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VERSTAPPEN CONTINUA A VINCERE A SILVERSTONE. LA MCLAREN RINASCE, LA FERRARI RITORNA MEDIOCRE.

“La nostra stagione inizierà a Silverstone”. Questo aveva detto l’ex-ferrarista Andrea Stella, che, come altri illustri colleghi, è andato a cercare fortuna altrove. E, a differenza dei proclami franco-maranellesi, questo si è rivelato corretto.

E così, in una qualifica disputata fra umido e asciutto, dietro Verstappen ci sono le due McLaren di Norris e Piastri, davanti alle due rosse. 

Al momento della partenza, nuvole scure incombono sopra il circuito. Allo spegnimento dei semafori, Versappen pattina e Norris parte a fionda e si insedia in prima posizione nel tripudio del pubblico inglese. per pochissimo Max non perde anche la seconda posizione a favore di Piastri.

Al giro 5, come ampiamente prevedibile, l’olandese si riprende la prima posizione e sembra potersene andare indisturbato. Dietro ai primi tre, già ben distanziati, ci sono Leclerc, Russell e Sainz, vicinissimi fra loro.

Al giro 17, le posizioni restano le stesse, e i distacchi non aumentano. I primi 3 sono racchiusi in 5 secondi, Leclerc e Russell seguono ad altri 5 sec.

Ed é proprio Charles a fermarsi per primo al giro 19 per montare le gomme a mescola più dura. Sembra una sosta alquanto anticipata, e, infatti, al giro 26 i primi non si sono ancora fermati e continuano a girare ad un ottimo ritmo, mentre Charles é nel traffico.

E proprio al giro26 si ferma Sainz. Al giro 29 é il turno di Russell, seguito da Piastri. L’inglese esce dietro a Leclerc, ma in 2 giri lo prende e lo passa in tromba.

Al giro 33, Magnussen si ferma con il motore in fiamme. Viene attivata la VSC, e ne approfittano Piastri e Leclerc per fare un pit stop. Viene poi mandata in pista la Safety Car e ai box ci vanno Verstappen, Norris ed Hamilton, con quest’ultimo che si ritrova in terza posizione davanti a Piastri.

Max e Lewis hanno montato la mescola più morbida, mentre le due McLaren la più dura. E questa differenza di mescola rende la ripartenza problematica per Norris, che deve difendersi dagli attacchi di Hamilton. I due ingaggiano un bel duello, ma quando le gomme di Lando vanno in temperatura, il suo connazionale deve desistere.

Al giro 44 Sainz perde 3 posizioni nel giro di poche curve. Perez lo passa, lo spagnolo va largo e perde il ritmo, e lo infilano anche Albon e Leclerc. Questa é l’ultima emozione di una gara a tratti molto noiosa.

Verstappen vince con pochi secondi su un raggiante Norris, e un soddisfatto Hamilton. Poi il bravissimo Piastri, Russell e Perez, che ha dormito per tutto il week end e si è svegliato solo negli ultimi giri.

Settimo Alonso, la cui Aston Martin sembra essere tornata nella mediocrità, ottavo un ottimo Albon, poi le due Ferrari di Leclerc e Sainz.

Ferrari che non ha confermato i miglioramenti visti in Austria, ed è ritornata ad essere anch’essa una macchina mediocre, se possibile pure peggio di quella che abbiamo visto ad inizio stagione.

Fra due settimane si va in Ungheria, su un circuito completamente diverso da Silverstone. Secondo il già citato Andrea Stella, il circuito influisce molto sulle prestazioni, e, probabilmente, non è così solo per la McLaren. Almeno avremo la curiosità di sapere chi sarà, questa volta, alle spalle dell’imbattibile Max.

P.S. all’inizio dell’articolo ho menzionato Andrea Stella, attuale team principal della McLaren, e fautore della rivoluzione organizzativa che ha contribuito ai risultati di oggi. Mi chiedo se, dopo la cacciata di Binotto, sia stato contattato anche lui per un ritorno a Maranello. Se è successo, è evidente che l’ingegnere italiano ne avesse avuto abbastanza dell’ambiente di Maranello, e questo la dice lunga sui motivi per i quali ogni anno a Maranello si rimanda l’appuntamento con il mondiale.

P.S 2
Sono curioso di leggere cosa scriveranno i vari siti e giornali che prima di ogni gara ci raccontano meraviglie degli aggiornamenti portati dalla Ferrari.

P.S 3
Da anni non si vedevano tante squadre diverse alternarsi sul podio. Ma solo sul secondo e terzo gradino, perchè il primo è e sarà costantemente occupato da Max. Se fra poche gare, quando il mondiale sarà andato in archivio, la Formula 1 emettesse una bella TD come quelle che abbiamo visto nello scorso decennio (rigorosamente a sfavore della Ferrari), potremmo sicuramente divertirci molto.

