LE NON PAGELLE DI CINA 2024

Dopo ben quattro anni di buio, causa pandemia e problemi annessi, si torna a correre sul circuito di Shanghai. Circuito che, in tutta onestà, ritengo tra i migliori di quelli disegnati da Tilke, insieme a Sepang e Austin (e forse Turchia). Di Sepang condivide il difficile turacciolo dopo la partenza di cui viene estremizzata l’andata-e-ritorno e per il quale i piloti hanno ampia varietà di scelta sull’impostazione delle traiettorie. Di tanta varietà s’è trovata traccia nella immonda gara Sprint in cui la coperta corta (entro largo/esco veloce contro entro stretto/ti sorpasso e poi vediamo) unita all’asfalto reso scivoloso dalla pioggia della mattinata ha reso abbastanza divertente ciò che per sua natura non lo è affatto. Infatti immonda, la sprint, non lo è stata nel suo svolgimento quanto per il fatto d’esser tale. Come mio costume non la commento e vado alla gara vera.

Gara vera, sì, ma che purtroppo non ha dato alcuna emozione degna di nota, fatta eccezione per l’ottimo secondo posto di Norris. Già dalle qualifiche (quelle vere!) si era capito che RBR non avrebbe avuto alcun problema a gestire la gara – il tempo monstre di Verstappen, non lasciava presagire nulla di buono in questo senso. Il degrado gomme, come già in Giappone, si è dimostrato leggermente più intenso di quanto preventivato ma stavolta le scuderie erano abbastanza preparate e hanno gestito senza sorprese lo svolgimento della gara.

Non si sono viste, quindi, situazioni tecniche o tattiche d’interesse e la gara, nel suo piatto svolgimento strategico è stata di quelle che non passeranno certo agli annali.

Rilevo l’ennesima titubanza della direzione gara a imporre la Safety Car in occasione della rottura del motore di Bottas al 21° giro. Il prode finnico, in odore di punti viste le ottime performance mostrate dalla Sauber nelle due qualifiche, è costretto a parcheggiare la sua vettura all’esterno di curva 11, alla fine di un breve rettilineo. La posizione è senza alcun dubbio pericolosa ma la direzione gara non fa nulla. Il povero Valtteri viene inquadrato mentre, in piedi di fianco alla macchina e con la gara nel vivo, tenta di inserire la folle. Un paio di giri così e finalmente la direzione gara decide quantomeno di mettere la VSC. Alcuni piloti ne approfittano per un pit che sarebbe potuto essere vantaggioso per la loro strategia ma tutto viene vanificato dalla successiva indicazione a Maylander di uscire. Insomma, un bel pasticcio perché prima lasciano una situazione di oggettivo pericolo per due giri e poi fanno il fritto misto di mettere VSC e SC a breve distanza. Tutti scontenti. Sarà anche considerazione del senno del poi ma dopo anni e anni di esperienze in tal senso, una volta deciso che situazioni di pericolo di tal guisa non vanno tollerate, diventa inspiegabile non aver imposto SC immediatamente perché qualunque commissario, anche minimamente esperto, deve sapere che una vettura parcheggiata nella via di fuga esterna dopo un rettilineo è sommamente pericolosa: se un altro pilota avesse perso il controllo in uscita dalla 11 si sarebbe trovato la vettura di Bottas (e Bottas stesso!) in rotta di collisione. Il pasticcio, dal momento della fermata di Bottas alla ripartenza, dura ben 7 giri. Inammissibile!

In questo contesto vien difficile giudicare il comportamento dei piloti ma ci proviamo, magari con un po’ più di sintesi e meno fantasia (quantomeno presunta) del solito.

 

VERSTAPPEN

Siamo alle solite, con Max irraggiungibile per chiunque, autore di un percorso netto tra qualifiche e gara che ormai non fa più notizia. L’unica variante rispetto al Giappone è che rimette a distanza siderale Perez che nella terra del Sol Levante era riuscito a stargli alle calcagna sia in prova che in gara. Null’altro da dire.

NORRIS

Il pilota più convincente, dietro all’ormai ingiudicabile Max, del week end è Landino nostro che sfodera una prestazione eccellente. Il secondo posto, favorito (ma non troppo) dal sabba dei pit stop iniziali e unico, insieme a Leclerc, a trarre vantaggio dal pasticcio della SC causata da Bottas, è il giusto premio per la consistenza che ha mostrato in gara: ritmo notevole, nessun tentennamento, nessun errore e strategia eseguita alla perfezione. Va detto che questo GP non era di quelli in cui avrebbe potuto patire un qualche tipo di pressione: Max era abbondantemente fuori portata, le Ferrari troppo indietro e Perez è tornato in versione “scaldo-la-sedia”. Sicché non mi pronuncio oltre sulle sue prospettive future: troppe volte ha deluso in passato. Va comunque rilevato che il 4 a 1 (tra qualifiche e gare) rifilato alla promessa con cui condivide i box comincia a essere interessante.

