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BASTIAN CONTRARIO: LA LOTTA ETERNA

Parto in quinta, dicendo immediatamente che nessuno sano di mente (naturalmente sapendo com’è finito il mondiale l’anno scorso e, soprattutto, dopo aver visto quei tre miseri giorni di test), si sarebbe aspettato un inizio di campionato in stile 2022 per la Ferrari. Ciò detto, nemmeno ci saremmo mai aspettati la fine indecorosa alla quale tutti abbiamo dovuto assistere domenica scorsa. Non ci sono giustificazioni, non ci sono scuse, ciò che rimane è tanta rabbia e rammarico per quello che sarebbe potuto essere e che non è stato. Il nuovo corso Ferrari a fine campionato (anche se per onestà e decenza debbo dire che la dirigenza aveva deciso già ben prima di novembre) ha scelto la strada che tutti conosciamo, puntando su un nuovo timoniere (parlo di timoniere di proposito, visto che il capitano è un altro) che avrebbe dovuto traghettare la nave rossa verso nuovi orizzonti. Ebbene gli orizzonti scorsi ieri non sono affatto nuovi, anzi è un film già visto, una lotta eterna che dura ormai da tempo immemore.
Sia chiaro sin da subito: la SF23 è la macchina dello staff di Mattia Binotto, l’ho detto in passato e lo grido a gran voce anche ora. Non ho di certo intenzione di rimangiarmelo o di girarci attorno. Nel bene e nel male rimarrà roba sua e del suo team e ricordo ancora le risatine a denti stretti di molti che, dopo (l’entusiasmo) della presentazione, affermavano il contrario, gli stessi che ora fanno marcia indietro (tranne che per le risate) dandomi ragione, evidentemente solo perché in questo momento ne conviene la virtù, visto il risultato di domenica. La prima domanda che mi viene in mente, alla luce di quanto visto, è: quanto è pesato allo staff tecnico di Maranello l’allontanamento di Binotto? Perché se è vero che è stato lui a seguire i lavori di gestazione, è anche vero che ha liberato l’ufficio da gennaio e quindi mi chiedo cosa diavolo hanno fatto in sua assenza in questi mesi che hanno preceduto la partenza del Bahrain GP? Quanto peserà in futuro la sua assenza? Perché il discorso, che ormai è divenuto un ritornello, che è una lotta eterna appunto, è sempre lo stesso e cioè che in seno alla Gestione Sportiva non c’è continuità. I dati al simulatore davano una SF23 forte, magari non subito all’altezza di una già pronta RB19, di sicuro non così indietro come abbiamo visto allo spegnersi dei semafori. L’attuale monoposto di Maranello doveva essere (ed è!) la naturale evoluzione di quella precedente, proprio come lo è l’attuale RB19. Purtroppo domenica abbiamo assistito ad una orribile involuzione con, apparentemente, gli stessi cronici problemi di motore. Questo fallimento di PU, mi da l’assist per poter citare il “capitano” della Gestione Sportiva (Vigna), il quale, poco prima dell’inizio del mondiale, si spese in un comizio elettorale, ad uso e consumo di giornali, telecamere e azionisti (perché solo loro contano per l’attuale dirigenza), affermando che la Rossa aveva risolto i problemi di affidabilità e che addirittura avremmo avuto a disposizione un “motorone”. Come ha già detto il mio amico Salvatore (@Mat14_05 sul Twitter), immediatamente dopo la fine del GP barenita, “un bel tacere non fu mai scritto” ed il volare basso, aggiungo io, è la prima regola in uno sport dove l’umiltà ed il duro lavoro sono tutto. Proprio queste dichiarazioni, unite all’epurazione effettuata a fine mondiale 2022, mostrano tutta l’inadeguatezza dello staff dirigenziale e manageriale della Rossa. Proprio la prestazione monstre dell’anonima e silente Aston Martin vanno a rimarcare quanto ho appena scritto: Stroll sr., a differenza del nostro Presidente, ha voglia di vincere realmente e quindi agisce di conseguenza andando a fare spesa proprio dai bibitari, sottraendogli “il figlioccio” di Newey, il quale si è portato dietro con sé, segreti e qualche altro buon ingegnere altrettanto motivato. Il risultato è sotto gli occhi di tutti, dove uno come Stroll jr. senza nemmeno aver toccato il volante nella tre giorni di test sempre in Bahrain, arriva sesto e l’immenso Alonso (che non aspettava altro!), corona il sogno arrivando a podio mettendosi dietro detrattori, Ferrari e chi gli passa mezzo retrotreno della sua AMR23, cioè i crucchi della Mercedes i quali, a loro volta, stanno anche messi peggio della stessa Rossa a Dio piacendo! Come mai degli ingegneri appartenenti ad una squadra campione del mondo (quindi situati in una realtà solida e sicura), hanno preferito fare un salto nel buio andando in un team che l’anno scorso era solamente settimo nel campionato costruttori? Le motivazioni sono solo i (tanti) soldi ricevuti? Di sicuro il compenso pattuito ha il suo peso, eppure dietro c’è dell’altro e cioè la garanzia di stabilità che ogni team (inglese!) fornisce al proprio staff e che, evidentemente, fa parte della loro cultura lavorativa e sportiva. Inutile dire, tra l’altro, che le citate squadre si trovano tutte in un fazzoletto di terra, il che comporta zero spostamenti per loro e, soprattutto, per le loro famiglie.
Ferrari è totalmente isolata, il che mi potrebbe stare anche bene visto che questo comporta un aurea di esclusività, solo che questa esclusività serve a ben poco se poi bisogna guadagnare magre figure (per non dire altro) come quelle di domenica scorsa. Chi vorrà mai venire a Maranello? Perché un team di F1 diviene vincente negli anni, rimanendo stabile nel suo organigramma e, nel contempo, rafforzando ed integrando con personale adeguato, fornendogli strumenti necessari e soprattutto serenità, quella famosa stabilità che Maranello rifugge da tempo immemore come in una lotta eterna soprattutto contro se stessa e che non fa nulla per nasconderlo al mondo esterno. Allo stato attuale, trasferirsi in Ferrari equivale ad un suicidio assistito: chi vorrà mai venire in Emilia Romagna, spostando le proprie famiglie, senza nessuna garanzia di rimanervi a lungo termine? Per quale motivo si dovrebbero avventurare in un buco nero, chiamato Ferrari, che inghiotte tutto; carriera compresa? Non avremo mai la controprova purtroppo, caso mai ci fosse stato l’ex Team Principal di come le cose sarebbero andate (e sono sicuro che se ci fosse stato lui domenica scorsa sarebbe stato messo in croce senza posa… a ragione dico io!). Non dico che non sarebbe successo nulla ovviamente, è anche vero che forse ci sarebbe stata un’opportunità di minimizzare quel disastro… forse. Intanto è stato mandato via un uomo che di sicuro non era il migliore dei Team Principal (che poi, con la dirigenza che la Rossa si ritrova, devo sempre capire, una figura come il Team Principal, appunto, possa eccellere) e nel contempo di sicuro è un ottimo ingegnere che ha seguito, assieme ai suoi uomini, la gestazione della nuova nata a Maranello. Sono perfettamente consapevole che la mia levata di scudi nei riguardi di Binotto suscita perplessità se non rabbia. Se il sottoscritto si spende tanto nei suoi riguardi non è perché ci guadagna qualcosa, bensì perché ama la logica ed odia gli sprechi: invece di tenerlo (continuità) ed affiancargli qualcuno (rafforzare), che lo potesse supportare (magari proprio con quel Todt che è stato rifiutato dal “mega presidente laterale”), come logica impone, si è preferito sprecare tutto quello scibile e quell’armonia che si stava creando in seno alla squadra. Ribadisco: per quale motivo un nome di grido dovrebbe venire ad impantanarsi in un guano del genere?
Adesso Ferrari deve vedersela da sola, con le proprie forze interne, sperando che riesca a venire a capo del problema ed allo stato attuale, dopo quanto visto, il mondiale si gioca più sul proteggersi da Aston Martin (ed AMG che ritornerà), che non inseguire una stratosferica Red Bull che con il suo alfiere sono già al 2024! Come in un film già visto, la Rossa si trova nuovamente a combattere questa lotta eterna che chissà per quanto tempo ancora dovremo assistere.

Vito Quaranta

MIT’S CORNER: LE NON-PAGELLE DEL BAHREIN

“Finalmente si ricomincia” sarebbe l’incipit ideale di questa paginetta di riflessioni sul primo GP del 2023.

Peccato che l’idea di ri-cominciamento, a giudicare dallo svolgimento della gara del team che ha vinto, pare essere più un ri-continuamento, perdonerete il brutto neologismo, della stagione passata. Infatti, al via si assiste sin da subito ad un refrain già visto molte volte nella seconda parte della passata stagione: Max parte bene e se ne va, Checo parte male ma poi recupera e la gara finisce con un comodo 1-2 di RBR.

E potremmo anche finirla qui.

