far behind in fourth place, while the second Maserati of Felice Bonetto took the final points position in fifth, finishing a lap down on the leaders. The remaining works Ferraris of Simon and Taruffi finished in sixth and seventh place, respectively.

As Taruffi finished outside the points, he was unable to overtake Nino Farina in the Drivers’ Championship standings. The Ferrari team monopolised the top three positions, with World Champion Alberto Ascari ahead of teammates Farina and Taruffi.

1 12 Alberto Ascari Ferrari 80 2:50:45.6 1 8.5
2 26 José Froilán González Maserati 80 +1:01.8 5 6.5
3 16 Luigi Villoresi Ferrari 80 +2:04.2 2 4
4 10 Nino Farina Ferrari 80 +2:11.4 3 3
5 22 Felice Bonetto Maserati 79 +1 lap 13 2

 

Championship Standing

1 Alberto Ascari 36 (53.5)
2 Nino Farina 24 (27)
3 Piero Taruffi 22
4 Rudi Fischer 10
5 Mike Hawthorn 10

Alberto Ascari wins the 1952 championship.

Ascari after winning the 1952 championship

The 1952 F1 championship was a turning point in the sports history. The upstart Ferrari team crushed the other teams, and the dominant Alfa Romeo team would pull out and not return to F1 until the late 1970’s. Ferrari’s success on the track was mirrored by its success as a car manufacture, something which stands to this day.

Today that prediction continues on both the road and track.

 

IL PUNTO DELLA REDAZIONE

Il campionato del mondo di F1 più lungo di sempre si è dunque concluso e, sebbene le pratiche del 2024 non sono ancora chiuse, è già 2025. Il tempo scorre veloce ed inesorabile e, mai questa ovvietà è più vera proprio nel nostro sport. Infatti fervono i preparativi per tutte le squadre per arrivare puntuali al primo appuntamento stagionale e, di sicuro le squadre non sono le uniche a comportarsi come api industriose. Alle loro spalle c’è la Federazione dell’Automobilismo Internazionale che ha il suo bel da fare e di certo non sta a guardare. Quest’ultima, per mano del suo presidente Ben Sulayem, sta attraversando non pochi problemi anche se dovrei parlare di vera e propria tempesta in seno alla stessa Federazione. L’impressione che il presidente mi da, con tutte le sue dichiarazioni e soprattutto azioni che compie, è quella che sta cercando di instaurare in seno alla FIA stessa il suo personalissimo feudo (“Le controverse modifiche allo statuto dell’organismo di governo della F1, approvate tempo fa, costituiscono una preoccupante concentrazione di potere” secondo il Presidente di uno dei club membri – Fonte BBC Sport); con tutto quello che ne consegue. Il licenziamento (anche se ufficialmente si parla di abbandono volontario… sigh!) del direttore di gara a tre GP dalla fine, sostituendolo a sua volta con un novellino (con tutto il rispetto per il neo direttore un conto è controllare gli eventi minori, un altro è essere gettato nella fossa dei leoni), è uno dei tanti esempi che sono successi quest’anno e che hanno origini ben più lontane. Infatti “l’ammazzatora” come si suol dire, la vedemmo già al “FIA awards” del 2023, con Domenicali che ha dovuto fare da paciere tra Sulayem ed Horner, altrimenti i due erano già pronti a scannarsi in diretta sul palco. La conseguente fuga di notizie accorsa ai danni dello stesso Horner, ad inizio di questo mondiale, a mio giudizio non può essere considerata casuale. Naturalmente le prove non ci sono e, chi di dovere se ne guarda bene dal farle uscire fuori, di certo tra FIA ed “il resto del mondo” è in atto una guerra senza quartiere e, nessuno è intenzionato a fare prigionieri. Alla fine dell’anno prossimo ci sarà la rielezione del nuovo presidente della Federazione e lo stesso Sulayem si è mosso non ora per assicurarsi la vittoria in tal senso. Come? Andando a procacciare consensi nei Paesi in via di sviluppo o che comunque storicamente (dal punto di vista del motor sport) sono meno importanti di quelli occidentali. In tal senso, a mio giudizio, la celebrazione del FIA awards tenutasi quest’anno proprio in Ruanda deve essere letto in questa chiave (per la serie nulla è per caso).

