MIT’S CORNER: LE NON-PAGELLE DI AUSTIN 2023

Hermann Tilke non gode di grande popolarità tra gli appassionati di Formula 1 di vecchia data. L’accusa principale è sempre stata quella d’aver progettato circuiti (ché questo è il suo mestiere per chi non lo sapesse) senza caratteristiche che li rendano peculiari, senza punti di unicità, senza tener conto del contesto quindi, in definitiva, senza una sorta di “personalità” capace di farli diventare parte della leggenda del motorsport. Si è giunti al punto di definirli “tilkodromi”, sprezzante neologismo che ne certifica l’anonimato. Orbene, non prima di immaginare che dietro a queste accuse si celi una certa invidia (chi non vorrebbe fare il suo mestiere alzi la mano!), non posso nascondere un certa consonanza con questa critica. Ma il nostro è pieno di giustificazioni. Di molti “tilkodromi”, primi fra tutti quelli costruiti sulle rive del Golfo Persico e del Mar Rosso, riesce difficile trovargli delle colpe: quale ispirazione si può trarre dal deserto? Cioè, non ci sono cornici degne di nota, limiti naturali sui quali disegnare con abilità o località ricche di storia o natura con le quali giocare di fino con lo sguardo prospettico dell’architetto. Di altri invece colpe e responsabilità gli si possono e anzi gli si devono attribuire: la moderna versione del Nurburgring (scialba e incapace di rapportarsi alla storica Nordschleife), l’aggiustamento dell’Hockenheimring (che snatura il vecchio circuito – ma qui forse sono cattivo: difficile far di meglio di quanto ha fatto lui), Shangai e Corea (il primo scialba imitazione di Sepang e il secondo scialba imitazione del primo: gioco al ribasso), quello strano giochetto di Sochi, Valencia e i già citati circuiti sulla penisola arabica sono probabilmente i peggiori tra quelli che ho visto io. Meglio, sempre a mio modestissimo parere, circuiti come Istanbul e Baku. Ma certamente nulla gli si può dire per il disegno di Sepang e di Austin. Entrambi presentano tutte le caratteristiche per essere ricordati dai piloti e dagli appassionati: il budello e il doppio rettilineo di Sepang sono punti veramente notevoli e Il COTA non è da meno con curva 1 ad angolo in salita e con carreggiata amplissima si unisce allo “snake” con curve a raggio via via inferiore e poi quel lungo rettilineo a sua volta esito di una entrata difficile, con la connessione tra la 14 e la 16 che implica scelte di traiettoria non univoche e infine la complicata curva multi-raggio 17-18. Insomma, si tratta proprio di un bel vedere!

A maggior oggettività di questi giudizi non si può non condividere il fatto che Sepang abbia ospitato parecchi gran premi memorabili fino al 2017 (quando è uscito dal calendario) e che il COTA ha fatto altrettanto dal 2012 ad oggi.

Ed è stato bellissimo anche il GP di ieri pieno di incognite strategiche, di sorpassi fulminanti, di problemi inattesi e di sorprese in positivo e in negativo e infine pieno di incertezza e tensione fino all’ultimo giro. Cosa si vuole di più da un GP di Formula 1?

Magari, si potrebbe rispondere, che il vincitore sia, una volta tanto, diverso. Ma è proprio qui che cominciano le NON PAGELLE!

VERSTAPPEN

Arriva la 50esima per Max e arriva grazie ad una prova monumentale. Tradito una volta tanto da un piccolo errore in qualifica che lo piazza 6° in griglia, decide di giocarsela con maturità nella prima fase, evitando guai nelle prime curve dopo la partenza, e piazzandosi in ritmo quasi subito. La progressione è eccezionale ma non tanto per la performance, giacché al COTA (come già a Singapore) si è vista un RBR che non presentava particolari vantaggi sulla concorrenza, quanto proprio per la guida perfetta messa in mostra dal nostro. Faceva molta più fatica del solito a raggiungere la sua preda ma quando gli arrivava sotto, vuoi per errori o errorini (Norris) vuoi per gomme in crisi (gli altri) non perdeva tempo e sfoderava immediatamente sorpassi magistrali che non gli facevano perdere il ritmo. Così ha vinto la gara, tra imprecazioni con i freni che (a suo dire!) non funzionavano al meglio e velocità pura che non aveva nulla in più degli altri: con i sorpassi giusti nel momento giusto. Basta immaginare un suo giro in più dietro ad una Ferrari in crisi di gomme e il GP sarebbe andato (be’, al netto della squalifica di Lewis). A titolo acquisito e in una situazione complicata oggi ci ha fatto vedere, ancora una volta, perché oggi lui è il top in assoluto. Grandioso!

