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L’ANGOLO DEL FROLDI: A CHE PUNTO E’ LA NOTTE?

A che punto è la notte?

Forse è troppo scomodare metafore poetiche per elettricità, spruzzi di olio, motori a combustione (dicono ancora per poco, non ci credo), piloti umani, troppo umani (spesso figli di buona donna), un mondo piccolo dove i coltelli nella schiena hanno i manici pieni di gioielli, che ti attira e respinge. Tuttavia poche cose, come lo sport, possono tirar fuori l’epica degli esseri umani. Questo siamo. Uno strano miscuglio di bene e male, un legno storto che aspira comunque al cielo, pur avendo le radici nel putridume.

Ma non potrebbe essere diversamente vero?

E, dunque, a che punto è la notte?

Dovremo ancora subire a lungo i numeri impietosi di un dominio asfissiante, quello degli anglo-tedeschi, che assieme alla morte sembra una delle poche certezze della vita di questo ultimo quinquennio? Forse.

I numeri della corazzata AMG sono impietosi, brutali, svilenti, asfissianti, monolitici, roba da seduta psicanalitica di massa.

Certe cose non le sapremo mai. La Formula Uno vive di cicli. Lunghi e brevi.

Mai avrei pensato che il ciclo d’oro della rossa avrebbe potuto essere scalfito.

Invece siamo lì, ad un tiro di schioppo.

Gli anglo-tedeschi sono fatti così: dai loro un dito e ti divorano.

Non saremo mai nelle segrete stanze, dove tutto si decide facendo finta di non decidere.

L’architrave di questo dominio è il 2014. Un regolamento che, tutti , ammettono, cucito su misura per Brackley e dintorni, con i motori addirittura “sigillati” con la ceralacca FIA. Una cosa demenziale e folle per la quale, dopo la prima gara, avresti potuto chiudere baracca e burattini. In effetti, quello, non è stato certo un mondiale esaltante. E lo sanno anche i super tifosi della stella a tre punte. Il resto in parte è conseguenza, in parte il merito comunque di un dream team che dobbiamo applaudire perché se lo merita.

Ma io trovo che il dominio grigio sia un po’ diverso da quello rosso.

Allora, quando il ciclo Ferrari si aprì, la Federazione cercò quasi subito, quasi ogni anno, di equilibrare le cose. A favore dello spettacolo. Ora: ho sempre pensato che se uno vince, date le regole, se lo merita. Punto. Ma capisco anche la Federazione che, negli anni, quando qualche Team diventava troppo dominante cercava di sparigliare le carte.

Questo modus operandi resta sino al 2013. Lì accade qualcosa.

Seguitemi.

La neonata Mercedes, sorta dalle ceneri della Brawn-Gp, cresce lentamente. Ma ha un grande problema. Mangia le gomme che è un piacere. Comincia a fare qualche pole position. Vince qualche gara, ma poca roba rispetto agli investimenti. Ricordo bene i diktat di Wolff: “Se continua così ci ritiriamo”. Un piagnisteo continuo. Poi arrivarono quei famigerati 1000 chilometri di test illegali. Con una sanzione da burletta. I problemi non furono risolti del tutto, ma la Mercedes cominciò ad andare forte. Era la spia, con il senno di poi, di un forte cambiamento della politica all’interno della FIA. E di un forte cambiamento che è diventato evidente con il nuovo regolamento del 2014. Era come se si fosse deciso, con il grave errore della Ferrari che avallò anni prima il tutto (e che d’altronde autorizzò la propria castrazione, prima, con l’eliminazione dei test liberi), che ora doveva vincere la Mercedes. 
Il fatto è che se poi apri il vaso di Pandora, ne esce fuori di tutto.

E i teutonici non sono tipi da accontentarsi. Famelici come lupi mai sazi. La mia “impressione” è che in Federazione si siano accorti che dare un “gentile cadeau” ad uno sponsor munifico e ad una casa di prestigio mondiale è diventato un clamoroso boomerang. Poi sono intervenuti, in maniera molto tardiva, nel 2017, per rimescolare il cotktail. Forse troppo tardi, aggiungo io. Vediamo.

E dunque, a che punto è la notte? Non lo sappiamo.

Viene facile dire che la notte precede sempre l’alba. Il problema è che prima, la notte, deve passare. La sfida titanica della Ferrari, che di errori suoi dentro e fuori è maestra, è questa.

