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F1 SEASON REVIEW 2008: L’ULTIMO IRIDE ROSSO

“L’importante è che a vincere sia una Ferrari” soleva dire il Vecchio di Maranello… e fin qui tutto bene.

La F2008 era un ferro anche migliore di quello bicampione che l’ha preceduto, eppure…. Era un ferro talmente buono che permise a Felipe di tagliare il traguardo da Campione seppur avesse cominciato la stagione con ben due zeri di fila.

I tifosi rossi contenti? Macchè…

I mondiali si possono perdere a due gare dalla fine con un motore arrosto mentre domini il GP. Si possono perdere con un motore ammutolito sulla griglia dell’ultimo Gp o dimenticando una ruota nel retrobox durante il pit stop decisivo…

Capita, sono eventi che fanno parte delle corse da sempre…. Ma se metti la prima pietra della sconfitta sotto il podio di un doppio mondiale vinto mentre ancora grondi di champagne, allora la sconfitta deve essere esemplare: tieni il trofeo in mano giusto quei 39 secondi che passano tra l’uscita della Mergulho, l’inserimento nella Juncao, e la percorrenza dell’ultimo pezzo di Interlagos sino al traguardo…E te lo strappano violentemente dalle mani…ricacciandoti in gola l’urlo di gioia.

In quei venti secondi arrivi sulla stratosfera e guardi il mondo dall’alto. Poi precipiti improvvisamente spaccandoti il grugno sul fondale della fossa delle Marianne di un oceano in secca.

Dopo un 2007 travagliato ma comunque vittorioso, il pronunciare la fatidica frase “L’anno prossimo tocca a Felipe” ebbe l’effetto di una sentenza. Perdere in maniera assolutamente unica ed indimenticabile, in un modo talmente doloroso che alla fine non ne vieni più fuori per un pezzo… Questo è successo e questo ci si merita quando manca l’umiltà.

Umanamente ho sofferto per Felipinho: forse non meritava di vincere un mondiale, ma neanche di perderlo in quel modo.

Quello resta ad oggi l’ultimo iride rosso che segnerà anche il passaggio dal Gran Premio della Montagna della carriera di Massa e l’inizio della discesa.

Avrà pur vinto una Ferrari, ma il “piloti” sarebbe stato d’obbligo portarlo a casa con quella monoposto. Chissà cosa avrà pensato il Vecchio da lassù…

Veniamo ai fatti…che è meglio.

La 659 era una logica evoluzione della sua progenitrice, cosa peraltro prevedibile trattandosi di un progetto che non avrebbe avuto sviluppi per l’anno successivo. Il 2009 avrebbe visto un cambio regolamentare di notevole entità con introduzione del Kers e limitazioni aereodinamiche importanti. Ironia della sorte quella monoposto montava la prima “centralina unica” della storia della F1: era prodotta da, udite udite, MES acronimo di McLaren Electronic System… beffardo il destino , vero?

Per sublimare la scellerata scelta della Ferrari di abbandonare il Campione in carica, a Maranello studiano una monoposto più adatta al fido Felipinho, decisione che porta i tecnici a modificare quella famosa sospensione anteriore per adattare meglio l’auto alle esigenze del brasiliano a discapito del WC in carica KR7. Il quale, al suo solito, non battè ciglio quando ci sarebbe stato da sbattere le teste (degli altri) contro gli spigoli: ma non sarebbe stato Kimi.

Nonostante ciò il finnico fece meglio di Felipe nella prima parte della stagione perdendo la vittoria sia a Montreal che in Francia per motivi indipendenti da lui: tamponato come un pisquano qualsiasi al semaforo della pit lane canadese dal suo successore, e fermato dallo scarico rotto in Francia per cedere il passo a Massa. Era in testa entrambe le volte.

Ah, è vero: il WC sarà Lewis Hamilton.. vogliate perdonarmi ma la delusione è ancora tanta. Ebbene si, Lewis Hamilton diventa campione del Mondo per la prima volta al suo secondo anno di F1 stabilendo il record del più giovane iridato della storia fino all’arrivo di Vettel un paio d’anni dopo.

Ron Dennis lo libera dallo scomodo asturiano e gli mette accanto nel box il più addomesticato Heikki Kovalainen che riuscirà anche a vincere il suo primo ed unico Gp.

Il 2008 è anche l’anno del ritorno di Fernando Alonso alla corte di Flavio Briatore sulla Renault: dopo la porcheria della Spy Story 2007 l’asturiano viene coinvolto in un’altra porcata epica a Singapore….

Prima gara in notturna della storia e il Flavione nazionale convince Nelsinho Piquet di tirarsi a muro per far entrare una SC: dopo il “Kasino” che ne viene fuori Nando la va a vincere. Se devi fare una porcata la devi far bene: magari evita di far incazzare il prim’attore della stessa a distanza di poco tempo, no? Flavio caccia Nelsinho dal team per l’anno successivo ed il brasiliano se la canta facendolo radiare…E’ un mondo fantastico.

Mondiale ad Hamilton nonostante una vittoria in meno di Massa e 8 vittorie Ferrari contro 6 della Mecca.

In stagione vincerà la prima ed unica gara della sua vita anche Robert Kubica oltre a Kovalainen. Fa capolino nella scena iridata anche un tedeschino di nome Sebastian, autore di un’impresa storica con la sua Toro Rosso sull’acqua di Monza.

 

Round 1- Melbourne

(immagine tratta dal sito derapate.it)

Di 22 partenti riescono ad arrivarne solo 6…

Al netto dell’orgia di carbonio della prima curva, della squalifica di Rubinho Barrichello che non vede un semaforo rosso, degli errori individuali, si rompe di tutto a chiunque…. Hamilton la spunta su Heidfield con la Bmw Sauber a sua volta davanti ad un giovane Nico Rosberg su Williams. Massa la manda in vacca alla prima curva girandosi per rendere omaggio alla dirigenza rossa in qualità di “pre-predestinato” 2008. Non pago riesce a mandare in vacca anche la gara di Coulthard nel tentativo di rimontare: ad un certo punto gli Dei si stufano e gli ammutoliscono il V8 una volta per tutte. Il suo compagno recupera un miserabile punticino da ritirato a 4 giri dalla fine causa motore. Non era rimasto in pista più nessuno a cui darlo: era partito da Adelaide grazie ad un problema di pescaggio in qualifica.

 

Round 2 -Sepang

(immagine tratta dal sito ufficiale della F1)

Felipe Baby la mette in pole davanti a Raikkonen ed in partenza prova ad emulare il Mansueto di Estoril…al primo pit il finnico gli fa un overcut di un giro e lo passa al rientro in pista. Felipe #l’annoprossimotoccaaMassa si gira a metà gara e la insabbia: due zeri su due nei primi due Gp la dicono lunga su quanto andava forte quella F2008 arrivata a giocarsela ad Interlagos…

La vince Kimi davanti al Kubo ed all’altra Mecca di Kovalainen mentre Hamilton finisce solo quinto attardato da una sosta lenta l box.

Facce scure sotto il podio rosso….

 

Round 3- Bahrein

(immagine tratta dal sito eveningstantard.com)

Ci sono piste in cui Massa va forte ed il circuito di Manama è uno di quelli. Parte in pole Kubica che sigla la sua prima ed ultima. Ma in gara non ce n’è per nessuno e la Ferrari fa doppietta davanti allo stesso polacco.

Hamilton decide che deve avere una domenica di melma per par condicio con il ferrarista “pre-predestinato”. Parte malissimo e lo sfilano in mille mila. Mentre rimonta tenta un approccio al limite della pornografia con Fernando e ci rimette il muso. Dopo averlo cambiato al box ricomincia una furiosa rimonta incazzandosi con chiunque capitasse davanti alle ruote: giornata nera per il futuro WC che la finisce a zero punti.

 

Round 4- Barcellona

GP SPAGNA F1/2008 – BARCELLONA 27/04/08 – ALDO COSTA – KING JUAN CARLOS – FELIPE MASSA – KIMI RAIKKONEN
© FOTO ERCOLE COLOMBO FOR BRIDGESTONE

Uno di quei weekend in cui l’Alcolico biondo ti stampa pole, GPV e vittoria senza discussioni.. Massa gli finisce dietro seguito da Hamilton nel weekend in cui Kovalainen tira una cartella epica in curva 9 e si deve far portare all’ospedale in elicottero. In testa al mondiale c’è Kimi…l’altro..lo stesso…il Campione in carica…

Da notare che questo sarà l’ultimo Gp corso dalla Super Aguri in serie difficoltà finanziarie: ultima anche per Sato e Davidson che avranno alterne fortune altrove, bontà loro.

 

Round 5- Turchia

(immagine tratta da F1 fansite. com)

Come dicevo poc’anzi ci sono piste dove Massa va davvero forte: una è il Bahrein e l’altra la Turchia.

Massa vince abbastanza serenamente davanti ad Hamilton che fa una strategia più aggressiva con 3 soste senza per questo riuscire a sopravanzare il brasiliano.

In testa al mondiale c’è sempre un finlandese campione del mondo in carica ma “il 2008 sarà l’anno di Felipe”…

 

Round 6- Monaco

(immagine tratta dal sito della BBC)

Se fai la pole a Monaco al 95% hai già vinto la gara e se piove le possibiltà aumentano…. Infatti la pole va a Massa e….. la vince Hamilton nonostante il tentativo di spostare il guard rail del Tabaccaio (CVD).

La gara parte bagnata e finisce asciutta tra SC e cambi gomme da manicomio. Hamilton è il più bravo di tutti, anche di Kubica che finisce secondo e soprattutto di Massa la cui pole a Monaco frutta un fantastico terzo posto finale. Raikkonen compie uno dei pochi errori della carriera sul finale di gara. Alla ripartenza dall’ennesima SC tampona Sutil in uscita dal box togliendo alla Force India un risultato prestigioso e perdendo un sacco di tempo per la sostituzione del musetto: zero punti per il finlandese.

 

 

Round 7- Montreal

(Immagine tratta da F1 web)

Che Lewis Hamilton fosse un uomo fortunato lo si comprese quella domenica di giugno. Con tutti quelli che si sarebbe potuto ingroppare da dietro ad un semaforo rosso d’uscita da una pit lane decise di ingropparsi KR7 che con la sua flemma si limitò ad indicargli il semaforo con una pacca sulle spalle. Senza andar troppo indietro degli anni l’avesse fatto col Mansueto ed ecco che il lavoro del suo dentista sarebbe stato recuperargli incisivi e molari dall’imbottitura del casco. E pensare che il finnico era in testa alla gara e virtualmente al mondiale.. Vabbè..

(immagine tratta da formulapassion)

Ciò che Montreal tolse nel 2007 a Robert Kubica lo restituì nel 2008 regalando a lui ed alla Bmw la prima ed unica vittoria in F1…ma forse era la Sauber?

 

Round 8- Francia

(immagine tratta da F1 web)

Hamilton è Rosberg si beccano 10 posizioni in griglia per i fatti del Canada. Kimi Raikkonen comincia uno dei suoi weekend da sballo. Fa la pole ed è il più veloce in gara lasciandosi alle spalle il suo compagno di squadra. Parte e saluta la truppa sino a metà gara quando gli si stacca uno scarico e deve dire definitivamente addio alle speranze mondiali (le aveva solo lui eh). Hamilton si becca una penalità per aver passato Vettel tagliando una chicane e la vince Felipe Baby che si issa in testa alla classifica.

 

Round 9- Gran Bretagna

(immagine tratta da F1circus.com)

In Inghilterra il tempo è strano quindi la gara parte senza pioggia ma con pista bagnata. Poi piove, poi smette, poi ripiove.. Il Re nero è ancora soltanto un principe ma sotto l’acqua di casa fa un capolavoro vincendo con più di un minuto sul secondo arrivato. Quando le condizioni sono altalenanti ci va si fortuna, ma anche tanto pelo e Lewis dimostra di essere di un altro pianeta. Si girano un po’ tutti, ma come si gira Massa nessuno mai: decide di registrare il tutorial della “spinnata in rosso” da lasciare ai posteri….che qualche anno dopo..(sigh).

A fine gara Hamilton, Raikkonen e Massa sono a pari punti in testa al Campionato.

 

Round 10- Germania

(immagine tratta da repubblica.it)

Il principe nero ci ha preso gusto e piazza un altro Gran premio dominato alla grandissima. A al suo fianco sul podio un “promettente” Nelson Piquet jr con un po’ di fortuna e Felipe. E’ il Gran premio in cui Glock la disfa piantando una sberla epica contro il muretto dei box perdendola in uscita dall’ultima curva.

