F1 2019 AMERICAN GP: AN INTRODUCTION

Dal Messico al Texas il passo è breve sia in termini geografici che di lasso temporale che intercorre tra i due GP. Forse in questo caso fin troppo breve ma ormai questa è la F1 di oggi, non si ha tempo di metabolizzare quello che è appena successo che è già il momento di passare a ciò che potrà accadere.

E una di queste cose è scontata come l’alternanza del giorno o della notte, ovvero il sesto titolo mondiale di Lewis Hamilton. Ci ha provato in ogni modo a vincerlo in Messico ma un Bottas redivivo in gara dopo l’erroraccio del sabato ha annullato il primo match point.

All’inglese basterebbe in pratica arrivare nei punti anche con Bottas vincente per archiviare la pratica e lanciarsi idealmente nel 2020 per l’obbiettivo grosso: quello di eguagliare i sette titoli di Schumacher. Di sicuro si può affermare che, dopo il Kaiser, Hamilton rappresenti il pilota che più di tutti ha saputo mantenere elevatissimo il suo livello di performance negli anni. Rimane la macchia del 2016 quando perse il titolo dal compagno di squadra Rosberg, ma considerando i suoi attuali rivali, Vettel su tutti, è evidente come si sia dimostrato il pilota migliore degli ultimi 15 anni.

immagine da senategpexperience.com

Certo, si può dire che è stato per lui tutto più facile una volta iniziata l’era ibrida con Mercedes e bla bla bla, ma è indubbio che, in annate “complicate” come il 2017 e 2018 abbia saputo volgere spesso a suo favore situazioni in cui quanto meno la chance di vittoria era 50-50. E alla fine fare la differenza.

Ecco, diciamo che sarebbe stato interessante scambiare le monoposto di Vettel ed Hamilton e vedere a fine anno chi avrebbe vinto ma la realtà è che un pilota cerca di fare il meglio con quello che ha a disposizione, mettendoci quel qualcosa in più quando se ne ha il bisogno e, sotto questo punto di vista, Hamilton è stato nettamente superiore. Chapeau.

Sopiti a fatica gli echi del GP messicano, le aspettative per il Gp di Austin sono alte per tutti i team di vertice. Guardando a quello che è successo l’anno scorso, con tre monoposto diverse nello spazio di pochi secondi al traguardo, sono aspettative più che giustificate.

E, probabilmente, come avvenuto in Messico l’elemento chiave saranno le gomme e come sarà gestita l’usura delle stesse da parte dei team.

Pirelli ha scelto le stesse mescole del Gp del Messico, ossia C2, C3 e C4.

immagine da twitter @pirellisport

E’ evidente come i team punteranno, come già avvenuto in Messico, ad una unica sosta cercando di partire con le C3 e utilizzando le C2 per l’ultimo stint di gara. Unica variabile, a mio parere, che può rendere difficile questa strategia è l’eventualità di temperature dell’asfalto molto alte durante la gara.

Guardando alle scelte dei singoli team è evidente come tutti tranne Red Bull vogliano provare nelle prove libere il comportamento della mescola C2 con almeno un pilota. A parte Red Bull che punta molto sulle C3, tutti i team hanno fatto scelte simili in termini di numero di set per mescola.

Ferrari punta all’ennesima pole con la consapevolezza che potrebbe non bastare per vincere, dato il gap nei confronti di entrambe le concorrenti sulla gestione delle gomme e del passo gara alla domenica. Il fatto di aver portato un set di C2 in più da testare è di sicuro un vantaggio rispetto alla gara messicana.

Mercedes invece arriva su una pista di sicuro più amica rispetto a quella messicana e senza l’assillo delle temperature come nella gara precedente. La logica imporrebbe che se la possano giocare anche in qualifica ma è soprattutto in gara che è probabile si palesi il loro vantaggio.

Considerando che, senza l’errore del sabato in qualifica, Verstappen sarebbe stato il naturale candidato alla vittoria finale, non si può non pensare che anche l’olandese possa essere della partita per la vittoria in Texas. Non avrà il vantaggio dovuto all’aria rarefatta ma la gestione ottimale delle gomme potrebbe essere sufficiente a Red Bull per giocarsi la vittoria.

