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IL PUNTO DELLA REDAZIONE – ATTO III

Questa settimana appena terminata, purtroppo, è stata funestata dalla scomparsa di Alberto Antonini, giornalista conosciuto e amato (e, anche se non amato, sicuramente rispettato a prescindere) nell’ambiente della F1, fosse solo che il paddock lo ha calcato anche (e con grande orgoglio) come capo ufficio stampa della Ferrari, nel periodo appartenuto a Maurizio Arrivabene, come Team Principal della Rossa. Periodo non facile nel gestire la comunicazione della Beneamata, visto che in quel periodo chi comandava, in pista e fuori, era la Mercedes del duo Wolff/Hamilton, mentre la Beneamata arrancava con Vettel e Raikkonen, salvo nella parentesi del 2018. Le condoglianze mie e del Blog del Ring alla famiglia del compianto giornalista sono doverose. Come ho già avuto modo di dire pubblicamente a mezzo social, nell’ultimo periodo (post Ferrari), mal digerivo il buon Antonini per come criticava Binotto e la sua Ferrari, e questo ci sta quando si parla di sport, eppure il rispetto è doveroso ed è a prescindere! Purtroppo la nostra Ferrari, a tal proposito, ha fatto parlare negativamente e, sinceramente, non capisco per quale motivo abbia prestato il fianco alla ridda di (giuste) critiche che gli sono piovute addosso. Non capisco francamente l’atteggiamento di totale assenza nell’unirsi al cordoglio che ha coinvolto, innanzitutto, la famiglia del giornalista e poi tutti gli appassionati che seguono questo sport e che, inevitabilmente, lo conoscevano, seppur indirettamente. Sono del parere che nel momento in cui una Scuderia di F1 sbarca sui social sia per comunicare nel modo più facile e veloce con le masse e quindi con i tifosi e, dato che si trova in questo ameno luogo, è anche per raccogliere consensi… inutile girarci attorno. Il fatto è che nel momento che ti trovi su una piattaforma di dominio pubblico non puoi solo prenderti il dolce (like e cuoricini vari), bensì devi anche sciropparti l’amaro (critiche) e, di conseguenza, in un modo o nell’altro devi dare conto a coloro i quali si affannano a mettere cuoricini a iosa. Ed è per questo che non capisco affatto il mutismo della Beneamata a riguardo: sono sicuro che la Scuderia Ferrari in privato abbia fatto tutto il necessario per farsi sentire (ed il minuto di silenzio fatto al consueto pranzo di fine anno con i giornalisti “altamente selezionati” ne è la prova) nei dovuti modi, eppure un messaggio, un semplice cinguettio, non solo non sarebbe costato nulla  anzi non sarebbe stato affatto di cattivo gusto e, soprattutto, avrebbe accontentato tutti quelli che, poi, inevitabilmente, hanno reagito criticandola aspramente. Ferrari non manca mai di far parlare di sé ed anche questa volta (in negativo) non ha disatteso le aspettative.

Purtroppo questo atteggiamento va ad inasprire ancora di più l’amara stagione appena conclusa e con questo non sto dicendo che con un messaggio di cordoglio l’avrebbe addolcita, semplicemente ci si aspetta un comportamento quanto meno più “espansivo” da parte della Scuderia più iconica di sempre. Un vero peccato, un’occasione persa da parte della Rossa la quale, per bocca del suo Team Principal Vasseur, ha preferito concentrarsi (proprio al menzionato pranzo) sull’immediato futuro. Le speculazioni sulla nuova monoposto, che vedrà la luce il 13 Febbraio, sono tante ed inevitabili, così come le aspettative (un ciclo vizioso che si ripete da tempo immemore ormai). A tal proposito mi ha particolarmente colpito l’atteggiamento di Vasseur che è stato quello del profilo basso, cercando proprio di spegnere sul nascere ogni possibile speranza, o per meglio dire, di potenziale illusione facendo capire che il lavoro da fare è tanto e, nel contempo, lascia la fiammella della speranza accesa… come si suol dire. Ed è proprio questo che mi ha incuriosito: con una mano ti lancia l’osso e con l’altra se lo riprende: “Non voglio fare promesse di Natale”, dice ai giornalisti seduti al tavolo ed immediatamente dopo afferma “preferirei in un regalo di Pasqua”. Vorrei dire a Mounsieur Frederic che Pasqua quest’anno è proprio a Marzo (domenica 31 per la precisione), cioè quando inizierà il mondiale, allora se ci parla di regalo di Pasqua un appassionato qualunque il pensiero ce lo mette. Mi chiedo se ci fa o ci è! Così come preferisce evitare di parlare di rivoluzione, a riguardo della nuova monoposto, salvo poi dire che sarà rifatta al 95%… a mio avviso nella comunicazione della Ferrari del nuovo corso c’è quanto meno un po’ di confusione. Sono consapevole che si sia imparato dagli errori comunicativi dell’anno scorso (“Raggiungeremo velocità mai viste prima” disse un sicuro Benedetto Vigna in conferenza stampa) e da qui il basso profilo, solo che non si può pretendere di volare basso, se poi ci si contraddice immediatamente dopo, facendo capire l’esatto contrario. Mi rendo conto che solo un folle, specie dopo quest’anno, direbbe apertamente di lottare per il mondiale nel 2024, vero è che l’obiettivo per la Beneamata non può che essere quello e quando si parla di “regalo di Pasqua” e di “evitare di parlare di rivoluzione”  (anche se di fatto, la nuova monoposto è stata rivoluzionata…95% significa vettura rifatta daccapo!), mi viene quanto meno mal di testa. Con la stabilità regolamentare che troveremo l’anno che verrà (ed anche nel 2025), per Red Bull sarà difficile (a Dio piacendo!) replicare la strage che ha fatto in questo anno che si sta concludendo, di fatto quindi per chi insegue dovrebbe essere più facile colmare il gap prestazionale. Dalle parole di Vasseur cosa dovremmo capire? A mio giudizio l’unica certezza è che Red Bull partirà da favorita e che nessuno sa dove siano gli altri e, purtroppo, da come il buon Vasseur parla, nemmeno la Rossa sa a che punto si trovi realmente e, che sperano che con questa sorta di “all in” nel modificare radicalmente il vecchio progetto, siano anche loro della partita… e naturalmente lo speriamo anche noi.

A proposito di comunicazioni equivoche, il Team Principal non si risparmia nemmeno sul rinnovo di LeClerc e Sainz, i quali per bocca del Presidente è sicuro che rimarranno in Rosso. Fatto sta che dopo i proclami di rinnovo, immediatamente dopo la fine del mondiale, gli stessi ancora non ci sono (a differenza di Mercedes per esempio, che con Lewis ha chiuso i giochi in estate). Sia chiaro che il sottoscritto non ha dubbi che a breve annunceranno la lieta novella, solo che questo stride con quanto detto dallo stesso Boss Ferrari a riguardo di Verstappen e cioè che “Se chiedi a dieci Team Principal diversi, tutti lo vorrebbero”… e ci mancherebbe aggiungo io, solo che davvero era il caso di aggiungere anche quel laconico “Mai dire mai”, a riguardo della potenziale venuta del campione olandese, fosse solo che non solo i contratti del rinnovo non sono ancora in essere e che Charles e Carlos stanno dando l’anima per riportare sul gradino più alto la Rossa. Avrebbe potuto rispondere in mille modi diversi, glissando elegantemente sull’argomento, invece (con una mano te lo dà e con l’altra se lo riprende, appunto) lascia la porta aperta a Max e, a mio modo di vedere, manca di rispetto proprio al monegasco, il quale ne è il diretto avversario e che appunto sta per firmare, a quanto capito, un lungo e corposo contratto con la Rossa.

