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MOTOGP 2022-GRAN PRIX OF THE AMERICAS

Quarta gara stagionale e primo back to back dell’anno con le moto che mettono le ruote sul tracciato del COTA ad Austin.

Dopo che tre piloti e tre moto diverse sono riuscite a dividersi le vittorie di questo inizio campionato non ci sarebbe da meravigliarsi di vedere la quarta combinazione diversa sul gradino più alto del podio.

Per aumentarne le probabilità ci sarà anche il ritorno del King of Cota Marc Marquez abile ed arruolato dopo la gara saltata per diplopia. Insieme a lui anche Fabio Quartararo con la Yamaha che non si può non considerare nel novero dei papabili alla vittoria. Così come uno dei due alfieri Suzuki.

Insomma, par essere un bel mondiale, senza un padrone vero anche se da ciò che si è potuto apprezzare sino ad oggi la Ducati resta la moto più forte. Colui che era stato candidato ad assumere il ruolo del “padrone 2022” però sta ancora remando per capire la versione aggiornata di quel gioiello che si chiamava Gp21. Pecco si deve dare una svegliata e lo deve fare subito: la classifica corta ancora glielo permette.

Le FP di ieri confermano una certa “incertezza” con i piloti Ducati di “seconda linea” andati meglio di quelli di punta Bagnaia e Martin. Un redivivo Vinales, che forse ha trovato la quadra, a far meglio di Espargaro fresco vincitore della prima gara Aprila in MotoGp.

Spiace per Morbidelli che sembra essersi d’improvviso valentinizzato…peccato.

Sotto tanti aspetti questa incertezza ricorda la stagione 2020 dove sembrava che nessuno volesse prendersi in mano il bandolo della matassa. Ci sarà nuovamente lo zampino dei francesi?

In Moto2 invece un “padroncino” (ieri in difficoltà) ce lo abbiamo e risponde al nome di Celestino Vietti. Facciamo il tifo per lui  e per Foggia che in Moto3 che se la sta giocando alla grande. Sarebbe bello fossero loro i WC 2022.

Buon divertimento, tanto è di sera e non vi rovina la domenica in gita sul lago

VERSTAPPEN REGOLA HAMILTON IN TEXAS

Si arriva ad Austin, Texas, con i duellanti separati da pochi punti. “Ognuna delle sei gare mancanti è una finale”, si diceva. “Un ritiro sarebbe un disastro per entrambi”, un’altra delle frasi banali sentite spesso in queste ultime due settimane, assieme a “Born in the USA” di Bruce Springsteen.

Logico, quindi, vedere i duellanti in prima fila, in attesa della prima, difficile, piega a sinistra al culmine della salita. Già nelle qualifiche, Verstappen e la Red Bull mostrano i muscoli, e solo un gran giro di Hamilton mantiene la Mercedes in prima fila.

Si spengono i semafori, Lewis parte meglio, Max lo stringe ma lo rispetta, e così l’inglese, di mestiere, lo porta all’esterno della curva, guadagnando la prima posizione.

Dietro, Sainz deve difendersi dalle due McLaren che lo braccano, ma poco può fare contro Ricciardo e Norris.

Al giro 7 i primi due sono staccati di meno di un secondo, Hamilton si rende conto che Verstappen è più veloce, ma la sua Mercedes in rettilineo vola, e anche con il DRS l’olandese non può fare nulla per avvicinarlo. 

E così in Red Bull decidono di  anticipare al giro 11 la prima delle due soste previste, per montare gomme dure. Un solo giro basta per mangiare virtualmente tutto lo svantaggio su Hamilton, il quale si ferma inspiegabilmente solo dopo 3 giri e si ritrova ad oltre 7 secondi dal rivale, ma ancora davanti a Perez. E forse è proprio il messicano che in Mercedes stanno cercando di coprire, perchè hanno capito che oggi contro la prima guida Red Bull non c’è niente da fare.