HAMILTON

Non è arrivato secondo per la squalifica rimediata nella notte ma in pista secondo c’era arrivato, eccome!. E con pieno merito, aggiungo. Gara gagliardissima del nostro che sfodera ritmi da top team in tutti gli stint e solo una strategia assurda (oltre alla perfezione di Max) gli impediscono di agguantare quella vittoria che ormai manca da Gedda 2021. Sono rimasto particolarmente colpito dall’ultimo stint in cui è vero che con le gialle ci si aspettava un ritmo migliore degli altri (con le bianche) ma, onestamente, non così tanto e non così a lungo. La squalifica giunta nella notte gli toglie la soddisfazione di mettere nel ruolino di marcia ufficiale il suo miglior GP della stagione (nonché, purtroppo per lui, una bella botta nella rincorsa al secondo posto mondiale, impensabile ad inizio stagione). Fantastico!

NORRIS

Week end da favola anche per Landino. Nelle due qualifiche e nella garetta sembra lanciare un messaggio a Piastri molto netto mettendolo a distanze che non si vedevano, tra i due, da tempo (per non dire: da mai) e in gara, dopo una partenza assolutamente eccezionale che gli consente di sopravanzare il pur ottimo CLC assapora per parecchio tempo il gusto di poter davvero lottare per la vittoria. Viene tradito, in questo senso, più che dalla sua guida, dalla sua McLaren che, pur miglioratissima, non sembra ancora in grado di digerire le gomme bianche forse (dico forse due volte: sui tecnicismi sono soggetto a castronerie non potendo accedere ai dati) per il motivo contrario per cui altre scuderie vanno in crisi con le gomme: troppo drag? È stato comunque un bel vedere il suo stare in testa alla gara per diversi giri e soprattutto un ritmo che prima di ogni crollo di gomma era del tutto simile a quello di Max. La squalifica di Lewis gli regala il secondo gradino del podio che è comunque ampiamente meritato.

SAINZ

Un week end un po’ in sordina di Carlos si conclude, via squalifica di Lewis, con un insperato podio. Qualifiche così così, garetta così così e gara domenicale condotta con modalità da compitino del bravo alunno delle medie. Beneficia però, come Max là davanti, della migliore strategia che pur senza sprazzi o meriti particolari lo proietta nelle posizioni che contano nel finale, proprio nel momento che conta di più. Ringrazia CLC per avergli lasciato spazio ma non ne ha abbastanza per riprendere Lando in crisi di gomme. Fortunatissimo!

PEREZ

Onestamente non ho molto da dire sul buon Checo. L’essere arrivato in Q3 in entrambe le qualifiche, per come è andato negli ultimi mesi, è stato un buon segno ma i distacchi rimediati da Max continuano ad essere imbarazzanti, così come la garetta. Un po’ meglio, finalmente, in gara in cui dopo una partenza molto cauta e un primo stint poco significativo, sfodera ottimi ritmi nel secondo e nel terzo stint che lo portano ad un passo dal podio. Rilevo che nella garetta ha rimediato 22 secondi da max in 19 giri mentre in gara ne ha rimediati 18 in 56 giri. Basta questo dato per dargli un buon voto.

LECLERC

Che week end roller-coaster! Dalle stelle alle stalle e poi alle stelle e poi alla stalle di nuovo. Di lui si può dir tutto tranne che non sia un pilota che fa emozionare. Nelle qualifiche e nella garetta fa vedere di che pasta è fatto. In qualifica in particolare torna ad essere l’iradiddio che gli conosciamo. Se anche non avessero cancellato quel tempo a Max il distacco sarebbe comunque stato di soli 5 millesimi. Cosa vuoi chiedergli di più? Mettiamo da parte lo sgarbo che gli ha fatto Max nella garetta e parliamo della sua gara. Partenza ottima ma non abbastanza da negare la soddisfazione a Lando di concretizzare il suo scatto eccezionale. Va quasi subito in gestione e lo fa decisamente bene anzi forse troppo bene! Perché al suo muretto viene l’insana idea di andare su una strategia ad una sola sosta. Qui si decide la sua gara (a parte il discorso squalifica ovviamente) perché quel che pareva un podio non dico facile ma quasi si è trasformato in un incubo. La decisione di fare quella strategia, di fatto applicata da nessun altro perché le due Mercedes, pur pensando anche loro di fare una sola sosta hanno poi deciso di raddrizzare il tiro, è stata decisamente improvvida e la lampante dimostrazione sta nella gara di Sainz che pur con un ritmo non irresistibile e certamente non comparabile con quello di CLC, si è trovato davanti a Charles già a 6-7 giri dalla fine, in un circuito che proprio corto non è. La decisione è stata ancora più inspiegabile se si pensa all’esito della garetta (con gomme scoppiate in pochi giri) e quindi al fatto che prima della gara si discuteva se fare due o tre soste: come possono anche aver solo pensato di tentare una sosta sola?! Un vero peccato, anche perché Ferrari era da un po’ che non veniva bacchettata per strategie malfatte. E poi imbrigliare un pilota come Charles in strategie così conservative lascia sempre un po’ di amaro in bocca. Diciamo che è stata una lezione per il futuro e passiamo alla prossima.

