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VERSTAPPEN VINCE E SCAPPA. HAMILTON RESTA A GUARDARE.

La F1 riprende in Messico da dove si era fermata ad Austin, e cioè con la Red Bull e Verstappen nettamente davanti. L’olandese domina le prove libere e le prime due sessioni di qualifica, con la Mercedes che appare in grande difficoltà. Poi succede qualcosa. Che sia l’aumento di temperatura, la pista gommata, o semplicemente un bluff non è dato a sapere, fatto sta che Bottas e Hamilton si prendono la prima fila, con Verstappen e Perez relegati in seconda e imbufaliti con il povero Tsunoda reo di avere rovinato il loro ultimo tentativo.

Si spengono i semafori e basta meno di un chilometro alla Mercedes per sprecare la inaspettata prima fila. Bottas parte bene, ma ovviamente Verstappen gli prende la scia. Il finlandese anzichè rimanere sul lato pulito della pista, si porta al centro verso il compagno di squadra, spalancando un portone a Verstappen che si infila in tutta tranquillità prendendo la prima posizione. Alla staccata di curva 1, il buon Valtteri alza il piede per far passare il compagno di squadra, poi chiude di colpo la traiettoria prendendo di sorpresa Ricciardo che lo tampona facendolo girare.

Dietro si crea il caos, e a farne le spese sono Schumacher e Tsunoda, costretti al ritiro. Esce così la Safety Car per consentire di ripulire la pista dai tanti detriti.

Alla ripartenza Verstappen distanzia subito Hamilton, che deve prendere atto amaramente della maggiore velocità del rivale. Ma la sua maggiore preoccupazione si materializza verso il quindicesimo giro, quando le sue gomme iniziano a perdere prestazione, e Perez inizia ad avvicinarsi pericolosamente.

Al giro 20, Verstappen ha 8 secondi di vantaggio su Hamilton, il quale riesce faticosamente a tenere Perez a 2 secondi. Dietro di loro Gasly è già a 20 secondi dal battistrada, e le due Ferrari di Leclerc e Sainz ad oltre 25. E per fortuna che i rossi avevano grandi speranze per questo GP.

Al giro 30 Hamilton si ritrova con tre auto da doppiare e in Mercedes decidono di farlo fermare per il suo presumibilmente unico pit-stop. Ma al rientro in pista Lewis si trova immediatamente dietro Leclerc, il quale però si ferma al giro immediatamente successivo. Con la gomma dura l’inglese inizia a volare, e rimette subito Perez a distanza di sicurezza, ma soprattutto guadagna 2 secondi su Verstappen. Il quale si ferma al giro 33 e rientra dietro il suo compagno di squadra, che si ritrova così in testa al suo GP di casa, per il tripudio del pubblico accorso in massa a vederlo.

E il messicano pare non avere alcuna intenzione di fermarsi. Addirittura gira sui tempi di Verstappen ed Hamilton. Ma il suo distacco virtuale su quest’ultimo è di ben 9 secondi. Evidentemente in Red Bull vogliono dargli l’opportunità di un attacco finale con gomme molto più fresche, magari soft.

E invece Checo si ferma al giro 40 e monta gomma dura. Ma comunque avrà, nel finale, 10 giri in meno sugli pneumatici rispetto all’inglese.

L’inseguimento del messicano si conclude al giro 61, quando entra in zona DRS. Il pubblico sulle tribune è in delirio. Ma, come spesso accade con queste macchine, arrivati ad un secondo di distacco si inizia a soffrire. Nei giri successivi Hamilton riesce sapientemente a tenere Perez fuori dalla zona DRS, e così l’attacco non si materializza.

La gara finisce con Verstappen che guadagna la sua nona vittoria stagionale, allungando in classifica con un vantaggio di ben 19 punti su Hamilton, e solo 4 gare dalla fine. Con questi numeri diventa veramente dura per l’inglese, che almeno ha limitato i danni riuscendo a chiudere davanti a Perez. Quarto un ottimo Gasly, seguito da Leclerc e Sainz, autori di una gara anonima ma comunque utilissima per la Ferrari in funzione del mondiale costruttori in una giornata nera per la McLaren.

Al settimo posto Vettel, seguito da un ottimo Raikkonen, incredibilmente ottavo nonostante l’auto che guida. Nono Alonso e decimo Norris.

La pessima gara di Bottas si conclude in quattordicesima posizione, ed è trascorsa in buona parte dietro a Ricciardo. Il finlandese riesce almeno a strappare in extremis il giro più veloce a Verstappen, ma gli ci è voluto un doppio pit-stop negli ultimi giri per montare gomma soft.