Fortunatamente, però, questa è solo l’ouverture di un campionato lunghissimo e ancora pieno di incognite e la speranza di poter assistere e raccontare gare che vedano il primo gradino del podio ben più contendibile di quanto visto in Bahrein rimane ancora intatta seppur intaccata pesantemente dal dominio mostrato da Max. Di contro, tolti i primi due che hanno fatto corsa a sé, la gara è stata molto bella e spettacolare quanto basta per renderci comunque contenti (intendo… a parte i sacramenti che il ventricolo sinistro ferrarista mi vorrebbe imporre di scrivere a lettere maiuscole).

Come sempre, prima di sciorinare non-voti e non-giudizi in queste non-pagelle, mi permetto alcune considerazioni.

I test della settimana scorsa avevano mostrato gran parte dei team largamente impreparati, con vetture per nulla a posto e alle prese con margini di incertezza molto ampi. Con due sole eccezioni. Una era RBR, di cui le cronache davano per scontato il nascondimento delle sue reali potenzialità, e l’altra era Aston Martin, che pareva aver fatto un salto quantico rispetto alla passata stagione (ma di cui si poteva però pensare che le prestazioni mostrate fossero solo a scopo pubblicitario).

Ebbene, le due eccezioni sono state confermate: RBR si era nascosta e Aston Martin non era un bluff.

Negli stint che contavano tutti e due i team hanno fatto vedere di che pasta sono fatti: Max nel primo stint ha girato 6/7 decimi più veloce di Leclerc costruendo il vantaggio decisivo per la vittoria (al netto del resto degli eventi) e Alonso sulle gomme bianche andava quasi un secondo più veloce di tutti gli altri. Anzi, numeri alla mano, dopo essersi liberato di Sainz, Alonso andava pure più veloce delle RBR le quali però erano in controllo e non dubito sarebbero state capaci di rispondere se si fossero trovate a rischio.

Male Ferrari, almeno in relazione alle aspettative generali della stagione e a quelle particolari delle qualifiche, mentre tutto sommato decente la Mercedes, sempre in relazione alle aspettative poco rosee della vigilia. Interessantissima e spettacolare la bagarre dietro che ha visto Bottas “primo degli altri”, forse non a caso: il maggiordomo per eccellenza della Formula 1 non è nuovo ad inizi di stagione consistenti.

Infine alcune note più generali che mi è parso di notare nella gara di ieri:

  • Abnorme differenza tra la performance in qualifica e quella in gara. Tra l’1:29 alto di Max e il suo miglior giro in gara passano quasi 7 secondi – che è più o meno lo stesso tipo di gap mostrato dagli altri (sainz 1:30/1:37 tanto per dire). Questa tendenza ad allargare la forbice tra tempi di qualifica e di gara si era già vista l’anno scorso ma in questo primo gp dell’anno mi sembra accentuata. Probabilmente è dovuta a vetture ancora da sgrezzare e alle nuove gomme pirelli. Ciò potrebbe (spero?) significare che le vetture hanno ancora ampi margini di miglioramento in gara. Oppure che tutti hanno girato in gara con mappature molto conservative. Ma possibile che tutti “conservino” allo stesso modo? Chiedo aiuto a chi ne sa di più. E ad ogni modo staremo a vedere se durante l’anno questo dato cambia.
  • Nonostante (o forse proprio a causa di questo) la maggior altezza da terra ho notato che le vetture, pur non mostrando il porpoising propriamente detto, a inizio gara con il pieno spanciano ancora di più di quanto spanciassero l’anno scorso il che, in circuiti di altra natura, potrebbe essere un issue di sicurezza non indifferente (vedasi incidente di Sainz nei test). Va a sapere che non esca una TDxx pure nel 2023…
  • Il DRS in gara pare meno incisivo rispetto agli scorsi anni. Anche questo è un tema che, se le prossime gare lo confermeranno, potrebbe assumere rilevanza nel corso della stagione nel senso che pur non essendo io mai stato un grande fan di questo dispositivo è però vero che dovrebbe servire a evitare scene come il famigerato non-duello tra Alonso e Petrov 2010. Se il DRS non fosse più in grado di evitare ciò allora qualcosa dovrà essere ripensato. Ma è ancora troppo presto per trarre conclusioni

 

Ma andiamo per ordine e proviamo a fare due ragionamenti sui piloti. Seguirò l’ordine di arrivo.

VERSTAPPEN

Il buon Max vince da par suo, seguendo pedissequamente la facilmente prevedibile strategia del “scappiamo avanti subito e poi vediamo se gli altri ne hanno”. Parte bene, mostra un ritmo con le rosse usate superiore a Leclerc con le rosse nuove di ben 6/7 decimi giro (se non di più) e poi va in controllo sfruttando sempre le rosse che, evidentemente, avevano dato buoni riscontri nei test. Impressionante, come sempre verrebbe da dire, la facilità con cui Max, riesce a gestire queste situazioni. Già l’anno scorso avevo scomodato il sempre-sia-lodato Schumy come pietra di paragone e pare proprio che Max non si voglia sottrarre all’impertinente confronto. Impressionante è stato anche il team radio in cui comunicava un lock rear durante il downshift che probabilmente nessun comune mortale oltre a lui riuscirebbe a percepire. Tale circostanza porta la mente dell’appassionato a ripescare le elaboratissime elucubrazioni filosofiche che tal san Nicola da Vienna faceva a proposito della sensibilità del fondoschiena dei grandi piloti. Magnifico.

PEREZ

Il buon Checo rimedia in qualifica solo 138 millesimi di distacco da Max. Questo dato sarebbe sufficiente per omaggiarlo di grandi complimenti. Tuttavia, bisogna far la tara su questo circuito con cui Perez ha sempre trovato una certa affinità, culminata nella sua prima vittoria nel circus nel 2020 (pur se nella versione high speed). Parte però male ed è costretto a sgomitare con le due Ferrari riuscendo solo per fortuna a conservare la terza posizione. Per alcuni giri sembra non averne quanto Leclerc ma poi si mette sui tempi di Verstappen e si stabilizza distanziando agevolmente Sainz. Sfrutta il secondo set di rosse per avvicinarsi e superare Leclerc e poi gestisce sino alla fine. Della sua prestazione e la facilità con cui ha conquistato il secondo posto ci prendiamo quel che suggerisce in merito allo stato di forma della vettura: RBR sta una spanna sopra a tutti.

ALONSO

Be’, che dire? Assolutamente superlativo. Intanto ha confermato che le prestazioni Aston Martin dei test non erano un bluff. Nelle qualifiche ho avuto la sensazione che abbia commesso un errore nel finale del giro buono (1 solo tentativo in Q3): forse ne aveva per stare tra o davanti alle Ferrari? Ad ogni modo, ha una partenza un po’ incerta e complice la toccatina con Stroll non riesce a stare attaccato alle prime posizioni. Il primo stint sulle rosse non sembra irresistibile per quanto i team radio lascino inferire che non abbia spinto al massimo e ciononostante raggiunge e ingaggia Russell in un bel duello al 13 giro. Non ho ben capito come il primo pit l’abbia spinto così indietro rispetto ad Hamilton e Bottas fatto sta che deve rimacinare il ritmo per liberarsi di quest’ultimo ed andare a prendere Lewis. Lo fa però con una certa cautela con l’idea (poi realizzata) di pittare qualche giro dopo tutti gli altri. L’operazione riesce benissimo tant’è che dopo il pit al 35 giro impiega solo due giri per riprendere Hamilton e sfoderare in un gran bel duello il più bel sorpasso di giornata che già si candida a sorpasso dell’anno. L’idea di infilarsi “sottovento”, quasi in stile motogp, alla curva 9 su Hamilton è stata semplicemente geniale! Il ritmo mostrato nell’ultimo stint è di gran lunga il migliore in pista, persino migliore di quello RBR (che però erano in controllo e non sappiamo con quanto margine) e non solo va a riprendere anche Sainz, superandolo agevolmente, ma dà l’impressione che se Leclerc fosse rimasto in gara il terzo posto sarebbe stato comunque alla sua portata. In definitiva lanciamo i cappelli in aria per il ritrovato podio del vecchio campione con anche la consapevolezza che avrebbe persino potuto fare meglio.

SAINZ

Se queste fossero pagelle vere e proprie il voto per il buon Carlos sarebbe sotto la sufficienza. Buona ma non perfetta la qualifica (incertezza all’ultima curva nel giro decisivo). Buona, se non ottima la partenza: se Perez fosse stato qualche centimetro in più “nella sua corsia” avrebbe potuto passarlo all’interno della prima curva (o quantomeno costringerlo a frenare prima visto che c’era Leclerc sull’altro lato poco più avanti). Dopodiché non riesce minimamente a tenere il ritmo di Leclerc e, soprattutto, non riesce a staccare le Mercedes. Vero che, a differenza di Leclerc, partiva con treno di gomme usate ma il divario mi è parso troppo ampio per essere giustificato solo dalla freschezza della mescola. Con le bianche sembra avere un ritmo più simile a quello di Leclerc ma anche qui la differenza è che Leclerc, secondo me, era in controllo di un terzo posto che fino alla rottura poteva essere considerato (quasi) sicuro mentre Carlos non aveva molto margine sugli inseguitori. Tant’è che si è visto plasticamente nell’ultima parte di gara: incapace di scendere sotto l’1:37 per difendersi da Alonso ha dovuto subire per qualche giro, oltre al sorpasso dal campione di Oviedo, anche la pressione di Hamilton (peraltro in crisi di gomme). Anche qui ci prendiamo il senso della sua gara per valutare la macchina. La sensazione è che Ferrari non abbia tratto indicazioni determinanti (per non dire falsate) dai test e che stia un po’ tirando a indovinare sugli assetti. Inoltre, il problema di Leclerc prima della partenza, cambio di batteria poi concretizzatosi nel suo ritiro, potrebbe aver suggerito mappature più conservative per entrambi i piloti che spiegherebbero una performance, pur buona nel complesso (poteva anche andare peggio: erano comunque 3 e 4 prima del ritiro di Charles e della rimonta di Alonso), ampiamente al di sotto delle aspettative. E per aspettative intendo anche quelle emerse dalle qualifiche che non lasciavano presagire un divario in gara da RBR così ampio.

