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VERSTAPPEN CONTINUA A VINCERE A SILVERSTONE. LA MCLAREN RINASCE, LA FERRARI RITORNA MEDIOCRE.

“La nostra stagione inizierà a Silverstone”. Questo aveva detto l’ex-ferrarista Andrea Stella, che, come altri illustri colleghi, è andato a cercare fortuna altrove. E, a differenza dei proclami franco-maranellesi, questo si è rivelato corretto.

E così, in una qualifica disputata fra umido e asciutto, dietro Verstappen ci sono le due McLaren di Norris e Piastri, davanti alle due rosse. 

Al momento della partenza, nuvole scure incombono sopra il circuito. Allo spegnimento dei semafori, Versappen pattina e Norris parte a fionda e si insedia in prima posizione nel tripudio del pubblico inglese. per pochissimo Max non perde anche la seconda posizione a favore di Piastri.

Al giro 5, come ampiamente prevedibile, l’olandese si riprende la prima posizione e sembra potersene andare indisturbato. Dietro ai primi tre, già ben distanziati, ci sono Leclerc, Russell e Sainz, vicinissimi fra loro.

Al giro 17, le posizioni restano le stesse, e i distacchi non aumentano. I primi 3 sono racchiusi in 5 secondi, Leclerc e Russell seguono ad altri 5 sec.

Ed é proprio Charles a fermarsi per primo al giro 19 per montare le gomme a mescola più dura. Sembra una sosta alquanto anticipata, e, infatti, al giro 26 i primi non si sono ancora fermati e continuano a girare ad un ottimo ritmo, mentre Charles é nel traffico.

E proprio al giro26 si ferma Sainz. Al giro 29 é il turno di Russell, seguito da Piastri. L’inglese esce dietro a Leclerc, ma in 2 giri lo prende e lo passa in tromba.

Al giro 33, Magnussen si ferma con il motore in fiamme. Viene attivata la VSC, e ne approfittano Piastri e Leclerc per fare un pit stop. Viene poi mandata in pista la Safety Car e ai box ci vanno Verstappen, Norris ed Hamilton, con quest’ultimo che si ritrova in terza posizione davanti a Piastri.

Max e Lewis hanno montato la mescola più morbida, mentre le due McLaren la più dura. E questa differenza di mescola rende la ripartenza problematica per Norris, che deve difendersi dagli attacchi di Hamilton. I due ingaggiano un bel duello, ma quando le gomme di Lando vanno in temperatura, il suo connazionale deve desistere.

Al giro 44 Sainz perde 3 posizioni nel giro di poche curve. Perez lo passa, lo spagnolo va largo e perde il ritmo, e lo infilano anche Albon e Leclerc. Questa é l’ultima emozione di una gara a tratti molto noiosa.

Verstappen vince con pochi secondi su un raggiante Norris, e un soddisfatto Hamilton. Poi il bravissimo Piastri, Russell e Perez, che ha dormito per tutto il week end e si è svegliato solo negli ultimi giri.

Settimo Alonso, la cui Aston Martin sembra essere tornata nella mediocrità, ottavo un ottimo Albon, poi le due Ferrari di Leclerc e Sainz.

Ferrari che non ha confermato i miglioramenti visti in Austria, ed è ritornata ad essere anch’essa una macchina mediocre, se possibile pure peggio di quella che abbiamo visto ad inizio stagione.

Fra due settimane si va in Ungheria, su un circuito completamente diverso da Silverstone. Secondo il già citato Andrea Stella, il circuito influisce molto sulle prestazioni, e, probabilmente, non è così solo per la McLaren. Almeno avremo la curiosità di sapere chi sarà, questa volta, alle spalle dell’imbattibile Max.

P.S. all’inizio dell’articolo ho menzionato Andrea Stella, attuale team principal della McLaren, e fautore della rivoluzione organizzativa che ha contribuito ai risultati di oggi. Mi chiedo se, dopo la cacciata di Binotto, sia stato contattato anche lui per un ritorno a Maranello. Se è successo, è evidente che l’ingegnere italiano ne avesse avuto abbastanza dell’ambiente di Maranello, e questo la dice lunga sui motivi per i quali ogni anno a Maranello si rimanda l’appuntamento con il mondiale.

P.S 2
Sono curioso di leggere cosa scriveranno i vari siti e giornali che prima di ogni gara ci raccontano meraviglie degli aggiornamenti portati dalla Ferrari.

P.S 3
Da anni non si vedevano tante squadre diverse alternarsi sul podio. Ma solo sul secondo e terzo gradino, perchè il primo è e sarà costantemente occupato da Max. Se fra poche gare, quando il mondiale sarà andato in archivio, la Formula 1 emettesse una bella TD come quelle che abbiamo visto nello scorso decennio (rigorosamente a sfavore della Ferrari), potremmo sicuramente divertirci molto.