 

 

F1 2023 – GP INGHILTERRA – SILVERSTONE

Questo weekend la Categoria Regina torna in uno dei suoi templi più amati da appassionati vecchi e nuovi. Uno di quei tracciati che, proprio come l’appena visitato A1-Ring (ma pure Hockenheim e la nostra Monza) è rimasto semplicemente fantastico nonostante tutte le modifiche al layout. La prima arrivò in seguito ad uno dei più impressionanti incidenti della Storia della Formula Uno avvenuto nel 1973 e portò alla creazione della nota chicane prima del rettilineo del via. L’incidente in questione, provocato da Scheckter (che allora correva con gli occhi iniettati di sangue e la bava alla bocca, poi si rese conto che così l’unica cosa che avrebbe vinto era una visita all’obitorio al che si diede una regolata), costò la carriera al nostro Andrea De Adamich

Noi Rossi amiamo rammentare l’edizione 1977 per l’esordio nella massima Formula di Gilles Villeneuve in un weekend nel quale, con la terza Mclaren, si mise la seconda ufficiale alle spalle in prova ed in gara sarebbe tranquillamente arrivato a podio se non avesse perso due giri ai box per una spia malfunzionante che segnalava un inesistente problema al motore

L’edizione 1979 fu storica in quanto teatro della prima vittoria in F1 della Williams ad opera del compianto Clay il quale avrebbe compiuto 40 anni a settembre ma il cui piede destro non accennava minimamente ad alleggerirsi (anzi). Fece sensazione il fatto che sul podio dovette brindare “analcolico” per il volere dello sponsor (munifico) Saudi Airlines senza il quale, è bene dirlo, Williams sarebbe rimasta una midfielder senza futuro

L’edizione 1981 passò alla storia per la carambola innescata da Gilles nelle fasi iniziali della gara. L’Aviatore inserì erroneamente il correttore di assetto mentre stava affrontando la chicane prima del rettilineo del via perdendo il controllo della già instabile 126CK innescando così un vero e proprio demolition derby. Curiosamente passò miracolosamente intatta la Mclaren Mp4/1 di Wattie che poi andò a vincere la gara a 5 anni dal suo primo e fino ad allora unico successo in un GP ma, soprattutto, segnando la prima vittoria di una F1 col telaio in fibra di carbonio

L’edizione 1990 era e resta cara a noi Rossi per il ritorno alla vittoria in terra d’Albione che mancava da decenni interi (fatto salvo il trionfo di Gilles alla ROC di Brands Hatch nel 1979) ad opera di Prost che così si issò in testa al Mondiale. Il Leone, che stava dominando la gara, dovette ritirarsi per un problema al motore e sull’onda emotiva del momento annunciò il suo ritiro dalla F1 a fine anno. Come sappiamo le cose sarebbero andate molto diversamente

L’edizione 1994 passò alla storia per il primo tentativo di deregulation al regolamento sportivo con il Kaiser che venne fatto restare in pista nonostante la bandiera nera esposta (per aver “superato” Hill nel giro di formazione, regola questa che sparì (presumibilmente per vergogna) da lì a poco) terminando secondo. La bravata costò alla Benetton due GP di squalifica (Monza ed Estoril) che  assieme alla squalifica di Spa per via del pattino troppo consumato (su un cordolo durante un testacoda in gara….) lasciò il Mondiale fin troppo aperto rispetto alla piega che aveva preso

Il semiasse rotto nell’edizione 1997 costò al Kaiser gara (stava dominando nel nulla) ed a conti fatti il titolo. Ovviamente Hakkinen, che stava andando a vincerla al posto suo, ruppe il motore così Jacques ebbe l’ennesima botta di fortuna di quell’anno. Si parla sempre di Jerez ma nel 1997 il  Mondiale si decise in UK

Le edizioni 1998 e 1999 son state talmente inflazionate di articoli e commenti che trovo eufemisticamente ridondante aggiungerne altri. Passo quindi direttamente all’edizione 2008 con Massa che ci delizia coi suoi 5 testacoda in gara che vanno ad aggiungersi alle prelibatezze al volante di Melbourne e Sepang. Tre zeri in classifica che decisero il Mondiale molto più del bocchettone di Singapore ed il famigerato ultimo giro/curva di Glock ad Interlagos

Passiamo dritti a 10 anni più tardi quando il layout attuale è già in uso da un pò e Sebestemmio nostro, gagliardo e tosto, prima vince una delle migliori gare della sua carriera (usando il DRS in curva quando nessun altro ci riusciva) salvo poi uscirsene con un Team Radio degno della Magnum di Champagne stappata da Galliani negli spogliatoi di Istanbul alla fine del primo tempo della Finale di Champions’ League del 2005 tra Milan e Liverpool. La sua carriera in Ferrari di fatto finì la gara dopo ad Hockenheim. Brrrrrrrr

Si passa con garbo e leggiadrìa all’edizione 2021 quando l’Inclusivissimo ed Inginocchiatissimo prova a mandare Max a guardare le margherite dal lato del gambo (notare come gli sportivissimi Britons accolgono la cosa, ma di sicuro siamo peggio noi italiani vero?)

La scorsa edizione vede la prima, e finora unica vittoria di Sainz in Ferrari (ed in F1) grazie alla nota chiamata dal box per il pit che taglia fuori Lole dalla vittoria. L’episodio o, pure meglio, quello che ne seguirà sarà l’inizio della fine per Binotto in Ferrari (galeotto fu il ditino mostrato al Montecarlino) ma pure per la Ferrari stessa che da quella gara ad oggi non ha più vinto. E difficilmente ci riuscirà quest’anno se Verstappen non incontrerà imprevisti, senza poi contare che il pessimo momento di forma di Perez pare stia passando e che quindi le RB davanti dovrebbero tornare ad essere due.

