IL PUNTO DELLA REDAZIONE

Il campionato del mondo di F1 più lungo di sempre si è dunque concluso e, sebbene le pratiche del 2024 non sono ancora chiuse, è già 2025. Il tempo scorre veloce ed inesorabile e, mai questa ovvietà è più vera proprio nel nostro sport. Infatti fervono i preparativi per tutte le squadre per arrivare puntuali al primo appuntamento stagionale e, di sicuro le squadre non sono le uniche a comportarsi come api industriose. Alle loro spalle c’è la Federazione dell’Automobilismo Internazionale che ha il suo bel da fare e di certo non sta a guardare. Quest’ultima, per mano del suo presidente Ben Sulayem, sta attraversando non pochi problemi anche se dovrei parlare di vera e propria tempesta in seno alla stessa Federazione. L’impressione che il presidente mi da, con tutte le sue dichiarazioni e soprattutto azioni che compie, è quella che sta cercando di instaurare in seno alla FIA stessa il suo personalissimo feudo (“Le controverse modifiche allo statuto dell’organismo di governo della F1, approvate tempo fa, costituiscono una preoccupante concentrazione di potere” secondo il Presidente di uno dei club membri – Fonte BBC Sport); con tutto quello che ne consegue. Il licenziamento (anche se ufficialmente si parla di abbandono volontario… sigh!) del direttore di gara a tre GP dalla fine, sostituendolo a sua volta con un novellino (con tutto il rispetto per il neo direttore un conto è controllare gli eventi minori, un altro è essere gettato nella fossa dei leoni), è uno dei tanti esempi che sono successi quest’anno e che hanno origini ben più lontane. Infatti “l’ammazzatora” come si suol dire, la vedemmo già al “FIA awards” del 2023, con Domenicali che ha dovuto fare da paciere tra Sulayem ed Horner, altrimenti i due erano già pronti a scannarsi in diretta sul palco. La conseguente fuga di notizie accorsa ai danni dello stesso Horner, ad inizio di questo mondiale, a mio giudizio non può essere considerata casuale. Naturalmente le prove non ci sono e, chi di dovere se ne guarda bene dal farle uscire fuori, di certo tra FIA ed “il resto del mondo” è in atto una guerra senza quartiere e, nessuno è intenzionato a fare prigionieri. Alla fine dell’anno prossimo ci sarà la rielezione del nuovo presidente della Federazione e lo stesso Sulayem si è mosso non ora per assicurarsi la vittoria in tal senso. Come? Andando a procacciare consensi nei Paesi in via di sviluppo o che comunque storicamente (dal punto di vista del motor sport) sono meno importanti di quelli occidentali. In tal senso, a mio giudizio, la celebrazione del FIA awards tenutasi quest’anno proprio in Ruanda deve essere letto in questa chiave (per la serie nulla è per caso).

Apparentemente questo discorso potrebbe sembrare noioso, soprattutto per chi è interessato solo a ciò che accade in pista, eppure proprio quanto sta avvenendo in seno alla Federazione non può inevitabilmente che ripercuotersi sui piloti e, su ciò che appunto accade nella pista stessa. Sulayem, nel suo personalissimo feudo, ha deciso di utilizzare il pugno duro con le squadre e soprattutto coi piloti, suo vero bersaglio dato che questi ultimi sono gli idoli delle masse e soprattutto dei giovani, sui quali tutto il sistema F1 ha puntato ed è per questo che egli pretende il giusto comportamento; per non dire “bon ton”. Andando a spulciare le nuove regole con le quali si dovrà avere a che fare nel 2025, ce n’è una che mi ha colto di sorpresa ed è quella che dall’anno prossimo appunto, nei prossimi regolamenti sportivi, “sarà adottato un linguaggio neutrale, superando l’uso esclusivo del maschile”. Ancora: via social mi sono imbattuto in un twitt (anche se ora non si chiama più cosi) dove veniva evidenziato che fino al 2017 la F1 era fatta di vecchi e non aveva appeal per i giovani, poi è arrivato Netflix e tutto è cambiato… sigh! Premesso che mi verrebbe da dire che anche nel 2017 la F1 era lo sport più seguito al mondo dopo il calcio e, se il circo aveva perso appeal, era a causa proprio della F1 stessa che ha permesso l’uso e abuso della pazienza di tutti gli appassionati, con quel dominio assurdo e sconsiderato da parte della Mercedes a causa dei nuovi regolamenti turbo ibridi (tenetevi pronti che il 2026 è vicino!), vero è che tutti questi argomenti sono perfettamente collegati tra di loro e, l’insistenza quasi ossessiva da parte dell’attuale Presidente della Federazione di tenere a freno la lingua dei piloti al fine di dare il giusto esempio, ne è la plastica dimostrazione di dove questo ambiente vuole andare a parare.