La partenza disastrosa di Valtteri è anche costata un mare di punti alla Mercedes nella classifica costruttori, con la Red Bull che si è portata ad un solo punto.

Ora si va in Brasile, per la seconda gara di una tripletta che poi porterà il circus sulla pista sconosciuta di Losail, in Qatar. Ormai il mondiale ha preso una piega ben precisa. Se da un punto di vista della competitività delle auto non c’è alcun dubbio che la Red Bull sia passata nettamente in vantaggio rispetto alla Mercedes, l’incertezza potrebbe venire dall’affidabilità. E in un mondiale come questo non si potrà dire che è finita fino a quando non sarà realmente finita.

P.S. pare che a Giovinazzi in Messico sia arrivata la notizia del suo licenziamento. Oggi era arrabbiatissimo col team per una strategia totalmente sbagliata che gli ha distrutto la gara. Gli organi di comunicazione “di regime” hanno definito “scandaloso” l’atteggiamento del team Alfa Romeo nei confronti dell’italiano. Forse mi sbaglio, ma in questi tre anni non abbiamo purtroppo mai visto Antonio fare prestazioni degne di nota, come è capitato, invece con i vari Ocon, Norris, Russel, e, in alcuni casi, perfino Stroll. Si gridava al miracolo quando stava davanti a Raikkonen che, non dimentichiamolo, ha 42 anni. In un mondo come quello della Formula 1, dove conta solo la prestazione, non c’è poi tanto da sorprendersi se ad un certo punto un team smette di supportare un pilota nel quale non crede più, ed è assolutamente inutile, per non dire ridicolo e poco serio, prenderne le difese in modo plateale.

* Immagine in evidenza dal profilo Twitter @redbullracing

F1 2021 – GRAN PREMIO DEL MESSICO

Dopo la sorprendente vittoria di Verstappen ad Austin arriva la prima delle ultime 5 tappe del mondiale 2021.

Da due anni non si corre in Messico, sull’autodromo Hermanos Rodriguez e nonostante in tanti diano un Verstappen imbattibile ci sono diverse premesse che possono portare ad un risultato a sorpresa.

Quì la Red Bull è sempre andata storicamente molto bene, anche in anni di magra, per cui è legittimo pensare che quest’anno possa godere di un discreto vantaggio sulla concorrenza.

Ma le variabili sono sempre tante e a maggior ragione su un circuito particolare come quello messicano.

In primis, non si corre dal 2019, per cui molti dei dati accumulati sul comportamento delle monoposto potrebbero non essere più attendibili.

Vero che ormai i simulatori fanno miracoli ma anche andare in confusione anche solo per un solo turno di libere potrebbe essere un guaio in ottica gara.

La pista ha un asfalto molto liscio ed è da alto carico aerodinamico, con la componente ibrida ed elettrica della PU che dovranno andare a compensare la minore efficienza del motore termico causata dall’aria rarefatta a oltre 2000 m di altitudine.

immagine da timgate.it

Mercedes potrebbe sfruttare l’assenza di asperità sull’asfalto per far funzionare al meglio il suo sistema di sospensioni posteriori che “abbassa” la monoposto in rettilineo e limitare l’handicap a carico della sua ICE, ancora la migliore del lotto.

Proprio dal fronte PU potrebbero venire ottime notizie da Ferrari, le cui componenti ibride ed elettriche migliorate con l’introduzione della quarta PU potrebbero dare un bel vantaggio e ne fanno una concorrente temibile, forse non per la vittoria, ma con tutta probabilità molto vicina in qualifica e in gara, un problema in più da considerare in fase di strategia e soste ai box.

Anche le temperature di esercizio saranno un bel problema data la difficoltà che si ha sul circuito messicano di raffreddare a dovere PU, freni e tutto il comparto del cofano motore. Se è vero che in Mercedes stanno spingendo molto la loro PU a scapito dell’ affidabilità, questo potrebbe essere un fattore decisivo in gara.

Pirelli porterà le tre mescole centrale del lotto, escludendo la C1 e la C5. In passato la mescola più morbida soffriva di graining, cosa che tendeva ad escluderla dall’utilizzo nel primo stint in gara.