Buon GP a tutti

BASTIAN CONTRARIO: LA LOTTA ETERNA

Parto in quinta, dicendo immediatamente che nessuno sano di mente (naturalmente sapendo com’è finito il mondiale l’anno scorso e, soprattutto, dopo aver visto quei tre miseri giorni di test), si sarebbe aspettato un inizio di campionato in stile 2022 per la Ferrari. Ciò detto, nemmeno ci saremmo mai aspettati la fine indecorosa alla quale tutti abbiamo dovuto assistere domenica scorsa. Non ci sono giustificazioni, non ci sono scuse, ciò che rimane è tanta rabbia e rammarico per quello che sarebbe potuto essere e che non è stato. Il nuovo corso Ferrari a fine campionato (anche se per onestà e decenza debbo dire che la dirigenza aveva deciso già ben prima di novembre) ha scelto la strada che tutti conosciamo, puntando su un nuovo timoniere (parlo di timoniere di proposito, visto che il capitano è un altro) che avrebbe dovuto traghettare la nave rossa verso nuovi orizzonti. Ebbene gli orizzonti scorsi ieri non sono affatto nuovi, anzi è un film già visto, una lotta eterna che dura ormai da tempo immemore.
Sia chiaro sin da subito: la SF23 è la macchina dello staff di Mattia Binotto, l’ho detto in passato e lo grido a gran voce anche ora. Non ho di certo intenzione di rimangiarmelo o di girarci attorno. Nel bene e nel male rimarrà roba sua e del suo team e ricordo ancora le risatine a denti stretti di molti che, dopo (l’entusiasmo) della presentazione, affermavano il contrario, gli stessi che ora fanno marcia indietro (tranne che per le risate) dandomi ragione, evidentemente solo perché in questo momento ne conviene la virtù, visto il risultato di domenica. La prima domanda che mi viene in mente, alla luce di quanto visto, è: quanto è pesato allo staff tecnico di Maranello l’allontanamento di Binotto? Perché se è vero che è stato lui a seguire i lavori di gestazione, è anche vero che ha liberato l’ufficio da gennaio e quindi mi chiedo cosa diavolo hanno fatto in sua assenza in questi mesi che hanno preceduto la partenza del Bahrain GP? Quanto peserà in futuro la sua assenza? Perché il discorso, che ormai è divenuto un ritornello, che è una lotta eterna appunto, è sempre lo stesso e cioè che in seno alla Gestione Sportiva non c’è continuità. I dati al simulatore davano una SF23 forte, magari non subito all’altezza di una già pronta RB19, di sicuro non così indietro come abbiamo visto allo spegnersi dei semafori. L’attuale monoposto di Maranello doveva essere (ed è!) la naturale evoluzione di quella precedente, proprio come lo è l’attuale RB19. Purtroppo domenica abbiamo assistito ad una orribile involuzione con, apparentemente, gli stessi cronici problemi di motore. Questo fallimento di PU, mi da l’assist per poter citare il “capitano” della Gestione Sportiva (Vigna), il quale, poco prima dell’inizio del mondiale, si spese in un comizio elettorale, ad uso e consumo di giornali, telecamere e azionisti (perché solo loro contano per l’attuale dirigenza), affermando che la Rossa aveva risolto i problemi di affidabilità e che addirittura avremmo avuto a disposizione un “motorone”. Come ha già detto il mio amico Salvatore (@Mat14_05 sul Twitter), immediatamente dopo la fine del GP barenita, “un bel tacere non fu mai scritto” ed il volare basso, aggiungo io, è la prima regola in uno sport dove l’umiltà ed il duro lavoro sono tutto. Proprio queste dichiarazioni, unite all’epurazione effettuata a fine mondiale 2022, mostrano tutta l’inadeguatezza dello staff dirigenziale e manageriale della Rossa. Proprio la prestazione monstre dell’anonima e silente Aston Martin vanno a rimarcare quanto ho appena scritto: Stroll sr., a differenza del nostro Presidente, ha voglia di vincere realmente e quindi agisce di conseguenza andando a fare spesa proprio dai bibitari, sottraendogli “il figlioccio” di Newey, il quale si è portato dietro con sé, segreti e qualche altro buon ingegnere altrettanto motivato. Il risultato è sotto gli occhi di tutti, dove uno come Stroll jr. senza nemmeno aver toccato il volante nella tre giorni di test sempre in Bahrain, arriva sesto e l’immenso Alonso (che non aspettava altro!), corona il sogno arrivando a podio mettendosi dietro detrattori, Ferrari e chi gli passa mezzo retrotreno della sua AMR23, cioè i crucchi della Mercedes i quali, a loro volta, stanno anche messi peggio della stessa Rossa a Dio piacendo! Come mai degli ingegneri appartenenti ad una squadra campione del mondo (quindi situati in una realtà solida e sicura), hanno preferito fare un salto nel buio andando in un team che l’anno scorso era solamente settimo nel campionato costruttori? Le motivazioni sono solo i (tanti) soldi ricevuti? Di sicuro il compenso pattuito ha il suo peso, eppure dietro c’è dell’altro e cioè la garanzia di stabilità che ogni team (inglese!) fornisce al proprio staff e che, evidentemente, fa parte della loro cultura lavorativa e sportiva. Inutile dire, tra l’altro, che le citate squadre si trovano tutte in un fazzoletto di terra, il che comporta zero spostamenti per loro e, soprattutto, per le loro famiglie.
Ferrari è totalmente isolata, il che mi potrebbe stare anche bene visto che questo comporta un aurea di esclusività, solo che questa esclusività serve a ben poco se poi bisogna guadagnare magre figure (per non dire altro) come quelle di domenica scorsa. Chi vorrà mai venire a Maranello? Perché un team di F1 diviene vincente negli anni, rimanendo stabile nel suo organigramma e, nel contempo, rafforzando ed integrando con personale adeguato, fornendogli strumenti necessari e soprattutto serenità, quella famosa stabilità che Maranello rifugge da tempo immemore come in una lotta eterna soprattutto contro se stessa e che non fa nulla per nasconderlo al mondo esterno. Allo stato attuale, trasferirsi in Ferrari equivale ad un suicidio assistito: chi vorrà mai venire in Emilia Romagna, spostando le proprie famiglie, senza nessuna garanzia di rimanervi a lungo termine? Per quale motivo si dovrebbero avventurare in un buco nero, chiamato Ferrari, che inghiotte tutto; carriera compresa? Non avremo mai la controprova purtroppo, caso mai ci fosse stato l’ex Team Principal di come le cose sarebbero andate (e sono sicuro che se ci fosse stato lui domenica scorsa sarebbe stato messo in croce senza posa… a ragione dico io!). Non dico che non sarebbe successo nulla ovviamente, è anche vero che forse ci sarebbe stata un’opportunità di minimizzare quel disastro… forse. Intanto è stato mandato via un uomo che di sicuro non era il migliore dei Team Principal (che poi, con la dirigenza che la Rossa si ritrova, devo sempre capire, una figura come il Team Principal, appunto, possa eccellere) e nel contempo di sicuro è un ottimo ingegnere che ha seguito, assieme ai suoi uomini, la gestazione della nuova nata a Maranello. Sono perfettamente consapevole che la mia levata di scudi nei riguardi di Binotto suscita perplessità se non rabbia. Se il sottoscritto si spende tanto nei suoi riguardi non è perché ci guadagna qualcosa, bensì perché ama la logica ed odia gli sprechi: invece di tenerlo (continuità) ed affiancargli qualcuno (rafforzare), che lo potesse supportare (magari proprio con quel Todt che è stato rifiutato dal “mega presidente laterale”), come logica impone, si è preferito sprecare tutto quello scibile e quell’armonia che si stava creando in seno alla squadra. Ribadisco: per quale motivo un nome di grido dovrebbe venire ad impantanarsi in un guano del genere?
Adesso Ferrari deve vedersela da sola, con le proprie forze interne, sperando che riesca a venire a capo del problema ed allo stato attuale, dopo quanto visto, il mondiale si gioca più sul proteggersi da Aston Martin (ed AMG che ritornerà), che non inseguire una stratosferica Red Bull che con il suo alfiere sono già al 2024! Come in un film già visto, la Rossa si trova nuovamente a combattere questa lotta eterna che chissà per quanto tempo ancora dovremo assistere.