 

Round 11- Ungheria

Race, Felipe Massa (BRA), Scuderia Ferrari, F2008 suffers a mechanical failure while in the lead near the end of the race and retires from the race

I piloti di F1 sono tendenzialmente tutti bravissimi, molto bravi, bravi e bravini. Vorremmo vincessero sempre i migliori ma ogni tanto capita anche la vittoria one-shot. E quella domenica di agosto fu la domenica di Kovalainen, un onesto pilota (non un fuoriclasse) ma un buon sparring partner per il principe nero. La vince lui grazie ad un motore italiano che si rompe sull’auto di un Massa che aveva controllato la gara e che l’avrebbe meritata. Sul podio con il finnico lo stesso Glock che l’aveva disintegrata in Germania e un Kimi costretto a rallentare quando ormai aveva preso il tedesco (problema simile a quello di Massa ritirato). Hamilton fora poco dopo la metà gara e finisce quarto.

La classifica mondiale vede Hamilton in testa con 62 punti, Raikkonen secondo con 57 e Massa terzo con 54. Ma è sempre l’anno di Massa, questo..

 

Round 12- Europa-Valencia

(immagine tratta da metropolitan magazine)

Debutto mondiale del circuito nel porto di Valencia, manifestazione durata lo spazio di qualche anno. All’epoca la pista non aveva entusiasmato nessuno, ma col senno di poi siamo riusciti a vedere ben di peggio.

(immagine di Alamy)

Massa piazza la pole il GPV e la vittoria davanti ad Hamilton mentre la classica nuvoletta di Fantozzi si abbatte su Kimi che finisce di rompere il motore che non aveva rotto la gara prima.

 

Round 13- Belgio

(immagine tratta da circusf1.com)

Quando vai in Belgio sai che comunque te la dovrai giocare con il re di Spa. Infatti Kimi passa Massa ed Hamilton in sequenza alla fine del Kemmel le prime due volte che si passa di lì.. Prende e se ne va in serenità. Controlla la gara sino a 3 giri dalla fine quando comincia a piovere ed è il primo a passare.

Si ingarella con Hamilton che arriva lungo alla Bus Stop tagliando la chicane e cedendo “male” la posizione al punto di ripassare il finlandese alla Source. La pioggia aumenta Raikkonen e l’inglese cominciano un duello epico tra errori e recuperi fino a quando Kimi la “perde” spalmandosi sul muro di Blanchimont.

Hamilton taglia per primo il traguardo ma prende penalità e la gara viene “assegnata” a Massa.

 

Round 14- Italia

(immagine tratta da sportface.it)

La qualifica è bagnata ed un giovanissimo Seb Vettel sulla sua Toro Rosso la mette in pole in una giornata dove tutti fanno casino tra assetti, gomme ed uscite dal box. Tra i contendenti al titolo si salva solo Massa sesto mentre Hamilton è addirittura quindicesimo.

Vettel vince la gara bagnata della domenica di prepotenza davanti a Kovalainen e ad un gran Robert Kubica che va a podio dopo essere partito dalla P11. Raikkonen fuori dai punti mentre Hamilton ci mette una pezza chiudendo in coda a Massa che gli recupera solo un punto.

Mancano 4 gare alla fine e tra i due c’è solo un punto di differenza in classifica generale.

 

Round 15- Singapore

(immagine tratta da bandierascacchi.com)

Mi limito alla descrizione dei fatti altrimenti ci bannano.

“Prendi l’arte e mettila da parte”… ecco Nelson sr. avrebbe dovuto mettere da parte il figlio.

La gara a Fernando Alonso a seguito della SC causata da un “errore” di Piquet jr. che la mette nel muro.

Massa si ritira dopo essersi trascinato pompa di benzina e un paio di meccanici: il semaforo automatizzato Ferrari (introdotto in sostituzione dell’uomo col “lecca lecca”) da un verde troppo ottimistico. Ed è andata bene che non sia andata a fuoco mezza pit lane visto che l’attraversò tutta col braccio del distributore attaccato al bocchettone di rifornimento. Hamilton va a podio segnando punti pesantissimi rispetto allo zero di Felipe.

(Immagine tratta da formulapassion)

 

Round 16- Giappone

(immagine tratta dal sito dailymail.com)

Hamilton si becca penalità per aver tirato fuori Raikkonen alla prima curva e si becca anche Massa a sua volta penalizzato per averlo centrato. Nel gioco dei pit riesce ad arrivare in testa addirittura l’altro Sebastian della Toro Rosso Bourdais (penalizzato anche lui per aver centrato Massa) ma anche Trulli con la Toyota e il figlio di Piquet con la Renault. E quando c’è una gara incasinata Nando gode e la va a vincere sul suo amico Kubica che è autore di un bel duello con Raikkonen.

Al termine della gara Hamitlon ha 5 punti su Massa in classifica generale.

Round 17 – Cina

(immagine tratta dal sito formulauno.it)

Nel 2007 Lewis si arenò come un pivello all’ingresso della pit lane con le gomme finite. A distanza di un anno si prende un Gran Premio di forza, dominato dall’inizio delle prove fino alla bandiera a scacchi senza permettere a nessuno di fiatare. Kimi va più forte di Felipe e sul finire di gara gli viene chiesto di cedere la posizione al brasiliano che guadagna due punti in più da portare a casa sua in Brasile e sperare ancora di giocarsela.

 

Round 18- Brasile

(immagine tratta dal sito ufficiale della F1)

Non dire gatto se non ce l’hai nel sacco

Il Trap poteva piacere o meno, ma era saggio.

Interlagos è la casa di Massa e vincere non è impossibile. L’aiuto di un solo compagno di squadra non basta perché ad Hamilton basta un quinto posto per vincere il Campionato: di Ferrari ce ne sono solo due, ma ci potrebbe essere anche Alonso felice di aiutare Felipe in barba all’inglese e alla McLaren. Non basta ancora, però..

Massa fa il suo in prova piantando una pole con 4 decimi di vantaggio su Trulli secondo. Anche Raikkonen fa il suo mettendola davanti ad Hamilton.

In gara Felipe continua a fare il suo dominando una gara bagnasciutta con partenza ritardata e valzer di gomme e pit stop che non si capisce nulla. Hamilton non è ancora Hamster e si fa venire il braccino come l’anno prima facendosi passare al via per poi rimontare e restare per buona parte della gara in zona mondiale. Negli ultimi giri si scatena il putiferio. Il cielo minaccia pioggia imminente ed i big si fermano a cambiare le gomme passando alle intermedie. Massa è davanti in testa tranquillo e gestisce il vantaggio, mentre Hamilton resta dietro con gomme sbagliate visto che la pioggia tarda ad arrivare.

All’inizio dell’ultimo giro Lewis ha circa 15 secondi di svantaggio rispetto a Timo Glock che ha i punti per farlo diventare Campione e le gomme da asciutto. Comincia a piovere copiosamente: Hamilton raggiunge il tedesco passandolo alla Juncao quando nel box della Ferrari avevano già stappato le bottiglie. Sipario.

 

(immagine in evidenza tratta da stadiosport.it)

 

F1 SEASON REVIEW 2003: LA LEGGENDA DEGLI UOMINI STRAORDINARI

Il 2003 è stato l’anno dei portenti, un anno di cui avvertiamo le conseguenze malgrado siano passati ormai due decenni. Schumacher vince il 6° mondiale e batte lo storico record di Fangio; si affaccia la generazione degli eredi di Schumacher; c’è un cambio regolamentare dalla portata storica.

Il lascito più importante del 2003 è senz’altro il cambio della logica legislativa. Per la prima volta si stila un regolamento esclusivamente con l’idea per mettere i bastoni tra le ruote ad una squadra (e ad un pilota). I cambi di regolamento ci sono sempre stati, ma questa è la prima volta in cui viene usato in maniera attiva, come elemento arbitrario da calibrare per ottenere un tipo di spettacolo anziché un altro. In passato era capitato di assistere a cambi di regolamento che avvantaggiassero certi team e certi piloti o che favorissero certe dinamiche in pista, ma erano epifenomeni di un’azione nata con tutt’altro scopo. Insomma, tutte le regole strane e cervellotiche che abbiamo subìto negli ultimi vent’anni hanno la scaturigine in quel tentativo del 2003 di fermare il dominio Ferrari.

[COURTESY OF MOTORSPORT.COM]

Entro nel dettaglio. Viene rivisto il sistema delle qualifiche: non più 12 giri nell’arco di 60 minuti bensì due manche con un giro lanciato unico, stile “o la va o mi spacco”. La prima determina l’ordine di uscita nella successiva, che determinerà la griglia di partenza. La macchina che poi disputerà la gara sarà esattamente la stessa scesa in pista nella seconda qualifica: benzina, gomme e assetti, tutto deve essere definito il giorno prima. La manche di qualifica diventa a tutti gli effetti il primo giro della gara. Becchi la pioggia nel giro buono? Peccato. Sbagli? Non mi fai pena, fila in ultima fila. Insomma, viene introdotto il parco chiuso.

I primi giri della gara saranno in media più battagliati ma gli sconvolgimenti maggiori si avranno nelle qualifiche dal meteo incerto (lascio a voi capire perché). Tutti i piloti effettueranno in media un pit stop in più: affrontare il primo stint di gara con molto carburante non è più conveniente (a causa della posizione in qualifica necessariamente più bassa). Anche questo crea spettacolo. Il sistema finisce per premiare il più fortunato e non il più veloce pertanto non sorprende che dopo tre anni lo abbiano sostituito con l’ottimo sistema a manche.

Cambia la distribuzione dei punti: aveva senso allargare la zona punti fino ai primi 8 (ormai vi erano 3 top team stabili, andare a punti era diventata un’impresa anche per squadre di centro classifica), ma non si sentiva il bisogno di ridurre lo scarto tra il primo il secondo: dal 10-6-4 si passa al 10-8-6. In questo modo il valore della vittoria viene sminuito – col risultato che ora le rimonte sono più difficili, dato che un pilota in gestione può accontentarsi di un piazzamento senza gravi contraccolpi. Durante l’anno Raikkonen sarà il pilota che più approfitterà di questa possibilità. Alonso nel 2005 e Button nel 2009 daranno ulteriori dimostrazioni del concetto.

Al momento le modifiche si concentrano sul regolamento sportivo;  per i magheggi sul regolamento tecnico bisognerà aspettare l’anno successivo, con il primo, storico, vincolo sul chilometraggio minimo del motore.

[COURTESY OF REDDIT.COM]

Nel locale, la ritrovata competitività degli avversari della Ferrari ha animato la stagione. McLaren Mercedes e Williams BMW chiusero il gap con la Ferrari, con la Renault all’orizzonte. Per la prima volta lottano per il mondiale Raikkonen e Montoya, e anche Alonso si affaccerà spesso tra i primi. Le avventure di questi tre (vabbé, due) piloti influenzeranno i vent’anni successivi di F1.

Abbiamo parlato degli altri, ora tocca parlare di loro, del Dream Team: il 2003 è anche l’anno in cui la Ferrari e Schumacher entrano nella leggenda. Con il quarto titolo Piloti consecutivo Schumacher raggiunge quota 6 e si lascia alle spalle Juan Manuel Fangio, rompendo il record che resisteva dal remoto ’57 e che sembrava destinato a durare per sempre. Per la Ferrari si tratta del quinto mondiale Costruttori consecutivo, a sua volta migliorando il record della McLaren. L’era Ferrari non è ancora arrivata alla fine (anzi, continuerà per almeno un altro lustro, sia pure con meno successo), ma a differenza dei campionati precedenti, la lotta è stata lunga e dura e si è risolta solo all’ultima gara. Non accadeva dal 1999.

Per gli storici: viene usato per la prima volta il collare HANS, ma non è ancora obbligatorio.

Round 1 – Australia

[COURTESY OF MOTORSPORTMAGAZINE.COM]

Gara tanto spettacolare quanto poco ricordata. Le nuove regole paiono non aver fermato la Ferrari, che al Sabato monopolizza la prima fila con la vecchia F2002, ma la Domenica gli va tutto storto.

Tra strategie sbagliate (intermedie su pista quasi asciutta), pit stop lenti e Barrichello che combina disastri, serve tutta la fortuna e l’abilità del Kaiser perché a tre quarti di gara stia ancora in testa. Almeno finché non incespica su un cordolo e spacca i deflettori a dodici giri dalla fine. Uno dei due si trascina ballonzolando davanti alla posteriore dx e la bandiera nera e arancione è inevitabile. Passa ai box per rimuovere il pezzo ballerino ma cede la leadership.

