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WEC 6HR DI IMOLA 2024

Come anticipato quest’anno niente Monza per il WEC, ma Imola.

E per l’ennesima volta (e spero molte altre a seguire) metto in moto l’avventura per andare a vedere un campionato che, pur con i suoi limiti (vedi BoP alla René Ferretti), sta anno per anno attirando sempre più pubblico.

Quest’anno c’è stato l’ingresso di nuovo case nella classe Hyper. Lamborghini, Isotta Fraschini, BMW e il ritorno di Alpine con un auto sua.

E anche in Gt, dove siamo passati alla classe GT3, c’è stato l’ingresso delle nuove case; BMW, McLaren, Lamborghini, Ford (proprio USA 5,4L V8 dal rumore unico tipico delle muscle car) e Lexus.

Sabato mattina parto dalle Acque minerali e arrivo fino alla variante alta per le FP3

Il circuito del Santerno crea un piccolo problema, rende difficile il sorpasso delle Hyper sulle GT e mi accorgo che dalla Piratella a tutte le Acque minerali si passa difficilmente (cose che era ampiamente prevista dai piloti), quindi l’unico punto della pista dove sorpassare è la salita che porta alla variante alta. Questo fattore sembra aver giocato qualche ruolo durante la corsa, soprattutto nel finale.

Grande pensata dell’organizzazione di mettere i cartelloni pubblicitari a oscurare la vista di tutta la chicane da interno pista, bravi davvero.

Scendo giù dietro la collinetta della Rivazza fino alla ex variante bassa.

Mi avventuro verso la pit walk e qui incontro un grande problema organizzativo, fanno entrare da sotto la torre Ferrari e non riescono a creare una fila perché effettivamente di lì ci passa la strada che porta al paddock.

Sono riuscito a scambiare qualche battuta con i piloti, Alessio Rovera sempre disponibilissimo e anche gli Iron (uomini e donne) Schiavoni “deve esse’ un personaggio da nulla”.

Mi dirigo esterno variante alta per vedere le qualifiche, formato hyperpole (hyperpole, superpole,Q2 chiamatele come vi pare) per i primi 10.

In GT avanti Porsche con dietro Aston e poi BMW n°46.

Per le Hyper tripletta Ferrari, tutte e tre le auto come uniche sotto 1:30, la prima (con Fuoco) rifila più di 6 decimi alla prima delle Porsche (vincitrici della prima gara) quarta, dietro alle Porsche c’è Toyota, che danno con un buon passo gara. Ma sembra che la cura dimagrante (sempre da BoP) abbia reso le Ferrari favorite. Non male BMW e Cadillac anche se distanti dai primi, Peugeot e Alpine indietro con Lamborghini e Isotta (ultima).

Nel paddock riesco a scambiare due parole con i ragazzi dell’Isotta Fraschini, disponibilissimi. Chiedo delucidazioni su come venga applicato il BoP ad un nuovo entrante, visto che loro già al primo appuntamento sembravano molto penalizzati. Spiegazione: “Auto finita in galleria del vento, raccolgono i dati, misurano la posizione del baricentro e decidono” sono partito più in confusione di quando sono arrivato. Comunque grande merito a loro.

Domenica mattina arrivo all’autodromo e vado in direzione pit, c’è strapieno. Gente in fila un ora e mezzo prima che apra il pit walk, desisto. Dopo aver dato un’occhiata un paio di volte alla gara F1 e aver raccattato un paio di commenti dai piloti la mattina mentre entravano ai box (devo dire che qualcuno è veramente una merda, senza far nomi) aspetto la fine della gara per contattare PA che so in autodromo. Ci incontriamo sulla tribuna centrale, dopo una chiaccherata di una mezz’oretta sentiamo le auto che iniziano ad uscire, lo saluto e proseguo in direzione Tosa per la partenza.

Devo dire la verità, l’ho trovato mentre era intento a scrivere il post Gp, e non gli ho neanche detto grazie per tutto il lavoro fatto in questi anni. Dimenticanza, ma scrivendolo ora mi son salvato in calcio d’angolo.

Non faccio a tempo ad arrivare al Tamburello che già la Lamborghini si è girata, e penso :”si comincia bene!”

Pronti via e le auto arrivano alla staccata del Tamburello, sembra che la Alpine n°36 abbia fatto strike, coinvolgendo BMW le due Peugeot e la gemella (primo travaso di know how da F1 a WEC – cit.). Le rosse sfilano davanti il gruppo alla Tosa

In Gt la lotta davanti è per le due BMW una Porsche e una Ferrari, queste sembrano lottare per la vittoria dopo che le Dames hanno perso giri ai box per un guasto o un incidente. Ford e Lexus non sembrano all’altezza, si difende bene Aston, McLaren e Corvette nel limbo.

Nel secondo stint monta Rossi sulla BMW, sono in tanti i suoi tifosi, e devo dire che non ha sfigurato, ha anche recuperato un po’ di terreno. Devo dire che è della categoria.

Dopo un paio di ore mi sposto verso le Acque minerali con un ragazzo che ho conosciuto alla Tosa, ci mettiamo in tribuna e dopo un paio di ore mentre la corsa sembra andare in direzione Ferrari inizia la tragedia. Gocce d’acqua. A due ore dalla fine inizia a piovere.

Come ben noto comincia la disfatta. Già avevo detto che dalle Acque minerali alla variante alta è un punto per il sorpasso delle Hyper sulle GT, qui già comincio a sentire slittare le gomme quando le auto escono dalla traiettoria asciutta per il sorpasso, poi alla Rivazza una Ferrari va lunga. Le Ferrari non pittano per il cambio gomme da slick a wet (secondo travaso di know how da F1 a WEC – cit.) Porsche e Toyota sì. Quando le Ferrari si ferma ormai è tardi. Intanto assisto più a una gara di drifting che di Endurance.

Sul bagnato con la classifica che vede Toyota-Porsche-Porsche-Toyota-Ferrari con una BMW che ad un certo punto si attesta terza. In GT le BMW davanti (Farfus davanti Martin con quest’ultimo afflitto da penalità mentre lottavano per la prima posizione) con terza la Porsche ormai fuori dai giochi come le altre. Degna di nota dal mio punto di vista la prestazione di Bamber con Cadillac sul bagnato, alle Acque minerali passava forte.