Vito Quaranta

MIT’S CORNER: LE NON-PAGELLE DEL BAHREIN

“Finalmente si ricomincia” sarebbe l’incipit ideale di questa paginetta di riflessioni sul primo GP del 2023.

Peccato che l’idea di ri-cominciamento, a giudicare dallo svolgimento della gara del team che ha vinto, pare essere più un ri-continuamento, perdonerete il brutto neologismo, della stagione passata. Infatti, al via si assiste sin da subito ad un refrain già visto molte volte nella seconda parte della passata stagione: Max parte bene e se ne va, Checo parte male ma poi recupera e la gara finisce con un comodo 1-2 di RBR.

E potremmo anche finirla qui.

Fortunatamente, però, questa è solo l’ouverture di un campionato lunghissimo e ancora pieno di incognite e la speranza di poter assistere e raccontare gare che vedano il primo gradino del podio ben più contendibile di quanto visto in Bahrein rimane ancora intatta seppur intaccata pesantemente dal dominio mostrato da Max. Di contro, tolti i primi due che hanno fatto corsa a sé, la gara è stata molto bella e spettacolare quanto basta per renderci comunque contenti (intendo… a parte i sacramenti che il ventricolo sinistro ferrarista mi vorrebbe imporre di scrivere a lettere maiuscole).

Come sempre, prima di sciorinare non-voti e non-giudizi in queste non-pagelle, mi permetto alcune considerazioni.

I test della settimana scorsa avevano mostrato gran parte dei team largamente impreparati, con vetture per nulla a posto e alle prese con margini di incertezza molto ampi. Con due sole eccezioni. Una era RBR, di cui le cronache davano per scontato il nascondimento delle sue reali potenzialità, e l’altra era Aston Martin, che pareva aver fatto un salto quantico rispetto alla passata stagione (ma di cui si poteva però pensare che le prestazioni mostrate fossero solo a scopo pubblicitario).

Ebbene, le due eccezioni sono state confermate: RBR si era nascosta e Aston Martin non era un bluff.

Negli stint che contavano tutti e due i team hanno fatto vedere di che pasta sono fatti: Max nel primo stint ha girato 6/7 decimi più veloce di Leclerc costruendo il vantaggio decisivo per la vittoria (al netto del resto degli eventi) e Alonso sulle gomme bianche andava quasi un secondo più veloce di tutti gli altri. Anzi, numeri alla mano, dopo essersi liberato di Sainz, Alonso andava pure più veloce delle RBR le quali però erano in controllo e non dubito sarebbero state capaci di rispondere se si fossero trovate a rischio.