Attesa al riscatto la McLaren, gagliarda in prova ma letteralmente scomparsa in gara alle prese con le gomme C2 e fuori dai punti. Renault invece ha fatto il contrario ma ormai deve più guardarsi alle spalle da Toro Rosso e Racing Point. Il resto della truppa, Haas, AlfaRomeo e Williams si avviano ad un mesto finale di stagione.

Detto di Hamilton, ci si aspetta molto da Leclerc. Dato forse prematuramente come pilota già pronto per lottare per il titolo, ha invece palesato le lacune caratteriali e tecniche dovute alla giovane età: troppe lamentele, delle partenze rivedibili e una gestione delle gomme in gara ancora non ottimale. Dopo i due successi di file e il secondo posto di Singapore, viene da un terzo un settimo e un quarto posto partendo dalla pole. Di sicuro aveva abituato troppo bene ma deve riprendere in fretta il filo del discorso per mettersi nella condizione ideale di iniziare il 2020 con risultati ottimi alla mano.

immagine da motorsportclan.com

Il back to back Messico-USA non ha dato modo agli addetti ai lavori di scatenarsi in dichiarazioni alquanto bizzarre anche se qualcosa, alla fine, è saltato fuori:

  • la querelle PU Ferrari illegale continua. Red Bull ha chiesto un chiarimento ufficiale alla FIA, con Tombazis che si prenderà 7/8 mesi buoni per rispondere, dato le tutt’altro che celeri risposte a cui ha abituato. In Messico sembrava che anche Mercedes volesse accodarsi a Red Bull ma alla fine la casa teutonica ha fatto marcia indietro. Magari si sono ricordati di quando venivano accusati di utilizzare olio lubrificante nella miscela aria-benzina e nessuno ha mai detto nulla…
  • Vettel scatenato sul podio in Messico: prima spinge via il selfie boy un po’ troppo esuberante e poi se la prende con i “trofei di merda” che spesso accompagnano le premiazioni. E’ tornato il solito giocherellone di sempre, probabilmente merito del fatto che da due gare le suona a Leclerc…
  • Michela Masi ha dichiarato che le parole in libertà di Verstappen non hanno influito sulla decisione di penalizzarlo. La decisione è arrivata in ritardo perché dovevano prima assicurarsi che Bottas stesse bene, poi rimuovere l’auto, risistemare le protezioni, scegliere il ristorante nel quale andare a pranzo e respingere l’orda di tecnici Red Bull che chiedevano a gran voce chiarimenti sulla PU Ferrari.
  • Leclerc ” Ad Austin si corre in senso antiorario”. Non c’è che dire…il ragazzo impara in fretta.
  • Vettel “E’ ora di concretizzare il sogno Ferrari”. Occhio Seb che dal “shogno” al “sei fuori” il passo è brevissimo…
  • Isola ” Per Austin scelta di mescole per favorire diverse strategie e poter spingere di più in gara”. Se tutto va come secondo copione, un solo pit, ritmo soporifero e arrivederci e grazie. La Pirelli ormai funziona meglio della melatonina per conciliare il sonno.