HAMILTON

Si dice tanto di Alonso ma ricordiamoci che anche il buon Lewis non è esattamente un pischello alle prime armi visto che ha tagliato da poco il traguardo delle 38 candeline. Certamente deluso dai test e da una qualifica in cui ancora una volta è stato sopravanzato, sia pur di poco, dal giovane team mate bisogna riconoscergli di aver fatto una gara molto tenace. Atteggiamento ben diverso da quello indolente della prima parte della stagione 2022 che, però, sarà chiamato a confermare anche nelle prossime gare. Ad ogni modo si porta a casa un bellissimo duello con Alonso (un duello è bel duello se entrambi i contendenti danno il meglio ed è questo il caso, secondo me) e avesse avuto un po’ più di gomma poteva fare lo scherzetto a Sainz. Alla fine, stante la situazione tecnica di Mercedes, conta più essersi lasciato dietro lo scalpitante George che altro. Certo è che sbagliare per due anni di fila il progetto non si addice a Mercedes. Vedremo cosa riusciranno a fare.

STROLL

Un bravo al nostro cocco di papà non glie lo leva nessuno. Reduce dall’infortunio ai polsi che, impariamo dai media, sono stati operati solo due settimane fa, e una microfrattura ad un piede, sale per la prima volta sulla nuova macchina il sabato per le qualifiche e fa vedere, insieme ad Alonso, che Aston Martin non è un bluff. Paga l’infortunio in una difficile qualifica dove riesce comunque ad arrivare in Q3 ma poi in gara è andato abbastanza bene. In tutta onestà io non l’avrei fatto correre. So che la prova per dichiararsi fit-to-race è vedere se riesce a uscire rapidamente dall’abitacolo e pare lui l’abbia superata ma al di là di questo mi pare che la condizione oggettiva non fosse da verificarsi con questa prova empirica e che fosse sufficiente addurre la motivazione che il tipo di infortunio non può essere compatibile con un GP. E se durante la gara avesse avuto un incidente serio proprio a causa della debolezza dei polsi? Mah!! Ad ogni modo la sua prestazione non è certamente paragonabile a quella di Fernando ma si porta a casa l’aver sopravanzato Russell, non proprio uno fermo, a conferma della bontà del progetto AM. Per AM, più in generale, si tratta veramente di un esordio di stagione straordinario. Le voci che si rincorrono (e basta anche un occhio poco esperto di tecnica come il mio a verificarlo) dicono che la somiglianza con l’impianto progettuale RBR sia a dir poco sospetta ma poco male: se proprio devi copiare mica copi la williams o la Haas, no? Ora saranno chiamati a confermare che oltre a non esser stati un bluff nei test e in questa gara hanno davvero una base capace di competere ad alti livelli per tutto l’anno. Non dimentichiamo il passo del gambero di Alfa Romeo dello scorso anno che partì molto bene con Bottas ma dopo 4 gare se ne tornò in fondo al gruppo. Staremo a vedere.

RUSSELL

Ahi ahi, George, cosa mi combini! Bene in qualifica perché tiene ad una quarantina di millesimi il celebrato team mate ma in gara non ci siamo proprio. Dopo una partenza decente, infatti, per qualche giro sembra averne di più dell’eptacampeao, tanto da lasciarsi andare a team radio eleganti e molto british sull’opportunità di chiedere al team di farlo passare. Ma poi scopriamo che Ham stava andando col freno tirato perché così gli avevano detto di fare e che appena Stroll (peraltro nelle condizioni che sappiamo) ha deciso di spingere non ha saputo opporre la stessa resistenza che ha poi saputo opporre Hamilton. Non ho visto guizzi né indicazioni di una gara tosta il che mi fa dare, un po’ come per Sainz, un giudizio al di sotto della sufficienza. Da lui ci aspettiamo molto di più.

BOTTAS

E bravo valtterone nostro! Dopo una buona qualifica che lo porta 12 in griglia (tra l’altro, sia pur di poco, davanti ad uno Zhou che l’anno scorso aveva chiuso in grande crescita) sfodera un’ottima partenza e un buon ritmo che lo mette in mezzo alla bagarre tra Aston Martin e Mercedes. Riesce a capitalizzare il tutto tenendosi lontano dai guai e chiude ad una quindicina di secondi da Russell, cosa impensabile per come si era chiuso lo scorso anno. Bravo.

GASLY

A conferma di una gara spettacolare nelle posizioni di rincalzo arriva la totalmente inattesa nona posizione di Gasly. Il buon Pierre dopo test anonimi e una qualifica disastrosa, partiva ultimo!, sfodera una prestazione incredibilmente aggressiva e solida al tempo stesso, sfruttando una strategia a 3 soste che onestamente all’inizio mi pareva molto azzardata. Invece ha pagato, eccome! (il che fa pensare che Ferrari e Aston Martin avrebbero potuto sparigliare le carte nei confronti di RBR… con il senno del poi), perché da penultimo che era (era riuscito a sopravanzare solo lo spento DeVries) scala posizioni su posizioni sino ad arrivare in questa totalmente insperata nona posizione. Un bellissimo risultato, viste le premesse e vista una Alpine totalmente indecifrabile nei test, che non può che dargli fiducia. Non dimentichiamo che viene da un 2022 pessimo, messo in ombra addirittura dal non irresistibile Tsunoda. Bravo davvero.

ALBON

Anche l’anglo-thailandese comincia bene l’anno portandosi a casa un punto solido solido. Dopo una qualifica probabilmente funestata da problemi tecnici sfodera una gran partenza e si mette a centro gruppo subito. Resiste tutta la gara ai vari Ocon, Hulkenberg, Tsunoda, Zhou, Norris e solo l’arrembante Gasly del finale gli nega il nono posto. Sia lui che Sargeant (applausi anche per lui in gara) mostrano una Williams che parte più avanti di come era partita l’anno scorso. Speriamo per loro che il trend positivo continui

NOTE DI MERITO

Leclerc è stato fenomenale. La scelta di risparmiare un set di pneumatici è stata rischiosa ma ha pagato perché unitamente ad una maestria di guida, che fino a metà gara poteva far sperare anche in un secondo posto e comunque con il terzo apparentemente al sicuro, gli ha permesso di far vedere, ancora una volta, di che pasta è fatto. Avendo visto che in gara non è così ovvio che RBR si sciroppi gli avversari con DRS come faceva l’anno scorso è chiaro che a posteriori si sarebbe potuto pensare a fare il tempo in Q3, magari utile per partire in prima fila o addirittura in pole, e sperare in una partenza migliore rispetto a Max: parto davanti, lui fatica a superarmi e consuma la gomme poi vediamo. Buona da sperimentarsi per la prossima gara. Purtroppo la vettura è ancora un’incognita e le performance mostrate (nemmeno lui è riuscito a scendere sotto l’1:37 finché è stato in gara) non sono incoraggianti. Meno ancora lo è il problema di affidabilità. Mappe conservative o meno ha confermato che Sainz lo tiene ben lontano con una certa comodità e l’approccio strategico pare diverso dall’anno scorso. Vedremo.

Note di merito anche per Tsunoda, Sargeant (quest’ultimo not bad anche in qualifica rispetto ad Albon) che hanno ben combattuto a centro gruppo, oltre a Zhou che ha fatto parte della battaglia sino a che non l’hanno fatto pittare per fare il fastest lap all’ultimo giro – peraltro decisione curiosa ma apprezzabile visto che ha tolto il relativo punto a Gasly e segno che Alfa si vuole giocare la posizione nel campionato costruttori in ogni modo possibile. Aggiungo anche Magnussen che dopo una qualifica disastrosa si è comunque decentemente comportato in gara mostrando la sua consueta solidità

 

NOTE DI DEMERITO

Norris e Piastri. Il demerito non è tanto loro (disperatamente combattivo il primo e appiedato quasi subito il secondo) quanto di McLaren che esordisce come peggio non si può (anzi si può: citofonare Ocon). Già l’anno scorso non hanno brillato ma vederli arrancare in questo modo non è per nulla un bel vedere. Gli strani e inconsueti rabbocchi d’aria nei pit stop (pressioni che divagano nell’aere eterno, suppongo: ma come hanno fatto a non accorgersene nei test?!) hanno completato il pietoso spettacolo di una macchina lenta ed instabile. Mi si stringeva il cuore a vedere Norris, doppiato e con gomme nuove, cercare di stare dietro ad Hamilton e Alonso durante il loro duello.