Apparentemente questo discorso potrebbe sembrare noioso, soprattutto per chi è interessato solo a ciò che accade in pista, eppure proprio quanto sta avvenendo in seno alla Federazione non può inevitabilmente che ripercuotersi sui piloti e, su ciò che appunto accade nella pista stessa. Sulayem, nel suo personalissimo feudo, ha deciso di utilizzare il pugno duro con le squadre e soprattutto coi piloti, suo vero bersaglio dato che questi ultimi sono gli idoli delle masse e soprattutto dei giovani, sui quali tutto il sistema F1 ha puntato ed è per questo che egli pretende il giusto comportamento; per non dire “bon ton”. Andando a spulciare le nuove regole con le quali si dovrà avere a che fare nel 2025, ce n’è una che mi ha colto di sorpresa ed è quella che dall’anno prossimo appunto, nei prossimi regolamenti sportivi, “sarà adottato un linguaggio neutrale, superando l’uso esclusivo del maschile”. Ancora: via social mi sono imbattuto in un twitt (anche se ora non si chiama più cosi) dove veniva evidenziato che fino al 2017 la F1 era fatta di vecchi e non aveva appeal per i giovani, poi è arrivato Netflix e tutto è cambiato… sigh! Premesso che mi verrebbe da dire che anche nel 2017 la F1 era lo sport più seguito al mondo dopo il calcio e, se il circo aveva perso appeal, era a causa proprio della F1 stessa che ha permesso l’uso e abuso della pazienza di tutti gli appassionati, con quel dominio assurdo e sconsiderato da parte della Mercedes a causa dei nuovi regolamenti turbo ibridi (tenetevi pronti che il 2026 è vicino!), vero è che tutti questi argomenti sono perfettamente collegati tra di loro e, l’insistenza quasi ossessiva da parte dell’attuale Presidente della Federazione di tenere a freno la lingua dei piloti al fine di dare il giusto esempio, ne è la plastica dimostrazione di dove questo ambiente vuole andare a parare.

Sono perfettamente consapevole che con una tematica del genere si trascende immediatamente nel “pensiero politichese” e, lungi da me trasformare questa rubrica in una tribuna politica, solo che accadono delle cose che sono imprescindibili da ogni logica e, sebbene tutto ciò che vediamo è educazione e, soprattutto come ci hanno insegnato i filosofi greci che la parola è pensiero, mi pare ovvio dove si voglia arrivare nel prossimo futuro con la massima Formula iniziando ad essere “meno maschili” nello scrivere il regolamento sportivo. Dice bene quel twitt “con l’avvento di Netflix tutto è cambiato” (in peggio!), perché in questo modo si è dato la possibilità ai più giovani di avvicinarsi di certo al mondo della F1, solo che il modo che è stato scelto è stato totalmente sbagliato. Se c’è una cosa che Sulayem ha avuto come merito, è stata quella di unire i piloti in una unica voce, i quali hanno protestato contro quella assurdità del non dire le parolacce. Ad essere sinceri non so dove questa levata di scudi, da parte di tutti i piloti, possa portare realmente. Chi tiene veramente botta è Verstappen il quale, dall’alto dei suoi quattro mondiali vinti, può permettersi di fare (quasi!) quello che vuole eppure, anche lui si è dovuto prestare a quella pagliacciata chiamata “lavori socialmente utili”, che i piloti devono svolgere caso mai violano le regole etiche della F1. Mi sembra evidente, almeno da parte di Ben Sulayem e di chi lo appoggia, che la direzione sia tracciata e con quel suo “I piloti pensino a guidare!” ha fatto capire fin troppo bene cosa pensa dei venti driver che ci sono in pista. Tuttavia non me la sento di biasimarlo dato che i primi responsabili di tutto questo, sono stati proprio gli stessi piloti che col tempo, sono divenuti sempre più marionette e meno uomini con gli attributi da mostrare (non in pista che quello viva Dio ancora ce lo fanno vedere) fuori dal circuito. Troppo tardi per alzare la testa? Sono del parere che non è mai troppo tardi per cambiare idea e quindi pensare a delle azioni a cui dare seguito, vero è che il nuovo corso apparentemente sembra tracciato e, poiché è sempre la domanda che comanda l’offerta finche ci sarà il sold out ovunque si vada, chi organizza ha sempre ragione. Sia chiaro, chi vi scrive sa benissimo che la F1 che ha vissuto, con motori aspirati, sound assordante e piloti con gli attributi sotto (non mi riferisco solo alle super star) non ritornerà più, eppure è sempre il buon senso che dovrebbe alla fine prevalere e non una stupida ideologia che serve solamente a distrarre e dividere, quanto poi per definizione, un appassionato di F1 lo è a qualunque latitudine indipendentemente dalla squadra e dal pilota che tifa. Sarà un lungo inverno, dunque preparatevi perché anche se i motori tacciono, la battaglia che si combatte dietro le quinte non si è mai fermata e, ciò che abbiamo visto in questi ultimi mesi è stato solo il preludio di quello a cui assisteremo fino a novembre dell’anno prossimo, momento in cui sarà confermato Sulayem o eletto il nuovo presidente della FIA.

