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WEC 6HR DI IMOLA 2024

Come anticipato quest’anno niente Monza per il WEC, ma Imola.

E per l’ennesima volta (e spero molte altre a seguire) metto in moto l’avventura per andare a vedere un campionato che, pur con i suoi limiti (vedi BoP alla René Ferretti), sta anno per anno attirando sempre più pubblico.

Quest’anno c’è stato l’ingresso di nuovo case nella classe Hyper. Lamborghini, Isotta Fraschini, BMW e il ritorno di Alpine con un auto sua.

E anche in Gt, dove siamo passati alla classe GT3, c’è stato l’ingresso delle nuove case; BMW, McLaren, Lamborghini, Ford (proprio USA 5,4L V8 dal rumore unico tipico delle muscle car) e Lexus.

Sabato mattina parto dalle Acque minerali e arrivo fino alla variante alta per le FP3

Il circuito del Santerno crea un piccolo problema, rende difficile il sorpasso delle Hyper sulle GT e mi accorgo che dalla Piratella a tutte le Acque minerali si passa difficilmente (cose che era ampiamente prevista dai piloti), quindi l’unico punto della pista dove sorpassare è la salita che porta alla variante alta. Questo fattore sembra aver giocato qualche ruolo durante la corsa, soprattutto nel finale.

Grande pensata dell’organizzazione di mettere i cartelloni pubblicitari a oscurare la vista di tutta la chicane da interno pista, bravi davvero.

Scendo giù dietro la collinetta della Rivazza fino alla ex variante bassa.

Mi avventuro verso la pit walk e qui incontro un grande problema organizzativo, fanno entrare da sotto la torre Ferrari e non riescono a creare una fila perché effettivamente di lì ci passa la strada che porta al paddock.

Sono riuscito a scambiare qualche battuta con i piloti, Alessio Rovera sempre disponibilissimo e anche gli Iron (uomini e donne) Schiavoni “deve esse’ un personaggio da nulla”.

Mi dirigo esterno variante alta per vedere le qualifiche, formato hyperpole (hyperpole, superpole,Q2 chiamatele come vi pare) per i primi 10.

In GT avanti Porsche con dietro Aston e poi BMW n°46.

Per le Hyper tripletta Ferrari, tutte e tre le auto come uniche sotto 1:30, la prima (con Fuoco) rifila più di 6 decimi alla prima delle Porsche (vincitrici della prima gara) quarta, dietro alle Porsche c’è Toyota, che danno con un buon passo gara. Ma sembra che la cura dimagrante (sempre da BoP) abbia reso le Ferrari favorite. Non male BMW e Cadillac anche se distanti dai primi, Peugeot e Alpine indietro con Lamborghini e Isotta (ultima).

Nel paddock riesco a scambiare due parole con i ragazzi dell’Isotta Fraschini, disponibilissimi. Chiedo delucidazioni su come venga applicato il BoP ad un nuovo entrante, visto che loro già al primo appuntamento sembravano molto penalizzati. Spiegazione: “Auto finita in galleria del vento, raccolgono i dati, misurano la posizione del baricentro e decidono” sono partito più in confusione di quando sono arrivato. Comunque grande merito a loro.

Domenica mattina arrivo all’autodromo e vado in direzione pit, c’è strapieno. Gente in fila un ora e mezzo prima che apra il pit walk, desisto. Dopo aver dato un’occhiata un paio di volte alla gara F1 e aver raccattato un paio di commenti dai piloti la mattina mentre entravano ai box (devo dire che qualcuno è veramente una merda, senza far nomi) aspetto la fine della gara per contattare PA che so in autodromo. Ci incontriamo sulla tribuna centrale, dopo una chiaccherata di una mezz’oretta sentiamo le auto che iniziano ad uscire, lo saluto e proseguo in direzione Tosa per la partenza.

Devo dire la verità, l’ho trovato mentre era intento a scrivere il post Gp, e non gli ho neanche detto grazie per tutto il lavoro fatto in questi anni. Dimenticanza, ma scrivendolo ora mi son salvato in calcio d’angolo.

Non faccio a tempo ad arrivare al Tamburello che già la Lamborghini si è girata, e penso :”si comincia bene!”