 

 

F1 2023 – GP INGHILTERRA – SILVERSTONE

Questo weekend la Categoria Regina torna in uno dei suoi templi più amati da appassionati vecchi e nuovi. Uno di quei tracciati che, proprio come l’appena visitato A1-Ring (ma pure Hockenheim e la nostra Monza) è rimasto semplicemente fantastico nonostante tutte le modifiche al layout. La prima arrivò in seguito ad uno dei più impressionanti incidenti della Storia della Formula Uno avvenuto nel 1973 e portò alla creazione della nota chicane prima del rettilineo del via. L’incidente in questione, provocato da Scheckter (che allora correva con gli occhi iniettati di sangue e la bava alla bocca, poi si rese conto che così l’unica cosa che avrebbe vinto era una visita all’obitorio al che si diede una regolata), costò la carriera al nostro Andrea De Adamich

Noi Rossi amiamo rammentare l’edizione 1977 per l’esordio nella massima Formula di Gilles Villeneuve in un weekend nel quale, con la terza Mclaren, si mise la seconda ufficiale alle spalle in prova ed in gara sarebbe tranquillamente arrivato a podio se non avesse perso due giri ai box per una spia malfunzionante che segnalava un inesistente problema al motore

L’edizione 1979 fu storica in quanto teatro della prima vittoria in F1 della Williams ad opera del compianto Clay il quale avrebbe compiuto 40 anni a settembre ma il cui piede destro non accennava minimamente ad alleggerirsi (anzi). Fece sensazione il fatto che sul podio dovette brindare “analcolico” per il volere dello sponsor (munifico) Saudi Airlines senza il quale, è bene dirlo, Williams sarebbe rimasta una midfielder senza futuro

L’edizione 1981 passò alla storia per la carambola innescata da Gilles nelle fasi iniziali della gara. L’Aviatore inserì erroneamente il correttore di assetto mentre stava affrontando la chicane prima del rettilineo del via perdendo il controllo della già instabile 126CK innescando così un vero e proprio demolition derby. Curiosamente passò miracolosamente intatta la Mclaren Mp4/1 di Wattie che poi andò a vincere la gara a 5 anni dal suo primo e fino ad allora unico successo in un GP ma, soprattutto, segnando la prima vittoria di una F1 col telaio in fibra di carbonio

L’edizione 1990 era e resta cara a noi Rossi per il ritorno alla vittoria in terra d’Albione che mancava da decenni interi (fatto salvo il trionfo di Gilles alla ROC di Brands Hatch nel 1979) ad opera di Prost che così si issò in testa al Mondiale. Il Leone, che stava dominando la gara, dovette ritirarsi per un problema al motore e sull’onda emotiva del momento annunciò il suo ritiro dalla F1 a fine anno. Come sappiamo le cose sarebbero andate molto diversamente

L’edizione 1994 passò alla storia per il primo tentativo di deregulation al regolamento sportivo con il Kaiser che venne fatto restare in pista nonostante la bandiera nera esposta (per aver “superato” Hill nel giro di formazione, regola questa che sparì (presumibilmente per vergogna) da lì a poco) terminando secondo. La bravata costò alla Benetton due GP di squalifica (Monza ed Estoril) che  assieme alla squalifica di Spa per via del pattino troppo consumato (su un cordolo durante un testacoda in gara….) lasciò il Mondiale fin troppo aperto rispetto alla piega che aveva preso

Il semiasse rotto nell’edizione 1997 costò al Kaiser gara (stava dominando nel nulla) ed a conti fatti il titolo. Ovviamente Hakkinen, che stava andando a vincerla al posto suo, ruppe il motore così Jacques ebbe l’ennesima botta di fortuna di quell’anno. Si parla sempre di Jerez ma nel 1997 il  Mondiale si decise in UK

Le edizioni 1998 e 1999 son state talmente inflazionate di articoli e commenti che trovo eufemisticamente ridondante aggiungerne altri. Passo quindi direttamente all’edizione 2008 con Massa che ci delizia coi suoi 5 testacoda in gara che vanno ad aggiungersi alle prelibatezze al volante di Melbourne e Sepang. Tre zeri in classifica che decisero il Mondiale molto più del bocchettone di Singapore ed il famigerato ultimo giro/curva di Glock ad Interlagos

Passiamo dritti a 10 anni più tardi quando il layout attuale è già in uso da un pò e Sebestemmio nostro, gagliardo e tosto, prima vince una delle migliori gare della sua carriera (usando il DRS in curva quando nessun altro ci riusciva) salvo poi uscirsene con un Team Radio degno della Magnum di Champagne stappata da Galliani negli spogliatoi di Istanbul alla fine del primo tempo della Finale di Champions’ League del 2005 tra Milan e Liverpool. La sua carriera in Ferrari di fatto finì la gara dopo ad Hockenheim. Brrrrrrrr

Si passa con garbo e leggiadrìa all’edizione 2021 quando l’Inclusivissimo ed Inginocchiatissimo prova a mandare Max a guardare le margherite dal lato del gambo (notare come gli sportivissimi Britons accolgono la cosa, ma di sicuro siamo peggio noi italiani vero?)