Vito Quaranta

LE NON PAGELLE DI ABU DHABI 2024

Il grande compositore Girolamo Frescobaldi era talmente consapevole dell’ardua difficoltà che la sua celeberrima “Toccata IX” comportava che, quando mandò in stampa la raccolta che la conteneva, chiese all’editore di apporre in calce alla sua partitura la seguente massima:

non senza fatiga si giunge al fine

Ed allo stesso modo dello sventurato organista che si accinge a suonare Frescobaldi anche noi giungiamo alla fine di questa lunghissima ed estenuante stagione. Tale e tanta la fatica che allo sventolare della bandiera a scacchi di Abu Dhabi anche il sottoscritto credeva di aver raggiunto l’agognato traguardo. Il che, complici i deliranti impegni lavorativi del fine anno, ha ritardato l’uscita di queste non pagelle ogni più tetra previsione. Chiedo umilmente perdono e spero nella vostra benevolenza.

L’ultima gara di stagione è andata come doveva andare, nel senso dell’esito delle ultime battaglie per la classifica dei costruttori che vedeva, al vertice, impegnate McLaren e Ferrari con la prima ampiamente favorita ma non matematicamente certa e, per la sesta posizione, con Alpine, Haas e V-Carb/RacingBulls a giocarsi i milioni che una posizione in più o in meno nella detta classifica avrebbe garantito.

Prima di celebrare i campioni, un cenno ad Alpine va fatto. Il loro disastroso inizio di stagione non solo non dava credito ad alcuna possibilità di agguantare il sesto posto nei costruttori ma erano talmente messi male che nemmeno un misero punto pareva essere alla loro portata. Se in quest’ultima caratteristica sono stati rapidamente superati dalla Kick Sauber (che ha poi evitato lo zero grazie alla fantastica gara di Zhou in Qatar) comunque le loro prospettive di classifica sono rimaste assai miserevoli. Infatti, arrivano a Budapest, cioè a metà stagione, con 9 punti, penultimi in classifica, con un distacco siderale da chi li precedeva (Haas e RB) e, soprattutto, con nessuna speranza di poter fare di meglio. Eppure, proprio quei 9 punti, raggranellati con grande fatica da Gasly (6) e Ocon (3), sono ciò che è servito alla scuderia francese, oggi, per raggiungere un risultato che, date le premesse, va considerato strepitoso. Dopo metà stagione la vettura è migliorata tantissimo (si parla di ricerche ossessive relative al peso della vettura) ma migliorare la posizione (ultima, anzi penultima visto che Sauber era ancora a zero) era ancora di là da ogni più rosea aspettativa. A cambiare tutto, però, ci si sono messi i piloti. Gasly è stato eccezionale e l’exploit di Ocon in Brasile ha fatto il resto. Se uniamo i puntini vediamo che a far da contraltare alla crescita di Alpine e Gasly in particolare, ci sono state le prestazioni assai altalenanti dei diretti concorrenti. In Haas si è svegliato Magnussen nel finale di stagione ma il solitamente solido e veloce Hulkenberg poteva fare meglio. In V-Carb Tsunoda si è dato da fare ma è parso un po’ affannato e Lawson ha deluso parecchio.