Pronti via e le auto arrivano alla staccata del Tamburello, sembra che la Alpine n°36 abbia fatto strike, coinvolgendo BMW le due Peugeot e la gemella (primo travaso di know how da F1 a WEC – cit.). Le rosse sfilano davanti il gruppo alla Tosa

In Gt la lotta davanti è per le due BMW una Porsche e una Ferrari, queste sembrano lottare per la vittoria dopo che le Dames hanno perso giri ai box per un guasto o un incidente. Ford e Lexus non sembrano all’altezza, si difende bene Aston, McLaren e Corvette nel limbo.

Nel secondo stint monta Rossi sulla BMW, sono in tanti i suoi tifosi, e devo dire che non ha sfigurato, ha anche recuperato un po’ di terreno. Devo dire che è della categoria.

Dopo un paio di ore mi sposto verso le Acque minerali con un ragazzo che ho conosciuto alla Tosa, ci mettiamo in tribuna e dopo un paio di ore mentre la corsa sembra andare in direzione Ferrari inizia la tragedia. Gocce d’acqua. A due ore dalla fine inizia a piovere.

Come ben noto comincia la disfatta. Già avevo detto che dalle Acque minerali alla variante alta è un punto per il sorpasso delle Hyper sulle GT, qui già comincio a sentire slittare le gomme quando le auto escono dalla traiettoria asciutta per il sorpasso, poi alla Rivazza una Ferrari va lunga. Le Ferrari non pittano per il cambio gomme da slick a wet (secondo travaso di know how da F1 a WEC – cit.) Porsche e Toyota sì. Quando le Ferrari si ferma ormai è tardi. Intanto assisto più a una gara di drifting che di Endurance.

Sul bagnato con la classifica che vede Toyota-Porsche-Porsche-Toyota-Ferrari con una BMW che ad un certo punto si attesta terza. In GT le BMW davanti (Farfus davanti Martin con quest’ultimo afflitto da penalità mentre lottavano per la prima posizione) con terza la Porsche ormai fuori dai giochi come le altre. Degna di nota dal mio punto di vista la prestazione di Bamber con Cadillac sul bagnato, alle Acque minerali passava forte.

Nel finale torna l’asciutto e Porsche si avvicina a Toyota per la prima posizione.

Ma come detto il traffico è un problema, pur avendone di più, Estre non riesce a passare Kobayashi oltretutto dovendo scontare 5 secondi di penalità.

Finisce cosi, con Toyota-Porsche-Porsche con quarta la Ferrari n°50 con Fuoco che recupera a suon di giri veloci (per la felicità della proprietà presente ai box) la seconda Toyota.

In Gt finisce BMW-BMW-Porsche anche qui con Ferrari quarta.

Ci si vede il prossim’anno Monza o Imola che sia.

 

Landerio

FORMULA ONE SEASON REVIEW: 2002

Vincere o stravincere, questo è il problema.

Dopo tre iridi Costruttori e due iridi piloti di fila, quello il dubbio che “attanaglia” la gente di Maranello e dintorni.

Per non saper né leggere e né scrivere in pianura padana partoriscono un missile terra-terra che risponde al nome di F2002. Un kaiser tirato a lucido ed affamato come una tigre tenuta a stecchetto per mesi fece il resto.

Risultato? Mondiale vinto a luglio (A LUGLIO!) in Francia con SEI (RIPETO SEI) gare di anticipo e passeggiata d’ordinanza per il resto della stagione che vedrà comunque salire sul gradino più alto del podio sempre un pilota rosso e ben 5 doppiette…agli altri manco le briciole. Il Kaiser eguaglia Fangio a 5 titoli iridati (sembrava impensabile solo pochi anni prima, eppure..).

Il dominio logora chi non ce l’ha (semicit.)… Difatti la supremazia schiacciante della rossa in quegli anni (e della F2002 in particolare) fa impallidire anche le varie W dell’era turbo ibrida.

La superiorità dei rossi dell’epoca era talmente grande che si permisero il lusso di cominciare la stagione con una versione aggiornata della monoposto 2001 vincendo pure la prima gara stagionale di Melbourne e salendo sul terzo gradino del podio (peggior risultato 2002 del Kaiser ndr) nella seconda a Sepang.

I numeri non dicono tutto… vero, ma nel caso della Ferrari di quegli anni ci arrivano davvero vicino.

