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VERSTAPPEN VINCE IN CASA. HAMILTON PRENDE ATTO.

Dalla collina al mare. Dal tempo da lupi al meteo da abbronzatura. In una sola settimana. Ma il pubblico è sempre quasi tutto vestito d’arancione, a maggior ragione questa volta, visto che siamo in Olanda.

Si torna a Zandvoort, 36 anni dopo l’ultima gara che fu anche l’ultima vittoria in carriera di Niki Lauda. Su un circuito diverso, perchè nel frattempo hanno venduto un po’ di terreno per farci delle villette. E così nel poco spazio a disposizione hanno dovuto ricavarci, con un po’ di fantasia, un circuito adatto alla F1 attuale. E ne è venuto fuori qualcosa di bellissimo da guidare in solitaria, molto meno quando in pista ci sono 20 macchine di 5.5×2 metri.

E, infatti, nelle prove si sono viste un po’ di bandiere rosse per fermare le operazioni e riparare le barriere. Nulla ha però potuto fermare il prode Max dal conquistare la pole davanti al suo pubblico nonostante un guasto al DRS. Ma il rivale al titolo è lì in prima fila di fianco a lui, con il suo assistente finlandese subito dietro, pronto ad aiutarlo con qualche azione geniale. L’altra Red Bull è invece in fondo allo schieramento per un errore tattico che l’ha fatta eliminare subito in Q1. Quindi l’idolo olandese se la dovrà sbrigare da solo, come al solito.

Si spengono i semafori e il tanto temuto caos non si verifica. I primi 6 vanno via tranquilli in quest’ordine, con Verstappen che mette subito una bella distanza fra sé ed Hamilton. Giovinazzi, incredibilmente settimo in griglia, vanifica la buona qualifica facendosi beffare da Alonso, autore di un’altra delle sue ottime, Ocon e Ricciardo.

Il ritmo imposto da Verstappen è troppo alto per Hamilton, che si ritrova in pochi giri a 3 secondi dall’avversario, con Bottas dietro di lui di altri 3 secondi. 

Al decimo giro Lewis si sveglia e segna il giro più veloce, portando il distacco sotto i 3 secondi. Dietro non succede nulla, le macchine sono ben distanziate fra loro e la pista, come previsto, non permette grossi duelli.

Al giro 21 Hamilton si ferma per montare gomma a mescola media e tentare l’undercut, la Red Bull decide di non rischiare e fa fermare immediatamente anche Verstappen, che si ritrova alle spalle di Bottas. Lo raggiunge al giro 30, e al finlandese viene chiesto di difendersi meglio che può, provando a fare perdere qualche secondo all’olandese. Ma Lewis non ne può approfittare, perchè causa doppiato si ritrova piuttosto lontano dall’olandese. Il quale, complice un suo errore nella penultima curva, riesce a sopravanzare facilmente Valtteri, che si ferma subito per cambiare le gomme.

E’ evidente che il talento di Hamilton non è sufficiente a far colmare il gap, e in Mercedes si inventano un improbabile secondo stop anticipato al giro 40, con Hamilton che chiede il motivo visto che le gomme erano ancora in forma. La mossa a sorpresa è decisamente fuori tempo, perchè l’inglese rientra nel traffico. A Verstappen basta coprirlo ancora una volta per stargli davanti  e mantenere il distacco ai soliti 3 secondi. 

Passata la metà gara, i primi 8 sono nello stesso ordine in cui si trovavano al primo giro, con Gasly quarto, Leclerc quinto e Sainz sesto, poi Alonso e Ocon. 

Hamilton non molla, e prova a restare attaccato a Max, anche se dalla Mercedes gli fanno capire che non hanno più nulla da provare e che se vuole vincere il modo lo deve trovare lui. Dopo avere ridotto il distacco fino a 1.5 secondi, a 12 giri dalla fine le sue gomme cominciano ad abbandonarlo, e l’inglese è costretto ad arrendersi.