Male anche Hulkenberg che dopo una qualifica strepitosa imbrocca una partenza pessima, fa un po’ di autoscontro e poi arranca nella terra di nessuno senza sapere bene come correre per tutta la gara.

Malissimo DeVries. Onestamente mi aspettavo molto di più da lui dopo l’exploit di Monza 22. Cioè: sali al volo su una formula 1 che non hai mai guidato e ti prendi punti a Monza e poi, dopo che ti sei tutto bello che preparato mi fai questa prestazione grigia come la nebbia novembrina del polesine? Già prendersi 7 decimi da Tsunoda in qualifica non è stato un bel biglietto da visita ma se a questo aggiungiamo una gara corsa a passo di lumaca proprio non ci siamo.

Ma l’oscar della prestazione più ridicola spetta a Ocon il quale aveva pure fatto bene in qualifica conquistando la Q3 ma poi in gara fa un disastro dietro l’altro. Si piazza male in griglia e lo penalizzano. Poi fa l’autoscontro dopo una partenza ridicola. Va ai box per cambiare l’ala anteriore e scontare la penalità ma lo fa male così se ne prende un’altra dopodiché, non contento, fa pure speeding in pit lane e si prende un’altra penalità ancora. Quanti anni è che corre in Formula 1?! Errori su errori tutti da principiante. Mah!

 

Ci vediamo a Jeddah

 

Metrodoro il Teorematico

F1 GULF AIR BAHREIN GP 2023

Il Mondiale di Formula 1 riapre le ostilità in Bahrein, invero dove si è tenuta l’unica sessione di test prestagionali prevista per la stagione 2023. Le indicazioni di suddetta sessione di test sono state abbastanza chiare: Redbull davanti, Ferrari ad inseguire, AMG ancora alle prese con un progetto fondamentalmente sbagliato che, tecnicamente, dovrebbe impedirle di dar fastidio alle prime due. Si dice un gran bene della nuova Aston Martin di Alonso che, a questo punto, dovrebbe porsi come obiettivo minimo la presenza fissa in Q3 e, come obiettivo ambizioso, condannare AMG alla quarta fila. In tutto il periodo post-Ferrari l’Asturiano è stato eufemisticamente preso in giro dai suoi detrattori/detrattrici per la scarsità delle auto che è andato a guidare. Dovesse rivedere il gradino più alto del podio dopo 10 anni sulla vettura che Vettel ha deciso di non guidar più beh, ho idea che tanti fegati salterebbero per aria con composta soddisfazione di chi scrive (non ultimo per il fatto che se a farla da padrone dev’essere il karma che il karma la faccia da padrone per tutti nessuno escluso e non a corrente alternata, eccheccazzo). Tornando a parlare di progetti sbagliati la Mecca ad occhio e croce farà una grossa fatica a prender parte al Q3 quest’anno. Si sono accorti subito che la monoposto non ci va nemmeno vicino a sviluppare la DF desiderata e quindi per l’astro nascente Norris ed il debuttante Piastri si prospetta un’annata molto difficile. Chissà che Piastri non abbia preso un grosso granchio preferendo Woking ad Enstone già che la Alpine a rigor di logica non dovrebbe essere un fulmine di guerra ma, soprattutto, nemmeno un cancello come la Mclaren. Il pacchetto di mischia dovrebbe esser capitanato dalla “Audi Romeo” a contendersi i punti in gara con Haas ed Alpha Tauri. Sono incuriosito di come andrà la ristrutturazione in Williams, qualche timido segno di ripresa c’è stato nel 2022 chissà. Le personalissime previsioni di chi scrive per il  Mondiale 2023 sono le seguenti ossia:

  1. Max III
  2. Ferrari che vince 8 gare rispetto alle 4 del 2022
  3. Ricciardo che corre almeno una gara su Redbull entro fine anno
  4. Alonso che torna a vincere un GP a 10 anni dall’ultima volta
  5. Russell che pensiona Hamilton il quale si ritira a fine 2023

Buon GP e buon Campionato a tutti

MIT’S CORNER: BUON 2023 COL NON-PAGELLONE DEL 2022

Con l’ultimo GP ad Abu Dhabi si è chiusa la stagione di Formula 1 2022. Una stagione che nonostante i numeri apparentemente dicano il contrario è stata assai divertente e movimentata. E quando dico movimentata intendo anche in senso letterale, soprattutto per i piloti i quali, soprattutto nella prima parte della stagione, hanno dovuto combattere anche contro il famigerato effetto “porpoising”.

La messa meglio su questo effetto è stata, incredibili dictu, la Sauber/Alfa Romeo che infatti nelle prime gare della stagione ha colto i suoi migliori risultati con Bottas e ha vissuto di rendita sino alla fine. Le altre scuderie si sono messe di buzzo buono e arrivati a metà stagione avevano praticamente risolto gli effetti più deleteri del problema. Ma la federazione, a seguito dei ripetuti “stimoli” soprattutto di una squadra (e soprattutto di un pilota) ha infine emesso la famigerata direttiva tecnica 39, TD39, che imponeva alle squadre, tra le altre cose, un limite minimo più alto di altezza da terra (di ben 15 mm se non ricordo male) e altre simpatiche amenità quali la limitazione del rapporto flessibilità/rigidità del fondo.

Non si sa con precisione quando le squadre hanno cominciato ad applicarle la TD39, nell’intervallo tra Silverstone e la pausa estiva ma di fatto era a regime a Spa.

Dopo l’introduzione della TD39 la RBR è scappata in avanti in modo clamoroso il che ha permesso a Verstappen di consolidare il già notevole vantaggio in classifica piloti che aveva accumulato.

Anche Mercedes ha visto la propria competitività aumentare al punto da concludere il mondiale quasi come prima forza, il che ha dell’incredibile visti i pessimi risultati ottenuti nella prima parte di stagione.

Si dice che il grande cambiamento nei rapporti di forza delle scuderie nella seconda parte di stagione sia dovuto soprattutto all’efficacia degli sviluppi portati sul campo e non agli effetti della TD39. Tuttavia va considerato che prima della famigerata direttiva molte scuderie stavano sviluppando o programmando gli sviluppi sulla base del pacchetto che avevano sicché, volenti o nolenti, la direttiva ha comunque, anche a pensar bene, avuto una importante (e forse decisiva) influenza sulla seconda parte di stagione in quanto ha letteralmente scombinato tutti i piani di sviluppo di chi o non se l’aspettava o non l’auspicava. Tutte le scuderie ne hanno dunque patito direttamente o indirettamente gli effetti. Tranne Mercedes la quale probabilmente ha sviluppato la vettura proprio aspettandosi la direttiva, con i risultati che tutti abbiamo visto.

Insomma, la famigerata direttiva secondo me è stata quantomeno improvvida. E non si può non tenerne conto nell’esaminare la stagione dei piloti.

Non mi spendo sul discorso budget cap in questo pagellone, perché a differenza della TD39 non ha avuto molta influenza (se non ovviamente indiretta per i RBR) sulla guida e la condotta dei piloti in generale.

Il NON PAGELLONE che segue è un giudizio riassuntivo, pilota per pilota, che prende in considerazione l’intera stagione cercando di valutarne l’andamento complessivo. Seguirò l’ordine della classifica piloti.

 

VERSTAPPEN

Dopo la straordinaria, quanto sofferta (eufemismo: per quanto non auspicassi l’ennesimo titolo di Hamilton considero la conclusione di Abu Dhabi 21 una spurcariè, come si dice dalle mie parti) vittoria del 2021 Max era atteso ad una difficile riconferma, date le premesse. Infatti, il cambio di regolamento tecnico era un’incognita per tutti e tutti si aspettavano, prima dell’inizio della stagione, che la Mercedes, capace com’è stata di bersi gli ultimi due cambi di regolamento come fossero gazzose, si sarebbe trovata davanti e non di poco. Ma la sorpresa di una Mercedes così scadente deve aver tranquillizzato il nostro il quale evidentemente era molto meno spaventato dal binomio Leclerc/Ferrari che da quello Hamilton/Mercedes. Non si è scomposto di un epsilon alla vista della competitività Ferrari ed ha portato a compimento una prima parte di stagione semplicemente straordinaria perché è riuscito a massimizzare ogni possibile circostanza. Quando poi il geniaccio (che, ricordiamolo, disegna ancora “a manazza” invece che con il computer) ha partorito gli sviluppi giusti per fronteggiare la TD39 e gli ha messo a disposizione il missile Max ha fatto un ulteriore step e ha annichilito la concorrenza in un modo che ricorda da vicino il miglior Schumacher. Già. Perché se è vero che guidava la vettura complessivamente migliore è anche vero che l’ha guidata ad un livello assolutamente stellare che in molti gp quest’anno mi ha ricordato i bei tempi di #keepfightingmichael (sempre sia lodato). Questo titolo è tanto di Newey quanto suo perché Perez non ha mai dato l’impressione di poter condurre allo stesso livello e non c’è mal-pensiero che possa far deviare da questa considerazione. L’unico appunto che gli si può fare è che nel finale non si è dannato per “aiutare” Checo a conquistare il secondo posto nel mondiale piloti. Ci sta, per carità, sappiamo tutti che vincere il mondiale con secondo il tuo compagno di squadra sminuirebbe, quantomeno negli annali statistici, la portata della tua prestazione e il sogghigno che si celava dietro alla visiera del suo casco quando in Brasile gli è passato davanti aveva probabilmente questo significato. Tuttavia il modo in cui si è messo di traverso ha quel sapore di antipatia un po’ infantile che potrebbe dare qualche speranza in più al suo (al momento ignoto) sfidante del 2023: va a sapere che sotto pressione il buon Max mostri qualche limite! Ma oggi, diciamocelo, TD39 o meno, il livello che Max ha fatto vedere quest’anno era tale che avrebbe vinto a prescindere. Sicché il giudizio non può essere che quello massimo: sommo, stellare, spaziale, galattico, siderale.