Male Ferrari, almeno in relazione alle aspettative generali della stagione e a quelle particolari delle qualifiche, mentre tutto sommato decente la Mercedes, sempre in relazione alle aspettative poco rosee della vigilia. Interessantissima e spettacolare la bagarre dietro che ha visto Bottas “primo degli altri”, forse non a caso: il maggiordomo per eccellenza della Formula 1 non è nuovo ad inizi di stagione consistenti.

Infine alcune note più generali che mi è parso di notare nella gara di ieri:

  • Abnorme differenza tra la performance in qualifica e quella in gara. Tra l’1:29 alto di Max e il suo miglior giro in gara passano quasi 7 secondi – che è più o meno lo stesso tipo di gap mostrato dagli altri (sainz 1:30/1:37 tanto per dire). Questa tendenza ad allargare la forbice tra tempi di qualifica e di gara si era già vista l’anno scorso ma in questo primo gp dell’anno mi sembra accentuata. Probabilmente è dovuta a vetture ancora da sgrezzare e alle nuove gomme pirelli. Ciò potrebbe (spero?) significare che le vetture hanno ancora ampi margini di miglioramento in gara. Oppure che tutti hanno girato in gara con mappature molto conservative. Ma possibile che tutti “conservino” allo stesso modo? Chiedo aiuto a chi ne sa di più. E ad ogni modo staremo a vedere se durante l’anno questo dato cambia.
  • Nonostante (o forse proprio a causa di questo) la maggior altezza da terra ho notato che le vetture, pur non mostrando il porpoising propriamente detto, a inizio gara con il pieno spanciano ancora di più di quanto spanciassero l’anno scorso il che, in circuiti di altra natura, potrebbe essere un issue di sicurezza non indifferente (vedasi incidente di Sainz nei test). Va a sapere che non esca una TDxx pure nel 2023…
  • Il DRS in gara pare meno incisivo rispetto agli scorsi anni. Anche questo è un tema che, se le prossime gare lo confermeranno, potrebbe assumere rilevanza nel corso della stagione nel senso che pur non essendo io mai stato un grande fan di questo dispositivo è però vero che dovrebbe servire a evitare scene come il famigerato non-duello tra Alonso e Petrov 2010. Se il DRS non fosse più in grado di evitare ciò allora qualcosa dovrà essere ripensato. Ma è ancora troppo presto per trarre conclusioni

 

Ma andiamo per ordine e proviamo a fare due ragionamenti sui piloti. Seguirò l’ordine di arrivo.

VERSTAPPEN

Il buon Max vince da par suo, seguendo pedissequamente la facilmente prevedibile strategia del “scappiamo avanti subito e poi vediamo se gli altri ne hanno”. Parte bene, mostra un ritmo con le rosse usate superiore a Leclerc con le rosse nuove di ben 6/7 decimi giro (se non di più) e poi va in controllo sfruttando sempre le rosse che, evidentemente, avevano dato buoni riscontri nei test. Impressionante, come sempre verrebbe da dire, la facilità con cui Max, riesce a gestire queste situazioni. Già l’anno scorso avevo scomodato il sempre-sia-lodato Schumy come pietra di paragone e pare proprio che Max non si voglia sottrarre all’impertinente confronto. Impressionante è stato anche il team radio in cui comunicava un lock rear durante il downshift che probabilmente nessun comune mortale oltre a lui riuscirebbe a percepire. Tale circostanza porta la mente dell’appassionato a ripescare le elaboratissime elucubrazioni filosofiche che tal san Nicola da Vienna faceva a proposito della sensibilità del fondoschiena dei grandi piloti. Magnifico.

PEREZ

Il buon Checo rimedia in qualifica solo 138 millesimi di distacco da Max. Questo dato sarebbe sufficiente per omaggiarlo di grandi complimenti. Tuttavia, bisogna far la tara su questo circuito con cui Perez ha sempre trovato una certa affinità, culminata nella sua prima vittoria nel circus nel 2020 (pur se nella versione high speed). Parte però male ed è costretto a sgomitare con le due Ferrari riuscendo solo per fortuna a conservare la terza posizione. Per alcuni giri sembra non averne quanto Leclerc ma poi si mette sui tempi di Verstappen e si stabilizza distanziando agevolmente Sainz. Sfrutta il secondo set di rosse per avvicinarsi e superare Leclerc e poi gestisce sino alla fine. Della sua prestazione e la facilità con cui ha conquistato il secondo posto ci prendiamo quel che suggerisce in merito allo stato di forma della vettura: RBR sta una spanna sopra a tutti.

