F1 2023 – GRAN PREMIO DELL’AUSTRIA

Il mondiale F1 torna in europa per il primo dei quattro appuntamenti che porteranno alla pausa estiva dopo il Gp del Belgio. Vorremmo poter dire che saranno quattro tappe fondamentali per il mondiale e bla bla bla ma ormai, con entrambi i mondiali in ghiaccio e ipotecati dal duo Red Bull/Verstappen, tocca dirottare su altro le nostre (residue) attenzioni.

Cominciando dai padroni di casa, neanche a dirlo, che vorranno a maggior ragione segnare il territorio con una vittoria, magari con doppietta se Perez si riprende dal suo torpore estivo. La RB19 è un’arma totale su ogni pista e, salvo imprevisti, una vittoria lattinara è il minimo che ci si possa aspettare al Red Bull Ring.

immagine da ctcnews.ca

Po vabbè, al solito quel burlone di Marko ciurla nel manico affermando che sarà difficile, la Ferrari (Ferrari!? seriously?!) andrà forte eccetera eccetera… Vorremmo credergli ma su una pista piena di curvoni veloci, in cui le gomme soffrono forti sollecitazioni laterali e il turbo delle PU è messo sotto stress, viene diffcile pensare che la rossa possa avere qualche chance.

Proprio il gp austriaco del 2022 fu l’inizio della fine delle ambizioni Ferrari e l’ultima gioia prima della discesa nel baratro. Leclerc dominò la corsa ma Sainz fece esplodere la sua PU e da qual punto in poi è iniziata l’inesorabile discesa nella mediocrità di una monoposto in difficoltà con PU e carico aerodinamico. Non sappiamo cosa aspettarci dal gp di quest’anno anche se le previsioni non sembrano rosee. Ferrari si presenta con un nuovo fondo provato durante un filming day a Fiorano ma l’incognita più grande viene proprio dalla PU e dalla gestione delle gomme, due grossi handicap della rossa quest’anno. Il circuito di Montreal è un’altra cosa rispetto al Red Bull Ring e la resa della rossa potrebbe essere agli antipodi. Ma ormai non farebbe neanche notizia.

Anche Mercedes si aspetta molto dall’appuntamento austriaco nella valutazione complessiva della W14 versione B. in attesa di un corposo pacchetto di aggiornamenti previsto per la gara di casa di Silverstone, a Brackley dovranno valutare come si comporta la monoposto su una pista da curvoni veloci come il Red Bull Ring e capire se la rincorsa alla Red Bull e alla prima vittoria stagionale sta andando bene.

immagine da racingnews365.com

Intanto tiene ancora banco il rinnovo di Hamilton, quello con cui è un “dispiacere parlare di soldi” (Wolff cit), che sta ponendo delle condizioni al limite del ridicolo (bonus da 15 milioni di sterline per eventuale titolo mondiale aggiunto nello stipendio base anche senza la conquista dello stesso, rinnovo lungo e non 1+1, ruolo di ambassador Mercedes per 10 anni a fina carriera a 20 milioni l’anno…e magari anche una fettina di culo tagliata sottile). Ma si sà che tra amici un accordo si trova.

Aston Martin a parole arriva molto fiduciosa in Austria, convinta che gli ultimi aggiornamenti funzionano e sicura di essere della partita per un bel risultato. Alonso è bello carico e spera che prima o poi quelli davanti abbiano una giornata no per poter tornare alla vittoria che gli manca da un sacco di tempo. Ovviamente l’augurio di tutti è che si possa ripresentare il duello con Hamilton visto in Canada. Sarebbe troppo sperare che possa lottare con il 33 olandese ma chissà…

L’autarchica Alpine cercherà di continuare nel suo momento positivo e la rincorsa per entrare nel ristretto grupppo di chi lotta costantemente per il podio. In tal senso il recente ingresso di capitali grazie alla vendita del 24% delle azioni del gruppo è un ulteriore stimolo a far bene. L’unica pecca è che al momento il suo pilota immagine sia anche quallo più antipatico del circus, in attesa che Gasly ritrovi un pò di vèrve che da tempo gli manca.

Nel gruppetto delle cenerentola svetta senza dubbio la Williams, ormai abituata alla zona punti con Albon. Per continuità e risultati si fa preferire a tutte le altre che, un pò per monoposto davvero scarse un pò per piloti che stanno rendendo pochissimo, non riescono a uscire dalla mediocrità nella quale sono impantanate.

immagine da racingnews365.com

Pirelli porterà in Austria le mescole C3, C4 e C5, le più morbide a disposizione. Un bel banco di prova per squadre come Ferrari che si sono rivelate più volte davvero poco gentili nella gestione del degrado.

Di solito il Red Bull Ring offre delle gare divertenti, con imprevisti e problemi tecnici che aggiungono imprevedibilità ormai sconosciute su altre piste. Ci sarà anche la sprint, per cui molto meno tempo per i team per cercare il setup ottimale delle monoposto. Vasseur ha dichiarato che è stato fatto un gran lavoro al simulatore in previsione di questa gara e si aspetta una SF-23 vincente a breve. Come vorremmo credergli.

*immagine in evidenza da redbullring.com

Rocco Alessandro

MOTOGP 2023-ASSEN. BAGNAIA ALLUNGA, BEZZECCHI RESISTE, MARQUEZ DESISTE

L’ultimo appuntamento mondiale della MotoGp prima della lunghissima pausa estiva di 5 settimane, va in scena in quel di Assen per un classico delle due ruote che anni addietro si correva addirittura di sabato.