*immagine in evidenza da senategpexperience.com

Rocco Alessandro

SHELL MALAYSIA MOTORCYCLE GRAND PRIX 2019

Benvenuti in Malaysia terra di contrasti con forti influenze cinesi ed indiane, ma senza dimenticare il passato coloniale ingelse, un miscuglio di tradizioni e culture diverse che si possono notare dall’architettura delle cittá fino alle pietanze locali; la MotoGP chiude quí il suo tour asiatico quanda mancano solo due gare al termine della stagione. Quest’anno inoltre si celebra il ventennale del circuito di Sepang, infatti la prima gara si corse nel lontano 1999, anche se in realtá la MotoGP corre in Malaysia dal 1991 (ovviamente altro circuito, Shah Alam ad essere precisi) per l’occasione gli organizzatori hanno reso l’evento una sorta di party prolungato cha va dal venerdi fino alla domenica sera, lo scorso anno ci sono stati 169,827 spettatori, quest’anno sperano di far meglio. Il circuito di Sepang é stato costruito da …. va bé se seguite la MotoGP o F1 giá sapete chi é, il circuito ha delle caratteristiche uniche che lo rendono molto apprezzato sia dai piloti che dai tifosi, infatti nella sua completezza di 5.543m si trovano lunghi rettilinei, curve strette, tratto misto guidato ed una carreggiata abbondante che non difetta in possibilitá di sorpassi, il circuito sembra essere favorevole alle Ducati ed anche alle Yamaha ma poi la moto che vince è sempre la stessa…..una Honda. Un’altra caratterisitca di Sepang é la sua vicinanza (in linea d’aria parliamo di qualche centinaio di metri) dall’aeroporto internazionale di Kuala Lumpur (KLIA) che si trova invece ad una cinquantina di chilometri dalla capitale Kuala Lumpur, questo rende molto facile raggungere il circuito per chi viene da fuori (cosa che gradisco particolarmente).

Una delle caratterisitche di KL (come viene comunemente chiamata la cittá di Kuala Lumpur) che la rendono unica e facilmente riconoscibile sono le Petronas Towers, Petronas che é la compagnia petrolifera di stato ma non solo; infatti é presente sia in F1 con il team piú dominante della storia della categoria, sia in MotoGP con il PETRONAS Yamaha Sepang Racing Team (Quartararo e Morbidelli) mentre in Moto2 e Moto3 con il Petronas Sprinta racing Team, in piú c’é anche un pilota malesiano Hafizh Syahrin su KTM tech3; insomma la Malaysia é ben rappresentata. Purtroppo peró Sepang, specialmente per noi italiani, é tristemente ricordata per quel maledetto 23 Ottobre 2011 che ci ha privato di uno dei migliori talenti delle due ruote.

Marquez si prepara a battere un’altro record, dato che tutto ció che poteva vincere lo ha vinto e tutto ció che gli rimane in questa stagione é stracciare i record precedenti, allora perché lasciare il record di punti al buon Lorenzo che lo ha ottenuto nella stagione 2010 con ben 383? Ad oggi l’alineo ne ha 373 con due gara da disputare, riuscirá nella “difficilissima impresa” di superare il record di Lorenzo? La scorsa gara in Australia ci ha regalato parecchie emozioni, al netto del trappolone del gatto con il topo con cui Marquez ha fatto un sol boccone di Maverick, dietro se le sono suonate per bene con ben sei piloti arrivati al traguardo con meno di un secondo di distanza tra loro ed in piú vedere l’Aprilia cosí avanti e giocarsela con i migliori non ha prezzo per me. Appunto “l’Apriliona” che bello é stato vedere Iannone lottare con Rossi, Marquez ed i migliori in generale, addirittura portare l’Aprilia in testa alla gara non ha prezzo. Altra nota positiva é stato vedere Bagnaia lottare in maniera consistente al punto da sfiorare il podio per pochi millesimi, speriamo che sia l’inizio di una splendidia favola. L’altra faccia della medaglia invece ci ha dato un Rossi che dopo il buon avvio è scivolato sempre più indietro per poi riprendersi a tratti fino a concludere ottavo, non si capisce se sia competitivo o meno, Vinales che ha condotto la gara dall’inizio per poi cadere nella foga di riprendersi la posizione persa ai danni dell’alieno, le Ducati ufficiali smarrite. Suzuki anche loro in affanno nelle ultime gare e Rins particolarmente sottotono, pare peró che i problemi siano dovuti agli sviluppi che il team sta provando in previsione del prossimo anno. Insomma tra chi è alla ricerca di record personali, chi ha un disperato bisogno di riprendersi e chi invece vuol confermare ciò che di bello ha fatto vedere a Phillip Island i motivi di interesse ci sono per vedere la MotoGP qui a Sepang.