ALONSO

Be’, che dire? Assolutamente superlativo. Intanto ha confermato che le prestazioni Aston Martin dei test non erano un bluff. Nelle qualifiche ho avuto la sensazione che abbia commesso un errore nel finale del giro buono (1 solo tentativo in Q3): forse ne aveva per stare tra o davanti alle Ferrari? Ad ogni modo, ha una partenza un po’ incerta e complice la toccatina con Stroll non riesce a stare attaccato alle prime posizioni. Il primo stint sulle rosse non sembra irresistibile per quanto i team radio lascino inferire che non abbia spinto al massimo e ciononostante raggiunge e ingaggia Russell in un bel duello al 13 giro. Non ho ben capito come il primo pit l’abbia spinto così indietro rispetto ad Hamilton e Bottas fatto sta che deve rimacinare il ritmo per liberarsi di quest’ultimo ed andare a prendere Lewis. Lo fa però con una certa cautela con l’idea (poi realizzata) di pittare qualche giro dopo tutti gli altri. L’operazione riesce benissimo tant’è che dopo il pit al 35 giro impiega solo due giri per riprendere Hamilton e sfoderare in un gran bel duello il più bel sorpasso di giornata che già si candida a sorpasso dell’anno. L’idea di infilarsi “sottovento”, quasi in stile motogp, alla curva 9 su Hamilton è stata semplicemente geniale! Il ritmo mostrato nell’ultimo stint è di gran lunga il migliore in pista, persino migliore di quello RBR (che però erano in controllo e non sappiamo con quanto margine) e non solo va a riprendere anche Sainz, superandolo agevolmente, ma dà l’impressione che se Leclerc fosse rimasto in gara il terzo posto sarebbe stato comunque alla sua portata. In definitiva lanciamo i cappelli in aria per il ritrovato podio del vecchio campione con anche la consapevolezza che avrebbe persino potuto fare meglio.

SAINZ

Se queste fossero pagelle vere e proprie il voto per il buon Carlos sarebbe sotto la sufficienza. Buona ma non perfetta la qualifica (incertezza all’ultima curva nel giro decisivo). Buona, se non ottima la partenza: se Perez fosse stato qualche centimetro in più “nella sua corsia” avrebbe potuto passarlo all’interno della prima curva (o quantomeno costringerlo a frenare prima visto che c’era Leclerc sull’altro lato poco più avanti). Dopodiché non riesce minimamente a tenere il ritmo di Leclerc e, soprattutto, non riesce a staccare le Mercedes. Vero che, a differenza di Leclerc, partiva con treno di gomme usate ma il divario mi è parso troppo ampio per essere giustificato solo dalla freschezza della mescola. Con le bianche sembra avere un ritmo più simile a quello di Leclerc ma anche qui la differenza è che Leclerc, secondo me, era in controllo di un terzo posto che fino alla rottura poteva essere considerato (quasi) sicuro mentre Carlos non aveva molto margine sugli inseguitori. Tant’è che si è visto plasticamente nell’ultima parte di gara: incapace di scendere sotto l’1:37 per difendersi da Alonso ha dovuto subire per qualche giro, oltre al sorpasso dal campione di Oviedo, anche la pressione di Hamilton (peraltro in crisi di gomme). Anche qui ci prendiamo il senso della sua gara per valutare la macchina. La sensazione è che Ferrari non abbia tratto indicazioni determinanti (per non dire falsate) dai test e che stia un po’ tirando a indovinare sugli assetti. Inoltre, il problema di Leclerc prima della partenza, cambio di batteria poi concretizzatosi nel suo ritiro, potrebbe aver suggerito mappature più conservative per entrambi i piloti che spiegherebbero una performance, pur buona nel complesso (poteva anche andare peggio: erano comunque 3 e 4 prima del ritiro di Charles e della rimonta di Alonso), ampiamente al di sotto delle aspettative. E per aspettative intendo anche quelle emerse dalle qualifiche che non lasciavano presagire un divario in gara da RBR così ampio.

HAMILTON

Si dice tanto di Alonso ma ricordiamoci che anche il buon Lewis non è esattamente un pischello alle prime armi visto che ha tagliato da poco il traguardo delle 38 candeline. Certamente deluso dai test e da una qualifica in cui ancora una volta è stato sopravanzato, sia pur di poco, dal giovane team mate bisogna riconoscergli di aver fatto una gara molto tenace. Atteggiamento ben diverso da quello indolente della prima parte della stagione 2022 che, però, sarà chiamato a confermare anche nelle prossime gare. Ad ogni modo si porta a casa un bellissimo duello con Alonso (un duello è bel duello se entrambi i contendenti danno il meglio ed è questo il caso, secondo me) e avesse avuto un po’ più di gomma poteva fare lo scherzetto a Sainz. Alla fine, stante la situazione tecnica di Mercedes, conta più essersi lasciato dietro lo scalpitante George che altro. Certo è che sbagliare per due anni di fila il progetto non si addice a Mercedes. Vedremo cosa riusciranno a fare.