Questo è il primo vero anno della Ferrari di Vasseur e, almeno dal punto di vista comunicativo, partiamo quanto meno claudicanti. Speriamo che per Pasqua abbia imparato a camminare bene, perché  come regalo (visto che ci tiene tanto a farcelo) sarà già tanto

 

Vito Quaranta

BASTIAN CONTRARIO: LA RISSA

Il GP del Messico si preannunciava caldo, non tanto per le temperatura dell’aria e quindi della pista, quanto per il pubblico e quindi per i tifosi di Perez. A Liberty Media la “fiesta” sugli spalti e in pista piace tantissimo: folclore, balletti, bimbi in primo piano e tutte quelle frivolezze da dare in pasto al pubblico… quello che sta sul divano soprattutto. Peccato (per Liberty Media) che il pubblico che sta a casa, non è (per fortuna) completamente lobotomizzato e peccato (sempre per l’organizzatore), che, il folclore spacciato per fiesta in salsa tacos, tutto sia stato tranne che intrattenimento gioioso. Di fatto domenica scorsa abbiamo assistito, letteralmente parlando, ad una vera e propria rissa, la quale è iniziata ben prima del gp messicano stesso. Forse, per questi animi esacerbati, dobbiamo ringraziare innanzitutto proprio Red Bull, all’interno della quale vi è ormai da tempo una rissa (anche se si legge lotta di potere) tra Horner che vuole fare definitivamente la scalata, visto che il patron è ormai passato a miglior vita, ed Helmut Marko figura mistica che un giorno i posteri ci diranno, ufficialmente, come risulta nel libro paga dei bibitari, anche se sappiamo tutti qual è la sua funzione. Proprio quest’ultimo settimane fa, con un tempismo perfetto, accese la miccia classificando i piloti di sangue sudamericano. Mai tacere fu più giusto e, invece, “l’eminenza grigia” bibitara di stare zitto proprio non ne vuole sapere e apriti cielo su accuse di razzismo e tutte le terminologie che si concludono con “ismo”, che in questo periodo storico di perbenismo imperante tanto vanno di moda. Al di là del fatto che quanto affermato dal (poco) buon Marko, lascia il tempo che trova (lo farei confrontare tranquillamente con Ayrton a riguardo… purtroppo ahi noi non si può), il fatto è che avrebbe dovuto sapere che affermare certe opinioni (che appunto sono discutibili… opinabili) avrebbe esacerbato gli animi e, considerando la scaltrezza dell’uomo in questione, dubito che non sapesse a cosa si sarebbe andato incontro, quindi Helumt è doppiamente correo. A questo si aggiunga che ormai Perez è stato letteralmente stritolato dal sistema bibitaro e tant’è per arrivare a quanto abbiamo assistito. I tifosi messicani hanno iniziato le rappresaglie, a partire da Austin, fischiando proprio il compagno, ed hanno concluso in maniera coerente e “degna” a casa loro, prima prendendosi letteralmente a mazzate sulle gradinate degli spalti (non ho mai visto in trent’anni di F1 un solo screzio tra tifosi di motor sport, figuriamoci quello spettacolo indecoroso che è andato in 4K HD in diretta sui social) e poi fischiando Charles, il quale, da signore che è, ci ha tenuto a specificare e a giustificarsi che non sapeva dove andare visto che non aveva spazio. Che vergogna e che sconfitta per il nostro sport. Sono del parere che Liberty Media debba riflettere non poco sul modello comunicativo così esasperato che si offre alle masse e, con essa, dovrebbero riflettere anche le varie emittenti private, che hanno i diritti esclusivi di mostrare ciò che noi appassionati vogliamo vedere, con i loro commenti urlati ed isterici sempre alla ricerca del nomignolo da affibbiare a quello e all’altro pilota. Inutile lamentarsi se si educano soprattutto le nuove generazioni a credere che il tifo nel motor sport sia riconducibile a quello calcistico, il quale ha abbondantemente dimostrato quanto sia sbagliato e, appunto, violento. Di certo non è mia intenzione scrivere un  trattato di sociologia su queste righe, sia perché in questa rubrica si parla di F1 e sia perché comunque non ne sono all’altezza, solo che, viva Dio, è giusto gridare una verità che penso tutti dovrebbero dover condividere senza remore e cioè che è quella di tenere lontano il tifo da hooligans fuori dal motor sport e di portare rispetto per i venti piloti che ogni domenica scendono in pista e che, ebbene sì, rischiano anche la vita per farci divertire ed emozionare.

Le uniche risse, sportivamente parlando, di cui veramente vorrei parlare, sono quelle che succedono in pista e lo start del GP di domenica scorsa non ha deluso in tal senso. Sia Ferrari, a partire dai suoi due piloti, che proprio lo stesso Checo, hanno di che riflettere in questa settimana che ci avvicina all’imminente GP carioca. Inaspettatamente Ferrari al sabato (che linearità senza la Sprint Race!), conquista una magistrale prima fila: avere Charles in pole ormai non fa più notizia, sicuro non ci aspettavamo che Carlos potesse andare a fare filotto, blindando le prime due posizioni. Mi chiedo cosa sia passato nei cervelli di Charles&Carlos allo spegnersi dei semafori, o forse mi dovrei chiedere come funziona il software della partenza delle Rosse, visto e considerato che, quando monopolizzi una prima fila, hai il dovere di difenderla con i denti e le unghie. Sia chiaro, senza la rissa accorsa in curva uno, Ferrari comunque non avrebbe vinto, almeno avremmo potuto gestire la prima parte di gara guadagnando più tempo possibile e, forse, aspirare a qualcosa di più di un terzo posto che, diciamoci la verità, calza veramente stretto e il volto di Le Clerc sul podio, parlava chiaro a riguardo. Eppure il monegasco non può che biasimare se stesso per quanto successo perché, conti alla mano, in macchina c’è lui e non gli ingegneri che gli settano il suddetto software. L’errore è stato duplice, perché oltre a cannare la partenza, ci si è permessi di farlo con Verstappen alle spalle, il quale dal canto suo, non ha fatto altro che fare il suo dovere e quindi passare e vincere appena superato indenne curva uno. Ascoltando Pino Allievi, sembra che monsieur “ovviò” Vasseur, abbia sbraitato in pubblica piazza (come Arrivabene insegna… sigh!) contro tutti, richiamando ognuno alle proprie responsabilità… l’ovvio appunto. Sbraitare dicevo, perché forse il TP Rosso inizia a sentire la pressione della squadra (e non siamo nemmeno alla conclusione del suo primo anno!) e, cito testuali parole, “la sedia scricchiolare”. Sia chiaro che qui nessuno sta dicendo che verrà rimosso (anche se in quel di Maranello tutto può essere), solo che si mastica amaro, visto che il francese era stato designato come il messia che doveva far risorgere la Scuderia dalle “macerie che ha trovato”… intanto, grazie a quelle “macerie”, Ferrari, ad oggi, è l’unica scuderia ad aver vinto in questo mondiale a parte Red Bull! Eppure la rissa che attende Vasseur al momento è nulla a confronto di quella che deve affrontare Perez: forse le parole del padre lo hanno caricato troppo, forse l’aria rarefatta del circuito Hermanos Rodriguez gli avrà fatto male, fatto sta che, con quella manovra kamikaze che tutto il mondo ha visto, ha con molta probabilità sugellato la fine della sua carriera in Red Bull: allo stato attuale sarà un autentico miracolo (alla faccia di ciò che ha detto il padre!) se lo rivedremo l’anno prossimo al fianco di Verstappen. Lo stato mentale raggiunto dal pilota messicano è tutto in quella manovra e, quando un pilota di quella esperienza arriva a rotta di collo in quel modo, beh forse è arrivato il momento di fermarsi, quanto meno nel riflettere se è ancora il caso di continuare o cambiare aria (inteso come squadra… ammesso che qualcuno se lo prenda).