La monoposto 2002 vinse 15 gare delle 19 a cui partecipò, compresa quella del debutto ad Interlagos (terza gara 2002) e quella di addio ad Imola dell’anno dopo (quarta gara del mondiale 2003!). Nel solo 2002 conquistò ben 14 vittorie su 15 gare, finendo ad un secondo di distacco da Coulthard nell’unica gara lasciata al resto del mondo. 24 piazzamenti sul podio sui 28 potenziali ed i 4 mancati da attribuire al solo Rubinho Barrichello che non partì in due occasioni.

Detto ciò si potrebbe chiudere qui perché, anche se si tifa rosso, stagioni del genere non restano nella memoria per le imprese epiche ma solo per l’aggiornamento delle statistiche.

Lo so qualcuno storcerà il naso perché, se proprio dominio deve essere, meglio che sia rosso piuttosto che grigio. Chi in questi anni ha criticato lo “spettacolo” messo in pista dal baraccone spesso dimentica la noia di quegli anni, le gare senza storia e senza sorpassi, l’annientamento di ogni tipo di concorrenza. Schumacher e Barrichello giocavano tutte le domeniche, con il tedesco che giocava molto meglio del brasiliano.

Gli altri?

Ritiratosi dalle corse Mika Hakkinen, in McLaren approdò un giovane Raikkonen che Ron Dennis portò via a Peter Sauber a suon di sterline che permetterono allo svizzero di costruirsi la propria galleria del vento. Il finlandese, in coppia con Coulthard,  centrò il primo podio della carriera nella gara del debutto sulla monoposto di Woking in Australia. Lo scozzese sarà invece l’ultimo pilota non rosso a vincere una gara 2002: a maggio!

Oltre allo scozzese solo Ralf Schumacher riuscì nell’impresa di vincere un Gp 2002 portandosi a casa la coppa della seconda gara stagionale a Sepang. Il tedesco diveideva il box Williams BMW con Juan Pablo Montoya il quale si piazzò terzo a fine stagione vincendo il mondiale degli altri a suon di podi e piazzamenti.

Note della stagione. Fece il suo debutto nel Circus Felipe Massa sostituendo Kimi Raikkonen in Sauber, mentre un tal Fernando Alonso lasciò il posto da titolare in Minardi per andare a fare il terzo di Button e Trulli in Renault alla corte di Flavio Briatore.

Fu l’ultimo anno di attività della Arrows. Tom Walkinshaw chiuse i battenti del team nato negli anni 70 e che aveva come fondatori gente del calibro di Jackie Oliver, Tony Southgate, Alan Rees.

Un campionato a senso unico, come pochi nella storia della F1. Era l’epoca in cui c’erano i pit stop e ci si lamentava dei sorpassi in pit lane piuttosto che in pista. Era l’epoca dei trenini con difficoltà a sorpassare per assenza del DRS. Insomma, forse non è poi cos’ vero che si stava meglio quando si stava peggio..

 

Gp Australia Melbourne.

Il mondiale parte col botto. Alla prima staccata 2002 Ralf Schumacher decide di usare la Ferrari di Barrichello come trampolino per disfare la sua Williams. Risultato: gara finita per entrambi dopo 300 metri e con loro altri 6 piloti che nel macello della prima curva disfano le monoposto. Il Kaiser, partito di fianco a Barrichello, se la cava con un fuoripista che lo tiene lontano dai guai ed alla ripartenza della gara gioca qualche giro con Montoya, Trulli e Coulthard (che gli erano finiti davanti) salvo poi sopravanzarli tutti e salutare la compagnia conquistando la prima vittoria della sua trionfale stagione.

 

Gp Malesia Sepang

Schumacher viene fermato solo da un contatto alla prima curva con Montoya nel quale danneggia il muso della sua F2001B, incidente che non gli impedisce di rimontare comunque sino al terzo gradino del podio. Corsa vinta dal fratello sul compagno Montoya che regalano a Frank Williams la prima doppietta dai tempi di Hill e Frentzen. Raikkonen comincia a sperimentare sulla propria pelle la fragilità del motore Mercedes che lo lascerà a piedi spesso e volentieri durante l’anno.