PEREZ

Delusione, per quanto relativa, ma pur sempre delusione. La RBR 20 (anzi, 20.1 dopo gli upgrade del Giappone) in questa fase del campionato è abbondantemente avanti a tutti e non cogliere doppietta è un risultato di cui Checo non può andare fierissimo. Parte relativamente male e si fa uccellare da Alonso nel turacciolo e, soprattutto, non riesce a sopravanzarlo subito ma solo dopo 5 giri (gran sorpasso, by the way). Ciò gli azzoppa ogni velleità di contendere per la vittoria e poi la SC l’ha un po’ penalizzato. Tuttavia, avrebbe tranquillamente avuto tutto il tempo del mondo per recuperare se fosse riuscito a rendere con lo stesso ritmo che ha mostrato Verstappen, là davanti. Piatto.

LECLERC

Probabilmente rincuorato dal bello quanto sagace sorpasso rifilato nel turacciolo al suo compagno di squadra nella immonda Sprint, il prode monegasco si mette in mostra la domenica con una gara solida e intelligente. Non soddisfa, ancora una volta, nelle qualifiche dove mette dietro il suo compagno di squadra ma di soli pochi millesimi e comunque con ben poca soddisfazione perché si ritrova a ben 6 decimi dalla pole di Max. La partenza non è eccezionale ma recupera già nel giro sull’ottimo Hulk e con un po’ più di fatica su Russell con un bel sorpasso al settimo giro. La gara poi prosegue con discreto ritmo con l’ottima scelta tattica di prolungare lo stint, premiata, come per Norris, dalla SC sfruttata a dovere. Nel resto della gara non ha particolari acuti. Deve cedere al ritorno di Perez e niente altro. I punti arrivano, la gara è solida, ma le ambizioni sono altre. Staremo a vedere a Miami, dove l’anno scorso, non aveva per nulla brillato, se gli aggiornamenti (ce ne saranno alcuni prima del major upgrade di Imola, pare) gli consentiranno di osare un po’ di più.

SAINZ

Non ho visto un Sainz particolarmente in palla questo week end. Dopo due GP eccellenti ritorna, si fa per dire, tra i ranghi accontentandosi di quanto lo svolgimento della gara gli ha consentito. Null’altro da dire.

RUSSELL

Combattivo, Giorgino, lo è stato e non poco: dopo la performance del suo team mate nella garetta non poteva esimersi. E infatti suona la quinta, nel senso che per la quinta volta in gara (quella vera) sta davanti ad Hamilton. L’eccellente scatto allo spegnimento dei semafori gli consente di stare là davanti il tempo che basta per provare a dir la sua. Si vede, però, che questa Mercedes non è per nulla in palla. È rimasto per diversi giri dietro a Piastri senza riuscire ad aver mai la possibilità di attaccarlo. Si è visto plasticamente in occasione del sorpasso subito da Leclerc: invece di usarlo come fionda per poi andare oltre Piastri non riesce a reggere il ritmo, cede ed è poi costretto ai box per un cambio gomme anticipato. Con queste premesse il 6° posto è stato quasi un miracolo.

ALONSO

Così come in Giappone, il fabuloso asturiano decide per una gara aggressiva, con scelte strategiche improntate a gestire una vettura che, evidentemente, sente più guidabile con gomme più morbide. In qualifica è strepitoso terzo (primo degli “altri”) e in gara, sin dalla partenza, il suo animus pugnandi si fa intenso. Lo scatto allo spegnimento dei semafori è talmente formidabile che oltre a consentirgli di sfilare rapidamente Perez lo porta ad affiancare l’altrimenti intoccabile Max. Per qualche decimo di secondo lo vediamo indeciso se forzare l’attacco all’esterno del turacciolo ma poi desiste, consapevole evidentemente che se anche gli fosse riuscito di metter le ruote davanti sarebbe uscito troppo lento e avrebbe rischiato di perdere anche il secondo posto. Decide così di accodarsi a Max e con una chiusura da antologia impedisce il sorpasso di Perez nel rettilineo successivo. Resiste poi per alcuni giri prima di cedere la posizione a Checo e a quel punto la gioca di strategia che, come detto poc’anzi, è su ben tre cambi: pochi giri sulle bianche e poi rosse e poi gialle in un finale in cui, dopo il suo ultimo pit, si diverte a superare come birilli ben quattro vetture girando due secondi più veloce di tutti. Persino più veloce di Max a cui sottrae il punto per il fastest lap. A quasi 43 anni stupisce ancora una volta.