 

LECLERC

Ah! Carletto! Croce e delizia di ogni tifoso (e simpatizzante) rosso! Che stagione!

Gli ammerigheni buttano in ogni dove il vocabolo rollercoaster, financo in modo antipatico, e tuttavia, ça va sans dire, se lo applicassimo alla stagione di Leclerc stavolta lo faremmo certi di non sbagliarne l’orizzonte semantico. Ora, siccome usare la traduzione corretta del vocabolo di cui sopra sarebbe forse un po’ improvvido, visto il complicato panorama geopolitico mondiale di questo periodo, ci limitiamo ad un calembour un po’ infantile: montagne rosse, caro Charles, hai proprio guidato sulle montagne rosse.

Inaspettata e piacevole sorpresa di inizio anno, la competitività della Ferrari ne ha esaltato sin da subito l’istinto guerreggiante e infila un trittico di gare spettacolari che lo portano ad avere già un bel vantaggio nella classifica mondiale. Poi a Imola qualcosa si rompe. La gara, pur difficile per il maltempo, parte male, la conduce malissimo, esagera, sbaglia, recupera, ri-sbaglia, non si capisce nemmeno bene cosa stia facendo. Da lì in avanti (nonostante un filotto di pole position di spessore) si scontra contro il muro Verstappen, contro il muro del turbo e di  qualche problema di troppo alla vettura e pure, non bastasse, contro il muretto. Sfiamma e scalpita, il nostro, alternando prestazioni mostruose a errori banali e si ritrova a metà stagione, nonostante la vettura assai competitiva, già ad una distanza siderale dall’orange dai nervi di adamantio. La vittoria in Austria sarà l’ultima e gli sviluppi, anzi i contro-sviluppi (sarà mica colpa della TD39?!) della seconda metà stagione lo relegano a vittima sacrificale della Red Bull. Però non demorde, il nostro, e riesce in extremis ad acciuffare il secondo posto nel mondiale.

Nel complesso la stagione ha mostrato tutti i pregi e tutti i limiti (attuali) di Leclerc. I pregi: velocissimo, anzi, velocissimissimo in qualifica, arrembante in gara e sempre sul pezzo quando si tratta di duellare. Il mio personalissimo top dell’anno glie lo assegno per l’abilità di guida mostrata a Singapore, in condizioni difficilissime, con una macchina non bilanciata adeguatamente e non all’altezza della stellare RBR: semplicemente straordinario. I difetti: alle volte è debordante e zoppica nel gestire gomme e gara. Le polemiche sugli errori del muretto hanno spesso tenuto poco conto di quanto contasse, in quegli errori (Monaco e Silverstone su tutti), la condotta del nostro eroe. E lo affermo a ragion veduta: i team radio in cui Charles ha mostrato incertezza e indecisione nel rapporto col muretto nel 2022 non si contano, purtroppo per lui, soprattutto se confrontato sullo stesso tema con il team mate, apparso ben più centrato nel gestire il proprio potenziale. Ora si dovrebbe dire: è da qui che deve ripartire per costruire un 2023 vincent……. Ma no! Perché qui c’è un bel busillis da capire. La preannunciata lunghissima stagione 2023 non potrà prescindere da una condotta strategica (posto che la vettura sia competitiva, naturalmente) assai più diligente. Perché il confronto con Verstappen non lo vede meno veloce ma meno solido, almeno oggi, certamente sì. Ed è qui che bisognerà capire come evolverà il Leclerc pilota. Se sarà, cioè, condannato ad essere una stella che brilla a intermittenza, la pulsar del cosmo formulaunistico, o se sarà capace di compiere quello step di consistenza e solidità che potrà consentirgli di competere davvero per il risultato massimo. Le ultime gare del 22, in questo senso, fanno ben sperare ma non possiamo non tener conto della poca pressione che c’era (peraltro attratta dalle voci sul futuro di Binotto) e sospendiamo il giudizio.

Di contro si porta a casa un risultato notevole nei confronti di Sainz il quale, ricordiamolo, arrivava da un 2021 sorprendentemente migliore, nel complesso, di quello di Leclerc. Il distacco con lo spagnolo non è mai stato in discussione e forse, alla fine, il secondo posto mondiale, posto a confronto con il quinto ottenuto da un comunque buono Sainz, dà la misura di un risultato comunque eccellente e di cui far tesoro.

PEREZ

Stagione nel complesso deludente quella di Checo. Quando il tuo teammate fa 15 vittorie e tu ne fai 2, peraltro insperate e a fronte di errori altrui, hai ben pochi motivi per essere felice. In generale mi è parso abbia fatto un passo indietro rispetto al 2021, i distacchi in termini di velocità rimediati in media da Verstappen hanno rasentato la fantascienza, spesso ben superiori a quelli che sono costati il posto a Gasly un paio d’anni orsono e se a questo aggiungiamo la scarsa combattività dimostrata e la strana querelle con il compagno nell’ultima parte di stagione finiamo col trovarci sul tavolo un piatto assai scialbo e deludente. Il passo del gambero si è manifestato soprattutto nella seconda parte di stagione quando, singapore a parte, ha mostrato seri limiti nella gestione delle gomme il che non gli ha permesso di conquistare il secondo posto nel mondiale piloti. Diciamolo: visto il missile su cui era seduto il secondo posto nel mondiale doveva portarlo a casa e non c’è riuscito. Qui si fa presto a dar giudizi: appena appena sufficiente. C’è poi un bel punto di domanda, di quelli proprio grandi grandi, grandi come il costo del catering, per la stagione 23: se i rapporti con Verstappen si sono deteriorati, se la sua competitività è calata e con il sorrisone di Daniel nel retrobox a lanciare macumbe il suo sedile saltasse?

Ai posteri l’ardua sentenza!

RUSSELL

Bravo, bravo, bravo e poi…….. bravo!

Tutti lo aspettavamo al varco: dopo tutte le aspettative che si sono create negli scorsi due anni riuscirà il buon George a confermare che è uno di quelli lì? L’approdo ad una scuderia (ipoteticamente) di vertice al fianco di Lewis era la prova del 9 e l’ha superata alla grandissima. La prima incognita era la velocità e il confronto con Lewis si è rivelato illuminante perché lungo l’arco della stagione il cronometro in qualifica oscillava di pochi millesimi rispetto al celebrato teammate (per la precisione: 9-13 in Q con  -23millesimi di distacco medio). Poi c’era da verificare la capacità di reggere la pressione e in questo la scarsa competitività iniziale di Mercedes l’ha aiutato ma poi, quando ha potuto competere per le posizioni di vertice non ha fatto una piega e la vittoria in Brasile è stata il coronamento di una stagione stellare. Ciò che più mi ha colpito è stata la solidità che ha mostrato lungo tutto l’arco della stagione unita ad una non scontata capacità di gestione della gara. In quest’ultimo aspetto mi ha ricordato alcuni grandi del passato: sarà per la flemma e per lo standing molto british ma Graham Hill e Jackie Stewart sembrano far capolino nella visiera del suo casco. Nella seconda parte di campionato, con la ritrovata competitività Mercedes (ma come avranno fatto mai?!) si è giocato una sorta di mundialito con un Lewis ringalluzzito che voleva mettere al suo posto il quasi-rookie. Eppure per Lewis non c’è stato nulla da fare. Si parla tanto per il 2023 della sfida Max/Charles ma se la Mercedes dovesse essere competitiva (e ammesso e non concesso che Lewis sia sul viale del tramonto) un pilota così solido e veloce potrebbe sorprendere tutti.

SAINZ

Bentornato sulla terra, Carlos. Dopo un 2021 sorprendente per consistenza e solidità e che poteva far dubitare da un lato sul reale valore di Charles e dall’altro sul suo reale valore, come se, chissà mai, anche il buon Carlos potesse appartenere alla schiera dei più forti in assoluto, sembra che questa stagione l’abbia rimesso al suo posto. Nel complesso il giudizio è dunque assai ambivalente. Carlos ha confermato soprattutto la solidità e la capacità di lettura della gara, il che non è banale viste le polemiche sul muretto Ferrari della prima parte di stagione. Inoltre mi è parso anche leggermente migliorato come velocità pura (solo -86 millesimi il distacco medio da Leclerc in Q nonostante il 7-15 rimediato), che non è poco dato che la sua carriera conta già parecchi anni alle spalle. Quindi con 3 pole position, 8 podi, un’ottantina di punti in più rispetto alla passata stagione e, soprattutto, la prima vittoria in carriera ci starebbero le congratulazioni con i fiocchi. Tuttavia il confronto complessivo con Leclerc l’ha visto sconfitto e non di poco il che lancia una pesante ombra sulla valutazione della sua stagione. L’impressione finale è che Sainz stia meritoriamente dando il massimo ma che Leclerc abbia la famigerata “marcia in più”.