In testa ci sarebbe dovuto essere il giovane Raikkonen, ma poco prima si era beccato un Drive Through per eccesso di velocità in pitlane. Ralf Schumacher era stato eliminato da un pit stop lentissimo e da una condotta di gara erratica, quindi è Montoya che si ritrova davanti a tutti. Almeno fino a quando non si gira da solo alla Jones e spiattella le gomme. Coulthard, fedele alla linea del “c’è nebbia, mi concentro sulla riga gialla e vado pianino”, schiva i casini e va a vincere per l’ultima volta in carriera (l’ultimo, storico, “questo è il mio anno”).

Dopo una lotta furiosa, sul podio ci vanno anche Montoya e Raikkonen, che escludono Schumacher per tre decimi. Era da 53 gare che la Ferrari non mancava l’appuntamento tra i primi tre, precisamente dal GP di Malesia 1999. Robe dell’altro millennio.

La gara lascia molti dubbi. Le particolarità della pista australe e delle condizioni di Domenica, più la difficoltà di adattamento ai nuovi regolamenti, non hanno permesso di chiarire chi è veloce e chi no. Di sicuro Williams e McLaren hanno accorciato la distanza con la Ferrari. La Renault è sulla via della grandezza ma il motore è troppo debole (erano gli anni dell’architettura a 120°) per sognare in grande.

Curiosità del GP: Villeneuve che si ferma con un giro di anticipo per occupare la piazzola di sosta e costringere Button, che avrebbe dovuto fermarsi, a perdere una gran quantità di tempo. Il canadese considerava il suo teammate poco più che un ragazzino viziato e intendeva dargli una lezione.

Round 2 – Malesia

[COURTESY OF CRASH.NET]

Cambia lo scenario, tigri e pirati anziché canguri e aborigeni, ma il risultato resta simile. La Ferrari e Schumacher fanno casini e gli avversari ringraziano.

Le nuove qualifiche producono una griglia di partenza rivoluzionata. Si mettono in mostra le Renault, che con poca benzina monopolizzano la prima fila (prima pole in carriera per Alonso). Schumacher è immediatamente dietro, mentre Raikkonen e Montoya cannano il loro giro e partono 7° e 8°. Mai quanto Ralf, addirittura 17°.

Allo via  Schumacher perde la posizione su Coulthard e per recuperare insiste in un’improbabile staccata in curva 1. Arriva in curva 2 al di fuori di ogni plausibile traiettoria e va a bocciare con la Renault di Trulli. Si scatena quindi un discreto caos, con esplosioni, botti e pezzi di carbonio ovunque. Oltre a Schumacher e Trulli, i “big loser” sono Montoya (Pizzonia gli strappa l’ala posteriore) e Barrichello (la manovra evasiva per schivare l’incidente lo spedisce in ottava posizione). Coulthard continua senza problemi ma, ironia della sorte, rompe il motore dopo quattro giri. Il suo campionato in pratica finisce qui.

Alonso spinge ma il carico leggero di carburante fa sì che dopo i pit stop si ritrovi dietro a Raikkonen e a Barrichello. Alle spalle la bagarre è notevole, con Trulli che cerca in tutti i modi di rimontare e  Schumacher sr che prova ad acciuffarlo, senza riuscirci malgrado l’italiano faccia di tutto per aiutarlo, compreso un elegante 360°.

Raikkonen vince con un vantaggio oceanico: 39s su Barrichello, un minuto e quattro su Alonso. Quarto è Ralf Schumacher;  tutti gli altri son doppiati. Schumacher sr è sesto, comunque un buon risultato, considerando che dopo il primo giro era quasi ultimo, con l’alettone rotto e un DT incombente. Il gpv è suo, segno che la F2002 resta ancora la macchina di riferimento.

Questo podio segna il cambio generazionale: Barrichello ha trent’anni, ma Raikkonen ne ha 23 e e Alonso neanche 22. Si è aperta l’era degli eredi di Schumacher. Con i dieci punti di adesso, più i sei conquistati alla prima gara, il finlandese si ritrova in testa al mondiale. E corre ancora con la vecchia Mp4-17.

Round 3 – Brasile

[COURTESY OF MOTORSPORT101.COM]

Per la terza gara di fila l’azione è frenetica al limite del delirio, stavolta grazie alla regola idiota che obbligava i gommisti a portare un unico tipo di gomme da bagnato per tutto il weekend. Michelin e Bridgestone portarono gomme Intermedie, purtroppo inadeguate a fronteggiare il diluvio della Domenica, col risultato che la gara si trasformò in una costosissima partita di curling.

Uscite di piste, colpi di scena e incidenti non si contarono. Quello più pericoloso coinvolse Webber, che al giro 55 tuonò la sua Jaguar alla Junçao e innaffiò la pista di detriti. Raikkonen e Fisichella (su una Jordan in acuto declino!), in lotta per la leadership, schivarono i frammenti. Alonso arrivò invece con una velocità troppo elevata: prese in pieno una ruota e carambolò contro le protezioni, perdendo pezzi a ogni urto. I piloti ne uscirono più (Webber) o meno (Alonso) illesi ma la bandera rossa trionfò.

[COURTESY OF F1-FANSITE.COM]

Al momento della sospensione non era chiaro chi avesse vinto. Fisichella aveva superato Raikkonen nel giro 54, poi si era fermato ai box e la sua Jordan esplose. Sulle prime la vittoria pareva essere sua, poi arrivò la rettifica: il vincitore è Raikkonen. Ma la storia non finisce qui, e dopo qualche giorno si scopre che la realtà era diversa.

Al cronometrista era sfuggito il fatto che Fisichella avesse tagliato il traguardo del 56° giro pochi istanti prima che Alonso si schiantasse, pertanto aveva considerato la classifica del giro 53 anziché del 54, come doveva essere. Il romano aveva superato Raikkonen proprio nel corso del 53o giro, quindi è lui il legittimo vincitore. Prima vittoria per Fisichella, ultima della Jordan. Considerando che la macchina era poco meglio della Minardi, credo che ancora oggi si sta chiedendo come caspita abbia fatto.

Passando agli altri, per la Ferrari è stato l’ennesimo weekend anomalo. Per la terza gara di fila la vettura era veloce ma squadra e piloti hanno fatto a gara di minchiate. Barrichello aveva la velocità per vincere, ma finisce la benzina mentre era al comando (errore di calcolo dei box). Schumacher sr poco prima si era schiantato da solo alla Curva do Sol, tradito da un rivolo d’acqua (insieme a una nutrita compagnia). Se la Ferrari piange, la Williams non ride: anche Montoya si schianta sulle barriere della Do Sol, mentre Ralf è solo settimo e pure graziato dai commissari su un unsafe release.

La classifica inizia a farsi pesante. Raikkonen è sempre andato a podio e guida con 24 punti, secondo è Coulthard a 15; terzo è a sorpresa Alonso e, ancor più a sorpresa, il quarto è Fisichella. Montoya, Ralf, Barrichello e Schumacher sono tutti a 8 punti. Schumacher sr afferma di non aver compromesso nulla con la falsa partenza e i mesi successivi gli daranno ragione.

Curiosità della gara: Webber opera uno dei salvataggi più spettacolari che ricordi; Frentzen termina la gara senza pit stop (ultima volta prima di Interlagos 2016, dove Hamilton vinse senza mai cambiare le sue Full Wet). Schumacher sr nell’uscita di pista  per pochi centimetri non finisce addosso a un trattore che stava rimuovendo una macchina – un presagio.

Round 4 – San Marino

[COURTESY OF MOTORSPORT.COM]

Il mondiale stava prendendo una brutta piega per la Ferrari, malgrado il cambiamento post mortem del GP del Brasile, ma la gara romagnola dimostra che la partita è ancora aperta. La nuova macchina è ancora in fabbrica, ma la vecchia F2002 è ancora validissima.

Quello di Imola è tuttavia un GP triste per i due fratelli Schumacher, che si trovano ad affrontare il weekend con la madre in fin di vita in un ospedale di Colonia. I due fratelli partirono per andare al suo capezzale appena terminate le prove, conclusesi con loro davanti a tutti. Tanto di cappello ai due, non credo che sia stato facile correre così bene in quelle condizioni.

La gara, come da tradizione a Imola, è povera di sorpassi (tre in totale) e ricca di strategia. Ralf brucia il fratello al via, ma alla fine viene piegato da Michael ai box (sosta più rapida), da Raikkonen con la strategia (due soste contro tre) e da Barrichello in pista (bel sorpasso dopo la Variante Bassa). Montoya termina solo settimo dopo due pit stop degni dei fratelli Marx (come da tradizione Williams).

Va in pensione la F2002, una delle monoposto più incredibili della storia. Non ha mai perso una gara per inaffidabilità o prestazioni inferiori, nel 2002 come nel 2003.

Round 5 – Spagna

[COURTESY OF MAXF1.COM]

Il ritorno in Europa ribadisce la verità: la Ferrari è ancora la scuderia da battere. Debutta la nuova F2003-GA e la musica non cambia. Come da prassi dell’epoca, tutti gli esordi della nuova vettura si trasmutano in vittoria (anche se nel 1999 il beneficiario fu Irvine). In qualifica i rossi monopolizzarono la prima fila, con gli altri che inseguono a mezzo secondo di distanza.

La gara si snoda attorno allo pseudo-duello tra Ferrari e Renault. La F2003-GA è un’ottima macchina ma le Bridgestone un po’ meno, mentre la Renault sfrutta al meglio le Michelin. Le Ferrari rischiano la frittata all’avvio ma conservano le posizioni mentre il mai troppo fortunato Trulli viene fiocinato da Coulthard. Pizzonia stalla davanti a Raikkonen, che in qualifica aveva compiuto il primo errore dell’anno, e il finlandese non può non tamponarlo.

Alonso scavalca Barrichello ai box ma è impotente contro Schumacher. Coulthard completa il weekend nero della McLaren tamponando Button. Le Williams, con una sosta in meno, compiono una discreta rimonta e arrivano ai piedi del podio, Montoya davanti a Ralf, in difficoltà dopo una gita nella sandtrap, mentre la Toyota è competitiva per la prima volta nella sua storia e finisce 6° con Da Matta.

Curiosità del GP: il tamponamento di Coulthard al via innesca un ingorgo che permetterà a una Minardi di passare il primo giro addirittura in NONA posizione (che diventerà addirittura ottava, quindi a punti, per qualche giro, grazie alle soste).

Round 6 – Austria

[COURTESY OF AXLEADDICT.COM]

Tra le colline della Stiria (alla loro ultima apparizione in F1 prima dell’era ibrida) va in onda l’ennesimo episodio della saga del robot teutonico.

Schumacher conquista la pole con appena tre centesimi di vantaggio su Raikkonen. Il finlandese sarà vittima di un piccolo “giallo”: dopo le prove sulla sua vettura venne scoperta una valvola malfunzionante. La sostituzione del motore dopo le qualifiche in teoria comporterebbe la retrocessione all’ultima posizione, ma la Mercedes riesce a riparare il guasto senza dover ricorrere alla sostituzione, a prezzo però di un motore depotenziato per la gara e un debito con la direzione gara.

Dopo lo start Schumacher scappa via e nessun avversario in pista riuscirà a dargli fastidio. Ci proverà prima Giove Pluvio, con uno scroscio di pioggia che manda in crisi le sue Bridgestone (poco performanti sull’umido) e poi la sua stessa crew ai box.

Dopo il pit stop di Barrichello era rimasta della benzina nel tubo, che fuoriesce non appena viene spinto nella vettura di Schumacher. Come risultato la macchina viene avvolta dalle fiamme dopo qualche secondo dall’inizio del rifornimento. La squadra tuttavia opera alla perfezione, doma il fuoco e conclude il pitstop. Schumacher racconterà di non esser stato neanche sfiorato dal pensiero di uscire dalla macchina, una volta viste le fiamme, dal momento che riponeva piena fiducia nei meccanici.

La vettura è illesa ma nel frattempo è sceso in terza posizione. Passare Raikkonen non è un grande problema (ripeto che correva con un motore spompato), mentre pochi giri più tardi Montoya (in testa) si ritira col BMW in panne. Con l’altra Williams, Ralf accusa problemi di gomme e terminerà in una sesta posizione. Risultato miserrimo, dato il potenziale della macchina. Sul finale di gara Barrichello, nettamente più veloce, prova a passare Raikkonen per regalare la doppietta, ma, malgrado tutti i suoi sforzi (sul podio quasi collassa) il finlandese resiste. Ancora una volta nella storia la Finlandia resiste ai Rossi.