Quindi?

Quindi, mai come quest’anno anche le posizioni di rincalzo del mondiale ci hanno mostrato l’importanza del pilota. Sono convinto che se al posto di Gasly, cui va ascritto maggior merito rispetto ad Ocon che complessivamente ha fatto la metà dei punti di Pierre, ci fosse stato un pilota meno solido Alpine sarebbe arrivata ottava e non sesta.

Per quanto vada applaudita a scena aperta, considerato dove si trovava nel 2022, McLaren non ha potuto contare su un apporto altrettanto solido da parte dei suoi piloti. Per quanto straordinariamente veloce sia Norris e sorprendentemente sagace Piastri non so se sono troppo maligno nel dire che il titolo costruttori è arrivato nonostante i piloti.

Questa considerazione la svilupperemo meglio nei vari recap di stagione che usciranno nell’off-season ma mi piace metterla subito in gioco per far alzare le antenne a tutti coloro che si sbracciano ad affibbiare meriti a questo o quell’ingegnere o a questo o quel team principal (e ogni velato riferimento a persone realmente esistenti NON è casuale).

Tornando alla gara, sono stati gli episodi dell’inizio a far venire qualche brivido: tra l’incidente Verstappen-Piastri e la stratosferica partenza di Leclerc sembrava che il mondiale costruttori sarebbe potuto essere davvero in gioco.

Ma, ça va sans dire, la linearità della gara non ha consentito a nessuno dei team inseguitori, Ferrari e Haas in particolare, di poter aspirare a nulla di più di quanto la pista stava mostrando, cioè con una McLaren ed una Alpine, per rimanere nelle lotte residue di campionato, solide ed efficaci.

E i piloti? Tra sorprese e delusioni qualcosa da dire c’è.

NORRIS voto 9

Si può dire che per com’è andata la sua stagione ad Abu Dhabi mi ha sorpreso? Credo di sì ma lascio ai commentatori altre valutazioni, se del caso. La sorpresa non è tanto la prestazione, che è apparsa scontata, quanto la solidità che ha mostrato durante il week end. Se c’è un difetto che possiamo ascrivere a Landino nostro è proprio il “braccino” che tante volte ha mostrato in stagione e che in questa gara decisiva per il team, diciamoci la verità, ci aspettavamo. E invece no. Invece Landino non sbaglia una virgola in tutto il week end e tra la qualifica strepitosa e la gara impeccabile porta a casa il suo miglior week end della stagione proprio nel momento in cui contava di più. Per il team, s’intende. Già, difficile togliersi dalla testa che se invece del campionato costruttori fosse stato in ballo il titolo piloti avremmo visto espressioni molto diverse uscire dal suo abitacolo. Tanto più che dopo le piroette di Verstappen e Piastri alla prima curva, trovatosi da solo a reggere le sorti del team, la situazione era proprio di quelle che avrebbero potuto mettere a dura prova la sua tenuta psicologica. Rendiamo dunque giustizia alla strepitosa guida del nostro beniamino, finalmente!, che conduce in testa dal primo all’ultimo giro questo GP fondamentale senza lasciare in nessuna occasione alcuna speranza a Sainz, il più immediato inseguitore. Bravo! E allora, se è stato così bravo, perché non un bel 10? Be’, cari 25 lettori, il problema è che mi sento un po’ come quell’insegnante di liceo che passa tutto l’anno a sperare che quello studente là, quello nel banco là dietro, che pure potrebbe giocarsela con il primo della classe ma che ogni volta fa una sbavatura, commette un erroraccio, scambia un più con un meno nel compito di matematica, rovina l’interrogazione di storia che era stata quasi perfetta fino a che non gli scappa che la Rivoluzione Francese è avvenuta nel 1776 anziché nel 1789, o che declama con perfetta dizione e memoria sorprendente i Sepolcri finendo però per attribuirli a Leopardi anziché a Foscolo, ecco, sì, proprio quello là, avete presente? E’ quello che alla fine non ci credi più e quando in Fisica non ha problemi con le leggi di Boyle e ti fa un calcolo di pressione volumetrica perfetto finisce che non ti convince lo stesso, che è stato un caso o un colpo di fortuna e che quindi, quel 10, non glie lo vuoi dare per paura che si esalti troppo o che lo sminchioni subito con un altro erroraccio. Lo fermi lì, prendi quanto di buono ha fatto, e aspetti la prossima occasione in cui metterlo alla prova per vedere se davvero, quel 10, se lo merita. Ecco, Lando, Abu Dhabi è ciò che avresti dovuto fare tante volte in stagione e che invece non hai fatto. Ti aspettiamo al varco!

