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BASTIAN CONTRARIO (V) La resurrezione

Alla fine la Ferrari, per mano del solito LeClerc, riesce ad agguantare con non poca fatica il primo podio della stagione. In periodo pasquale questo ritorno, su uno dei primi tre gradini del podio, appare come una sorta di resurrezione da parte della Rossa. Purtroppo questo risorgere da parte della squadra italiana non soddisfa, non convince e, non serve a nulla per l’obiettivo che tutta Maranello si era prefissata, prima che questo disgraziato mondiale iniziasse. Diciamocela tutta: davvero dobbiamo essere contenti di un misero terzo posto conquistato, tra l’altro con lacrime, sudore (tanto!) e, sangue? Siamo stufi di queste posizioni di rincalzo agguantate anche lottando duramente, siamo stufi di vedere la Ferrari ridotta “alla ricerca del potenziale”, che Vasseur ormai recita ad ogni intervista. Cosa ci fa la Rossa, dopo tutto questo tempo e dopo tutto quello che ha dimostrato l’anno scorso, ad occupare la quarta casella della classifica del mondiale costruttori? Perché non dobbiamo dimenticare che, se il mai domo Charles ha raggiunto il gradino più basso del podio, è solo perché la Mercedes è stata davvero deludente in quel di Jeddah. Infatti la vera sorpresa, in negativo, è stata proprio la squadra con la stella a tre punte la quale, a mio giudizio, è solo questione di tempo prima che agguanti la prima vittoria. Russell, pilota ampiamente sottovalutato, questa volta ha sotto preformato e Charles, che a mio dire è comunque migliore dell’inglese della Mercedes ha avuto ragione di lui, sfruttando una gestione delle gomme in maniera impeccabile. A proposito di Charles, mi chiedo cosa ci faccia sul quel gradino cosi basso? Ancora: non doveva essere Hamilton a fargli colmare il gap prestazionale che fa la differenza tra l’ottimo pilota ed il campione? Purtroppo questo accade quando la percezione della realtà (raccontata con fasti e giubilo mal riposto) supera la vera realtà.

Chi di resurrezione infatti non ne vuole sapere è proprio il campione inglese della Rossa, il quale sta facendo i conti con la realtà (anche questa vera e, soprattutto amara!) di cosa significa guidare per Ferrari, con tutto le conseguenze del caso. Sono del parere che l’inglese camperà di rendita grazie alla Sprint race cinese (a Miami si replica… visto mai che gli piacciano queste mini gare) eppure, sebbene il famoso detto dica “chi si accontenta gode”, a mio modesto giudizio qui c’è poco da godere visto e considerato il motivo per il quale è stato ingaggiato (e non mi riferisco al marchio moda Ferrari… sigh!). Vasseur, giustamente fa quadrato e, difende il suo pupillo da quaranta milioni e passa l’anno, solo che mi chiedo fino a quando Hamilton potrà essere difendibile. A tal proposito per quanto riguarda l’epta campione del mondo, c’è un problema di stile di guida che gioco forza dovrà essere cambiato, o quanto meno modificato (con buona pace di chi, fino a ieri, ha detto che il suo stile di guida fosse uguale a quello di Charles) e, questo ci porta alla verità taciuta che appunto tutti conoscono e che evidentemente non è comodo rivelare: Lewis Hamilton, quando si ritrova una macchina perfetta sotto il deretano diventa inarrestabile, il che non è un fatto così scontato visto il comportamento di Norris con l’attuale e perfetta McLaren, mentre quando l’inglese ha tra le mani una monoposto capricciosa, dove deve essere il pilota che deve andare incontro alla vettura, ecco che il campione si perde… chiedere a Button e, a Russel dopo di lui, se non è cosi. Come Ferrari riuscirà a risolvere questo problema, che ormai è divenuta una tragedia proprio non so, quello che so è che la Rossa se sta risorgendo lentamente, GP dopo GP è solo grazie a LeClerc, l’ennesimo campione bruciato in quel di Maranello il quale ormai da tempo ha capito “dove mettere mano” con gli assetti, ed ecco perché parla di “conoscere la strada che deve prendere”. Naturalmente, come ho detto nell’esordio di questo mio scritto, questa è una timida resurrezione perché Ferrari e, naturalmente il monegasco, meritano ben altre posizioni. Ormai la sentenza è stata decretata e, mai come quest’anno il GP di Barcellona rappresenta la cosi detta “dead line”, momento in cui tutte le ali (malleabili), verranno castrate e dove tutte le squadre porteranno i loro aggiornamenti che altro non sono, adeguamenti alla nuova (anche se dovrei dire ennesima) direttiva che servirà a piallare le prestazioni tra McLaren, che ha lavorato meglio di tutti e, gli altri che in termini di aereo elasticità non hanno capito granché. Ferrari saprà farsi trovare pronta per la definitiva resurrezione? Perché è un fatto che, caso mai la Rossa centrasse l’obiettivo di sistemare i casini fatti durante l’inverno, con più di dieci GP ancora da disputare e, col pilota che si ritrova (alla faccia di chi ha sempre detto che con Hamilton la Ferrari avrebbe avuto la coppia migliore del campionato!) tutto è possibile, solo che sarà imperativo vincere al fine di avere una definitiva resurrezione, altrimenti tutto sarà vano.