In tre gare Schumacher ha recuperato quasi tutto lo svantaggio in classifica. Raikkonen è sempre in testa con 40 punti, ma il tedesco della Ferrari ormai è lì con 38. Terzo è l’altro ferrarista con 26 punti, mentre Alonso è ancora quarto con un punto in meno. Le Williams sono 6 (Ralf, 20) e 7 (Montoya, 15). Tra squadra, gomme, piloti e affidabilità a Grove hanno raccolto ben meno di quel che potevano e a fine anno pagheranno il conto dell’inizio stentato. Ma il mondiale non è ancora finito, e l’estate presto si trasformerà in un calvario per Schumacher.

Curiosità del GP: la partenza viene ripetuta ben tre volte a causa dei problemi del launch control sempre della stessa vettura, la Toyota di Da Matta.

Round 7 – Montecarlo

[COURTESY OF THECAHIERARCHIVE.COM]

In un fazzoletto di terra strappato al mare con il sudore della fronte, dove gli affitti sono tutti rigorosamente ad equo canone e la Panda è la macchina preferita dai cani da passeggio, è andato in scena lo spettacolo più ricco di fascino di tutta la stagione 2003.

Ovviamente non intendo la F1, ma la fauna donzellesca che da tradizione circola e staziona in abiti succinti nei dintorni del Circus. La gara è noiosa come da tradizione, per quanto le variabili tattiche non fossero mancate.

Schumacher sr subisce il “Trulli Train” e perde una probabile vittoria a causa dei troppi giri trascorsi dietro di lui. Va comunque detto che la Ferrari del periodo d’oro non ha mai performato al meglio sulle stradine del Principato.

Sul gradino più alto del podio ci va pertanto Montoya, abile a passare Raikkonen al via e il poleman Ralf ai box. Il brivido comunque non gli è mancato, quando sul finale ha accusato un problema al motore che lo ha costretto a rallentare. Passare gli ultimi venti giri con Raikkonen e Michael Schumacher arrembanti a pochi centimetri non deve essere stata una formalità. Ralf resta vittima della strategia di partire leggero (e di un lungo alla Rascasse) e conclude solo quarto. Poca gloria anche per le altre seconde guide, con Coulthard 7 e Barrichello 8.

Curiosità del GP: Montoya diventa il secondo pilota nella storia ad aver vinto sia la 500 Miglia di Indianapolis che il GP di Monaco. Con questa vittoria (la prima stagionale) spezza una “maledizione” della Williams, che non vinceva a Monaco dal lontano ’83, malgrado le varie AstroWilliams. Ralf Schumacher è stato l’ultimo pilota a Montecarlo ad aver conquistato la pole e a non concludere sul podio. Primo GP della storia a non vedere neanche un sorpasso in pista (tale sorte sarà condivisa solo da Valencia  2009, Russia 2017 e Montecarlo 2021).

Round 8 – Canada

[COURTESY OF MAXF1.COM]

Dà sempre tanta soddisfazione vincere quando si ha il potenziale per finire al massimo terzo. Canada 2003 è stata una delle vittorie più belle di Michael Schumacher, anche se una delle meno ricordate.

Raikkonen dimostra che il suo scarso amore nei confronti del Gilles Villeneuve ha radici antiche e durante le qualifiche va per campi. Partirà ultimo. La prima fila, come previsto alla vigilia, va alle Williams, con Ralf davanti a Montoya. Il tedesco della Ferrari è terzo, mentre Alonso compie un mezzo miracolo e si qualifica quarto col motore più debole dei top team.

Al via le posizioni di testa restano invariate; un contatto con Alonso costa invece l’ala a Barrichello. Più significativo il secondo giro, visto che Montoya va in testacoda all’ultima chicane. Il colombiano evita il Muro dei Campioni, ma viene sfilato da Schumacher sr, Alonso e Webber. Sorpasserà in pochi giri gli ultimi due, ma nel processo accumula 10 secondi di svantaggio dai leader. Il maggiore dei fratelli Schumacher riuscirà a scavalcare il fratello ai box, e la lotta per la vittoria in sostanza finisce qui.

Più avanti il tedesco accuserà problemi a freni e gomme, ma Ralf non organizza neanche un attacco. Qualche giro dopo anche Montoya e Alonso si accodano ma nemmeno loro azzarderanno manovra alcuna. Malgrado l’ala danneggiata allo start, problemi ai freni e un bargeboard volato via (!), Barrichello riesce a concludere in quinta posizione, davanti al rimontante Raikkonen, che gli cede una posizione per una foratura a metà gara.

La McLaren ha ormai perso il vantaggio delle prime gare a favore della Williams e della Ferrari. L’evento non sorprende, visto che corrono ancora con la macchina vecchia. La tanto favoleggiata Mp4-18, innovativa e dotata di un rivoluzionario cambio a doppia frizione e scatola in carbonio, ha faticato a superare i crash test ed è scesa in pista per la prima volta dopo Montecarlo. E’ esasperata in ogni sua parte, in stile Newey, ma ciò si traduce in una dovizia di problem tecnici. Lo sforzo per sistemarla sarà tanto enorme quanto inutile, visto che (spoiler) non debutterà mai in gara.

Schumacher conquista finalmente la leadership, ma, come in ogni buona storia, al’apparente momento di massima realizzazione seguirà la parte più difficile dell’avventura. Per tornare alla vittoria il tedesco dovrà infatti aspettare la fine dell’estate.

Round 9 – Europa

[COURTESY OF MAXF1.COM]

Era chiaro dopo le qualifiche che la Ferrari, buona seconda con Schumacher, avrebbe sofferto in gara. Sono ormai tre gran premi che la Michelin offre una prestazione complessivamente superiore. Anche stavolta il team che più ne beneficia è la Williams, che conquista infatti una doppietta, Ralf davanti a Montoya.

La gara in realtà era nelle mani di Raikkonen. Il finlandese, come al solito velocissimo al Nurburgring, aveva conquistato la prima pole in carriera e aveva comandato la gara, conservando la leadership anche dopo la prima sosta, segno che la pole non era frutto di un carico leggero. Tutto bene finché al 26° giro la sua McLaren manda dei segnali di fumo, e non bisogna essere indiani per capirne il senso. Dieci punti buttati che a fine anno faranno una differenza pesantissima.

Trasla in testa Ralf Schumacher, che aveva sorpassato Michael al via. La seconda parte di gara è vissuta sulla rincorsa di Montoya. Prima si sbarazza di Barrichello ai box, poi punta Schumacher in pista. Dopo l’ultima sosta il colombiano prende a girare fino a due secondi più veloce del rivale della Ferrari e, come vuole la sua indole feroce, lo attacca senza dargli scampo.

In una sorta di remake di Jerez ’97, Montoya affianca Schumacher, lo sopravanza di un pelo, quindi lo chiude. Il contatto è inevitabile, il Kaiser si gira e finisce nel ghiaione, ma riesce a tenere il motore acceso. Data la posizione pericolosa, i commissari gli danno una spinta e lo rimettono in gara in sesta posizione (i paralleli col 2007 sono inesistenti). Scalerà una posizione quando Coulthard, nel tentativo di sorpassare Alonso, finirà nella ghiaia alla Schikane tra le risate di tutti.

Vince quindi il buon Ralf, che riscatta un’annata finora confusionale, seguito dal tignoso Montoya. Terzo è il non troppo grintoso Barrichello, quarto Alonso in crisi di pneumatici ma ancora in grado di difendersi dagli attacchi di Schumacher sr. Non la miglior gara della Ferrari, ma, tenendo conto della grigliata mista di Raikkonen, 4 punti non sono affatto male. La Williams con la doppietta supera la McLaren nella classifica costruttori.

Curiosità del GP: Jacques Villeneuve le prova tutte ma non riesce a superare le due potentissime Minardi (!!). Prima le sorpassa, poi va in testacoda. Ricomincia la lotta, ne sorpassa una, poi fa un errore e perde di nuovo la posizione. Recupera e mentre sta sferrando l’attacco decisivo su Verstappen rompe l’ala su uno dei paletti della chicane. Passa ai box a sostituirla, riparte l’inseguimento e quando, verso fine gara, le ha riacciuffate gli si rompe il cambio. Faccio fatica a trovare una definizione migliore di “kafkiano” e “gara di merda”.

Round 10 – Francia
CIRCUIT DE NEVERS MAGNY-COURS, FRANCE – JULY 06: Ralf Schumacher, Williams FW25 BMW, leads Juan Pablo Montoya, Williams FW25 BMW, Kimi Räikkönen, McLaren MP4-17D Mercedes, David Coulthard, McLaren MP4-17D Mercedes, and Michael Schumacher, Ferrari F2003-GA during the French GP at Circuit de Nevers Magny-Cours on July 06, 2003 in Circuit de Nevers Magny-Cours, France. (Photo by LAT Images)

Le Bridgestone soffrono il caldo; è una bella condanna, visto che l’estate del 2003 fu una delle più torride di sempre.

Ralf Schumacher eJuan Pablo Montoya massacrano il weekend francese, regalando alla Williams la seconda doppietta in sette giorni. Non la McLaren né la Ferrari costituiscono un’argine: in quattro gare la Williams ha raccolto 65 punti (!), la Ferrari 39 e la McLaren appena 22. La Williams ha la macchina migliore, un motore che spinge e le gomme più adatte al periodo.

Come da tradizione a Magny Cours, la gara è noiosa, altamente prevedibile e condizionata dalle gomme (ignoro come mai la gente lo rimpianga così tanto). Schumacher sr chiude alle spalle del duo biancoazzurro approfittando delle disavventure ai box di Raikkonen e Coulthard.

Mentre all’orizzonde svanisce definitivamente il sogno iridato di Coulthard e l’ascesa di Raikkonen ha una battuta di arresto, è il duo Williams a salire in cattedra.

Curiosità del GP: Jos Verstappen che piazza la Minardi in pole dopo la prima manche di qualifiche (grazie a un provvidenziale acquazzone)

Round 11 – Inghilterra
2003 British Grand Prix – Race
Silverstone, England. 18th – 20th July 2003
2003 British Grand Prix – Race
Silverstone, England. 18th – 20th July 2003
Track invasion by religious activist and former priest Neil Horan. The safety car was deployed and Horan was arrested for aggrevated trespass. Mark Webber, Jaguar, Jacques Villeneuve, BAR, action.
World copyright – Gary Hawkins/LAT Photographic
ref: digital file only

Questa è un’altra delle gare che se mi mettessi a descrivere giro per giro impiegherei venti paragrafi. Semplifico e dico che la Ferrari sorride, anche se non con Schumacher.

Dopo l’opaca figura fatta in Francia, la Ferrari ha passato le due settimane successive a eseguire sessioni di prove per gomme, motore, elettronica, aerodinamica, assetti, freni, bombe a mano etc. Anche in casa McLaren si sono impegnati, ma la nuovissima Mp4-18 soffre ancora l’affidabilità e i crash test.

Il GP britannico certo non ha stabilito se tutto questo sia stato utile in qualche modo, visto che è stato un GP carnevalesco a dir poco. Vince Barrichello, ma ha vinto perché è stato il migliore, perché aveva la macchina giusta o perché tutti gli avversari si sono eliminati da soli? Un po’ tutto.

Il GP di Gran Bretagna è stata probabilmente la dry race più spettacolare del 2003. La gara era già movimentata per conto suo, ma a trasformarla in un delirio ci ha pensato un uomo vestito con un kilt, che scavalca le protezioni e si mette a correre come un indemoniato sull’hangar straight. Le auto per fortuna (o sfortuna, fate voi) riescono a dribblarlo, finché un commissario lo placca come un rugbyista a un passo dall’ultima meta e lo trascina in una zona sicura.

Il caos a quel punto regna sovrano e scatta l’ennesimo colpo di scena. Barrichello, partito in pole ma al momento quarto, entra in pitlane proprio mentre esce la SC. Schumacher sr si trova in coda dietro lo scudiero, in una curiosa inversione dei ruoli. Il brasiliano si ritrova nella pancia del gruppo, ma con una serie di sorpassi in successione si porta in testa e va a vincere il Gran Premio.

Nell’orgia di sorpassi Schumacher sr viene miseramente tagliato fuori, che fa fatica pure a sorpassare Villeneuve su BAR (pilota finito su macchina mai nata). Sicuramente ci sono state gare migliori del tedesco. Concluderà quarto, alle spalle anche di Montoya e Raikkonen

Ralf, il dominatore delle due gare, non arriva al traguardo a causa di detriti raccolti che hanno causato un surriscaldamento letale per la sua Williams.

