IL PUNTO DELLA REDAZIONE (ATTO VIII)

Alla fine, dopo un tira e molla quasi patetico, la F1 ha ufficializzato l’ingresso (per il 2026) di Madrid come sede di un nuovo GP spagnolo. Inutile dire che questo, inevitabilmente, si dovrà alternare con quello di Barcellona, con buona pace di tutti gli appassionati. Sono costretto a dire così, perché nel circo (con rispetto per tutti i circensi) verrà aggiunto l’ennesimo circuito cittadino “improvvisato” (il lay out mostrato è da non credere!) ed adattato alle nuove F1 che verranno. Come ho già detto su queste righe, l’offerta va sempre dove ordina la domanda e, in questo momento, la domanda è veramente forte: inutile nasconderlo! Di Domenicali si può dire peste e corna anche in aramaico, eppure egli è stato messo a capo della governance della F1 per un solo motivo: fare cassa. Ognuno si ingegna come può e, se le nostrane amministrazioni locali si adoprano a disseminare le strade con autovelox ad ogni chilometro, il buon Stefano ha fiutato l’affare, ha capito che la gallina dalle uova d’oro sono proprio questi circuiti semi permanenti “incistati” tra le strade di questa e quella metropoli… state sereni che nel week end di gara gli autovelox verranno disattivati. Ormai siamo arrivati a ben sette cittadini che, su ventiquattro GP, non sono affatto pochi. Inevitabilmente, la presenza di questi circuiti influenza non poco il nostro sport e, infatti, lo sta snaturando completamente. Il dio denaro ormai è una costanza in ogni sport e nella F1 più che mai e, finché questi pseudo circuiti saranno sempre pieni, Domenicali&Co. avranno sempre ragione. Tra le altre cose, in questa stagione ci sarà la collaborazione promozionale, e quindi commerciale, proprio tra la F1 ed il “nostro” campione di tennis Sinner, come per dire “Domenicali non sbaglia un colpo!”. Poi se qualcuno si chiede come ha fatto Lamborghini, come marchio, a risorgere prepotentemente sul mercato, basta guardare proprio quello che sta facendo appunto ora l’ex Team Principal Ferrari (accompagnato alla porta della Gestione Sportiva per far entrare al suo posto Mattiacci… sigh, solo per far andare via Alonso e soprattutto per creare i presupposti della venuta di Vettel e Arrivabene. Non c’è che dire, anche la Rossa non sbaglia un colpo!). Detta così, sembrano tutte rose e fiori ed invece così non è, perché sebbene un circuito come quello madrileno, o come quelli che già sono presenti in calendario, possa sembrare affascinante è anche vero che non fa altro che snaturare la F1 stessa e beato chi crede che queste siano piste vere dove si possa vedere il manico dei piloti. Non c’è benevolenza nelle mie parole e, a giudicare dalle tante critiche che piovono via social, non sono l’unico a pensarla così.

Per quale motivo ci vogliono far “ingoiare” a forza questo tipo di F1 e, quindi, questa nuova tipologia di circuiti? Ovviamente la risposta è nella ricerca continua di avere più spettacolo. Uno spettacolo artificioso, falsato proprio dal lay out della pista stessa, che costringe le monoposto (che tra le altre cose, sono aumentate in grandezza in maniera spropositata rispetto ai bei tempi che furono, il che è un paradosso in termini considerando che si corre in un cittadino) ad inseguirsi in un budello dove le curve hanno un raggio di novanta gradi. Già, le curve: dove sono i curvoni, quelli veri, le cosiddette curve in appoggio, velocissime, da fare in pieno che anche se stai sul divano ti si stringono le chiappe tanto che ci si immedesima negli eroi che stiamo mirando alla tv? Purtroppo tutto questo sta andando a finire, visto che la tendenza per il futuro sembra proprio quella che sto descrivendo. L’imporsi di questi circuiti porta due conseguenze non da poco e cioè influenzare la progettazione della monoposto e l’atteggiamento del pilota. Infatti, se la maggioranza dei circuiti sono quelli in cui ci sono curve ad angolo retto, i progettisti si adegueranno di conseguenza nella gestazione di una vettura e i piloti, di rimando, si adegueranno di conseguenza al nuovo di stile di guida che queste piste richiederanno.