SAINZ voto 8,5

L’ultima di Sainz in Ferrari ha un sapore dolce-amaro. Dolce, perché la prestazione è eccellente, solida e di alto livello strategico come ci ha sempre abituato. Amaro, perché complice la straordinaria prova di Norris, non porta allo sperato sorpasso in classifica mondiale costruttori e perché questo Sainz, nell’auspicabile competitività che Ferrari si porterà in dote nel 2025, sembrerebbe molto più utile dell’ondivago nuovo acquisto che si appresta a prenderne il posto. Cos’altro si può aggiungere?

LECLERC voto 8+

Il voto è di molto drogato, per così dire, dalla partenza al fulmicotone che il buon Charles è riuscito a porre in essere. La qualifica, infatti, non è stata esattamente la sua miglior qualifica in carriera, anzi! Vero che la penalità da scontare era una pesante spada di Damocle ma la sua condotta nel Q2 è decisamente da rivedere. Tuttavia, 8 posizioni guadagnate in partenza non è cosa che si veda tutti i giorni. Dopo la strepitosa partenza si accoda al “trenino” Gasly-Russel-Hulk-Alonso e decide per qualche giro di non sforzare troppo le gomme. Verso il decimo giro rompe gli indugi e pressa Alonso fino a che quest’ultimo non sbaglia e ne approfitta benissimo. Dopo un paio di giri è il turno di Hulk, che viene superato con stile superlativo. Il ritmo è ottimo perché dietro di lui il redivivo Max, che nel frattempo si era ripreso bene a suon di sorpassi e sembrava poter fare un recupero dei suoi, perdeva anziché guadagnare. Quando Gasly pitta decide di rimanere in pista usando Russell come “gancio” ma sembra che stavolta il suo ritmo non sia tale da assicurargli un sorpasso agevole. Così pitta al 21 dopo essersi rassicurato della posizione di Hulk. Complice un Lawson un po’ troppo ostruzionista Gasly viene agganciato subito e al giro 24 Charles lo passa senza troppa fatica. L’undercut su Russell funziona tanto che quando quest’ultimo pitta si ritrova anche dietro a Gasly. Con questo ritmo il sorpasso su Hamilton. dal quale era distaccato di circa 10 secondi dopo il pit, sembra imminente ma ci pensa l’eptacampeao a levargli ogni preoccupazione pittando al 35° giro. A questo punto, a 20 secondi da Sainz e 25 da Norris, con in ballo il titolo costruttori, capisce che fare un secondo pit, che pure avrebbe avuto senso in una gara “normale”, è insensato e deve solo sperare che Norris ne combini una delle sue. Ma Lando non sbaglia una virgola e il mondiale costruttori è rimandato. Finisce che in un parco chiuso anomalo, con i piloti del podio in mezzo alla pista a raccogliere gli osanna del pubblico, lancia un’occhiata a Hamilton che neanche in uno di quei film di Soderbergh con tutti quei divi del cinema a far i fighetti al casinò. Come andrà? Io ho pochi dubbi ma va a sapere…

HAMILTON voto 6.5

Già, come ti andranno le cose, caro Lewis, l’anno prossimo? E con CLC che ti guarda così di sottecchi al traguardo? Come in questo week end? Dove hai fatto pietà nelle qualifiche e nella prima parte di gara dove basta un Lawson qualsiasi a bloccarti? O come nella seconda parte del GP dove ti sei ricordato che uno dei tuoi soprannomi è “Hammer-time” e giri mezzo secondo al giro più veloce del tuo erede in Mercedes e lo fulmini con un sorpasso da brivido nell’ultimo giro? Più che un GP, quello di Hamilton è stato un punto interrogativo grande come la proverbiale casa. Mah!