Curiosità del GP (una di tante): primi giri in testa nella storia della Toyota.

Round 12 – Germania

[COURTESY OF FORMULAPASSION.COM]

Anche se ci troviamo nel mezzo dell’Europa Centrale, in foreste incantate dove fauni e ungulati vari grufolano, il caldo resta quello africano, con gli effetti che ormai abbiamo imparato a conoscere. Dopo tre secondi posti consecutivi JPM torna alla vittoria e lo fa nel giorno più propizio possibile.

La sua prestazione è stata facilitata dal maxi incidente alla partenza che ha messo fuori uso due terzi degli altri pretendenti al titolo (ci tornerò), ma con ogni probabilità avrebbe vinto lo stesso. Basta pensare che in una gara di 67 giri, ha vinto con 65 (!) secondi di vantaggio, malgrado un problema all’acceleratore e una scarsa necessità di spingere. Il suo GPV è stato anche più veloce della pole position, evento all’epoca possibile ma comunque molto raro.

Questo è il GP per cui Ralf, a posteriori, perde l’opportunità di vincere il Mondiale. Il tedesco parte male, viene raggiunto da Barrichello; alla loro sinistra un perentorio Raikkonen si affianca silenziosamente (come sua prerogativa). I vari piloti pensano bene di impostare la traiettoria come se fossero in qualifica: Ralf allarga a sinistra e Raikkonen si rimette a destra. In mezzo si viene a trovare l’incolpevole Barrichello, al quale viene gentilmente sradicata l’anteriore sinistra. Raikkonen va a fracassarsi contro le gomme a bordo pista mentre a Ralf viene frantumata la fiancata sx.

Gara finita anche per Ralf + penalità di 10 posizioni per il prossimo GP, quello d’Ungheria, il che significa che anche nel prossimo GP non potrà combinare molto. L’affermazione di Montoya inoltre rimette in discussione le gerarchie interne, convincendo la Williams a puntare su di lui per il resto dell’anno. Il tedeschino infine sarà vittima di un grave incidente a Monza che lo taglierà fuori definitivamente (e che a posteriori chiuderà la sua carriera ad alti livelli).

Tornando alla gara, Michael Schumacher era partito come una lumaca col bruciore di stomaco, ma grazie al casino riesce anzi a guadagnare delle posizioni e si ritrova quarto, dietro a Montoya e al duo Renault. Due giri di SC e si riparte. Montoya scappa, mentre Schumacher per il resto della gara studia le due monoposto francesi. Verso il finale il tedesco passa all’attacco. Prima approfitta di una scampagnata nel Motordrome da parte di Alonso e, successivamente, infila Trulli (in modo simile a Vettel-Button 2012) quando alla bandiera a scacchi mancavano sette giri.

Il Kaiser pare limitare i danni alla grande, ma ecco l’ennesima sorpresa del GP: a quattro giri dalla fine gli cede la posteriore dx. Mi piace pensare che fosse stato causato da un detrito raccolto nel sorpasso, IMHO tutto meno che regolare, su Trulli, ma era già accaduto in prova, quindi è più probabile un cedimento strutturale della Bridgestone. Alla fine conclude la gara settimo, mentre secondo è un incredulo Coulthard, davanti al moribondo Trulli.

Il campionato si sta mettendo male per Schumacher e soprattutto per Raikkonen. A proposito: della Mp4-18 ancora nulla. Niente male per una macchina al cui confronto le altre sarebbero dovute sembrare degli scuolabus. Montoya ora è secondo e naviga a vista del tedesco.

Curiosità della gara: l’incidente al via ha la stessa dinamica di Singapore 2017. Curiosamente Raikkonen ha ricoperto lo stesso ruolo in ambo le carambole. Trulli corre con la febbre ma conquista il suo primo podio da Europa ’99. Firman vince il premio “Mugello 2020” per aver accuratamente evitato di frenare alla prima curva, col risultato di centrare altre quattro vetture.

Round 13 – Ungheria
Mandatory Credit: Photo by Oliver Multhaup/EPA/Shutterstock (8186888h)
Spain’s Fernando Alonso of Renault Mcelebrates While Crossing the Finishing Line to Win the Hungarian Grand Prix 24 August 2003 Alonso on Sunday Made Formula One History by Becoming the Youngest Driver to Win a Grand Prix when He Lead the Hungarian Grand Prix From Start to Finish Alonso who Turned 22 on July 29 Broke Bruce Mclaren’s Record From 1959 the New Zealander was 22 Years and 104 Days Old when Hewon the United States Grand Prix Kimi Raikkonen in a Mclaren – Mercedes Finished Runner-up Williams-bmw Drivers Juan Pablo Montoya and Ralf Schumacher Finished Third and Fourth Respectively Epa Photo/dpa/oliver Multhaup Hungary Budapest
Auto Hungarian Gp – Aug 2003

Le gomme sono l’affare del giorno anche sul tracciato magiaro, che però viene ricordato per ben altre faccende: Alonso vince a 22 anni e 26 giorni e strappa a Emerson Fittipaldi il primato del più giovane vincitore della storia, un record che durava da quasi 33 anni. L’impresa dello spagnolo era nell’aria, considerando l’andamento della stagione. La macchina c’era, la strategia e le gomme anche, e lo spagnolo ha massimizzato il tutto. Come ciliegina sulla torta, Alonso si toglie lo sfizio di doppiare (!) la Ferrari di Schumacher, solo ottavo e primo dei gommati Bridgestone.

Se si da un’occhiata ai dati in realtà si vede che i team più veloci erano comunque Williams e McLaren. Il problema è che a causa di brutte partenze (Ralf si è pure girato) si sono tutti trovati intruppati nel trenino guidato da Webber, miracolosamente secondo dopo il via. La Jaguar era lentissima ma nel “Montecarlo con erba e ghiaia” il sorpasso è praticamente impossibile, ieri più di oggi. Quando rientra ai box aveva accumulato venti secondi di distacco dall’asturiano. Alonso vincerà davanti a Raikkonen (comunque bravo a finire secondo dopo essersi qualificato settimo), Montoya e Ralf (eccezionale nel rimontare dopo lo spin del primo giro).

Barrichello continua il suo periodo difficile con le sospensioni quando al ventesimo giro la sua posteriore sx si disintegra senza ragioni apparenti. Di Schumacher sr (battuto in qualifica da Barrichello per la terza gara di fila) aggiungo solo che rischia di concludere la gara anzitempo quando finisce la benzina poco prima di raggiungere la piazzola dei box.

A tre gare dalla fine, i primi tre piloti sono racchiusi in tre punti ( MSC 72, JPM 71, RAI 70). Il WCC è parimenti eccitante, con la Williams in testa con 129, davanti alla Ferrari a 121 e la McLaren (che ormai ha rinunciato a portare in pista la Mp4-18) a 115.

Curiosità del GP: per i Rossi è stata la prestazione più scarsa dagli anni Novanta. Ralph Firman (Jordan) nelle FP resta vittima di uno degli incidenti più grossi del lustro, grazie al cielo senza conseguenze fisiche importanti.

Round 14 – Italia

[COURTESY OF FORMULA1.IT]

Tra i due GP scoppia la grana delle gomme. La FIA, dietro imbeccamento della Ferrari, spedisce una lettera a tutti i team sottolineando come le misure di certi pneumatici (coff coff Michelin coff coff) non siano regolari per via della larghezza del battistrada.

La Michelin ha un battistrada che finisce con un piccolo gradino sulla spalla del pneumatico. Durante la gara, quel gradino sparisce per effetto dell’usura e l’impronta a terra aumenta, poichè viene utilizzata anche una parte della spalla. Questo spiega perché capitasse che talvolta le anteriori non venivano mai sostituite durante un GP: da usurate viaggiavano meglio che da nuove.

La Michelin si difende e contrattacca in tribunale, ma intanto si mette a produrre nuove gomme a prova di regolamento. Il caso è chiuso e il campionato può continuare con tutti i team sullo stesso piano. Insomma, l’estate è finita.

[COURTESY OF FORMULAPASSION.COM]

All’asciutto di vittorie dal GP del Canada a Giugno e con un solo podio in cinque gare (terzo in Francia di fortuna), Schumacher sr torna alla vittoria in uno dei GP più intensi del decennio.

Il weekend si apre con la perdita di uno dei protagonisti: durante le prove libere a Ralf Schumacher cede una sospensione, si schianta alla Lesmo e resta vittima di una commozione cerebrale. Sarà sostituito da Marc Genè, che si comporterà anche molto bene, ma il tedeschino non sarà più lo stesso nel prosieguo della carriera.

La lotta è tiratissima già da Sabato. Schumacher ottiene la pole con appena 5 centesimi di vantaggio su Montoya.

Si arriva alla Domenica con numerose preoccupazioni. La prima è il launch control della Ferrari, che deficita un po’. Ma le Rosse tengono e il Kaiser compie finalmente una partenza decente. La seconda è il temutissimo imbuto della prima chicane. Schumacher arriva leggermente lungo, Montoya preme il pedale dell’acceleratore come un forsennato. Non lo prende, tuttavia guadagna un vantaggio in accelerazione.

Si arriva quindi alla variante della Roggia con Schumacher sr sulla difensiva all’interno e Montoya all’attacco all’esterno. I due gentlemen sono in lotta e staccano a 20 cm dall’ingresso. Stavolta si dimostrano cattivi ma non fessi: tra i due non passa un foglio di carta ma non si toccano. Il Kaiser si difende e JPM non molla di un millimetro. All’uscita della Roggia il tedesco, essendo in traiettoria favorevole, dà gas con un nanosecondo di vantaggio e alla prima di Lesmo gira davanti. Pericolo scampato.

Per quanto riguarda sorpassi o tentativi la gara è praticamente finita, se non per qualche tafferuglio nelle retrovie, ma la lotta tra JPM e MSC non è finita per niente. I due marciano a un ritmo incredibile, separati tra loro da pochi decimi a giro. Schumacher guadagna qualche metro, ma Montoya è sempre là, almeno fino al doppiaggio di Frentzen (Sauber FERRARI), che gli fa perdere tempo e ritmo.

La gara finisce con il tradizionale tripudio sotto il podio, che vede in prima e terza posizione i Rossi. Raikkonen è quarto e mantiene il contatto con Schumacher e Montoya. Il capitolo mondiale è apertissimo ma l’inerzia è tornata dalla parte della Ferrari.  Schumacher sr ora guida con tre punti di vantaggio su Montoya e sette su Raikkonen.

Curiosità: Trulli fa la qualifica della vita e si ritrova terzo dopo poche curve, a Monza con il motore più scarso dei top team. Salvo parcheggiare la macchina col motore rotto (tradizioni) dopo cinque curve e mezzo.

Round 16 – USA

[COURTESY OF CRASH.NET]

Al termine del GP, Paul Stoddart (patron della Minardi) disse “Se non fosse stato per l’incidente al primo giro, Verstappen poteva andare a punti“. Tutti potevano raccontarsi storie simili. Tutti, tranne Michael Schumacher. Come sempre.

Uno dei grandi pregi di Schumacher sr è stata la sua costanza nell’arrivare fino in fondo. Raramente ha provocato incidenti [non iniziate con Jerez e Adelaide] e comunque è (quasi) sempre riuscito sempre a non lasciarci la gara. Anche quando faceva un errore, se la cavava sempre. Quando cade la pioggia, lui e la Ferrari si trovavano sempre nel posto giusto al momento giusto. Questa è stata la chiave del successo di Schumacher in questo GP reso pazzo dalla pioggia.

Prima della partenza in pochi avrebbero scommesso sulla vittoria del tedesco. In qualifica è scomposto come pochi e non va oltre la settima (!) posizione, addirittura peggio dell’Ungheria. La pole al contrario va a Raikkonen, che precede Barrichello, Panis su Toyota (!), il duo Williams e Alonso.

Semafori rossi, spenti e via. Raikkonen parte al meglio, Barrichello ha un problema col launch control e causa un mezzo ingorgo; Schumacher sr ne approfitta per uccellare il colombiano. In testa pertanto si trova il finlandese, Panis (!!), Ralf e Michael Schumacher (Barrichello gli cede la posizione nel primo giro).