La scorsa edizione vede la prima, e finora unica vittoria di Sainz in Ferrari (ed in F1) grazie alla nota chiamata dal box per il pit che taglia fuori Lole dalla vittoria. L’episodio o, pure meglio, quello che ne seguirà sarà l’inizio della fine per Binotto in Ferrari (galeotto fu il ditino mostrato al Montecarlino) ma pure per la Ferrari stessa che da quella gara ad oggi non ha più vinto. E difficilmente ci riuscirà quest’anno se Verstappen non incontrerà imprevisti, senza poi contare che il pessimo momento di forma di Perez pare stia passando e che quindi le RB davanti dovrebbero tornare ad essere due.

Buon GP a tutti

BASTIAN CONTRARIO: ATTO DI FORZA

Il cinema, nello scrivere i miei articoli, mi condiziona tantissimo. Sarà che questa F1, a cominciare proprio da Ferrari, è un film già visto, ecco che le vicissitudini che accadono durante il week end di gara non fanno che riportarmi alla mente titoli di film che ho avuto modo di vedere. All’indomani del GP spagnolo, ciò che la Mercedes ha mostrato e fatto vedere al mondo è proprio un atto di forza bello e buono. Premetto immediatamente, caso mai ci fossero dubbi, che ho sempre affermato che i teutonici sarebbero tornati prepotenti, vero è (qui confesso il mio peccato) che non mi sarei aspettato un loro ritorno così presto nella stagione sportiva che stiamo vivendo. Ad essere sinceri, non avrei mai immaginato una Aston Martin così deludente, tanto da far arrancare Alonso nelle retrovie (colpa anche sua per aver rovinato il fondo in qualifica). Mi ero illuso che, attualmente, AMG fosse ancora indietro a Ferrari e che, quindi, almeno Carlos sarebbe riuscito a salire sul gradino più basso del podio almeno davanti al suo pubblico. Ben mi sta!

Atto di forza, dicevo, e non lo si può definire diversamente il colpo di reni della squadra anglo – tedesca. I crucchi, con la loro perseveranza, hanno impartito una lezione di umiltà e di come veramente si lavora in F1 a tutto il mondo del motor sport della massima serie, soprattutto a Ferrari e ad i suoi forcaioli tifosi. Sì perché la Mercedes, domenica scorsa, su una delle piste più rappresentative dal punto di vista tecnico, sulla pista dove si dice “se vai veloce al Montmelò, vai veloce ovunque”, era dichiaratamente seconda forza, mettendosi dietro la sciagurata Ferrari e, appunto, la deludente Aston, la quale è chiamata alla reazione già dal Canada per capire se quella in Spagna è stata una distrazione oppure un sorpasso tecnico a tutti gli effetti. Qual è il segreto del successo dei teutonici? Che magia hanno usato? A molti piace pensare che in F1 esista la bacchetta magica, quando invece in una squadra di F1 vale solo una legge immutabile nel tempo: la stabilità. Vedete, Toto Wolff è un tipo simpatico e affabile, oltre che gran paraculo, solo che non gli dovete mai far venire i cinque minuti, come si suol dire, altrimenti sono volatili per diabetici! Il team principal della casa con la stella a tre punte ha dato fiducia ai suoi ingegneri, continuando a puntare sul concetto “zero side pod”, fino a che il tempo non è scaduto ed allora ha preso in mano le redini della situazione, semplicemente dicendo “ora si fa come dico io!”. Il cambiamento della W14 è stato radicale, considerando le limitazioni regolamentari alle quali tutti si devono attenere, eppure sapete cosa non è cambiato in questa rivoluzione? La squadra!

Nelle mille discussioni nelle quali mi sono imbattuto nel cercare di evidenziare questo piccolo, e nel contempo, fondamentale passaggio, mi sono ritrovato più o meno la stessa risposta e cioè “grazie… quella è la squadra che ha vinto otto titoli”. Domando scusa, stiamo sempre parlando della stessa squadra pluri – vincitrice che ha cannato il progetto per due anni di fila? Allora mi chiedo come mai il ragionamento è vero solo a senso unico? Ciò che non si vuole accettare, a mio giudizio, è che uno come Toto Wolff stia facendo risorgere la sua squadra senza licenziare nessuno e senza nemmeno sognarsi di smembrarla, non tanto perché quelli sono i tecnici che gli hanno portato otto titoli costruttori, quanto al fatto che egli sa che, se vuole vincere, ha bisogno di una squadra stabile e, soprattutto, serena, cosa che non è nemmeno nei sogni più remoti di chi lavora in Ferrari evidentemente. Stiamo parlando della stessa squadra, che quando è ritornata in F1 come costruttore unico, faceva pole a nastro per poi mangiare le gomme in gara solo dopo quattro giri. Quella squadra è cresciuta (a dismisura), mantenendo i suoi uomini e nel contempo aggiungendone di nuovi (Costa ed Allison, gentilmente offerti dalla Scuderia, sono solo i nomi più famosi che posso citare), di modo che la scuderia anglo tedesca cresceva e si rafforzava contemporaneamente. Wolff, dopo le magra figure del 2022 e inizio 2023, non ha licenziato nessuno, non perché, ripeto, quelli sono i tecnici che gli hanno permesso di stravincere, quanto perché sapeva che se avesse smembrato la squadra, se gli andava bene finiva dietro la Rossa! Ad essere sinceri non capisco cosa ci sia di così difficile da comprendere in un concetto così semplice, o forse ciò che risulta esercizio alquanto arduo da affrontare sia quello di ammettere che in Ferrari come minimo hanno commesso una boiata e, forse, era meglio che rimaneva quello che c’era prima, accontentando le sue richieste (di crescita della squadra), facendo venire gli uomini che aveva chiesto.