RUSSELL

Week end decisamente incolore per Giorgino, soprattutto se confrontato con quello del suo celebrato team mate cui, in prospettiva, vorrebbe fare le scarpe ma che sempre più, quest’anno, sembra ridimensionarlo. Niente da fare in qualifica e con un ritmo decisamente inferiore a quello di Lewis in gara il buon George non riesce mai a farsi notare. Non posso esimermi dal dargli un votaccio perché di fronte alla strepitosa gara che ha fatto Lewis la sua scialba prestazione non si poteva proprio vedere.

GASLY

Gagliardissimo Pierre! Sempre davanti ad Ocon in qualifica e inaspettatamente veloce sia in garetta che in gara. In quest’ultima si è dimostrato anche assai combattivo nella prima fase il che gli ha evitato di impelagarsi nei consueti duelli di centro gruppo. Il tutto alla fine, complici le squalifiche di Lewis e Charles gli regala il secondo miglior risultato dell’anno dopo il podio di Zandvoort. Meritatissimo!

STROLL

Mi ritrovo al COTA anche a dover commentare anche Stroll che torna a punti. Certo è stato aiutato come tutti i precedenti dalle squalifiche di Lewis e Charles nonché dai problemi di Piastri e Alonso però va detto che dopo tante sofferenze ha combattuto alla grande per tutta la gara. Non solo ma per tutta la gara è stato vicino ad Alonso, cosa che non gli riusciva da… sempre! Alla fine non sono certo colpa sua i problemi subiti da chi gli stava davanti quindi i punti che si è preso sono, finalmente!, meritati. Una bella iniezione di fiducia viste tutte le voci che in queste settimane si stanno rincorrendo sul suo conto (e su quello del danaroso genitore…). Però, ricordiamoci, una rondine non fa primavera e dovrà farsi rivedere nei prossimi GP.

TSUNODA

Gagliardissimo il piccolo Yuki! Torna Ricciardo ma lui se ne frega e con la sua RBR a pedali sfodera una prestazione memorabile. Peraltro frutto di una strategia interessante perché con tre-diconsi-tre soste si ritrova infine nei punti che contano per una scuderia che ne ha bisogno come l’aria. La terza sosta a dir il vero era stata fatta in totale sicurezza perché la sua posizione in gara non era in discussione ed è stato un po’ strano vederlo in questo frangente cercare anche il giro più veloce, riuscendoci. Applausi!

ALBON-SARGEANT

Albon al solito è combattivo in qualifica. In gara però è troppo “falloso” e non riesce ad essere stabile per poter contendere posizioni più importanti. È stato l’unico a prendersi penalità per track limits (peraltro ininfluente) il che testimonia di una guida troppo nervosa. Bene per i punti portati a casa ma male per come sono arrivati: da lui ci si aspetta di più. Dopo le solite qualifiche stabilmente in ultima posizione il “salvate il soldato Logan” che ho lanciato nelle ultime non pagelle sembra aver dato i suoi frutti. Gara solidissima, condotta su ritmi non dissimili da quelli di Albon lo issano per la prima volta in stagione in zona punti. Sarà stata l’aria di casa? Non lo so ma averlo anche visto uscire vincitore nei numerosi duelli a centro gruppo (anche con mastini come Hulk, Magnussen e Ricciardo) che di solito lo vedevano avere lo stesso protagonismo di un birillo di gimkana è stato incoraggiante. Bravo!

NOTE DI MERITO

Alonso è stato azzoppato da un problema tecnico ma fino a quel momento stava facendo la sua solita gara di alto livello. Peccato.

NOTE DI DEMERITO

Gli Haas si erano presentati al COTA con svariate novità e con un venerdì che sembrava presagire risultati a sorpresa. Invece non appena il cronometro ha contato davvero sono spariti. Male

NOTE DI ANONIMATO

Bottas dopo alcune prestazioni interessanti torna nel limbo. In cronaca i commentatori mi hanno ricordato un piccolo, piccolissimo, piccolissimissimo dettaglio cui non pensavo da tempo: il buon Valtteri, grazie ai magheggi di Toto, continua a prendersi 10mln l’anno. Forse sarebbe il caso di fare qualcosa in più…

Ci vediamo a Città del Messico!