Nel finale torna l’asciutto e Porsche si avvicina a Toyota per la prima posizione.

Ma come detto il traffico è un problema, pur avendone di più, Estre non riesce a passare Kobayashi oltretutto dovendo scontare 5 secondi di penalità.

Finisce cosi, con Toyota-Porsche-Porsche con quarta la Ferrari n°50 con Fuoco che recupera a suon di giri veloci (per la felicità della proprietà presente ai box) la seconda Toyota.

In Gt finisce BMW-BMW-Porsche anche qui con Ferrari quarta.

Ci si vede il prossim’anno Monza o Imola che sia.

 

Landerio

MIT’S CORNER: LE NON-PAGELLE DI INTERLAGOS

Interlagos delude assai di rado e la gara di domenica scorsa non ha fatto eccezione.

Gara divertentissima perché piena di azione (e non mi riferisco solo ai sorpassi) nonché imprevedibile  perché anche il campione del mondo degli strateghi da divano stavolta non avrebbe saputo consigliare adeguatamente la Scuderia (perché di solito è proprio lei l’oggetto dei consigli, no?).

Be’, quasi imprevedibile. Il cozzo tra Hamilton e Verstappen, infatti, era già la prima frase di ogni articolo e commento sul GP del Brasile sin da sabato sera. Il sottoscritto pure, tanto che durante il lauto pranzo domenicale, tra una forchettata di tagliatelle e l’altra, aveva ammonito i commensali con fare savonarolesco: “vedrete, vedrete! Lewis e Max si incioccheranno alla 1 o alla 2 e se non gli riesce lì alla 4 voleranno fuori entrambi!” ricevendone in cambio sguardi perplessi ed un “ma chi sono?” che non lasciava adito ad alcuna speranza di proseguire la conversazione su quel filone. Nessun vanto di cui andare fieri, dunque.

Solitamente le non-pagelle seguono l’ordine di arrivo ma qui faccio un’eccezione cominciando irritualmente proprio da:

VERSTAPPEN

Dopo una sfilza di gare praticamente perfette, il buon Max si presenta al Josè Carlos Pace di San Paolo come se si trovasse in gita premio a Comacchio a provare go-kart a noleggio sul circuito di Pomposa. Indossa la tuta che non vede una lavatrice dall’88, mocassino con pelle scamosciata d’ordinanza ed in infine il casco di 12 misure inferiori a quella che servirebbe a contenere qualsiasi cranio, figuriamoci il suo testone, e gli si chiudono tutte le giugulari. Il risultato è un tentativo di sorpasso che tecnicamente ci può anche stare ma che, di fatto, viene condotto con mentalità che richiama le sportellate di una gara amatoriale di go-kart e manda in fumo tutti gli elogi sulla sua maturità agonistica che si è preso negli ultimi due anni. Tant’è vero che i suoi commenti post-gara sul punto ricordano gli stessi di Singapore 2017. Non mi spenderei troppo sulla penalità: nel momento del contatto sembrerebbe che Lewis sia effettivamente avanti di qualche centimetro e cavillando col regolamento i 5 sec ci potevano stare – race incident sarebbe forse stata l’archiviazione più corretta. Tuttavia, onestamente, ne avrei inflitti 30 di secondi a Max, imponendogli peraltro di contarli ai box e di percorrerne la relativa corsia in retromarcia per manifesta coglioneria. Non c’era alcun bisogno di forzare in quel modo e in quel punto, soprattutto sapendo benissimo che uscendo dalla 3 attaccato al deretano di Lewis avrebbe potuto sorpassarlo più comodamente nella Reta Oposta grazie alla mostruosa velocità della su RB. Il fattaccio lo relega nelle retrovie dove però il nostro non brilla affatto. Il suo ritmo è buono ma non ottimo. Litiga con le gomme ed è costretto a ulteriore pit. Trova comunque il modo di farci ammirare il suo talento con un sorpasso da antologia alla 1 su Bottas e Ocon. E poi il casco di misura inferiore di cui sopra torna a far sentire i suoi effetti. Dopo varie vicissitudini negli ultimi giri si ritrova negli scarichi del teammate, in difficoltà con le gomme e alla disperata ricerca di punti per contrastare Leclerc in classifica mondiale. “Max, non superare Checo” ma il suo ingegnere non fa in tempo a pronunciare l’ultima sillaba del soprannome di Perez che Max lo infila alla 1 come se non ci fosse un domani! Non contento lo distacca e fa scena muta ogni volta che gli chiedono di far ripassare Perez. Subito dopo il traguardo se ne esce col sibillino team radio che tutti conoscono e del quale me ne importa zero. Ora, al di là di qualsiasi retroscena a noi incognito (per quanto le ipotesi in merito, sul web, si sprechino) e della mancata riconoscenza per il buon lavoro fatto da Checo nel 2021, la mossa, anzi, la non-mossa è sintomo della stessa coglioneria di cui sopra: fallo passare, santo cielo!, incassa il credito e fattelo pagare al momento opportuno. Così facendo, invece, intanto rende pubblico un contrasto che è meglio rimanga privato, rischia di trovarsi il nemico in casa in un 2023 che si annuncia molto più combattuto e poi, se uno dei rumors sulle motivazioni di questo comportamento fosse vero (l’ipotetico crash volontario di Perez in Q a Monaco), rischia di creare danni incalcolabili alla squadra. Peggior gara dell’anno e, forse, della carriera.

 

Ma andiamo oltre.

Prima del ciocco tra Hamilton e Verstappen c’è stato quello tra Ricciardo e Magnussen. Il simpatico Daniel rifà identico identico lo stesso errore del Messico contro Tsunoda. Solo che là ha tirato dritto e fatto la sua miglior gara dell’anno mentre qua il colpo da bigliardo si è rivelato un boomerang nella miglior tradizione degli aborigeni della sua terra natale. Karma? Anche qui errore marchiano, inutile e deleterio tanto più considerando che la mecca, ieri, non sembrava male. Dopo questo errore temo che ad Abu Dhabi vedremo l’ultima gara in F1 di mister sorriso.