Chi invece è risorto, tra lo stupore di molti, è sicuramente Piastri il quale dopo il casino commesso in Australia, dovuto anche alle difficili condizioni ambientali, è riuscito a conquistare la testa della classifica in brevissimo tempo. Ad essere sinceri non credevo che Oscar ci riuscisse in cosi poco tempo e, questo non tanto per le sue capacità (delle quali non ho mai dubitato), quanto per il fatto che credevo che Norris si fosse scrollato di dosso tutti i fantasmi che ha vissuto l’anno scorso con Verstappen. Invece questi fantasmi non solo non sono andati mai via, addirittura si sono tramutati in un vero e proprio incubo visto e considerato che l’inglese, tanto supportato dalla stampa connazionale, se la deve vedere oltre che con l’attuale campione del mondo anche con il compagno di box. Su queste righe ho sempre affermato che Piastri, agonisticamente parlando, è un figlio di buona donna e la sua condotta lo sta ampiamente dimostrando. Verstappen dovrà ricalibrare tutto il suo modus operandi per tenere testa alla McLaren dell’australiano, il quale evidentemente, ha un carattere “leggermente” differente dal suo compagno di squadra. Nella partenza del GP del Giappone del 2023, dove Max “educatamente spostò” a destra e sinistra i due papaya, pensai che Oscar aveva ancora tanta strada da fare in termini di esperienza, anche perché il Max del 2023 era inarrestabile e, a distanza di un intero 2024 passato a prendere le misure sul compagno e sulla sua stessa squadra, ecco che il talento esce fuori. L’impressione che mi sono fatto, prendendo in considerazione la narrazione che orbita attorno alla McLaren, è che Norris sia una sorta di intoccabile dove stampa e sistema (inglese of course!), abbiano già deciso per chi il team (inglese!) debba favorire. Poiché l’australiano non ha molti supporter, ecco che il grosso del lavoro lo deve fare da solo a cominciare dal sabato, perché partendo in pole con la macchina che ha, il 50% del lavoro è già finito. Non a caso il “tenero” Lando, avendo capito ciò che ho appena affermato ha sbagliato, sentendo il peso di tutta la pressione che orbita attorno a lui. Già la domenica precedente (in Bahrain) aveva dato segnali di cedimento, con quel posizionarsi in maniera fallata sulla griglia di partenza e, in qualifica sabato scorso, ha dato conferma a questi cedimenti che ormai sembrano cronici. Per Lando ora si mette veramente male perché, se non si dà da fare, per lui le cose si metteranno veramente male per non parlare che, se il suo compagno dovesse vincere il mondiale, la sua carriera sarebbe messa totalmente in discussione. Quindi la resurrezione dell’inglese della McLaren più che un auspicio è ormai un dovere.

Chi invece resiste, stoicamente, alle nervate che attualmente sta prendendo in pista dalla MCL-39 è Max Verstappen il quale, con una macchina ancora non all’altezza, si spara una pole da brivido prima e, una partenza (la domenica) da dimenticare dopo, evidentemente sottovalutando la giovane età e sopravvalutando la poca esperienza del suo giovane avversario. Max sta aspettando Imola e, la Spagna più di tutti, come potenziale terra della resurrezione visto che proprio in terra iberica verranno portati i corposi aggiornamenti, che dovranno adattarsi alla nuova direttiva che castrerà le ali flessibili, in modo da dare l’attacco finale al quinto titolo consecutivo. Sportivamente parlando la morte è per tutti, la resurrezione invece è per uno solo: non resta dunque che aspettare come evolverà il racconto, chiamato mondiale di F1 2025, che stiamo seguendo.

Vito Quaranta

WEC 6HR DI IMOLA 2025

Risiamo quì, per un resoconto “da bordo pista” di quello che è successo a Imola per la 6 ore.

Alla domanda: “La domenica di Pasqua che fai?” quando rispondi Imola ,WEC, 6hr, tutto relax, la contro risposta è “Ma come? Corrono anche a Pasqua?”

Come potete ben capire io l’appuntamento non lo potevo saltare.

Al sabato la mattina si va a dare un’occhiata dalle acque minerali. Prima cosa prima, pensatela come vi pare, ma le auto dovrebbero suonare come il V12 Aston. Addirittura la domenica mattina sento l’annunciatore dire che quando senti il rumore Aston l’ignorantometro va a fondo scala.

A occhio bene Ferrari e BMW meno Toyota, Porsche e Cadillac (da quest’anno gestite da Jota visto la richiesta di portare 2 auto per il campionato), Alpine non ho capito, Aston indietro. Peugeot fuori classifica, perchè tutte le volte che vedo quell’auto penso a quando mi fu detto che sono entrati nel WEC per vincere Le Mans. A Kubica si frigge il motore, lo cambieranno in tempo per le qualifiche.

Prima delle qualifiche giratina nel paddock e successiva pit walk per provare a scambiare 2 chiacchere con i piloti e fare un paio di foto alle auto. Vado a salutare il mio conterraneo Pera che ritorna nel WEC su Porsche, capatina da Iron Lynx che sono sempre cordiali, in special modo il “capo” (ma ne parliamo dopo) e Ferrari gt con il sempre disponibilissimo Alessio Rovera con cui mi congratulo per gli eccellenti risultati in LMP2 Pro/Am in ELMS. Come sempre risultano irraggiungibili Ferrari e VR46 (e di conseguenza tutto il team BMW Gt).

Le qualifiche le vado a vedere al Tamburello interno prima curva dove da dietro posso vedere un po’ il comportamento delle auto nel cambio direzione.

Quì si sono viste bene le difficoltà di Aston e Porsche (che addirittura arriva ad un bloccaggio alla staccata), anche Toyota non sembra brillante come uno si aspetterebbe. Le qualifiche Gt finiscono con una pole inaspettata per la BMW 46 visto che dalle PL la pole sembrava in mano a Lexus. Con comunque quest’ultimi secondi con a ruota Aston e Ferrari, male Porsche e Mclaren, non male Ford, malissimo Mercedes che finisce in coda al gruppo. Per le Hyper sarebbe potuto essere 3 Ferrari nelle prime 3 posizioni, ma Fuoco si fa prendere dall’emozione e con ben 2 giri cancellati per track limits non rientra nell’hyperpole. Quindi Ferrari-Ferrari-Bmw poi Toyota (che i giappi non mollano mai) ed un trio francese Alpine-Peugeot-Alpine. Malissimo Porsche dietro anche ad una Cadillac.

Finite le qualifiche mi sposto verso il paddock per avere la prima sorpresa del weekend, non parcheggiano più le auto nel retro per le verifiche, ma in pit, quindi non ci sono possibilità di vederle. Allora mi dirigo verso il ring delle interviste cercando di recepire qualche informazione. Riesco a cogliere che in BMW hyper sono ottimisti e che per le gt le Lexus hanno un alta velocità di punta e quindi risulterà difficile passarle. Fuoco è dispiaciuto per non aver portato l’auto in hyperpole. Mi fermo a scambiare due chiacchere con Claudio Schiavoni, che è molto cordiale e riesce a darmi un’idea della differenza tra correre nel WEC e ELMS, come costi e logistica, molto interessante.