Dio ti ringrazio, ci siamo lasciati alle spalle il confine messicano ed è già ora di “torcida”, anche se questa verrà rovinata dal solito format spoiler partenza, chiamato Sprint Race, augurandoci che questo, almeno in pista, ci dia lo spunto per qualche bella rissa sportiva; Verstappen permettendo

 

Vito Quaranta

BASTIAN CONTRARIO: IL GP DEI 18 GIRI

La storia è piena di episodi di guerra dove un conflitto viene ricordato per la durata dello stesso. Il primo che mi viene in mente, fosse solo perché sono campano, è “le quattro giornate di Napoli” per quanto se ne possano citare altri… sia chiaro. Questa di certo non è una rubrica di storia, anche se la F1 sta facendo di tutto per passarci (in negativo) con il suo reiterato e scriteriato comportamento. Ed ecco che il GP del Qatar è passato alla storia appunto, come “il GP dei diciotto giri”. Ormai criticare l’operato della Federazione e di tutto il carrozzone della F1 sta divenendo un esercizio che rientra nella normalità. Che tristezza infinita dover parlare di questo, invece di concentrarsi esclusivamente sulle gesta degli eroi che girano in tondo per trecento chilometri. Che poi, quelli in pista domenica scorsa, eroi lo sono stati per davvero date le condizioni (disumane) in cui hanno dovuto cimentarsi. Sia chiaro a tutti  che del buonismo da social il sottoscritto non sa che farsene e, di certo, non mi metterò a compatire i driver di ogni singola squadra dicendo “oh poverini”, perché quei “poverini” sono consumati professionisti che guadagnano milioni di dollari l’anno, girando il mondo, con tutti i benefici del caso. Sappiamo bene che c’è gente al mondo che a parità di condizioni, se non peggio, lavorano per molto (decisamente!) meno. Detto questo, si dia a Cesare ciò che è di Cesare, perché anche se l’attuale F1 sta facendo di tutto per farci allontanare (almeno i boomer come me… le classificazioni dei giovani leoni da tastiera, dietro le quali si nascondono per evitare ogni tipo di confronto, mi fanno sorridere) dal nostro amato sport, è anche vero che ne riusciamo ad apprezzare ancora le doti sportive dei nostri cavalieri del rischio. Così  il GP dei diciotto giri si è tramutato in una gara ad eliminazione, una sorta di selezione naturale del più forte: così che abbiamo visto improbabili gesti come quello di Russell, che per raffreddare le mani (sigh) le alzava dal volante in pieno rettilineo (e il safety first che se ne va a meretrici!), piloti che vomitavano nel casco ed altri che a stento riuscivano a stare in piedi a fine gara, fino ad arrivare alla vittima Sergeant, il quale per manifesta mancanza di preparazione (unico a ritirarsi), ha dovuto alzare bandiera bianca, dimostrando così (oltre ad un coscienzioso buon senso)non solo di non essere all’altezza della F1 come talento, addirittura non lo è nemmeno come preparazione.

Ci sarebbe da chiedersi chi è il genio che ha deciso di mettere in calendario il Qatar proprio agli inizi di ottobre, quando poi a novembre avremmo sicuramente trovato ben altre percentuali di umidità. Domanda retorica la mia, perché di geni, che nella F1 organizza il circo, ce ne sono pochi e allora, giusto per non farci mancare nulla, lo stesso organizzatore fa sapere che ogni pilota non potrà compiere più di diciotto giri con lo stesso set di gomme… da qui il triste nome del GP qatariota. Evidentemente al peggio non c’è mai fine e devo dire che la Federazione ha del metodo nell’affinare questa metodologia comportamentale. In una F1 scontata, dove già a fine tre giorni di test (ri sigh!) sai chi vincerà il mondiale e che l’unica suspense, o comunque incognita, è data proprio dal tipo di strategia che ogni squadra si inventerà (Ferrari nella Sprint Race del sabato è andata alla grande… meno male che con Vasseur le cose dovevano cambiare), si giunge all’assurdo che ti viene tolto anche quel minimo dubbio, perché tutti vengono obbligati per motivi di sicurezza a cambiare set di pneumatici, appunto entro le diciotto tornate. Che spettacolo osceno che siamo stati costretti ad assistere, che farsa degna solo di un organizzatore da paesello di campagna alle prime armi. L’organizzatore non può che spargersi il capo di cenere e, magari, mettersi un sacchetto della spesa in testa per la vergogna, proprio come faceva il figlio di gatto Silvestro. Asfalto mangia gomme, cordoli alti e taglienti come rasoi e tutto questo emerge solo quando si atterra in quel del Qatar. Fino a qualche tempo fa, i protagonisti erano i piloti che avevano il compito di portare al limite le loro vetture e le loro capacità, oggigiorno lo sono i cosiddetti “track limit”, i quali non possono essere violati, pena la reprimenda da cinque secondi che comminata in quel marasma, chiamato GP del Qatar, dove bisognava ricordarsi quanti giri mancavano al fatidico “diciottesimo”, non hanno fatto altro che aggiungere ancora più confusione. Ovvio che in pista ci vogliono delle regole, così come è giusto che si seguano determinate direttive, vero è che se un pilota esce fuori pista (inteso con quattro ruote sul cordolo) sa bene che può anche scivolare e quindi girarsi… allora che vengano lasciati liberi questi eroi, che assomigliano sempre di più a dei burattini teleguidati e non ai gladiatori ai quali siamo stati abituati a vedere e coi quali siamo cresciuti e che hanno contribuito a rendere la F1 lo sport più popolare del sistema solare; dopo il calcio si capisce. I piloti dicevo, quasi li dimenticavo.

Innanzitutto congratulazioni a Verstappen per il suo terzo titolo consecutivo, vinto al sabato (per gentile concessione di un “cotto a puntino” Perez, che a sua volta è stato richiamato pubblicamente da Horner, il quale è notorio che difende sempre allo stremo i piloti… giusto per far capire come sta messo male il messicano) come suo suocero (“la coincidenza non ha madre” cit. “V per vendetta”), quindi senza nemmeno aspettare diciotto giri. Del resto Max lo conosciamo, non è ragioniere, non è “professore” come Prost e tuttavia, per quale motivo dovrebbe esserlo visto che corre solo. Come ho già detto in passato, il buon Max è uno che nasce ogni generazione e che, purtroppo, a causa di queste regole, si è “hamiltonizzato”, perché non fa altro che correre da solo ed è uno spreco schifoso, soprattutto dopo quanto visto nel 2021. Singolare che proprio Hamilton, domenica scorsa, abbia dimostrato gli effetti di cosa significa correre in solitaria e soprattutto con un compagno incline a fargli da scudiero: per l’ansia di dimostrare alla squadra e al compagno chi comanda, ha mandato a quel paese un potenziale doppio podio per Mercedes, scornandosi con il coriaceo Russell, il quale ha raccontato la favoletta che non lo aveva visto negli specchietti: George ha fatto bene a non mollare, perché se avesse dimostrato sudditanza si sarebbe condannato per sempre. Chi altro non ha mostrato sudditanza è Piastri, che con bravura va a vincere la mini gara (tristezza!) e arrivare dietro al campione del mondo e comunque davanti all’insofferente compagno di squadra: fino a quando saranno “amici” i due? In Mercedes il bubbone è ormai scoppiato. Ritengo che manchi poco anche in questa sbalorditiva McLaren.

Nel delirio qatariota, anche Ferrari a modo suo è stata protagonista: il buon Sainz nemmeno si è disturbato ad entrare in macchina la domenica, dato che poco prima dell’inizio del GP, la squadra si accorge di un problema al suo impianto di alimentazione della benzina. Sapete cosa non mi sorprende di quanto accorso alla Rossa? Il silenzio assordante in merito. Vi posso garantire che se, quanto visto domenica scorsa, fosse successo con Binotto al comando, staremmo ancora a servire messa per quante bestemmie sarebbero state dette sui social. Invece nulla, un silenzio assordante: prima era un solo uomo a sbagliare per tutti, ora è la squadra. Ripeto, certi problemi non dovevano sparire con la dipartita dell’ex Team Principal? Del resto, per il rubicondo e paffuto Vasseur questo è il suo primo anno e, si sa, sta ricostruendo “dalle macerie” che il predecessore gli ha lasciato e un GP da diciotto giri non basta a sistemare le cose

 