Ma in Mercedes oggi sono molto fantasiosi e, pur avendo già il secondo e terzo posto in cassaforte, nonchè il giro più veloce saldamente in mano al loro pilota di punta, decidono di fare le cose strane. Bottas viene fatto fermare senza apparente motivo a 5 giri dalla fine per montare gomme morbide. Il finlandese non se lo spiega e gli viene naturale mettersi a spingere per fare il giro più veloce. Il suo box gli chiede di abortirlo perchè in quel modo lo toglierebbe al compagno di squadra, ma Valtteri non ubbidisce, e così in Mercedes fanno fermare Hamilton per montare a sua volta la gomma morbida e riprendersi il punto addizionale. Cosa che gli riesce proprio all’ultimo giro disponibile.

Prima della bandiera a scacchi, c’è anche spazio per l’ultima prodezza di Alonso, che sorpassa il suo connazionale Sainz sulla macchina che una volta era la sua, per cogliere un altro ottimo risultato.

La bandiera a scacchi saluta così la splendida vittoria di Verstappen davanti al suo pubblico in tripudio, con Hamilton e Bottas a completare il podio, Gasly ottimo quarto e primo dei doppiati, poi Leclerc, Alonso, Sainz e Ocon. In nona posizione Perez, rimontato dall’ultima posizione, e, a chiudere la zona punti, Norris, che ha pagato una qualifica infelice. Primo fuori dai punti il solito opaco Ricciardo.

Pessima giornata per Williams, Aston Martin e Alfa Romeo, con Giovinazzi in ombra nonostante l’ottima qualifica, complice anche una sosta aggiuntiva per una foratura. Gara decente per Kubica, che ha sostituito il ritirando Raikkonen positivo al Covid.

Oggi per la Mercedes non c’era niente da fare contro un avversario indubbiamente più forte, e, senza colpi di sfortuna, ritornato ai livelli che gli competono. Ora si va a Monza, dove verosimilmente avremo la conferma che, se i tedeschi vogliono portare a casa il mondiale, devono inventarsi qualcosa di meglio di quello che hanno mostrato oggi, perchè contare sul talento di Lewis e sugli errori degli avversari non è sufficiente.

P.S. Come abbiamo detto in premessa, ci sono state 6 bandiere rosse nelle qualifiche, ma in gara si è vista solamente una bandiera gialla. C’è da giurare che per la maggior parte dei piloti, se non per tutti, il comandamento numero uno che viene dato non sia “vai più veloce possibile” ma “attento a non fare danni perchè potremmo ritrovarci senza ricambi”. Potenza del budget cap.

* immagine in evidenza dal profilo Twitter @redbullracing

BASTIAN CONTRARIO: LA PIOGGIA DI LIKE

Parto in quarta nel “Bastian contrario” di questa settimana, perché tanta è la delusione, tanta è la rabbia ed il rammarico che il GP del Belgio ha lasciato sul palato degli appassionati. Parlo di appassionati e non di tifosi di proposito, perché i primi sono stati i protagonisti ed i veri eroi del weekend. I secondi, invece, soprattutto quelli social, hanno dato il meglio di sè, perché ciò che conta è il consenso… come se piovesse; perché non basta l’acqua che scende dal cielo belga a cui badare, pure della pioggia di like ci siamo dovuti preoccupare. Lascio a persone molto più esperte di me il compito di commentare gli eventuali aspetti tecnico – regolamentari di questo nefasto e plumbeo GP. Da parte mia preferisco rivolgere le mie attenzioni al grande pubblico che si è avvicinato alla F1 e che da una tastiera virtuale (quando ha vinto l’ultimo mondiale la Ferrari, la tastiera del cellulare ancora si toccava!) elargisce giudizi e condanna senza posa (anche il sottoscritto naturalmente) chiunque osi contraddire il pensiero perbenista, a senso unico e politically correct del “safe”, a qualunque costo.

Di sicuro, tra le righe di questa rubrica, mai leggerete censure e proposte di bannare dai social coloro i quali odiano ad oltranza. Il compianto Umberto Eco era assolutamente contrario e classista a riguardo. Diceva che i social hanno dato voce anche agli idioti da bar. Vero! Eppure la libertà viene oltre ogni cosa e quella di espressione non è da meno. Perché cosi come un uomo (e donna) qualunque è libero di dire ciò che meglio crede, allo stesso modo i tanti uomini e donne, che stanno dalla parte opposta, hanno la libertà di scegliere se leggere o meno quei commenti. Divago? Non credo, in quanto “il volgo digitale”, disprezzato da Eco, è una realtà forte in ogni ambito e la F1 non è esente da tutto questo.