Hamilton però inizia a rosicchiare qualche decimo a Verstappen, evidentemente in gestione, e Perez rimane a distanza. Qualche scaramuccia fra ex campioni, con Raikkonen che sorpassa fuori pista Alonso ma non viene sanzionato, facendo infuriare lo spagnolo. Che si vede pure costretto a ridare la posizione a Giovinazzi che aveva a sua volta superato all’esterno.

Bottas, partito nono causa cambio del motore endotermico, anonimamente sprofondato in undicesima posizione per poi riguadagnare qualche posizione, non può in alcun modo essere d’aiuto al compagno di squadra. 

Al giro 30 Verstappen si ferma per la sua seconda sosta, quando Hamilton aveva ridotto il distacco fino a due secondi. Ancora una volta l’inglese non copre la mossa, e, anche a causa dei doppiaggi, perde vistosamente. E, quando al giro 38 compie la sua seconda sosta, il distacco è salito a 8 secondi e mezzo. Mancano 16 giri, e Lewis conta sull’avere gomme più nuove per il finale di gara. 

Al 42° giro Hamilton si trova già a soli 5 secondi, che diventano due e mezzo al 47°. Con le gomme dure i rapporti di forza sembrano essersi invertiti. 

Arrivato a 1.5 sec., Lewis inizia a sentire le turbolenze, riesce ad avvicinarsi fino ad 1 sec. ma Max lo tiene sapientemente fuori dalla zona DRS, e una possibile, entusiasmante, battaglia nel giro finale non si materializza. L’olandese taglia così il traguardo con l’avversario incollato agli scarichi, per la gioia di un pubblico come mai si era visto prima ad un gran premio negli Stati Uniti.

Al terzo posto, staccatissimo, Perez, seguito a pochi secondi da Leclerc con un’ottima Ferrari, poi Ricciardo, Bottas, autore di una gara inutile, Sainz, che ha pagato l’ennesimo pit-stop lento, Norris, decisamente sotto tono oggi, Tsunoda e Vettel.

Occasione persa per un possibile, ultimo, arrivo a punti in carriera per Raikkonen, ottimo decimo fino a tre giri dalla fine, quando è stato vittima di un testacoda. Ma, anche stavolta, si trovava ben davanti al suo giovane compagno di squadra, il quale sta facendo ben poco per conservare il posto.

Prossima tappa fra due settimane in Messico, una pista nella quale la Red Bull si è sempre trovata molto bene. Oggi la Mercedes è stata sconfitta in una delle piste a lei tradizionalmente favorevoli. Ma è ancora troppo presto per affermare che il mondiale abbia preso la strada di Milton Keynes. Quando la lotta è così serrata, tutto può succedere, e non sarebbe la prima volta che il pilota più esperto, seppur con una macchina inferiore, ribalta i pronostici della vigilia.

* immagine in evidenza dal profilo twitter @redbullracing

F1 2021 – GRAN PREMIO DEGLI STATI UNITI

Si arriva ad Austin con sei Gp da disputare e sei punti che separano Hamilton e Verstappen.

Il mondiale 2021 continua a giocarsi sul filo dei punti e di una tensione crescente tra i due contendenti e i rispettivi team. E sarà proprio questo probabilmente il fattore decisivo nella lotta al titolo.

Chi tra i due sbaglierà meno e saprà capitalizzare al massimo i punti di forza sui circuiti che mancano si porterà a casa il titolo. E guardando al calendario, un jolly importante se lo gioca proprio la Mercedes al COTA.

Dal 2014 in pratica un dominio incontrastato spezzato solo dal canto del cigno di Raikkonen nel 2018. Per Mercedes è spesso stato un GP “chiave” per ribadire una netta superiorità in pista e per rimettere in ordine situazioni di classifica deficitarie.

immagine da granprix247.com

Considerando la situazione in classifica e che i successivi due GP sono quelli del Messico e Brasile, storicamente molto amici della Red Bull, l’imperativo per Hamilton è vincere.

