2016 FORMULA 1 UNITED STATES GRAND PRIX

Dov’eravamo rimasti?

La Formula 1 approda ancora ad Austin dopo che l’edizione del 2015 ha lasciato un sapore misto fra l’amaro e il dolce.

Amaro per l’uragano Patricia che rovinò in gran parte la festa, soprattutto il venerdì e il sabato con la soppressione di molti turni di prove libere ed il rinvio delle qualifiche alla domenica; è ancora vivo il ricordo di un pubblico che stoicamente non voleva arrendersi e resisteva sulle tribune in preda a vento e acqua.

Dolce per il tentativo di molti team che, non potendo girare in pista, hanno cercato di gratificare il pubblico con iniziative goliardiche ai box; ma soprattutto dolce perché la gara, partita su pista bagnata e terminata con pista asciutta è stata bella con alcuni piloti che seppure con vetture meno performanti hanno sfruttato le condizioni per far valere la classe. Anche un paio di safety car hanno contribuito a mantenere molto compatto e vivace il gruppo.

L’ insieme di questi ricordi comunque non fa passare in second’ordine che il “Circuit of the Americas” è ormai unanimemente riconosciuto da tutti, piloti, pubblico e addetti ai lavori come una delle più belle piste del mondiale, con un compromesso di curve lente e veloci magicamente enfatizzate dalla morfologia del territorio con le continue variazioni di pendenza. La prima curva ad esempio si propone cieca dopo il rettilineo di partenza in salita e lo spettacolo è sempre assicurato. In generale le possibilità di sorpasso sono tante e non solo quelle permesse dal DRS in fondo al lunghissimo rettilineo. Tilke, un nome che solitamente fa accapponare la pelle quando associato alla F1, ha scopiazzato alcune delle migliori curve dei circuiti storici europei con un risultato ottimale. Se si vuole l’unica cosa che può far storcere il naso i puristi sono le troppo ampie vie di fuga asfaltate, ma direi che ci si può accontentare una volta tanto.

Dal punto di vista dell’assetto la pista richiede il solito buon compromesso aerodinamico, privilegiando comunque il grip meccanico; anche la potenza non è il fattore primario, anche se il lungo rettilineo e le variazioni di altitudine possono essere causa di stress per i motori termici e per le turbine. La caratteristica maggiormente enfatizzata delle PU sarà probabilmente la capacità di recuperare energia sia K che H (l’acceleratore resta premuto per il 68% del circuito).

Dal punto di vista della competizione bisogna ricordare che trattasi del quart’ultimo GP della stagione.  Pertanto I tempi stringono per quei team come la Ferrari (ma è in buona compagnia) che sperano ancora di salvare la stagione con una vittoria o comunque con risultati positivi che sebbene molto lontani dal soddisfare gli obbiettivi preposti contribuirebbero certamente a vivere un inverno meno teso.

Ferrari che si presenta ad Austin ringalluzzita da una prestazione soddisfacente a Suzuka e soprattutto da aggiornamenti di aerodinamica che finalmente avrebbero funzionato, dando un forte segnale di discontinuità con il passato (recente e remoto). Il condizionale è d’obbligo secondo me. Ma nell’ipotesi ottimistica che ciò corrisponda al vero, occorre sottolineare come minime variazioni di profilo sull’anteriore, difficilmente visibili, siano in grado di modificare radicalmente l’assetto della vettura e soprattutto il rendimento dei pneumatici.

La RedBull si presenta con grandi velleità con motori nuovi e forse con qualche cavallino in più per Ricciardo reduce da una anonima e indecifrabile Suzuka, a differenza di Max Verstappen, piuttosto pimpante. La loro speranza, supportata da una vettura che pare costruita ad hoc per piste come questa, è quella di ripetere il valzer dell’anno scorso, stavolta però sul podio.

La Force India che dovrebbe essere il riferimento di tutti per la capacità di fare tesoro dei (pochi?) capitali a disposizione cerca un podio per mettere il suggello ad una stagione da incorniciare a mio parere.

La Williams parrebbe aver ritrovato, almeno con Bottas, il bandolo della matassa smarrito e un buon risultato sarebbe un buon brodino caldo per riscaldare un’ inverno che si annuncia gelido.

La McLaren è indecifrabile, per me. Sono reduci da un disastroso gran premio casalingo di Suzuka dove dopo la decorosa, per i tempi che corrono, prestazione di Singapore avevano puntato tutte le loro carte. Avevano manifestato propositi bellicosi verso i primi tre team del campionato ed hanno invece mancato clamorosamente la prestazione per mancata erezione. Proprio così, nessuna eiaculazione precoce o coito interrotto, che, si fa per dire, sarebbero più scusabili.

Fino a questo momento mi sono dimenticato dei tedeschi della Mercedes, forse perché si presentano con la solita sicurezza di essere comunque protagonisti.  La domanda semmai è se lo saranno nel segno della continuità con Lewis Hamilton (che qui ha vinto 3 volte su 4) o della discontinuità con Nico Rosberg che vincendo metterebbe una seria ipoteca sul campionato? Perché la lotta per il campionato adesso rischia davvero di incendiarsi e di regalarci qualche emozione: riuscirà Lewis a ribaltare il tavolo mettendo in campo la sua “cattiveria agonistica” oppure Nico ha fatto la tempra a queste situazioni ed è in grado di sopportare lo stress?

Comunque vada sono convinto che domenica notte dormiremo sereni dopo aver goduto di un bel gran premio.

Il vostro Aviatore