C’è stata una terza stupidaggine, domenica, e purtroppo l’ha fatta Carletto nostro. Il tentativo di sorpasso di Leclerc su Norris tra la 6 e la 7 non ci stava proprio, mi spiace doverlo ammettere. La facilità con cui incalzava Norris avrebbe dovuto condurre il nostro negli scarichi della mecca fino alla Junçao e di lì ad un presumibilmente facile sorpasso alla 1 del giro successivo. Non c’era alcun bisogno di prendersi quel rischio e l’aver potuto riprendere la gara è stato solo un colpo di fortuna. Per cui proseguo le non-pagelle proprio con: 

LECLERC

La stupidaggine di cui sopra ne ha ovviamente condizionato la gara. Dopo il cambio del musetto ha sfoderato un ritmo che non aveva nulla da invidiare a quelli davanti. Il che fa storcere il naso ancora di più. È uscito 6 sec dietro a Verstappen e, più avanti nella gara a parità di pit, gli era davanti di 5 sec. Va veloce, Charles, ma episodi come questo si ripetono con inquietante regolarità e danno molto da pensare. Vero è che l’episodio di venerdì con le Intermedie l’avrà parecchio innervosito ma la sagacia di un pilota di F1 deve andare oltre. Lo spettro di un Alesi 2.0 è sempre meno diafano. Sta a lui, l’anno prossimo, sgombrare ogni dubbio (sperando che la vettura 2023 sia allo stesso livello di competitività mostrata quest’anno). Il pietoso piagnisteo degli ultimi giri per elemosinare una posizione ci poteva anche stare, in un’asettica valutazione dei punti mondiali. Tuttavia sorprende che non valutasse il rischio di quella manovra con un Alonso assatanato praticamente attaccato agli scarichi e con un Verstappen ancora più incattivito (e con le giugulari chiuse di cui sopra) appena dietro. Immaginatevi la scena: Sainz rallenta per far passare Leclerc e Alonso e Verstappen si infilano. I due rossi vanno in confusione, si girano o passano sull’erba, e li passa pure Perez. Ve l’immaginate il ludibrio planetario? Hanno fatto bene, per una volta, a evitare questo rischio.

Non-pagelle un po’ caotiche oggi, proprio come il GP che stiamo commentando. Quindi passiamo a: 

MAGNUSSEN

Bravo, bravissimo. Nelle qualifiche di venerdì ha mostrato a tutti come si deve gestire una situazione ambientale così difficile. Sfruttare ogni momento utile per passare il taglio? Fatto. Annusare l’aria invece di guardare i radar? Fatto. Fare il giro più veloce della vita nel momento giusto? Fatto. Bravo! Nella Sprint ha fatto quel che poteva e l’ha fatto bene. Peccato la stupidaggine di Ricciardo che l’ha messo fuori domenica: vista la sua condotta week end fino a quel momento e vista l’imprevedibilità della gara avrebbe potuto, chissà?, portare a casa un risultato insperato anche nella gara “vera”. Di lui ho sempre pensato che non sia, come velocità pura, al livello dei top driver ma che il suo QI “motorsportistico” invece sia di qualità decisamente superiore. E nel week end di Interlagos l’ha dimostrato alla grande. Mi ripeto: sarebbe (stato?) un secondo pilota di grande utilità in una scuderia di primo piano.

Magnussen è stato l’eroe del week end ma non è stato l’unico.

RUSSELL

Bravo, bravissimo pure lui! Con i puteolenti retropensieri complottistici che ammorbano il mondo d’oggi verrebbe da pensare che la sbinnata di venerdì l’abbia fatta apposta. Con Hamilton (suo vero avversario del finale di stagione) così indietro e un Magnussen ininfluente per la sprint la possibilità di andare in prima fila alla domenica era dietro l’angolo. Ad ogni modo l’episodio l’avrà anche favorito ma fortuna audaces iuvat e, meno scontato, aiutati che dio t’aiuta sono proverbi perfettamente applicabili al George di ieri. Di proverbio in proverbio non arriveremmo a spiegare completamente la brillantezza con la quale ha condotto il week end. Al di là della conferma delle prestazioni Mercedes di questo finale di stagione (bisognerebbe aprire un capitolo a parte) quel che si fa ammirare di Russell nella circostanza è stata la sua capacità di gestire la pressione. Perfetto nella Sprint con un sorpasso a Verstappen che solo poche settimane fa sarebbe stato immaginabile e perfetto, oserei dire persino straordinario, nella gara “vera”. Le partenze, in particolare sono state eccezionali. La prima è scattato al via che neanche Marcel Jacobs in finale alle olimpiadi: dopo due curve era aveva già messo a distanza siderale il teammate. Nella ripartenza dietro SC pure: ha persino sorpreso Ham che si è trovato nella difficoltà di dover subire l’attacco di Verstappen che sappiamo com’è finito. Da lì in avanti una gara condotta in maniera altrettanto perfetta con ciliegina sulla torta del fastest lap, anche questo non scontato, fatto negli ultimi giri. Non c’è nulla da eccepire e la sua prima vittoria in F1 è da annali. Bravo!

HAMILTON

L’episodio con Verstappen gli ha condizionato, com’è ovvio, la gara. Dopo quello ha guidato da par suo, aiutato da una Mercedes stellare, ma non abbastanza per impensierire il suo teammate. Nel finale il cambio gomme strategico non l’ha danneggiato tanto quanto lui poteva pensare nel momento, tanto più che le rosse hanno dimostrato di essere la mescola ideale per Interlagos. Le scuse sono finite dopo la SC post rottura di Norris: lì poteva giocarsela e, molto semplicemente, non è riuscito ad avvicinarsi a Russell. E questo dice tanto sia della sua gara che di quella di Russell. A questo punto il “mundialito” tra i due pare compromesso e tenuto in piedi solo dalla matematica. Bene ma non benissimo?

SAINZ

Gara onesta del buon Carlos. Ottima partenza e poi il teammate, con la sua stupidaggine, gli apre le autostrade ma non ne approfitta subito impiegando qualche giro di troppo nel liberarsi di Norris. Il ritmo era tale da poter competere con i Mercedes e considerando che, dietro, Leclerc andava ancora più forte ci fa concludere che qui in Brasile la Ferrari fosse messa più che bene. Il problema con il tear off non lo condiziona, secondo me, tanto quanto i commentatori dicono perché è stato risolto abbastanza velocemente. Alla fine il terzo posto è ottimo ma c’è un po’ di amaro in bocca che non ce lo fa godere appieno. Comunque bravo a tenersi lontano dai guai.

