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BASTIAN CONTRARIO: ROULETTE MONEGASCA

La roulette suicida, più famosa al mondo, è quella russa conosciuta grazie a Michael Cimino e al suo “Il Cacciatore”. In F1, quella più famosa è il GP di Monaco nel quale, se piove, il colpo di scena non manca mai. Non venga mai dimenticato, caso mai qualcuno dubiti di quello che dico, l’omonimo GP del 1996, dove al traguardo si presentarono in sette e a vincere fu Olivier Panis su Ligier – Mugen Honda, davanti a David Coulthard il quale aveva tra le mani una McLaren – Mercedes! Ritornando ai giorni nostri, di suicidi (assistiti e voluti), ne abbiamo avuti non pochi e naturalmente c’è anche chi ne è uscito indenne, beccando la parte giusta del tamburo della pistola.

Allo stato attuale, considerando lo stato di forma (di piloti e squadre) , soprattutto, considerando la situazione della concorrenza, chi ne uscirà sempre vivo da questo perverso gioco, anche se nel tamburo ci sono cinque proiettili su sei, sono proprio Verstappen ed Alonso. I due capitani delle loro rispettive scuderie, sono i massimi interpreti dei mezzi a loro disposizione. Resta solo il rammarico che la AMR23 di Fernando, non valga la RB19 di Max, altrimenti si sarebbe riproposto un nuovo 2021 (Masi di turno permettendo!), con lo spagnolo al posto di Hamilton. Forse è chiedere troppo agli ingegneri della Aston in tal senso, eppure che spettacolo per gli occhi sarebbe stato e che manna per Liberty Media. Invece, il palato viene soddisfatto solo in parte, perché, per quanto l’asturiano ci faccia godere in qualifica ed in gara, nulla può contro l’olandese volante ed il mezzo che ha a disposizione. Verstappen è in quella che si chiama “zona wow”: il ragazzo (no, non scriverò “ormai maturo”, perché dopo due mondiali vinti, mi sembra più una mancanza di rispetto che un’ovvietà… sebbene sia costretto ancora a leggere e sentire ciò), ormai è così confidente col mezzo e dei suoi mezzi, che si permette il lusso di fare quello che vuole, compreso la super qualifica di sabato scorso, dove ha letteralmente portato via l’intonaco dai muri, perché non li sfiorava… li grattava direttamente! Solo quando hai una fiducia smisurata in tutto il tuo repertorio, ti permetti il lusso di fare quello che abbiamo visto sabato scorso da parte di Max. L’olandese, in gara, non ha fatto altro che fare il suo dovere, ha rivoltato il tamburo della pistola, trovando l’unica camera di scoppio vuota ed ha sparato a colpo sicuro! Nemmeno la pioggia scompone lui ed il suo muretto e, sebbene il suicidio per molti sia arrivato puntuale, nulla smembra la corazzata Red Bull (siamo passati dalla corazzata tedesca a quella bibitara… che tristezza), che con il vantaggio che ha (sia in classifica generale che nella gara stessa, si può permettere qualunque tipo di scivolone… che non avverrà) può, con calma, gestire qualunque situazione. Chi invece il tamburo l’ha trovato pieno evidentemente, o comunque l’unico proiettile presente in sede, è stato Perez il quale in un amen ha pagato (salato), lo scherzetto che fece l’anno scorso. L’errore di Sergio è stato gravissimo, non tanto perché si sta giocando il mondiale con il suo compagno, quanto per il fatto che lui, e soprattutto il suo entourage, dichiarano apertamente che sono in lotta per il campionato. Ad essere sinceri non so se lo dicono perché ci credono veramente o perché devono seguire un copione (con Horner che dice che i piloti sono liberi di lottare… un perculo già visto e rivisto con Hamilton e Bottas) per tenere alto l’hype. Sebbene qualunque sano di mente abbia sempre saputo da che lato del box sarebbe andato il mondiale, dopo il suicidio del messicano in qualifica, con relativo zero in gara, penso che anche il più ottuso in merito, abbia capito come questo mondiale finirà.