 

Gp Brasile Interlagos

La Ferrari porta in pista la F2002 per il solo Schumacher lasciando Barrichello (ancora per una gara) la F2001B. Alla partenza il poleman Montoya parte peggio del tedesco della rossa e commettendo pure un piccolo errore nella variante Senna tanto che il ferrarista gli esce davanti ed affronta la Reta Oposta già da leader. Ma JPM è un duro e alla staccata successiva attacca Schumacher con il risultato di tamponarlo rovinando il proprio alettone anteriore e la propria gara. Corsa virtualmente finita con i due fratelli tedeschi autori di un duello a distanza tra pit stop differenziati e differenti tempi sul giro a seconda del momento di gara.  Indovinate un po’ chi solitamente la vinceva in queste situazioni?

 

Gp San Marino Imola

La Ferrari domina anche la gara dell’arrivo sul circuito dei Tir della logistica e mette sul podio Barrichello per la prima delle tante doppiette stagionali. Le Williams si accodano e Raikkonen capisce che quando non si rompe il motore della MP4-17 può anche rompersi l’alettone posteriore.

 

Gp Spagna Montmelò

Si narra che la pista spagnola sia il banco di prova ideale per valutare la bontà di una vettura. Le F2002 questa volta dominano le prove, le qualifiche, il warm up e pure la corsa dei Tir per uscire dal circuito a fine weekend. Unico neo il ritiro di Rubinho durante il giro di allineamento per noie alla trasmissione.

Gp Austria Spielberg

Leggere sopra il commento alle ultime due gare, sostituire il nome del dominatore con quello di Barrichello e aggiungere al fondo che: il vincitore è sempre Schumacher che in maniera “rocambolesca” riesce ad agguantare la vittoria a 50 metri dal traguardo grazie a….. un ordine di scuderia partito dalla volontà di Jean Todt che temeva il ritorno in campionato dei…”rivali”. Passiamo avanti perché questo è un capitolo rosso di cui NON andare proprio fieri.

 

Gp Monaco Montecarlo

Sulle stradine del Principato le Michelin vanno meglio delle Bridgestone che equipaggiano la Ferrari che non fa la pole ed a Monaco si sa…. Vince David Coulthard più lesto di Montoya in partenza ed abile a restar davanti ad un Michael Schumacher rimasto intruppato dalla terza posizione di partenza. Dopo i ritiri dovuti al motore (più di una volta) e all’alettone rotto (una volta) Raikkonen assapora anche il gusto del ritiro per essere stato impallinato da Barrichello in rimonta. Dopo questa gara sarà solo ed esclusivamente una lunga teoria di vittorie e (spesso) doppiette rosse.

 

Gp Canada Montreal

Schumacher conquista la 150° vittoria in F1 per il Cavallino Rampante.

 

Gp Europa Nurburgring

Il gatto con il topo. Le Michelin e la Williams Bmw non erano affatto malaccio sul giro secco nel 2002,  ed infatti conquistano la prima fila del gran Premio d’Europa. Ma ai rossi di Maranello all’epoca bastavan pochi giri per rimettere tutti nei ranghi ed andarsene incontrastati a creare margine da poi gestire con accortezza nella seconda parte di gara. Questa fu la strategia 2002 per tutta la stagione. Ed anche in Germania la storia si ripete.  Rubens Barrichello vince la gara perchè era partito davanti a Schumacher in griglia e perchè, sull’onda delle polemiche post Austria, questa volta non viene fermato da un TO pur avendo il compagno a tiro di fumo di scarico. Sette vittorie rosse su nove GP!!!

 

Gp Gran Bretagna Silverstone

2002 British Grand Prix – Race
Silverstone, England. 7th July 2002
World Copyright: Steve Etherington/LAT
ref: Digital Image Only

Quando la pioggia comincia a cadere dopo una partenza asciutta le carte si mescolano quasi sempre. Infatti… “quasi”.. ma non in questa occasione. Vince nuovamente e il tedesco in rosso e la superiorità della F2002 permette a Barrichello di rimontare dall’ultima posizione (dalla quale partiva in quanto rimasto fermo in griglia all’avvio del giro di ricognizione) sino al secondo posto finale per l’ennesima doppietta rossa. Raikkonen spacca un altro motore.