ALONSO

E che ve lo dico a fare? Per una volta che la vettura non lo tradisce o che il teammate non lo manda per prati lui fa vedere che può stare tranquillamente in rubrica dei TP di alta fascia. Probabilmente è quello che azzecca la strategia migliore in gara: cambia le gomme nei giri ideali per sfruttare al meglio la finestra di performance nei vari stint. Vero è che partendo così indietro (diciottesimo!) non aveva da preoccuparsi granché ma intanto lo ha fatto. Nel finale solo un Leclerc disperatamente attaccato ai punti gli impedisce di portarsi ai piedi del podio e tiene a bada il pur assatanato Verstappen, incattivito dalle richieste dei box. Grandissimo!

PEREZ

Parliamo di RBR in questo GP? Che è capitato? Al di là degli episodi vari quel che è emerso è che RBR in questo GP non era neanche lontanamente parente di quella che abbiamo visto fino alla settimana scorsa! Sia Perez che Verstappen non hanno mai mostrato un ritmo di gara capace di eguagliare quello di Mercedes (e Ferrari, aggiungerei). E questo mi lascia molto perplesso. Hanno sbagliato l’assetto? Hanno sperimento qualcosa in vista del 2023? Mah. Ai posteri la famosa ardua sentenza. Rimane il fatto che oltre ad un ritmo non all’altezza di quanto mostrato sin qui a Perez hanno pure sbagliato la strategia sicché si è trovato nel finale con le gialle a difendere la posizione anziché a cercare di attaccare. Due giri in più e lo prendevano anche Ocon e Bottas. Veramente strano. Dello sgarbo fatto da Verstappen nei suoi confronti ho già parlato e qui mi limito a rilevare l’insulso commento di fine gara ai giornalisti in lingua spagnola: “non capisco, mi deve due mondiali” dice il buon Checo. Excuse me? Seriously? Se del 2021 se ne può parlare e magari ha pure ragione ma sul 2022, caro Checo, non ci siamo proprio. Magari finirà alla fine secondo nel mondiale ma non se lo merita.

 NOTE DI MERITO: 

Bottas, in una pista ove è facile sorpassare, non si ritrova a giocare il ruolo della vedova triste e prova a fare il suo portando a casa punti insperati.

Norris fino alla rottura se l’era giocata proprio bene. A proposito: pollice verso per la direzione gara nel gestire l’episodio. Bisognava mettere SC subito e non quella ciofeca di VSC.

Volevo mettere qui anche Vettel che fa una prima parte di gara assolutamente strepitosa. Poi però si è un po’ perso probabilmente penalizzato da qualche errata strategia del suo box che, per converso, ha aiutato Stroll, sin lì anonimo, a entrare in zona punti

Metto qui Albon ma solo per giocarci con perfido sarcasmo: il suo unico merito è di partire con le bianche e far capire a tutti gli altri che quelle gomme è meglio che stiano ben chiuse in garage.

NOTE DI DEMERITO:

Ocon aggancia un insperato 8 posto. Solo che ci capita per caso e a fronte di un teammate che, nella seconda parte di gara, va il doppio. Mah. Io questo tizio, dopo già diversi anni di F1, non l’ho ancora inquadrato.

Gasly pasticcia e fa confusione. Ancora!

Zhou fa il secondo week end di fila ben al di sotto degli incoraggianti progressi che aveva mostrato durante la stagione.

Tsunoda ridicolo insieme al suo muretto nella SC post-Norris. Vero è che il suo numero non era uscito alla lotteria degli sdoppiaggi in SC ma era ovvio che avrebbe dovuto andare dietro alle Williams. Che prendesse lui la decisione o lo dovesse spronare il muretto tutti e due hanno sbagliato e anche in modo assai pericoloso visto quel che ha dovuto fare in ripartenza mettendosi da parte in rettilineo. Assurdo!

Schumacher fa anche una gara buona gara ma il testa-coda delle qualifiche è pietra tombale posta sulla sua annata.

Latifi: che ve lo dico a fare?

BASTIAN CONTRARIO: NO FERRARI, NO FIESTA

Confesso che, dopo la disfatta rossa vista al GP messicano, avevo ben poco su cui riflettere e scrivere. Le immagini e, soprattutto, il cronometro (quello non mente mai) parlavano chiaro. Eppure questa rubrica deve uscire puntuale, non posso deludere i voraci e preparatissimi (andate sui commenti del Blog… vi farete una cultura!) lettori del Ring e allora mi sono fatto arrivare l’ispirazione. Vedere una Ferrari arrancare e soffrire nel GP messicano è stato mortificante per noi e per lo spettacolo, del resto no Ferrari no fiesta.

Questo potrebbe, apparentemente, sembrare banale eppure, considerando quali sono state le premesse di questo velenosissimo mondiale ad inizio anno, non è un pensiero affatto scontato. Quali erano gli obiettivi di questo insidioso (e dopo quanto successo) inutile regolamento? Ravvicinare il più possibile le squadre tra di loro, tecnicamente parlando, al fine di poter favorire il più possibile la lotta e quindi lo spettacolo in pista che da troppo tempo mancava. Soprattutto a mio giudizio, questo regolamento è stato un assist per quei top team che da troppo tempo mancavano alla lotta mondiale dopo il dominio teutonico… soprattutto per Ferrari, la quale, lo voglio ricordare, non becca niente dal 2007 come titoli piloti e dal 2008 per quanto riguarda i costruttori. Anche perché diciamocela tutta, la stessa F1 non può “tirare troppo la corda” in tal senso: tutto il circo senza la Rossa può abbassare le serrande, non ha ragione di esistere; no Ferrari no fiesta appunto. 

Ritornando all’inizio di questo mondiale e alle sue premesse dunque, cosa avevamo? Di certo l’acquolina in bocca! Il duello dell’anno, la sfida che da sempre stavamo aspettando: Ferrari contro Red Bull, Charles LeClerc contro Max Verstappen… la lotta eterna. Missione compiuta dunque, almeno fino in Ungheria. Poi cos’è accaduto? O forse dovrei chiedere, cosa è accaduto tra il primo GP e quello ungherese? I mali sono molteplici purtroppo e, come dico da sempre su questa rubrica, la responsabile di quanto accorso è solo della stessa Ferrari e per Ferrari intendo la sua dirigenza, ovvero i vertici!