Ci si arriva con il campione del mondo in carica in testa alla classifica generale. Scontato considerare Pecco Bagnaia l’uomo da battere ed uno dei favoriti per le vittorie delle due gare previste. Il chivassese cominciò proprio qui quella rimonta impossibile che lo scorso anno lo portò sul tetto del mondo e proprio qui vinse la sua prima gara mondiale ai tempi della Moto3 e della Mahindra.

A contrastarlo soprattutto gli altri piloti in sella alle moto bolognesi con possibili sorprese dai rider Ktm e, chissà, da quelli Aprilia. Quasi impossibile per tutti gli altri Marquez incluso (raggela scriverlo).

 

QUALIFICHE

Marco Bezzecchi conquista la pole dopo aver mostrato di essere in palla appena messe le ruote in pista al venerdì mattina. La prima fila (tutta Ducati) è completata Bagnaia (in difficoltà al venerdì) e dal compagno del Bez Luca Marini. Ottimo quarto un redivivo Fabio Quartararo che su una pista meno ostica per la sua moto ci mette una pezza “di manico” almeno sul giro secco. Ancora buio pesto dalle parti di Honda e Marquez, e deludono pure Martin e Miller. Evidentemente non avranno smaltito ancora i postumi del prosecco del Sachsenring.

 

SPRINT RACE

Vittoria di Bezzecchi che dopo essere scivolato al terzo posto in partenza va a riprendersi la leadership ripassando Binder e Bagnai più solerti al via. Dietro di lui il torinese che da l’impressione di volerci provare ma non troppo in ottica mondiale e lo stesso Binder su Ktm che però viene penalizzato per track limits. Sul podio ci finisce allora un bel Fabio Quartararo autore di una gara finalmente solida sempre a ridosso dei piloti di testa e, soprattutto, senza il consueto distacco finale.

Gara opaca delle Ducati Pramac con Zarco che sbaglia gomma anteriore e Martin che dopo un fuoco iniziale si fa sorpassare nel finale anche da Espargaro sulla prima Aprilia. Marc Marquez ha dato l’impressione di fare uno stint di test piuttosto che una gara.

 

GARA

Il vantaggio di effettuare due gare nel weekend sta tutto nel fatto di cercare di capire al sabato come eventualmente “aggiustare” la domenica. E Francesco Bagnaia questo ha fatto tra il sabato pomeriggio e la domenica mattina. Preso nota del comportamento della sua moto e di quella del rivale Bezzecchi che al sabato lo aveva sopravanzato, Pecco parte in maniera “ordinata” lasciando sfilare Binder (autore dell’ennesima partenza con la catapulta) alla prima curva per poi sorpassarlo dopo averlo fatto sfogare per un paio di giri. Da li in avanti non c’è più stata storia: il torinese ha guidato in maniera pulita e superba non permettendo più a nessuno nemmeno di tentare un eventuale sorpasso. Non ha tentennato nemmeno quando Bezzecchi ha sopravanzato Binder ed ha provato ad avvicinarsi. Il distacco è sempre rimasto sopra il mezzo secondo arrivando a punte di quasi due a riprova che Bagnaia ha sapientemente controllato il suo impeto e la gara stessa.

Sul podio, oltre ad uno splendido Marco Bezzecchi, ci finisce Aleix Espargaro quarto sul traguardo ma che “beneficia” della penalità comminata a Binder per essere andato troppe volte sul verde.

Fabio Quartararo scivola nei primi giri portandosi nella ghiaia anche il connazionale Zarco, così come fa Vinales che stava accendendosi quando era in sesta posizione. Dell’elenco dei caduti fanno anche parte Bastianini in lenta ripresa (non era distante dai primi), Fabio Diggianantonio (che era risalito sino al nono posto), Jack Miller che si è inghiaiato ad inizio gara preso dalla foga di recuperare dopo brutte qualifiche.  Gara onesta (ma non basta se si vuole vincere un mondiale) per Jorge Martin arrivato quinto e che ha pagato a caro prezzo la pessima qualifica. Dietro di lui un discreto Alex Marquez che ha preceduto Luca Marini autore di una gara tutto sommato scialba considerato che partiva dalla prima fila.

A punti anche Nakagami, Morbidelli e Bradl con le “giapponesi” rimaste “sulle ruote”. Magra consolazione considerato che su 22 partenti sono arrivati solo in 14 e che anche Folger ha preso 2 punti iridati.

Adesso si va in vacanza sino ad inizio agosto. Bagnaia e la sua Ducati hanno allungato sugli inseguitori in classifica e portato dalla loro parte quell’inerzia che potrà essere importante a livello psicologico al rientro dalle vacanze.

Il torinese ha acquisito sicurezza e serenità e sarà davvero difficile batterlo: lui è sempre lì davanti mentre gli altri intorno si alternano spesso e volentieri. Lo scorso anno ha portato a termine una seconda parte di stagione degna di essere ricordata negli annali. Se solo facesse la metà di ciò che fece nel 2022 il secondo sarebbe a portata di mano.

Inevitabile affrontare il capitolo Marquez. Troppo odio ed invidia nei suoi riguardi sui social media. E’ in difficoltà e non solo a causa delle sue condizioni fisiche. Quelle contano per essere dichiarato “unfit a comando” per la gara della domenica in cui capisci che forse è meglio tirare il fiato e riflettere.

Vedere uno come Marc girovagare per la pista non fa bene a lui e non fa bene nemmeno al motociclismo in generale. Vederlo vivacchiare nella sprint race è stato triste, ma lo è stato anche vederlo cadere nell’unico modo che ancora ci mancava. Sabato ha tamponato Bastianini mentre andavano a rilento entrambi.