HAMILTON

Povero Lewis! Voleva prendersi la rivincita su Max e invece si ritrovato seduto su un mezzo catabolitico (parola di Toto!). La sua stagione è negativa sotto diversi punti di vista e non necessariamente legati alla scarsa competitività della sua vettura. Infatti, il confronto perso con Russell nella classifica piloti è lì a dimostrarlo plasticamente. Una sconfitta che brucia assai, secondo me, perché benché io sia sicuro che nella sua futura autobiografia scriverà che nel 2022 non si è impegnato, la pista ha dimostrato che quando lo ha fatto le ha prese lo stesso. Credo sia vero che nella prima parte non abbia dato il massimo ma quando, complice la TD39, si è trovato il mezzo per vincere sono altrettanto sicuro che sia la vittoria sia il sorpasso in classifica su George l’abbia spasmodicamente cercato. Non riuscendoci, però. E questa è tanta roba. Sono dell’idea che Lewis abbia cominciato a perdere smalto già dal 2020, e non dico 2019 perché quell’anno Mercedes andava il doppio degli altri, e gli affanni del 2021 (sia pur defraudato nel tempestoso finale di Abu Dhabi) uniti all’indolenza di questo 2022 lasciano poco spazio all’ottimismo. C’è da dire che Lewis ha più volte dato importanti sterzate alla sua carriera e non si può escludere che in futuro possa riservare ancora sorprese ma l’età avanza e lo spazio per trovare nuovi spunti tecnici nella sua guida temo sia assai ristretto. Nel complesso, forse per la prima volta in carriera, una stagione davvero negativa.

NORRIS

Il cambio di regolamento non ha giovato alle ambizioni di Norris. Dopo tre spettacolari stagioni, una migliore dell’altra, complice la scarsa competitività della McLaren, Lando non ha potuto esibire le sue doti di combattività come in passato e ha dovuto guidare sulle uova per tutta la stagione. Però il titolo “degli altri” l’ha portato a casa. Però la distruzione totale di Ricciardo l’ha portata a compimento. Però un podio l’ha comunque ottenuto (peraltro a Imola, in un GP reso molto difficile dalle condizioni meteo indecifrabili). Quindi alla fine e nel complesso la sua stagione rimane comunque estremamente positiva. Ed è ancora giovanissimo, con (auspicabili) ulteriori margini di miglioramento. Di chi è che si diceva “date una macchina a questo ragazzo”? Ah, non era lui? Ah, no. Peccato. Perché credo che quella domanda retorica si adatti perfettamente anche a Lando nostro. Bravo!

OCON

Eh! Qui, mi spiace, ma non posso essere imparziale. Questo pilota non l’ho mai capito. Non ha uno stile di guida identificabile. Combatte quando c’è da star calmi e sta calmo quando c’è da combattere. È veloce, per carità, ma non dà mai l’impressione di avere lo spunto del campione. Alterna gare intelligenti a gare stupide. E tutto questo campionario l’ha esibito anche quest’anno. Con l’aggravante, però, di non aver mai dato l’impressione di potersi davvero imporre sul suo attempato compagno di squadra. Il risultato finale l’ha visto prevalere ma la sconfitta nel testa a testa in qualifica (10 volte davanti e 12 volte dietro) e, soprattutto, la totale assenza di guizzi e gare speranzose di risultati (a parte il giappone, ove ha fatto un’eccellente gara) ne delineano una stagione complessivamente, almeno per me e con il disclaimer di cui sopra, deludente. Anche perché l’Alpine, pur fragile, non è stata poi così male.

ALONSO

La Old fox non ha tradito le attese. Passa il tempo e Fernandino nostro non cambia di una virgola. Come è entrato in Formula 1 nell’ormai lontano 2001 così è rimasto. Veloce, combattivo, polemico, veloce, orgoglioso, veloce. L’ho già detto che è stato anche veloce? Dopo un 2021 già ottimo sfodera un 2022 ancora migliore. Chiunque mastica di Formula 1 sa perfettamente che anche se la classifica lo vede dietro al teammate la pista ha detto ben altro. La fragilità dell’Alpine pare abbia preso solo lui di mira e sconclusionate scelte tattiche del suo muretto l’hanno danneggiato non poco (perché se in Ferrari hanno pianto le ghiandole lacrimali di Alonso hanno rasentato il diluvio!). Ma le gare che ha condotto, il modo in cui le ha condotte, hanno detto che il confronto con il ben più giovane e teoricamente più quotato Ocon l’ha vinto lui, e non di poco. L’ho già ribadito che è stato veloce? 12-10 in qualifica conditi da exploit favolosi (Montreal e Spa su tutti) parlano da sé. Ha preso l’ennesima decisione controversa della sua carriera, firmando per Aston Martin. Vedremo cosa il 2023 gli riserverà. Eccellente.

BOTTAS

Il maggiordomo per eccellenza della F1 esordisce in Alfa Romeo trovando una gradita sorpresa: a inizio stagione la vettura sembra buona e sembra l’unica a contenere l’effetto porpoising. Il buon Valtteri ne approfitta per mettere in cascina punti importanti. Dopodiché sparisce. Quasi letteralmente, peraltro, perché le gare scialbe che conduce da Silverstone in avanti non lo vedono mai negli obiettivi delle telecamere, se non per qualche guaio o per qualche mesto doppiaggio. Non c’è molto da dire più di questo e se non fosse stato per quelle prime buone gare il commento alla sua stagione si ridurrebbe ad una riga.

RICCIARDO

Disclaimer inverso a quello su Ocon, più sopra. Qui non sono imparziale come cerco di essere con gli altri piloti. Sarà il suo simpatico sorrisone o il fatto che è l’unico ad aver dato del vero filo da torcere ai ben più titolati Vettel e Verstappen ma ho sempre considerato il buon Daniel un top driver quanto a velocità, tecnica e combattività. Non mi sono mai considero un “tifoso” di qualche pilota (tranne che da microbo: via Mario Andretti e viva Villeneuve!) ma negli anni solo tre piloti mi hanno ispirato simpatie che, sia pur da lontano, rasentavano il tifo: Giannino cuor-di-leone Alesi, l’ineffabile Kimi (viaggiatore del tempo: doveva correre a cavallo tra i 60 e i 70) e Daniel col suo sorriso larger-than-life e i suoi sorpassi da antologia del motorsport. Quindi come posso infierire sulla sua pessima, ma veramente pessima stagione? Già il 2021 era stato disastroso ma almeno il guizzo vincente di Monza aveva salvato la sua stagione. Oggi, purtroppo, abbiamo assistito ad un’annata che peggio non si può. Non è solo l’abissale distacco in classifica rimediato dal teammate a darne la dimostrazione ma anche il cronometro, sia in qualifica (dove si è preso spesso distacchi quasi irreali) che in gara. La mesta uscita dal circus che ne è conseguita non poteva che essere la logica evoluzione di questi due anni. Anche perché l’età non è più quella del giovane rampante che potrebbe meritare una seconda occasione. La sua speranza di rientro è legata al, per certi versi, sorprendente contratto da pilota di riserva RBR che si è comunque portato a casa. Il rapporto tra Max e Checo è andato peggiorando nel corso della stagione 2022 e se nel 2023 dovesse deteriorarsi ulteriormente chissà mai che non possa ritrovare il sedile per gareggiare? Anche perché il dubbio residuale è che, come lui stesso e il team hanno spesso dichiarato, non ha mai trovato feeling con la filosofia costruttiva della McLaren e forse gli spunti da top driver che ha mostrato in passato sono ancora lì pronti per farsi vedere (ma non sono imparziale, ribadisco). Però… due anni e quaranta GP quasi tutti lontano anni-luce da Lando… Sarà mica che invece è Lando ad essere un marziano?!

VETTEL

Il 2022 ha visto il buon Sebastian già prepensionato dalle voci, sempre più insistenti e infine confermate, sul suo ritiro. Parte in ritardo, causa Covid, ma trova una vettura scadente, incapace di migliorare neanche di un epsilon rispetto al 2021. E vi si adatta guidando per la gran parte della stagione col gomito fuori dal finestrino, attento solo a marcare a uomo il figlio-del-capo, per non macchiarsi il ruolino di marcia. Solo nel finale regala qualche guizzo (a dir il vero già a Baku, evidentemente pista che gli è congeniale) ricordandosi di essere un fuoriclasse, dispensando qualche lezione di guida molto ben apprezzata dagli addetti ai lavori e dai post-tifosi dal cuore tenero. Rimane una stagione assai deludente, come i numeri impietosamente testimoniano, che non intacca però la bella immagine che si è costruito dopo quel maledetto dritto a Hockenheim 2018. Ad maiora, Seb!