C’è un’ottima riflessione del direttore di questo Blog che fa capire il perché dell’inamovibilità della dirigenza Rossa a tutto quello che abbiamo assistito sino ad ora e la voglio citare rigo per rigo: “Nel 1996 l’Avvocato Agnelli decise di investire nella GeS con budget virtualmente illimitato (bei tempi, aggiungo io), al fine di supportare la ripresa commerciale e di immagine dei modelli stradali, i quali arrivavano da un decennio di insuccessi al netto di qualche jolly pescato più o meno a caso come la F40. Venne preso il miglior pilota in circolazione, il quale, non appena mise piede a Maranello, compresa l’antifona, chiese ed ottenne di portarsi dietro mezza squadra del suo team di provenienza. Dalla 355 in avanti i modelli stradali furono tutto un successo dietro l’altro ed il quinquennio iridato 2000-2004 portò il brand a livelli d’immagine mai raggiunti prima, che furono, a tutti gli effetti, il preambolo della quotazione in borsa che arrivò nella prima metà del decennio successivo. In concomitanza con la scomparsa dell’Avvocato, fu imposto a Maranello una drastica riduzione del budget di spesa, l’obiettivo era stato largamente raggiunto quindi la nuova politica divenne sfruttare il vento a favore. I risultati sono sotto gli occhi di tutti: un solo titolo, quello del 2007, ed il sostanziale disinteresse verso i successi in pista per via del fatto che il titolo in borsa rende a meraviglia, la quotazione ha riempito le casse di Exor e quindi tutto il resto può aspettare. È  semplicemente business, proprio come la scelta dell’avvocato nel 1996. Viene fatto solo quello che è funzionale al profitto. Viene solo da riflettere amaramente sul perché per marchi con meno di vent’anni di vita, come Red Bull, sia invece così dannatamente importante vincere in pista così come per AMG la quale, ahi noi tutti, pare davvero avere tutta l’intenzione di tornare dov’era dal 2014 al 2021”.

Parole che non lasciano alcun margine di dubbi e di equivoci. Il sottoscritto rincara solo la dose affermando che le scuderie avversarie della Rossa hanno bisogno, come il pane, di dominare in pista, al fine di avere un pesante ritorno commerciale, perché se si comportassero in pista come fa la Ferrari, queste diverrebbero delle squadre qualunque per poi essere dimenticate. Caso mai ci fosse qualche riottoso a riguardo, andasse a bussare alla porta di BMW o TOYOTA, giusto per citare due esempi a caso. Ferrari, di contro, vive di luce propria, che vinca o perda e questo i vertici lo sanno benissimo, per questo non si sbattono più di tanto nelle stanze che contano. Per questo assistiamo a mondiali sciagurati come quello che stiamo vivendo, dove ci siamo illusi di poter lottare per il mondiale ed ora addirittura remiamo e sarà già un mezzo miracolo se riusciremo a difendere il secondo posto nel mondiale marche. Binotto ed il suo team hanno sicuramente delle responsabilità a riguardo eppure, e soprattutto per quanto detto poc’anzi, non me la sento di addossargli la croce per questa disfatta, anche perché lui ed il suo team, appunto, sono le stesse persone che ci hanno regalato una delle monoposto più forti progettate a Maranello e che hanno aperto il mondiale con due doppiette! Il team principal della Rossa lo ha detto a chiare lettere: la F1-75 è stata concepita per viaggiare incollata al suolo, quindi tutti i cinematismi e l’aerodinamica dedicata è nata ed è stata sviluppata attorno a questo concetto. Potrà sembrare una sciocchezza eppure i millimetri che hanno regalato, innanzi tutto a Mercedes ed alla sciatica di Lewis, hanno stravolto questo concetto.

Perché nel mentre si svolgeva il mondiale fino all’Ungheria questo è successo: in nome della sicurezza si decideva di sollevare le monoposto concepite sin dall’inizio per rimanere incollate al suolo (una barzelletta!) e, soprattutto, gli attuali campioni del mondo mettevano mano al portafoglio come se non ci fosse un domani e, soprattutto, come se non esistesse un Budget Cap da rispettare e sviluppavano la RB18 a forza di dimagramenti e migliorie aerodinamiche, fino ad arrivare al mostro vorace che noi tutti conosciamo. La settimana scorsa ho affermato che se ci fossero stati altri 20 GP, state certi,  Verstappen li vincerebbe tutti. Alla fine del primo giro, con Max che passa al comando, si era già capito come sarebbe andata, di certo non c’era da aspettare lo sbaglio di AMG in merito alla scelta delle gomme.. e così è stato. Alla faccia dello spettacolo e delle lotte in pista. Siamo passati così da un inizio mondiale dove il fascino dell’incertezza regnava sovrana ad una seconda parte di campionato che si è rivelato essere la fotocopia del 2020, con l’unica differenza che prima i dominatori erano grigi (pardon neri… perché c’era il razzismo da sconfiggere prima!) ed ora sono blu elettrico. Sia chiaro, Ferrari durante il tragitto ha fatto di tutto per perdere questo mondiale, tra errori delle squadra (tanti), dei piloti (centellinati) e problemi di affidabilità e per questo sono convinto che la Rossa, comunque, non avrebbe vinto il mondiale. Solo che se il regolamento non fosse stato modificato o se qualcuno non ci avesse “mangiato sopra” (dopo le scuse bibitare perdonate il mio gioco di parole), di sicuro avremmo assistito a qualcosa di diverso, più tirato ed emozionante, perché con una Rossa in ballo è tutto un altro articolo, mentre ora ci ritroviamo nuovamente la Formula noia e del resto si sa, no Ferrari no fiesta.

 

Vito Quaranta 

MIT’S CORNER: LE NON PAGELLE DI CITTA’ DEL MESSICO

Del Gran Premio del Messico ho visto e letto molte cose, prima e dopo il suo svolgimento, che ne hanno movimentato il contesto rendendolo, di fatto, ancora più interessante di quanto già non fosse alla vigilia.

Ciò può sembrare paradossale dal momento che i vincitori del mondiale 2022 sono già stati iscritti all’albo d’oro ma tra le polemiche generate dalla sentenza sullo sforamento del Budget Cap da parte di Red Bull, motivi d’interesse tecnici dati dalla pista “più altissima” del mondiale e la curiosità di vedere come si sarebbero sviluppate le sfide sportive che rimangono da raggiungere agli “altri” di cose da vedere, ascoltare e leggere ce n’erano parecchie.

