21ennesimo GP della stagione, un GP che probabilmente in tanti vorrebbero saltare volentieri, vuoi per la stagione lunghissima, vuoi per i mondiali già aritmeticamente assegnati da un pezzo e non ultimo per il tracciato di Yas Marina che non è propriamente uno dei più esaltanti della stagione, proprio come l’amena cittadina in cui è costruito.
In primis i meccanici e gli addetti ai lavori “silenziosi”, quelli che non si vedono nelle dirette o si vedono solo di sfuggita, che arrivati alla 21esima trasferta dell’anno con annesso lungo trasferimento aereo, non vedono l’ora di andare in vacanza.
In secondo luogo i piloti, qualcuno più di altri. Tra questi ci metterei Hamilton che, nonostante abbia la possibilità di mettere in cascina un’altra vittoria e aggiornare il record di punti personale e di sempre in F1, a titolo ampiamente acquisito voglia godersi qualche settimana di relax nelle mille attività con cui riempie il suo tempo libero. Si perché va bene che brutalizzare Bottas è un passatempo tutto sommato divertente ma nella vita c’è anche altro.
Poi da quando Leclerc gli ha tolto il ruolo di agitatore psichico di Vettel, la vita è di sicuro un più vuota per il cannibale di Stevenage.
Dicevamo dei piloti Ferrari e di persone che starebbero volentieri a casa invece di prendersi a ruotate nel sabbione emiratino.
I soliti ben informati hanno detto che i due piloti si sono chiariti in conference call, in cui hanno sviscerato tutto lo sviscerabile eccetto le rispettive membra. La conference call mica è stata organizzata per problemi logistici…
Se questo è l’effetto delle parole di Elkann, equivalenti più o meno ai rimproveri di un padre di famiglia assente e per di più illegittimo, c’è da esseri sicuri che il chiarimento varrà fino al prossimo incrocio di traiettorie. Con tanti auguri per il 2020 e a Vettel per il terzo figlio (maschio).
Uno che invece ci và più che volentieri negli Emirati è Sainz, reduce da un impronosticabile podio a Interlagos. Se davanti continuano a giocare agli autoscontri chissà che non possano arrivare altre soddisfazioni. E mal che vada con Norris ci si fa sempre un sacco di risate.
Risate che ancora si stanno facendo nel box Red Bull dopo Interlagos, sia per la vittoria e per le due PU Honda sul podio, sia per il seppuku maranelliano che i nipponici hanno evidentemente apprezzato in quanto conforme alla tradizione. Chissà che non regalino una bella katana cerimoniale a Binotto, dato che non sembra aver accesso a quelle lasciate dal compianto Marchionne.
Uno che di sicuro rimarrebbe a casa è Raikkonen. Alla sua età 21 GP in una stagione sono una sofferenza, ma anche già tornare dopo la pausa estiva considerando i risultati ottenuti. Siamo sicuri che il fatto di non poter ambire al podio di Abu Dhabi lo renda molto più felice, così almeno non deve sorbirsi quella schifezza effervescente alle rose che servono come “premio”.
Il duo Toro Rosso/Alpha Tauri arriva con opposti stati d’animo. Gasly ha ritrovato la gioia di vivere con il podio ad Interlagos, passando dal bidone degli scarti di Marko quanto meno a quello dei riciclati. Kvyat invece è ufficialmente il Vettel dei poveri, considerando la quantità di incidenti e penalità sul groppone negli ultimi GP. A differenza del tedesco non ha a che fare con l’entourage di Leclerc ma con quello di Marko. In entrambi i casi è dura perché entrambi non guardano in faccia a nessuno…
Dopo questa freddura in stile british, più o meno come la stagione della Williams, dedichiamo qualche riga a due piloti che l’anno prossimo non saranno in griglia: Kubica e Hülkenberg.
Il polacco ha vinto la sua personale sfida con il destino riuscendo a riconquistare la F1 dopo il terribile incidente del 2010. Questa stagione non sarà andata come lui e i suoi tifosi si aspettavano ma comunque meglio di niente o di un posto al simulatore Ferrari. Meglio, di sicuro, non ripetere questa esperienza nel 2020, quanto meno per lasciare nella mente il ricordo del vero Kubica pilota, quello pre-2010.
Hulk invece avrebbe avuto ancora qualcosa da dire ma da sempre è stato quel pilota forte ma mai abbastanza, illuso spesso e volentieri da sirene altrui, mai in grado di lasciare davvero il segno. Se dopo anni di F1 devi abbandonare il circus per fare posto ad Ocon e non riuscire a trovare un altro sedile decente, qualche lacuna nel corso degli anni spesi in F1 c’è stata e peccato per qualche sliding doors che non si è aperta al momento opportuno.
Mi rifiuto di parlare di Stroll perché se no mi tocca riparlare di piloti che nel 2020 lo guarderanno in tv mentre fa fatica a tenere fermo il volante in rettilineo. Ricciardo è stato accontentato dalla Renault e già da quest’anno ha potuto guidare una Renault completamente nuova, quella dello spot in programmazione in questo periodo.
Chi non vorrebbe davvero presentarsi non sono i piloti Haas ma il loro TP e la squadra tutta. Così magari riescono a non spendere altri soldi per riparare i danni che il loro due piloti probabilmente dispenseranno anche in questo ultimo appuntamento.