Sono perfettamente consapevole che con una tematica del genere si trascende immediatamente nel “pensiero politichese” e, lungi da me trasformare questa rubrica in una tribuna politica, solo che accadono delle cose che sono imprescindibili da ogni logica e, sebbene tutto ciò che vediamo è educazione e, soprattutto come ci hanno insegnato i filosofi greci che la parola è pensiero, mi pare ovvio dove si voglia arrivare nel prossimo futuro con la massima Formula iniziando ad essere “meno maschili” nello scrivere il regolamento sportivo. Dice bene quel twitt “con l’avvento di Netflix tutto è cambiato” (in peggio!), perché in questo modo si è dato la possibilità ai più giovani di avvicinarsi di certo al mondo della F1, solo che il modo che è stato scelto è stato totalmente sbagliato. Se c’è una cosa che Sulayem ha avuto come merito, è stata quella di unire i piloti in una unica voce, i quali hanno protestato contro quella assurdità del non dire le parolacce. Ad essere sinceri non so dove questa levata di scudi, da parte di tutti i piloti, possa portare realmente. Chi tiene veramente botta è Verstappen il quale, dall’alto dei suoi quattro mondiali vinti, può permettersi di fare (quasi!) quello che vuole eppure, anche lui si è dovuto prestare a quella pagliacciata chiamata “lavori socialmente utili”, che i piloti devono svolgere caso mai violano le regole etiche della F1. Mi sembra evidente, almeno da parte di Ben Sulayem e di chi lo appoggia, che la direzione sia tracciata e con quel suo “I piloti pensino a guidare!” ha fatto capire fin troppo bene cosa pensa dei venti driver che ci sono in pista. Tuttavia non me la sento di biasimarlo dato che i primi responsabili di tutto questo, sono stati proprio gli stessi piloti che col tempo, sono divenuti sempre più marionette e meno uomini con gli attributi da mostrare (non in pista che quello viva Dio ancora ce lo fanno vedere) fuori dal circuito. Troppo tardi per alzare la testa? Sono del parere che non è mai troppo tardi per cambiare idea e quindi pensare a delle azioni a cui dare seguito, vero è che il nuovo corso apparentemente sembra tracciato e, poiché è sempre la domanda che comanda l’offerta finche ci sarà il sold out ovunque si vada, chi organizza ha sempre ragione. Sia chiaro, chi vi scrive sa benissimo che la F1 che ha vissuto, con motori aspirati, sound assordante e piloti con gli attributi sotto (non mi riferisco solo alle super star) non ritornerà più, eppure è sempre il buon senso che dovrebbe alla fine prevalere e non una stupida ideologia che serve solamente a distrarre e dividere, quanto poi per definizione, un appassionato di F1 lo è a qualunque latitudine indipendentemente dalla squadra e dal pilota che tifa. Sarà un lungo inverno, dunque preparatevi perché anche se i motori tacciono, la battaglia che si combatte dietro le quinte non si è mai fermata e, ciò che abbiamo visto in questi ultimi mesi è stato solo il preludio di quello a cui assisteremo fino a novembre dell’anno prossimo, momento in cui sarà confermato Sulayem o eletto il nuovo presidente della FIA.

Vito Quaranta