 

Metrodoro il Teorematico

MOTOGP 2023- GP D’AUSTRALIA-LA PRIMA DI ZARCO

Round 16 di 20 in quel di Philip Island, ovvero uno dei circuiti più belli che il pianeta Terra ha avuto modo di ospitare.

Dopo l’Indonesia il leader mondiale, nonché campione in carica, Pecco Bagnaia ha raddrizzato la situazione grazie alla vittoria ed alla caduta del suo primo (ed unico) rivale Jorge Martin.

In terra australiana però succede spesso l’imprevedibile in questo periodo dell’anno. Il tempo non è mai clemente ed in condizioni di pioggia non bisogna mai dar nulla di scontato. Ed infatti le condizioni climatiche consigliano lo stravolgimento del weekend visto che per la domenica è previsto un tempo da lupi.

Intelligentemente la “main Race” viene anticipata al sabato per poterla correre in condizioni ottimali posticipando la Sprint alla domenica che poi salterà del tutto. Per una volta la decisione del baraccone è condivisibile. Massimo punteggio a disposizione e rischi inutili per la salute dei piloti evitati. In questo frangente sarebbe stato davvero deleterio per il campionato.

 

QUALIFICHE

Martinator è inarrestabile ed inavvicinabile per chiunque. Con estrema facilità demolisce il record della pista girando in 1.27’2 mortificando il resto della griglia che può solo applaudirlo. Brad Binder e Bagnaia completano la prima fila. Anche in Australia il campione in carica è costretto a partire dal Q1. E’ una sua caratteristica quella di non partire subito a palla nelle Fp, cercando di utilizzare il poco tempo a disposizione per preparare al meglio la gara. Ma dopo Barcellona tutto gli sta diventando più difficile ancora ed il suo modo di arrivare al top è diventato più lento e faticoso.

Al contrario Martin pare benedetto dalla “mano de Dios” per quanto va forte sin da subito. Viene immediato il parallelo con il re di Philip Island Casey Stoner che qui correva su una pista più corta per quanto ci andava forte. La sua peculiarità era proprio quella di trovare il limite subito dopo pochissimi giri.

Jorge lo spagnolo è stato uno spettacolo per gli occhi nel vederlo girare anche da solo. Armonia perfetta con la sua GP23, un armonia che solo lui ha oggi.

La seconda fila è composta dalla prima Aprilia di Espargaro, da Zarco e da un sempre più ottimo Di Giannantonio. Qualifiche sotto tono invece per i VR46 e disastrose per Fabio Quartararo fresco del podio dell’Indonesia.

 

GARA

Come già detto una lungimirante decisione da parte dell’organizzatore e della direzione corsa anticipa la gara lunga al sabato mattina onde evitare il maltempo previsto (ed arrivato puntualmente) della domenica.

Al via il poleman scatta come una molla e saluta la truppa “forte” della scelta azzardata della gomma soft al posteriore. In breve Martin stacca Binder; Di Giannantonio (che sopravanza abbastanza in fretta un guardingo Bagnaia); Pecco e Zarco che si mettono a viaggiare ad un passo decisamente più lento di Jorge.

Lo spagnolo arriva ad accumulare quasi 4 secondi di svantaggio quando il gruppo dei suoi inseguitori viaggia compatto. La gara pare non avere storia e scivolare verso quella che sarebbe stata una grande vittoria per Martin ed una grande sconfitta per Bagnaia solo quarto dietro a Binder e Di Giannantonio e per giunta con Zarco alle calcagna. Ma a 4 giri dalla fine la posteriore soft di Martin comincia a mostrare i segni di fatica ed il quartetto degli inseguitori recupera al ritmo di oltre mezzo secondo al giro.

Bagnaia fiuta il colpaccio e passa Fabio Di Giannantonio e Binder portandosi dietro Zarco che però lo sopravanza. All’inizio dell’ultimo giro Martin ha ancora un gruzzoletto di decimi sul compagno di squadra e tutti gli altri. Ma non bastano, perché già al tornantino a sinistra dopo la curva Stoner Zarco si butta dentro in staccata e lo sorpassa. Nel microscopico buco di traiettoria che si apre ci si tuffa a capofitto Bagnaia che esce secondo. Ormai sulle tele Martin deve cedere la posizione anche a Di Giannantonio e, sull’ultima curva, anche alla KTM di Binder.