Marquez ha capito che la storia con Honda è oltre i titoli di coda. Lui ed il suo management stanno studiando le vie d’uscita per cercare una moto decente per la prossima stagione. Gli indizi, le voci (che si rincorrono ormai da un paio d’anni) e lo sponsor comune portano verso KTM ai quali non potrebbe che far bene l’arrivo dello spagnolo. Il possibile ago della bilancia è Pedro Acosta. Se lui dovesse decidere si spostarsi in Yamaha che lo vuole fortemente allora la strada sarebbe spianata per un Marc vestito di arancione. Se invece Acosta restasse nell’orbita Ktm gli austriaci avranno da gestire i contratti di Binder e Miller e capire se trovar ad uno o ad entrambi un posto da Poncharal mettendo alla porta uno o entrambi i piloti attuali.

La dead line per capirci qualcosa in più è il prossimo 30 giugno.

Buona Vacanza a tutti

 

Salvatore Valerioti

BASTIAN CONTRARIO: IL CARATTERE

Ad essere sinceri scrivere di un GP di F1, considerando i tempi che corrono, inizia ad essere un esercizio difficile, visto e considerato che il risultato lo si conosce ancora prima che lo stesso inizi. A tal proposito è bene ricordare che la FIA, nella sua infinita saggezza, ha istituito il budget cap (personalmente la ritengo una regola assurda quanto antisportiva), proprio per livellare il più possibile le prestazioni tra le squadre, al fine di dare la possibilità alle stesse del cosi detto mid field, di poter recuperare sui top team e quindi aumentare la competizione in pista con conseguente ed inevitabile aumento del spettacolo. Sappiamo tutti che barzelletta (una delle tante ormai) sia stata l’istituzione di questa assurda regola e ne abbiamo avuto la prova proprio nel suo primo anno di attuazione, con conseguente risultato che la stessa Federazione ha ottenuto l’esatto contrario: infatti non solo la forbice tra “serie A e B” si è allargata, addirittura ha messo in condizioni una squadra già vincente, come la Red Bull, di dominare con il suo pilota di punta ogni domenica di gara, tanto da concentrare l’attenzione e l’azione su chi arriverà secondo nel mondiale costruttori e piloti. Grazie a questa buffonata (perché non posso definirla che così), i già vincenti bibitari si trovano nella condizione di festeggiare, alla fine del GP canadese, la loro centesima vittoria. Ormai nemmeno mi ci arrabbio più. In una f1 anglo centrica ormai da tempo immemore, tutto è concesso purché a vincere sia appunto una squadra inglese. Allora complimenti alla squadra di Milton Keynes, che ha voglia di vincere ed ha le competenze necessarie sia nel saper aggirare le regole e sia perché ha veramente voglia di vincere: il pacchetto RB19/Verstappen è inarrestabile e tale rimarrà fino alla fine dell’anno e, purtroppo, non solo per questo 2023. Di fatto, proprio grazie a questa regola siamo tornati indietro nel tempo, ovvero nel 2014, inizio dell’era turbo ibrida in cui AMG dominava in lungo e in largo, annichilendo tutto e tutti. La differenza è che prima erano doppiette a nastro per la casa di Stoccarda, regalando gli avanzi che rimanevano (ed era proprio Red Bull ad approfittarne!), mentre ora i bibitari non lasciano nulla anche se al traguardo la doppietta lattinara non è così scontata, visto che Perez è in preda a crisi mistiche. Di sicuro Verstappen è una certezza in qualunque condizione. Così forte che nemmeno la sorte lo scalfisce: la safety car, domenica scorsa, entra nel momento esatto in cui l’olandese imbocca il tratto di pista utile per poter guadagnare l’ingresso ai box… fenomenale! La fortuna i campioni se la creano. Al di là di tutte le magagne che la Red Bull è capace di fare, è anche vero che uno come Verstappen e, chi gli sta dietro, tutto questo se l’è costruito con pazienza senza mai mollare, aspettando il momento giusto ed arrivando anche a minacciare di andarsene quando Honda ancora friggeva i suoi propulsori (senza friggere il pilota… questa è un’altra storia), quando poi, in casa dei lattinari, chi è che minaccia licenziamenti è Marko. Carattere che ce ne vuole tanto, perché per diventare campione il solo talento non basta evidentemente. Il buon Max, ha tanto talento quanto carattere e la combo, il mix di questi due talenti, gli ha permesso di essere lì dov’è.