Vito Quaranta

MIT’S CORNER: LE NON PAGELLE DI LOSAIL

È piuttosto curioso che dopo un week end così pieno di avvenimenti il sottoscritto si ritrovi con ben poca fantasia da applicare a questa rubrica. Tuttavia, dopo averci pensato per qualche atto-secondo (regalo premi nobel e cotillon a chi indovina la citazione), ho capito che questa aridità mentale è stata causata dalla “garetta” del sabato, spettacolo indegno del motorsport ai massimi livelli quale è (e, si suppone, vorrebbe continuare ad essere) la Formula 1.  Dei 19 giri che sarebbe dovuta durare la “garetta” ne sono stati concretamente disputati sì e no 9 a causa di ben tre Safety Car (sacrosante, sia ben chiaro) che hanno condizionato in modo decisivo lo svolgimento. Tutto è stato ingloriosamente pietoso in questa “garetta”. Dello svolgimento azzoppatissimo ho già detto ma che dire di un mondiale di F1 che si decide in questo modo? Perché mai il buon Max ha dovuto festeggiare il raggiungimento (scontatissimo) del suo obbiettivo gironzolando per qualche tornata in una competizione che non è un Gran Premio di Formula 1? Gli hanno tolto il gusto. Gusto che è mancato anche al povero Piastri, no? Tutti ci spelliamo le mani dagli applausi per la sua performance ma la sua non è stata una vittoria in un GP, non sta nell’albo d’oro di nulla e nelle statistiche manco verrà conteggiata se non con un apice nei risultati storici del vero GP che sembra un rimando ad una nota a pie’ di pagina.

Così sconsolato e sconfortato mi approcciavo alla visione del GP, quello vero, sperando che comunque le curiose condizioni in cui si sarebbe svolto avrebbero fornito un bel po’ di materiale e, forse, di sorprese.

Due parole sulla questione sicurezza gomme. Se Pirelli ha rilevato i problemi di micro-fratture che tutti i media hanno propalato urbi et orbi allora il restringimento di 80 cm nelle curve più critiche ha avuto un senso: non c’è da lamentarsi. Per lo stesso motivo ha avuto un senso anche obbligare i team a non percorrere in gara più di X giri con lo stesso set di gomme. Ma tutti e due? Non ne bastava uno di provvedimento? La cautela non è mai troppa quando si tratta di sicurezza, per carità, ma chiedere che venga presa in coerenza con lo spirito di competizione e velocità che la Formula 1 rappresenta mi pare richiesta legittima. La mia modestissima opinione è che fosse sufficiente l’obbligo di tre pit senza modificare la pista.

Infine, s’è parlato molto dei track limits e delle penalità connesse, con l’inesorabile profluvio di polemiche che ne è seguito. Qui, in tutta onestà, mi scaldo poco. Se il circuito è quello lì, cioè quella striscia d’asfalto delimitata da righe bianche che si arzogogola dallo start al finish allora non ci sono scuse che tengano: i piloti devono stare dentro quei limiti. Dopodiché va chiesto ai commissari di gara di valutare con il giusto criterio l’eventuale infrazione. Se il pilota è in performance e va oltre i track limits allora è giusto segnare ma se è impegnato in un duello e a causa di ciò va oltre (magari perché spinto dall’avversario) sono del parere che non andrebbe segnato. Finché è così allora tutto bene ma ho il sospetto che in almeno un caso, e precisamente in un tentativo di sorpasso di Gasly (non mi ricordo l’avversario ma l’ha spinto fuori – non Stroll) sia stato conteggiato erroneamente. Si tratta di una verifica importante perché, come al solito, ne va della serietà della competizione. Durante un duello un pilota non sta cercando la performance e se le circostanze lo inducono fuori dai limiti non lo sta certo facendo per guadagnare qualche centesimo ma solo, si fa per dire, la posizione. Poi magari il pilota incorre in qualche altra infrazione, come è capitato allo stesso Gasly con Stroll verso fine gara quando ha dovuto restituire la posizione (perdendola anche da Perez in quel frangente) dopo un sorpasso quantomeno ambiguo nelle sue modalità ma di certo non gli si può anche imputare il track limit. Detto questo la regola è semplice e c’è per tutti e non tutti i piloti sono stati penalizzati quindi eventuali geremiadi in questo senso vanno rispedite prontamente al mittente.

E poiché quest’ultima considerazione ci porta ai piloti ecco che ne valutiamo il comportamento a Lusail.

VERSTAPPEN

Non volevo parlare della “garetta” ma Max mi ci costringe visto che gli è valsa la matematica conquista del titolo. Non credo abbia potuto apprezzare il momento e questo, francamente, mi è anche un po’ dispiaciuto. La stagione che ha fatto (e che sta continuando a fare) è epocale e vincerla in questo modo lascia un po’ l’amaro in bocca. La “garetta” è stata, peraltro, uno dei pochi momenti della stagione in cui Max non è stato perfetto a causa della partenza e della prima curva fatte con un po’ di leggerezza. Sicché ancora peggio, no? Ma tant’è: gli applausi dovranno essere scroscianti! Nella gara vera, invece, è stato il solito dominatore. Controllo eccezionale per tutta la gara, peraltro non facile da valutare a causa dei 3 cambi gomme obbligatori e della sabbia sempre pronta a farti scivolare in zone poco consone, ossia fuori dai track limits. Ma il nostro non si è fatto prendere dall’ansia (e quando mai?) e senza nemmeno un track limits ha portato a termine il compito con la solita perfezione. Certo, è stato aiutato dal pasticcio Mercedes alla prima curva e dalla pessima qualifica delle McLaren di venerdì ma è colpa sua? Certo che no! (che poi manco ne parliamo più dell’impietoso confronto con Perez ma è sempre lì, a dimostrare quanto sia lui a fare la differenza). Non mi è parso che i commentatori l’abbiano sufficientemente notato ma una buona fetta del successo di ieri è dovuto alla perfetta strategia scelta dai suoi strateghi: partire con gomme nuovissime per poter pittare esattamente al diciottesimo giro gli ha consentito di rientrare già davanti a tutti. Così è stato sicuro del successo. Il resto è stato, semplicemente, grandioso.

PIASTRI

Oscar-occhi-di-ghiaccio questa volta qualche sorriso lo fa finalmente trapelare da dietro al casco. Un week end dai risultati eccezionali certifica il suo arrivo ai piani alti in cui, mezzo permettendo, lo vedremo ancora per molto tempo. Della “garetta” non parlo volentieri ma intanto lui l’ha vinta. Deludente ma non tanto quanto Norris nella qualifica di venerdì non si perde d’animo e approfitta del pasticcio Mercedes per mettersi, si fa per dire, alla caccia di Max. Lo tiene per qualche giro ad un paio di secondi ma poi deve cedere qualcosa però per tutta la gara non sarà mai oltre gli 8 secondi (reali o virtuali) di distacco. Tra i primi a pittare là davanti è costretto a destreggiarsi tra piloti lenti per non perdere troppo tempo sia nei confronti di Max che nei confronti del team mate che partiva più indietro. Non delude anche in questo frangente e si comporta assai bene dopo ogni pit sino all’ultimo in cui il recupero di Lando diviene concreto e minaccioso. Ancora una volta non si perde d’animo e risponde da par suo alla pressione di Lando anche perché quando Max pitta, un piccolo intoppo del box di quest’ultimo, lo mette a soli 3 secondi davanti a lui… va a sapere che fa una sbavatura e ci portiamo a casa il massimo risultato. Ovviamente Max non sbaglia ma se gli fosse capitato Oscar era lì, a pochi metri. Alle volte basta questo. Rilevo che cronometro alla mano ha avuto un ritmo effettivamente più lento di Norris ma poco male. Clap clap clap!

NORRIS

Lando Lando Lando! Ma che mi combini in qualifica?! Già, perché il suo risultato finale è tutto lì. Nemmeno un giro valido in Q3 ed è costretto a partire decimo. Gli è andata bene che le Mercedes hanno fatto il pasticciaccio ma deve comunque riflettere assai. Anche perché non ci vuol nulla a passare dall’essere considerato un CdM in potenza ad uno che sarà pure veloce ma non sa cogliere le occasioni. E sarebbe un peccato perché di talento ne ha da vendere. Va detto che dopo un primo stint cauto nel resto della gara è stato decisamente il più veloce in pista: cronometro alla mano lo è stato anche più di Russell, Piastri e, udite udite!, persino di Max. Sarebbe stato interessante vederlo mettere pressione a Max sin dall’inizio perché ieri le McLaren erano decisamente in palla. Alla fine, grazie al ritmo testé ricordato, ne aveva probabilmente per tentare l’attacco a Piastri ma si è trattenuto, non prima di aver trattato qualcosa con il muretto, immagino. La spinta che ha dato è tuttavia stata sufficiente per vedere entrambi i papaja a pochi secondi da Max. E questo è forse il numero più interessante del week end. Bravo comunque!