Le due Williams vanno all’attacco: Ralf passa Panis, Montoya, visibilmente nervoso, recupera diverse posizioni finché non arriva dietro a Barrichello, in difficoltà con la temperatura delle gomme. Montoya tenta l’arrembaggio in curva 1, Barrichello regge, il colombiano non si fa intimorire e continua in curva 2. Dimostrando l’avvedutezza di un tapiro, i due si scontrano e Montoya butta fuori il brasiliano.

Il colombiano è sotto indagine (in seguito si beccherà un DT che lo estrometterà dalla lotta per il titolo, una mezza rapina), ma intanto va come un treno e non fa fatica a superare Schumacher (anche lui sotto investigazione per aver sorpassato Panis sotto bandiere gialle), che prima aveva ceduto la posizione anche a Alonso e Coulthard. Le Bridgestone hanno ripreso a essere competitive in condizione di asciutto, ma sull’umido arrancano paurosamente. In queste condizioni è l’altro Schumacher ad andare forte, e ricuce lo svantaggio da Raikkonen.

La pioggia si intensifica, Panis cerca la mossa della vita rientrando a montare le intermedie, ma smette di piovere non appena esce dai box. Questa notizia è una benedizione per Schumacher, che riprende a girare con tempi adatti alla sua levatura. L’altro Schumacher si ferma per il rifornimento, ma un bocchettone difettoso gli fa perdere varie posizioni. Il fratello lo segue nei box, ma il nubifragio vero si scatena non appena esce dalla pitlane.

Insomma, in tutto il bailamme Schumacher sr è sceso in settima posizione, ma sotto la pioggia vera le sue Bridgestone si rivelano essere le coperture migliori e inizia a scavalcare avversari come birilli. Raikkonen al contrario perde posizioni e si ritrova quarto. Nel frattempo Button compie forse la prima delle gare che lo avrebbero reso celebre e si ritrova in testa dopo aver azzeccato tutte le scelte strategiche. Una posizione troppo nobile per la sua BAR, che lo abbandona col cambio bloccato a 15 giri dalla fine.

Ora quindi è Frentzen a comandare (brutta macchina la C22, ma condivideva lo stesso vantaggio delle Bridgestone Intermediate), ma nella sosta successiva per montare gomme da asciutto viene sopravanzato da Schumacher. In questi giri il tedesco è campione del mondo, ma negli ultimi giri Raikkonen rimonta con caparbietà fino a occupare la posizione alle sue spalle. Più indietro Montoya ne combina di tutti i colori e finisce sesto e pure doppiato.

Il prode colombiano dovrà aspettare il 2004 per i sogni di gloria (AHAHAH), mentre Raikkonen rimane abbarbicato ad una possibilità che la matematica non gli nega (nove punti di svantaggio e una gara conquistata contro le sei di Schumacher). Più incerto il campionato costruttori, con la Ferrari che precede la Williams di soli 3 punti. Gli avversari della Ferrari in sostanza non possono coalizzarsi, ognuno corre per un obiettivo diverso. E’ quasi fatta per Schumacher.

Curiosità del GP: primi giri in testa per la Sauber e ultimo podio prima della cessione alla BMW.

Round 17 – Giappone

[COURTESY OF EPIC-FORMULA1.BLOGSPOT.COM]

Con 9 punti di vantaggio e un avversario che non vince da Marzo il mondiale sembra una formalità, ma Schumacher e la Ferrari riescono a complicarsi la vita.

Il weekend parte male. Le qualifiche sono vivacizzate da uno scroscio d’acqua negli ultimi minuti. Barrichello conquista la pole davanti a Montoya, ma i due pretendenti al titolo rimangono vittime delle condizioni atmosferiche: Raikkonen è ottavo (poteva scendere su pista asciutta, ma deve attendere lo spazio del break pubblicitario e quindi si becca la pioggia anche lui), Michael Schumacher addirittura quattordicesimo. Peggio è andata a Trulli (as usual) e Ralf, ultimo e penultimo dopo essere stati primo e secondo al venerdì.

Semafori rossi, spenti e si parte. Tutto fila liscio come da copione. Schumacher per evitare rischi si fa passare da Sato (che sostituisce Villeneuve), ignaro del fatto che è letteralmente la definizione di “andarsela a cercare”. Le Bridgestone paiono avere sufficiente grip e Barrichello mantiene la posizione.

Scherzavo: mezzo giro e il brasiliano finisce fuori pista e  viene passato da Montoya e Alonso. Dopo pochi giri è il turno di Schumacher sr di cappellare: nel tentativo di rimontare azzarda un sorpasso incerto su Sato, che non si fa problemi a chiudergli la porta in faccia e a sradicargli l’ala.

Schumacher rientra ai box e in meno di 18 secondi gli cambiano muso e gomme. Il problema è che è ultimo. Certo, in testa non c’è Raikkonen, ma il finlandese è in rapida risalita. Nell’arco di pochi giri si ritirano Montoya (cambio) e Alonso (motore) e torna in testa Barrichello, inseguito da Raikkonen. Schumacher è lontano dall’ottavo posto che gli garantirebbe il titolo, Raikkonen vicino ai dieci che gli trasformerebbero la vita.

Il tempo passa e la situazione però non evolve, finché dopo gli ultimi pit stop il muretto riesce a far uscire Schumacher tra Da Matta e Ralf, un’ottava posizione che vale un misero ma decisivo punto mondiale. La situazione non è comunque stabile: Ralf, visibilmente più veloce, inizia a puntarlo a destra e a sinistra. Michael allunga le frenate ai limiti della fisica, così fa anche Ralf e ogni curva è un numero da circo. Il Kaiser non riesce a superare Da Matta, mentre Ralf non riesce a superare il Kaiser. Gli ingredienti per la frittata ci sono tutti.

Nello stesso punto dell’incidente con Sato (la Casio Triangle) si compie l’atto finale dell’anno. Da Matta stacca con un leggero anticipo, Schumacher sr stacca con un leggero ritardo. Per evitare il posteriore della Toyota sterza a sinistra e a ruote bloccate lo evita di un soffio. Ralf stacca più tardi di entrambi, ma non ha più posti dove andare. Si butta pure lui a sinistra, ma la pista è finita e centra Michael. Schumacher sr mette in azione la sua proverbiale fortuna, e nell’incidente ci rimette solo Ralf, che si gira sull’erba.

Gli ultimi giri sono solo una passerella, animata solo dalla preoccupazione che la gomma di Schumacher possa aver subito danni. Barrichello conclude la marcia trionfale vincendo davanti a Raikkonen e Coulthard. Schumacher è ottavo, un punticino che vale oro. Finisce in gloria, ma con quale fatica.

[COURTESY OF F1WORLD.IT]

Ricapitolando l’annata, la Ferrari è stata buona ma non stellare come la precedente. Le gomme avevano perso completamente il vantaggio (anzi, spesso erano state ben inferiori alla concorrenza) e nel totale gli è andata ancora bene, dato che in più di una circostanza Schumacher sr ha avuto la fortuna dalla sua (che non gli è mai mancata in carriera). Il tedesco ha fatto una quantità di errori che non si vedevano dalla premiata ditta Alesi-Berger, ma comunque non ha mai mollato e spesso si è rivelato ancora superiore alla concorrenza a parità di auto. Barrichello invece spesso è sembrato un Massa ante-litteram, sfortunato, poco combattivo e incline alle scemenze, ma altre volte si è rivelato un osso duro per gli avversari (e a Silverstone ha azzeccato la miglior gara della carriera).

La Williams era partita male, ma poi azzeccarono gli aggiornamenti e per sei mesi hanno avuto il pacchetto migliore. Peccato per la consueta tradizione di scemenze ai box, e due piloti che si spesso si sono danneggiati, a vicenda o da soli. Il motore BMW è stato incredibile, anche se ha pagato qualche rottura di troppo (soprattutto in Austria,  Montoya con quei dieci punti in più ci vinceva il mondiale). Discorso estensibile a tutto: la velocità c’era, la maturità agonistica di meno.

[COURTESY OF P300.IT]

La McLaren ha pagato caro il passo falso della Mp4-18, che passa al museo senza aver visto neanche un GP. Raikkonen ha fatto i miracoli con la pur valida Mp4-17/D e un Mercedes buono ma inferiore a Ferrari e BMW (anche sotto il profilo dell’affidabilità). Ha però beneficiato del nuovo sistema di punteggio, che ha premiato la  costanza sulla la prestazione pura. Il mondiale doveva essere suo; è stato anche piuttosto sfortunato in diverse situazioni, come Spagna (al via non poteva fare altrimenti), Europa (ma qui è un po’ colpa sua: ci è voluto il 2007 per capire come spingere forte senza triturare la meccanica) e Hockenheim. Se avesse vinto il mondiale, sarebbe stata l’unica volta oltre al 1982 in cui avrebbe vinto un pilota la cui squadra non era tra le prime due, il che la dice lunga sulla stagione del finlandese.

La Renault aveva forse il miglior telaio e una perfetta interazione con le gomme, un launch control da paura e due ottimi piloti. Peccato per un motore debole, per la sfiga oceanica di Trulli e un Alonso non ancora ai massimi livelli.

[COURTESY OF THERACE.COM]

Gli altri hanno riempito lo spazio nella griglia. Si sono distinti soprattutto Fisichella e Webber (velocissimo in qualifica, spesso nei primi giri ha occupato posizioni nella top-5, ma in gara emergeva la pochezza della Jaguar). Particolarmente negativa la stagione di Villeneuve. Si può dire senza troppi problemi che per voler fare il diverso ha buttato la carriera. Chissà che razza di campionati avremmo avuto con Hakkinen e Villeneuve in McLaren.

[COURTESY OF theliveryblog.files.wordpress.com]

Chiudo con la mitica Minardi: non poteva essere diversamente. Non ci prende mai ma c’è sempre. Sempre in fondo, era come avere un team di gentlemen driver che giravano solo per il gusto di girare. Mi mancano.

[Immagine in evidenza tratta da MaxF1.com]

Lorenzo Giammarini, a.k.a. LG Montoya

FORMULA ONE SEASON REVIEW: 2002

Vincere o stravincere, questo è il problema.

Dopo tre iridi Costruttori e due iridi piloti di fila, quello il dubbio che “attanaglia” la gente di Maranello e dintorni.

Per non saper né leggere e né scrivere in pianura padana partoriscono un missile terra-terra che risponde al nome di F2002. Un kaiser tirato a lucido ed affamato come una tigre tenuta a stecchetto per mesi fece il resto.

Risultato? Mondiale vinto a luglio (A LUGLIO!) in Francia con SEI (RIPETO SEI) gare di anticipo e passeggiata d’ordinanza per il resto della stagione che vedrà comunque salire sul gradino più alto del podio sempre un pilota rosso e ben 5 doppiette…agli altri manco le briciole. Il Kaiser eguaglia Fangio a 5 titoli iridati (sembrava impensabile solo pochi anni prima, eppure..).

Il dominio logora chi non ce l’ha (semicit.)… Difatti la supremazia schiacciante della rossa in quegli anni (e della F2002 in particolare) fa impallidire anche le varie W dell’era turbo ibrida.

La superiorità dei rossi dell’epoca era talmente grande che si permisero il lusso di cominciare la stagione con una versione aggiornata della monoposto 2001 vincendo pure la prima gara stagionale di Melbourne e salendo sul terzo gradino del podio (peggior risultato 2002 del Kaiser ndr) nella seconda a Sepang.

I numeri non dicono tutto… vero, ma nel caso della Ferrari di quegli anni ci arrivano davvero vicino.

La monoposto 2002 vinse 15 gare delle 19 a cui partecipò, compresa quella del debutto ad Interlagos (terza gara 2002) e quella di addio ad Imola dell’anno dopo (quarta gara del mondiale 2003!). Nel solo 2002 conquistò ben 14 vittorie su 15 gare, finendo ad un secondo di distacco da Coulthard nell’unica gara lasciata al resto del mondo. 24 piazzamenti sul podio sui 28 potenziali ed i 4 mancati da attribuire al solo Rubinho Barrichello che non partì in due occasioni.

Detto ciò si potrebbe chiudere qui perché, anche se si tifa rosso, stagioni del genere non restano nella memoria per le imprese epiche ma solo per l’aggiornamento delle statistiche.

Lo so qualcuno storcerà il naso perché, se proprio dominio deve essere, meglio che sia rosso piuttosto che grigio. Chi in questi anni ha criticato lo “spettacolo” messo in pista dal baraccone spesso dimentica la noia di quegli anni, le gare senza storia e senza sorpassi, l’annientamento di ogni tipo di concorrenza. Schumacher e Barrichello giocavano tutte le domeniche, con il tedesco che giocava molto meglio del brasiliano.

Gli altri?