Carattere dicevo, quello che evidentemente manca a Charles in questo frangente. Ho le spalle larghe e so bene a quale fuoco incrociato sarò esposto, specie dalla frangia oltranzista dei suoi tifosi, i quali hanno imparato bene da quelli del tedesco, senza parlare del fatto che proprio i tanti tifosi di Vettel si sono riciclati (del resto oggi il green va di moda) nella tifoseria del monegasco. Il GP della Ferrari si consuma, anche se dovrei dire si spegne, sotto la pioggia torrenziale del sabato delle qualifiche: sappiamo tutti che Ferrari ha utilizzato una strategia conservativa (come tutti gli altri team, a parte la Williams che non aveva nulla da perdere), proprio per assicurarsi il tempo di qualifica, per poi dare le slick a Charles, il quale, che si voglia o meno, in seguito sbaglia. Di base è un errore veniale, perché, anche se le qualifiche vengono incasinate, è anche vero che per chi insegue il rischio è sempre dietro l’angolo, dato che è costretto ad osare di più. Ciò che è grave è quello che è successo dopo, dietro i microfoni. LeClerc, per la prima volta (giocattolo rotto?) da quando è in Ferrari, sputtana la squadra e ci può stare, visto che anche lui, sebbene per alcuni possa sembrare strano, è un essere umano. Il monegasco, sempre avvezzo a prendersi la colpa e a difendere il suo team, alla fine esplode come il Vesuvio duemila anni fa, gettando vagonate di sterco sul muretto usando tutto lo charme di cui dispone… il che fa ancora più male. Evidentemente dell’eleganza, nel motorhome rosso, non sanno che farsene e dopo quelle parole di fuoco, a telecamere spente, ci sarà stata una lavato di capo memorabile. La differenza, rispetto all’anno scorso, è che questa volta non abbiamo visto ad uso e consumo di telecamere additamenti vari, fatto sta che in seguito Charles, come un cane bastonato (il corpo non mente mai), si avvicina al microfono di Vasseur e si scusa per quello che ha detto, rimangiandosi tutto. L’anno scorso venne giù il mondo dopo che l’indice di Binotto voleva infilzare il viso del monegasco, sabato invece era un mare di giustificazioni e santificazioni. Il carattere, mio caro Charles, è questo che manca attualmente. Domanda: ce lo vedete Verstappen che va davanti alle telecamere a ritrattare quello che ha detto precedentemente? Con presunzione affermo che difficilmente avremmo visto questa scena. I commentatori di Sky, capendo l’antifona, glissano, spostando l’attenzione sul cibo precotto che allo spettatore medio tanto piace e cioè che è un pilota amato in tutt’Italia, tanto che è il figlio che tutte le mamme vorrebbero e sui colori del casco che porta! Signore e signori, siamo seri e cerchiamo di capire che sebbene LeClerc abbia talento da vendere, e che è confrontabile tranquillamente con quello del suo rivale olandese, è anche vero che, attualmente, al monegasco manca quel guizzo in più per caricarsi la squadra sulle spalle e dare il colpo decisivo per smuovere le cose. Sia chiaro, in questa squdra chiamata Ferrari, nemmeno Verstappen potrebbe fare nulla, eppure proprio come l’olandese evidentemente, potrebbe far sentire forte la sua voce: Charles è prossimo al rinnovo con La Rossa semplicemente perché non ha alternative vincenti al momento, ed è anche vero che la stessa Ferrari, se andasse via il suo cavallo di razza, non lo potrebbe sostituire con nessuno, sia perché a parte Max non c’è nessuno confrontabile con lui (lasciamo da parte Russell ed Hamilton perché non si muovono da dove stanno) e sia perché nessun potenziale campione (ammesso che esistano) si vuole bruciare venendo nell’attuale Ferrari. Allora come mai LeClerc non fa la stessa cosa fatta da Verstappen in Red Bull quando Honda bruciava motori? Per quale motivo il monegasco non alza la voce con azioni decise e concrete al fine di smuovere le acque a Maranello? Ferrari ha fatto vedere qualcosa di positivo domenica scorsa, tuttavia non ci si deve illudere sia perché servono conferme urgenti e sia perché, ammesso che la direzione sia quella giusta, bisognerà sempre inseguire… almeno per quest’anno e la concorrenza (a partire proprio da AMG) è spietata. “Quando il gioco si fa duro, i duri iniziano a giocare”, recita il detto ed è proprio in questo momento che serve il carattere necessario per affrontare tali difficoltà. Di un LeClerc così remissivo, che abiura quanto detto poco prima, Ferrari, quella che vuole vincere veramente, non sa cosa farsene

 

Vito Quaranta

MOTOGP: GRAN PREMIO DI GERMANIA – MARTINATORING

Settimo appuntamento stagionale in quel del Sachsenring per un classico di inizio estate, in quello che un tempo fu uno dei regni assoluti di re Marc Marquez. Qui abbiamo assistito ad anni di dominio assoluto, a gare dominate in lungo ed in largo sin dalle prove per finire alla gara. Uno di quei circuiti sinistrosi dove il resto del mondo sapeva sin da inizio stagione di essere relegato a pura comparsa riempigriglia.

E proprio qui abbiamo assistito lo scorso weekend al momento più difficile di tutta la carriera del campionissimo di Barcellona. Vero, qualcuno potrebbe obiettare che gli incidenti e gli infortuni degli scorsi anni sono stati difficili, ma stavolta si è percepito qualcosa di diverso da sempre.

Ha litigato con la sua Honda per tutto il weekend andando per terra tante, troppe volte. L’ha persa in ingresso curva, a centro curva, in uscita. L’ha persa davanti ma anche dietro. E’ scivolato ma è anche volato per aria.

Tutto si può dire a Marc da parte dei suoi detrattori, ma nessuno può affermare che non sia uno che ci abbia sempre provato. E lo ha fatto sino al warm up nonostante il rapporto di fiducia con la RC 213, con il team e con la fabbrica pare ormai essersi esaurito. Il ragazzo ha perso il sorriso e forse pure la voglia di farsi del male visto che non cava un ragno dal buco nemmeno guidando al 110% delle sue capacità…

Hai voglia di sentire le critiche dei detrattori sui socials o al bar. Marc non è pericoloso per gli altri, almeno non ancora. Marc rischia di farsi male quando spinge perché, sino a domenica, non si è mai rassegnato a finire nel centro gruppo.

E’ comprensibile per un campione di razza ci questa portata. E’ comprensibile per uno che la “cazzimma” e per anni è riuscito a coprire le magagne della Honda grazie al suo talento, la sua velocità, la sua classe.

Può essere simpatico o meno ai tifosi di altri.. può essere odioso quando si attacca alla scia per poter aggrapparsi ad un posto migliore in griglia…. Può essere quanto di peggio chiunque voglia che sia ma va rispettato per lo spirito di abnegazione che ha profuso negli ultimi anni a rischio della propria salute, carriera, vita. RISPETTO PER MARQUEZ.