Nel giro di un minuto e mezzo gara stravolta e classifica del campionato che sorride al leader meglio di qualsiasi rosea previsione prima della gara.

Grandissimo podio per il nostro Diggia del team Gresini. Proprio adesso che si stava divertendo gli tolgono il giocattolo (parole sue).

Bella vittoria, la prima in Motogp, per Johan Zarco che ormai sembrava destinata a svanire per sempre visto che a fine anno lascerà il manubrio di una Ducati.

 

 

 

A fine gara sovvengono alcune domande.

Martin aveva davvero bisogno di fare una scelta diversa visto il suo stato di forma? E perché proprio a Philip Island dove già in passato si è assistito a gomme che ti mollano sul più bello (anche in SBK)? Non era proprio questa la pista dove anni addietro accorciarono la gara perché non erano sicuri di finire con le gomme?

La scelta di chi è stata? Perché Martin (se sono al corrente io di ste cose figuriamoci se non lo è lui) non si è opposto qualora la scelta non è stata sua?

Lo spagnolo in questo momento non ha bisogno di azzardi, deve solo fare quello che gli riesce benissimo, ovvero dare gas. Errore imperdonabile suo e del suo box.

 

Fabio Di Giannantonio. E’ vero, sino a quando non gli hanno tolto il manubrio dalle mani non ha brillato, però è vero che per riuscire a tenere in mano il manubrio di una MotoGp senza test non basta una stagione ed un pezzo, per giunta in un team privato senza tanti “aiuti” che sono riservati agli ufficiali.

Basta pensare al percorso che non è stato interrotto dello stesso Pecco. I suoi primi due anni non sono stati molto diversi da quelli del romano in termini di risultati. Merita una seconda chance.

 

Concludo.

Per vincere il mondiale non basta essere il più veloce in assoluto. Martin oggi lo è ma deve annullare le battute a vuoto che siano cadute che errori strategici.

Questo 2023 lo vincerà il migliore tra Bagnaia e Martin, e quando si intende il migliore non significa solo “il più veloce”. Martin lo è adesso ma lo è stato Bagnaia per oltre un anno su questa moto. A patto di essere di più veloci in assoluto serve tutto il resto, altrimenti Schwantz avrebbe 8 mondiali in bacheca e Lawson manco uno. Il concetto vale sempre come anche per le 4 ruote. Lauda non è mai stato il più veloce in assoluto eppure ha vinto 3 mondiali ed uno con la stessa auto di Prost che lo era. Lo stesso francese ha cominciato a vincere campionati quando non era il più veloce in pista tutte le domeniche.

Se Jorge Martin non riuscisse a vincere questo mondiale avrà imparato quanto sopra. Come lo ha imparato Bagnaia che sino allo scorso anno si stendeva spesso e volentieri.

 

 

 

 

NORRIS ILLUDE, HAMILTON SPRECA, VERSTAPPEN VINCE IN TEXAS

Austin, Texas. Quando, una decina di anni fa, qualcuno decise che era il momento di riportare la Formula 1 negli USA, dopo i disastri del decennio precedente, non si immaginava certamente che l’operazione avrebbe avuto un enorme riscontro di pubblico, specialmente dopo i primi anni di rodaggio, caratterizzati anche da difficoltà economiche.

E, invece, per una volta un nuovo circuito, costruito in una delle nazioni che, certamente, di autodromi nuovi non aveva bisogno, soprattutto per metterli a disposizione di una categoria “europea”, ha portato qualcosa di interessante, nonostante la presenza di Tilke. Perchè, indubbiamente, quello di Austin è un circuito che non ha nulla da invidiare alle piste classiche.

Il venerdì in pole, a sorpresa, ci va la tanto amata Ferrari dell’altrettanto amato Leclerc. Ma la garetta inutile del sabato la vince comunque Max. Che, però, la domenica deve partire in terza fila.

Allo spegnimento dei semafori, è subito lotta fra Leclerc e Norris, con l’inglese che ha la meglio. Dietro di loro, Sainz guadagna la posizione su Hamilton e si accoda al compagno di squadra. L’inglese si riprende la terza posizione al giro 4, quando lo spagnolo della Ferrari crolla di colpo, dovendo arrendersi anche a Verstappen.

Al giro 6 anche Hamilton supera Leclerc, e si butta alla caccia di Norris, che ha già un vantaggio di 3 secondi.

Al giro 11, Verstappen attacca Leclerc alla fine del lungo rettilineo, e lo accompagna gentilmente fuori pista. Per l’arbitro tutto ok, ovviamente. A questo punto, l’olandese si trova a 4 secondi da Hamilton, che segna il giro più veloce ma si trova ancora  a quasi 3 secondi da Norris.