Moto2

Questa è ancora l’unica categoria a non aver assegnato il titolo, detta così fa strano visto il vantaggio che aveva e tuttora ha Alex Marquez, vero è che gli sfidanti cercano in tutti i modi di escludersi dalla lotta, solo il buon vecchio saggio Luthi cerca di contendere il titolo di campione del mondo della Moto2 a chi ne è il designato dall’inizio del campionato. Con un vantaggio di 28 punti su Luthi e 33 su Binder (vincitore in Australia) a sole due gare dalla conclusione, Alex Marquez anche con il braccino che gli è venuto può considerarsi campione a meno di cataclismi stile Lecuona.

Moto3

La categoria più cool di tutte e quella più combattuta ha emesso la sua sentenza in Australia: Lorenzo Dalla Porta ed il team Leopard sono campioni del mondo Moto3, abbiamo già esaminato le statistiche in merito e ciò che comporta la vittoria del mondiale Moto3 per chi poi fa il salto nelle categorie superiori, la risposta migliore ce le darà il tempo; il ragazzo sembra essere, oltre che molto bravo sulla moto anche con la testa sulle spalle. Chissá come i ragazzini terribile della Moto3 affronteranno la gara in Malaysia senza aver piú in palio la posta grossa, saranno ancora piú terribili o diventeranno mansueti?

Buon divertimento da LucaBkk

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WRC – TANAK E JARVEOJA PONGONO FINE AL REGNO FRANCESE

Il 2003 era stata l’ultima stagione che aveva visto un non Francese vincere il titolo iridato, ed a farlo fu Solberg su Subaru, che trionfò proprio davanti a Sebastien Loeb.

In quella stagione, il debuttante pilota della Citroen era arrivato all’ultima rally con un punto di vantaggio sul Norvegese, quindi si dovevano giocare la vittoria assoluta tutta in una corsa. Dopo poche speciali, con il ritiro di Sainz, e con un Solberg davvero in palla, il team chiese a Loeb di non prendersi rischi, sacrificando il suo possibile titolo mondiale piloti, per far trionfare la casa in quello costruttori.

Sebastien accettò, conscio che avessero la vettura e il potenziale per dominare le stagioni a seguire e così fu, per NOVE lunghissime stagioni di fila, sempre a bordo della Citroen (prima Xsara, poi C4 e infine DS3).

Nel 2011 gli arriva come compagno di team l’altro Sebastien, ossia l’Ogier che ben conosciamo, il futuro Re Francese. La stagione fu combattutissima e sofferta, una lotta a 3 fra Loeb, Ogier e Hirvonen. Il giovane pilota di Citroen mostra bene il suo valore e con le sue prestazioni porta all’errore il campionissimo. Il portacolori Ford approfitta di questa “faida” massimizzando i risultati.

Due galli nel pollaio è difficile tenerli assieme e ben presto scattano le accuse di entrambi i piloti verso il team Citroen, accusato di favorire il rivale di box. A spuntarla sarà Loeb, che porta a casa il titolo, ma i rapporti fra Ogier e il marchio Francese si interromperanno, facendolo accasare nel team Volkswagen alla guida di una Skoda S2000 e come tester di sviluppo ufficiale della Polo WRC.

Anno 2012, arriva l’ultimo titolo di Loeb/Elena e il ritiro dai rally, il campione sapeva bene il valore del rivale e a fine stagione aveva capito pure il potenziale del marchio Tedesco, decidendo che era il caso di lasciare da vincente, per dedicarsi ad altre discipline, tranne fare qualche sporadico ritorno, sempre alla grandissima, con qualche vittoria o il 4 posto ottenuto proprio nell’ultima gara 2019 in Spagna.

Il cannibale, parteciperà come wild card anche a qualche gara nel 2013, tanto da trionfare subito al Montecarlo e far secondo in Svezia proprio dietro a Ogier, per poi ripetersi in Argentina, mentre era iniziata l’era del nuovo re, che aveva già colto un filotto di successi in gara.