L’impressione è che qualcosa stavolta si sia rotto in maniera definitiva con i giapponesi.. e meno male… Forse lo potremo rivedere in sella ad altre moto.

L’auspicio di chi scrive è che possa salire su quell’Aprilia che i due piloti attuali forse non sfruttano al 100%. Sarebbe bello vedere lo spagnolo colorato di nero e rosso.. Vedremo.

Tocca parlare della gara.

Ormai pare definitivamente tramontata l’era dei giapponesi che comandavano il Motomondiale.

Scorrendo la classifica prima di arrivare ad una delle moto del sol “calante” si passa attraverso bolidi italiani ed austriaci.

Lo stesso “fenomeno” Quartararo arranca oltre il decimo posto costantemente e dopo lo scorso anno si è definitivamente “morbidellizzato” anche lui. Buio totale.

Pole, vittorie di sprint e di main race  sono appannaggio del mostro che dall’Igna è riuscito a creare in pianura padana.

Pole al sabato di Bagnaia che completa il suo weekend con due secondi posti dietro al vincitore di entrambe le gare Jorge Martin. Belle anche le gare di Zarco e delle altre Ducati seppur ci si aspettava qualcosa in più da Marco Bezzecchi.

Jorge Martin è stato un martello. In palla sin dai primi giri ha condotto due gare lasciando al campione del mondo in carica il “piacere di osservare il suo codone da vicino per tanti giri. Ad onor del vero Pecco forse ne aveva per stare davanti di un soffio. Nella gara della domenica ha anche tamponato lo spagnolo al centro dell’ultima curva perdendo quei metri che alla fine della gara sono stati determinanti.

Ma è proprio in questo che Francesco Bagnaia ha mostrato di essere cresciuto. Lo scorso anno si sarebbe affannato e si sarebbe sdraiato (accadde anche qui nel 2022). Domenica invece ha mostrato che avere l’iride addosso gli ha tolto quell’ansia da prestazione che spesso e volentieri in passato lo ha mandato per campi.

Anche Jorge Martin è riuscito nel compiere uno switch. Deluso della mancata convocazione nel team ufficiale pareva perso e si è finalmente ritrovato. Adesso è lui il rivale principale in classifica del torinese campione in carica. Ducati Factory o meno il team Pramac ha a disposizione materiale di primordine che garantirà allo spagnolo di giocarsi le sue possibilità sino alla fine. Starà a lui acquisire costanza e sapersi accontentare quando non può vincere: questa è l’unica strada per poter diventare campione del mondo.

Il prossimo match è già alle porte il prossimo weekend di Assen. Poi ci saranno ben 5 settimane di pausa sino ad inizio agosto. Sarà importante per i contendenti uscire dall’Olanda con l’inerzia dalla propria parte.

 

Salvatore Valerioti

MIT’S CORNER: LE NON-PAGELLE DI MONTREAL

Oggi non-pagelle in formato ridotto. L’orario cenatorio del GP, condito di ospiti, mal si adattava al prendere i dovuti appunti sicché ho dovuto rinunciare alla consueta postazione doppio monitor (now da una parte e stickers virtuali pieni di appunti dall’altra – stickers in genere pieni di previsioni sul Gp in tempo reale e che un giorno raccoglierò per formarne il CV da mandare a un team di F1, indovinate quale, per candidarmi al ruolo di strategy manager: peggio di chi c’è ora, forse?, non potrò fare) che normalmente mi vede fremere di tensione durante un gp. Ma Now sta anche sul tv principale e l’accurata scelta della postazione a tavola mi ha consentito di occhieggiare più spesso che sovente il GP del quale quindi mi sono comunque fatto un’idea sufficientemente precisa per non rinunciare del tutto alle non pagelle. Fortunatamente l’anonimato mi protegge dalle plausibili ire degli avventori che credevano nella mia totale attenzione al racconto delle avventure dei loro pargoli prediletti o delle loro peripezie lavorative o dell’immarcescibile quanto noiosamente ripetitiva reminiscenza di comuni esperienze del passato. Casomai scoprissero questa sgarbata falsità del mio atteggiamento spero non me ne vogliano troppo: non ci si auto-invita a casa del MIT in orario di GP, sappiatelo!

Saranno dunque “NON” pagelle, per l’appunto, che mai come in questa occasione fu più adatto. Sicché se compare qualche strafalcione da mal-ricordo confido nella vostra indulgenza.

La gara mi è piaciuta assai. Del resto il Gilles Villeneuve raramente delude: sarà per l’intitolazione?

Senza il meteo a sparigliare le carte come accaduto nelle qualifiche ci si attendeva un GP scoppiettante per i temi che proponeva: saranno confermati i miglioramenti Mercedes? AM porta aggiornamenti: funzioneranno? E Ferrari avrà finalmente capito qualcosa della vettura? E là dietro se le daranno di santa ragione come sempre in Canada?

Siccome la risposta a tutte quelle domande è un SÌ grande come una casa allora si capisce il perché la gara è stata molto interessante.

La cosa più macroscopica del GP è stato il confronto tra i vari teammate sicché vado a dettagliare il GP dei piloti in modo diverso dal solito, accoppiandoli.

