MOTOGP: GRAN PREMIO DI GERMANIA – MARTINATORING

Settimo appuntamento stagionale in quel del Sachsenring per un classico di inizio estate, in quello che un tempo fu uno dei regni assoluti di re Marc Marquez. Qui abbiamo assistito ad anni di dominio assoluto, a gare dominate in lungo ed in largo sin dalle prove per finire alla gara. Uno di quei circuiti sinistrosi dove il resto del mondo sapeva sin da inizio stagione di essere relegato a pura comparsa riempigriglia.

E proprio qui abbiamo assistito lo scorso weekend al momento più difficile di tutta la carriera del campionissimo di Barcellona. Vero, qualcuno potrebbe obiettare che gli incidenti e gli infortuni degli scorsi anni sono stati difficili, ma stavolta si è percepito qualcosa di diverso da sempre.

Ha litigato con la sua Honda per tutto il weekend andando per terra tante, troppe volte. L’ha persa in ingresso curva, a centro curva, in uscita. L’ha persa davanti ma anche dietro. E’ scivolato ma è anche volato per aria.

Tutto si può dire a Marc da parte dei suoi detrattori, ma nessuno può affermare che non sia uno che ci abbia sempre provato. E lo ha fatto sino al warm up nonostante il rapporto di fiducia con la RC 213, con il team e con la fabbrica pare ormai essersi esaurito. Il ragazzo ha perso il sorriso e forse pure la voglia di farsi del male visto che non cava un ragno dal buco nemmeno guidando al 110% delle sue capacità…

Hai voglia di sentire le critiche dei detrattori sui socials o al bar. Marc non è pericoloso per gli altri, almeno non ancora. Marc rischia di farsi male quando spinge perché, sino a domenica, non si è mai rassegnato a finire nel centro gruppo.

E’ comprensibile per un campione di razza ci questa portata. E’ comprensibile per uno che la “cazzimma” e per anni è riuscito a coprire le magagne della Honda grazie al suo talento, la sua velocità, la sua classe.

Può essere simpatico o meno ai tifosi di altri.. può essere odioso quando si attacca alla scia per poter aggrapparsi ad un posto migliore in griglia…. Può essere quanto di peggio chiunque voglia che sia ma va rispettato per lo spirito di abnegazione che ha profuso negli ultimi anni a rischio della propria salute, carriera, vita. RISPETTO PER MARQUEZ.

L’impressione è che qualcosa stavolta si sia rotto in maniera definitiva con i giapponesi.. e meno male… Forse lo potremo rivedere in sella ad altre moto.

L’auspicio di chi scrive è che possa salire su quell’Aprilia che i due piloti attuali forse non sfruttano al 100%. Sarebbe bello vedere lo spagnolo colorato di nero e rosso.. Vedremo.

Tocca parlare della gara.

Ormai pare definitivamente tramontata l’era dei giapponesi che comandavano il Motomondiale.

Scorrendo la classifica prima di arrivare ad una delle moto del sol “calante” si passa attraverso bolidi italiani ed austriaci.

Lo stesso “fenomeno” Quartararo arranca oltre il decimo posto costantemente e dopo lo scorso anno si è definitivamente “morbidellizzato” anche lui. Buio totale.

Pole, vittorie di sprint e di main race  sono appannaggio del mostro che dall’Igna è riuscito a creare in pianura padana.

Pole al sabato di Bagnaia che completa il suo weekend con due secondi posti dietro al vincitore di entrambe le gare Jorge Martin. Belle anche le gare di Zarco e delle altre Ducati seppur ci si aspettava qualcosa in più da Marco Bezzecchi.

Jorge Martin è stato un martello. In palla sin dai primi giri ha condotto due gare lasciando al campione del mondo in carica il “piacere di osservare il suo codone da vicino per tanti giri. Ad onor del vero Pecco forse ne aveva per stare davanti di un soffio. Nella gara della domenica ha anche tamponato lo spagnolo al centro dell’ultima curva perdendo quei metri che alla fine della gara sono stati determinanti.

Ma è proprio in questo che Francesco Bagnaia ha mostrato di essere cresciuto. Lo scorso anno si sarebbe affannato e si sarebbe sdraiato (accadde anche qui nel 2022). Domenica invece ha mostrato che avere l’iride addosso gli ha tolto quell’ansia da prestazione che spesso e volentieri in passato lo ha mandato per campi.

Anche Jorge Martin è riuscito nel compiere uno switch. Deluso della mancata convocazione nel team ufficiale pareva perso e si è finalmente ritrovato. Adesso è lui il rivale principale in classifica del torinese campione in carica. Ducati Factory o meno il team Pramac ha a disposizione materiale di primordine che garantirà allo spagnolo di giocarsi le sue possibilità sino alla fine. Starà a lui acquisire costanza e sapersi accontentare quando non può vincere: questa è l’unica strada per poter diventare campione del mondo.

Il prossimo match è già alle porte il prossimo weekend di Assen. Poi ci saranno ben 5 settimane di pausa sino ad inizio agosto. Sarà importante per i contendenti uscire dall’Olanda con l’inerzia dalla propria parte.

 

Salvatore Valerioti