I tanti tifosi, assiepati dietro le loro tastiere (gli appassionati, quelli veri, erano all’addiaccio a sperare che succedesse il miracolo), erano in fremito e, allo stesso tempo, freddi come cecchini, pronti a sparare su chiunque avesse osato dire “fateli correre”. Come si è arrivati a tutto questo? Com’è possibile che nello sport che è uno dei più pericolosi al mondo e, nel contempo, la falange che lo ha sempre seguito, che è sempre stata la più rispettosa, sia dei piloti (che rischiano la vita in pista) che tra loro stessi (tanto da vederli uno addosso all’altro sulle stesse gradinate, indipendentemente dai colori che seguono), si è potuta ridurre in questo stato? Ebbene, anche se odio ammetterlo, la prima responsabile in tutto questo è proprio la nostra F1 la quale se da un lato dopo la morte di Ayrton Senna ha elevato gli standard di sicurezza, nel contempo ha contribuito ad educare le masse allo “stay safety” a trecento sessanta gradi e ad oltranza. Nessuno e ripeto nessuno vuole vedere cadaveri sparsi sulla pista tra lamiere contorte eppure il nostro amato sport non sarà mai sicuro al cento per cento. Nonostante questo, il “sistema F1” ha educato i tanti tifosi, che si sono affacciati a questo sport, che la sicurezza è cosi importante che deve addirittura snaturare lo stesso sport, che per antonomasia e per definizione è rischioso. Unito a questo metodo educativo, vi è da aggiungere la scelleratezza della eliminazione dei test in pista (non ditemi che quattro giorni di prove in pista siano sufficienti) a favore di milionari simulatori, i cui software, per quanto sofisticati, non potranno mai sostituire la realtà del circuito. Si prenda Lando Norris: il ragazzo al sabato era “in tiro forte” e con molta probabilità avrebbe anche centrato la pole (la prima fila era ampiamente alla sua portata), tanto che spingeva come se non ci fosse un domani. Proprio questo spingere lo ha ingannato, portandolo rovinosamente tra le barriere del circuito belga. Questi piloti, purtroppo  (a differenza dei loro colleghi del passato), non avendo l’opportunità di girare, hanno una sensibilità che di sicuro non è comparabile agli uomini che li hanno preceduti e, nel contempo, hanno una percezione del pericolo totalmente diversa. Naturalmente mi riferisco alle condizioni estreme che abbiamo visto proprio in questo ultimo weekend di gara e che nel passato sarebbero state considerate routine, (alla condotta delle gestione e alla particolare situazione meteo ci arriviamo dopo).

Questo atteggiamento, da parte della federazione, reiterato nel tempo, ha portato dall’altra parte (della barricata); un atteggiamento ostile nell’approcciare a condizioni del genere. Ed infatti è stato un delirio di “speriamo che non si facciano male”, “interrompete le qualifiche”, “tu vuoi i morti in pista!” (sì, mi è stato detto anche questo) e dulcis in fundo, ad incidente di Norris appena accaduto, arriva Vettel (a sincerarsi delle condizioni del collega  e ad invocare bandiere rosse prima, condizionando non poco l’operato di Masi il giorno seguente), che con il suo atteggiamento ha contribuito non poco ad educare questa orda di leoni da tastiera, che tanto tengono alla salvezza del singolo. Le stesse orde che poi si sono scatenate alla domenica, perché lo spettacolo gli è stato negato da quella stessa “madre”, che li ha educati a credere alla sicurezza ad oltranza ed al perbenismo da social acchiappa like a pioggia . Ho citato Vettel perché lui si è reso protagonista di quell’episodio al sabato, eppure, tutti i piloti si sono stati responsabili di quanto accaduto domenica. Come mai non hanno fatto sentire la loro voce a riguardo? Come mai i più anziani ed esperti non sono andati da Masi? Per quale motivo al sabato lo stesso Vettel invocava la sospensione della sessione di qualifiche e poi il giorno dopo, con condizioni ben peggiori, si ostinava a rimanere in auto, quando ormai si era capito che avrebbero sospeso tutto?