Probabile che anche quest’anno chi potrà cercherà di partire con la mescola media ed avere un primo stint di gara più lungo per poi passare alla mescola soft. Un asfalto particolarmente “green” al venerdì e la sua rapida evoluzione nelle prestazioni durante tuto il weekend potrebbe portare a diversi problemi nella scelta di assetti e mescole da utilizzare in gara.

immagine da motorsport.com

Almeno per tutti i team dovrebbe arrivare un aiuto dal meteo, previsto nuvoloso e con temperature ambientali intorno ai 20°C e in assenza di pioggia.

Come detto, sembra tutto apparecchiato per una vittoria del 33. Stranamente anche Wolff e Marko sono d’accordo questa volta nel dare l’olandese come favorito per la vittoria.

Olandese che potrà contare anche sul compagno di squadra Perez che avrà un boost in più dal fatto di correre in casa con una monoposto in grado di giocarsi la vittoria.

Austin è stata una grossa sorpresa e la tappa di Città del Messico potrebbe esserlo altrettanto con tanti problemi di affidabilità, una cosa davvero non usuale nella F1 di oggi. Sono già state annunciate diversi cambi di PU e relative penalizzazioni a carico di Ocon e Stroll, forse Norris e si paventa qualche problema anche per Hamilton anche se quest’ultima sembra davvero una boutade.

Ferrari, più che in altre piste potrebbe essere davvero il terzo incomodo nel rendere difficile la gara ai chi avrà ambizioni di vittoria. Difficile che possa davvero lottare per la vittoria ma è uno di quei GP in cui andare a podio senza aspettare problemi da parte di Mercedes e Red Bull.

La Mclaren dovrà cercare di sfruttare al massimo la sua PU e la sua velocità di punta molto elevata. Probabile che si vedranno qualifiche con distacchi molto ridotti e un exploit al sabato potrebbe pagare grossi dividendi anche nella gara di domenica.

Storicamente è una pista in cui si commettono anche più errori e alcuni anche grossi, come Bottas a muro in qualifica nell’edizione del 2019. Anche questo sarà un ulteriore fattore di incertezza.

Per Hamilton il Gp del Messico ha sempre portato bene, ci ha vinto matematicamente il quarto e quinto mondiale, quasi il sesto nel 2019. Perdere altri punti in Messico lo porterebbe nella difficile situazione di dover tentare qualcosa di molto difficile in Brasile, altro Gp in cui la Red Bull può fare bottino pieno, e sperare solo che le gare nel deserto gli possano essere amiche.

immagine da f1sport.it

Dodici punti non sono tanti ma rischiano di diventare 19 o 20 dopo il Messico e più di 25 dopo il Gp del Brasile, decisamente troppi a tre gare dalla fine.

Dopo il colpo texano, l’obbligo per Verstappen e Red Bull e guadagnare il più possibile prima del trittico di gare mediorientali, in cui sarà più probabile vedere una Mercedes in forma.

In ogni caso, non c’è più spazio per passi falsi, e il GP del Messico sembra fatto apposta per compierne. Potrebbe essere la chiave di volta dell’intero mondiale.

*immagine in evidenza da motorsportguides.com

Rocco Alessandro

VERSTAPPEN VINCE LA FARSA DELLE ARDENNE

Si torna a correre dopo 4 settimane di pausa. E il meteo riserva uno dei week-end più da lupi che si sia mai visto nella storia della Formula 1. Lo fa nel posto meno indicato, e cioè la cosiddetta università della F1, Spa Francorchamps. 

Che sarebbe stata durissima lo si è capito già il venerdì, con un botto incredibile all’Eau Rouge nella WSeries, e il sabato, con Norris che ha distrutto la sua McLaren nello stesso punto durante il Q3.

Ma le avverse condizioni meteo, il sabato, non hanno impedito la disputa delle qualifiche, e così Verstappen conquista una fantastica pole davanti ad un fantasmagorico Russel, e al grande rivale per il titolo, Hamilton.

La domenica il tempo è, se possibile, ancora peggiore. Piove forte, ci sono vento e nuvole basse.

Perez onora subito il rinnovo del contratto per il 2022 piantando la sua RB16B a muro durante l’ultimo dei giri di allineamento. 

Nonostante sia evidente che non ci siano le condizioni per correre, la procedura di partenza va avanti regolarmente fino al momento in cui, teoricamente, dovrebbe iniziare il giro di formazione. e, solo in quel momento, viene dato l’annuncio del rinvio della partenza. Che viene data dopo 25 minuti di inutile attesa, perchè quando le auto si muovono la pioggia è pure aumentata, e le nuvole si sono ulteriormente abbassate. E, infatti, tutti i piloti si lamentano delle condizioni inaccettabili. Tutti tranne Verstappen, ovviamente. Dopo due giri, le macchine vengono nuovamente fermate, facendole rientrare in pit-lane.