E ci sono, effettivamente, state.

Il tema Budget Cap meriterebbe riflessioni a parte. In questa sede mi limito a fare una battuta e due considerazioni.

La battuta: visti i dettagli di natura contabile divulgati nei giorni scorsi è evidente che in RBR hanno bisogno come il pane di contabili che, al minimo, siano capaci di saper fare cose tipo addizioni e sottrazioni, per non parlare di  moltiplicazioni e divisioni. Io ho già mandato il mio CV, specificando con orgoglio di saper snocciolare le tabelline dall’1 al 12 con crono di 1’34’’523 stabilito in un’esaltante sfida vinta in extremis contro il bimbo G.V. nelle Q3 del GP “Scuole Elementari Ariosto” il 2 Maggio 1981.

Considerazione 1. 

I numeri indicati e i loro giustificativi danno tante di quelle perplessità che c’è da chiedersi con quale metodologia giuridica siano stati considerati, cioè con quale approfondimento inquisitorio e probatorio, che non sia dato dalla lettura dei documenti di bilancio presentati dalla RBR alla federazione. In Italia, ad esempio, i bravi ispettori dell’Agenzia delle Entrate, quando decidono di prenderti di mira (siamo pur sempre in Italia…), non è che si accontentano solo dei tuoi documenti, eh. Ho visto con i miei occhi un bilancio di 445mila euro di una ASD di cui uno dei suddetti ispettori ha “smontato” il 73% di falsità – cioè, non il 5% o il 1.6% o il 0.37%: il 73%!! E non è che se lo sono inventati o hanno meramente supposto ma hanno tracciato tutto: pagamenti, prelievi, fatture (false), persone e tutte le “lateralità” ove erano stati plausibilmente ridirezionati i flussi di danaro contestati (e poi le commissioni tributarie gli hanno sfondato il c…). Mi domando quanto la FIA possa approfondire davvero gli sforamenti. Perché il punto è proprio lì. Com’è facile intuire, se sfori la voce x e quella y o sei un coglione incapace (scusate non ho potuto trattenermi) o li hai usati per fare qualcosa ti tecnicamente utile al team. Ma se non posso (o non voglio?) approfondire su come hai usato quei soldi sarà difficile dimostrare il vantaggio che ne hai tratto e come ulteriore conseguenza sarà ancora più difficile decidere le sanzioni sportive da applicarti.

Considerazione 2. 

Tra tutte le in-credibili voci che si evincono dai vari report pubblicati sull’argomento la meno credibile non è il costo relativo al catering (che già di per sé fa ridere) ma il punto relativo al credito d’imposta non sfruttato. Cioè, un team iperprofessionale come RBR, con sede legale in un paese che dei magheggi finanziari e fiscali fa il fiore all’occhiello della propria economia, ha un credito d’imposta di 1.431.348 (leggasi unmilionequattrocentotretunomilatrecentoquarantotto) sterline e non lo sfrutta?

Seriously?

Considerazione 3.

Tutti avranno notato che la base di calcolo per lo sforamento del BC è fondato sul relativo bilancio RBR in valuta. La cosa pare ovvia dal momento che il team è di diritto UK e la relativa valuta è la sterlina. Tuttavia, poiché l’ammontare del BC (o “Cost Cap” come viene definito ufficialmente) è espresso in valuta Dollaro qualche dubbio sulle conseguenze e sulle consistenze effettive di eventuali sforamenti può legittimamente venire visto e considerato che i rapporti economici di natura tecnica di un team di F1 sono da considerarsi in un ambito globalizzato. Nel caso di specie, infatti, non può non balzare all’occhio come tra 21 e 22 il cambio $/£ abbia avuto un’oscillazione di quasi il 20% (18.39% secondo i miei calcoli) e chiunque tratti affari internazionali sa quanto sia importante “giocare” sul cambio per proteggere (o, possibilmente, ampliare) i margini sulle transazioni. E non sono cose che scopro io nella mia stanzina: i banchieri fiorentini e veneziani hanno campato per secoli su queste cose. Nel nostro orticello globalizzato della F1 un’oscillazione valutaria di questa entità può portare vantaggi decisivi. È vero che FIA, nelle varie versioni del regolamento finanziario, si è premurata di aggiustare e fissare i cambi (c’è un tabella di conversione del cost cap in dollari con sterline, euro e franchi svizzeri) ma un fixed annual value non significa nulla per chi è abituato a “giocare” con i cambi. Anzi, come si dice dalle mie parti: gli torna solo che comodo considerato che in UK ci sono i maggiori esperti mondiali di questo tipo di “giochi” valutari.

Considerando questa oscillazione, dunque, lo sforamento da parte di RBR potrebbe essere riconteggiato in modo tale che lo porterebbe in una forchetta tra 2,27% e 14,84% quale esito di una manciata di calcoli su excel considerando il caso migliore e peggiore per RBR. Un ipotetico “gioco” che sfrutti un valore di conversione valuta $/£ nel 2021 contro le tabelle di conversione FIA per lo stesso anno farebbe sì che, al lordo delle mille assunzioni fatte in calcoli di questo tipo, lo sforamento certificato da Fia starebbe molto a fatica dentro la minor breach < 5% di cui tanto si parla. Tutte speculazioni, per carità, e per le quali mi cospargo subito il capo di cenere accettando ogni critica ma siccome in questi ameni luoghi virtuali discutiamo di differenze sul giro di pochi decimi capaci di decidere un campionato del mondo di Formula 1 credo che, in generale, questo tema sia una bella gatta da pelare per la FIA.

Il tutta vale, beninteso, per tutti i team con Presentation Currency che non siano dollari (cioè tutti tranne Haas, che io sappia).

Considerazione 4.

Perché la multa di 7 mln di $ è extra-cap? Cioè: brandisco per i glutei mezzo mondo sforando su Catering e crediti di imposta (magari gioco pure sulle valute), mi beccano, mi danno pure una multa alla proverbiale acqua di rose e non la devo nemmeno considerare nel budget cap? Mah!

Considerazione 5.