Vasseur avrà bisogno di almeno un lustro per vincere, questo ho dovuto leggere nella selva di commenti dettati dalla frustrazione dei tanti tifosi che, un giorno si e l’altro pure, chiedono la testa di questo e di quell’altro. Se è vero che il buon Vasseur avrà bisogno di almeno dieci anni per riportare la Rossa alla vittoria, allora tanto valeva mettere da parte tutti i pregiudizi del caso e far rimanere l’altro, il quale avrà anche mille difetti, vero è che non è uno stupido e sapeva dove mettere mano, senza contare che, come il suo collega Wolff, sa benissimo che, nel momento in cui i vertici cambiano, si deve ricominciare tutto d’accapo. Che lezione, o meglio, che legnata che tutti noi abbiamo preso sulle gengive da parte di Mercedes con il suo perentorio atto di forza. Quante volte su questa rubrica mi sono sgolato nel dire che la stabilità è tutto, perché questa è garanzia di serietà e se in un’azienda c’è serietà i tecnici di un certo spessore sono più invogliati nel fare le valigie e trasferirsi nella sempre più isolata Maranello. Perché il problema è tutto qui e, soprattutto, sempre lo stesso e cioè che la Ferrari è tecnicamente isolata ed i migliori ingegneri non ne vogliono sapere di venirci. Si invoca a gran voce Adrian Newey, il quale, nell’intervista su Sky con Ivan Capelli, ha chiaramente fatto capire con quel “se fossi vent’anni più giovane…”, che non si muove da dov’è ed a mio avviso, le sue sono state parole di circostanze, perché dire “chi me lo fa fare di andare in quella gabbia di matti?!”, pareva brutto. Oltretutto i tanti tifosi che vogliono il superman degli ingegneri, mentre ne invocano contemporaneamente il licenziamento di altri cinque, non vogliono capire che chi è a capo della Rossa di vincere veramente non ne ha proprio voglia. Non si può spiegare altrimenti un atteggiamento del genere a partire dalla sua eterna assenza sul campo… penso che tutti ricordano quando a comandare c’era il nonno che era a sua volta alle spalle di Montezemolo, come la presenza di comandava era tangibile e non eterea. La Ferrari di Todt e Schumacher (che tanto viene richiamata alla memoria… Todt voluto da Binotto e negatogli dall’attuale Presidente tra l’altro) su quali basi si fondava se non sulla stabilità che a sua volta attirava ingegneri come mosche sul miele?

La faccia di Charles a fine GP, con le sue tristi dichiarazioni, è stato  l’emblema dell’attuale situazione della Rossa, la quale a mio modesto giudizio, considerando la realtà che stiamo vivendo, non caverà un ragno dal buco nemmeno l’anno prossimo. Faccia che è stata esattamente l’opposto quella di Hamilton, il quale, dall’alto della sua esperienza, se la ride e non poco, perché a fine GP ha avuto la certezza che la sua squadra abbia imboccato la strada giusta. Per carità, nessuno si illude in casa Mercedes, che quest’anno si possa vincere qualcosa contro i bibitari che volano, di sicuro si sono gettate le basi per tentare il colpaccio nei prossimi due anni a venire. Non c’è che dire, un vero e proprio atto di forza

 

Vito Quaranta

BASTIAN CONTRARIO: ROULETTE MONEGASCA

La roulette suicida, più famosa al mondo, è quella russa conosciuta grazie a Michael Cimino e al suo “Il Cacciatore”. In F1, quella più famosa è il GP di Monaco nel quale, se piove, il colpo di scena non manca mai. Non venga mai dimenticato, caso mai qualcuno dubiti di quello che dico, l’omonimo GP del 1996, dove al traguardo si presentarono in sette e a vincere fu Olivier Panis su Ligier – Mugen Honda, davanti a David Coulthard il quale aveva tra le mani una McLaren – Mercedes! Ritornando ai giorni nostri, di suicidi (assistiti e voluti), ne abbiamo avuti non pochi e naturalmente c’è anche chi ne è uscito indenne, beccando la parte giusta del tamburo della pistola.