E qui si “parrà la nobilitate” degli uomini in rosso.

 

Mariano Froldi

FORMULA 1 GRAND PRIX DE MONACO 2017 Monte Carlo

E Monaco sia! L’edizione 2016 vide chi meritava alla grande il trionfo arrivare secondo per via di un incredibile errore del suo box. Curiosamente quello che la sorte gli levò a Monaco gli fu reso in Malesia ove chi a Monaco quel giorno meritava di arrivare secondo stava invece dominando in mezzo al nulla e, perdendo la gara per via del cedimento della sua Power Unit, di fatto perse un Mondiale che meritava quanto il 2015 (mentre il 2014 quello sì che doveva finire in bacheca a casa di NR6).

L’edizione 2017 del GP di Monaco vede Vettel in testa al Piloti e MB in testa al Costruttori, risultato che tutti i Rossi tranne Marchionne sottoscriverebbero a fine annata incluso chi scrive che Rosso non è più ma ama Vettel e spera che, con la sconfitta nel Costruttori ed il mancato introito extra, Marchionne finalmente si decida a mettergli accanto qualcuno che assomigli ad un Pilota e non ad un velocissimo pensionato in servizio attivo. Tipo quello che doveva vincere lo scorso anno a Monaco e che invece finirà al posto di quello che lo scorso anno a Monaco vinse per davvero. W&S

Stroll al primo appuntamento monegasco in F1 è atteso con ilarità dagli scettici tra la totalità dei quali ci sono coloro che reputano Verstappen un fenomeno scordandosi allegramente che in 2 partecipazioni a Monaco in gara l’ha stampata sul rail entrambe le volte. Questo non significa che Lance si esimerà dal farlo quanto piuttosto di stare attenti nel dar giudizi di stampo assolutistico.

La lotta per i Mondiali 2017 si corre tanto in pista quanto fuori, è recente la polemica sulle ingerenze di alcuni teams nei confronti di Pirelli circa le pressioni da utilizzare nel weekend di gara. Fossi nei Rossi non starei a divorarmi d’ansia, dalla lettera di Resta in avanti la Ferrari sia pure in modo surreale mi è sembrata sul pezzo quanto a battaglie da combattere extra-circuito e non trovo appigli che possano indurre le cose a mettersi ad andare diversamente.

Come da tradizione domani (giovedì) si comincia con le FP1 e le FP2 per poi passare alle FP3 ed alle Q direttamente sabato, usiamo questo articolo per commentare prove/qualifiche/gara continuando ad usare quello di Dave per commentare invece l’avventura di Fernando il Grande ad indianapolis.

Buon GP di Monaco a tutti, WE ARE BRING

 

2017 FORMULA 1 VTB RUSSIAN GRAND PRIX Sochi

Il Circus approda in Russia per la quarta prova del Mondiale di F1 2017 dopo due settimane trascorse senza particolari novità/notizie nel mondo della Categoria Regina il cui silenzio è stato squarciato dalla notizia funesta degli incidenti di Billy Monger e della Targa Florio ai quali si è aggiunta la scomparsa del giovane kartista (10 anni….) Gonzalo Basurto. If Motorsport is dangerous but F1 isn’t is F1 meant to be still considered Motorsport? Nessuno ovviamente spera nè che la massima categoria ridiventi quello che era solo 40 anni addietro (nè che non faccia più parte di quel che chiamiamo Motorsport ma questo è un altro discorso che merita approfondimento) ma la cosiddetta ‘perfezione ovattata’ che si percepisce è ormai un problema grosso come una casa ed è un parente nemmeno troppo lontano di quello spirito così antitetico rispetto a quello respirato dal grande Dave alla kermesse del Blancpain svoltasi al Santamonica.

Al netto della doverosa introduzione che chi scrive comincia però a trovar ridondante (Liberty Media, se ci sei batti un colpo e fallo pure in fretta) proviamo a vedere cosa potrebbe offrirci la quarta edizione del GP di Russia a Sochi dopo le prime tre che, se si escludono le bellezze locali sfoggiate dagli organizzatori, son state di una certa qual noia mortale (curiosamente l’unico pericolo effettivamente presente in F1 oggi, la noia appunto).