Ritiratosi dalle corse Mika Hakkinen, in McLaren approdò un giovane Raikkonen che Ron Dennis portò via a Peter Sauber a suon di sterline che permetterono allo svizzero di costruirsi la propria galleria del vento. Il finlandese, in coppia con Coulthard,  centrò il primo podio della carriera nella gara del debutto sulla monoposto di Woking in Australia. Lo scozzese sarà invece l’ultimo pilota non rosso a vincere una gara 2002: a maggio!

Oltre allo scozzese solo Ralf Schumacher riuscì nell’impresa di vincere un Gp 2002 portandosi a casa la coppa della seconda gara stagionale a Sepang. Il tedesco diveideva il box Williams BMW con Juan Pablo Montoya il quale si piazzò terzo a fine stagione vincendo il mondiale degli altri a suon di podi e piazzamenti.

Note della stagione. Fece il suo debutto nel Circus Felipe Massa sostituendo Kimi Raikkonen in Sauber, mentre un tal Fernando Alonso lasciò il posto da titolare in Minardi per andare a fare il terzo di Button e Trulli in Renault alla corte di Flavio Briatore.

Fu l’ultimo anno di attività della Arrows. Tom Walkinshaw chiuse i battenti del team nato negli anni 70 e che aveva come fondatori gente del calibro di Jackie Oliver, Tony Southgate, Alan Rees.

Un campionato a senso unico, come pochi nella storia della F1. Era l’epoca in cui c’erano i pit stop e ci si lamentava dei sorpassi in pit lane piuttosto che in pista. Era l’epoca dei trenini con difficoltà a sorpassare per assenza del DRS. Insomma, forse non è poi cos’ vero che si stava meglio quando si stava peggio..

 

Gp Australia Melbourne.

Il mondiale parte col botto. Alla prima staccata 2002 Ralf Schumacher decide di usare la Ferrari di Barrichello come trampolino per disfare la sua Williams. Risultato: gara finita per entrambi dopo 300 metri e con loro altri 6 piloti che nel macello della prima curva disfano le monoposto. Il Kaiser, partito di fianco a Barrichello, se la cava con un fuoripista che lo tiene lontano dai guai ed alla ripartenza della gara gioca qualche giro con Montoya, Trulli e Coulthard (che gli erano finiti davanti) salvo poi sopravanzarli tutti e salutare la compagnia conquistando la prima vittoria della sua trionfale stagione.

 

Gp Malesia Sepang

Schumacher viene fermato solo da un contatto alla prima curva con Montoya nel quale danneggia il muso della sua F2001B, incidente che non gli impedisce di rimontare comunque sino al terzo gradino del podio. Corsa vinta dal fratello sul compagno Montoya che regalano a Frank Williams la prima doppietta dai tempi di Hill e Frentzen. Raikkonen comincia a sperimentare sulla propria pelle la fragilità del motore Mercedes che lo lascerà a piedi spesso e volentieri durante l’anno.

 

Gp Brasile Interlagos

La Ferrari porta in pista la F2002 per il solo Schumacher lasciando Barrichello (ancora per una gara) la F2001B. Alla partenza il poleman Montoya parte peggio del tedesco della rossa e commettendo pure un piccolo errore nella variante Senna tanto che il ferrarista gli esce davanti ed affronta la Reta Oposta già da leader. Ma JPM è un duro e alla staccata successiva attacca Schumacher con il risultato di tamponarlo rovinando il proprio alettone anteriore e la propria gara. Corsa virtualmente finita con i due fratelli tedeschi autori di un duello a distanza tra pit stop differenziati e differenti tempi sul giro a seconda del momento di gara.  Indovinate un po’ chi solitamente la vinceva in queste situazioni?

 

Gp San Marino Imola

La Ferrari domina anche la gara dell’arrivo sul circuito dei Tir della logistica e mette sul podio Barrichello per la prima delle tante doppiette stagionali. Le Williams si accodano e Raikkonen capisce che quando non si rompe il motore della MP4-17 può anche rompersi l’alettone posteriore.

 

Gp Spagna Montmelò

Si narra che la pista spagnola sia il banco di prova ideale per valutare la bontà di una vettura. Le F2002 questa volta dominano le prove, le qualifiche, il warm up e pure la corsa dei Tir per uscire dal circuito a fine weekend. Unico neo il ritiro di Rubinho durante il giro di allineamento per noie alla trasmissione.

Gp Austria Spielberg

Leggere sopra il commento alle ultime due gare, sostituire il nome del dominatore con quello di Barrichello e aggiungere al fondo che: il vincitore è sempre Schumacher che in maniera “rocambolesca” riesce ad agguantare la vittoria a 50 metri dal traguardo grazie a….. un ordine di scuderia partito dalla volontà di Jean Todt che temeva il ritorno in campionato dei…”rivali”. Passiamo avanti perché questo è un capitolo rosso di cui NON andare proprio fieri.

 

Gp Monaco Montecarlo

Sulle stradine del Principato le Michelin vanno meglio delle Bridgestone che equipaggiano la Ferrari che non fa la pole ed a Monaco si sa…. Vince David Coulthard più lesto di Montoya in partenza ed abile a restar davanti ad un Michael Schumacher rimasto intruppato dalla terza posizione di partenza. Dopo i ritiri dovuti al motore (più di una volta) e all’alettone rotto (una volta) Raikkonen assapora anche il gusto del ritiro per essere stato impallinato da Barrichello in rimonta. Dopo questa gara sarà solo ed esclusivamente una lunga teoria di vittorie e (spesso) doppiette rosse.

 

Gp Canada Montreal

Schumacher conquista la 150° vittoria in F1 per il Cavallino Rampante.

 

Gp Europa Nurburgring

Il gatto con il topo. Le Michelin e la Williams Bmw non erano affatto malaccio sul giro secco nel 2002,  ed infatti conquistano la prima fila del gran Premio d’Europa. Ma ai rossi di Maranello all’epoca bastavan pochi giri per rimettere tutti nei ranghi ed andarsene incontrastati a creare margine da poi gestire con accortezza nella seconda parte di gara. Questa fu la strategia 2002 per tutta la stagione. Ed anche in Germania la storia si ripete.  Rubens Barrichello vince la gara perchè era partito davanti a Schumacher in griglia e perchè, sull’onda delle polemiche post Austria, questa volta non viene fermato da un TO pur avendo il compagno a tiro di fumo di scarico. Sette vittorie rosse su nove GP!!!

 

Gp Gran Bretagna Silverstone

2002 British Grand Prix – Race
Silverstone, England. 7th July 2002
World Copyright: Steve Etherington/LAT
ref: Digital Image Only

Quando la pioggia comincia a cadere dopo una partenza asciutta le carte si mescolano quasi sempre. Infatti… “quasi”.. ma non in questa occasione. Vince nuovamente e il tedesco in rosso e la superiorità della F2002 permette a Barrichello di rimontare dall’ultima posizione (dalla quale partiva in quanto rimasto fermo in griglia all’avvio del giro di ricognizione) sino al secondo posto finale per l’ennesima doppietta rossa. Raikkonen spacca un altro motore.

 

Gp Francia Magny Course

21 luglio 2002- Francia Centrale. Fine della stagione di Formula Uno 2002 con quinto titolo mondiale assegnato a Michael Schumacher e record fi Juan Manuel Fangio raggiunto dopo quasi 50 anni. E’ la gara delle penalità, con il Kaiser e Coulthard penalizzati per aver toccato la linea bianca in uscita dai box. Nonostante ciò la velocità del Kaiser e della F2002 riescono sempre a tenere i rossi in gara, al punto che a pochi giri dalla fine il tedesco è ancora in scia ad un giovane Raikkonen che sta andando a vincere la sua prima gara di F1. Fino a quando non va in fumo il motore di una Toyota che sporca di olio la pista. Indovinate chi ci passa sopra per primo? Il finlandese che arriva lungo al tornantino Adelaide con il kaiser che si infila al suo interno ( ed esce largo il “giusto” per tenere fuori Raikkonen) andando a conquistarsi gara e titolo.

 

Gp Germania Hockenheim

“A casa sua”….. vuoi che non vinca Michael Schumacher fresco WC e libero dalle “enormi pressioni” per la conquista di un titolo?

 

Gp Ungheria Budapest

Stavolta vince Barrichello davanti a Schumacher. In gara non accade nulla. Le Ferrari se ne vanno e passeggiano, as usual. E’ l’ultima volta che il nome Arrows appare seppur le monoposto non scendono nemmeno in pista. Tom Walkinshaw getta la spugna messo in mora da banche e pure dal suo pilota HH Frentzen che non percepiva lo stipendio.

 

Gp Belgio Spa Francorchamps

Ti chiami Schumacher, guidi una delle monoposto migliori della storia. sei su una delle piste migliori della storia… e che fai? Non vuoi vincerla? Non vuoi fare la pole? Non vuoi vare ed il Giro più veloce della gara rifilando un secondo di distacco al secondo miglior giro dell’intera gara? Ecco.

 

Gp Italia Monza

La velocissima (sul giro secco) Williams BMW pilotata dal velocissimo JPM staccano la pole. Tra il colombiano ed il tedesco c’è una “sana” rivalità, talmente sana che al colombiano non faceva differenza alcuna sapere che stava tirando una ruotata ad una leggenda piuttosto che ad un qualsiasi Mr. Smith. “L’ignoranza” del sudamericano era commovente. Alla prima staccata i due si “annusano” per l’ennesima volta finendo larghi e perdendo posizioni. Questo permette a Barrichello di star davanti al suo compagno in rosso, garanzia che sulla durata del gran premio avrebbe potuto almeno provare ad avere qualche chance di vittoria. Ed infatti in Brianza vince il brasiliano davanti al tedesco per la gioia dei millemila tifosi bardati di rosso.

 

Gp Usa Indianapolis

Altra corsa senza storia, dominata in maniera imbarazzante e per la quel vale la pena parlarne per un dettaglio. Nella seconda parte di gara con un distacco siderale i rossi tirano i remi in barca preparando l’arrivo in parata. Schumacher aveva condotto tutta la gara davanti al compagno e sulla linea del traguardo la gara la vince Barrichello per un nonnulla. Il tedesco dichiarò in seguito di averlo fatto apposta per ripagare il compagno della vittoria “ceduta” in Austria. Mah…

 

Gp Giappone Suzuka

Finalmente finita… Come? Primo Schumacher, secondo Barrichello nella “solita” gara senza storia nemmeno sussurrata per scherzo.

Undici vittorie in stagione per il Kaiser, nona doppietta rossa, la quinta di fila.

Per fortuna che arriverà il 2003.

Grazie.

 

 

(immagine in evidenza tratta da f1grandprix)

BASTIAN CONTRARIO: IL CAPPIO SI STRINGE

Prima della partenza del GP americano svoltosi domenica scorsa, annunciavo su Twitter che alla prima curva si sarebbe deciso il titolo del mio Bastian Contrario di questa settimana. Evidentemente sono stato troppo ottimista, in quanto i due acerrimi nemici (sportivamente parlando, si capisce) alla prima curva nemmeno ci sono arrivati per farmi prendere questa decisione. Nello specifico, devo ringraziare l’osannato (ormai le masse sono cotte per l’olandese volante) Verstappen per quanto accorso in partenza e, dunque, per il titolo di questo articolo.

Chi legge e non ha visto il GP potrebbe credere che ci sia stato un incidente, quando invece i due piloti, in termini di contatti, sono stati pulitissimi (il che conoscendoli è veramente incredibile). Nessun contatto per fortuna (nostra), solo che ora il cappio inizia a stringersi e spazio per respirare inizia ad essercene davvero poco. Cos’ha combinato il buon Max in partenza? Ha impostato la sua partenza non sull’uscire dalla prima curva primo, conservando così la pole conquistata al sabato, bensì si è concentrato esclusivamente sul chiudere il suo avversario, stringendolo a bordo pista così come si stringe il cappio per un condannato a morte. Stranamente, e per sfortuna di Verstappen, il campione del mondo azzecca la partenza in maniera perentoria e tira dritto per la sua strada. Al paese mio, eseguire una buona partenza significa uscire dalla prima curva quanto meno avendo conservato la posizione di partenza e, in alternativa, se si imposta la suddetta partenza sul chiudere l’avversario, ci si aspetta che questo venga chiuso per davvero e che magari perda anche posizioni. Ebbene al buon Max non è riuscito nulla di tutto questo, sbagliando clamorosamente e mandando a ramengo tutto quello che ha fatto al sabato.