La stagione di Ogier sarà un dominio praticamente inarrivabile per tutti, con 9 vittorie e 2 secondi posti, priva di qualsiasi errore, che rendono la coppia Ogier/Ingrassia quasi perfetta, capaci di prendersi rischi solo quando serve. Sarà praticamente identica pure la stagione successiva, che lo vedrà nuovamente trionfatore.

il 2016 è l’ultima stagione delle WRC, in attesa di passare alle Plus del 2017. Citroen corre in maniera non ufficiale, ma restano tutti schierati per battere il campione Francese. Ma anche in questa stagione, quando i giochi si fan difficili, lui se ne sta calmo e massimizza i risultati, giocandola sulla costanza, lasciando che i rivali vincano e commettano errori. A fine stagione inanella un filotto di 4 vittorie e consegna a VW il quarto e ultimo titolo (il dieselgate poterà il marchio a salutare il mondiale WRC)

2017-2018 le due stagioni che lo portano a diventare forse il più grande di sempre, accettando la sfida di Wilson e correndo con la Ford Fiesta, in maniera non ufficiale, visto che la casa non supporta in maniera economica il progetto ed M-Sport è una struttura di proprietà di Malcon Wilson, che si regge in piedi dall’avere l’esclusiva Ford, come sviluppatore di tutte le auto da rally del loro marchio.

Nel team c’era già un pilota, che farà squadra con Ogier, un certo Tanak. Già proprio lui, quando si dice sliding doors. La stagione non è delle più semplici, con Ogier che trionfa subito, ma poi deve ricominciare a fare il ragioniere e massimizzare, cosa che gli riesce alla perfezione, tanto quanto sono le gare buttate al vento da chi deve sottrargli lo scettro. Ad un certo punto Neuville ed Ottanak inziano ad ottenere risultati migliori di lui, che per la prima volta si trova a dover osare per portare a casa dei risultati e inizia a commettere qualche errore, ma quando conterrà davvero, trova la quadra e porta a casa l’incredibile titolo con Ford, marchio che non vinceva dal 1981 il titolo piloti (Vatanen) e dal 2007 il titolo costruttori (era sempre M-Sport, ma aveva un appoggio praticamente ufficiale).

Tanak in questa stagione porta a casa i suoi primi due trionfi nel mondiale e la sua stella inzia a brillare, con gare davvero di spessore, tanto da esser scelto da Toyota per essere il pilota di punta, affianco a Latvala e Lappi nella stagione 2018.

Nel 2018 l’Estone di Toyota inizia un pò in sordina, afflitto da qualche noia tecnica e qualche suo errore, Neuville alterna le sue solite gare incredibili, mescolate ad errori incredibili, con Ogier che vince tutto quello che poteva, ma nella fase centrale della stagione, pare cominciata l’era di Tanak e Toyota.

Sembra che nulla possa portargli via il titolo, con un Ogier che arranca, a causa di una vettura che paga la mancanza d’investimenti ufficiali, al contrario di Hyundai e Toyota.  Ma come nelle migliori tradizioni, quando si deve fare l’ultimo step, il re tira fuori la sua classe, trionfando quando i rivali patiscono noie tecniche o commettono errori, arrivando a 6 titolo iridati.

Per il 2019, Wilson ha svuotato le casse di M-Sport e non può più permettersi di mantenere fra le sue fila Ogier, oltre a non poter garantire una vettura di livello mondiale vincente, con Citroen che fa ponti d’oro al campione del mondo, certa di riuscire a tornare a vincere dopo anni di digiuno, ben lontana dai periodi d’oro con Loeb.

Pronti via e in Montecarlo è subito Ogier, Neuville e Tanak. Quando pensi che siamo alle solite, alla gara successiva, per una volta le noie tecniche affliggono anche il Francese, assistendo al trionfo di Tanak, davanti a Lappi e Neuville. L’alfiere Citroen riprende lo scettro in Messico, ma Tanak è sempre alle sue calcagna. Francia ed Argentina sono terreno del pilota Belga di Hyundai, con l’Estone che soffre una foratura in Corsica e una pesante noia tecnica in Argentina, che lo tirano fuori dalla lotta per la vittoria.