 

Gp Francia Magny Course

21 luglio 2002- Francia Centrale. Fine della stagione di Formula Uno 2002 con quinto titolo mondiale assegnato a Michael Schumacher e record fi Juan Manuel Fangio raggiunto dopo quasi 50 anni. E’ la gara delle penalità, con il Kaiser e Coulthard penalizzati per aver toccato la linea bianca in uscita dai box. Nonostante ciò la velocità del Kaiser e della F2002 riescono sempre a tenere i rossi in gara, al punto che a pochi giri dalla fine il tedesco è ancora in scia ad un giovane Raikkonen che sta andando a vincere la sua prima gara di F1. Fino a quando non va in fumo il motore di una Toyota che sporca di olio la pista. Indovinate chi ci passa sopra per primo? Il finlandese che arriva lungo al tornantino Adelaide con il kaiser che si infila al suo interno ( ed esce largo il “giusto” per tenere fuori Raikkonen) andando a conquistarsi gara e titolo.

 

Gp Germania Hockenheim

“A casa sua”….. vuoi che non vinca Michael Schumacher fresco WC e libero dalle “enormi pressioni” per la conquista di un titolo?

 

Gp Ungheria Budapest

Stavolta vince Barrichello davanti a Schumacher. In gara non accade nulla. Le Ferrari se ne vanno e passeggiano, as usual. E’ l’ultima volta che il nome Arrows appare seppur le monoposto non scendono nemmeno in pista. Tom Walkinshaw getta la spugna messo in mora da banche e pure dal suo pilota HH Frentzen che non percepiva lo stipendio.

 

Gp Belgio Spa Francorchamps

Ti chiami Schumacher, guidi una delle monoposto migliori della storia. sei su una delle piste migliori della storia… e che fai? Non vuoi vincerla? Non vuoi fare la pole? Non vuoi vare ed il Giro più veloce della gara rifilando un secondo di distacco al secondo miglior giro dell’intera gara? Ecco.

 

Gp Italia Monza

La velocissima (sul giro secco) Williams BMW pilotata dal velocissimo JPM staccano la pole. Tra il colombiano ed il tedesco c’è una “sana” rivalità, talmente sana che al colombiano non faceva differenza alcuna sapere che stava tirando una ruotata ad una leggenda piuttosto che ad un qualsiasi Mr. Smith. “L’ignoranza” del sudamericano era commovente. Alla prima staccata i due si “annusano” per l’ennesima volta finendo larghi e perdendo posizioni. Questo permette a Barrichello di star davanti al suo compagno in rosso, garanzia che sulla durata del gran premio avrebbe potuto almeno provare ad avere qualche chance di vittoria. Ed infatti in Brianza vince il brasiliano davanti al tedesco per la gioia dei millemila tifosi bardati di rosso.

 

Gp Usa Indianapolis

Altra corsa senza storia, dominata in maniera imbarazzante e per la quel vale la pena parlarne per un dettaglio. Nella seconda parte di gara con un distacco siderale i rossi tirano i remi in barca preparando l’arrivo in parata. Schumacher aveva condotto tutta la gara davanti al compagno e sulla linea del traguardo la gara la vince Barrichello per un nonnulla. Il tedesco dichiarò in seguito di averlo fatto apposta per ripagare il compagno della vittoria “ceduta” in Austria. Mah…

 

Gp Giappone Suzuka

Finalmente finita… Come? Primo Schumacher, secondo Barrichello nella “solita” gara senza storia nemmeno sussurrata per scherzo.

Undici vittorie in stagione per il Kaiser, nona doppietta rossa, la quinta di fila.

Per fortuna che arriverà il 2003.

Grazie.

 

 

(immagine in evidenza tratta da f1grandprix)

GRAZIE PER QUESTI 20 ANNI, KIMI.

Kimi Matias Raikkonen si ritira dalla Formula Uno.

E adesso come lo riempio sto foglio bianco?

Era nell’aria da tempo, è vero. Ma quando la notizia ufficiale arriva il colpo uno lo accusa…eccome se lo accusa.

Un amico ieri mi ha scritto in privato “mi deve un fegato”. Un altro ha ribattuto che un fegato lo deve anche a se stesso… Verissimo, perché con una testa differente le vittorie sarebbero state ben altre. Ma non sarebbe stato il Kimi che conosciamo, quello che appiedato dai rossi rispondeva che non gliene fregava un’accidenti di vincere un altro mondiale tanto non gli avrebbe cambiato la vita. Al solito aveva ragione lui, uno che si è permesso il lusso di correre per piacere di farlo e non con l’ossessione di farne una ragione di vita. Uno che ha capito che le corse sono pur sempre un “di cui” della vita stessa.