VERSTAPPEN-PEREZ

Magnifico, straordinario, eccezionale e chi più ne ha più ne metta: questo è stato il Max Verstappen di Montreal 2023. Che si può dire di più? Non ha commesso la benché minima sbavatura in un week in cui pure di bucce di banana ne ha trovate sul suo percorso. Ha persino raggiunto quota 41 vittorie come Ayrton Senna! (sì, ok, periodi diversi, competizione diversa e tutto quello che volete: però intanto l’ha fatto). Che sia su una vettura altrettanto eccezionale sarà anche vero ma il valore aggiunto di Max non si misura con il calibro ma con un bel metro da urbanista del comune, di quelli che si tirano con la rotellina per decine e decine di metri! Il confronto, impietoso, con Perez mette ancora più in luce la forza e il merito di Max in un mondiale che, se oggi sembra scontatamente a suo netto favore, è perché questo ragazzo non smette mai di stupire. Tutti, dico tutti, hanno avuto l’impressione che abbia gestito il GP guidando “col gomito fuori dal finestrino” ma, ancora una volta, come la mettiamo con Perez? E Perez non è un Mazzacane qualsiasi, sia chiaro. Tra l’altro questo circuito, come già Montecarlo, non era di quelli in cui avresti scommesso tutti i tuoi averi su distacchi siderali – ancora una volta: non che RBR non fosse favorita ma lo era di meno rispetto ad altri circuiti. Ma Max, come nulla fosse, non ha sbagliato nulla. E, badate, questa cosa del non sbagliare nulla non è affatto banale. Prendete le prove di sabato: sotto la pioggia li ha messi tutti in fila come fosse niente, il crono perfetto in ogni momento in cui serviva, controllo eccezionale, visione eccezionale, UAO CARLO MAI VISTO QUESTO a gogo. Laddove, invece, il compagno di team tanto in prova quanto in gara non trovava ritmo, faceva errori, non riusciva a far rendere le gomme nel modo giusto e così via. La cosa più interessante, com’è stato negli ultimi GP è che gli altri team e piloti (con la parziale eccezione di Alonso) non si curano affatto delle strategie di Max quanto invece si preoccupano di quelle di Perez, segno che sanno che Perez è, com’è stato, battibile. Ma lui no, lui sta su un altro pianeta.

HAMILTON- RUSSELL

Nelle ultime tre gare, tra innovazioni della monoposto, difficoltà di interpretazione (leggi: le bucce di banana da evitare) della pista e della gara, condizioni meteo ballerine e quant’altro la sfida in casa Mercedes sta prendendo una piega abbastanza definita in favore di Lewis. Il rampante giorgino, infatti, le sta prendendo dal vecchio leone, in queste condizioni, ripeto, in modo assai inquietante. Difficile dire se questa svolta è più merito di Hamilton o più demerito di Russell sicché mi limito a riportare il commento dell’anno fatto poco fa dal brillante MARLOC:

George ha deciso di sbattere su un muro qualunque e non su quello dei campioni; ci vedo un segno

Già, Marloc ha ragione da vendere. Quando il gioco si fa duro sembra che Russell, dopo la ineccepibile stagione 22 in cui sembrava aver posto le basi per il pensionamento dell’eptacampeao, sembra mostrare di non avere le stimmate da predestinato come lo sono stati, lo stesso Hamilton, Vettel, Alonso, Schumacher, Senna, Prost prima di lui – per non parlare ovviamente di Max (ma come?! Non metti Charles nell’elenco? Sì, sì, calma calma! C’è anche Charles ma le bucce di banana?). Il talento c’è, la velocità c’è e ormai comincia ad esserci anche la dovuta esperienza: errori come quello commesso ieri non depongono a favore della futuribilità di giorgino. Il nostro deve assolutamente riprendersi altrimenti dovrà sopportare pressioni che probabilmente non aveva previsto di dover sopportare. Il tutto viene acuito dai miglioramenti del mezzo che in quel di Montreal pare abbiano trovato conferma. Non credo sia sfuggito a nessuno il ritmo tenuto da Hamilton nel terzo quarto di gara quando girava decisamente più veloce di tutti ed è arrivato ad 1 sec da Alonso. Purtroppo il pregustato duello non si è svolto perché a 5-6 giri dalla fine le gialle di Ham hanno smesso di rendere al meglio ma nei 15 giri precedenti è stato proprio un bel vedere. Vero è che la pista,  stop&go in cui le finezze aerodinamiche contano relativamente poco, non è stata probante quanto Barcellona ma il distacco rimediato da Max rispetto a Barcellona si è dimezzato. In Austria troveremo un circuito non troppo dissimile, in quanto a caratteristiche, da Montreal: vedremo come si comporteranno gli alfieri di Brackley.

ALONSO-STROLL

Così come in RBR anche qui vediamo come la enorme differenza tra le performance dei due piloti deponga a favore del valore aggiunto di Fernando rispetto al valore (che cmq, indubbiamente, c’è) della vettura. Infatti, così come nelle precedenti due gare, il nostro non si è risparmiato e ha dato tutto quel che poteva il che gli è valso un secondo posto che sa tanto di buono. Gli aggiornamenti sembrano aver funzionato e hanno ancora tempo per migliorare gli assetti in vista delle prossime gare. La partenza così così di Fernando gli ha precluso una prima parte di gara che, con ogni probabilità, avrebbe potuto impensierire un po’ di più Max mentre la seconda parte con le gomme bianche non è parsa altrettanto valida. Il sorpasso su Hamilton e la perfetta condotta di gara nella parte del finale quando Lewis stava recuperando (condita da team radio già leggendari) portano a commenti immaginifici che vi lascio solo immaginare. Male, dall’altra parte del box, il fu virgulto Lattanzio Stroll (fu virgulto perché al 7° anno di fila in F1 non si può considerarlo tale nonostante la ancora giovane età), che si trascina un po’ pietosamente in mezzo al gruppo, scalpitando pure con un certo vigore (strepitoso l’arrivo in volata con Bottas) ma con esiti in termini di performance generale che gettano pesantissime ombre sul suo futuro. Il che è strano perché in passato Lancino aveva mostrato buone doti sia di velocità nel giro secco sia di buon controllo sul bagnato e quest’anno tanto nel primo aspetto quanto nel secondo sta mostrando la corda in modo abbastanza inaspettato. Conoscendo Alonso questa situazione gli sta facendo ridere anche il deretano ma Fernandello non dovrebbe essere troppo contento: Stroll così indietro non lo aiuta nelle sue ambizioni. Oppure, Stroll sta soffrendo oltremisura dell’infortunio patito ai polsi di inizio stagione, chissà?