RUSSELL voto 6 meno

La qualifica non strepitosa, almeno non all’altezza di quelle da lui fatte negli ultimi week end (tra cui due pole position!), per non dire appena discreta e una gara condotta in modo altrettanto incerto non mi consentono di dare la sufficienza al buon Giorgino. Solo il comunque buon quinto posto finale lo salva dal votaccio. Oltre alla qualifica non eccelsa pesano la sua titubanza nei primi 15 giri con Gasly, dal quale peraltro si fa sorprendere alla ripartenza della VSC, che sarà stato eccezionale ma guidava pur sempre una Alpine, e il ritmo non sufficiente mostrato nella seconda metà. Forse era appagato dall’aver raggiunto la matematica certezza di chiudere il campionato davanti al suo celebrato team mate. Ma non deve sedersi sugli allori perché l’anno prossimo non sarà più lui il giovane rampante che cercherà di fare le scarpe al più esperto team mate, anzi, si troverà nella posizione speculare contraria e con un’incognita enorme rappresentata dal nostro Antonelli per cui Toto stravede esattamente come stravedeva per lui qualche anno fa. Occhio!

VERSTAPPEN voto 6

Dopo la pioggia di complimenti nella desertica Lusail, Max decide che vuole divertirsi e riveste i panni del se stesso del 2017 facendo quel curioso calcolo che fece in occasione del GP di Singapore di quell’anno: loro sono in lotta per il mondiale, sembra pensare Max, vedrai che mi faranno passare. Non funzionò allora e non ha funzionato adesso. La collisione con Piastri alla prima curva non solo sortisce in un improvvido incidente che lo rimette indietro di parecchie posizioni ma anche in una penalità di 10 secondi, che gli chiude ogni speranza di bissare Lusail, se mai ne ha avute. Dopo la collisione si diverte a fare qualche sorpasso ma poi, giunto alle spalle di Leclerc si plafona e per il resto della gara gira con con il gomito fuori dal finestrino. È già ora di 2025.

GASLY voto 9

Ma quanto è stato bravo Gasly in questo week end? La qualifica è da antologia, considerando il mezzo che si ritrova, perché fa il sesto tempo (poi quinto in griglia per la penalità di Hulk) ad un solo decimo di distanza da Piastri, Sainz e Hulkenberg e a pochi millesimi da Max: wow! In gara approfitta alla grande del duello tra Piastri e Max, addirittura supera Russell alla ripartenza da VSC e poi tiene il terzo posto per tutto il suo primo stint nonostante la (poco convinta a dir il vero) pressione dello stesso Russell. La sosta al 15° giro è stata solo apparentemente un errore visto che ne aveva per continuare altri dieci giri. In realtà, il muretto ha saggiamente deciso di marcare a uomo, per così dire, le Haas che avevano pittato nei due giri precedenti. Di lì in avanti si è trattato di guidare mantenendo la track position relativa sui due Haas, Hulk in particolare viste le disavventure di Kevin, cosa che ha fatto egregiamente. È soprattutto a lui che Alpine deve ringraziare per l’insperatissimo sesto posto nel costruttori. Bravo!