RUSSELL

Se le McLaren hanno di che recriminare nelle qualifiche (quelle vere) di certo non hanno nulla da rimproverarsi le Mercedes che si piazzano a poca distanza da Max e con una vettura che pare ben digerire questo circuito avrebbero potuto stabilire una buona strategia di partenza per provare a impensierire Max. Facile a dirsi ma a farsi… Il pasticcio alla prima curva è ovviamente quel che determina il suo risultato finale, peraltro esito di una condotta straordinaria, con sorpassi da antologia e con una velocità e ritmo notevolissimi che per buona parte della gara lo vedevano battagliare con il solo Norris per il primato cronometrico. Ma ciò serve solo ad aumentare i rimpianti per quanto capitato in partenza. La scelta di mettere le rosse a Lewis credevo avesse un obiettivo ben preciso: in partenza George deve minacciare Max all’interno, costringendolo a chiudere, e Lewis avrebbe potuto tentare, forse persino con comodità, il passaggio all’esterno. Ma le cose vanno diversamente. E se è vero che tecnicamente la colpa del “ciocco” va imputata a Lewis temo che la responsabilità strategica di George sia più decisiva. Tant’è che si apre in radio chiedendo scusa a tutti, consapevole, evidentemente, di aver fatto un pastrocchio. Una volta che Max l’aveva chiuso lui doveva semplicemente starsene lì ad aspettare l’esito del tentativo di Lewis all’esterno. Se fosse riuscito (e non succedeva altro) lo mettevano nel panino mentre se poi Max provava a far una resistenza delle sue George magari li avrebbe sopravanzati entrambi e provato a correre via. Anche perché il ritmo l’aveva. Invece così, cioè tentando inopinatamente di sfruttare la scia di Max come se non fosse stato concordato nulla prima della gara (cosa a cui non credo), ha finito per ostacolare Lewis e non Max. Pessimo errore, se posso. Poi si scatena e fa una gara eccezionale ma la sensazione che abbia toppato rimane. Impressionanti i suoi tentativi di prendere aria alle mani in rettilineo. Wow! Bene, sì, ma non benissimo.

LECLERC

Al solito eccellente in qualifica (quella vera) è costretto ad una gara (quella vera) tutta in difesa. Ferrari digerisce ben poco questo circuito e, anche qui al solito, si vedeva molto nella sua guida: anteriore che va dove gli pare e Charles costretto a correggere ogni tre per due. Anche in gara la macchina non sta in strada e i primi due stint li passa a cercare di stare entro i track limits senza poter tentare altro. Un po’ meglio mi è parso sulle bianche ma non so se ciò sia dovuto ai serbatoi più leggeri o effettivamente alla mescola. Anche perché nell’ultimo stint su gialle nuove stampa tempi di tutto rispetto che lo mettono al sicuro e anzi, per qualche giro, sembra anche in grado di impensierire Russell. Nel complesso, considerate le ambizioni e il curioso problema che ha impedito a Sainz di correre, la Ferrari è stata deludente e Charles non ha potuto far altro che limitare i danni.

ALONSO

Gara un po’ incolore come capita ad AM da qualche tempo a questa parte ma stavolta il buon Fernando riesce a mettere la pezza, soprattutto in qualifica (quella vera) dove riesce a piazzarsi ad un soffio dalle Mercedes. Le quali però gli fanno un brutto scherzo e nella loro carambola lo costringono a frenare e a cedere qualche posizione in partenza. Non si perde d’animo e fa i primi stint da par suo veleggiando di riffa o di raffa nelle posizioni che contano. Commette poi un errore al 33° giro non da lui con un escursione fuori pista che gli fa perdere la posizione contro Leclerc e poi, forse deluso o stanco per il clima infernale del Qatar (simpatico il siparietto via radio in cui chiede al muretto di buttargli acqua sul sedile durante il pit…) non spinge più e si accontenta. Bravo, ma con riserva.

OCON

Settimo posto un po’ casuale ma con il non banale merito di non essere incappato nei track limits che hanno tormentato la gara dei suoi competitor più diretti. Si fa notare, alla fine, più per il pasticcio combinato nella “garetta”, nel triello con Perez e Hulk, in cui ne combina di ogni eliminando gli avversari manco fosse un videogioco. Bah!

BOTTAS-ZHOU

Alfa Romeo ogni tanto alza la testa e lo fa quando meno te lo aspetti. Qui Bottas in particolare si è ricordato di essere un pilota di Formula 1 e ha dribblato tutte le difficoltà della qualifica (quella vera) piazzandosi in una notevolissima, per lui e per Alfa Romeo, 9° posizione in griglia. Anche la gara è intelligentissima. Pittano al primo giro, in regime di SC, e sfruttano entrambi, soprattutto Bottas, alla grande la strategia che gli si prospetta davanti e cioè tirare “in lungo” ogni stint per rientrare senza difficoltà davanti ai competitor. Bottas fa il suo molto bene e si merita il risultato finale. Zhou mi è parso più “falloso” ma ha il merito di non incorrere nei track limits che hanno azzoppato i competitor. Entrambi acchiappano punti insperati, peraltro in una delle gare più difficili dell’anno. Complimenti!

PEREZ

Pasticci su pasticci su pasticci su pasticci. Checo va sempre più a fondo ma ormai non è una novità. Fuori dal Q3 per l’ennesima volta non riesce nemmeno a fare la rimonta che pure il mezzo gli avrebbe consentito. E’ stato tutta la gara in lotta con vetture che non dovrebbero essere alla sua altezza e ha sempre faticato. Poi ha collezionato un tale numero di track limits da far impallidire anche Gasly. Male!

NOTE DI MERITO

Nessuno. Forse sarò stato troppo concentrato a segnarmi il ritmo di quelli là davanti ma onestamente non mi è parso che nessuno abbia mostrato numeri tali da inserirlo in questa fascia di pagellatura. Doveva pur esserci una prima volta!

NOTE DI DEMERITO

Oltre a Perez, che sta là e non qua solo perché nei punti, grossi demeriti vanno a Stroll, Gasly e Albon non tanto per aver fatto una pessima gara (anzi, Gasly è parso ancora una volta più in palla di Ocon, Albon il solito combattente e Stroll è stato un po’ meno pietoso di altre volte) quanto per aver collezionato richiami e penalità da track limits come non ci fosse un domani. E siccome sono stati gli unici penalizzati allora vanno, giustamente, puniti con voti pessimi. A loro si aggiunge il celebrato eptacampeao che in partenza fa un erroraccio da principianti decisamente inopportuno per le ambizioni Mercedes in Qatar. Come scritto più sopra nel box di Russell credo che strategicamente parlando la responsabilità maggiore sia da attribuire a George ma quella più squisitamente tecnica è sua e solo sua. Peccato perché le Mercedes così in palla avrebbero reso la gara assai scoppiettante.

NOTE DI ANONIMATO

Le Haas, dopo buone qualifiche (Hulk strepitoso nella shootout), sono scomparse in gara. Peggio ancora le RBR a pedali con Tsunoda e Lawson costretti a portare a spasso le loro vetture per tutta la gara.