Passano 3 ore, e la pioggia rallenta solo attorno alle 18. La direzione gara, in deroga al regolamento secondo il quale non si sarebbe potuti andare oltre le 18, decide che alle 18.17 si può finalmente ripartire, per una gara la cui durata è stata fissata in un’ora e che, quindi, attribuirà solo metà punteggio.

Questo ritardo dà modo a Perez di partecipare, partendo per ultimo.

Ovviamente le condizioni non sono migliorate, i piloti protestano vivacemente (ma i loro team radio non vengono mandati in onda), e dopo 10 minuti esce la bandiera rossa. Ma il cronometro continua a correre, e scaduti i 60 minuti la gara verrà decretata conclusa e, soprattutto, valida, perchè sono stati compiuti i due giri minimi necessari. Ma Michael Masi decide di porre fine alla farsa senza aspettare.

E’ stata solo una passerella, nemmeno sufficiente per allietare il pubblico che si è sorbito una giornata al freddo in mezzo al fango. Ma, in questo modo, la gara è valida, con Verstappen che vince davanti a Russell, che così si prende in omaggio quel podio che la sfortuna (?) gli aveva tolto in Bahrain lo scorso anno. Al terzo posto Hamilton.

Il resto della classifica è quella delle qualifiche, a parte Perez. Non vale nemmeno la pena parlarne.

Sarebbe stato più logico annullare tutto. Ma in F1 non è mai successo, la domenica. E, probabilmente, questo avrebbe comportato conseguenze di vario tipo, commerciale e legale. Quindi bisogna prendere atto di quella che è a tutti gli effetti una pagliacciata, almeno da un punto di vista sportivo.

Ora si va in Olanda, sul circuito di Zandvoort, dove la Formula 1 torna dopo 36 anni. Anche se in un modo anomalo, Verstappen ha chiuso un periodo nero, ritornando alla vittoria. E c’è da credere che in casa sua vorrà dominare. 

P.S. 1 giusto per completare la pagliacciata, il contagiri ufficiale sul sito della Formula 1 dice che è stato completato 1 solo giro valido, e che i punti assegnati sono zero. Sarebbe interessante capire dal buon Michael Masi come viene effettuato il conteggio, e quale articolo del regolamento ha applicato, sempre che anche su questo non abbia agito in deroga.

P.S. 2 al di là dei modi, e delle meritate critiche alla direzione gara per come ha gestito la situazione, è stato un bene che le macchine non abbiano corso. Abbiamo già avuto un esempio sette anni fa di cosa vuol dire correre quando non ci sono le condizioni. E, oggi, le condizioni non c’erano.

* immagine in evidenza dal profilo twitter @redbullracing

F1 2021 – GRAN PREMIO DEL BELGIO

Terminata la pausa estiva, la F1 ritorna su un circuito iconico, Spa-Francorchamps.

Un tracciato che una volta era definito da “pelo sullo stomaco”, quando le monoposto di F1 erano un pelo più imprevedibili e le palle di chi le guidava dovevano per forza essere un pò più grosse di quelle degli attuali piloti. Insomma, un tracciato che separava i bambini dagli uomini.

Pur rimanendo una sfida lunga 7 chilometri, il tracciato ha perso molto della sua epicità, che risputa fuori in caso di mutevoli condizioni climatiche e di partenze caotiche.

Ecco, a tal proposito probabilmente Marko e soci stanno già facendo gli scongiuri, considerando la carambola al via al Hungaroring. Tanti punti persi da Verstappen e dalla squadra che si ritrova ad inseguire la Mercedes dopo essere stati in netto vantaggio fino al Gp di Gran Bretagna.

immagine da motorbox.com

Serve una netta inversione di tendenza per ritrovare un pò di fiducia e, pensando a Verstappen, sfatare una maledizione che vuole il pilota olandese mai in testa al Gp del Belgio fino ad oggi.

Mercedes invece arriva a Spa con la consapevolezza che da quì alla fine sarà una questione di differenze minime, episodi e trovarsi al posto giusto al momento giusto. E nel caso far entrare in azione Bottas…

Scherzi a parte, la W12 si è rimessa decisamente in carreggiata e complice un RB16B in affanno, tutte le gare si giocheranno sulla capacità di ogni team di trovare quel frazione di velocità in più nel momento buono.