 

LECLERC-SAINZ

Segnali di recupero in casa Ferrari? Partiamo dalle qualifiche. Troppe polemiche, secondo me, ci sono state sul Q2 di Leclerc: le condizioni erano difficili e sbagliare qualcosa è concesso in questi casi. Poi va considerato che si deve inevitabilmente pagare lo scotto delle scommesse vinte da altri (Albon e Hulkenberg in questo caso). Poco male, ci sta. Certo, si tratta di “bucce di banana” sulle quali ci si aspetta che un predestinato come Leclerc non scivoli ma non mi è parso altro che peccato veniale. (accetto meno gli errori come quello su Norris in qualifica a Montecarlo, oltremodo gratuito). Non mi esprimo neanche sul comportamento in parco interviste: prima cattivo e poi remissivo potrebbero essere scambiati per segnali sconfortanti ma dato il particolare status mediatico della Scuderia non me ne farei troppo un cruccio. A lui si chiede di andare veloce in pista ed è quello su cui deve essere misurato. Per il resto, che non abbia la cazzimm’ di Max, oppure l’algido aziendalismo di Schumy, la un po’ sordida ironia di Fernando, l’ontologico menefreghismo di Kimi e scelga invece di attaccar l’asino dove vuole il padrone poco me ne cale. Ad ogni modo, il segnale di recupero Ferrari si è visto in gara. Il ritmo con le gialle non è stato affatto male ma ancora più significativo è stata la durata dello stint: non mi è parso vero vedere le due Ferrari ben comportarsi per ben 37/38 giri, cioè più di metà gara!. Dopo due anni in cui la fragilità della gestione gomme è stato il tallone d’achille della Scuderia vedere il Canada condotto in questo modo ha del sorprendente. Non c’è ancora da cantar vittoria, però. Il distacco piuttosto contenuto (rispetto al passato) dai primi tre è stato in parte (gli altri hanno pittato in SC) falsato dall’aver pittato una volta sola contro le due dei diretti avversari. Quando Hamilton ha deciso di abbassare il ritmo Leclerc non è riuscito a stargli dietro (ma va detto che in quel momento Ham era il più veloce in pista). Infine va detto che il circuito di Montreal non presentava le caratteristiche che più fanno male alla SF-23. Tuttavia il miglioramento si è ben percepito. Infine non posso non notare che la strategia improvvisata al momento della SC (stare fuori per provare a staccare il gruppone in cui erano invischiate) ha avuto un successo notevole, aiutato proprio dalla tenuta delle gomme per così tanto tempo (il che allontana le mie possibilità di diventarne Strategy Manager, mannaggia!). La Ferrari vista fino allo scorso GP non si sarebbe nemmeno sognata di stare fuori in regime di SC in questa gara e avere più frecce al proprio arco strategico potrebbe essere la piacevole novità da sfruttare nei prossimi GP. Staremo a vedere.

ALBON-SARGEANT

Albon è stato decisamente l’MVP del week end. E non solo grazie alla scommessa vinta in qualifica quando è sceso in pista, nel Q2, subito con le rosse e anticipando la pioggia che gli altri hanno subito. Infatti dopo la non eccellente partenza (si è fatto superare dall’eccellente, in quel frangente, Leclerc ma c’è di peggio nella vita) ha condotto una gara strepitosa. Innanzitutto il ritmo mostrato, inusuale per la Williams, segno che gli aggiornamenti portati in Canada hanno dato dei risultati, che non ha avuto molto da invidiare ai team e piloti che fino al precedente GP “scherzavano” le Williams ogni volta che le incrociavano. Poi si è dimostrato straordinariamente coriaceo quando per tre quarti di gara, praticamente dopo la SC, si è trovato a difendere la posizione da un gruppo di assalitori agguerritissimo. La qual cosa, in un circuito come il Gilles Villeneuve, è piuttosto difficile, per non dire quasi impossibile. Eppure il buon Alexander non si è fatto scoraggiare dai piani di battaglia degli altri e ha tenuto duro sino alla fine. Notevolissima la velocità di Williams sul dritto, ok, però Albon, pensateci bene, non ha sbagliato nulla. E in quel gruppone il minimo errore vuol dire fare tutta la differenza del mondo. Come per esempio non essere più ultimi in classifica costruttori: da quanto tempo non capitava a Williams? Male, invece, anzi malissimo Sargeant che continua una striscia negativa che sta durando da troppi GP. Gli si sta dando ovviamente tutto il beneficio d’inventario che si dà ad un rookie ma ormai il set di tipologia di circuiti del campionato è stato tutto percorso (e circuiti ancora più complicati ancora sono all’orizzonte: Ungheria, Spa, Zandvoort, Singapore, Suzuka, Austin). Se da qui alla fine non mostra importanti segnali di adattamento temo che il suo primo anno in Formula 1 sarà anche l’ultimo (salvo generosità degli sponsor, evidentemente).