Passiamo al lato tecnico del GP di Abu Dhabi: il tracciato di Yas Marina è un circuito in senso antiorario da medio-alto carico aerodinamico particolarmente esigente per il setup delle vetture, per via delle curve a media-bassa velocità alternate a lunghi rettilinei. La prima e la seconda parte del tracciato, infatti, sono veloci e sarà necessario avere un’elevata efficienza aerodinamica per mostrarsi competitivi; la terza parte, invece, è la zona cruciale, con curve lente da vero e proprio “cittadino”, in cui serve un elevatissimo carico, molta direzionalità dell’anteriore e una perfetta trazione per limitare il surriscaldamento degli pneumatici. Non sorprende quindi che, negli anni, il T3 abbia esaltato le differenze tra le vetture e abbia permesso la vittoria solo ai migliori “pacchetti”, lasciando, di conseguenza, a digiuno la Ferrari in ogni occasione dalla sua entrata in calendario, diventando un vero e proprio tabù per gli uomini di Maranello.
Pirelli ha scelto le tre mescole più tenere della sua gamma pensata per la F1: C3, C4 e C5, che corrispondo rispettivamente a Soft, Ultrasoft e Hypersoft 2018. La soluzione ideale, questa, tenendo conto dell’asfalto liscio e della peculiarità dell’orario della corsa (la gara , infatti, prenderà il via nel tardo pomeriggio e si concluderà in serata: l’evoluzione della pista, dunque, sarà fondamentale per via della temperature che diminuiranno nel corso del GP) ma anche tenendo conto che la pista non presenta carichi laterali importanti; particolarmente stressati, invece, saranno i freni e si opterà per dischi ad elevatissima dispersione del calore.
Per quanto riguarda i set scelti dai singoli team, soluzioni uniformate per Ferrari e Mercedes, che proveranno con Hamilton e Leclerc la gomma dura in FP2 per privilegiare la singola sosta (che, comunque, dovrebbe essere scelta dalla maggior parte dei piloti), vincente con Hamilton nel 2018 e “aperta” a possibili Safety Car. Red Bull, invece, sceglie la Soft e Media, puntando, con molta probabilità, ad un risultato degno di nota in Qualifica come in Brasile.
Anche in questa edizione, nonostante Binotto speri in un risultato “da ricordare”, non vedo la Ferrari particolarmente favorita per la vittoria, nonostante i miglioramenti nella 2° parte di stagione sulla SF90. Seppur in qualifica si potrebbero limitare i danni con un setup da medio carico favorendo la velocità nei primi due settori, il terzo settore potrebbe portare via non solo gran parte dell’ipotetico gap accumulato, ma anche gran parte del battistrada della gomma, esponendo la vettura ad un notevole consumo per la gara.
Fondamentale, quindi, in un circuito che richiede elevata downforce e gentilezza sulle coperture, raggiungere il giusto compromesso tra aerodinamica, meccanica e Power Unit: si correrà per oltre il 60% del giro a farfalla completamente aperta e, per via del setup e della configurazione da “stop & go” del T3, i consumi saranno particolarmente elevati (è il 5° GP più ostico della stagione) e questo è un handicap da non sottovalutare per le PU più “assetate” (come quella made in Maranello) per via del peso dei kg in più da portare in gara o, in caso contrario, per il fuel saving da compiere.
Handicap anche per le PU più “anziane”, costrette ad uno sforzo non indifferente per completare questo ultimo weekend senza conseguenze (e abbiamo visto in Brasile quanto i team, soprattutto Mercedes e Ferrari, stiano “tirando” a fine vita le PU 3). Discorso non valido per Leclerc e Bottas i quali, per via delle rotture rispettivamente ad Austin e Interlagos, gireranno con PU 4 “fresca” (non di specifica) e si potranno permettere qualche cavallo in più.
Per quanto riguarda Leclerc, comunque, poca roba: ad Interlagos non ha fatto la differenza che (ipoteticamente) ci si aspettava, nonostante il chilometraggio limitato: segnale che fa riflettere sia sul tanto decantato dagli anglofoni “power advantage” avuto in questo 2019 (da me sempre ridimensionato), sia in ottica 2020. Questo è, però, un discorso che riserverò per le prossime settimane.
Nel frattempo, mentre in pista si consumerà l’ultimo atto della stagione 2019, si pensa già a ciò che accadrà nel 2020 e 2021.
Rumors indicano una Mercedes ancora in cerca di un accordo con Liberty Media per allontanare le ipotesi di ritiro dopo il 2021. Considerando le concessioni fatte a Ferrari ci si aspetta una contropartita, economica o tecnica, altrettanto allettante per Mercedes.
Honda invece sta ragionando su come cercare di ridurre l’impatto degli investimenti in termini economici in F1 sul bilancio aziendale, cercando al contempo di raggiungere definitivamente i concorrenti più forti. Equilibrismo molto complicato che sembra esser stato trovato dato l’annuncio di allungamento del contratto con Red Bull e Toro Rosso a tutto il 2021. Chissà che anche loro non abbiano ricevuto qualche “rassicurazione” dai piani alti che giustifichi un investimento che ormai conta tanti zero dal 2014 ad oggi.
Ferrari deve provare a chiudere dignitosamente un anno in cui sono successe cose negative (tante) e positive (poche). La base per il 2019 è buona ma una gestione dei piloti deficitaria e un box non altezza sono nodi da provare a risolvere per il 2020. Cercando di non partire con l’ennesimo handicap prestazionale nel 2021 con i nuovi regolamenti.
Binotto si aspetta dall’ultimo GP un “risultato da ricordare”. Caro Mattia, a noi basterebbe vedere entrambe le macchine al traguardo e non scene tafazziane come ad Interlagos. I tifosi ferrari, sommessamente, ringrazierebbero molto.
*immagine in evidenza da arabianbusiness.com
Rocco Alessandro & Chris Ammirabile
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