Cile e Portogallo saranno terreno di riscatto per Ott e la Toyota, con due vittorie di prepotenza, mentre Ogier salva il salvabile arrivando a podio, con una vettura non performante come le rivali. A metà stagione la situazione di classifica vede;

  • Ogier – 142 punti
  • Tanak – 140 punti
  • Neuville 130 punti

Tutto è ancora apertissimo!

La Sardegna è una mazzata per tutti e 3, ma a pagare maggiormente le spese è Ogier, che commette un errore nella prima prova spettacolo, staccando una ruota alla sua auto. Tanak domina la corsa, ma nella power stage ha un problema all’idroguida e perde tutto il vantaggio accumulato, finendo la corsa quinto. Pazzesco!! In tutto questo Neuville non ne approfitta, sbagliando strada nell’ascoltare  una nota, picchiando e sfondando il radiatore e chiudendo sesto la corsa.

Finlandia e Germania son terra di conquista per Tanak, mentre i due rivali incappano in gare molto difficili, passate fra problemi di setting e scelte di gomme, tanto da rendere necessarie delle penalizzazioni dei loro compagni di team, per far avere più punti ai contendenti al titolo.

In Turchia i 3 si mettono a correre in modalità power stage tutte le prove, ormai non c’è più tempo per fare conteggi se si vuol vincere, ed è così che Neuville sbaglia e finisce fuori strada e chiude la gara ottavo, Tanak fa delle scelte errate di gomme, non portando dietro gomme di scorta, per essere più leggero e va in difficoltà, oltre ad essere afflitto da un problema tecnico. Ogier vince e riapre il mondiale.

In Gran Bretagna i 3 non si risparmiano di una virgola, con una gara magistrale, che porterà nuovamente sul gradino più alto Tanak, davanti a Ogier e Neuville.

Mancano due corse, il pilota di Hyundai è matematicamente fuori dai giochi, ma quando meno te lo aspetti, arriva la noia tecnica anche per Ogier, con l’idroguida che gli rende impossibile la guida. Vince Neuville e Tanak fa secondo, portandosi a casa la power stage…

IL TITOLO è MATEMATICAMENTE DI TANAK E JARVEOJA

Di Jarveoja forse abbiam parlato poco, forse per questa è una coppia molto diversa da quella Loeb/Elena (sono cognati) e Ogier Ingrassia sono una coppia che ha sempre lavorato assieme, legati da un bel rapporto d’amicizia.

I campioni del mondo 2019 hanno un rapporto più professionale che d’amicizia e condividono lo stesso abitacolo dal 2017, ma attualmente paiono la coppia più affiatata e destinata a non vedere solamente questo titolo, nel loro palmares.

Dopo 15 anni finisce l’era dei Re di Francia!

Non potevamo non celebrare questo evento senza un articolo dedicato a qualcosa che pareva ormai un’impresa impossibile.

Saluti

Davide_QV

 

WSS-L’OROLOGIO SVIZZERO DEI FRATELLI EVANGELISTI

Tic 🕑Tac🕝 Tic 🕒Tac🕞…

Mi fermo sovente a pensare quale sia, tra i Campionati Motociclistici presenti, quello che più ti entusiasma, quello che ti rende più nervoso, più ansioso nell’attesa della gara.
Troppo facile dire la “MotoGP”.
È difficile per chi ha una passione sfrenata per il Motorsport scegliere una categoria “Regina”.
Tutto ciò che è “Racing” è una spanna sopra il resto.
È per tale motivo che, a pochi giorni dalla fine dal Mondiale, vorrei scrivere il mio pensiero su quello che maggiormente mi ha entusiasmato…la “Supersport”… quella che ogni anno regala gare al cardiopalma infiammate da Piloti straordinari.
Pensate che questa stagione ben 10 gare sulle 12 in calendario sono terminate con un distacco inferiore al secondo tra i primi due classificati.
Stagione dominata da una fantastica Yamaha R6 che ha completamente alzato l’asticella ancora più in alto di quanto non avesse già fatto la Kawasaki ZX6R qualche anno indietro.
Ha trionfato in 10 gare su 12, conquistando la bellezza di 27 podi su 36 disponibili.
Soltanto Mahias e “Lello” De Rosa con Kawasaki ed MV Agusta sono riusciti a conquistare i rimanenti 9 podi.
Un plauso enorme va ai fratelli Evangelisti ed al Team Bardhal Evan Bros. Sembra ieri che si imbarcavano nell’avventura del CIV Supersport con Faccani (2013) e dopo soli 6 anni sono sul tetto del Mondo della categoria, avendo dominato il Mondiale.