STROLL

Un bravo al nostro cocco di papà non glie lo leva nessuno. Reduce dall’infortunio ai polsi che, impariamo dai media, sono stati operati solo due settimane fa, e una microfrattura ad un piede, sale per la prima volta sulla nuova macchina il sabato per le qualifiche e fa vedere, insieme ad Alonso, che Aston Martin non è un bluff. Paga l’infortunio in una difficile qualifica dove riesce comunque ad arrivare in Q3 ma poi in gara è andato abbastanza bene. In tutta onestà io non l’avrei fatto correre. So che la prova per dichiararsi fit-to-race è vedere se riesce a uscire rapidamente dall’abitacolo e pare lui l’abbia superata ma al di là di questo mi pare che la condizione oggettiva non fosse da verificarsi con questa prova empirica e che fosse sufficiente addurre la motivazione che il tipo di infortunio non può essere compatibile con un GP. E se durante la gara avesse avuto un incidente serio proprio a causa della debolezza dei polsi? Mah!! Ad ogni modo la sua prestazione non è certamente paragonabile a quella di Fernando ma si porta a casa l’aver sopravanzato Russell, non proprio uno fermo, a conferma della bontà del progetto AM. Per AM, più in generale, si tratta veramente di un esordio di stagione straordinario. Le voci che si rincorrono (e basta anche un occhio poco esperto di tecnica come il mio a verificarlo) dicono che la somiglianza con l’impianto progettuale RBR sia a dir poco sospetta ma poco male: se proprio devi copiare mica copi la williams o la Haas, no? Ora saranno chiamati a confermare che oltre a non esser stati un bluff nei test e in questa gara hanno davvero una base capace di competere ad alti livelli per tutto l’anno. Non dimentichiamo il passo del gambero di Alfa Romeo dello scorso anno che partì molto bene con Bottas ma dopo 4 gare se ne tornò in fondo al gruppo. Staremo a vedere.

RUSSELL

Ahi ahi, George, cosa mi combini! Bene in qualifica perché tiene ad una quarantina di millesimi il celebrato team mate ma in gara non ci siamo proprio. Dopo una partenza decente, infatti, per qualche giro sembra averne di più dell’eptacampeao, tanto da lasciarsi andare a team radio eleganti e molto british sull’opportunità di chiedere al team di farlo passare. Ma poi scopriamo che Ham stava andando col freno tirato perché così gli avevano detto di fare e che appena Stroll (peraltro nelle condizioni che sappiamo) ha deciso di spingere non ha saputo opporre la stessa resistenza che ha poi saputo opporre Hamilton. Non ho visto guizzi né indicazioni di una gara tosta il che mi fa dare, un po’ come per Sainz, un giudizio al di sotto della sufficienza. Da lui ci aspettiamo molto di più.

BOTTAS

E bravo valtterone nostro! Dopo una buona qualifica che lo porta 12 in griglia (tra l’altro, sia pur di poco, davanti ad uno Zhou che l’anno scorso aveva chiuso in grande crescita) sfodera un’ottima partenza e un buon ritmo che lo mette in mezzo alla bagarre tra Aston Martin e Mercedes. Riesce a capitalizzare il tutto tenendosi lontano dai guai e chiude ad una quindicina di secondi da Russell, cosa impensabile per come si era chiuso lo scorso anno. Bravo.

GASLY

A conferma di una gara spettacolare nelle posizioni di rincalzo arriva la totalmente inattesa nona posizione di Gasly. Il buon Pierre dopo test anonimi e una qualifica disastrosa, partiva ultimo!, sfodera una prestazione incredibilmente aggressiva e solida al tempo stesso, sfruttando una strategia a 3 soste che onestamente all’inizio mi pareva molto azzardata. Invece ha pagato, eccome! (il che fa pensare che Ferrari e Aston Martin avrebbero potuto sparigliare le carte nei confronti di RBR… con il senno del poi), perché da penultimo che era (era riuscito a sopravanzare solo lo spento DeVries) scala posizioni su posizioni sino ad arrivare in questa totalmente insperata nona posizione. Un bellissimo risultato, viste le premesse e vista una Alpine totalmente indecifrabile nei test, che non può che dargli fiducia. Non dimentichiamo che viene da un 2022 pessimo, messo in ombra addirittura dal non irresistibile Tsunoda. Bravo davvero.

ALBON

Anche l’anglo-thailandese comincia bene l’anno portandosi a casa un punto solido solido. Dopo una qualifica probabilmente funestata da problemi tecnici sfodera una gran partenza e si mette a centro gruppo subito. Resiste tutta la gara ai vari Ocon, Hulkenberg, Tsunoda, Zhou, Norris e solo l’arrembante Gasly del finale gli nega il nono posto. Sia lui che Sargeant (applausi anche per lui in gara) mostrano una Williams che parte più avanti di come era partita l’anno scorso. Speriamo per loro che il trend positivo continui

NOTE DI MERITO

Leclerc è stato fenomenale. La scelta di risparmiare un set di pneumatici è stata rischiosa ma ha pagato perché unitamente ad una maestria di guida, che fino a metà gara poteva far sperare anche in un secondo posto e comunque con il terzo apparentemente al sicuro, gli ha permesso di far vedere, ancora una volta, di che pasta è fatto. Avendo visto che in gara non è così ovvio che RBR si sciroppi gli avversari con DRS come faceva l’anno scorso è chiaro che a posteriori si sarebbe potuto pensare a fare il tempo in Q3, magari utile per partire in prima fila o addirittura in pole, e sperare in una partenza migliore rispetto a Max: parto davanti, lui fatica a superarmi e consuma la gomme poi vediamo. Buona da sperimentarsi per la prossima gara. Purtroppo la vettura è ancora un’incognita e le performance mostrate (nemmeno lui è riuscito a scendere sotto l’1:37 finché è stato in gara) non sono incoraggianti. Meno ancora lo è il problema di affidabilità. Mappe conservative o meno ha confermato che Sainz lo tiene ben lontano con una certa comodità e l’approccio strategico pare diverso dall’anno scorso. Vedremo.