Se la McLaren non si fosse rotta ogni due per tre in quegli anni. Se la dirigenza rossa avesse avuto la lungimiranza (non ci andava tanto) di puntare su di lui nei due periodi rossi. Se bla bla bla.

A che serve guardare indietro se tanto il passato non lo puoi cambiare? Va bene così, risponderebbe Kimi: non perdiamoci tempo.

Quel ragazzo schivo aveva capito tutto sin dall’inizio e ne ha tratto giovamento. Non si è fatto cambiare da quel mondo, dai soldi, dal successo che è riuscito ad ottenere. E’ rimasto se stesso a dispetto di tutto e tutti diventando un personaggio unico ed inimitabile senza volerlo diventare.

Un personaggio poco attraente per i media, secondo quel presidente Ferrari che lo appiedò nel 2009 con tanto di contratto ancora in corso. Per rincorrere quella chimera che lo stesso gli aveva regalato due anni prima e che, ironia del destino, non si è mai più fatta acchiappare da allora.

Oggi non è tempo di rimpianti, oggi è tempo comunque di gioia. Perché? Kimi si ritira, che dici?

Per chi scrive lo è, nonostante ne sentirà la mancanza sulle piste del Mondiale. Lo è perché confesso di aver stimato e tifato molti piloti in tutti questi anni (oltre 40) che vivo questa passionaccia per il Motorport. Ma ne ho amati davvero molto pochi. Avevo smesso negli anni 80 dopo aver perso per strada nell’ordine Gilles, Stefan ed Henri. Troppo forte il dispiacere di doverli piangere, al punto di essere riuscito a non affezionarmi più a nessuno fino a quel 2001.

Come si spiega questo ritrovato affetto dopo tanti anni? Non me lo spiego e manco ci penso di farlo. Fu una sorta di folgorazione dal suo primo Gp. Tanta era la curiosità di vedere un pischellino senza storia alle prese con una F1. E lui la ripagò con i punti al debutto (sesto eh, non decimultimo come oggi). Da quel giorno fu un crescendo di gioie e di dolori.

La prima incazzatura la presi quando Ron (testa d’uovo cit) se lo portò in casa senza che in Ferrari battessero ciglio seppur avessero un legame stretto con Sauber già ai tempi.

Ce ne sono altre di incazzature, ma le gioie sono state talmente grandi da farle passare in secondo piano.

Al Ring con la Mecca non riuscì nemmeno a fiatare… non ci credevo. Semplicemente mi pareva impossibile che una gara (e forse anche un mondiale) si potesse perdere a quel modo. Però mi tenni le imprecazioni di scorta per quel Montreal in cui Luigino riuscì ad abbracciarselo da dietro in pit lane… Che poi imprecai anche contro di lui per la flemma mostrata mentre indicava il semaforo al giovincello…

Le gioie di cui ho goduto hanno un intensità enorme.

La prima vittoria in Malesia. Il giorno di Suzuka in cui decise di diventare un iradiddio. Il debutto rosso a Melboune quando spianò l’intera griglia per tutto il weekend.

Interlagos 2007 ha lo stesso livello di intensità dei mondiali di calcio dell’82. Come puoi pensare di vincere con quello svantaggio? Ci provi e basta, esattamente come fecero gli azzurri finiti del girone di ferro con Brasile ed Argentina. Perché quando è il tuo momento è il tuo momento, non ci sono discussioni.

Abu Dhabi 2012 mi costò un tatuaggio promesso se mai fosse tornato in F1 a far vedere che la classe non è acqua.

Austin 2018 mi fece vedere il fondo della bottiglia di Talisker Dark Storm portata direttamente quell’estate dalla Scozia…insomma una serata simile a quella regalata dallo stesso al Galà Fia di fine anno.

Kimi è stato un maestro.

Sono pronto a scommettere che continueremo ancora  a parlare di lui. Non ci credo che gli basterà tenere le mani solo su Minttu senza ogni tanto stringere un volante. Penso e spero che lo potremo rivedere a bordo di qualche Hypercar del Wec. Perché se è vero che il tempo gli ha tolto quella velocità pura che in certi momenti è stata inarrivabile per tutti, è anche vero che non gli ha tolto la visione di gara e la capacità di gestirsi che ne completava la classe sin da ragazzino.