HULKENBERG voto 7 meno

La qualifica di Hulk ha avuto dell’incredibile: il quarto tempo segnato in pista rappresenterebbe la sua migliore dell’anno e tra le migliori nell’intera sua carriera! Tra l’altro in un gran premio decisivo per la conquista del sesto posto nel mondiale costruttori, con i tanti bei dollarini che sono in ballo. In una gara in cui davanti, McLaren in particolare, tutti saranno cauti per non rischiare di mettere a repentaglio il titolo, la quarta piazza in griglia sarebbe stata utilissima. In breve, complice anche il patatrac al via di Max e Oscar, era Hulk quello che ne avrebbe più beneficiato. Invece, scopriamo che nel Q1 Hulk aveva commesso un’ingenuità colossale superando due macchine sotto il tunnel di uscita dei box che gli è costato tre posizioni in griglia. Tre posizioni che alla fine hanno compromesso la possibilità di superare Alpine in classifica. Infatti, pur partendo bene non riesce ad approfittare del caos generato da Max e Oscar e quando si ritrova negli scarichi di Russell non ne ha per provare ad attaccare. Prova un mega-undercut al 14° giro ma l’immediata risposta di Gasly non gli consente di trarre alcun vantaggio dalla mossa. Da lì in avanti è costretto a seguire il francese sperando in qualche SC o comunque in qualche inconveniente ma ormai la frittata è fatta. Non credo di esser stato l’unico a notare che il buon Hulk, pure autore di una eccellente stagione, nelle ultime gare è stato molto “falloso”. Non è un buon viatico per il 2025.

ALONSO voto 7

Come sempre eccezionale a trarre vantaggio da situazioni complicate.

PIASTRI voto 5

Anche se la penalità comminata a seguito dell’incidente al via è stata affibbiata a Max sappiamo tutti che è lui il vero responsabile dell’impatto. Non ha guardato. Punto. E in una situazione in cui c’è il titolo costruttori a repentaglio si tratta di un’ingenuità imperdonabile. Per sua fortuna, e del team, là davanti Norris si è dimenticato le sue paure a casa e ha vinto con agio ma se così non fosse stato cosa avremmo detto a Oscar? Mah!

ALBON voto 6.5 – bella gara, bravo ad approfittare delle varie peripezie ma purtroppo per lui Alonso non si è ancora ritirato: niente punti neanche stavolta.

TSUNODA voto 5.5 – bella qualifica e bella partenza ma dopo pochi giri cede inesorabilmente. Non che ci fossero molte speranze di ribaltare la situazione nel costruttori ma così…

ZHOU voto 6 – male in qualifica, eliminato in Q1 con Bottas che raggiunge la Q3, ma bene in gara. Come già detto in Qatar si è svegliato troppo tardi.

STROLL voto 5.5 – non era neanche andato malissimo in gara ma incappa in troppi track limits finendo per essere penalizzato dopo il traguardo

DOOHAN voto 6 di incoraggiamento – in realtà è andato piuttosto male, soprattutto in qualifica dove si è trovato malamente ultimo mentre Gasly se la giocava contro i migliori. In gara ha badato a non fare danni e ha concluso il GP. Non ci aspettavamo molto, del resto, soprattutto perché gettato in una mischia importante nell’ultimo GP della stagione con la posizione nel costruttori ancora a rischio. Piuttosto è Alpine o, meglio, il suo novello TP, ad essere discutibile in questo tipo di decisioni. E se Gasly avesse patito qualche guaio? Mah!

MAGNUSSEN voto 5 – male soprattutto in qualifica ed è tutto lì. Perché in gara si ritrova invischiato in vari guai che avrebbe probabilmente evitato se fosse partito più vicino ad Hulk. Dopo buone prove negli scorsi GP mi aspettavo che uno solido come lui avrebbe dato di più in un GP così importante per il team. Ciao ciao, Kevin, e anche se sei stato un mio beniamino non credo che ti rimpiangeremo più di tanto.

LAWSON voto 4 – perso nettamente il confronto con Tsunoda, il che è tutto dire. Mi aspettavo molto di più in questo finale di stagione, con tutte le implicazioni presenti e future che la mossa di farlo salire in RB comportava. La sensazione è che abbia buttato al vento un’occasione unica.

BOTTAS voto 6 meno – alla sensazionale qualifica fa seguire una gara anonima con annesso errori da principiante quando al 1° giro tampona Perez (ma diciamo che è incidente che in quel frangente può capitare) e soprattutto quando al 26° giro butta fuori Colapinto in modo ridicolo.

COLAPINTO s.v.

PEREZ voto s.v.- capolinea

 

non senza fatiga si giunge al fine