Fernando Alonso, dall’alto dei suoi quasi quarantadue (42!) anni, sta rivivendo una seconda giovinezza: dopo tanto penare e dopo tanto veleno (per non dire altro), che gli è stato spalato addosso, trovo giusto che il suo finale di carriera termini in questo modo. Perché sebbene l’asturiano abbia ancora un altro anno di contratto, con tutto il bene che gli vogliamo, penso che difficilmente vada oltre il 2024, sperando, a questo punto, che l’anno prossimo la Aston sia pronta per giocarsi il mondiale. Fernando sabato ha messo a tacere tanti detrattori, che ancora mettono in dubbio le sue doti velocistiche in qualifica: ci sono vent’anni di differenza tra lui e Verstappen, con tutti i riflessi che ci passano in mezzo e, nonostante questo, Max ha dovuto fare gli straordinari per potergli togliere la pole. Purtroppo la sua AMR23, a differenza della monoposto di Verstappen, arrivava a fine giro con le gomme finite, motivo per cui l’olandese è riuscito a recuperare quel maledetto decimo proprio alla fine. La pioggia nel principato non fa sconti a nessuno e la roulette monegasca è stata letale per la Aston… peccato che sia andata così e chissà se questa agognata vittoria arriverà mai. Vero è che comunque, contro la corazzata bibitara, difficilmente si riuscirà ad agguantare il massimo risultato (anche perché non dobbiamo dimenticare che Alo era negli scarichi di Max solo grazie al suicidio di Sergio), quindi c’è ben poco da recriminare allo “spacca squadra” ed al suo team. Che tristezza dover leggere “che la luna di miele tra Aston ed Alo abbia potenzialmente i giorni contati visto il carattere dello spagnolo”: si seguita a ragionare per luoghi comuni e per sentito dire, senza mai approfondire realmente i fatti, come se poi in F1 si diventa campioni perché si è delle verginelle! Nell’ultima gara in Ferrari di Fernando Alonso, i suoi meccanici, mentre gli toglievano le termocoperte da quel cancello di macchina che guidava, piangevano! Si dia rispetto ad un campione mai domo che non conosce la parola “arrendersi” e che sta portando in carrozza una squadra letteralmente da solo. Perché purtroppo, se egli, e la squadra tutta, volessero fare affidamento sul suo compagno, starebbero freschi come si suol dire! Trovo esilarante che in giro ci siano personaggi che cercano di difendere Lance Stroll, il quale è stato l’unico (!) ritirato del GP di Monaco. Piloti molto più bravi di lui, sono stati appiedati per molto meno. In un GP dove (viva Dio!) il pilota conta ancora, Stroll si suicida con due revolverate senza colpo ferire: prima in qualifica e poi in gara… assolutamente incettabile!

Infine, giusto per non farci mancare mai nulla, i nostri piloti Rossi, non potevano assolutamente esimersi alla strage delle roulette monegasca. Ad essere sinceri, per i ferraristi c’è ben poco da dire: per Charles è avvenuto un suicidio assistito, grazie alla cappellata del muretto (con il Messia le cose non dovevano cambiare?), mentre Carlos ha pensato bene di suicidarsi volontariamente con quella manovra a dir poco generosa, alla chicane all’uscita del tunnel. Ciò che mi ha particolarmente colpito, immediatamente dopo la roulette monegasca della Ferrari, sono stati i toni pacati e giustificatori dei tanti detrattori (dell’ex Team Principal) nei riguardi del Messia: ci sarebbero stati gli stessi toni “distensivi”, caso mai ci fosse stato “l’altro”? Del resto la squadra “è giovane ed ha bisogno di tempo” (sigh!) e, nel frattempo che i tifosi cercano di acquietarsi la coscienza con queste ipocrite giustificazioni, mi tocca sentire Vasseur che difende la strategia del muretto… del resto quando era “l’altro” a dire le stesse cose, dopo l’ennesima cappellata, la pazienza era finita, mentre per il Messia, questa è solo la sua prima roulette monegasca in rosso, quindi di comprensione ce n’è a iosa. Peccato che l’anno scorso il GP di Montecarlo lo avremmo potuto vincere in carrozza, mentre quest’anno abbiamo rimediato un minuto al traguardo… non c’è che dire, la roulette monegasca non tradisce mai le aspettative.