Non farlo equivarebbe alla certificazione di un finale di campionato piuttosto complicato e in salita. Per contro invece Verstappen dovrà fare il possibile per perdere meno punti possibile dal suo rivale per poi aspettare piste molto più favorevoli. Ma potrebbe anche piazzare il risultato a sorpresa.

Il COTA è sempre stato un Gp complicato per tutti i team, con un T1 misto veloce, un T2 con un lungo rettilineo e un T3  in cui è fondamentale avere stabilità in frenata e trazione in uscita dalle curve.

Quest’anno potrebbero aggiungersi i problemi di asfalto piuttosto malmesso, come già certificato dai piloti della motoGP. La Mercedes è abituata a questo tipo di pressione ma, rispetto alle sfide con Ferrari, il margine di errore sembra essere molto più ridotto.

immagine da sudouest.fr

In Honda si dicono piuttosto fiduciosi di poter vincere in almeno tre dei restanti GP: Messico, Brasile e Abu Dhabi. Lasciando da parte la scaramanzia che evidentemente non attecchisce molto in Giappone, il ragionamento è condivisibile e a maggior ragione la tappa di Austin potrebbe essere uno spartiacque importante per la corsa al titolo.

Anche ad Austin continuerà la sfida di sicuro meno nobile ma con diversi spunti di interesse tra Ferrari e McLaren. Vale il discorso fatto sopra: chi saprà adattarsi meglio avrà un vantaggio notevole.

Al momento le azioni del Cavallino sono in ascesa, complice una PU che sembra aver risolto molti problemi e una monoposto con una finestra di utilizzo più ampia che in passato.

Lo storico dei piloti Ferrari non è eccezionale al COTA, motivo in più per cercare un buon risultato. Risultato che sia per loro che per gli uomini di Woking, è ragionevole pensare non possa riguardare in nessun modo un possibile podio, a meno di grossi problemi per i quattro piloti di Mercedes e Red Bull.

Dietro ( o forse davanti ad Austin…) il pacchetto di mischia Alpha Tauri, Alpine, Aston Martin è pronto a dare battaglia. Diciamo che quest’ultima sembra essersi sfilata da questo gruppetto, con delle prestazioni piuttosto imbarazzanti nell’ultimo mese ( e un cambio di PU annunciato per Vettel).

Molto in forma invece Alpha Tauri e soprattutto Gasly, che potrebbe essere una bella sorpresa al COTA. Per Alonso l’ennesimo ritorno su una pista su cui non corre da un pò di tempo e una certa curiosità di vedere dove potrà portare una Alpine in crescita.

Le ultime tre scuderie del lotto, dalla quale potremmo escludere la Williams di Russell, cercheranno l’ennesima traversata nel deserto cercando di raccogliere quello che si può.

In realtà Alfa Romeo fà più parlare fuori dalla pista, con l’interessamento di Micheal Andretti a rilevare l’intero team. L’acquisizione sembra cosa fatta anche se non ci sarà nessun annuncio ufficiale ad Austin.

Resta l’interrogativo sul coivolgimento del marchio Alfa Romeo in F1, operazione voluta a suo tempo da Marchionne ma che al momento non sembra continuare ad avere senso. L’avvento di Andretti potrebbe riportare un pilota USA in F1, Colton Herta.

immagine da motorlat.com

Questo riaccenderebbe l’interesse degli States per la F1, un amore mai davvero sbocciato e sempre in secondo piano rispetto a Nascar e Indycar.

Intanto Mick Schumacher sembra sia in orbita Williams per il prossimo futuro. Con la partenza di Russel e la crescita mostrata anche in ottica 2022, potrebbe essere un bel colpo per il tedesco approdare a Grove.

Infine un grande (?) ritorno nel circus. Flavio Briatore sembra sarà il responsabile della gestione degli ospiti di lusso del Paddock club, un aspetto praticamente azzerato dalle restrizioni Covid.

Obiettivo neanche tanto nascosto è attrarre soldi in un ambiente che ne ha un disperato bisogno. La riprova la si è avuta anche nella bozza di calendario del 2022, con 23 GP in programma e una gestione delle trasferte e dei trasferimenti davvero illogica, ma di sicuro la migliore per massimizzare i profitti.