Allo stato attuale, considerando lo stato di forma (di piloti e squadre) , soprattutto, considerando la situazione della concorrenza, chi ne uscirà sempre vivo da questo perverso gioco, anche se nel tamburo ci sono cinque proiettili su sei, sono proprio Verstappen ed Alonso. I due capitani delle loro rispettive scuderie, sono i massimi interpreti dei mezzi a loro disposizione. Resta solo il rammarico che la AMR23 di Fernando, non valga la RB19 di Max, altrimenti si sarebbe riproposto un nuovo 2021 (Masi di turno permettendo!), con lo spagnolo al posto di Hamilton. Forse è chiedere troppo agli ingegneri della Aston in tal senso, eppure che spettacolo per gli occhi sarebbe stato e che manna per Liberty Media. Invece, il palato viene soddisfatto solo in parte, perché, per quanto l’asturiano ci faccia godere in qualifica ed in gara, nulla può contro l’olandese volante ed il mezzo che ha a disposizione. Verstappen è in quella che si chiama “zona wow”: il ragazzo (no, non scriverò “ormai maturo”, perché dopo due mondiali vinti, mi sembra più una mancanza di rispetto che un’ovvietà… sebbene sia costretto ancora a leggere e sentire ciò), ormai è così confidente col mezzo e dei suoi mezzi, che si permette il lusso di fare quello che vuole, compreso la super qualifica di sabato scorso, dove ha letteralmente portato via l’intonaco dai muri, perché non li sfiorava… li grattava direttamente! Solo quando hai una fiducia smisurata in tutto il tuo repertorio, ti permetti il lusso di fare quello che abbiamo visto sabato scorso da parte di Max. L’olandese, in gara, non ha fatto altro che fare il suo dovere, ha rivoltato il tamburo della pistola, trovando l’unica camera di scoppio vuota ed ha sparato a colpo sicuro! Nemmeno la pioggia scompone lui ed il suo muretto e, sebbene il suicidio per molti sia arrivato puntuale, nulla smembra la corazzata Red Bull (siamo passati dalla corazzata tedesca a quella bibitara… che tristezza), che con il vantaggio che ha (sia in classifica generale che nella gara stessa, si può permettere qualunque tipo di scivolone… che non avverrà) può, con calma, gestire qualunque situazione. Chi invece il tamburo l’ha trovato pieno evidentemente, o comunque l’unico proiettile presente in sede, è stato Perez il quale in un amen ha pagato (salato), lo scherzetto che fece l’anno scorso. L’errore di Sergio è stato gravissimo, non tanto perché si sta giocando il mondiale con il suo compagno, quanto per il fatto che lui, e soprattutto il suo entourage, dichiarano apertamente che sono in lotta per il campionato. Ad essere sinceri non so se lo dicono perché ci credono veramente o perché devono seguire un copione (con Horner che dice che i piloti sono liberi di lottare… un perculo già visto e rivisto con Hamilton e Bottas) per tenere alto l’hype. Sebbene qualunque sano di mente abbia sempre saputo da che lato del box sarebbe andato il mondiale, dopo il suicidio del messicano in qualifica, con relativo zero in gara, penso che anche il più ottuso in merito, abbia capito come questo mondiale finirà.

Fernando Alonso, dall’alto dei suoi quasi quarantadue (42!) anni, sta rivivendo una seconda giovinezza: dopo tanto penare e dopo tanto veleno (per non dire altro), che gli è stato spalato addosso, trovo giusto che il suo finale di carriera termini in questo modo. Perché sebbene l’asturiano abbia ancora un altro anno di contratto, con tutto il bene che gli vogliamo, penso che difficilmente vada oltre il 2024, sperando, a questo punto, che l’anno prossimo la Aston sia pronta per giocarsi il mondiale. Fernando sabato ha messo a tacere tanti detrattori, che ancora mettono in dubbio le sue doti velocistiche in qualifica: ci sono vent’anni di differenza tra lui e Verstappen, con tutti i riflessi che ci passano in mezzo e, nonostante questo, Max ha dovuto fare gli straordinari per potergli togliere la pole. Purtroppo la sua AMR23, a differenza della monoposto di Verstappen, arrivava a fine giro con le gomme finite, motivo per cui l’olandese è riuscito a recuperare quel maledetto decimo proprio alla fine. La pioggia nel principato non fa sconti a nessuno e la roulette monegasca è stata letale per la Aston… peccato che sia andata così e chissà se questa agognata vittoria arriverà mai. Vero è che comunque, contro la corazzata bibitara, difficilmente si riuscirà ad agguantare il massimo risultato (anche perché non dobbiamo dimenticare che Alo era negli scarichi di Max solo grazie al suicidio di Sergio), quindi c’è ben poco da recriminare allo “spacca squadra” ed al suo team. Che tristezza dover leggere “che la luna di miele tra Aston ed Alo abbia potenzialmente i giorni contati visto il carattere dello spagnolo”: si seguita a ragionare per luoghi comuni e per sentito dire, senza mai approfondire realmente i fatti, come se poi in F1 si diventa campioni perché si è delle verginelle! Nell’ultima gara in Ferrari di Fernando Alonso, i suoi meccanici, mentre gli toglievano le termocoperte da quel cancello di macchina che guidava, piangevano! Si dia rispetto ad un campione mai domo che non conosce la parola “arrendersi” e che sta portando in carrozza una squadra letteralmente da solo. Perché purtroppo, se egli, e la squadra tutta, volessero fare affidamento sul suo compagno, starebbero freschi come si suol dire! Trovo esilarante che in giro ci siano personaggi che cercano di difendere Lance Stroll, il quale è stato l’unico (!) ritirato del GP di Monaco. Piloti molto più bravi di lui, sono stati appiedati per molto meno. In un GP dove (viva Dio!) il pilota conta ancora, Stroll si suicida con due revolverate senza colpo ferire: prima in qualifica e poi in gara… assolutamente incettabile!

