MOTOGP 2023- GP D’AUSTRALIA-LA PRIMA DI ZARCO

Round 16 di 20 in quel di Philip Island, ovvero uno dei circuiti più belli che il pianeta Terra ha avuto modo di ospitare.

Dopo l’Indonesia il leader mondiale, nonché campione in carica, Pecco Bagnaia ha raddrizzato la situazione grazie alla vittoria ed alla caduta del suo primo (ed unico) rivale Jorge Martin.

In terra australiana però succede spesso l’imprevedibile in questo periodo dell’anno. Il tempo non è mai clemente ed in condizioni di pioggia non bisogna mai dar nulla di scontato. Ed infatti le condizioni climatiche consigliano lo stravolgimento del weekend visto che per la domenica è previsto un tempo da lupi.

Intelligentemente la “main Race” viene anticipata al sabato per poterla correre in condizioni ottimali posticipando la Sprint alla domenica che poi salterà del tutto. Per una volta la decisione del baraccone è condivisibile. Massimo punteggio a disposizione e rischi inutili per la salute dei piloti evitati. In questo frangente sarebbe stato davvero deleterio per il campionato.

 

QUALIFICHE

Martinator è inarrestabile ed inavvicinabile per chiunque. Con estrema facilità demolisce il record della pista girando in 1.27’2 mortificando il resto della griglia che può solo applaudirlo. Brad Binder e Bagnaia completano la prima fila. Anche in Australia il campione in carica è costretto a partire dal Q1. E’ una sua caratteristica quella di non partire subito a palla nelle Fp, cercando di utilizzare il poco tempo a disposizione per preparare al meglio la gara. Ma dopo Barcellona tutto gli sta diventando più difficile ancora ed il suo modo di arrivare al top è diventato più lento e faticoso.

Al contrario Martin pare benedetto dalla “mano de Dios” per quanto va forte sin da subito. Viene immediato il parallelo con il re di Philip Island Casey Stoner che qui correva su una pista più corta per quanto ci andava forte. La sua peculiarità era proprio quella di trovare il limite subito dopo pochissimi giri.

Jorge lo spagnolo è stato uno spettacolo per gli occhi nel vederlo girare anche da solo. Armonia perfetta con la sua GP23, un armonia che solo lui ha oggi.

La seconda fila è composta dalla prima Aprilia di Espargaro, da Zarco e da un sempre più ottimo Di Giannantonio. Qualifiche sotto tono invece per i VR46 e disastrose per Fabio Quartararo fresco del podio dell’Indonesia.

 

GARA

Come già detto una lungimirante decisione da parte dell’organizzatore e della direzione corsa anticipa la gara lunga al sabato mattina onde evitare il maltempo previsto (ed arrivato puntualmente) della domenica.

Al via il poleman scatta come una molla e saluta la truppa “forte” della scelta azzardata della gomma soft al posteriore. In breve Martin stacca Binder; Di Giannantonio (che sopravanza abbastanza in fretta un guardingo Bagnaia); Pecco e Zarco che si mettono a viaggiare ad un passo decisamente più lento di Jorge.

Lo spagnolo arriva ad accumulare quasi 4 secondi di svantaggio quando il gruppo dei suoi inseguitori viaggia compatto. La gara pare non avere storia e scivolare verso quella che sarebbe stata una grande vittoria per Martin ed una grande sconfitta per Bagnaia solo quarto dietro a Binder e Di Giannantonio e per giunta con Zarco alle calcagna. Ma a 4 giri dalla fine la posteriore soft di Martin comincia a mostrare i segni di fatica ed il quartetto degli inseguitori recupera al ritmo di oltre mezzo secondo al giro.

Bagnaia fiuta il colpaccio e passa Fabio Di Giannantonio e Binder portandosi dietro Zarco che però lo sopravanza. All’inizio dell’ultimo giro Martin ha ancora un gruzzoletto di decimi sul compagno di squadra e tutti gli altri. Ma non bastano, perché già al tornantino a sinistra dopo la curva Stoner Zarco si butta dentro in staccata e lo sorpassa. Nel microscopico buco di traiettoria che si apre ci si tuffa a capofitto Bagnaia che esce secondo. Ormai sulle tele Martin deve cedere la posizione anche a Di Giannantonio e, sull’ultima curva, anche alla KTM di Binder.

Nel giro di un minuto e mezzo gara stravolta e classifica del campionato che sorride al leader meglio di qualsiasi rosea previsione prima della gara.

Grandissimo podio per il nostro Diggia del team Gresini. Proprio adesso che si stava divertendo gli tolgono il giocattolo (parole sue).

Bella vittoria, la prima in Motogp, per Johan Zarco che ormai sembrava destinata a svanire per sempre visto che a fine anno lascerà il manubrio di una Ducati.

 

 

 

A fine gara sovvengono alcune domande.

Martin aveva davvero bisogno di fare una scelta diversa visto il suo stato di forma? E perché proprio a Philip Island dove già in passato si è assistito a gomme che ti mollano sul più bello (anche in SBK)? Non era proprio questa la pista dove anni addietro accorciarono la gara perché non erano sicuri di finire con le gomme?

La scelta di chi è stata? Perché Martin (se sono al corrente io di ste cose figuriamoci se non lo è lui) non si è opposto qualora la scelta non è stata sua?

Lo spagnolo in questo momento non ha bisogno di azzardi, deve solo fare quello che gli riesce benissimo, ovvero dare gas. Errore imperdonabile suo e del suo box.

 

Fabio Di Giannantonio. E’ vero, sino a quando non gli hanno tolto il manubrio dalle mani non ha brillato, però è vero che per riuscire a tenere in mano il manubrio di una MotoGp senza test non basta una stagione ed un pezzo, per giunta in un team privato senza tanti “aiuti” che sono riservati agli ufficiali.

Basta pensare al percorso che non è stato interrotto dello stesso Pecco. I suoi primi due anni non sono stati molto diversi da quelli del romano in termini di risultati. Merita una seconda chance.

 

Concludo.

Per vincere il mondiale non basta essere il più veloce in assoluto. Martin oggi lo è ma deve annullare le battute a vuoto che siano cadute che errori strategici.

Questo 2023 lo vincerà il migliore tra Bagnaia e Martin, e quando si intende il migliore non significa solo “il più veloce”. Martin lo è adesso ma lo è stato Bagnaia per oltre un anno su questa moto. A patto di essere di più veloci in assoluto serve tutto il resto, altrimenti Schwantz avrebbe 8 mondiali in bacheca e Lawson manco uno. Il concetto vale sempre come anche per le 4 ruote. Lauda non è mai stato il più veloce in assoluto eppure ha vinto 3 mondiali ed uno con la stessa auto di Prost che lo era. Lo stesso francese ha cominciato a vincere campionati quando non era il più veloce in pista tutte le domeniche.

Se Jorge Martin non riuscisse a vincere questo mondiale avrà imparato quanto sopra. Come lo ha imparato Bagnaia che sino allo scorso anno si stendeva spesso e volentieri.