Domenica mattina altro giretto per il padock con pit walk per provare a capire qualcosa dai piloti, riesco a parlare con Tincknell della nuova Aston Valkyrie a cui dico che avendoli visti il sabato al tamburello mi sembravano un po’ rigidi visto che l’interno nel cambio di direzione sembrava sollevarsi più delle altre auto. Mi fa i complimenti per il buon occhio da osservatore (ancora non ho capito se “c’ho chiappato” ma questo da solo conferma che la malattiaper le corse è lì e non si cura) e mi conferma che stanno ancora molto lavorando sull’assetto. Facendo altre domande in giro sembra che la macchina sia molto spinta aerodinamicamente e non abbiano ancora capito bene come farla lavorare (sarà vero?). Ricordo che quest’auto corre anche nell’IMSA.

Qualcosina questi tre hanno vinto

Qui l’ignorantometro invece va fuori scala.

Partenza vista dall’esterno Rivazza

La Ferrari 51 prende il largo seguita dalla 83 e dalla BMW 15 poi le Toyota, Peugeot 93 e le due Alpine. Per il Gt prendono il largo la BMW46 con dietro a pochi secondi Ferrari 21. Dietro le dames colpiscono la Corvette di Keating (che non molla un c***o e è sempre lì) causando il primo FCY. Intanto dietro la Ferrari 50 sta cominciando la rimonta dall’ultimo posto, questo sembra anche aiutati dal fatto di aver imbarcato meno benzina, difatti saranno i primi a fermarsi. Intanto Toyota e BMW si prendono a sportellate con la seconda che perde metà alettone posteriore.

Dopo le prime 2 ore in Hyper ancora davanti le Ferrari con dietro BMW, con Alpine 36 che sopravanza Toyota in queta posizione grazie ad un dolido stint. In Gt la lotta sembra tra Lexus BMW e Ferrari.

Dopo 2 ore e mezzo decido di spostarmi verso le acque minerali, in quel frangente la BMW 36 spinge la Aston dritta alla Rivazza 1, SC.

Alla fine della terza ora, dopo il giro dei pit, c’è rimescolamento anche grazie a strategie diverse. La Porsche 6 con un ottimo stint riesce a portarsi davanti con Ferrari 51 e BMW 20 dietro. Con il passare dei giri risalgono le auto che erano rimaste indietro, sopratutto l’altra BMW e Toyota. Con Alpine 36 che sta sempre continuando con ottimo ritmo. Sulla Porsche 92 in Gt è montato Riccardo Pera, io sarò anche partigiano, però fa uno stint stupendo. Grande sorpasso alla piratella su una Aston poi in 2 giri passa la McLaren. Recupera 12 secondi al gruppo davanti composto da l’altra Mecca, Corvette, Ford e Lexus.

Davanti in Hyper Ferrari lotta con Porsche (e si vede che ne ha di più) in Gt lotta tra la BMW 46 e Ferrari 21. A 2 ore e 15 dalla fine il fattaccio. Valenti Rossi, grande candidato alla vittoria, è dietro Simon Mann. Queste sono le auto che si sono contese la testa dal giro 1, cioè da quasi 4 ore. Sonosu strategie diverse, presto la Ferrari si deve fermare, ma Vale ci prova, vede che ne ha di più e vuole passare. Dopo vari tentativi alla Rivazza 2 veede lo spazio dove ci passa la moto, ma non la macchina. Colpisce il dietro della 21 (che ripartirà prima del ritiro con 6 giri di ritardo) che esce di pista beccandosi una giusta penalità e buttando via la gara, sembra, e causando una SC.

Intanto si paventa anche l’incubo della pioggia, è in pochi minuti in tribuna la maggior parte degli spettatori ha in mente una cosa sola “te lo ricordi l’anno scorso?” (vero PA?), meno male non ha piovuto.

Verso l’ultima ora mi sposto alla variante alta, qui assisto al consolidarsi della Ferrari 51 al primo posto con tutte le auto che con sosta più lunga o meno che dovranno fermarsi nell’ultima mezz’ora per un riabbocco. Pierguidi fa un super stint per poi ritrovarsi dopo il pit dietro alla 83, che deve fermarsi, però davanti a BMW e Alpine che si sono già fermate.

In Gt sono rimasti davanti a lottarsi la vittoria la Porsche che ha 20 secondi di vantaggio su BMW46 che sta rimontanto con Van der Linde. Ultimi giri al cardiopalma con BMW che non riesce a passare e Porsche che vince, pur non avendo l’auto migliore, con un po’ di fortuna ed un ottima gara.

In Hyper la Ferrari riesce a vincere la gara di casa con Ale, l’eroe di Le Mans, che saluta il pubblico. Dietro dopo il giro delle ultime fermate, causa riabbocchi più o meno lunghi, BMW, una solida Alpine (meglio che della cugina in F1), Ferrari 83, Toyota, l’altra BMW che era rimasta sempre in lotta per il podio (ottimo stint iniziale di KMag), l’altra Toyota e solo dopo Porsche che sembra la grande sconfitta della gara.

Secondo me io il prossim’anno ci ritorno.

Nota dolente per l’organizzazione, o chi per loro, restano quei cartelloni interno variante alta che non permettono di vedere le auto da dietro e in più hanno coperto di cartelloni la vista dall’interno del tanburello, per intenderci dove ci sono le panchine sul vialetto dietro gli alberi.

Landerio

F1 2025 – GRAN PREMIO DELL’ARABIA SAUDITA

Ultimo appuntamento del trittico di gare iniziato in Giappone e su uno dei circuiti più pericolosi del mondiale, il circuito cittadino di Jeddah che sembra fatto apposta per affossare il budget cap a disposizione dei team in termini di riparazioni e pezzi di ricambio. Un “classico” circuito cittadino moderno, veloce (forse troppo), progettato per avere gare incerte e dalla safety car “facile” in modo da sconvolgere l’andamento della gara.

Ci si arriva con una situazione ben strana in cui ci sono diversi piloti sull’orlo di una crisi di nervi.