MAGNUSSEN

Ecco un pilota di Formula 1 d’altri tempi. Fermo (be’, quasi viste le interessanti esperienze a ruote coperte e la buona prestazione in Indycar chiamato all’ultimo minuto) per un anno e chiamato a stagione quasi iniziata a sorpresa per sostituire il non compianto Mazepin il nostro sfodera un’annata molto interessante. Come Bottas anche lui si trova sorpreso dalla competitività della vettura e ne approfitta immediatamente con un quinto posto insperato nel primo GP. La favola finisce subito, però, perché già dal secondo GP la Haas torna nei ranghi che le erano stati pronosticati, peggiorando via via lungo il corso della stagione. Il buon Kevin però è un “massimizzatore” coi fiocchi e appena ne ha l’occasione porta a casa la più eclatante sorpresa dell’anno: la pole in Brasile è stata eccezionale. Basta questo, oltre al punteggio doppio rispetto a quello del teammate, per dare un giudizio positivo della sua stagione. E non è la prima volta che asserisco che costui sarebbe il secondo pilota ideale in un team che ha ambizioni di vertice. Non è veloce come i top driver ma la grande intelligenza in gara e l’estrema solidità che ha sempre dimostrato nella sua carriera sarebbero utilissimi. Nel 2023 ritroverà Hulkenberg con il quale ha già duellato con vigore sia dentro che fuori dalla pista, soprattutto in uno storico siparietto nel post-gp di Ungheria 2017. Ne vedremo delle belle? Che poi, se le voci sul motorone Ferrari 2023 sono vere e Haas sforna una monoposto equilibrata il 2023 gli potrebbe riservare delle belle sorprese.

GASLY

Mah! Ma che stagione negativa ha avuto il buon Pierre?! Dopo la (ingiusta?) defenestrazione da RBR del 2019 si era dato un gran da fare per fargliela pagare ad Helmuth e Christian, sfoderando due stagioni e mezzo assolutamente favolose in Alpha Tauri, considerando il mezzo (culminate nella vittoria a Monza nel 2020). Ci si aspettava che nel 2022 avrebbe dato il la definitivo in vista di un suo ritorno alla casa madre. E invece? E invece no! Purtroppo per lui, a parte il relativo acuto di Baku, non trova mai ritmo e nemmeno l’exploit capace di salvare la stagione. Sparisce via via venendo perfino oscurato dal non irresistibile (pur miglioratissimo) compagno di squadra. Invisibile in gara rimane comunque uno dei favoriti della coppia di intervistatori post-gara di sky che ogni volta cercano di spillargli commenti in italiano a cui lui, credo saggiamente, immancabilmente si sottrae. Il favorito (insieme a Toto) della bella e brava Federica Masolin e del simpatico Davide Valsecchi (forse il più competente del team Sky, lasciatemelo dire, al minimo al pari di Bobbi perché nascoste nelle sue fin troppo esagerate filippiche si trovano le più azzeccate analisi tecniche della stagione) finisce ingloriosamente per uscire definitivamente dall’orizzonte RBR e solo la sua “francesità” (unita al mercuriale decisionismo di Alonso) gli consente di ottenere un sedile per il 2023. Che sarà per lui, temo, l’ultima chiamata.

STROLL

Sarò laconico: pietoso, come sempre.  Oscurato dal pur pre-pensionato Vettel, non si mette nemmeno in luce nelle condizioni a lui più congeniali, cioè sul bagnato, che pure non sono mancate quest’anno. Ma che ci sta a fare un pilota così in Formula 1? Ah già! Dimenticavo… Non so voi cosa ne pensate ma nonostante il facoltoso babbo ho la sensazione che il 2023 sarà la sua ultima stagione nel circus. È una previsione? O un auspicio?

MICK SCHUMACHER

Spiace per il figlio della leggenda ma purtroppo quest’anno è andato assai maluccio. Non tanto e non soltanto per i pessimi risultati incamerati (pur migliori dell’anno precedente) quanto per l’impressione che ha dato di non aver saputo affrontare la stagione nel modo che si conviene. Il confronto con il teammate, anche al netto dei risultati concreti, è stato impietoso. Mentre Kevin era sempre “sul pezzo”, cioè sempre teso a ottenere il massimo delle sue possibilità e del mezzo che guidava e pronto a sfruttare le rare occasioni che si sono presentate, Mick era sempre ansioso, fuori ritmo e con troppi errori banali (anche senza considerare i siparietti sul costo dei suoi incidenti, alcuni veramente spaventosi remember Gedda e Monaco?) a oscurare il suo ruolino di marcia. Errori spesso gratuiti e del tutto inutili che sono proprio quelle cose che non si vogliono vedere in un pilota di Formula 1 che si rispetti e che, se non sei un fenomeno di velocità come Verstappen o Leclerc, non vengono perdonati. Se poi guardiamo i numeri e consideriamo che Magnussen era stato lontano un anno dalla F1 allora le cose peggiorano: in Q il gap medio rimediato da Mick è stato addirittura di -357 millesimi – non ci siamo proprio. L’exploit ottenuto con merito in Austria e l’ottima Q in Canada non sono stati sufficienti a compensare quanto di negativo ha mostrato nel resto della stagione. Il cognome che porta è stato utile fino a qui, in una embrionale carriera in cui ha pur mostrato sprazzi e spunti promettenti ma è anche un macigno il cui peso è difficile togliersi di dosso. A essere onesti, credo abbia ancora margini di miglioramento e il salvagente che gli ha gettato Mercedes potrebbe essergli utile in futuro. Staremo a vedere.

TSUNODA

Difficile giudizio quello sulla stagione di Yuki ma la sensazione è che dopo l’inguardabile stagione 2021 il 2022 sia stato decisamente migliore. Errori banali, gratuiti e inutili, condotte di gara al limite del ridicolo e persino mancanza di velocità hanno lasciato via via il posto, nel corso della stagione 2022 al loro opposto. I risultati apparentemente peggiori rispetto all’anno precedente sono dovuti solo ad una vettura decisamente meno competitiva e non alla guida del piccolo Yuki. Intanto ha messo a posto la velocità: in Q è passato da un 1-19 a 9-12 contro Gasly  portando il gap medio (ponderato) in Q da -528 a -95 millesimi.  Poi ha messo a posto la condotta di gara che è migliorata via via in stagione senza che ciò andasse troppo a detrimento della sua esuberante combattività. Il risultato finale è che mentre Gasly è via via sparito come l’investigatore Blue di Paul Auster il buon Yuki è invece sempre parso pimpante e vivace, al netto dei risultati concreti ottenuti in pista. Dicono che la svolta sia stata il trasferirsi in Italia per masticare Formula 1 da mane a sera. A quanto pare è servito. Bravo.

 

ZHOU

Molto interessante anche la stagione di Zhou. Partito malissimo ha dovuto scontare evidenti problemi di adattamento alla formula e non ha potuto, come Bottas, sfruttare il buon pacchetto che Alfa Romeo ha avuto nelle prime gare. Ecco così spiegato il gap in termini di punteggio in classifica piloti rimediato dal più esperto compagno di team. Tuttavia il nostro ha saputo poi trovare una quadra e nella seconda parte di stagione ha sfoderato numeri di tutto rispetto che, sempre nell’indicativo confronto con il compagno di squadra, così recitano: in Q nelle prime dieci gare ha rimediato un 2-8 con distacco medio di – 687 millesimi ma nelle rimanenti, pur rimediando un 6-7 in griglia ha ribaltato addirittura la situazione sul piano cronometrico dando a Bottas un distacco medio di + 131 millesimi. In gara (numeri non depurati da incidenti/ritiri salvo ritiri nella stessa gara) è arrivato dietro a Bottas sempre nelle prime 11 gare ma poi nelle rimanenti 10 gare ha prevalso 6-4. L’impressione generale è che il meno chiacchierato pilota di F1 sia molto meglio di quanto non ci si aspettasse. Vedremo l’anno prossimo come andranno le cose.

 

ALBON

Una Williams in leggerissimo progresso ma pur sempre ultima in griglia non ha permesso ad Albon di ottenere granché. Tuttavia l’anglo-tailandese ha comunque sfoderato una stagione coi fiocchi. Anche in questo caso è bene affidarsi ai numeri e questi dicono che si è “bevuto” il compagno di team più o meno nello stesso modo in cui se l’era bevuto Russell. La bellezza di un 19-1 in Q condito con un distacco medio di 624 millesimi dicono tutto. Per non parlare poi delle gare in cui Albon ha mostrato una combattività straordinaria (che già si era vista, a onor del vero, nelle sue passate esperienze) e che pur a dispetto della scarsa competitività della Williams l’hanno portato spesso a battagliare per i punti. Decisamente bravo.

LATIFI

Che ve lo dico a fare? Ennesimo figlio di papà che approda in F1 noleggiando il sedile che dimostra che non era proprio il caso. La sua mesta uscita dal circus è la logica conclusione della sua carriera.