Si spera almeno che la nuova gestione possa avere un occhio di riguardo per gli utenti comuni, quelli per esempio che ancora aspettano un qualche tipo di rimborso dalla farsa del Gp del Belgio. E’ comprensibile che la F1 stia cercando di cambiare per assicurarsi la sopravvivenza inseguendo i pochi che portano capitali e esposizione mediatica magari a discapito dei tanti che al massimo comprano il biglietto per il prato alla Domenica, ma speriamo che il tutto non diventi ancora più esclusivo e inaccessibile di quanto non lo sia già.

A proposito di spettacolarizzazione a tutti i costi, è venuta fuori la notizia che Verstappen non rilascerà interviste a favore della serie Netflix di grande successo negli States “Drive to survive”, incentrata sul mondo della F1.

Motivo? Secondo l’olandese la serie viene montata in modo da creare rivalità accese tra piloti che in realtà non esistono, il tutto per creare un prodotto più appetibile e romanzato.

Ho avuto modo di vedere la serie e in effetti c’è molto “cinema” e poca sostanza, personalmente l’ho abbandonato dopo 2 puntate.

Se questa spettacolarizzazione forzata è il futuro della F1 mi viene da pensare che sarà una via per l’inferno lastricata di buone intenzioni (l’importante è che portino soldi).

*immagine in evidenza da motorimagazine.it

Rocco Alessandro

MOTOGP 2021-GP OF THE AMERICAS AUSTIN (TX)

Round numero 15 del 2021 in scena ad Austin Texas. I ragazzi ritrovano il COTA dopo averlo saltato nel 2020. Sarà interessante capire le condizioni dell’asfalto visto che già in passato qualche problema c’era stato. Il circuito è usato parecchio per le corse di automobili: si creano avvallamenti nei punti di frenata che non aiutano affatto i piloti delle due ruote.  Fortunatamente non c’è ancora passata la F1 che con le sue enormi sollecitazioni avrebbe peggiorato le condizioni dell’asfalto. Sarà tutto sa scoprire dopo due anni di assenza, soprattutto se il meteo dovesse fare le bizze come probabile. Con l’acqua (ed i dislivelli che il tracciato presenta) la vita dei piloti e della direzione gara potrebbe essere particolarmente complicata.

Il layout della pista è molto vario: presenta curve per tutti i gusti e tutte le velocità, punti di staccata importanti ed anche allunghi in grado di scogliere le trecce ai cavalli delle moto più performanti del pianeta.

I team arrivano in America dopo qualche giorno di test portati a termine dopo la gara di Misano. Si sono viste alcune novità interessanti ed altre saranno state testate “sotto le carene” all’insaputa del resto del mondo. Qualche prova non può che aver fatto bene sia ai piloti che ai tecnici: in ottica di perfezionamento 2021 e, soprattutto, per gettare le basi 2022 quando le limitazioni imposte allo sviluppo delle moto causa Covid termineranno. In Honda, è stata provata un’inedita carena con linea che fa somigliare la RCV ad alcune Yamaha di serie degli ultimi anni.

Capire quanto abbia funzionato e se verrà adottata per l’anno prossimo non è ancora noto. I piloti hanno fornito buone sensazioni e potranno riprovare alcune novità minori già questo weekend.

Sembra impensabile, però il colosso giapponese è quello che si trova nell’obbligo di fare lo step evolutivo maggiore per riuscire ad allinearsi a Ducati, Yamaha e Suzuki che oggi come oggi sono moto migliori di quelle made in Tokio: questo dicono i risultati in pista.