Al giro 17 Max anticipa la propria sosta e costringe Norris a fare lo stesso al giro successivo ma, a differenza dell’olandese, monta la mescola più dura.  Anche Sainz si ferma, mentre Hamilton e Leclerc proseguono.

Con gomme nuove,  Verstappen vola e guadagna manciate di secondi su Lewis, al quale la squadra ha chiesto di allungare lo stint, probabilmente per tentare di fare un’unica sosta. Ma l’inglese non ce la fa più, ed entra quando è troppo tardi, perdendo così la posizione sull’olandese, che adesso è virtualmente secondo. In tutto, la sosta ritardata gli è costata quasi 10 secondi.

Al giro 23 si ferma Leclerc, quando ormai Norris l’ha raggiunto. Ovviamente questa sosta ritardata gli ha fatto perdere una vita rispetto ai primi, relegandolo in sesta posizione.

Al giro 25 l’inglese della McLaren commette un errore e Verstappen lo raggiunge. E due giri dopo, con una mossa a sorpresa, lo passa in fondo al lungo rettilineo e, come ampiamente previsto, si porta in testa alla gara.

Al giro 35, quando il distacco da Verstappen è salito a 3 secondi, e Hamilton gli si sta avvicinando,  Norris effettua la sua seconda ed ultima sosta. Verstappen si difende e si ferma. Ancora una volta Hamilton viene fatto fermare in ritardo, al giro 39, e questo gli costa altri secondi dai primi.

Al giro 44, dopo che tutti e tre hanno superato Leclerc, unico dei primi a tentare la carta dell’unica sosta, Verstappen ha 2 secondi di vantaggio su Norris che, a sua volta, ha 3 secondi su Hamilton. Che però evaporano velocemente, e al giro 49, dopo un breve ma intenso duello, Lewis si porta in seconda posizione.

Ma è troppo tardi, Verstappen è ad oltre 5 secondi, quelli che ha perso nella sciagurata prima sosta ritardata.

Finisce così con Verstappen che vince per la cinquantesima volta, davanti a Lewis, Lando, Sainz, Perez, Leclerc,, l’inesistente Russell, Gasly, il redivivo Stroll e Tsunoda, quest’ultimo autore anche del giro più veloce.

Fra una sola settimana il circus sarà a Città del Messico, in casa di Sergio Perez che, vista la situazione, potrebbe anche annunciare il ritiro. E questo sarà probabilmente l’unico motivo di interesse del prossimo week-end di gara.

P.S. Al sabato la Ferrari sacrifica la garetta di Sainz per provare la gomma rossa, palesemente inadatta. Alla domenica, sacrifica la gara di Leclerc per provare una improbabile strategia ad una sosta sola, che nemmeno la Pirelli consigliava. Questo dimostra che i due piloti hanno pari trattamento. 

P.S. 2 Vi consiglio di ascoltare il podcast “Beyond the grid” con Andrea Stella, pubblicato la scorsa settimana. Si capisce come mai la McLaren è cresciuta così tanto, e perchè, invece, la Ferrari non ce la può fare. 

P.S.3  Ho trovato molto bella l’idea della NASA si allestire in circuito una mostra sul progetto Artemis, con tanto di equipaggio a disposizione dei fan. Se questo è il tipo di intrattenimento a cui pensa Liberty Media per rendere più interessanti le giornate agli appassionati di corse, ben venga. Anche perchè, con le auto dal chilometraggio centellinato, qualcos’altro va trovato.

P.S. 4 Sempre a proposito di intrattenimento, ripeto per l’ennesima volta che gare come quella di oggi (come la corsetta di ieri) devono fare riflettere tanto. Le macchine sono abbastanza vicine, ma col fatto che è tutto ottimizzato, si vede sì qualche sorpasso, ma alla fin fine manca il sorpasso decisivo, quello che negli ultimi giri decide la vittoria. E l’incertezza non può derivare solo dalle gomme o dall’uso del DRS.

F1 2023 – GRAN PREMIO DEGLI USA

Arriva il primo di tre Gp nel continente Nord e Sud Americano, che vedrà in rapida successione le monoposto ad Austin, Città del Messico e Interlagos.

Con i mondiali matematicamente già decisi in tutta onestà resta ben poco da argomentare in questo finale di stagione, seppur con ancora cinque gare da disputare.

I team ormai pensano abbondantemente al 2024 e anche gli ultimi sviluppi sono ormai finiti. Ferrari ad esempio non ne porterà più, rimane solo la Mercedes e Aston Martin in pratica a introdurre un nuovo fondo sempre in ottica 2024.