Il primo è Norris che sembra non accorgersi di avere la miglior monoposto del lotto, in preda a dubbi anche personali su come sfruttare al meglio la sua McLaren. Magari è solo questione di non fare cappelle in qualifica e sfruttare aria pulita in gara, il solito vecchio metodo per stare lontano dai guai.

immagine da autosport.com

Un altro è Hamilton, che dopo il lampo della sprint cinese è piombato in un anonimato che, quando sei pilota Ferrari, diventa un inferno mediatico. Problemi di adattamento del suo stile di guida dovuto, sembra, alla gestione della PU e del freno motore. Ora, sembra tutto una supercazzola ragionando con il cervello (?) del tifoso medio che pensa che per far andare forte una F1 basta usare le mani per girare il volante e i due piedi per accellerare e frenare. Non è proprio così semplice ma se mettiamo sulla bilancia anche il talento che dovrebbe avere un sette volte campione del mondo, ci si aspetterebbe un periodo di adattamento meno lungo. Forse pesano più di tutti i 40 anni sul groppone dell’inglese.

Altro pilota in crisi è Alonso, azzoppato più dalla pochezza della sua monoposto che da demeriti personali. Posto il fatto che non so davvero cosa ci faccia in griglia uno di 43 anni, ritenendo cosa ben triste non avere un altro scopo nella vita se non girare in tondo un weekend all’anno  su due (ma è solo un’opinione personale ci mancherebbe). Meno onorevole prenderle dal compagno di squadra che non sembra essere questo fenomeno generazionale.

immagine da racingnews365.com

Dulcis in fundo il buon Sainz, il cui adattamento alla Williams fa sembrare i problemi di Hamilton in Ferrari poca cosa. Lo spagnolo non può neanche attaccarsi all’età per giustificare il suo scarsissimo rendimento. Eppure non gli manca certo il talento e la dedizione per emergere, cosa che gli auguriamo prontamente.

Dei piloti della galassia Red Bull neanche parlo perchè, escluso l’olandese volante, sono tutti vittima di un sistema che pretende di trovare un Verstappen ogni 5 anni.

Detto ciò, a Jeddah, come poi è stato in Bahrain e come sarà praticamente in ogni circuito, la qualifica sarà determinante. I curvoni veloci potrebbero essere amici della Rossa, così come l’asfalto particolarmente liscio che dovrebbe aiutare a gestire le famigerate altezze da terra. Più che altro i piloti e gli ingegneri dovranno cercare di allungare quella coperta che per la SF-25 è sempre irrimediabilmente corta.

Per tutti i team il problema sarà trovare il setup giusto in prove libere con condizioni molto diverse tra loro e due di esse lontane dalle condizioni di gara. Inoltre quest’anno ci saranno mescole più morbide che constringeranno ad un uso più accorto in gara, con il graining che potrebbe diventare un problema per qualcuno. Il tutto condito da eventuali safety car a sconvolgere le tattiche di gare e le soste ai box.

immagine da eurosport.com

Per lo spettacolo, anche se artefatto, Jeddah è la pista perfetta perchè può succedere di tutto, una vera pista da highlights. Per qualche team potrebbe essere l’occasione per un risultato insperato o per allontanare alemno per un pò critiche e malumori. Ogni riferimento a monoposto o piloti è chiaramente voluto.

*immagine in evidenza da timeoutjeddah.com

Rocco Alessandro

 

F2 BAHRAIN 2025 – *DA-DA-DA DUNNE*

Dopo un avvio di campionato interlocutorio a causa dall’acquazzone che ha annullato la Feature Race in Australia, il circus della F2 è arrivato in Bahrain in cerca di domande più che di risposte.

[immagine tratta da Rossomotori.it]

Le qualifiche sono state dominate dal campione in carica della F3, l’italiano Leonardo Fornaroli (Invicta), che in entrambi i run di qualifica stabilisce il tempo migliore e conquista la prima pole position *fun fact* che gli mancava dal 2023. L’unico che è stato in grado di contendergli la pole è Victor Martins (ART), che conclude alle sue spalle. Gli altri sono staccati, a partire da Luke Browning (Hitech), terzo a tre decimi da Fornaroli. Vanno male Jose Pepe Martì (Campos), grande protagonista l’anno scorso, e Gabriele Minì (Prema), che completano la sesta fila dello schieramento e quindi non possono nemmeno beneficiare dell’inversione della griglia. Male anche l’altra Prema di Sebastian Montoya, diciottesimo.

La griglia di partenza per la Sprint Race vede quindi Joshua Durksen (AIX), attuale leader di campionato, Dino Beganovich (Hitech) e Rafael Villagomez (VAR) nelle prime tre posizioni. Per l’inversione della griglia, Fornaroli è dunque decimo.

Al via le posizioni restano stabili tuttavia gli incidenti di Victor Martins prima e Sebastian Montoya dopo richiedono l’ingresso della Safety Car, che se ne andrà al quinto giro. Beganovich bracca Durksen, mentre Richard Verschoor (MP) minaccia il podio di Villagomez. Alle loro spalle Alex Dunne (Rodin) e Pepe Marti si scambiano un paio di volte la posizione, con l’inglese che si dimostra assai pugnace nel corpo a corpo. Sarà uno dei leitmotive della gara.

La situazione si sblocca tra il 9° e l’11° giro, quando prima Verschoor supera Villagomez e poi Beganovich conquista la testa della corsa. Lo svedese all’inizia resta a portata ma poi scappa, mentre dalla terza all’ottava posizione restano tutti vicini (si segnala una dive bomb magistrale di Dunne ai danni di Villagomez per la quarta posizione).

Al sedicesimo giro Max Esterson (Trident) si ferma all’esterno di curva 11 e richiama in pista la Safety Car. Alcuni piloti si fermano per montare gomme nuove; Minì, che sebbene in recupero aveva sempre oscillato intorno decima posizione, monta Hard nuove ed è quattordicesimo, primo dei piloti su strategia alternativa. I compagni di strategia invece hanno montato tutti le soft.

I cinque giri finali vanno annoverati tra i più spettacolari della serie. Non appena la corsa riprende nella sua valenza agonistica, Durksen soffia la leadership a Beganovich. Lo svedese prova a riprendersi la posizione il giro dopo ma va lungo; Verschoor si inserisce, ma è Pepe Martì a fare fessi tutti e due.

Resta un ultimo giro, ma Martì prende la scia e riesce a superare Durksen in curva 1. Il paraguaiano perde anche la piazza d’onore quando va largo alla terzultima curva, permettendo a Verschoor di infilarlo quando mancava un chilometro alla bandiera a scacchi. Beganovich si mangia le mani, quarto quando poteva vincerla.