Il campionato ormai vede Fabio Quartararo svettare di quasi 50 punti sul suo inseguitore Pecco Bagnaia. Al francese basterà restare sulla sella da qui a fine stagione, incollandosi alla ruota posteriore del Chivassese per portarlo a casa: questo deve fare. Certo, attaccarsi a quella ruota non sarà semplice perché il nostro portacolori si è messo ad andare fortissimo negli ultimi tempi restando pure dritto. Però la storia non è dalla parte di Bagnaia: l’unico in grado di vincere tre gare di fila con una rossa di Borgo Panigale porta il nome di Casey Stoner e pareggiarne il risultato sarà impresa ardua per il nostro ragazzo.

Paradossalmente più Pecco sarà indietro in classifica e più per Fabio sarà facile e meno rischioso (e converrà ndr) marcarlo a uomo vista la differenza di punti.

Se si parla di Austin non si può non tenere in considerazione che stiamo parlando di un feudo “Marqueziano”. E’ vero, lui non è al 100% e proprio nel 2019 non ha finito l’unica gara che non ha vinto in Texas. Però ha già vinto nell’altro suo feudo del Sachs, quindi mi aspetto Marc Marquez tra i protagonisti braccio e Honda permettendo.

Nel 2019 vinse invece Rins, togliendo a Valentino Rossi l’ultima occasione vera di vincere un GP che gli sia più capitata da quel tempo. Sarà complicato vedere entrambi nelle vicinanze delle posizioni che contano questa volta.

A meno di eventi inattesi (vedi qualche gomma meno prestazionale e/o la variabile pioggia)) la vittoria di tappa se la giocheranno Quartararo, Bagnaia, Marquez e forse Jack Miller.

Morbidelli su Yamaha ufficiale è parso ancora lontano da quella forma che una Motogp di oggi richiede. Se non sei perfetto ti complichi la gara già nelle FP che determinano l’ingresso diretto in Q2, ed i distacchi tra i vari piloti sono davvero ridottissimi ormai quando si parla di giro secco. A proposito di Franco è di questi giorni la notizia che il suo attuale capotecnico ex Vinales Esteban Garcia lascerà la Yamaha per lavorare in KTM: si potrebbero riaprire le porte del team di Gerno di Lesmo per Ramon Forcada che in tanti auspicano nuovamente al fianco del Morbido. Dita incrociate.

 

PS. Se volessi scommettere butterei qualche euro di Jorge Martin

PS2. Mi sono riletto prima di pubblicare: non ho nominato il Campione del Mondo in carica…chissà perchè?

UPDATE: Maverick Vinales non gareggerà ad Austin in segno di lutto per la scomparsa del giovane cugino Dean Berta Vinales la scorsa domenica.

 

MOTO2

Raul Fernandez/Remy Gardner. Remy Gardner/ Raul Fernandez. Raul Fernandez/Remy Gardner.

Questo ormai è l’andazzo del 2021 con solo le briciole per gli altri. Con 5 punti di differenza tra la vittoria ed il secondo posto e 34 in classifica a 4 gare dal termine, il buon Remy non ha nemmeno bisogno di stare a ruota dello spagnolo. Gli basta arrivare tutte le volte “primo degli altri” lasciando andare tutte le domeniche il proprio compagno di squadra a vincersele tutte. E’ vero, ho detto altro per la classe regina dove la distanza tra i primi due è ancora più ampia. In questa categoria la preparazione dei piloti e delle moto del team Ajo sta facendo quella differenza che può permettere all’Australiano di curarsi, ed anche in scioltezza solo degli altri.

 

MOTO3

42 punti di differenza tra il golden rookie Pedro Acosta ed il nostrro Dennis Foggia che s’è purtroppo svegliato tardi in stagione. Sarà il solito trenino di scie ma potrebbe invece essere il giorno di Romano Fenati. L’italiano è particolarmente in palla come dimostrato a Silverstone ed a Misano (nonostante tutto) e il COTA è una delle “sue” piste. Non mi stupirei nel vederlo allontanarsi in solitaria e salutare tutti dopo pochi giri per rivedere il gruppo dopo il traguardo.