Infine, giusto per non farci mancare mai nulla, i nostri piloti Rossi, non potevano assolutamente esimersi alla strage delle roulette monegasca. Ad essere sinceri, per i ferraristi c’è ben poco da dire: per Charles è avvenuto un suicidio assistito, grazie alla cappellata del muretto (con il Messia le cose non dovevano cambiare?), mentre Carlos ha pensato bene di suicidarsi volontariamente con quella manovra a dir poco generosa, alla chicane all’uscita del tunnel. Ciò che mi ha particolarmente colpito, immediatamente dopo la roulette monegasca della Ferrari, sono stati i toni pacati e giustificatori dei tanti detrattori (dell’ex Team Principal) nei riguardi del Messia: ci sarebbero stati gli stessi toni “distensivi”, caso mai ci fosse stato “l’altro”? Del resto la squadra “è giovane ed ha bisogno di tempo” (sigh!) e, nel frattempo che i tifosi cercano di acquietarsi la coscienza con queste ipocrite giustificazioni, mi tocca sentire Vasseur che difende la strategia del muretto… del resto quando era “l’altro” a dire le stesse cose, dopo l’ennesima cappellata, la pazienza era finita, mentre per il Messia, questa è solo la sua prima roulette monegasca in rosso, quindi di comprensione ce n’è a iosa. Peccato che l’anno scorso il GP di Montecarlo lo avremmo potuto vincere in carrozza, mentre quest’anno abbiamo rimediato un minuto al traguardo… non c’è che dire, la roulette monegasca non tradisce mai le aspettative.

 

Vito Quaranta

MIT’S CORNER: LE NON PAGELLE DI BAKU

Che cosa rende bello da vedere un gran premio di Formula 1?

I sorpassi? Fiumi di adrenalina? Gli incidenti? La velocità? La guida al limite dei piloti?

Forse. Ognuno ha i suoi gusti e c’è chi dirà l’uno o l’altro di questi elementi e magari ne aggiungerà altri.

O, forse, c’è un ingrediente base che accomuna tutte queste caratteristiche e che ci fa rimanere attaccati al monitor o alla tv: la tensione.

Essere lì, tesi come una corda di violino, ad osservare attentamente ogni più piccolo dettaglio che le telecamere ci inviano e un dato cronometrico, una curva in leggero sovrasterzo, un beccheggiare troppo accentuato sono sempre lì ad adombrare o persino a minacciare l’extrasistole di prammatica.

Ebbene quanta tensione c’è stata a Baku quest’anno?

Verrò subissato di insulti se a questa domanda rispondo in modo tranchant?

Zero, zero assoluto.

Questo per quanto riguarda il GP, primo e secondo s’intende.

Diverse sono state le qualifiche ove il livellamento prestazionale tra le vetture ha fornito molti più spunti di tensione e in cui si sono viste le qualità primarie di un pilota: velocità e coraggio.

Velocità e coraggio che hanno allagato come un fiume in piena l’abitacolo di Charles Leclerc, vero protagonista del week end, permettendogli di gettare il cuore oltre ogni ostacolo conquistando ben due pole position del tutto impronosticabili alla vigilia.

Ma concluse le qualifiche e la prestazione monstre di CLC né la sprint né il GP domenicale hanno saputo dare le emozioni che ci si auspicava. Il che è strano perché Baku, nelle precedenti edizioni, non si è mai prestato a GP “noiosi” grazie a quei suoi lunghi rettilinei, a quelle ingannevolmente semplici curve a 90°, a quel spettacolare passaggio nel budello ricavato dietro al castello.

Perché?

Azzardo due motivi: le gomme e il DRS.

Quest’anno Pirelli ha evidentemente deciso di andare molto più sul sicuro rispetto al passato e in piste con un asfalto liscio come quello, rinnovato, di Baku (tra l’altro senza alcuna curva ad ampio raggio capace di stressare a dovere gli pneumatici), non hanno riservato alcuna sorpresa ai tecnici in termini di consumo e/o surriscaldamento.

Si era già visto, quest’anno, una minore incidenza del DRS nei testa a testa (con l’ovvia e rimarchevole eccezione di RBR) ma mai come a Baku si son toccati con mano gli effetti di questo cambiamento. Non che me ne dispiaccia giacché, da vecchio appassionato, il DRS non mi è mai andato pienamente a genio ma viste le caratteristiche aerodinamiche di queste vetture non si può negare l’utilità di questo dispositivo nel contribuire, quale fattore determinante, al risultato finale di un GP. Ma se così non è, come si è plasticamente visto a Baku (sempre con la rimarchevole eccezione di RBR), forse dovrà giungere il momento in cui la federazione ne prenda atto e tragga qualche conclusione.