Come dite? Avevo promesso 2 considerazioni e sono già alla 5? (Be’, l’argomento è succulento)

Avete ragione mi fermo qui. Tanto non saprei come giudicare la parte sportiva delle sanzioni e, a quanto pare, non lo sanno giudicare nemmeno gli stessi protagonisti: Horner piange in cinese proclamando urbi et orbi che per il prossimo anno avranno uno svantaggio enorme mentre gli altri TP (curiosamente non Wolff né Binotto ma Seidl pare il più assatanato) sono scontenti perché, dicono, la loro concreta applicazione in realtà non danneggerà di un epsilon le possibilità di sviluppo tecniche di RBR. 

E se non lo sanno loro…

 

Ma veniamo al Messico.

Che l’altura (2200 s.l.m.!) avrebbe limato non poco le differenze in termini di efficienza aerodinamica tra le vetture si sapeva. La curiosità stava nel capire l’efficacia del pacchetto meccanico in queste condizioni.

E qui non ci sono santi: ha vinto, anzi stravinto Mercedes.

E ha perso Ferrari, ovviamente.

Mercedes ha sfornato performance inimmaginabili alla vigilia: di fatto andava tanto quanto RBR e solo la strategia errata ha impedito ad Hamilton di portare a casa la prima vittoria del 22. Di contro la Ferrari si è ritrovata (inaspettatamente?) a distanze siderali, inimmaginabili alla vigilia. Ma tanto la DT39 non c’entra, giusto?

RBR limita i danni (si fa per dire) grazie ad un Verstappen in stato di grazia e ad un Perez che cercava il massimo nel GP di casa, nonché grazie all’aver capito, contrariamente a quanto credeva Mercedes, che poteva andare sino in fondo con le gialle. Ma siccome c’è chi ha fatto anche meglio in termini di strategia ascriverei il loro successo nel GP ai piloti. Sui quali ora mi spendo, finalmente!, nelle NON-PAGELLE.

 

VERSTAPPEN

Il buon Max continua a stupire e le parole per descriverne le prestazioni cominciano a scarseggiare. In questa gara, date le particolari condizioni in cui si è svolta e anche al netto dei discorsi fatti poc’anzi su bontà del pacchetto meccanico e strategie, ha dimostrato quanto sia eccezionale come pilota. Umanamente non mi ispira una gran simpatia (al pari del suo odierno rivale, l’eptastellato) e sono perciò propenso a radiografare ogni sua mossa a cercare il proverbiale pelo nell’uovo per potermi permettere di dirgli, con fare da moderno Torquemada: “ecco! Vedi?! TU, neerlandese immondo, stregone di cacciaviti ed eretico alchimista che trasformi piedi umani in lingotti di piombo! TU, proprio TU che fai contemporaneamente lo spanizzo e il finto modesto ad ogni domanda sul record di vittorie in una stagione! TU, sei immeritevole! e vinci solo grazie al patto con il Newavolo! (e hai pure una faccia da schiaffi)” 

Eppure non lo trovo, quel pelo nell’uovo, e sono costretto (di buon grado a onor del vero) a riconoscerne gli enormi meriti e l’altrettanto enorme abilità. Qui ha fatto una gara perfetta. Qualifica impressionante. Partenza eccezionale. Ritmo incredibile per tutta la gara a segnare giri con crono costante quasi al millesimo nelle due fasi (pure Genè notava i primi 15 giri tutti sul 23.2). Neanche un errore, nemmeno una piccola sbavatura. Negli ultimi 10 giri, quando tutti si aspettavano che le gomme crollassero, non fa una piega e continua imperterrito a stampare tempi impensabili per gli altri e prendendosi pure la soddisfazione di staccare ulteriormente lo speranzoso Hamilton. Perfezione di gara che ricorda, da molto vicino… lo dico? Ok lo dico: qui in Messico mi ha ricordato lo Schumy dei bei tempi.

HAMILTON

Il buon Lewis arriva in Messico e si ritrova una bella sorpresa: la macchina più veloce del lotto. Però…

Però in qualifica viene sorpreso, sia pur per 5 millesimi, dal suo teammate, oltre ovviamente al giro monstre di Verstappen. Ciò non gli consente di poter battagliare in partenza con Max. Poi il suo lo fa e alla grande. Parte bene e si tiene attaccato a Max con i denti nel primo stint tenendo, al contempo, a debita distanza l’arrembante idolo di casa. Gli RBR decidono di pittare tra il 24 e il 26 giro e qui c’è la mossa che sembra decisiva: rimane fuori senza copiare la strategia. Già. Perché si era capito che le rosse non si erano consumate granché e che a quanto pare il rapporto tra il connubio monoposto 2022/gomme con il circuito Hermanos Rodriguez è una vera e propria storia d’amore. Quindi, pure dal comodo divano di casa ce ne rendiamo conto, l’idea di Ham e Rus potrebbe essere tirare le gialle il più possibile, mettere le rosse e chiudere la gara con concrete possibilità di vittoria. Peraltro, chi dietro aveva le rosse e non aveva ancora pittato (mi viene in mente Vettel), non stava avendo particolari problemi di ritmo. E’ chiaro che tale scelta parrebbe piuttosto aggressiva ma se vuoi vincere devi fare così perché non sono più i tempi in cui il vantaggio di macchina imponeva scelte più conservative che tanto si vinceva lo stesso. Invece sta fuori solo 6 giri in più di Max e i suoi decidono di mettergli le bianche. A quel punto non gli rimane altro che sperare che il preventivato crollo di prestazione delle gialle di Max si concretizzi. Ma chi visse sperando… Occasione buttata.

PEREZ

Il buon Checo le prova tutte per portarsi a casa il GP di casa. Per una volta non prende le piste dal teammate in qualifica. Parte pure bene perché si infila tra le due mercedes. Però lui, a differenza di Max, è un pilota “normale” e la fatica che ha fatto a stare dietro a Lewis, nonostante tutte le motivazioni che aveva per fare bene, è ciò che ci ha fatto capire che qui in Messico era proprio la Mercedes la macchina migliore. Il problema al pit stop è stato sfortunato ma non sarebbe cambiato nulla nei confronti di Ham. Alla fine è deluso ma non ne ha troppe ragioni: il compagno ha performato in modo irreale e Ham ne aveva di più. Quindi, più di così non poteva fare. E comunque si riporta al secondo posto nel mondiale piloti

RUSSELL

Pure lui si ritrova la più grande sorpresa del week end messicano tra le mani ma trova il momento peggiore per mostrare al mondo la sua deferenza per l’illustre compatriota nato nel 1564 a Stratford-upon-Avon. Infatti, dopo una qualifica eccellente, che rimette a posto i conti con il teammate per 5 millesimi, decide di travestirsi da Principe di Danimarca e allo spegnersi dei semafori eccoli lì i sottotitoli a caratteri fluorescenti comparire sul muso della sua Mercedes: “Essere o non essere… aggressivi? Passivi? Furbi? incoscienti?”