Dicevamo del vuoto pneumatico che è intercorso tra l’ultimo Gp qatarino e questo di Austin. Quando non c’è più neanche Wolff a creare qualche polemicuccia allora si va dall’altra parte della barricata, in casa Red Bull. Ci sono tensioni in famiglia, tra i “grandi” Horner e Marko, con il primo che si è stancato del secondo e anche tra i “piccoli” con Perez che sembra sempre più vicino a perdere il sedile. Ma alla fin fine anche questo gossip spicciolo svanisce come una scorreggia nel vento.

immagine da gpblog.com

Approcciando il Gp di Austin rimane ben poco: gli spiegoni di Isola sull’asfalto sconnesso del circuito delle americhe, l’ennesima gara sprint di cui non si sentiva certamente il bisogno, la possibilità di McLaren di confermarsi la prima degli altri esclusa Red Bull, pardon Verstappen.

Ma francamente, a meno che la gara non si riveli imprevedibile e con una lotta reale, questo Gp degli USA passerà senza lasciare traccia se non nelle statistiche positive del 33 olandese e in quelle negative del 11 messicano. Poi se uno si appassiona alla lotta per il settimo posto nei costruttori tra Williams e Alfa Romeo liberissimo ma non mi sembra proprio un hot topic.

Spulciando tra le poche notizie degli ultii giorni da notare come il gp del Belgio, ultimamente un pò a rischio, sia stato confermato fino al 2025. Molto contento Domenicali “Spa è sinonimo di F1”. Certo, almeno finchè paga giusto?

Altre due riguardano due piloti un pò sfigatelli nell’ultimo periodo ma nel senso che si inguaiano con le proprie mani e reagiscono con la stessa capacità di attenzione di un pesce rosso.

immagine da f1enestadopuro.com

Uno è Hamilton, aka “il passeggiatore”, che forse voleva imitare il Raikkonen del Bahrein 2017 quando appiedato dalla sua Ferrari nelle FP1 si produsse in una delle sue tante e involontariamente iconiche azioni quando tornò verso i box camminando nel deserto del Sakhir. Hamilton non è risultato altrettanto “cool” attraversando la pista in pieno Gp dopo il suo incidente al primo giro, cosa proibita dal regolamento. La FIA riesaminerà il caso non tanto per imporre sanzioni più severe all’inglese ma per capire se non sia il caso in futuro di imporre sanzioni più pesanti. Hamilton non è stato di esempio per i piloti più giovani, dice la FIA. Eh insomma, è un periodo un pò così…

L’altra notizia è quella dell’indagine a carico di Stroll sempre da parte della FIA in seguito agli atteggiamenti post Q1 del Gp del Bahrain. In origine il collegio dei commissari sportivi non ha ritenuto di procedere con sanzioni ma la “spinta social” che ha stigmatizzato il comportamento del canadese, ha riacceso le luci sull’accaduto. Ora, Stroll non è stato certo un signore, ma umanamente mi sento di essere solidale con un ragazzo che da un pò di tempo a questa parte non sa più da che parte girare un volante di una F1 e era comprensibilmente scoglionato dall’ennesima figura di palta rimediata in pista. Un pò di nervosismo e frustrazione ci stanno e tutto sommato la reazione è stata si inopportuna ma neanche di una chissà qualche gravità, seguita da scuse doverose subito dopo. Insomma, la gogna social di gente che non ha neanche la patente continua a fare danni. Forse la FIA si è risentita più per i monosillabi rilasciati alla stampa dopo le suddette qualifiche. Anche quì, Raikkonen rimane unico, inimitabile.

immagine da planetf1.com

Dulcis in fundo, Ricciardo torna in pista reduce dalla frattura del polso rimediata al Gp olandese. Il suo ritorno non può che far piacere, ecco magari non a Tsunoda (e a Perez), ma è sempre una bella cosa avere un pilota di quel calibro in griglia. Meglio che torni subito in palla perchè le porte girevoli in Red Bull sono sempre in funzione e il dr.Marko potrebbe regalargli una seconda possibilità.

*immagine in evidenza da formulatours.com

Rocco Alessandro

MOTOGP2023-GP DI INDONESIA. E’ UN MONDIALE BELLISSIMO

Il mondiale diventa caldissimo e non solo in senso figurato. I ragazzi della Motogp arrivano nel caldo terribile dell’Indonesia per giocarsi la gara numero 15 di 20 e la prima di un filotto di 3 a cui seguiranno Australia e Thailandia tutte d’un fiato..(come a settembre, Mah).