A causa di questi fattori ciò che è “saltato” a Baku è stata la tensione strategica. Le gomme di marmo che si sono viste qui non hanno consentito alcuna divagazione strategica e il corso della gara è stato così lineare che pure dal comodo divano di casa, senza bisogno dell’aiuto di sofisticati algoritmi e senza necessità degli instabili suggerimenti di avveniristiche intelligenze artificiali dopo che i protagonisti hanno montato le bianche avevo già previsto il risultato finale (mi ha “fregato” solo Hulk). Non che sia un vanto di cui andare particolarmente orgogliosi in queste orride condizioni, s’intende.

Stendo un pietosissimo velo sulla sprint (alzi la mano chi ha anche solo intravisto, tolta la sportellata di giorgino a massimino, un po’ di “spettacolo”) e giungo subito alle non pagelle.

 

PEREZ

La fumosa aria di Baku fa evidentemente bene a Checo che approfitta del week end (relativamente) negativo del suo teammate nel migliore dei modi. Sarà mai che con quest’asfalto Baku si è trasformata nella versione ad alta velocità di Shakir, teatro della prima vittoria in F1 del nostro? Be’, quasi. Nella Q del venerdì riesce a limitare a un solo decimo il distacco da Verstappen e nella seconda addirittura lo sopravanza. Non contento esegue alla perfezione sia la Sprint che il GP sfruttando a dovere l’unico DRS funzionante della formula 1 attuale (quello RBR, per l’appunto) mettendosi dietro Leclerc in men che non si dica in entrambe le gare. Poi gestisce ad alto livello la posizione assicurandosi la facile vittoria nella Sprint e tenendo magistralmente a bada Max nel GP. Considerando che, al momento, il mondiale se lo sta giocando con il più quotato compagno di squadra direi che di meglio non si poteva chiedere, oggi, al buon Checo. Applausi.

VERSTAPPEN

La fumosa aria di Baku aveva già innervosito in passato il fenomeno olandese e, complice l’arrembante aggressività di giorgino, anche quest’anno Max ha dovuto pagare dazio ai puteolenti effluvi dell’oro nero. La sportellata di Russell, infatti, ha riportato in superficie quel che continua a ribollire negli angoli più reconditi del suo animo. Un po’ mi spiace, considerando tutti gli elogi che ho fatto nell’ultimo anno e mezzo alla raggiunta maturità agonistica che ha mostrato. Ma la ridicola scenata fatta a giorgino non tollera alcuna indulgenza: di che ti lamenti Max? hai fatto la stessa cosa per anni e anni agli altri, no? Che c’è ora? Se queste cose le facevi tu era “it’s racing, mate” mentre se le fanno gli altri sono tutti dei “d***head”?! Eh no. Non ci siamo proprio! Questa sottile inquietudine, già emersa alla fine dello scorso anno in occasione dello sgarbo a Checo, è quel piccolo tarlo sul quale bisogna far leva se si vuole provare ad intaccare il suo dominio. Per quanto non sia una novità nei modi, la scomposta reazione di Max allo sgarbo di giorgino mi sembra di segno assai diverso da quelle del passato. Se allora era la sfrontatezza e la napoletanissima cazzimm’ di chi sa che non ha nulla da perdere a farla da padrone oggi mi par più un segno di (umanissima) fragilità, quella fragilità che ti si insinua dentro quando meno te lo aspetti, quella che bussa alla tua porta e ti sussurra in un orecchio che ogni piccola deviazione dalla strada maestra è una sconfitta. Se sei in cima al mondo e perdi l’equilibrio l’unica cosa che ti può capitare è di cadere. E qualche fantasma, slavatissimo e (spero per lui) del tutto contingente, forse si è manifestato dietro la visiera del suo casco nel GP domenicale. Esce sostanzialmente indenne da un pit che anticipa troppo la Safety Car dell’11° giro e si porta facilmente alle spalle del compagno di squadra. Dopodiché diventa inaspettatamente falloso, impreciso e preso da un affanno che ben poco gli si addice. Si vede a occhio nudo quell’affanno: sfiora le barriere, scoda, prova giri veloci in conitnuazione ma a Checo non si avvicina mai a meno di 2 secondi. Qui c’è un “uhm” grande come una casa. Sarà un episodio?

LECLERC

Grande, grandissimo, grandissimissimo. La prestazione offerta in Q è a dir poco straordinaria. Non capita spesso nella F1 di oggi, nemmeno a Max, di far sprofondare il compagno di squadra a 8 decimi in qualifica sicché come si fa a non strabuzzare gli occhi di fronte ad una tale maestria di guida? Già, perché quel distacco ha tutta l’apparenza di essere farina del sacco di Charles e non certo delle impostazioni della vettura o di fantomatici problemi accampati da Sainz. Vero è che Baku evidentemente è un circuito che sta nelle sue corde ma i numeri che ha mostrato sono stati strabilianti. Meravigliati da questa prestazione monstre non si poteva comunque far niente in gara contro le RBR e anche qui, tuttavia, Charles ha mostrato quella solidità che gli si chiedeva l’anno scorso. Preso da alonsite acuta, infatti, il nostro ha saggiamente gestito la gara (ossia le gomme) con il preciso intento di portare a casa il massimo risultato realisticamente ottenibile. E ci è riuscito benissimo. Il ritmo tenuto negli ultimi 10 giri è stato persino superiore a quello delle RBR, dato che trovo assai interessante considerato che fino ad oggi l’unico a poterlo fare era stato Alonso.