Sochi è una pista piatta e tecnicamente poco interessante, la cosa più rimarchevole in assoluto del tracciato è la staccatona dove Carlos Sainz fece il noto incidente nelle FP3 dell’edizione del 2015 (salvo poi correre eroicamente in gara il giorno dopo chiedendo di venir dimesso dall’Ospedale) ovvero una piega a sinistra, con conseguente trasferimento di carico, che anticipa una frenata violentissima dopo un tratto ove si raggiunge la v.max. Tutti i tanti, troppi curvoni in appoggio del circuito russo saranno delle easy flat quest’anno per via del carico aerodinamico notevolmente aumentato rispetto al 2016. Mentre l’ultima curva, dove Bottas nell’edizione d’esordio del 2014 si produsse in un drift nell’ultimo tentativo del Q3 che strappò applausi ma gli levò la pole dalle mani, sempre per via del maggior carico aerodinamico dovrebbe essere spogliata di qualsivoglia interesse.

Il GP di Russia sarà una banco di prova importante per la Ferrari in quanto nelle prime 3 edizioni il circuito non le è mai stato particolarmente favorevole. Chi scrive è persuaso che senza la Safety Car per l’incidente di Giovinazzi in Cina, con relativo passaggio obbligato in pitlane, a questo punto Vettel avrebbe 3 vittorie in carniere anzichè 2. Un eventuale successo in Russia sarebbe pertanto un rinforzo a suddetta ipotesi e di sicuro un primo importante mattone posato nella costruzione del Mondiale Piloti 2017. Come spiegato in modo esauriente dagli amici di Formula Uno Analisi Tecnica la Ferrari 668 ha nel fondo che flette una delle componenti più importanti della sua competitività ritrovata. E’ davvero curioso constatare come dopo quasi 10 anni di ‘nulla’ (l’ultima trovata borderline fu il buco nel muso della F2008 di Costa poi messo al bando dalla FIA) il team di Maranello sia stato capace di mettere in pista una vettura con tante soluzioni al limite del regolamento, cosa che era la specialità dei team inglesi o ivi allocati. Se gli sviluppi infrastagionali funzioneranno (come auspicato) la Ferrari avrà davvero chiuso completamente col suo passato più recente ed aperto a tutti gli effetti una nuova era che la vedrà sempre protagonista di primissimo piano.

Mercedes Benz, al contrario, si ritrova con una sospensione posteriore ove è ubicato gran parte del suo sovrappeso che pertanto le impedisce di giocare con la zavorra come invece riesce a fare la Ferrari. Sochi è un banco di prova importante anche per loro sotto diversi aspetti: competitività vettura ovviamente ma anche stato di forma di Lewis Hamilton chiamato innanzitutto a riprendersi lo scettro del Q3 strappatogli in Bahrein da quel Bottas poi vessato (alla terza gara del mondiale….) da un team order di maranelliana memoria talmente prematuro come tempistica e motivazione da rendere superfluo qualsiasi commento in merito. A Brackley sanno che quest’anno possono perdere uno o entrambi i Mondiali ed hanno già messo in chiaro le cose. Con buona pace degli appassionati che vorrebbero vedere i piloti correre ‘liberi’.

Redbull dovrebbe affrontare un weekend difficile, presumibilmente in terza fila con possibile contaminazione parziale della seconda in caso di qualche defaillance dei primi quattro. Pare che già a Barcellona siano previsti degli aggiornamenti strutturali importanti sulla RB13 (telaio) e che a Montreal arrivino quelli sulla PU. Ovviamente fuori dai giochi già da ora sia per il Piloti che per il Costruttori in caso di ottimo recupero infrastagionale nell’ultimo terzo di stagione saranno nella forma mostrata 1 anno esatto prima sennò se ne riparla nel 2018. E’ curioso come il team che schiera quella che è di gran lunga la miglior coppia di Piloti li releghi poi di fatto a questo limbo abbastanza inspiegabile, tra promesse mai mantenute da Renault ed un cambio regolamentare che, complice la messa al bando del noto elemento della sospensione anteriore, ha prodotto una vettura molto al di sotto delle aspettative di tutti. Helmut Marko la scorsa settimana ha bofonchiato che se dal 2021 non sarà disponibile una fornitura PU ‘clienti’ (leggasi: che non arrivi da un Grande Costruttore impegnato in pista) sotto i 10 milioni a stagione la RBR potrebbe abbandonare la F1. Pura frustrazione: se potesse avere oggi la PU della MB nella specifica MB (e non quella ‘clienti’) ne pagherebbe volentieri 20 a stagione. Ed il nodo è esattamente questo: fossi in loro farei in modo di esser certo che la Federazione imponesse ai GC di motorizzare chi ne è sprovvisto con la motorizzazione dell’anno corrente, saluterei Renault e busserei alla porta MB/SF che a questo giro si vedrebbero costrette non solo a dir di sì ma anche a fornire la specifica della stagione in corso e non quella dell’anno prima. E dire che se ci arriva un semplice appassionato eh.

