La lotta per il titolo di F2 è entrata nel vivo. Guanyu Zhou (UniVirtuosi) finora aveva guidato la classifica con autorevolezza ma adesso è stato raggiunto da tutti i principali rivali, come il duo Prema (che lo scavalca in classifica), Dan Ticktum (Carlin) e, un po’ più indietro, le Hitech di Liam Lawson e soprattutto Juri Vips. In generale ora la classifica vede una decina di piloti nell’arco di 50 punti – e un singolo weekend di gara assegna idealmente 69 punti.
Si giunge al weekend di Silverstone con tre notizie. La prima è che il leader Zhou lascerà la serie a fine anno, a prescindere dal risultato; un po’ perché ha la F1 nel mirino (ha anche effettuato una sessione di prove libere in Austria) ma anche perché i costi che la serie richiede ai propri piloti sono diventati così elevati che è impensabile disputare più di due o tre stagioni. Matteo Nannini continuerà a correre col team Campos anche a Silverstone, mentre il giovane talento Theo Pourchaire (ART) ha completato il recupero della frattura del polso, conseguenza di un incidente a Baku.
Le prove libere si svolgono nella norma, con un paio di bandiere rosse e molta azione nei minuti finali. La spunta Dan Ticktum (Carlin) con due decimi e mezzo su Oscar Piastri (Prema), il principale inseguitore di Zhou in classifica, il quale è sesto a poco più di mezzo secondo, davanti a un Christian Lundgaard (ART) in recupero dopo l’inizio di campionato insoddisfacente a dir poco. Robert Shwartzman (Prema), terzo in campionato, è decimo mentre Pourchaire, il giovane talento della serie, è ultimo dopo aver causato la prima bandiera rossa con un testacoda.
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Le qualifiche introducono i temi del weekend: Oscar Piastri ottiene la sua prima pole dal 2019 e, grazie al bonus di quattro punti elargito al poleman, ora è solo a un punto da Zhou. Il cinese lo affiancherà in prima fila; resta comunque della partita. L’australiano ha beneficiato dei pasticci del compagno di squadra Shwartzman, il quale nel corso dell’ultimo tentativo è andato in testacoda alla Stowe, provocando una bandiera gialla e rovinando i giri ai suoi principali avversari. Ticktum e Felipe Drugovich (UniVirtuosi), dopo aver lottato per la pole per due terzi di sessione, invece concludono 4 e 6. Hanno invece beneficiato dell’interruzione Richard Verschoor, che porta la modesta MP in terza posizione, e Roy Nissany (DAMS), che ottiene la migliore prestazione in carriera in F2 (ottavo). Lundgaard, decimo, partirà in pole in gara-1 per via dell’inversione della griglia.
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Gara-1 come di consueto regala poche emozioni. Al via Shwartzman compie una partenza stellare e balza dalla quarta alla prima posizione. Lundgaard cede invece la posizione anche a Juri Vips, qualificatosi nono e partito secondo. A sorpresa, Zhou va in testacoda in completa autonomia in curva 4 e si deve ritirare. Stessa sorte anche per Nissany (partito terzo), vittima di un contatto con Lundgaard nello stesso punto. La gara vedrà altri due testacoda ad opera di Alessio Deledda (HWA) e Guilherme Samaia (Charouz), per il resto non accade nulla.
Vince Shwartzman in controllo su Vips. Lundgaard conquista il primo podio dall’opening in Bahrain, mentre seguono Drugovich, tallonato da Pourchaire, e Piastri, il cui sorpasso su Lawson per la posizione è stata l’unica manovra degna di nota dopo il primo giro. La zona punti è chiusa da Ticktum, mentre la top ten da Marcus Armstrong (DAMS) e Verschoor, maturata dopo aver compiuto una sosta aggiuntiva sotto SC per montare gomme fresche.
Il giro più veloce è stato di Piastri, il che gli permette di guidare la classifica con 83 punti, due di vantaggio su Shwartzman (81) e 5 su Zhou (78). Sono a distanza di una vittoria anche Vips (75), Ticktum (61), Pourchaire (61), Daruvala (53), Lawson (52) e Drugovich (49).
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Gara-2, di solito il round più convulso del weekend, è stata calma al limite della noia. Verschoor vince dopo essere partito dalla pole. Per MP è la prima affermazione stagionale, per il pilota olandese invece è la prima dal 2017 (!). Armstrong chiude secondo dopo aver respinto Ticktum, che trascorre la gara in scia all’austriaco senza tentare neanche un attacco. Il fatto che i primi tre sono arrivati nelle stesse posizioni in cui sono partiti spiega efficacemente la gara.