NOTE DI SALVATE IL SOLDATO LOGAN

Il rookie più in difficoltà della stagione (dopo DeVries, che però ha già finito la sua avventura) è costretto a soccombere al clima infernale in cui si è svolta questa gara assai prima della sua conclusione. Nella prima qualifica non era neanche andato male, a solo un decimo da Albon, pasticcia nella shootout, si gira da solo nella “garetta” e, per l’appunto, soccombe fisicamente alle infernali spire del deserto qatarino. Peggio non poteva andare. E se già navigava in cattive acque, con la riconferma sempre più lontana, questa defaillance fisica farà storcere il naso non poco a chi deve prendere decisioni sul suo futuro. Per carità, sarebbe una cattiveria ma come per il discorso dei track limits che c’erano per tutti ma solo in quattro hanno preso penalità, anche il clima era uguale per tutti e seppur con fatica la gara l’hanno terminata. Te lo saresti aspettato dal vecchietto Alonso e invece la defaillance arriva dal più giovane del gruppo che peraltro sfoggia un fisico assai prestante. Dicono che un piccolo problema al casco gli abbia impedito di prendere anche il più piccolo filo d’aria durante la gara (la qual cosa sarebbe evidentemente stata per lui salvifica: vedi i camera car di Russell e Norris) ma anche qui non gli si può non imputare qualche responsabilità perché la preparazione di una gara di Formula 1 deve essere curata anche nel più piccolo dei particolari, compreso verificare la facilità nel maneggiare la visiera del casco. Umanamente dispiace: i team radio in cui diceva che non ce la faceva più mi facevano stringere il cuore e sono certo che diventeranno emblematici per qualsiasi racconto di questo sport. Tuttavia, non si può non dargli l’ennesimo votaccio di questa stagione. Che sarà la prima e l’ultima, salvo clamorose sorprese nelle ultime gare. Salvate il soldato Logan!

Ci vediamo ad Austin!

 

Metrodoro il Teorematico

MIT’S CORNER: LE NON PAGELLE DI SINGAPORE

It’s on purpose

In questa breve frase in lingua inglese si racchiude tutto il bello del GP di Singapore.

E’ Carlos Sainz che la proferisce, rispondendo così negli ultimi giri del GP al suo ingegnere preoccupato del poco distacco che lo separava dall’arrembante Lando Norris.

It’s on purpose”, dice Carlos.

Lo faccio apposta.

Già, perché dietro a Landino c’erano le due Mercedes, che arrivavano a velocità doppia sia di Carlos che di Lando e avevano tutte le carte in regola per superarli.

Carlos e Lando, intendo.

E Russell era convintissimo perché sin dall’inizio della gara, nonostante la sua partenza poco brillante, continuava a pressare il suo ingegnere per chiedergli la mossa che l’avrebbe proiettato sul primo gradino del podio. Quindi George, quella vittoria, la voleva ad ogni costo.

It’s on purpose

Sempre lì torniamo. Cosa fa apposta il buon Carlos negli ultimi 15 giri del GP? Apposta cerca di tenere Norris a portata di DRS, in modo tale che le due Mercedes non potessero trovare lo spunto velocistico per superarlo. Se avessero superato Norris avrebbero superato anche lui e addio vittoria e forse neppure podio perché Norris avrebbe potuto approfittare della bagarre e soffiargli pure il terzo posto. Ma Carlos ha fatto bene i suoi conti.

Tutti i piloti hanno fatto bene i loro conti. Tutte le scuderie hanno fatto bene i loro conti (tranne una). E ne è venuta fuori una gara bellissima, dall’esito incerto fino all’ultima curva, in cui ogni più piccolo particolare ha fatto la differenza.

Naturalmente tutto ciò è stato favorito dall’unica squadra che non ha fatto bene i suoi conti: RBR. Che cosa sarà successo? Tutti dicono che il loro flop prestazionale NON dipende dall’introduzione della TD18 e dalle precisazioni alla ben nota TD39 che sono entrate in vigore a Singapore.. Per quanto ne sappiamo la TD18, centrata com’è sui dispositivi che agiscono sulle flessioni alari, avrebbe inciso molto poco a Singapore, pista sostanzialmente cittadina e da Stop&Go, senza cioè curve in appoggio in cui avere un anteriore capace di reggere la pressione fa la differenza. Sarà così. Fidiamoci dei tecnici. Certo è che la coincidenza pare molto coincidente. Assisteremo a qualcosa di simile a quanto è accaduto l’anno scorso con l’introduzione della famigerata TD39? A Suzuka, dove invece curve di quel tipo abbondano, l’ardua sentenza.

Ma veniamo ai piloti. Chi ha fatto apposta che cosa?

SAINZ

Con RBR sostanzialmente fuori dai giochi il GP di Singapore era l’occasione più ghiotta per poter finalmente vedere il gradino più alto del podio occupato da qualcuno di diverso dal solito. E Carlos lo sapeva, forse più di tutti gli altri. Primo praticamente in tutte le sessioni, Pole Position strepitosa, partenza altrettanto e prima posizione per tutta la gara. In una pagella di voti da 1 a 10 il buon Carlos meriterebbe 257. Ma ciò non dà ancora la misura della straordinaria vittoria di Sainz. Perché quel che più ha colpito è stata l’accortezza strategica e tattica che Carlos, insieme a tutta la squadra,  ha tenuto nel portarla a termine. Visti gli esiti delle qualifiche la Ferrari ha deciso una strategia che coinvolgeva entrambi i piloti. Per il primo stint l’ideale sarebbe stato trovare entrambe le monoposto a controllare la gara e a tal fine hanno messo le rosse a Leclerc per cercarne di favorirne il sorpasso a Russell. Detto? Fatto. A quel punto stabilizzano il ritmo con Sainz davanti per cercare di preservare le gomme, da un lato, e per tenere compatto il gruppo dall’altro. Detto? Fatto. L’idea è evitare di sfilacciare il gruppo che avrebbe consentito a qualcuno di fare un undercut molto pericoloso quando invece, col gruppo compatto, qualsiasi tentativo di undercut sarebbe naufragato per le molte posizioni perse. In questo modo, tra l’altro, si è consentito a Leclerc di risparmiare le gomme rosse che si sono usurate poco. Da un certo punto in avanti chiedono a Leclerc di distanziarsi di 3 secondi da Sainz. Questa scelta è un po’ più rischiosa ma in questo modo si copre ulteriormente il rischio di cui sopra. Arriva la SC per l’incidente di Sargeant intorno al 20 giro e tutti sono costretti a fare doppio pit. Leclerc è costretto ad uscire dopo Russell e Norris ma poco male perché le RBR avevano scelto di rimanere fuori e si frappongono tra Sainz e quei due. Che le due RBR non fossero un pericolo e la loro scelta una scommessa si conferma subito. Sainz vola via. In pochi giri Russell supera Max e Norris supera Perez ma in questo modo entrambi hanno già messo a dura prova le gomme e non ne hanno abbastanza per impensierire seriamente Sainz. A Carlos non rimane altro che gestire il ritmo sino alla fine. Sono divertenti i team radio tra Russell e il suo muretto allorché gli comunicano che Carlos va piano di circa 1 secondo sul suo ritmo ideale: “mi sorprende non abbia detto 2 secondi” risponde tra il piccato e l’ironico il giovine british. Poi arriva la VSC tra il 42 e il 45 giro che pone le basi per il finale super spettacolare che abbiamo visto. Infatti la decisione, rischiosa ma interessante, di Mercedes di pittare entrambi i piloti mette una pressione enorme sui primi due, Carlos e Lando. Guadagnano fin da subito 2 secondi al giro ai primi e facendo un po’ di conti si capisce che gli avrebbero raggiunti con ancora 4 o 5 giri da percorrere: situazione ideale per chi arriva da dietro con gomme più fresche. Forse decisiva è la breve ma intensa resistenza di Leclerc su Russell: in quel giro Russell è costretto a girare 2 secondi più lento facendo sostanzialmente guadagnare un giro di difesa ai primi due. Quando poi Russell ed Hamilton arrivano sul duo di testa accade l’impensabile. Carlos capisce che l’unica possibilità che ha di portare a casa la gara è tenere Norris a distanza di DRS con quest’ultimo che sarà capace di rispondere alla maggior trazione di Mercedes con una maggior velocità sul dritto. Detto? Fatto! Ma è qui che si fonda la straordinaria performance di Carlos. Già! Perché un conto è pensare la cosa. Ben altro è metterla in pratica: se non si è perfetti si rischia di grosso. E Carlos, perfetto, lo è stato. C’è stato un momento in cui Norris aveva perso il DRS per difendersi da un attacco di Russell ma Carlos, lucidissimo, in due curve sapientemente rallentate al punto giusto ha favorito il riaggancio di Norris. Sottolineo che ancor più dell’idea, a meravigliare è stata la perfetta esecuzione e la lucidità: in quegli ultimi 10 giri quanti appassionati e conoscitori hanno richiamato Jarama 1981? Tutti?