Passando al resto del gruppo, ovvero a quella che si può tranquillamente definire la serie B della F1, le note di interesse sono ancora meno di quelle della serie A. Williams/Renault/Haas dovrebbero giocarsi i 4 posti rimanenti del Q3 a meno che la PU non dia una grossa mano alla Pink Lady indiana. Mi attendo una STR in difficoltà per non parlare di Mclaren e Sauber che, al netto di magìe asturiane, dovrebbero giocarsi gli ultimi 4 posti in griglia o giù di lì.

Buon GP a tutti dalla Redazione

ROSBERG SI RITIRA DA CAMPIONE DEL MONDO

Formula 1 world champion Nico Rosberg has announced his retirement with immediate effect.

The German beat Mercedes team-mate Lewis Hamilton to the title in 2016, sealing the crown in a tense season finale in Abu Dhabi last weekend.

Speaking ahead of Friday’s FIA Prize Giving Gala in Vienna, Rosberg announced his retirement from Formula 1.

“I want to take the opportunity to announce that I have decided to end my Formula 1 career in this moment here,” said Rosberg.

“It’s hard to explain, it has been ever since I started when I was six years old, I had a very clear dream and that was to become Formula 1 world champion.

“Now I’ve achieved that, I’ve put everything into it for 25 years of racing and with the help of everybody around me, with the help of fans and the help of my team and my family and friends I have managed to achieve that this year.

“So it has been an incredible experience for me that I will remember forever.

“At the same time, it has been very very tough also because the last two years losing to Lewis were extremely difficult moments for me, which fuelled my motivation in a way that I didn’t even know was possible to fight back and to achieve my dream finally.” (Autosport.com)

A voi i commenti, dalla Redazione è tutto

L’intervista del Bring a Mario Donnini sul Mondiale F1 2016

A volte è difficile comunicare quello che si prova senza rischiare di cadere in quella che potrebbe essere scambiata per della vuota retorica ma ci proverò lo stesso. Non so chi mi disse anni fa che le persone più straordinarie son quelle che più contano/sono conosciute/importanti meno “se la tirano”. Parole Sante, specie in un’era eufemisticamente vuota come la nostra dove meno la gente conta più si da un tono.

Conobbi Mario Donnini sulle pagine dello splendido Forum Gpx.it, lo leggevo sulle testate per le quali lavorava ma ovviamente non avevo modo di interagire fino all’avvento dell’era internet e dei Socials. Non parlo a caso dei Socials perchè ivi rintracciato il Maestro su Facebook e subitaneamente chiestagli la connessione le sue argutamente ironiche riflessioni sulla vita son diventate subito un “must” della mia giornata. Un personalissimo vademecum della cosiddetta “resistenza umana” in mezzo (repetita iuvant) ad un vuoto che ormai pervade buona parte di quello che ci circonda.

Facendola breve (sed in scribendo saepe longius sum) Mario Donnini ha acconsentito a rilasciarci un’intervista sull’appena concluso Mondiale di F1 del 2016 al che noi della Redazione abbiamo fatto un brainstorming su quali potessero essere le domande da sottoporgli e lui, previa comunicazione da parte sua che non c’erano argomenti tabù (CHAPEAU!), ha risposto ad ognuna di esse.

Ecco quindi l’intervista del Blog del Ring a Mario Donnini:

1) MB ha fatto apposta a non far più “incontrare” Rosberg ed Hamilton in pista dopo l’ennesimo contatto avvenuto a Zeltweg?
«Di certo, dopo aver dettato severe regole d’ingaggio e messo bene in chiaro che il team non voleva vedere altri casini in pista, tutto è diventato apparentemente più soft e easy. Ma, ovvio, da lì in poi è valsa per ciascun dei due contendenti la teoria dell’anatra: apparentemente ferma e buona sopra il pelo dell’acqua, ma sotto sotto, dove nessun la vede, nuota e si sbatte come una dannata per filar veloce…».
2) È possibile che Hamilton ci abbia messo 9 mesi a risolvere i problemi con la frizione? 
«Atteniamoci ai fatti. Lewis ha sbagliato la partenza in Australia, in Bahrain, si è impappinato a Monza e si è avviato malino a Suzuka. Diciamo che per quanto riguarda gli attimi immediati dopo i semafori spenti, questo non è stato il suo anno. Ci sono stati problemi alla frizione, ma il pilota non può non essere co-responsabile tutte le volte in cui il suo compagno di squadra e rivale lo batte al primo scatto». 
3) Quanto dell’ingresso di Liberty Media al vertice della F.1 si ripercuoterà sulle politiche commerciali concernenti i diritti televisivi nella trasmissione delle gare di F.1 in Tv?
«Liberty Media è lì a scopo di lucro e farà di tutto per aumentare e moltiplicare le entrate, peraltro già piuttosto entusiasmanti».
4) Quanto di tutto questo (domanda 3) giova (o meno) alla diffusione della F.1?
«Rispondo in due tempi. Secondo me trenta o quaranta anni fa la F.1 aveva bisogno di aumentare la diffusione. Ora è un universo fin troppo espanso e a tratti sfilacciato. Credo ci sia bisogno di un riposizionamento e di una riscoperta di location più classiche e storiche, per avviare un recupero dell’identità. Francia e Germania su tutte. Quanto a Liberty Media, si batterà per far restare o approdare la F.1 esclusivamente dove c’è maggior convenienza economica».
5) Si può tracciare una riga tra il talento di Verstappen e la voglia da parte di Liberty/F1 di avere un prodotto commercialmente spendibile presso i giovani?
«Sul Pianeta Terra avere nel proprio show uno come Verstappen fa comodo a tutti, a parte colui che se lo ritrova da rivale in frenata».
6) È un caso che il Mondiale si sia chiuso all’ultima gara proprio l’anno in cui FOM ha venduto i diritti a Liberty Media?
«Certo che è un caso. Se Lewis partiva in testacoda sotto l’acqua in Brasile, il giochino era finito in anticipo. L’epilogo non dipende da chi comanda, ma come. Quando si è voluto imporre il finale all’ultimo atto, è bastato raddoppiare il punteggio dell’epilogo, vedi Abu Dhabi 2014».
7) Lo sviluppo verticale di prestazioni delle Power Unit da fine 2014 a fine 2016, specie in qualifica, è ascrivibile al mero progresso tecnologico o anche a deroghe nascoste?
«Al progresso tecnologico».
8) Qual è il tuo parere sul livello medio dei piloti attualmente in attività in F.1?
«Altissimo livello. Col senno di poi, contando Rosberg, cinque iridati in lizza dei quali tre pluriridati, con otto piloti che hanno vinto almeno un Gp in carriera. Un plateau da parterre de roi». 
9) Quali probabilità ci sono che un gruppo importante di investimento rilevi l’agonizzante Sauber?
«Lo scorso luglio la società Longbow Finance SA ha acquisito il 100% della scuderia, che fino a poco prima faceva fatica persino a pagarsi le trasferte. Se ci sarà relativa tranquillità economica, le cose si stabilizzeranno, sennò si farà sotto il prossimo. Di certo gli oltre 40 milioni di euro in premi Fom derivanti dal 9° posto di Nasr in Brasile vogliono dire che quasi metà quasi budget è completata».
10) Dopo il secondo anno negativo di fila per Honda c’è ancora interesse ad entrare in F.1 da parte di altri Grandi Costruttori?
«A oggi quello dei motoristi in F.1 è un circolo teoricamente aperto ma di fatto chiuso, perché non mi sembra proprio che fuori ci sia la fila per entrare. È un aspetto molto triste, questo. Sembra quasi di vedere che la F.1 è diventata una specie di ingessatissimo Dtm su base planetaria». 
11) Oltre la libertà di sviluppo sulle PU da fine 2016 è plausibile ipotizzare opzioni di sviluppo open con regole simili alla MOTOGP per le Factory e le Factory 2?