A bocce ferme, indicare un favorito tra i due top team è un esercizio di stile inutile, di sicuro sarà avvantaggiato chi riuscirà a mantenere la lucidità durante tutto l’arco del weekend.

Fattore che servirà anche al binomio Ferrari-McLaren, gemelli diversi in caccia del terzo posto nel mondiale costruttori.

Posto il fatto che entrambi i team hanno tirato i remi in barca in quanto ad aggiornamenti sulla monoposto 2021, anche in questa lotta la differenza la farà l’adattabilità delle due monoposto alle mutevoli condizioni del tracciato belga.

immagine da zazoom.it

Al momento la fortuna non gira molto bene dalle parti di Maranello, già sicura di dover scontare una penalità per l’introduzione di una quarta PU sulla vettura di Leclerc incidentata da Stroll in Ungheria. Leclerc monterà a Spa la terza PU endotermica in versione standard, senza gli aggiornamenti previsti per il GP di Monza.

Le simulazioni non danno buone prospettive ai rossi, ma considerando che anche Silverstone doveva essere una caporetto, aspettiamo il responso della pista.

Ben più a suo agio dovrebbe essere la McLaren, su cui rimane sempre accesa la spia Ricciardo, a conti fatti vero e unico grosso problema di quest’annata.

Alpine arriva dopo aver vinto in Ungheria e con una monoposto in crescita. Magari con un’altra carambola al via riusciranno a spuntare un altro piazzamento nobile ma se c’è un pilota che preferirebbe evitare è Alonso, che nel 2012 di fatto ci ha perso un mondiale in un crash in partenza.

Aston Martin invece fa e disfa come la famosa Penelope, sia per se stessa, vedi squalifica di Vettel per essere arrivati a secco al traguardo in Ungheria, sia per le altre squadre, vedi Stroll in versione palla da bowling. SI giocano ancora il quinto posto nel costruttori e tanta credibilità dopo il disastro ungherese.

immagine da motorbox.com

I due piloti Alpha Tauri invece, sono riusciti ad uscire indenni e con un ottimo risultato dal gp più caotico dell’anno, se non è una stranezza questa…

A Spa li attende, al solito, un weekend impegnativo in cui i peggiori nemici sono proprio loro stessi. Azzeccare un altro weekend “pulito” su una pista tanto impegnativa certificherebbe un salto di qualità notevole.

La coda del gruppo è più che altro felice di aver scavallato la metà della stagione, in attesa del 2022. Quello più arzillo resta sempre Russell, ormai costantemente a cavallo tra Williams, Mercedes e chi sa quali altre scuderie.

Raikkonen ritorna sulla pista di cui è un Re senza corona. A lui siamo sicuri che non interesserà granchè ma fa sempre un certo effetto vederlo ancora passare, a 40 anni e passa,  all’Eau Rouge in pieno.

Mick Schumacher invece arriva in un altro santuario in cui il padre ha scritto la storia. Non deve essere facile per lui scrivere la sua storia in F1 con un occhio alle enciclopedie che è riuscito a scrivere il padre, soprattutto quando tutti, nel bene e nel male, te lo fanno notare.

Piccole note tecniche: Pirelli porterà le tre mescole intermedie della sua gamma, C2, C3 e C4. Saranno alzate anche le pressioni per cui vedremo come si adatteranno le monoposto, alla luce anche della querelle sulle pressioni di gonfiaggio basse che c’è stata qualche gp addietro.

Alcuni indicano nelle pressioni elevate una buona notizia per Ferrari. L’ottimismo è il profumo della vita diceva qualcuno.

Molto più impattante potrebbe essere il maltempo contemporali improvvisi previsti per tutto il weekend e temperature in ogni caso non superiori a 20 °C. Inutile dire cosa stiano facendo Marko e soci a riguardo.

Un’altra notizia, una bella notizia è il ritorno alle corse di Juan Manuel Correo, il pilota ecuadoriano protagonista due anni fa del terribile schianto in cui perse la vita Antoine Hubert.

Dopo due anni di ospedale e riabilitazione Correa torna in pista per continuare quel percorso ai piani nobili dell’automobilismo bruscamente interrotto due anni fa proprio sulla pista di Spa. Lo fa portandosi dietro il ricordo e la memoria di Hubert, con cui condivideva gli stessi sogni e per assecondare il suo istinto di pilota.

Certe cose non muoiono mai ed è giusto così. I migliori auguri a Correa e un saluto ad Hubert che lo accompagnerà in questa nuova avventura.

*immagine in evidenza da motori.it

Rocco Alessandro