Sintetizzare tutti i duelli alle spalle dei primi quattro è arduo, ma la maggior parte di questi coinvolgono o sono una conseguenza di Dunne che si difende con l’ostinazione del giocatore medio di una open lobby di F1 2024. Almeno finché non rompe l’ala in un contrasto con Miyata.

Più indietro, i piloti rimontanti raccolgono meno di quanto è capitato in situazioni analoghe. Olivier Goethe (MP) è il più efficace e arriva alla quinta posizione. Minì era l’unico su hard e quindi ha una ripartenza ad handicap ma alla fine (nonostante un momento pauroso con Goethe e Crawford in curva 13) artiglia l’ottava posizione, l’ultima valevole per i punti. Fornaroli gli arriva in scia dopo una gara simile, strategia compresa.

Il terzo posto permetterebbe a Durksen di consolidare la leadership in campionato, ma il paraguaiano viene squalificato dopo che i giudici scoprono un’irregolarità del fondo.

Si arriva quindi alla Feature Race, la portata principale del weekend. A differenza della Sprint, stavolta i piloti sono divisi sulla scelta delle gomme. In Bahrain le gomme hanno spesso avuto comportamenti bislacchi, con soft e hard che si scambiavano i ruoli. Non desta quindi troppa sorpresa vedere la maggior parte della griglia partire con H, con le eccezioni che si concentrano tra i primi dieci. Fornaroli e Martins sono con soft, dopodiché Browning è il primo a partire con H, seguito da Verschoor (sesto).

La partenza è regolare ma, come da aspettative, i piloti su H hanno un avvio difficile e perdono posizioni. I campioni in negativo sono proprio i due piloti con le H che partivano nelle posizioni più avanzate, Browning (ora decimo) e Verschoor (ora tredicesimo). Malgrado le S anche Victor Martins deve cedere quattro posizioni dopo uno scatto mediocre. Alle spalle di Fornaroli troviamo quindi i protagonisti della sprint Dunne e Villagomez, che ha rubato la terza posizione a Roman Stanek (Invicta). Lo schieramento è spaccato a metà: soft fino all’ottava, hard da lì in giù.

Marti, Stanek e Martins animano la gara nei giri iniziali, ma la svolta la da Dunne, che sorpassa Fornaroli in testa alla gara al settimo giro. Come è successo spesso in Bahrain (non chiedetemi perché) le S oltre a essere più veloci delle H sono anche più durevoli – infatti i primi pit-stop sono dei piloti sulle hard che decidono di liberarsi delle coperture più dure prima ancora di metà gara. Minì è tra questi e l’undercut gli permetterà di entrare in zona punti, quando prima di allora aveva veleggiava nell’ultimo terzo dello schieramento.

Martins è il primo pilota del gruppo di testa a fermarsi per le soft e l’undercut riesce su Fornaroli e Martì e per poco non raggiunge anche Dunne. Anche se ci fosse riuscito sarebbe comunque durato poco poiché sulle soft Dunne ha un passo di circa mezzo secondo più veloce dei suoi diretti concorrenti. Non avrà rivali fino alla bandiera a scacchi, nemmeno in termini di velocità pura. Prima di vincere poche ore dopo in Formula 1, i colori papaya hanno dominato anche la Formula 2.

L’unico dei piloti partiti su Hard a far fruttare la strategia che in altri contesti sarebbe stata convenzionale, ovvero andare lungo sul primo stint e rimontare nel finale con le Soft fresche, è Luke Browning, che negli ultimi dieci giri sorpassa Marti, Fornaroli e Martins e si prende la medaglia d’argento.

La lotta per l’ultimo gradino del podio è condizionata dal lavoro svolto dai tre piloti nella conservazione delle gomme; la spunta Fornaroli di un soffio su Martì, mentre Martins va in crisi con le coperture ed è quinto, insidiato anche da Verschoor e Beganovich. Arvid Lindblad (Campos), rookie e attuale “next big thing” della Red Bull, riesce a eseguire la tattica Browning e nel finale scala parecchie posizioni fino all’ottava, davanti a Minì e Durksen che chiudono la zona punti.

That’s all, folks. La classifica è cortissima ed è guidata dal nostro Fornaroli con 26 punti. Non è moltissimo, se considerate che una vittoria nella gara lunga attribuisce 25 punti e sono premiate anche pole e giri veloci. L’altro nostro connazionale, Minì, ha contenuto i danni in un weekend misero ed è decimo con 7 punti.  La situazione in Prema sembra migliorata rispetto all’anno scorso, ma serve più continuità per lottare per il titolo (era in pole in Australia), giacché Invicta, MP, Campos e Hitech  sembrano aver confermato l’alto livello dell’anno appena trascorso.

…e alla prossima settimana!

Tutte le immagini sono tratte dai canali social della Formula 2, salvo dove diversamente indicato.

L’immagine di copertina è presa dal sito ufficiale della Formula 2, fiaformula2.com

Lorenzo Giammarini, a.k.a. LG Montoya

 

LE NON PAGELLE DI BAHRAIN 2025

Per nostra fortuna la Formula 1 non si presta quasi mai a essere perfettamente incasellata in un alveare di celle perfettamente esagonali in entomologico tripudio di ordine cosicché, dopo il noiosissimo teatrino giapponese, salutiamo festanti questo Gran Premio del Bahrain che ci ha divertito assai.

Già. Perché a parte il primo gradino del podio occupato da uno splendido Oscar Piastri questo GP ha dato molti motivi di tensione, incertezza e divertimento sportivo che pur non facendone il GP più spettacolare mai visto ne hanno comunque costituito gli ingredienti assai succulenti che ci aspettiamo di godere ogni volta. Bene così.

Il Bahrain ci dice anche che le scuderie, tutte, non stanno con le mani in mano e ad ogni GP portano modifiche e fanno esperimenti tali da cambiare, ogni volta, molte carte in tavola. Oggi, ad esempio, abbiamo visto progressi eccezionali da parte di Alpine che spunta inaspettatamente in Top 5 in qualifica grazie certamente ad un Gasly in stato di grazia ma anche con un Jack Doohan che è parso più in fiducia e capace, quindi, di non essere l’ectoplasmatica presenza vista al primissimo inizio di stagione.