Il risvolto psicologico di questo laccio che si stringe è sintomatico (lo so oggi vado sul tecnico!) di un’ansia da prestazione e di una voglia di concludere che francamente stride con il comportamento in pista dell’olandese. Parliamoci chiaro: davvero Max crede che potrà comportarsi così la prossima volta ( 7 novembre prossimo in Messico) in partenza? Hamilton ha troppa esperienza e troppo “mestiere” per permettere che questo riaccada. Si ricordi, non tanto Monza quanto quello successo in UK, dove il campione del mondo, vuoi per bravura vuoi per fortuna, ne uscì incolume (spedendo in ospedale l’olandese) rimediando un più venticinque molto pesante. Hamilton da poco ha lanciato la carica su Twitter dicendo a gran voce che “non è finita un cazzo!” e ciò mi fa pensare che in Messico, se il ragazzino riproverà a fare lo scherzetto della chiusura del cappio, probabilmente gli andrà male. Certo, attualmente chi ha più da perdere è il campione del mondo considerando la classifica mondiale piloti: allo stato attuale Hamilton per riprendersi la testa della classifica deve vincere tre GP di fila se Verstappen è sempre secondo. In un mondiale, dove non c’è concorrenza se non quella marginale dei rispettivi compagni, lo scenario è presto concretizzato o nella vittoria dell’uno o dell’altro o con l’abbandono di uno dei due… ed in questo caso il mondiale prenderebbe tutt’altra piega. Come ho sempre detto su queste righe, l’esperienza è dalla parte del campione del mondo e la battaglia da asilo nido, che abbiamo visto nelle FP2 con tanto di dito medio di Verstappen, è servita solo ad innervosire quest’ultimo evidentemente. Il ragazzino, nonostante il “fottuto idiota” detto per radio, se l’è legato al dito l’episodio e scommetto che anche se gli hanno “fatto la scuola”, come si usa dire dalle mie parti, se n’è fregato altamente di tutte le parole dantesche “non ti curar di lui… ma guarda e passa” che gli sono state dette e allo spegnimento dei semafori, invece di andare dritto, è andato obliquo, perdendo capra e cavoli. Solo il suo muretto ha evitato che il cappio si stringesse attorno al suo di collo, seguendo alla lettera il manuale del perfetto “muretto di ghiaccio” e piazzando gli undercut decisivi nei momenti decisivi.

Max pagasse da bere a tutta la squadra per il risultato ottenuto, perché solo grazie alla loro freddezza decisionale ha avuto la possibilità di brindare sul gradino più alto, risultando così più alto di Shaquille O’Nealle. Mercedes ormai è sputtanata e, se il suo pupillo non vincerà questo mondiale, presto lo sarà anche lui: al sottoscritto spiace essere così duro, anche perché i tifosi “del nero” sono di notoria reputazione sensibile e suscettibile, solo che è innegabile che se Hamilton ha fatto incetta di record per tutto il globo è perché è sempre stato solo. Due sono i mondiali in cu ha dovuto lottare veramente da quando è nata la (maledetta) era turbo ibrida; il 2016 e il corrente anno. Nel primo caso bene non è andata e se non erro nel 2026 dovrebbe uscire anche il libro con le sue memorie (così disse Lewis immediatamente dopo aver tagliato il traguardo di Abu Dhabi: “fra dieci anni scriverò un libro”). Quest’anno cosa accadrà? I presupposti perché si ripeta il 2016 ci sono tutti… manca solo la rottura del propulsore all’uno o all’altro. Mi pare evidente che allo stato attuale uno zero in casella da parte di uno dei due decreterebbe la fine del mondiale: uno zero per Hamilton sarebbe il chiodo della bara, uno zero per Verstappen sarebbe l’inizio di un incubo. Non male come presupposti. Che peccato che Ferrari non sia della partita. Eppure anche con la rossa il laccio si sta stringendo sempre di più: i piloti sono contenti del comportamento della vettura, soprattutto da parte del propulsore. Addirittura il gap motoristico con McLaren è stato azzerato e solo l’efficienza aerodinamica della monoposto color papaya al momento porta gli inglesi in leggero vantaggio. I soliti detrattori preferiscono focalizzarsi sul distacco rimediato, eppure si seguita a non volersi rendere conto che tutto questo lavoro non era scontato e soprattutto è rivolto all’anno che verrà. La parte turbo ibrida montata dalla rossa quest’anno è la base per la monoposto del 2022 e francamente il lavoro che stanno facendo a Maranello lascia ben sperare. Le aspettative crescono ed il cappio intorno al collo di Binotto inizia ad essere sempre più corto… resta da vedere se alla fine torcerà il suo di collo o quello dei suoi (purtroppo) tanti detrattori, orfani del tedesco che rimedia magre figure contro il “suo datore di lavoro”.  La via della salvezza passa attraverso un progetto ben riuscito dall’inizio (del nuovo mondiale) e da due giovani piloti che hanno voglia di vincere su tutti: Le Clerc è sempre più concreto ed è migliorato in maniera impressionante sulla gestione delle gomme. Del resto non dimentichiamo da quanto tempo è in F1 e di fatto non sta facendo altro che completare il suo apprendistato, proprio come Max (ve lo ricordate quando andava a sbattere e veniva deriso?). Carlos, è cresciuto in maniera esponenziale: dopo un inizio timido, oserei dire ampolloso, è arrivato al punto di superare in classifica il compagno (Vettel in due anni non c’è mai riuscito… così, per dire!), anche se per poco. Al che mi viene da chiedermi che cosa mai potranno fare questi due ragazzi con una monoposto competitiva. Le speranzee sono tante e l’attesa è lunga perché siamo ancora ad ottobre ed il mondiale 2022 inizierà solamente a Marzo, quindi per stringere cappi a Maranello c’è tempo. Per fortuna ci sono Hamilton e Verstappen a tenerci svegli: ogni GP sarà decisivo e qualunque scelta da parte dei piloti, e soprattutto dei loro rispettivi muretti, sarà fatale. Ultimamente Mercedes ha mostrato che il suo muro ha delle crepe. Sotto pressione tutto si amplifica e necessariamente bisogna rischiare… persino il collo con attorno un cappio che si stringe.

Vito Quaranta

GRAZIE PER QUESTI 20 ANNI, KIMI.

Kimi Matias Raikkonen si ritira dalla Formula Uno.

E adesso come lo riempio sto foglio bianco?

Era nell’aria da tempo, è vero. Ma quando la notizia ufficiale arriva il colpo uno lo accusa…eccome se lo accusa.

Un amico ieri mi ha scritto in privato “mi deve un fegato”. Un altro ha ribattuto che un fegato lo deve anche a se stesso… Verissimo, perché con una testa differente le vittorie sarebbero state ben altre. Ma non sarebbe stato il Kimi che conosciamo, quello che appiedato dai rossi rispondeva che non gliene fregava un’accidenti di vincere un altro mondiale tanto non gli avrebbe cambiato la vita. Al solito aveva ragione lui, uno che si è permesso il lusso di correre per piacere di farlo e non con l’ossessione di farne una ragione di vita. Uno che ha capito che le corse sono pur sempre un “di cui” della vita stessa.

Se la McLaren non si fosse rotta ogni due per tre in quegli anni. Se la dirigenza rossa avesse avuto la lungimiranza (non ci andava tanto) di puntare su di lui nei due periodi rossi. Se bla bla bla.

A che serve guardare indietro se tanto il passato non lo puoi cambiare? Va bene così, risponderebbe Kimi: non perdiamoci tempo.

Quel ragazzo schivo aveva capito tutto sin dall’inizio e ne ha tratto giovamento. Non si è fatto cambiare da quel mondo, dai soldi, dal successo che è riuscito ad ottenere. E’ rimasto se stesso a dispetto di tutto e tutti diventando un personaggio unico ed inimitabile senza volerlo diventare.

Un personaggio poco attraente per i media, secondo quel presidente Ferrari che lo appiedò nel 2009 con tanto di contratto ancora in corso. Per rincorrere quella chimera che lo stesso gli aveva regalato due anni prima e che, ironia del destino, non si è mai più fatta acchiappare da allora.

Oggi non è tempo di rimpianti, oggi è tempo comunque di gioia. Perché? Kimi si ritira, che dici?

Per chi scrive lo è, nonostante ne sentirà la mancanza sulle piste del Mondiale. Lo è perché confesso di aver stimato e tifato molti piloti in tutti questi anni (oltre 40) che vivo questa passionaccia per il Motorport. Ma ne ho amati davvero molto pochi. Avevo smesso negli anni 80 dopo aver perso per strada nell’ordine Gilles, Stefan ed Henri. Troppo forte il dispiacere di doverli piangere, al punto di essere riuscito a non affezionarmi più a nessuno fino a quel 2001.

Come si spiega questo ritrovato affetto dopo tanti anni? Non me lo spiego e manco ci penso di farlo. Fu una sorta di folgorazione dal suo primo Gp. Tanta era la curiosità di vedere un pischellino senza storia alle prese con una F1. E lui la ripagò con i punti al debutto (sesto eh, non decimultimo come oggi). Da quel giorno fu un crescendo di gioie e di dolori.

La prima incazzatura la presi quando Ron (testa d’uovo cit) se lo portò in casa senza che in Ferrari battessero ciglio seppur avessero un legame stretto con Sauber già ai tempi.

Ce ne sono altre di incazzature, ma le gioie sono state talmente grandi da farle passare in secondo piano.

Al Ring con la Mecca non riuscì nemmeno a fiatare… non ci credevo. Semplicemente mi pareva impossibile che una gara (e forse anche un mondiale) si potesse perdere a quel modo. Però mi tenni le imprecazioni di scorta per quel Montreal in cui Luigino riuscì ad abbracciarselo da dietro in pit lane… Che poi imprecai anche contro di lui per la flemma mostrata mentre indicava il semaforo al giovincello…

Le gioie di cui ho goduto hanno un intensità enorme.

La prima vittoria in Malesia. Il giorno di Suzuka in cui decise di diventare un iradiddio. Il debutto rosso a Melboune quando spianò l’intera griglia per tutto il weekend.

Interlagos 2007 ha lo stesso livello di intensità dei mondiali di calcio dell’82. Come puoi pensare di vincere con quello svantaggio? Ci provi e basta, esattamente come fecero gli azzurri finiti del girone di ferro con Brasile ed Argentina. Perché quando è il tuo momento è il tuo momento, non ci sono discussioni.

Abu Dhabi 2012 mi costò un tatuaggio promesso se mai fosse tornato in F1 a far vedere che la classe non è acqua.

Austin 2018 mi fece vedere il fondo della bottiglia di Talisker Dark Storm portata direttamente quell’estate dalla Scozia…insomma una serata simile a quella regalata dallo stesso al Galà Fia di fine anno.

Kimi è stato un maestro.

Sono pronto a scommettere che continueremo ancora  a parlare di lui. Non ci credo che gli basterà tenere le mani solo su Minttu senza ogni tanto stringere un volante. Penso e spero che lo potremo rivedere a bordo di qualche Hypercar del Wec. Perché se è vero che il tempo gli ha tolto quella velocità pura che in certi momenti è stata inarrivabile per tutti, è anche vero che non gli ha tolto la visione di gara e la capacità di gestirsi che ne completava la classe sin da ragazzino.

Ho detto tutto e niente. Volevo dire qualcosa e non credo di esserci riuscito. Finisce un era della F1? No, la F1 ha cambiato era tempo fa, ed un dinosauro come Kimi ci ricordava i tempi che furono.

Perdonatemi ma non riesco ad andare oltre.

Continuate sotto voi se volete.

 

PS:Potrei riscriverlo 100 volte e non ne sarei mai soddisfatto. Di fronte agli addii anche l’Ice si scioglie.

IL KIMI BAMBINO

(immagine tratta dal sito bandiera a scacchi)

 

IL KIMI PIU’ DEVASTANTE

(immagine tratta da motorbox)

(immagine tratta da pinterest)

(immagine tratta dal sito new atlas)

IL KIMI PIU’ SFIGATO

(immagine tratta da twitter)

IL KIMI PIU’ COMPLETO

(immagine tratta da motorsport)

(immagine tratta da eurosport)

IL KIMI PIU’ SPENSIERATO

(immagine tratta dal sito rallyssimo)

IL KIMI CHE SI DIVERTIVA

(immagine tratta mow)

(immagine tratta dal sito F1 sport)

IL KIMI MATURO

(immagine tratta da sportmediaset)

(immagine tratta da stellantis)

(immagine tratta dal sito automoto)

 

(immagine di copertina tratta dal web)