DE VRIES

Una nota di merito per De Vries ci sta tutta. Chiamato a sostituire Albon a Monza si è presentato a tutti con una qualifica mostruosa all’8 posto e facendo una gara solidissima che gli ha garantito il nono posto finale. L’anno prossimo in Alpha Tauri, peraltro con un compagno non irresistibile (ma in crescita) come Tsunoda, potrà e dovrà far vedere di che pasta è fatto. Mi aspetto ottime cose perché a differenza dei piloti-bambini che va di moda ingaggiare in questi anni arriverà alla sua prima stagione completa in F1 con l’esperienza giusta e con l’età giusta per fare bene fin da subito (come peraltro ha già dimostrato). Sarà molto interessante.

Buon 2023 a tutti!

 

Metrodoro il Teorematico

BASTIAN CONTRARIO: IL MESSIA NELL’ANNO CHE VERRA’

Il 2022 ormai ci sta salutando per sempre e, sportivamente parlando, di certo non è stato avaro di emozioni e di novità e, come al solito, specie per quanto riguarda la Ferrari, non ha mancato di dividere gli appassionati che la seguono. Binotto è stato mandato via anzitempo prima della fine naturale del suo contratto ed al suo posto è giunto Vasseur dall’Alfa Romeo, accolto come il nuovo Messia che dovrà condurre la Rossa verso la terra promessa. Cammino tutto in salita per lui e la squadra che lo dovrà seguire (o dovrei dire, per rimanere in tema biblico, popolo rosso?), considerando la dirigenza che c’è alle spalle della stessa Gestione Sportiva e, soprattutto, dell’agguerrita concorrenza che si dovrà affrontare. Cerchiamo di capire quali saranno i potenziali scenari per il Messia nell’anno che verrà.

Il primo pensiero non può che andare ai campioni del mondo, consci del loro potere politico in primis e di quello tecnico soprattutto. La Red Bull, dopo anni di digiuno e soprattutto pazienza durante il dominio AMG, non ha fatto altro che rimboccarsi le maniche, rifondando una squadra attorno al suo campione Verstappen. Il loro è stato un lavoro certosino, in luogo del quale hanno fatto crescere il talentuoso olandese attorno ad una squadra già rodata, dopo la scorpacciata di mondiali fatta con Vettel. Contrariamente al dogma Ferrari, nella suddetta squadra, non hanno cambiato una virgola: l’ossatura principale è rimasta la stessa (stabilità come parola d’ordine) e non hanno fatto altro che adeguarla al pilota sul quale hanno puntato ed investito. Come dicevo c’è voluto pazienza e tempo e, alla fine, il risultato è arrivato addirittura in anticipo, perché non è stato necessario aspettare il cambio regolamentare a cui Ferrari tanto si affidava. Red Bull ha avuto la capacità di lottare testa a testa con la Mercedes di Hamilton e, nel contempo, di prepararsi al nuovo regolamento. Proprio in quest’anno che sta per finire, questa squadra ha dimostrato cosa significa avere voglia di vincere: sappiamo benissimo come i bibitari siano giunti a dominare il mondiale 2022 dalla fine dell’estate in poi e, chi mi legge, sa altrettanto bene cosa penso del loro furto in termini di budget cap eppure, al di là del “se è giusto o meno”, loro in mente avevano una sola cosa e cioè vincere a qualunque costo. Il vantaggio tecnico che hanno tratto dallo sviluppo continuo ed indiscriminato che hanno perpetrato è tale che il buffetto sulla mano che la Federazione gli ha dato, in termini di ore di sviluppo in galleria del vento, non gli farà né caldo e né freddo e per questo gli attuali campioni del mondo sono da considerarsi la prima forza dell’anno che verrà e quindi la squadra di riferimento da dover battere. Difficilmente, anche se dovrei dire che è praticamente impossibile, la Red Bull si presenterà sotto ai semafori del primo GP della stagione, con un progetto cannato o comunque in ritardo. Considerando come si è concluso l’anno sportivo, non tanto per loro quanto per le vicissitudini dei diretti avversari, saranno a buon diritto i favoriti per vincere il terzo mondiale piloti consecutivo ed il secondo nei costruttori.

Questa considerazione mi porta immediatamente a rivolgere un pensiero alla Mercedes. La lotta, senza esclusione di colpi nel 2021, ha evidentemente distratto gli ex campioni del mondo sul progetto 2022 ed infatti si sono presentati con una macchina palesemente sbagliata, così sbagliata che loro, come i colleghi bibitari, sono dovuti ricorrere alle loro conoscenze politiche al fine di poter ricucire il gap con gli avversari e poter sfruttare così, tutti i GP che ci sono stati dal Belgio ad Abu Dhabi, come “laboratorio” per sviluppare la monoposto 2022 al fine di capire dove realmente hanno sbagliato e presentarsi, quindi, ai nastri di partenza dell’anno che verrà puntuali come sempre. Anche per quanto riguarda AMG ci troviamo d’innanzi ad un palese caso di “voglia di vincere” a tutti i costi: infatti loro come i colleghi di Milton Keynes, non hanno guardato in faccia a nessuno (emblematico avere all’interno della Federazione… la loro donna di fiducia poi andata via) ed anche loro, come Red Bull con Oracle, hanno avviato da tempo una stretta collaborazione con Ineos per aiutarsi nello sviluppo. Mercedes l’anno scorso, grazie a questa insaziabile voglia di vincere e soprattutto grazie a Ferrari, ha rischiato di arrivare clamorosamente seconda nel mondiale costruttori. Sebbene le incognite a riguardo di queste squadra ci sono ancora, è anche vero che le loro capacità di recupero sono indubbie e non posso non pensare che non saranno della partita… anzi. Hamilton, in quest’ultimo campionato, ha sofferto non poco sia perché non aveva un mezzo all’altezza (il commento via radio di Alonso a riguardo del fatto che “questo ragazzo sa partire bene solo se è in prima fila” la dice lunga) e sia perché il suo primo avversario, cioè il compagno di box, non è stato un cavalier servente come il Bottas dell’annata 2017 – 2018… tutt’altro. Russell, in barba proprio alla riverenza nei riguardi del pluri decorato compagno, non si è fatto pregare, andando a vincere l’unico GP della casa di Stoccarda, lasciando il compagno con le brache calate e a bocca asciutta, non potendo così ritoccare l’unico record che gli rimaneva e cioè vincere almeno un GP da quando ha iniziato a correre. Se è vero che in F1, con apparente stabilità regolamentare, si ricomincia da dove si è concluso, dubito fortemente che AMG si fermerà ad una singola vittoria così come lo stesso Hamilton non starà a guardare né il compagno né gli avversari. La casa della stella a tre punte sarà della partita e qualcosa mi dice che sarà protagonista fino alla fine.

Volutamente ho lasciato Ferrari per ultima nella mia disamina: tanti sono i rancori, i dubbi e le delusioni. Non mi riferisco a come si è concluso il mondiale 2022, sportivamente parlando, bensì a come si è concluso politicamente in seno alla Gestione Sportiva. La Scuderia ad Abu Dhabi, nonostante il golpe in piena regola, attuato dalla dirigenza a mezzo stampa, ha reagito compatta dando un segnale inequivocabile, stringendosi a coorte attorno al suo generale. Ciò non è stato sufficiente per placare la sete di sangue da parte di una dirigenza che non ha nessuna voglia di vincere a differenza dei diretti avversari (o comunque pensano di farlo con le loro “strategie politiche”), nei riguardi di un uomo solo che nonostante i suoi difetti ha portato una squadra dal sesto posto del 2020 al secondo del 2022. Ora tocca al Messia tanto annunciato (dopo il diniego di nomi ben più blasonati del Messia stesso… sic!), darsi da fare! Come sarà il mondiale della Ferrari di Vigna/Tavarez/Elkann (ebbene sì, a noi ci tocca il triumvirato!)? Siamo alle solite purtroppo: come ad ogni cambio di TP (il quinto in dieci anni…. roba da matti!), c’è sempre il solito rinnovato entusiasmo dovuto alla novità del momento e tutte le speranze sono riposte nelle miracolose mani del nuovo arrivato, dimenticando (e Red Bull ed AMG stanno a ricordarcelo ogni giorno) che l’unica cosa che conta è la stabilità! Vasseur a gennaio prenderà possesso della Gestione Sportiva e, praticamente, dovrà portare avanti un lavoro che non solo non è suo, bensì resta da capire anche se sarà in grado di farlo suo. A mio modesto giudizio, Ferrari partirà forte a marzo, perché Binotto aveva già iniziato a lavorare al progetto 2023, individuando le aree su cui intervenire. Solo che un conto è che il suo lavoro viene portato avanti da egli stesso, un altro è che viene portato avanti da un estraneo il quale, giustamente, avrà bisogno di tempo per instaurare il suo metodo di lavoro. Per questo a mio modo di vedere, Ferrari sulla distanza rimarrà col fiato corto come si suol dire… mi auguro di sbagliare. Chissà ad ogni modo se questa volta “l’onda rossa” dei tifosi, che tanto hanno criticato e bistrattato il buon Binotto senza posa, saranno pazienti con il Messia nell’anno che verrà.

PS

A voi tutti che avete la pazienza di leggere la mia rubrica e, soprattutto, allo staff del Blog del Ring con a capo Andras e Salvatore, auguro i migliori auguri di un felice anno nuovo.

 

Vito Quaranta