NORRIS-PIASTRI

Week end ballerino per McLaren, quello di Montreal. Più che sulla gara di Norris ottima in generale ma rovinata da una penalità che ho poco capito causa la non totale attenzione che ho potuto dare al GP di cui all’inizio dell’articolo (a posteriori: rarissimo esempio di penalità per gesto antisportivo – bah!) mi piace soffermarmi su quella di Piastri, assai gagliarda e combattiva. Oscar Piastri si sta dimostrando il migliore dei rookie di questa stagione e sta dimostrando che si può crescere, adattandosi alla formula, per far vedere Gp dopo Gp il proprio valore la qual cosa Sargeant e DeVries, gli altri rookie invero piuttosto deludenti, non sono ancora riusciti a fare. Tra l’altro di tutti e tre Piastri è quello che ha il team mate più scomodo essendo Landino nostro probabilmente un potenziale CdM se avesse il mezzo che gli consentisse di battagliare là davanti. E in Canada Piastri fa vedere che il curriculum accumulato nelle formule propedeutiche non è soltanto qualche numerello nelle tabelle excel ben nascoste nei cloud-storage dei TP. Da qualche GP il suo distacco in prova da Norris è andato diminuendo, idem per il ritmo in gara. Mostra combattività nei corpo a corpo e porta la macchina al traguardo (che è già tanta roba). Poco importa se non ha preso punti: avrebbe potuto prenderli è la sensazione che ha dato ieri. Ed è questo ciò che conta. Spiace solo, più in generale, che McLaren continui a faticare nell’adattare la monoposto al nuovo regolamento tecnico. Siamo all’ottava gara dell’anno e ancora non si sono visti miglioramenti significativi. Se continuasse così il buon Lando potrebbe cominciare ad aggirarsi per il vicinato a suonare campanelli come si faceva da piccoli bastardissimi e impertinenti. Staremo a vedere.

OCON-GASLY

Mi aspettavo molto di più da Alpine in quel di Montreal. Questo sia per la progressione mostrata nelle ultime gare sia per le caratteristiche del circuito che sembrava fossero adatte al mezzo pseudo-francese guidato da Esteban e Pierre. Invece, quel che sembrava a portata di mano, ossia il ritmo Ferrari, ieri è parso assai lontano, anche a prescindere dall’ottima strategia posta in essere dalla Scuderia. Ocon partiva sesto ma al primo stormir di fronda si è perso nelle retrovie. Gasly è stato azzoppato dall’impeding in qualifica. Tuttavia nessuno dei due è parso in grado di districarsi nel lungo rettilineo dell’Ile de Notre-Dame e sfruttare adeguatamente la velocità che Alpine aveva mostrato negli ultimi GP. Merito sicuramente di Albon, inaspettato protagonista di ieri, colpa forse dell’alettone posteriore di Ocon che pareva un po’ troppo traballante, colpa di pit stop mal calcolati, sta di fatto che non hanno dato l’impressione di essere usciti dal “gruppone” come invece avevano fatto negli ultimi GP. Rimandati.

BOTTAS-ZHOU

Valtterone nostro sceglie Montreal per uscire dallo stato ectoplasmico e tira fuori un buon week end che sarebbe stato persino ottimo se non fosse stato rovinato dalla volata finale persa con Stroll (cioè, mica da Verstappen, eh!). Volata che ha ricordato a parti inverse Azerbaijan 2017: un karma di lungo corso, si potrebbe forse dire, che a differenza di allora swappa un solo punto tra i due sul traguardo. Tuttavia, la figuraccia rimediata da Valtteri, è molto più grave se si pensa che senza la penalizzazione di Norris gli sarebbe valsa l’uscita dalla zona punti. Peccato perché come Ferrari aveva azzeccato una strategia interessante. Piuttosto anonimo Zhou. Occasione persa.

MAGNUSSEN-HULKENBERG

Se Alfa Romeo ha perso un’occasione per fare qualche punto in più per Haas si dovrebbe dire che l’occasione è persissima. Se da un lato ci si dovrebbe spellare le mani per gli applausi nei confronti di Hulkenberg dall’altro gli si dovrebbero dare dei gran “criccotti” per la stupidissima penalità che l’ha retrocesso dal secondo al quinto posto in griglia e poi delle gran pacche in testa per una condotta di gara da gambero… rosso! Certo, non è stato aiutato dalla sorte perché quando decide di pittare Russell combina il pasticcio che sappiamo con tanto di SC, ma ciò non giustifica a sufficienza Hulk che dopo un inizio gara in cui sembrava pure andare molto veloce sul dritto è poi parso poco in controllo. Paradossalmente meglio Magnussen che a fronte di una pessima qualifica ha però tenuto duro per tutta la gara e deve rinunciare alla battaglia per la zona punti solo perché costretto da degrado a cambiare gomme al 50° giro. Ad ogni modo, male Haas viste le premesse e visto il tipo di circuito sul quale potevano (e forse dovevano) portare a casa qualche punticino.

TSUNODA-DeVRIES

Pericolosi segnali d’involuzione per Alpha Tauri. Involuzione relativa, s’intende, visto che deve fare i conti con Williams e Alfa Romeo che in Canada si sono dimostrati superiori. Non c’è molto da dire su di loro se non registrare l’ennesima stracciata in termini prestazionali subita da De Vries nei confronti di uno Tsunoda che pure, ieri a Montreal, non sembrava aver messo in testa la fascetta da samurai.

 

Aspetto con ansia l’Austria che se non avrà meteo ballerino potrebbe definire un prosieguo di campionato un po’ più incerto, dietro a Max, di quanto visto sinora. Finalmente gli altri team stanno dando segnali di miglioramento.

Ah. E poi…

E poi sta a vedere che Perez si busca un raffreddore e che RBR è “costretta” a far correre Ricciardo in una delle prossime gare?

 

Ci vediamo a Zeltweg!

 

Metrodoro il Teorematico