Certamente il salto di qualità più grande lo hanno fatto, ingaggiando nel 2018, l’orologio svizzero (come amo definirlo), quel Randy Krummenacher che all’esordio nella categoria (2017) vinse sul circuito di Phillip Island in sella alla moto di King Kenan….

Randy quest’anno ha comandato il Mondiale dall’inizio alla fine, imponendosi subito come Pilota di riferimento complice anche il cambio “casacca” del Campione del Mondo uscente Mahias, passato dall’imbattibile R6 alla ZX6R del Team di Puccetti.

Nella prima parte di stagione è stato un rullo compressore, sembrava di vedere Bud Spencer nel film “Lo chiamavano Bulldozer”… 7 podi nelle prime 7 gare (4 vittorie e 3 secondi posti), battendo in 5 occasioni su 7 colui che si sarebbe rivelato un acerrimo rivale per il Titolo, il ravennate Federico Caricasulo.

La seconda parte di stagione invece segna il prepotente ritorno del Campione del Mondo 2018 Mahias. Ottenendo 6 podi nelle ultime 6 gare, tra cui due splendide vittorie a Magny Cours e Losail, diventa l’unico Pilota in grado di vincere con una moto che non sia la YZF-R6.

Il finale di stagione è stato scritto direttamente da Quentin Tarantino.

A Magny Cours round 10 della stagione, Krummenacher scivola alla curva 10 e spalanca le porte del Mondiale a Caricasulo che in quel momento è in testa alla gara ed è virtualmente in testa anche al Mondiale…
Caricasulo cade a sua volta alla curva 13 e poi successivamente alla 3 (2 cadute…) buttando il Titolo letteralmente al vento.
Neanche Jules Cluzel, da anni al Top nella categoria, riesce a sfruttare la ghiotta occasione finendo solamente 6°. Se ripensa ai soli 13 punti di distacco a fine campionato fa davvero male quel risultato.

Ma è nel penultimo round succede l’impensabile…. Alla fine di una gara scialba di emozioni per i portacolori Evan Bros, Randy Krummenacher nell’intervista alla TV internazionale dichiara che il Team vuole che a vincere il Titolo sia il Pilota Italiano (Caricasulo) e che gli sia stato dato un motore meno performante.

Apriti cielo…
Per fortuna sono state immediate le scuse di Randy nei confronti della squadra ma ormai il grosso del danno era fatto.

Si arriva all’ultimo round in Qatar, sulla pista di Losail, con il cuore in gola letteralmente per tutti.

Entrambi i Piloti del Team Evan Bros si giocano il Mondiale ed entrambi potevano anche perderlo, qualora avessero fatto della sciocchezze tra loro.

La gara viene vinta splendidamente da Mahias mentre Krummenacher, preciso come un orologio svizzero, riesce a conquistare un 5° posto subito dietro a Caricasulo andando a vincere per soli 6 punti il Titolo Mondiale meritatissimo.

La classifica finale Piloti :

1° KRUMMENACHER (Yamaha) 213 PTS
2° Caricasulo (Yamaha) 207
3° Cluzel (Yamaha) 200
4° Mahias (Kawasaki) 168
5° Okubo (Kawasaki) 105

Classifica Team

1° Bardahl Evan Bros 420 PTS
2° GMT94 Yamaha 291
3° Kawasaki Puccetti 273
4° Kallio Racing 214
5° MV Agusta 114

Classifica Costruttori

1° Yamaha 290 PTS
2° Kawasaki 181
3° MV Agusta 109
4° Honda 96

immagine tratta dal sito evanbrosracing.com
Interessante sarà il 2020.