«No, perché nel motomondiale le sottocategorie sono arrivate soprattutto per incrementare e salvaguardare il numero dei partecipanti, altrimenti misero assai. Invece in F.1 i motoristi sono in grado di fornire senza problemi tutti i team che ne fanno richiesta, limitandosi a dare step di evoluzione più o meno aggiornati a seconda del prezzo che il cliente stesso è disposto a pagare». 
12) La fuga della F1 da dei GP paganti come Singapore e Malesia, gli spettatori in calo dal vivo ed in TV e la progressiva scomparsa dei GP storici possono portare al collasso?
«La Formula 1 non rischia il collasso economico, ma quello sportivo e morale. Con i gettoni di presenza che chiedono per ospitare un Gp e con i diritti Tv che incassano, i proprietari della F.1 hanno di che acquistare regali carini ai nipoti per i prossimi trecento anni. Il colasso, semmai, rischia d’essere narrativo. Se i Gp continueranno a essere così narcolettici e noiosi e se la Mercedes non incontrerà reali rivali diretti, la F.1 si troverà a essere appetibile quanto le leggendarie lezioni notturne in Tv del Consorzio Nettuno».
13) Cosa farà Honda se i risultati sportivi del 2017 saranno in linea con quelli del 2016?
«Una Casa in F.1 se vince tantissimo per tantissimi anni, prima o poi si ritira. E se, al contrario, fa brutte figure fisse, prima o poi si ritira. È la legge delle Case e della F.1. E la Honda ha un disperato bisogno di segnare risultati che rappresentino una soluzione di continuità rispetto al passato prossimo e al presente appena mandato in archivio».
14) Cosa pensi del fatto che ogni tecnico straniero contattato da Ferrari nel 2016 abbia declinato l’offerta per via di un ambiente notoriamente troppo politicizzato a Maranello?
«Quali sarebbero i nomi e i cognomi di tutti questi geni schifati? Esistono e si muovono in branchi, come i bisonti? Dai, non ci credo e la cosa non regge per il solo fatto che di geni in giro ce ne sono sì e no uno, uno e mezzo. Per il telaio la Ferrari avrebbe bisogno di un solo tecnico: Adrian Newey. Ma il vero problema è che questa è soprattutto una formula di motore e il vantaggio accumulato dalla Mercedes con la sua Power Unit in questi tre anni appare difficilissimo da colmare, perché ormai è strutturale. Comunque, forza Binotto!».
15) Cosa pensi del fatto che Ferrari, come già tentato e fallito con Alonso, abbisogni di un salvatore della Patria (Vettel) come unica opzione per provare a risalire la china?
«A oggi la Ferrari non ha rinnovato il contratto a Vettel né l’ha corteggiato per farlo rifirmare. Logico. La Ferrari ha bisogno di disporre di una power unit capace di cominciare a mangiare i talloni alla PU Mercedes. Se non arriva quella, stiamo a parlar di niente. Puoi correre con Vettel o con mia zia, ma il risultato non cambia: non vinci nulla. L’era ibrida è un’epopea di propulsori, non di piloti». 
16) Un Team Principal che dopo la bandiera a scacchi di Monaco dice “se la Redbull diventa un problema io me ne vado a casa” e poi la Redbull lo sopravanza sia nel Costruttori che nel Piloti, è la persona giusta per il muretto Ferrari o manca eufemisticamente di lucidità?
«Un team principal non si giudica da una frase. La verità è che con il regolamento dei gettoni, dei test calmierati e del freezing, tutti i team hanno fatto una fatica boia a recuperare l’immenso svantaggio iniziale istantaneo che avevano dalla Mercedes, per bontà e bravura sua. La realtà è questa. Per quanto mi riguarda, francamente non sono da annoverare nel circolo di coloro che vorrebbero la testa di Arrivabene».
17) Chi vorresti vedere in Ferrari nel 2018, una volta terminato il contratto di Raikkonen?
«Giovinazzi. I love italian pride».
18) Secondo te chi è attualmente il più forte tra i piloti in attività in F.1? Perché?
«Non impazzisco per il personaggio Hamilton, ma Lewis è in una fase che rappresenta e incarna la congiunzione felice tra l’immenso talento innato, l’esperienza e la capacità di mantenere ogni anno intatte le motivazioni, riprogrammando la sfida. L’inglese non ha vinto il mondiale, anzi, l’ha perso e male, in modo piccato e causato dal motore matto di Sepang, ma non vuol dire nulla. Non tutti gli anni Maryl Streep vince l’Oscar, tuttavia l’attrice più brava resta lei. Lewis a oggi è la Meryl Streep del Circus».
Un grazie dal profondo del cuore a Mario Donnini!
WE ARE BRING