ALONSO

Opaco sia in qualifica che nella sprint (che non gli impediscono comunque di tenere alla consueta debita distanza Stroll), il buon Fernando torna ai suoi livelli nel GP domenicale. Si fa ammirare per i consigli dati a Stroll sulla ripartizione di frenata,  per il bel sorpasso a Sainz e (insieme a Charles) per il ritmo tenuto negli ultimi 10 giri, migliore di quello RBR. Non fosse stato proprio per Charles sarebbe stato l’ennesimo terzo posto della stagione ma non ha poi molto di che lamentarsi per come si erano messe le cose. Solido come sempre.

SAINZ

Gara onesta di Carlos, che non si fa prendere troppo dall’affanno di fronte alla straordinaria brillantezza del suo teammate e porta a casa un quinto posto che non credo affatto sia esito dei demeriti che ha accampato con i giornalisti. La realtà è che, secondo me, Carlos ha guidato come suo solito ma è stato Charles ad aver fatto la differenza. Segno, quest’ultimo che il pilota è ancora un fattore in Formula 1. La Ferrari di Sainz, ottimo pilota ma non un fuoriclasse, è la Ferrari di oggi. Che Ferrari in questo week end abbia osato qualcosa in più col motore mi è parso (sempre opinione personale) abbastanza evidente proprio osservando i comportamenti di Sainz in pista. Quando è stato insidiato da Hamilton nemmeno il DRS di quest’ultimo ha potuto qualcosa contro la velocità Ferrari (ma è anche vero che, sempre tolte le RBR, è accaduto un po’ a tutti). Buon segno, necessario ma non sufficiente, per un prosieguo di stagione un po’ più coraggioso, auspicando che gli aggiornamenti previsti per Imola diano la possibilità a Ferrari di impensierire almeno un po’ le RBR.

HAMILTON

Dopo il rocambolesco secondo posto di Melbourne ci si aspettava un Lewis in palla anche a Baku. Ed in effetti lo è stato. Ha tenuto dietro (finalmente!) giorgino in qualifica e nella gara domenicale si è comportato benissimo. Stavolta però non è stato assecondato dalla vettura che, a differenza di Melbourne, non ha certo dato l’impressione di essere la “seconda forza” del mondiale. Ho l’impressione che da qui alla fine del campionato di “seconde forze” ne vedremo parecchie. Per quanto si vedesse che ne aveva più di Sainz non è mai stato in grado di impensierirlo: da un lato il DRS quasi inutile e dall’altro una Ferrari più veloce di quanto ci si aspettasse gli hanno impedito di stare dietro al treno CLC-ALO e si è dovuto accontentare. Niente altro da segnalare.

STROLL

Ancora una volta anonimo.

RUSSELL

Male Venerdì. Bene sabato. Male, molto male alla domenica. Si segnala solo per la sfrontata aggressività mostrata nei confronti di Verstappen nella Sprint di Sabato. Alla domenica, infatti, non lo si vede mai e mostra un ritmo decisamente inferiore al teammate. La sensazione che ho avuto è che non fosse del tutto allineato con il circuito, quasi come se non si fosse preparato. Onestamente non lo so e la brutta prestazione la classifico come un incidente di percorso.

NORRIS-TSUNODA-PIASTRI-ALBON-MAGNUSSEN-GASLY

Primo degli “altri”, Norris guida (probabilmente non a caso) il trenino della domenica portando in gita un ottimo Yuki e gli altri piloti come se fossero tutti carrozze del regionale Ferrara-Suzzara-Mantova. Non ci hanno neanche provato: a Baku se non sei RBR non si poteva superare. Punto. Brutto segno, in generale, per la F1 2023.

OCON e HULKENBERG

A onor del vero il trenino di prima è stato condotto per la maggior parte della gara da Ocon e Hulk che erano partiti con le bianche e hanno approfittato della SC per stare davanti al trenino di prima per tutta la gara. Sono loro due il vero volto di questo GP. Niente strategia, gomme inscalfibili, impossibilità di superare. Costretti, loro malgrado, a pittare alla fine per la nota regola, si sono ritrovati (immeritatamente?) nelle retrovie della classifica finale. Ancor più a onor del vero è stato proprio Hulk l’unico a ritrovarsi senza gomme alla fine ed è stato costretto a cedere qualche posizione nel giro precedente al suo pit. Poco male: era fuori dai punti comunque.

NOTE DI DEMERITO

Alfa romeo mi pare in clamorosa involuzione tecnica e non permette al volenteroso (e in crescita) Zhou di far vedere di che pasta è fatto. Non bastasse ciò ci si mette anche Bottas in versione ectoplasma a completare il disastro.

Sargeant non pervenuto. Passa il taglio in Q1 solo grazie al tizio che sta qui sotto ma poi si prende le piste da Albon e in gara è l’unico che non riesce ad aggrapparsi al trenino. Male.

Devries, poi, tocca ancora il fondo. Fino ad oggi è di gran lunga la maggior delusione del mondiale.

Ci vediamo a Miami

 

Metrodoro il Teorematico