A impreziosire il tutto è giunta ciliegina sulla torta quella frase in team radio, pronunciata col tono di finta sorpresa di chi sta grattugiando la bottarga su un piatto di spaghetti cotti al punto giusto:

It’s on purpose

CHAPEAU!

NORRIS

Anche Lando disegna il suo capolavoro in questa straordinaria Singapore 2023. In una gara ad altissima tensione strategica che richiedeva perfetta esecuzione e controllo non sbaglia praticamente nulla. I primissimi giri falsati dal taglio di Hamilton in partenza non lo scompongono più di tanto e dopo che gli viene restituita la posizione si piazza con comodo alle spalle di Russell senza cedere per un millimetro. Dopo la SC si giova dell’arretramento di Leclerc e tra i primi è quello che più deve impegnarsi per tornare su Russell perché deve superare sia Perez che Verstappen (fa un po’ specie dirlo…) e lo fa con decisione e rapidità nel breve volgere di pochi giri. Ancora una volta consolida la sua posizione tenendo sotto tiro la Mercedes di Russell davanti a lui, consapevole che con 40 giri ancora da percorrere lanciarsi in attacchi scriteriati sarebbe stata la peggiore opzione a sua disposizione. Cambia tutto con la VSC che, complice la scelta di Mercedes, lo proietta in seconda posizione subito dietro a Sainz. Qui la voglia di provarci gli deve essere venuta perché per circa 6-7 giri mette pressione a Sainz il quale, però, reagisce da par suo e non si fa intimidire. Il capolavoro di Sainz lo coinvolge direttamente. Quando si capisce che le Mercedes arriveranno a tiro ben prima della bandiera a scacchi Lando suggella il patto non scritto e non detto: deve stare a distanza DRS ma senza infastidire il ritmo di Sainz. E anche lui, come Carlos, esegue alla perfezione. Gli ultimi giri sono da cardiopalma. Si difende strenuamente dagli attacchi di Russell, in uno dei quali perde il DRS da Sainz ma riesce ad assecondare alla perfezione la tattica di Carlos riaccodandosi con precisione quando glie ne dà la possibilità. La leggerissima sbavatura prima dell’ultimo giro, quando sfiora il muro con la posteriore destra, forse confonde George che invece sbatte e va fuori.

Perfetto!

HAMILTON

Una qualifica tra luci (la posizione in griglia) e ombre (4 decimi rimediati dal team mate) probabilmente lo innervosisce e lo inducono alla pessima partenza. Ma tutto il suo primo stint è pessimo. Il lungo alla prima curva lo costringe al lungo amletico dubbio sulla restituzione della posizione prima a Russell e poi a Norris. L’errore è più grave di quanto non appaia perché la restituzione della posizione a Norris avviene dopo qualche giro con le gomme non più fresche e quindi con lui non più in grado di attaccarlo seriamente. Inoltre nei primi due giri in cui il DRS è vietato, avrebbe potuto tentare un attacco a Norris che, se riuscito, avrebbe potuto cambiare totalmente l’esito della gara. Non contento di ciò il suo ondivago ritmo lo porta a usurare le gomme un po’ più degli altri. Lo salva la SC causata da Sargeant perché il doppio pit Mercedes costringe Leclerc a perdere posizioni ed è poi lucidissimo ad approfittare del lungo di quest’ultimo quando nelle fasi successive alla ripartenza è danneggiato dalla bagarre tra Norris e Perez. Da lì in avanti, evidentemente tranquillizzatosi, anche lui guida alla perfezione. Impiega un paio di giri di troppo per superare il più lento Max (ribadisco: fa specie dirlo…) ma più che altro a causa del fatto che Max fa ostruzione su di lui molto più di quanto non abbia fatto con Russell e Norris – vecchie ruggini? Dopo la VSC, con gomme gialle nuove, va forte, molto forte, anzi fortissimo. In pochi l’hanno rilevato ma esce dai box a quasi 7 secondi da Russell e quando arrivano in prossimità del duo di testa Ham è già attaccato al suo team mate. Questo significa che se Russell girava con ritmo forsennato il suo lo era ancora di più. Tant’è che il fastest lap della gara è suo. Qui si vede l’importanza dell’errore iniziale. Se in partenza avesse superato Norris regolarmente questa rincorsa Mercedes sarebbe stata (quasi? Forse?) coronata da successo. Invece l’ostacolo Norris e la perfetta intesa di quest’ultimo con Sainz ha impedito a Mercedes di fare l’en plein. La colossale stupidaggine di Russell al penultimo giro gli porta in regalo un podio che alla fine, tutto sommato, è meritato.

(RUSSELL)

Tra parentesi perché non merita di stare nelle note di demerito ma merita che il suo demerito venga adeguatamente rimarcato. Il giro in qualifica è stato strepitosissimo e solo il perfetto Sainz di questo week end gli è stato davanti. In partenza perde la posizione da Leclerc ma più che suo demerito è merito di Carletto nostro che scatta a mo’ di fulmine e non può farci nulla. Nel primo stint si vede che ne ha di più ma non riuscire a superare Carletto non è tanto suo demerito quanto merito della Ferrari e dei suoi piloti che adottano perfetta strategia che viene eseguita altrettanto perfettamente. Merita, eccome se merita, in occasione del sorpasso a Max e del rapido ricongiungimento con Sainz dopo la SC ma poi è preda della trappola di Sainz e della Ferrari che gestisce con controllo ferreo tutta la fase della gara che porta alla VSC del 42° giro. Mercedes decide di sparigliare cambiando le gomme a entrambi i piloti e lui si ritrova in solitaria rincorsa a girare 2 secondi più veloce di tutti. Be’, non di tutti perché Hamilton dietro di lui ha un ritmo ancora migliore. A conti fatti Lewis ha un ritmo mediamente di 3 decimi migliore del suo. E questo, lasciatemelo dire, è un grosso demerito perché consente di fatto un giro in meno a provare l’attacco ai primi due. Un altro giro di opportunità lo perde nel sorpasso a Leclerc che gli costa circa 2 secondi. Ed infine, complice il duetto in DRS Carlos-Lando, non riesce a portare a compimento la rimonta andando perfino a sbattere contro il muro al penultimo giro con un errore da principiante che più principiante non si può. Demerito? Altroché! Dopo una qualifica e una gara così gagliarda questo errore è ai limiti dell’imperdonabile. Non è la prima volta che Russell commette errori sotto pressione. Tra l’essere un pilota bravo, velocissimo e capace e l’essere un campione C’E’ differenza e non vorrei che a Stoccarda qualcuno cominci a notarla.