Note di merito anche per Tsunoda, Sargeant (quest’ultimo not bad anche in qualifica rispetto ad Albon) che hanno ben combattuto a centro gruppo, oltre a Zhou che ha fatto parte della battaglia sino a che non l’hanno fatto pittare per fare il fastest lap all’ultimo giro – peraltro decisione curiosa ma apprezzabile visto che ha tolto il relativo punto a Gasly e segno che Alfa si vuole giocare la posizione nel campionato costruttori in ogni modo possibile. Aggiungo anche Magnussen che dopo una qualifica disastrosa si è comunque decentemente comportato in gara mostrando la sua consueta solidità

 

NOTE DI DEMERITO

Norris e Piastri. Il demerito non è tanto loro (disperatamente combattivo il primo e appiedato quasi subito il secondo) quanto di McLaren che esordisce come peggio non si può (anzi si può: citofonare Ocon). Già l’anno scorso non hanno brillato ma vederli arrancare in questo modo non è per nulla un bel vedere. Gli strani e inconsueti rabbocchi d’aria nei pit stop (pressioni che divagano nell’aere eterno, suppongo: ma come hanno fatto a non accorgersene nei test?!) hanno completato il pietoso spettacolo di una macchina lenta ed instabile. Mi si stringeva il cuore a vedere Norris, doppiato e con gomme nuove, cercare di stare dietro ad Hamilton e Alonso durante il loro duello.

Male anche Hulkenberg che dopo una qualifica strepitosa imbrocca una partenza pessima, fa un po’ di autoscontro e poi arranca nella terra di nessuno senza sapere bene come correre per tutta la gara.

Malissimo DeVries. Onestamente mi aspettavo molto di più da lui dopo l’exploit di Monza 22. Cioè: sali al volo su una formula 1 che non hai mai guidato e ti prendi punti a Monza e poi, dopo che ti sei tutto bello che preparato mi fai questa prestazione grigia come la nebbia novembrina del polesine? Già prendersi 7 decimi da Tsunoda in qualifica non è stato un bel biglietto da visita ma se a questo aggiungiamo una gara corsa a passo di lumaca proprio non ci siamo.

Ma l’oscar della prestazione più ridicola spetta a Ocon il quale aveva pure fatto bene in qualifica conquistando la Q3 ma poi in gara fa un disastro dietro l’altro. Si piazza male in griglia e lo penalizzano. Poi fa l’autoscontro dopo una partenza ridicola. Va ai box per cambiare l’ala anteriore e scontare la penalità ma lo fa male così se ne prende un’altra dopodiché, non contento, fa pure speeding in pit lane e si prende un’altra penalità ancora. Quanti anni è che corre in Formula 1?! Errori su errori tutti da principiante. Mah!

 

Ci vediamo a Jeddah

 

Metrodoro il Teorematico

F1 GULF AIR BAHREIN GP 2023

Il Mondiale di Formula 1 riapre le ostilità in Bahrein, invero dove si è tenuta l’unica sessione di test prestagionali prevista per la stagione 2023. Le indicazioni di suddetta sessione di test sono state abbastanza chiare: Redbull davanti, Ferrari ad inseguire, AMG ancora alle prese con un progetto fondamentalmente sbagliato che, tecnicamente, dovrebbe impedirle di dar fastidio alle prime due. Si dice un gran bene della nuova Aston Martin di Alonso che, a questo punto, dovrebbe porsi come obiettivo minimo la presenza fissa in Q3 e, come obiettivo ambizioso, condannare AMG alla quarta fila. In tutto il periodo post-Ferrari l’Asturiano è stato eufemisticamente preso in giro dai suoi detrattori/detrattrici per la scarsità delle auto che è andato a guidare. Dovesse rivedere il gradino più alto del podio dopo 10 anni sulla vettura che Vettel ha deciso di non guidar più beh, ho idea che tanti fegati salterebbero per aria con composta soddisfazione di chi scrive (non ultimo per il fatto che se a farla da padrone dev’essere il karma che il karma la faccia da padrone per tutti nessuno escluso e non a corrente alternata, eccheccazzo). Tornando a parlare di progetti sbagliati la Mecca ad occhio e croce farà una grossa fatica a prender parte al Q3 quest’anno. Si sono accorti subito che la monoposto non ci va nemmeno vicino a sviluppare la DF desiderata e quindi per l’astro nascente Norris ed il debuttante Piastri si prospetta un’annata molto difficile. Chissà che Piastri non abbia preso un grosso granchio preferendo Woking ad Enstone già che la Alpine a rigor di logica non dovrebbe essere un fulmine di guerra ma, soprattutto, nemmeno un cancello come la Mclaren. Il pacchetto di mischia dovrebbe esser capitanato dalla “Audi Romeo” a contendersi i punti in gara con Haas ed Alpha Tauri. Sono incuriosito di come andrà la ristrutturazione in Williams, qualche timido segno di ripresa c’è stato nel 2022 chissà. Le personalissime previsioni di chi scrive per il  Mondiale 2023 sono le seguenti ossia:

  1. Max III
  2. Ferrari che vince 8 gare rispetto alle 4 del 2022
  3. Ricciardo che corre almeno una gara su Redbull entro fine anno
  4. Alonso che torna a vincere un GP a 10 anni dall’ultima volta
  5. Russell che pensiona Hamilton il quale si ritira a fine 2023

Buon GP e buon Campionato a tutti