Curve come la “Eau Rouge”, ad esempio, di conseguenza saranno considerate anacronistiche prima e, soprattutto, più pericolose di quanto non lo siano già ora (perché ogni curva, inutile dirlo, è pericolosa a prescindere) dopo. Da qui lo snaturarsi della massima serie motoristica della quale noi siamo appassionati. In difesa del nuovo circuito madrileno, ho letto che anche quello di Barcellona, quando ha aperto i battenti, se ne parlava male salvo poi divenire il riferimento. Mi spiace, non posso che dissentire su questa disamina che tende a difendere il nuovo corso, sia perché quando arrivò il momento del Montmelò, all’epoca (primi anni ‘90) i circuiti si sprecavano, c’era l’imbarazzo della scelta, senza contare il fatto che il momento storico che stiamo vivendo, sportivamente parlando, è totalmente diverso rispetto a trenta anni fa: ognuno è figlio del suo tempo e certi confronti sono impietosi, perché il circuito di Barcellona è pista vera, che fa capire realmente quanto il progetto di una monoposto valga davvero, tant’è vero che questo viene definito come una galleria del vento a cielo aperto. Le piste vere, oggi come oggi, sono considerate noiose e, sebbene alcune gare lo siano davvero, la colpa dove deve essere ricercata? Nel disegno della pista o nel nuovo corso della F1, dove ogni progetto è limitato da regolamenti sempre più stringenti, dal denaro da spendere e dalla quasi totale assenza di test? Allo stato attuale, l’eccellenza del motor sport su quattro ruote è divenuta un “all in” dove, se azzecchi il progetto, campi di rendita per diversi anni e se lo sbagli, di rimando, sei costretto a remare per anni ricominciando tutto da capo e sperando nella venuta dell’ennesimo cambio regolamentare. Ecco che poi ci ritroviamo campionati, come quello appena concluso, che indipendentemente dal disegno della pista, il vincitore è sempre e soltanto uno. Vorrei ricordare che nel 2012, senza tutte queste nuove e “spettacolari” piste, avemmo ben sette vincitori diversi in altrettante gare. Di equilibrio, di valori e quindi di spettacolo ce n’erano non poco solo che questo tipo di show cozza con quello che intende il nuovo corso della F1 ed evidentemente dei nuovi appassionati che si stanno affacciando a questo sport. La domanda da parte di altre nazioni per ospitare un GP è altissima: ovvio che con queste condizioni, dove evidentemente un “semi permanente” ha dei costi di gestione decisamente minori rispetto ad uno “permanente”, unito al fatto che un circuito all’interno di una città permette una fruibilità maggiore a differenza di doversi spostare in un luogo (di periferia) prettamente dedicato, fa gola a non poche amministrazioni. Resta da vedere se questa tendenza durerà nel tempo, di certo noi che siamo stati abituati a piste come quella del Nurburgring, Jarama, Imola etc ce ne dovremo fare una ragione, solo che non è detto che ci debba piacere necessariamente.

Lasciatemi concludere con un “off topic” e che, quindi, con l’argomento trattato non centra nulla: qualunque siano i reali piani di Ferrari, nei riguardi di Sainz, trovo quantomeno sconveniente come a Maranello stiano gestendo l’attuale situazione. Assurdo che un pilota come quello spagnolo, dopo tutto quello che ha dimostrato e dato alla causa Rossa, sia tenuto in bilico a meno di tre settimane dalla presentazione della SF-24 (il nome è stato ormai reso noto) e, soprattutto, che ora il suo compagno abbia ufficializzato la firma, praticamente a vita per la Beneamata. Ormai anche i sassi hanno capito che Carlos non fa più parte dei piani futuri della Ferrari, e ci può anche stare, solo che è inaccettabile un atteggiamento del genere: che Carlos vada via o rimanga, la Rossa ne uscirà male a prescindere

Vito Quaranta