✅Riuscirà Krummenacher a riportare alla vittoria del Titolo Mondiale la MV Agusta⁉️
✅Jules Cluzel,uno dei migliori interpreti della categoria, riuscirà a vincere finalmente il Titolo⁉️
✅ Lucas Mahias proverà a riportare sul tetto del Mondo la Kawasaki ZX6R, secondo voi potrebbe farcela⁉️

Non ci resta che attendere impazienti l’arrivo della nuova stagione, il tempo passa veloce, a voi le risposte…

Tic🕑 Tac🕝 Tic 🕒Tac🕞

Francky Longo

immagine in evidenza tratta dal sito evanbrosracing.com

Rea+Kawasaki= un altro triplete…un altro Mondiale..

Si chiude il Mondiale Superbike 2019 nella maniera più “normale” in cui si sarebbe potuto chiudere.
Johnny Rea porta a casa tre vittorie (totale 88!!!) nella modalità a lui più congeniale e con una facilità addirittura disarmante, senza se e senza ma, senza lasciare a nessun altro la possibilità di illudersi anche soltanto per qualche curva. Le tre gare sono state del tutto simili alla seconda parte di stagione, senza sussulti, senza essere state messe in dubbio. Con questi successi Kawasaki è nuovamente Campione del Mondo Costruttori.

immagine tratta dal sito worldsbk.com

Eppure alla vigilia si parlava di pista favorevole a Ducati complici il suo motorone ed il suo allungo. In effetti sul rettilineo la differenza rispetto agli altri era impressionante, ma per completare un giro su se stessi e ritornare sul rettilineo sono necessarie quelle curve in cui la rossa si perde….
Riempire righe tessendo le lodi del binomio Rea/Kawasaki sarebbe ridondante e stucchevole. La realtà dei fatti? Sono stati semplicemente più bravi di tutti e superiori a chiunque nel complesso della stagione. COMPLIMENTI!
Ducati ha portato a casa due secondi posti con Davies ed uno con Bautista ma non ha mai dato l’impressione di potersi avvicinare allo scarico del cannibale. In gara 1 il gallese è stato autore di una bella rimonta causa qualifiche disastrose. Per qualche istante è parso potesse riportarsi su Rea che, appena capito l’antifona, ha aperto la manetta del gas ricacciando la Ducati a distanza di sicurezza e dimostrando che stava semplicemente amministrando.
Pochi spunti e pochissimo spettacolo vero. Tra gli outsider abbiamo finalmente assistito ad un weekend decoroso di Lowes che pare aver compreso che finendo le gare se ne trae un beneficio. Ha agguantato il terzo posto nel mondiale che tutto sommato è un ottimo risultato.
Ragzatliogu (ho imparato a scriverlo) è stato meno brillante del solito: ha anche saltato la Superpole Race per un problema tecnico.
Scorrendo gli ordini di arrivo mi scende la tristezza. Tutti gli altri paiono comparse necessarie a rinfoltire il numero di partecipanti piuttosto che avere reali possibilità di ben figurare. E’ sconsolante vedere che un Campionato così storico, bello ed appassionante in passato sia ridotto ad essere l’ombra di se stesso. Ricordo quando c’erano 5 moto diverse a combattersi le gare, quando le lotte erano un corpo a corpo continuo ad ogni giro. Urgono soluzioni regolamentari per ridare verve, e magari anche una revisione del format perché seguire le tre gare è diventato complesso.
Il prossimo anno arriverà la tanto attesa nuova Honda. Ci si attende lo step di Bmw, il passettino in avanti di Yamaha e la riscossa di Ducati. Le aspettative sono tante ma quante se ne riusciranno a realizzare?
Staremo a vedere. Intanto grazie a tutti quelli che ci hanno seguito nel 2019, con la speranza di avere un 2020 ricco di spunti nuovi che possano permettere a chi scrive di essere più fantasioso e meno monotono come il campionato stesso.
Alla prossima stagione.

Salvatore Valerioti.

Immagine in evidenza tratta dal sito crash.net