PIASTRI

Deludente un po’ come Perez. Con un compagno di squadra che tira fuori una gara di quel livello ti aspetti che anche lui possa andare alla grande. Invece, oltre alla ennesima delusione in qualifica, già dopo due giri il suo ritmo è di quasi mezzo secondo più lento di quello di Lando. In tal modo si spezza il trenino DRS che c’era dietro ad Alonso e consente il recupero delle Ferrari. Dopo lo splendido 2023 ci aspettavamo un 2024 di conferme da parte di Oscar che però, almeno per il momento, non sta arrivando. Ci sono così tante gare che avrà certamente la possibilità di rifarsi ma dovrà stare attento perché a questi livelli la fiducia e la confianza sono di vitale importanza e non deve lasciar “scappare” Lando per non dare, infine, l’impressione che il 2023 sia stato più un anno negativo di Lando che non un suo anno positivo. Staremo a vedere.

HAMILTON

Maluccio assai, l’eptacampeao. La topica presa in qualifica, fuori malamente in Q1 e diciottesimo posto in griglia, sono la negativissima premessa per una gara che non dà grandi soddisfazioni al nostro. L’approdo nei punti, infatti, è più frutto di circostanze contingenti che di un convincente ritmo. Questo è di almeno (almeno!) un secondo e mezzo più lento rispetto ai primi. Si vede sin dalla partenza che non è in palla: l’arcigno Magnussen ne fa un sol boccone. Viaggia mestamente in penultima posizione ma riesce a sfruttare bene l’undercut al 9° giro. La SC gli complica le cose e alla ripartenza è assai indietro. I pasticci fatti là davanti gli consentono poi di guadagnare qualche posizione e per sua fortuna tra lui e i punti si ritrova il solo ostacolo di Ocon sulla certamente non irresistibile Alpine di questa stagione. Arriva, poi, l’unico lampo da campione della sua gara: il sorpasso su Hulk al 40° giro è da antologia. Tuttavia, proprio perché così sofferto e con un pilota/vettura che dovrebbe essere di seconda fascia non c’è di che essere grandemente entusiasti. Quindi? Male? Già.

HULKENBERG

Ancora una volta strepitoso in qualifica, come ci ha abituati spesso dal suo ritorno in F1, il buon Hulk decide di fare una partenza ancora più strabiliante e in poche curve dopo lo spegnimento dei semafori si mette dietro entrambe le Ferrari grazie all’aver indovinato che quello di Russell era il “binario” buono. Non può nulla sul loro immediato ritorno e decide di andare di strategia. Forse un po’ troppo, a mio modesto parere perché la povertà del ritmo di chi gli stava dietro non era tale da impensierirlo. Con un po’ di coraggio in più (leggi: strategia più aggressiva) avrebbe potuto stare agevolmente davanti all’incerto Hamilton di Shanghai che proprio contro di lui ha deciso di far vedere l’unico lampo della sua gara. Ma buon per lui: visto che l’obiettivo sono i punti, quanti che siano, meglio non rischiare e portare a casa il risultato da pacche sulle spalle. Bravo.

NOTE DI MERITO

In questo week end non si è visto molto nelle posizioni di rincalzo. Solo pasticci. Il solo Ricciardo sembrava poter ambire alla menzione in questa parte della rubrica ma il ridicolo tamponamento di Stroll gli ha impedito di mostrarci cosa avrebbe potuto ottenere. Per un po’ ho tentennato su Ocon: l’essere ad un passo dalla zona punti con il catorcio che si ritrova sotto il sedile dovrebbe essere un gran merito. Tuttavia, anche per lui, la posizione è mero esito di circostanze (pasticci, strategie errate, rotture) che non di una sua particolare affermazione virtuosa. Quindi, a questo giro, nessuna nota di merito.

NOTE DI DEMERITO

Tsunoda, Stroll, Sargeant sono a vario titolo e per vari motivi i peggiori del week end. Ma c’è da dire che anche Albon, insolitamente remissivo, e Zhou, che avrebbe dovuto far molto di più, hanno sottoperformato. Peccato per il cinese: la commovente scena del dopo gara (gli è stata regalata una insolita passerella) sarebbe stata molto più intensa se avesse conquistato dei punti come era nelle sue possibilità. Ho letto di un po’ di mini-polemiche al riguardo ma non ne vedo il motivo. Al di là dell’inevitabile considerazione sull’entusiasmare il pubblico di casa (non è che in Messico, tanto per fare un esempio, siano stati da meno con Checo e in Olanda non ne parliamo) ha mostrato un lato finalmente poco “robotico” di questi piloti. Vedere Zhou preso dalla commozione in quel frangente mi ha fatto tirare un sospiro di sollievo: c’è ancora qualcosa di bello, proprio là, in fondo al muscolo cardiaco dei nostri eroi. Prendiamone atto, per una volta.

Alla prossima!