Ho detto tutto e niente. Volevo dire qualcosa e non credo di esserci riuscito. Finisce un era della F1? No, la F1 ha cambiato era tempo fa, ed un dinosauro come Kimi ci ricordava i tempi che furono.

Perdonatemi ma non riesco ad andare oltre.

Continuate sotto voi se volete.

 

PS:Potrei riscriverlo 100 volte e non ne sarei mai soddisfatto. Di fronte agli addii anche l’Ice si scioglie.

IL KIMI BAMBINO

(immagine tratta dal sito bandiera a scacchi)

 

IL KIMI PIU’ DEVASTANTE

(immagine tratta da motorbox)

(immagine tratta da pinterest)

(immagine tratta dal sito new atlas)

IL KIMI PIU’ SFIGATO

(immagine tratta da twitter)

IL KIMI PIU’ COMPLETO

(immagine tratta da motorsport)

(immagine tratta da eurosport)

IL KIMI PIU’ SPENSIERATO

(immagine tratta dal sito rallyssimo)

IL KIMI CHE SI DIVERTIVA

(immagine tratta mow)

(immagine tratta dal sito F1 sport)

IL KIMI MATURO

(immagine tratta da sportmediaset)

(immagine tratta da stellantis)

(immagine tratta dal sito automoto)

 

(immagine di copertina tratta dal web)

Mercedes doppietta di gomma, Ferrari continua a sprecare

Corsi e ricorsi storici. Correva l’anno 2013, una vettura fantasma portata da una bisarca fantasma e guidata da un pilota fantasma, percorre 1000 km fantasma, e al GP successivo risolve tutti i suoi problemi con le gomme. Quella macchina era colorata d’argento e a farne le spese fu una vettura rossa, con una blu a guadagnarci come effetto collaterale.
5 anni dopo la storia non si ripete, o, almeno, questa è la versione ufficialissima. Dopo tre gran premi con una Ferrari in formissima e una Mercedes in chiara difficoltà, il fornitore di gomme porta pneumatici diversi. Per carità, la scelta è stata avallata dalla FIA, tutto è stato fatto in regola, cosa volete che siano 0.4 mm di battistrada. E’ stato fatto per diminuire il fastidioso blistering che tutti i team, chi più chi meno (e, lo ripeto, chi più chi meno), avevano riscontrato con le gomme 2018 già dai freddissimi test invernali di Barcellona.

Quindi la (comoda) prima fila Mercedes con gomme gialle non ha ufficialmente assolutamente niente a che fare con questo cambiamento delle condizioni al contorno.

Alla partenza, Seb scatta bene e si preoccupa ancora una volta di chiudere il suo compagno. Riesce però a prendere la seconda posizione davanti a Bottas, che ha un’indecisione in curva 2 di cui però Raikkonen non approfitta. Dietro si scatena l’inferno. Grosjean in coda al suo compagno Magnussen viene preso alla sprovvista da un’indecisione di quest’ultimo, e perde la macchina nella velocissima curva 3. Il ragazzo è evidentemente molto nervoso, dopo l’andata a muro sotto SC a Baku e le diverse insabbiature nelle prove, e, anzichè fare ciò che sarebbe logico, e cioè pestare sul freno per bloccare l’auto, si comporta come se fosse da solo, e prova a rimettere dritta la vettura pestando forte sul gas. Il pattinamento è tale che non solo la sua Haas non si raddrizza ma continua ad andare indietro, e il fumo delle gomme rende la visibilità impossibile alla decina di auto che arrivano da dietro. Hulkenberg e Gasly fanno le spese del comportamento scriteriato di Romain, ed inevitabilmente viene mandata in pista la Safety Car.

Alla ripartenza non accade nulla, Hamilton guadagna progressivamente fino a 7 secondi su Vettel, con Bottas che segue il tedesco ad un secondo e mezzo, dando l’impressione di potere essere ben più veloce. In Ferrari tentano l’undercut, montano gomma media ma si ritrovano dietro a Magnussen. Nel frattempo Bottas segna ottimi tempi e supera virtualmente il tedesco rientrando poi per montare a sua volta le medie. Ma il pit stop è troppo lento, e all’uscita del box si ritrova Magnussen e Vettel di fianco, con quest’ultimo che riesce a superare il danese e a lasciarlo davanti a Bottas. Il quale se ne libera qualche giro dopo rimettendosi in coda a Seb alla solita distanza di sicurezza (aerodinamica) di 1.5 sec.