La squalifica di Hulkenberg e l’anonima gara di Bortoleto fanno precipitare la Sauber riportandola al poco lusinghiero ruolo di ultima forza in campo occupata durante tutta la stagione 2024 e che dopo il fantastico 7° posto di Hulk in Australia sembrava poter evitare. È in caduta libera anche Aston Martin i cui problemi erano stati mascherati da… Stroll capace di portare buoni punti nelle prime due gare ma che, evidentemente, risaltano in modo ancora più lampante in piste ad alto tasso tecnico come Suzuka e Sakhir.

Ferrari è parsa in leggero progresso rispetto a Suzuka anche se lo sparigliamento strategico rimane un segnale preoccupante di consapevolezza della propria inferiorità non tanto (o non soltanto) rispetto a McLaren ma anche nei confronti di Mercedes. Infatti, deduco, se si considerassero allo stesso livello di Mercedes avrebbero scelto, come quasi chiunque altro, la gomma rossa in partenza anziché la gialla la cui adozione serviva per l’appunto a cercare di costruire un divario strategico su Russell che molto probabilmente pensavano di non ottenere a pari strategia. Sul piano prestazionale aggiungo anche che fino alla SC Mercedes e Ferrari non sembravano molto distanti da McLaren sennonché Piastri è ripartito dalla SC con un ritmo di oltre mezzo secondo più veloce di tutti (ribadito anche da Norris una volta che è riuscito a superare Leclerc). Sicché è difficile dire se questi progressi sono da considerarsi utili. Ma siamo fiduciosi e aspettiamo.

Chi esce da Sakhir delusissimo è invece Max Verstappen il quale, nonostante le sue magie, è incapace di spingersi oltre il settimo (!!!) posto in griglia e il sesto posto in gara strappato con i denti e la sua consueta tenacia a Gasly nell’ultimo giro. Sono francamente sorpreso perché il layout di Sakhir non è così distante, tecnicamente, da quello di Suzuka. Tuttavia, essendo Sakhir una sorta di estremizzazione di Suzuka (più curve veloci in appoggio, più rettilinei) viene da pensare che la RB21 abbia più problemi di quanti ne abbia Ferrari, ad esempio. Pensiero che viene solo parzialmente smentito dall’arrivo a punti Tsunoda (prima volta da Las Vegas 24 che la seconda RBR arriva nei punti) che però ha ottenuto il risultato grazie alla SC.

Insomma, sono tanti i temi proposti da questo GP e non aspettiamo altro che vedere i prossimi per sperare in altrettanta incertezza e tensione aggiungendo la curiosa statistica che in queste quattro gare del 2025 ha sempre vinto il poleman: sarà un caso?

Ma come si sono comportati i piloti?

PIASTRI voto 10 e pacca sulla spalla

E bravo Oscar! Fedele al suo soprannome di novello Iceman, approfitta pienamente dello scivolone in qualifica di Norris e conduce un GP con straordinaria fermezza. Nessun errore, nessuna sbavatura e nella parte finale, dopo la SC, addirittura con performance strabilianti ed inarrivabili per chiunque altro. La statistica più interessante che lo riguarda è che il buon Oscar va a punti in gara da 22 gare consecutive (più di Norris per intenderci, alla pari con Verstappen) e se parliamo di punti in generale, cioè considerando anche la “garetta” di Miami 2024, allora il numero di week end a punti sale a 30. Niente male per un giovincello con due sole stagioni sulle spalle…

RUSSELL voto 9

Ancora una volta il buon Giorgino si conferma veloce e molto molto solido. Il passo in avanti mostrato nella scorsa stagione, a livello di controllo gara ché di quello vettura c’erano pochi dubbi sin dal suo esordio, è ampiamente confermato. Quando nella parte centrale di gara un lanciatissimo Leclerc sembrava arrivargli sotto per farne un sol boccone non si è per nulla scomposto e ha gestito in modo eccezionale il distacco impedendo al monegasco di arrivare anche solo una volta in zona DRS. Stessa strategia, seppur facilitata da un minor numero di giri passati in tensione, la applica con Norris dopo che quest’ultimo era riuscito a superare Leclerc. Ecco, quando si dice che in Formula 1 non basta essere veloci ma bisogna “saper correre” sono queste le particolarità che saltano all’occhio. Ora, finché il gap prestazionale con McLaren rimane quello che è sarà difficile per Giorgino ambire a qualcosa di più che non sia il mettere in mostra le sue doti ma se il gap dovesse assottigliarsi, la solidità e la velocità mostrata in questo inizio di stagione potrebbero farlo assurgere al ruolo di contender. A maggior ragione se RBR continua con il passo del gambero impedendo a Max di battagliare. Staremo a vedere

NORRIS voto tutto sommato 6.5

Il “tutto sommato” va inteso alla lettera: sommando tutto il week end strappa la piena sufficienza grazie al podio. Il Norris calcolatore visto nei primi tre GP a Sakhir ha zoppicato un po’. Deludente, in particolare e ovviamente, è stata la qualifica ove, come in Giappone, non riesce a mettere insieme il giro migliore nell’ultimo tentativo del Q3 solo che stavolta gli costa parecchio di più: sesto posto in griglia. Poco male, però, perché si inventa una partenza strabiliante che lo porta dritto dritto al terzo posto in gara. Tuttavia, il posizionamento della sua vettura in griglia è goffamente sbagliato (immediatamente segnalato dal sempre attento Max) e viene penalizzato di 5 secondi. Decide, quindi, di anticipare il pit contando su un undercut che a Sakhir pare abbastanza remunerativo. La mossa riesce parzialmente perché, causa un assetto piuttosto carico, non gli è facilissimo il sorpasso. Riesce comunque a muoversi bene tant’è che si ritrova, nell’ultimo stint, non lontanissimo da Leclerc. L’operazione podio non sembra comunque facile perché il monegasco è gasatissimo ma arriva la Safety Car a facilitargli il compito dandogli la possibilità di pressare il ferrarista sin da subito. Ci mette un po’ a capire che non può farcela in curva 1, troppo ampio il divario di velocità di punta nonostante il DRS, e questo è forse il suo minus più importante della gara perché fosse riuscito a superare subito il secondo posto era ampiamente alla sua portata. Detto tutto ciò Landino nostro ha comunque motivi per sorridere perché conserva la testa del campionato ma è chiaro che la lotta con un Piastri così deciso la può vincere solo stando attento a non lasciare nulla per strada.