 

Vito Quaranta

BASTIAN CONTRARIO: LA BINOTTITE

Chissà se esiste una medicina, una cura o chissà quale pozione magica per liberarsi della malattia che affligge l’attuale team principal della Ferrari. Il buon Vasseur, messia tanto annunciato e sbandierato ai quattro venti, come l’uomo giusto per riportare la Rossa al successo e, soprattutto, cosa più importante e tanto cara ai tifosi del monegasco, uomo risoluto per attuare i team order senza scrupoli (a discapito di Carlos, si capisce), è affetto da una grave infezione di “binottite”. Malattia rara e, a quanto pare, letale dalla quale difficilmente si può guarire.

Non posso che prenderla a ridere in questo disastro (annunciato!) chiamata Ferrari (targata Presidenza, Dirigenza e Vasseur) che scende in pista ogni maledetta domenica, arrancando tra una curva e l’atra. Immediatamente dopo il GP di Miami, altro successo proclamato per la Red Bull, i miei occhi si sono imbattuti nei commenti dei tanti tifosi, delusi e disillusi, che affermavano che l’attuale team principal rosso iniziava a parlare appunto proprio come Binotto. Certe storie, se non fossero vere, risulterebbe difficilissimo inventarsele, eppure succedono eccome e noi tutti non possiamo che stare a guardare. Gli stessi tifosi che erano pieni di entusiasmo qualche mese fa durante la presentazione della nuova rossa (che piaccia o no, macchina concepita dal team dell’ex Team Principal), sono gli stessi che dopo solo cinque GP iniziano a dirne già peste e corna di quel Messia tanto osannato. Come ho già affermato in passato, il sottoscritto non ha nulla contro Frederic, ne tanto meno ha interessi nel difendere (quanto e quando possibile) Mattia, perché semmai, i problemi sono ben altri e risiedono più su nella piramide. Ciò che trovo indecoroso e nel contempo esilarante è proprio la reazione di tanti, troppi, che non solo restano delusi, addirittura dicono “che inizia a comportarsi come Binotto”!

Rimangono di stucco quando il buon Vasseur dice “dobbiamo capire”, “a Maranello analizzeremo i dati” e via discorrendo e da qui l’inevitabile infezione di “binottite”. Il dramma è che, purtroppo, invece di guardare la luna ci si concentra sul dito che la indica. Con questo voglio dire (da quando lo dico?) che a Maranello può venire chiunque e che, purtroppo, non cambierà mai nulla se le metodologie saranno sempre le stesse e chiunque si infetterà di “binottite” acuta… chiunque! Perché del resto, cosa dovrebbe dire un team principal che si ritrova nel bel mezzo di una bufera mediatica, creata proprio da chi l’ha voluto in GeS, annunciando ai quattro venti che “quest’anno la Rossa avrebbe mostrato velocità mai viste prima”? Ovvio che deve buttare acqua sul fuoco, proprio come Binotto quando si trovava nella stessa situazione, con la differenza che veniva osteggiato o lasciato solo. Affermo il falso? Allora qualcuno mi spieghi perché lo volevano fuori già a gennaio 2022!