Hamilton, Raikkonen e le due Red Bull restano fuori, ma Kimi non fa in tempo ad effettuare il suo pit-stop perchè il motore lo abbandona prima. Una brutta tegola per la Ferrari che incassa due problemi di affidabilità nello stesso week-end, dopo 4 gare praticamente prive di guasti.

Lewis fa il suo pit-stop e si ritrova dietro a Verstappen. Le due Red Bull sembrano aspettare la pioggia, ma il sole fa capolino e, scoccata la metà gara, entrambi i piloti rientrano per montare le medie. A questo punto per loro la strategia è di sicuro ad una sosta, con gomme di 15 giri più nuove rispetto a quelle di Seb e Valtteri.

Come da tradizione ormai consolidata del mondiale 2018, si presenta una VSC, questa volta particolarmente inutile in quanto Ocon rimane in panne ma parcheggiato la sua Force India proprio davanti ad una postazione dei commissari. La Ferrari ne approfitta per montare medie nuove a Vettel, ma un pit stop particolarmente lungo lo fa rientrare in pista dietro a Verstappen. Il quale però, con la lucidità che lo contraddistingue in questo periodo, all’apparire della bandiera verde urta il doppiato Stroll, perdendo la bandella sinistra dell’alettone anteriore.

Ma questo non è sufficiente per consentire a Seb di raggiungere l’olandese, e la gara si chiude con una nettissima doppietta Mercedes, Verstappen sopravvissuto a se stesso in terza posizione, e Vettel quarto, per la terza volta di fila giù dal podio e per la terza volta di fila con un esame di coscienza da fare assieme alla squadra.

Seguono Ricciardo, autore di una gara anonima, Magnussen (unico vero pilota Haas in questo periodo), e poi, doppiati, Sainz, Alonso, il solito ottimo Leclerc e infine Perez a chiudere la zona punti.

Ai margini della zona punti c’è Stroll, e si tratta di un’ottima prestazione considerando che è arrivato a soli 5 secondi da Perez con una macchina inguidabile e due soli treni di gomme utilizzabili, visto che i fenomenali ingegneri Williams si erano portati dietro tantissime inutili gomme supersoft. Dietro di lui Ericsson, Hartley e Sirotkin sui quali non vale la pena spendere altre parole.

La superiorità della Ferrari, vista nelle ultime 3 gare, sembra evaporata in Spagna. E’ un effetto dei cambiamenti effettuati sulle gomme o è merito degli aggiornamenti portati dalla Mercedes? Non lo possiamo sapere con certezza, certo è che se i cambiamenti stessi non ci fossero stati non avremmo il dubbio, ed è proprio su questo che bisogna riflettere. Ciò detto, è dal GP del Bahrain, dove la Ferrari perse un possibile secondo posto con Raikkonen a causa di un errore ai box, che andiamo ripetendo che non si possono sprecare occasioni preziose se l’obiettivo è vincere il mondale. Oggi potevano starci comodamente un secondo ed un quarto posto, e si è raccolto solo un quarto posto. Se, come sembra, la Mercedes e Hamilton hanno ritrovato la bussola, tutti i punti persi verranno pesantemente rimpianti e il percorso verso il titolo si fa molto in salita, quando un mese fa sembrava quantomeno in pianura.

Come si è sentito ripetere spesso in questi giorni, Barcellona è una pista Mercedes, il che sembra sottintendere che non ci si debba preoccupare troppo. Ma la SF71H era e resta una gran macchina, e, come ebbe a dire Marchionne ad inizio anno, forse temendo ciò che si è poi visto, se non raccoglierà i risultati previsti non ci saranno scuse per nessuno. E, di conseguenza, fra due settimane a Monaco ci sarà solo un risultato accettabile per la Ferrari: la doppietta.

Ricciardo strepitoso in Cina, la Ferrari spreca una grande occasione

“It ain’t over till it’s over”. Questa frase si addice perfettamente a ciò che abbiamo visto in queste prime 3 gare del mondiale di F1 2018, per la felicità di Liberty Media e degli spettatori.

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