Due incidenti (uno spettacolare tra Nannini, Deledda e Ralph Boschung (Campos) in partenza, uno miserabile tra Daruvala e Bent Viscaal (MP) dopo sei giri) fanno sì che la prima metà a conti fatti vede tre giri di bandiera verde, comunque abbastanza per Zhou per rimontare dodici (!) posizioni. La gara si anima un po’ nei giri finali, quando diversi piloti si trovano in difficoltà con le gomme. Piastri respinge Vips e sorpassa Lawson. L’australiano conferma le sue doti di gestione delle gomme segnando il giro più veloce all’ultimo giro. Più indietro si forma un trenino che va dalla sesta (Vips) alla quattordicesima posizione, ma nessuno azzarda una manovra. L’unica fonte di spettacolo è Shwartzman, che va in testacoda a 10 km dalla fine nel disperato tentativo di raggiungere la zona punti.
La rimonta di Zhou si arena in questo trenino e il cinese non va oltre l’undicesima posizione; la sua resta un’ottima rimonta. Lundgaard poteva essere un protagonista della corsa, ma stalla nel giro di formazione (è incredibile la sfortuna del danese quest’anno). Considerando anche la battuta di arresto di Shwartzman, Piastri allunga sui principali rivali, con l’eccezione di Ticktum.
Dopo lo “spettacolo” di gara-1 e gara-2, non mi aspettavo molto dalla Feature Race. Non sono stato deluso.
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Piastri parte male dalla pole e Zhou lo brucia; allo stesso modo Ticktum passa Verschoor. Piastri tenta l’undercut ed è il primo dei primi a passare ai box, al giro 7. Ticktum risponde il giro dopo ed emerge davanti all’australiano, mentre il cinese prosegue per altri quattro giri con ottimi tempi. Quando si fermerà sarà ben davanti all’inglese della Carlin. Piastri si fa vedere negli specchietti di Ticktum per qualche giro, ma con sorpresa di tutti sembra incapace di replicare il passo visto al Sabato. Passerà la seconda metà di gara a guardarsi le spalle da Verschoor, che aveva allungato lo stint con gomme morbide. Il duello culmina in una sequenza di sorpasso-controsorpasso all’ultimo giro, l’unico momento adrenalinico della corsa.
Neanche alle spalle dei primi succedono cose interessanti. Vips, il migliore dei piloti su strategia alternativa, dopo la sosta è troppo lontano dai primi e manifesta un passo troppo poco veloce per poter ambire anche solo alla top 5. Shwartzman va in crisi con le gomme soft e su dure non riesce a recuperare il gap che si era andato creandosi. Conclude quinto davanti a un trenino aggressivo costituito da Drugovich, Vips, Pourchaire, Lirim Zendeli (MP) e Jehan Daruvala (Carlin). I sei transitano sotto la bandiera a scacchi separati da appena due secondi e nove decimi.
L’unico “drama” della corsa proviene dal mai fortunato Christian Lundgaard, che parte dai box con la posteriore sx non fissata a causa di un dado difettoso. La ruota rimbalza in pitlane e per fortuna nessuno si fa male – a parte la gara del danese, che dopo aver perso un giro ai box è anche oggetto di uno Stop&Go. Nel piattume complessivo si distingue Nissany, che perde il posteriore alla Chapel e si esibisce in una doppia piroetta.
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In classifica si assiste al sorpasso di Piastri ma anche alla riscossa di Zhou, che si rilancia dopo quattro gare senza punti. Piastri resta comunque aggrappato alla vetta del campionato, 108 punti contro 103 del cinese. Terzo è Shwartzman a 91 punti, insidiato da Ticktum (89) e Vips (85). Il russo quest’anno sta soffrendo il compagno di squadra: non solo sta facendo molti più errori dello scorso anno, ma anche in termini di passo gara “puro” spesso non è all’altezza di Piastri. Dopo una barriera di venti punti si incontrano gli altri inseguitori, Pourchaire (65), Drugovich (59), Lawson (58) e Daruvala (56).
Quello di Silverstone è stato il peggiore weekend in termini di spettacolo dal 2019. Spero che a Monza sarà meglio.
[Immagine in evidenza tratta da gazzetta.it]
Lorenzo Giammarini, a.k.a. LG Montoya
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