LECLERC

Non c’è molto da dire sulla gara di Charles salvo il fatto che tutte le sue carte se le è giocate con la piccola sbandata alla penultima curva del giro decisivo in qualifica che gli è costata la pole position. Infatti prima di quella curva aveva margine sia su Carlos che su George. Ma tant’è. Fa buon viso a cattivo gioco e si mette a disposizione della squadra. Sfrutta le rosse in partenza in modo perfetto superando Russell e accodandosi al suo team mate assecondandone il ritmo. Qualche baruffa con l’ingegnere sul distacco da tenere ma alla fine esegue alla perfezione. Ciò consente a Sainz di gestire con comodo. Il doppio pit in occasione della SC lo relega in quinta posizione: esito inevitabile dovuto alla particolare situazione che non addurrei alla “sfortuna”. Bello vederlo superare entrambe le RBR con facilità (continuo a ribadire: fa specie dirlo…) All’arrivo della VSC per il problema di Ocon il muretto Ferrari decide saggiamente di sacrificarlo lasciandolo in pista: se anche avesse cambiato le gomme non avrebbe fatto altro che rincorrere le Mercedes e non sarebbe servito a nulla. Senza più gomme e con un motore che (pare) tendeva a surriscaldare fa quel che può contro Russell ma è stato comunque sufficiente a fargli perdere un paio di secondi. Qualche brivido nell’ultimo giro per l’arrivo di Max ma resiste e alla fine si porta comunque a casa un risultato buono (anche grazie al “ciocco” di Russell) e la consapevolezza che l’aver fatto l’uomo squadra lo porta in credito di comportamenti e strategie analoghe quando (si spera presto) arriverà il suo turno. OK

VERSTAPPEN – PEREZ

E veniamo al capitolo RBR: l’unica scuderia a non aver fatto bene i suoi conti in questo GP. Fa specie dirlo… Ma che acciderbolina è capitato? È dall’inizio della stagione che non sbagliano un colpo, che capiscono tutto, che fanno faville mai viste e poi? Vedere Max arrancare in questo modo è stato straniante. Quel che è certo è che la responsabilità non è da attribuire ai piloti: il distacco relativo tra i due è il medesimo degli ultimi 10 GP. Ma la performance è deludentissima. Fuori entrambi dal Q3 è roba che non si vedeva da anni! I nomi davanti a loro fanno ancora più specie: Magnussen, Ocon, Hulkenberg e Lawson non dovrebbero stargli davanti, no? Per quanto riguarda la gara Max fa il suo. Parte benissimo e in pochi giri e bei sorpassi si porta agevolmente in ottava posizione ma poi, inspiegabilmente, si ferma. Anzi, prende anche un minimo distacco da Ocon, non riesce a stargli attaccato! Max pare confuso e Perez pare anche più confuso. La SC dopo l’incidente di Sargeant induce in tentazione il loro muretto: rimangono fuori tutti e due e si ritrovano in seconda e quarta posizione. Forse adesso cominciano a tirare e fregano tutti? Max ricomincia a fare il Max? “ok ragazzi fin qui abbiamo scherzato, ora ce ne andiamo” e quello che tutti temono stia pensando Max sotto il suo casco. E invece no! Max prova a stare dietro a Sainz e non ce la fa minimamente. Viene superato di slancio da Russell, Norris, Hamilton e Leclerc e cede secondi su secondi. Mah! Peggio ancora Perez che prende distacchi abissali e solo lo spento Alonso di Singapore gli consente di stare molti più giri nelle posizioni che contano ed evitare di sprofondare nel pantano. Max ritarda il più possibile il pit, che arriva al 40° giro ma gli va male: si ritrova 16°. Perez pitta subito dopo, non prima d’aver subito lo smacco di ben tre sorpassi in un giro: Ocon, Alonso, Gasly. Il suo pit è ancora più deleterio: si ritrova ultimo. Da qui in avanti però i due sembrano ritrovare il filo e si mettono a girare con ritmo eccellente MA non il migliore perché i due Mercedes vanno comunque più forte. Ritmo comunque sufficiente per salvare una gara che, per come si era messa, rischiava di non farli terminare nemmeno a punti. Max arriva 5° a 3 decimi da Leclerc dopo una (quasi) forsennata rimonta e Checo in ottava, con giallo sul suo duello con Albon che gli costa 5 secondi di penalità ma non la posizione finale. Che dire? Suzuka ci dirà se chi di TD ferisce di TD perisce. La curiosità, a questo punto, è massima.

GASLY

Qualifica non strepitosa ma poco male. Da qualche GP ha trovato la costanza e la precisione che sembrava aver perso nella spenta annata 2022. E anche qui a Singapore lo ha dimostrato avendo saputo gestire bene tutte le fasi di gara che, come abbiamo visto con i primi, richiedevano piglio deciso ma anche estrema accortezza. Il sesto posto finale è eccellente. Bravo!

PIASTRI

Non si è ben capito se aveva gli stessi aggiornamenti di Norris oppure no. Perché se sì allora il voto è (relativamente) basso perché in tutto il week end è andato ben più lento di Norris mentre se no allora è, credo, giustificato. Che sia l’una o l’altra ipotesi va detto che è stato sfortunato in qualifica perché l’incidente in Q1 di Stroll lo priva della possibilità di superare la prima tagliola ed è costretto a partire dalla 17esima casella quindi il fatto che, pur mai inquadrato, si ritrovi in 7° posizione alla fine è evidentemente frutto di gran merito. Il ragazzo c’è.

LAWSON

Grandissimo Liam! Con una Alpha Tauri che va a pedali, proiettato all’improvviso in Formula 1, su una pista dove non ha mai corso e in una situazione in cui poteva sbagliare qualsiasi cosa be’… E’ stato eccezionale! Fa un percorso eccezionale in qualifica permettendosi di eliminare dalla Q3 nientepopodimeno che sua maestà Max! Strepitosa la gara, in cui conquista i suoi primi punti mondiali in una corsa difficilissima per le molteplici implicazioni strategiche di cui ho già detto più volte. Bravo bravo bravo!

MAGNUSSEN

La sua sesta posizione in griglia, giunta totalmente inaspettata, mi ha fatto pensare di avere ingerito qualche fungo allucinogeno. E niente! Kevin salta sempre fuori nelle situazioni strane e difficili! Non ha una partenza facile, tuttavia, e deve gestire uno stint assai lungo che ha rischiato di compromettere il risultato se fosse stato protratto ulteriormente. Invece il muretto gli viene in aiuto e lo richiama al momento giusto. La VSC lo aiuta nel guadagnare posizioni (e anche la porcata di Perez su Albon) e conquista un punto totalmente insperato alla vigilia. Bello il suo duello con Gasly. Tenace!

NOTE DI MERITO

Ocon non è il mio pilota preferito ma non posso non riconoscergli l’aver fatto una gara gagliarda, finché è durata. Un vero peccato il problema che ha avuto al cambio e che l’ha messo fuori al 42° giro, che induce i commissari a mettere VSC, perché la sesta posizione che avrebbe conquistato sarebbe stata meritatissima.

Albon (io continuo ad adorare la livrea GULF) aveva raddrizzato la gara dopo una pessima, per come ci aveva ultimamente abituati, qualifica ma verso la fine della gara è stato malamente buttato fuori da Perez in un tentativo di sorpasso assai maldestro. Cose che capitano, sì, ma la cosa sarebbe da valutare in prospettiva: e se situazioni del genere capitassero nelle prime posizioni? Anche Williams è in odore da “danni da TD”. Vedremo come andranno a Suzuka.

NOTE DI DEMERITO

Ecco qui il nostro Fernandello, che forse per la prima volta mi vedo costretto a inserire nelle note di demerito. Aveva lasciato intendere che Singapore poteva essere il teatro della sua prima vittoria dopo millemila anni e invece ha rimediato una figuraccia non da poco. Perché oltre ad una competitività da rivedere da parte di AM lui ci ha messo molto del suo. Non è da lui la pessima partenza come non è da lui l’errore in entrata box in occasione della SC. Non è da lui non riuscire con gomme nuove a impensierire Perez, allo sbando e senza gomme, per ben 15 giri come non è da lui farsi infinocchiare da Ocon in quel modo. Tutto storto oggi per lui!

Sargeant divide con Russell la stupidaggine di giornata.

NOTE DI ANONIMATO

Bottas e Zhou non si sono mai visti.

NOTE DI “CHE SFIGA!”

Tsunoda in questo week end sarebbe arrivato ultimo anche in coda al McDonald’s tante glie ne sono andate male!

NOTE DI E’ MEGLIO DARSI AL TENNIS

L’incidente di Stroll in qualifica è stato spaventoso. Ma quel che più mi ha inquietato è che il ragazzo abbia tentato stupidissimamente di rimediare alla sbandata che aveva fatto alla penultima curva facendo la successiva totalmente fuori da ogni logica di guida. Non è lucido e mi preoccupa.

Ci vediamo, lo dico apposta!, a Suzuka!

 

Metrodoro il Teorematico