LECLERC voto 8.5

Ottima gara da parte del monegasco. Non sappiamo quante possibilità avesse di resistere al ritorno di Norris se non ci fosse stata la SC: tra le gomme bianche contro gialle e un gap cronometrico troppo ampio era assai difficile riuscirci. Però è chiaro che senza quella SC le possibilità sarebbero state più interessanti. La sua gara, in realtà, viene decisa in partenza: con le gomme gialle non riesce a resistere al ritorno di Russell e di Norris e non può far altro che accodarsi. Vista la velocità di punta mostrata da Ferrari in questo week end sarebbe stato molto interessante vederlo mantenere la seconda posizione al via. Ad ogni modo, il nostro porta a casa una gara molto gagliarda in cui, soprattutto nella parte centrale della gara in cui per parecchi giri è stato il pilota più veloce in pista, ha finalmente fatto vedere una Ferrari capace di dire la sua. Che ciò sia dovuto agli aggiornamenti o ad una scelta di assetto (probabilmente una combinazione delle due) non è dato sapere ma è importante dare questo segnale. Bello, in particolare, è stato rivedere Leclerc fare il tempone all’ultimo giro del Q3 (già visto parzialmente in Giappone): il difetto principale della stagione 2024 era proprio nella qualifica e spero che a Maranello stiano lavorando alacremente al mettere a posto questo dettaglio di non secondaria importanza. A maggior ragione se si considera il fatto che quattro poleman su quattro hanno vinto nel 2025. Non mi è dato sapere quanta voce abbia in capitolo sulla scelta strategica di partire con le gialle. Col il famoso senno del poi è evidente che è stata una scelta errata ma ciò che non comprendo è perché abbiano deciso di farla con entrambi i piloti. L’idea di partire con le gialle era di fare overcut su quelli con le rosse ma Leclerc, secondo in griglia, non poteva pensare di poter davvero vincere la gara sapendo che molto probabilmente avrebbe perso posizioni in partenza. L’idea più consona era quella di far partire Leclerc con le rosse, sperando quantomeno di tenere la seconda posizione in partenza o addirittura di poter attaccare Piastri nel primo giro (cosa del resto non impossibile vista la velocità di punta), e mettere le gialle a Hamilton costretto alla nona casella in griglia per poi gestire l’evoluzione della gara. La scelta effettuata, come accennato in premessa, dà più l’idea di una consapevolezza d’inferiorità rispetto a Mercedes. O no? Si accettano interpretazioni alternative.

HAMILTON voto 6

La sintesi della gara di Lewis è “poteva andare peggio”. In qualifica è parso molto, molto!, più incerto di Leclerc con la conseguenza di dover accontentarsi di una nona casella in griglia che dava ben poche speranze in vista della gara. Molto più consona per lui, rispetto a Charles, l’idea di partire con le gialle che alla fine ha pagato piuttosto bene. I replay ci mostrano che allo spegnimento dei semafori il suo è uno degli scatti migliori ma è sfortunato nel trovarsi bloccato nella staccata della prima curva. La sua gara nei primi due stint è sostanzialmente volta a gestire l’aspetto strategico: né alti né bassi ma va bene così. Diverso è il giudizio dell’ultimo stint in cui, con le bianche, pare ben poco a suo agio. Però è molto lontano dalle prestazioni di Leclerc il che, soprattutto nell’ultima parte della gara dopo la SC, è un minus non di poco conto. Se, infatti, fosse riuscito a pareggiare i tempi di Leclerc avrebbe potuto contribuire a salvarne il podio grazie alla possibilità di tenere Norris “nel panino” e con saggi interventi in rettilineo disturbarne in modo decisivo la pressione sul monegasco. Questo è quanto è veramente mancato alla gara di Lewis e la domanda su cosa avrebbe potuto fare Sainz in una situazione analoga sorge spontanea. Ad ogni modo, in interessanti dichiarazioni post-gara Lewis fa notare come la sua difficoltà, in questa fase di adattamento, è capire il funzionamento del freno-motore Ferrari rispetto a quello Mercedes che ha avuto prima (a suo dire, praticamente inesistente) e con i freni Brembo anziché i Carbon Industries che aveva prima. Mi ha colpito la nota sul freno-motore: in effetti potrebbe essere un punto non indifferente da gestire in staccata dopo 12 anni passati a farlo in modo diverso. Riuscirà il 40enne Hamilton a cambiare le sue abitudini per far fronte in modo efficace a queste differenze? Ai posteri…

VERSTAPPEN voto 6

È molto difficile dire qual è il break-even tra i demeriti della vettura e quelli di Max in questa gara. Se la RBR21 è la stessa degli scorsi GP, ove un Max stellare è riuscito a guidare oltre il suo reale valore, allora verrebbe da pensare che anche a Sakhir avrebbe potuto dire la sua con le stesse possibilità avute in precedenza. E invece abbiamo assistito ad uno dei peggiori week end di Max degli ultimi anni. Probabilmente sfiduciato da qualche problema alla vettura e dalla per lui inedita posizione in griglia non abbiamo visto certo il meglio che può dare. A questo aggiungiamo due pit stop con qualche secondo perso prima per il la segnalatore di via libera non funzionante e poi per una gomma che faticava ad entrare, il fatto che il secondo pit stop è stato fatto due giri prima della SC, uno Tsunoda che sgomitava da par suo nell’agone di centro gruppo a pochi secondi di distacco dalla RBR con il numero 1, una ventina di giri passati dietro a Ocon senza riuscire neanche a mettersi a distanza DRS e capiamo che questa gara Max la deve mettere nel dimenticatoio. Avevo pensato anche di mettere un voto insufficiente ma il nostro ha ben pensato di fare un sorpasso da urlo all’ultimo giro su Gasly.