 

(immagine in evidenza tratta da live gp)

 

Salvatore V

2019 MotoGP Austin. La prima di Alex nel regno di Marc

Prima sorpresa dell’anno proprio quando il copione di Austin era già stato scritto.
Marc scivola nel salotto di casa sua lasciando via libera a tutti gli altri.
Il più pronto a raccogliere il trofeo con le corna di bue è stato Alex Rins alla sua prima assoluta in MotoGP su una Suzuki che non vinceva dal 2016.
Bella la gara dello spagnolo. Partito da dietro è stato lesto a risalire ed a piazzarsi subito dietro un Valentino Rossi in grande forma il quale ha però commesso un paio di sbavature che gli hanno tolto quella vittoria che da tanto tempo aspettano lui ed i suoi tifosi. Vincere a quarant’anni suonati non deve essere facile quando ne hai quasi 20 di più di quelli che ti corrono intorno. Merita applausi a scena aperta per l’impegno e la voglia.
Rins è stato calmo, riflessivo, mai sopra le righe, pulito e maturo. Già, perché trovarsi a combattere fianco a fianco con una leggenda vivente del motociclismo e riuscire anche a batterlo, deve essere qualcosa da far tremare i polsi a chiunque. Figuriamoci ad un ragazzino che vedeva il Rossi nazionale in TV mentre stacciava altri nomi altisonanti di questo sport. I polsi di Alex sono stati saldi anche quando Vale ha provato a forzargli le staccate, quando gli ha fatto sentire il rumore dei suoi scarichi in maniera prepotente.
Bravo Alex, pilota silenzioso e sempre sorridente, dal profilo basso e visiera abbassata.
Vale ci ha creduto, ci ha provato. Non c’è riuscito ma la sua passione ci dice che ci riproverà ancora, tutte le volte che potrà.
La gara ha detto anche che siamo di fronte ad una bella Suzuki e ad una bella Yamaha. Tolto Marquez, che ad Austin non può essere considerato un benchmark per manifesta superiorità, il livello delle altre moto è stato abbastanza simile con tre marche diverse sul podio completato da un ottimo Jack Miller con la sua Ducati Pramac.
Dovizioso ha corso in difesa. Mai nella lotta di vertice né in prova né in gara, ha raddrizzato il weekend con una buona partenza che, dopo le cadute di Marquez e del solito Cal, si è tradotta in un quarto posto finale che lo spedisce in testa al Mondiale davanti a Rossi, Rins e Marquez. E’ lui quello che ha raccolto di più tutti ad Austin rispetto anche alle sue stesse aspettative.
Bravo il Morbido a finire quinto ed a regolare in gara il suo compagno di box che gli finisce regolarmente davanti in prova.
Bene anche Bagnaia non a 9 secondi da Petrucci che guida una moto ufficiale 2019 e non una Gp18.
KTM ed Aprilia sono ancora di un altra categoria: l’exploit in prova di Pol Espargarò e rimasto tale ed i piloti di questi due team non ancora pervenuti al mondiale 2019.

MOTO2
Il vecchio Luthi ha vinto davanti al suo compagno di squadra Schrotter ed a Navarro. Nella prima parte di gara ha regolato il fratello di Marc Marquez (forse adottivo?) che dopo qualche giro è scivolato indietro in crisi di gomme. Il vero protagonista di giornata è però stato Mattia Pasini che ha abbandonato il microfono in favore della manopola del gas. Immenso quarto, in rimonta con costanza e caparbietà dopo mesi di inattività e su una moto che non conosceva considerata la nuova motorizzazione Triumph. Baldassarri caduto ha salvato la testa del campionato.

MOTO3
La solita bella gara dei ragazzini ha regalato spettacolo e sorpassi. Canet consegna la prima vittoria al Team di Max Biaggi davanti a Masia e Migno che si mandano a quel paese dopo essersi presi a carenate. La più bella scena della giornata è quella di Paolo Simoncelli che abbraccia il suo Suzuki mentre, in lacrime, gli sussurra di aver vissuto un emozione per averlo visto in testa alla gara prima della caduta.

Ci si rivede tra tre settimane a Jerez per l’inizio della lunga stagione europea.