L’inerzia del campionato è dalla parte di Jorge Martin a partire dalla caduta a Barcellona del WC in carica  Bagnaia. Per loro sarà importante giocarsela e provare a far proprio questo mondiale perché nel 2024 si ritroveranno in casa Ducati un cliente terribile di nome Marc Marquez. Lo spagnolo sarà sulla sella della moto di Gresini e tornerà protagonista: intanto gli è già tornato il sorriso

 

QUALIFICHE

Non doveva nemmeno esserci vista la clavicola rotta poche settimane fa ed invece Luca Marini stampa la pole position davanti alle due Aprilia ufficiali di Vinales ed Espargaro, ad un ottimo Quartararo, al solito Binder e, finalmente al primo dei due pretendenti al mondiale 2023 Jorge Martin solo sesto.

Bagnaia non ci ha capito molto finendo addirittura in P13 preceduto anche da un altro potenziale assente Marco Bezzecchi fresco di operazione alla clavicola, da un redivivo Di Giannantonio ed anche dal proprio compagno di squadra Enea Bastianini.

Le gare si mettono in salita ripida per il leader del mondiale e del team Ducati.

 

SPRINT RACE

E niente, la velocità che in questo periodo storico è in mano a Jorge Martin è micidiale. Già “re delle sprint” vince l’ennesima dell’anno e si issa in testa alla classifica del campionato sopravanzando un opaco Bagnaia che dalla P13 riesce solo ad arrivare alla P8.

Eroici i due Mooney VR46 che non avrebbero dovuto esserci e che allietano il proprio box completando il podio della Sprint.

Giusto per “evidenziare” i favoritismi Ducati tra Martin e Bagnaia si classificano Marini, Bezzecchi, Di Giannantonio(P6) Bastianini (P7).

 

GARA

Chi scrive pensa che la gara di oggi sia stata di gran lunga la più bella dell’anno a prescindere dai risultati.

Abbiamo visto tutto ciò che c’era da vedere ed anche quello che ci potevamo immaginare:

  1. Uno strepitoso Jorge Martin partire come una palla di cannone dalla P6 ed agguantare il comando alla prima curva per poi mantenerlo di forza sino a quando non è scivolato.

2. Un fantastico Pecco Bagnaia partire bene e rischiare tutto il rischiabile nei primi 3 giri per risalire sino alla terza posizione. Raggiunta la stessa ha mantenuto la calma ma non ha perso la voglia di andare ad agguantare chi aveva davanti braccando Vinales. Invece di accontentarsi dopo la caduta di Martin è andato a prendere lo spagnolo per poi “controllarlo” sino alla fine.

3. Un ottimo Vinales al quale manca sempre un soldo per fare una lira per vincere ma oggi è stato bravo. Ed è stato bravo perché è riuscito a resistere a Quartararo.

4. Uno spettacolare Quartararo che per arrivare a podio tenendosi dietro varie Ducati, Aprilia, KTM ci ha messo davvero tanto mestiere e tanta velocità.

5. Un eroico Bezzecchi operato 6 giorni fa alla clavicola combattere come un leone.

6. Un commovente Di Giannantonio ai piedi del podio e attualmente a piedi per il 2024.

7. Un redivivo Bastianini (rientrante dopo altre 3 gare di stop) autore di una seconda parte di gara convincente coronata dal giro più veloce in gara che può solo far bene al suo morale ed al campionato.

8. Il solito Marquez che a forza di non darsi per vinto assaggia più asfalto 2023 che può per non assaggiarlo più nel 2024.

9. Il gemello cattivo di Binder che quando entra nel fianco dei colleghi li stende invece di superarli come fa il gemello buono. Alla prima spinta ci può stare il Long Lap ma alla seconda (con gara rovinata sia per Marini che per Oliveira) ci andrebbe la bandiera nera.

 

Giusto il tempo di chiudere il materiale nelle casse per riaprirlo sull’australiana Isola di Filippo già venerdì prossimo per un altro weekend importante.

Bagnaia ha il vantaggio di 18 punti e la fiducia ritrovata grazie ad una gara strepitosa che forse nemmeno pensava di riuscire a compiere.

Martin ha l’euforia dell’ultimo mese e mezzo che gonfia le vele della sua consapevolezza di essere il pilota con il miglior stato di forma del momento.

Lotta a due da qui a fine campionato sulla (stessa) moto migliore già campione Costruttori 2023.

Ducati campione in ogni caso, perché se dovesse vincere il campionato Jorge Martin sarebbe la prima volta che una marca riesce a vincere anche con un team satellite nell’intera epoca Motogp.

Credo che a Borgo Panigale non avrebbero potuto fare di meglio a prescindere da come andrà a finire.

 

Buon divertimento a tutti.

A domenica prossima