GASLY voto 8.5

Sarebbe stato da 9 se non fosse per il sorpasso subito da Max (il che non è poi questo gran demerito ma se avesse resistito sarebbe stato meglio) proprio all’ultimo giro in curva 4. Che dire? L’Alpine sorprende tutti con prestazioni nettamente più convincenti di quelle viste nei primi tre GP. In tutta onestà non so quanti e quali aggiornamenti abbiano portato ma sta di fatto che non solo il buon Pierre piazza una qualifica tra le sue migliori (poi ulteriormente migliorata dalla retrocessione di Antonelli) ma sfodera una gara tanto solida quanto eccellente in cui la sua posizione, a parte per l’appunto l’ultimo giro, non è praticamente mai stata in discussione. Anche Doohan si è fatto vedere bene in qualifica (11° mancando il Q3 per pochi millesimi) il che significa che il miglioramento della vettura va giudicato netto e indiscutibile. Il buon Pierre ne approfitta da par suo e porta i primi (forse insperati) punti alla squadra e con la prospettiva, se questi miglioramenti non sono frutto di qualche casualità legata al circuito, di poterne portare altri in futuro.

OCON voto 8.5

Anche Ocon porta a casa una gara eccellente in un week end rovinato da un inutile errore in qualifica che ha rischiato di compromettere anche la sua partecipazione al GP. Fortunatamente per lui i meccanici sono riusciti a rimettere in sesto la vettura perché poi ha fatto una delle sue solite “Oconate”, stavolta in senso positivo perché partendo dal 14° posto in griglia è riuscito subito a guadagnare qualche posizione e poi decide di pittare tra i primi (al 9° giro). Quel che ne esce è una sorta di mega undercut perché a parte uscire davanti a Max e tenerlo dietro per tutto lo stint si ritrova, intorno al giro 20, in settima posizione dietro a Gasly. Posizione che mantiene, sempre davanti a Max, fino alla ripartenza da SC dopo la quale perde la posizione da Max (che mi sono perso). Da lì in avanti perde qualcosa ma riesce a tenere abbastanza per evitare che il ritorno di Tsunoda possa essere pericoloso. Bene!

TSUNODA voto 7

I primi punti in stagione Tsunoda (ebbene sì: con i racing bulls aveva fatto bene ma non abbastanza per entrare a punti) li prende con la RBR il che coincide con il ritorno a punti della seconda vettura del team RBR dopo un bel po’ di GP. Tra l’altro ciò accade in un GP dove il celebrato caposquadra zoppica vistosamente. E per molti giri, almeno fino alla SC il suo ritmo è stato del tutto in linea con quello di Max, duelli di centro gruppo permettendo. In fondo è questo quel che gli avevano chiesto e lui, solo alla seconda gara, porta a casa la pagnotta. Come già in Giappone arriva in Q3 e poi butta probabilmente via la possibilità di partire nelle immediate vicinanze di Max pasticciando nell’ultimo tentativo. È ancora presto per dare un giudizio sulla mossa di mettersi in RBR ma al momento tutto sommato non sta andando male e certamente Lawson, a Milton Keynes, è già un lontano ricordo.

BEARMAN voto 7

Tanto brutta la qualifica quanto bella la gara. Il giovane Ollie non si risparmia in quel di Sakhir e sfodera una bella prestazione che lo porta a punti per la terza gara consecutiva. L’avreste mai detto dopo l’orribile inizio di stagione di Haas? Il processo di crescita è in corso: deve sfruttare bene questa stagione per trovare la continuità che manca al suo compagno di squadra e affermarsi. Vedremo

 

NOTE DI MERITO

Il già citato Jack Doohan (6.5), che già in Giappone (a parte il ridicolo quanto pericolosissimo incidente che l’ha visto protagonista) non si era fatto disprezzare, approfitta della ritrovata competitività della vettura sfiorando il Q3 e facendo una gara per lui inedita, con lotte continue a centro gruppo che l’hanno visto protagonista, talvolta anche in positivo. La sua posizione finale risente di una penalità per track limits. Una iniezione di fiducia che non è ancora sufficiente per proteggere il suo sedile ma che quantomeno pone dubbi. Il suo problema, paradossalmente, è che con una vettura più competitiva il team aumenterà le aspettative ancora di più. Staremo a vedere

Sainz (7), dopo il disastroso inizio di stagione esce da Sakhir alzando finalmente la testa. La qualifica è eccellente: Q3, ottavo posto in griglia e soprattutto una bella zampata nei confronti di Albon che nei primi tre GP l’aveva surclassato. Anche in gara si da molto da fare, con bei duelli (uno piuttosto piccante con Hamilton) che lo vedono protagonista e comunque sempre davanti, e non di poco, ad Albon. Forse si da anche troppo da fare perché viene coinvolto in un paio di toccate con altri piloti una delle quali gli rovina la fiancata e lo costringe al ritiro. Però è una bella iniezione di fiducia per il prosieguo del campionato.

NOTE DI DEMERITO

Con tanti meriti espressi in pista è facile immaginare che i demeriti escano di conseguenza.

Disastrosa la AM con Alonso (6–) frustratissimo e Stroll (3) che torna ad essere un turista in pista.

Hadjar (5.5)  fa una buona qualifica ma paga dazio in gara ove perde quasi tutti i duelli in cui è stato coinvolto (e per sua sfortuna spesso inquadrati).

Lawson (4) si prende le piste da Hadjar e gioca all’autoscontro un po’ con tutti: brutto segnale.

Albon (5) fa il passo del gambero.

Bortoleto (5) ha una vettura che può poco ma al momento non ha ancora fatto vedere un guizzo, una sessione, o qualunque altro elemento che ci possa far capire di che pasta è fatto. Il punto è che con la stessa vettura Hulk si sta dannando per portare a casa risultati mentre lui pare invece assai anonimo. Ma c’è ancora tempo e spero vivamente che ci faccia vedere qualcosa in più.

NOTE DI che cos’hanno combinato con i dati?

Hulk (7) gira bene in Q1 e si ritrova in Q2, gira da par suo e porta a casa anche una posizione in griglia (e farà poi un’ottima gara vanificata dalla squalifica) decente sennonché gli cancellano tutti i tempi perché il tempo del Q1 era viziato da un track limit. Anche in gara per molti giri la tabella dei tempi e dei distacchi era assai confusa o addirittura ammutolita al punto che la regia ha dovuto ricorrere ad un altro riquadro grafico per notificare i distacchi in tempo reale. Problemi ai trasponder (Russell, Ocon e mi pare anche Hadjar ogni tanto sparivano dalla classifica)? Problemi al sistema? In un mondo cui non mancano certo i fondi per gestire backup e high-availability dei sistemi la cosa mi sorprende non poco.

Ci vediamo a Gedda!