“Ci vorrà tempo per risollevarsi”, gridano i tifosi dalla curva sud, “chiunque verrà, dovrà rispettare il gardening ed i risultati non si vedranno prima del 2025”, urlano gli altri dalla curva nord… ben venuti sul pianeta Terra, signore e signori. La F1 non è il calcio, non basta cambiare l’allenatore e, soprattutto, cambiarlo perché ha beccato una striscia negative di tre, quattro partite. Quest’anno, salvo miracoli, sarà ricordata come un’annata con zero vittorie, inutile farsi illusioni ed è inutile sperare negli aggiornamenti e nei correttivi che arriveranno (arrivano sì?), perché i problemi che ha la Rossa e, soprattutto il vantaggio che ha Red Bull, non lo risolvi nel giro di due, tre GP. La macchina è di Binotto, altro mantra tanto urlato, ed io lo confermo per carità, solo ci sarebbe stata la stessa onestà intellettuale se la monoposto di Charles&Carlos fosse risultata vincente? Perdonate il mio scetticismo eppure ne dubito fortemente che si sarebbe dato a Cesare quel che è di Cesare con tanta franchezza e schiettezza proprio come si sta facendo ora… in negativo ovviamente. Esercizio sempre facile e terapeutico dare la colpa nell’immediato, senza considerare tutto quello che c’è dietro e le condizioni con cui si è dovuto lavorare e come si è giunti a tutto questo. Motivo per il quale la Rossa è sempre più isolata e questo ci porta ad un altro triste capitolo della nostra Beneamata e di chi la governa: come mai a Maranello non c’è la fila di ingegneri esperti provenienti da altre squadre per poter lavorare in Ferrari? Dove sono gli ingegneri Red Bull che avrebbero dovuto portare i segreti del drs bibitaro (fosse solo quello il loro vantaggio) in rosso? Tutti hanno detto no e così, come l’attuale Team Principal non è altro che il risultato di una quinta scelta, allo stesso modo, gli ingegneri che verranno saranno lo scarto (con tutto il rispetto!) delle altre squadre.

L’attuale “mago” che ha fatto rinascere a nuova vita la Aston Martin, portandola da settima forza dall’anno scorso a seconda di quest’anno, venne chiamato proprio dal bistrattato Binotto, il quale si è visto rispondere con un bel no. Come mai nessuno vuole venire a lavorare a Maranello? Troppa umidità in Emilia Romagna? Oppure tutti, ormai da tempo, si sono resi conti che con queste attuali condizioni non ha nessun senso trasferirsi nel bel Paese. Come si giustificherà il “binottizzato”  Vasseur nel momento in cui dovrà annunciare i nomi degli ingegneri (ammesso che vengano), che di fatto appartengono alla così detta bassa forza? Soprattutto cosa succederà se poi i risultati tanto sperati non arriveranno? La “binottite” non perdona ed i “dovremo analizzare”, scorreranno a fiumi.

Charles&Carlos da questo terribile morbo non sono esenti, con l’unica differenza che l’anno scorso avevano ben altri problemi rispetto a quest’anno. Penso che siamo tutti d’accordo che nel 2022 si litigava sugli ordini di scuderia da dare, per portare Charles il più avanti possibile in classifica e che ora siamo ritornati al mantra “i piloti sono l’ultimo dei problemi”. Una storia che si ripete a quanto pare ed infatti siamo ritornati al 2020 (mentre la Federazione, con le sue scelleratezze, ha avuto lo stomaco di farci ritornare al 2014, con la differenza che al posto del trio sul podio, Hamilton – Rosberg – Massa, ora abbiamo Verstappen – Perez – Alonso), dove non si becca nulla, salvo in qualifica. A causa della pressione e a causa del fatto che si cerca di recuperare, le probabilità di errori aumentano, cosa che al GP americano è successa puntualmente con un Leclerc, autoeliminatosi in qualifica, per poi evaporare in gara e Carlos estintosi nel corso del GP per un errore in ingresso in pit lane. I loro volti a fine GP, mentre discutevano, erano eloquenti: increduli e basiti, cercando di capire come sia possibile che in gara quelle gomme proprio non funzionassero come quelle della concorrenza. Belli i tempi in cui si riusciva a prendere la pole in scioltezza e a salire sui cordoli, aggredendoli senza il timore di perdere il culo della monoposto: eppure ricordo bene l’entusiasmo di Charles nel famoso shakedown fatto il giorno di S. Valentino, nel guidare la sua SF23… dov’è finito? Cosa è successo?

Mi spiace, quando si attuano determinate politiche, in seno ad una scuderia di F1, cose del genere succedono ed in una scuderia come quella di Maranello, certi problemi si moltiplicano per forze di cose. Mi auguro solamente, per il bene dei tanti tifosi soprattutto del monegasco, che non si infetti anche lui con la “binottite”, dicendo “dovremo analizzare”, altrimenti sarà allarme epidemia in seno alla Gestione Sportiva e, soprattutto, tra i suoi supporters.

 

Vito Quaranta