Niente di tutto questo. La sua indecisione è palpabile e ne paga pesantemente le conseguenze non solo nei confronti di Lewis, che di “Shakespeare” forse non sa fare nemmeno lo spelling, ma anche nei confronti di Perez. Onestamente il frangente e come l’ha gestito mi ha deluso parecchio. Ancora più deludente è il primo stint dove non pare avere la capacità di tenere lo stesso ritmo dei primi 3. Si riaccendono le sue possibilità intorno a metà gara dove mette in mostra un QI di tutto rispetto visto che si rende conto che la strategia con le rosse nel secondo stint sarebbe vincente. I suoi non gli danno ascolto e deve suo malgrado ingoiare l’amara pillola delle gomme bianche. A dir il vero il secondo stint è più veloce di Hamilton e Perez ma con un margine troppo risicato per poterli davvero impensierire. Più logico rispetto al precedente GP il pit per il Fastest Lap a due giri dalla fine per prendersi il punto addizionale perché con una Ferrari così obbrobriosa la possibilità di strappare il secondo posto mondiale nei costruttori non è più così impensabile come poteva essere sino ad un paio di GP fa (e poi limita il continuo recupero di Ham in classifica piloti). Amletico.

SAINZ-LECLERC

Si dice che girassero con motore depotenziato. Un più unico che raro camera car (di Sainz, se non ricordo male) faceva effettivamente percepire un rumore un po’ troppo sibilante del turbo ma non sono abbastanza competente da capire se tale rumore fosse indicativo di qualcosa. Fanno a sportellate tra loro le prime due curve e poi si plafonano per il resto della gara girando almeno 1 sec al giro più lenti di quelli davanti. Talmente anonimi che non mi viene in mente altro da dire. Inquietante.

RICCIARDO

Dopo la peggior prestazione dell’anno il simpatico Daniel decide di sfoderare la migliore. Infatti in Q per una volta prende solo 2 decimi da Norris (sufficienti però per mancare il Q3) e poi in gara si dimostra piuttosto pimpante (ho in mente un bel duello con Zhou). Strano, soprattutto considerando che Norris appare, invece, piuttosto svogliato. Forse l’aria rarefatta di Mexico City gli ha dato un po’ alla testa e si ricorda di essere (stato?) un top driver. Avrebbe comunque concluso dietro al teammate come sempre se non avesse intuito (lui o il suo race engineer, magari imbeccati dai team radio di Russell) la strategia più efficace in questo GP: andare il più lunghi possibili nel primo stint, poi mettere le rosse e divertirsi negli ultimi giri a passare gli altri come birilli. La cosa riesce talmente bene che conclude in un, per lui, insperato settimo posto dribblando anche la sanzione di 10 sec per la manovra ridicola fatta contro il povero Tsunoda. A proposito di quest’ultima manovra sono rimasto piuttosto sorpreso. Se c’è una cosa che si può dire di Ricciardo è che proprio il sorpasso è il suo cavallo di battaglia tecnico migliore. Quindi una mossa così ingenua è stata decisamente inattesa: visto il vantaggio di gomme avrebbe potuto tranquillamente aspettare un paio di curve e mangiarsi Yuki a colazione. Invece nulla. Peccato perché quella stupidaggine rovina il ricordo di una prestazione notevole in una stagione che da ricordare, per lui, non ha proprio nulla.

OCON-NORRIS

Li accoppio in queste non pagelle. Prestazione più che sufficiente vista la posizione finale ma nessuno dei due ha mostrato particolari meriti in gara che non siano derivati dalla comunque buona qualifica che hanno fatto.

BOTTAS

Povero Valtteri! Sfodera una qualifica ai limiti del leggendario, confermando che in termini di velocità pura non ha nulla da invidiare a nessuno. Con la scalcagnata Alfa Romeo di questa seconda parte di stagione si toglie persino la soddisfazione di dividere le due Ferrari in qualifica centrando un sesto posto da paura. Ma conferma altresì che non sa correre. Fa una partenza disastrosa facendosi superare da chiunque avesse intorno (ancora un po’ e mi aspettavo che lo superasse anche la medical car). Nei primi giri prova a stare attaccato ad Alonso rispetto al quale sembrerebbe avere anche più ritmo ma la sua cronica incapacità di correre lo limita al punto tale che dopo qualche timido affacciamento negli specchietti di Fernandel si demoralizza e si stacca. Non pago del pietoso primo stint fa una seconda parte di gara al rallentatore permettendo ai vari Ricciardo, Ocon e Norris di passarlo senza opporre la minima resistenza. Il punto portato a casa è solo frutto dell’ottima qualifica.

NOTE DI MERITO

Alonso finché il motore ha retto ha fatto una gara eccellente, di gran lunga migliore, come al solito, del teammate. Strana però la scelta delle bianche: una old fox come lui avrebbe dovuto intuire la strategia à la Ricciardo. Non fatico a immaginare che se avesse potuto applicarla, motore permettendo, avrebbe anche potuto impensierire il duo ferrarista.

Tsunoda: ancora una volta migliore del teammate sia in qualifica che in gara. Peccato la mossaccia di Ricciardo nei suoi confronti. 

Gasly-Albon. In realtà male il primo ma, con Albon, ha il merito di trovare la strategia migliore mettendo le rosse nell’ultimo stint: entrambi rischiano di andare a punti.

NOTE DI DEMERITO

Zhou dopo alcune belle gare, soprattutto nei confronti di Bottas, si ritrova in Messico a soffrire sia in qualifica, dove viene messo a distanze siderali, sia in gara dove non pare mai in grado di impensierire alcuno.

Haas e Aston Martin si sono trovati vetture pietose in questo GP. In qualifica ho visto Mick scivolare talmente tanto che ad un certo punto pure io sono scivolato dal divano per simpatia.

Latifi: che ve lo dico a fare?

 

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