Nel frattempo la pioggia scendeva copiosa su SPA e con essa anche il buio. La disastrosa condotta di gestione della gara iniziava ad assomigliare sempre più a quella che abbiamo visto a Suzuka 2014. Alla fine ha prevalso il buon senso, anche se è stato applicato nel modo più scellerato possibile: le condizioni di gara che abbiamo visto domenica scorsa erano proibitive e questo è innegabile. Solo, io mi chiedo come sia stato possibile accettare il fatto di compiere quei tre giri dietro la safety car esclusivamente per rendere valida l’assegnazione del cinquanta per cento dei punti, quando tutto il circo (ormai è una costante questa parola su questa rubrica), se ne sarebbe potuto uscire in maniera pulita, facendo girare tutti i piloti alle quindici, anziché alle diciotto passate, dietro Bernd Maylander. In questo modo, tutto il mondo si sarebbe reso conto che le condizioni erano improbe e tutti se ne sarebbero fatti una ragione. Purtroppo di ragionare non ne ha voluto sapere nè il mondo della F1, rispettando il protocollo con quella farsa del festeggiamento sul podio (Russell rispecchia tutta l’educazione di questa nuova “generazione simulatore”) nè tanto meno i tifosi da tastiera, i quali si sono scagliati contro l’assegnazione del punteggio: che piaccia o meno, il GP (per regolamento) con quei giri, è stato validato, cosi come lo si voglia o no, le qualifiche sono state disputate, quindi ha ragione Brawn quando dice “che è giusto premiare il coraggio dei piloti visti sabato”. Tanto si sa, qualunque fosse stata la scelta, bisognava scontentare qualcuno e, ad essere sincero, forse, l’aver deciso in favore di ciò è stata l’unica cosa sensata che la FIA ha fatto domenica. Con buona pace di Hamilton che avrebbe potuto parlare e far valere il suo carisma durante quello stillicidio (facile farlo dopo) e dei tanti incontentabili tifosi, i quali, non paghi di quella situazione meteo, hanno detto e fatto di tutto per continuare a vedere quella incessante pioggia di like  di cui tanto hanno bisogno.

Vito Quaranta

VERSTAPPEN VINCE LA FARSA DELLE ARDENNE

Si torna a correre dopo 4 settimane di pausa. E il meteo riserva uno dei week-end più da lupi che si sia mai visto nella storia della Formula 1. Lo fa nel posto meno indicato, e cioè la cosiddetta università della F1, Spa Francorchamps. 

Che sarebbe stata durissima lo si è capito già il venerdì, con un botto incredibile all’Eau Rouge nella WSeries, e il sabato, con Norris che ha distrutto la sua McLaren nello stesso punto durante il Q3.

Ma le avverse condizioni meteo, il sabato, non hanno impedito la disputa delle qualifiche, e così Verstappen conquista una fantastica pole davanti ad un fantasmagorico Russel, e al grande rivale per il titolo, Hamilton.

La domenica il tempo è, se possibile, ancora peggiore. Piove forte, ci sono vento e nuvole basse.

Perez onora subito il rinnovo del contratto per il 2022 piantando la sua RB16B a muro durante l’ultimo dei giri di allineamento. 

Nonostante sia evidente che non ci siano le condizioni per correre, la procedura di partenza va avanti regolarmente fino al momento in cui, teoricamente, dovrebbe iniziare il giro di formazione. e, solo in quel momento, viene dato l’annuncio del rinvio della partenza. Che viene data dopo 25 minuti di inutile attesa, perchè quando le auto si muovono la pioggia è pure aumentata, e le nuvole si sono ulteriormente abbassate. E, infatti, tutti i piloti si lamentano delle condizioni inaccettabili. Tutti tranne Verstappen, ovviamente. Dopo due giri, le macchine vengono nuovamente fermate, facendole rientrare in pit-lane.

Passano 3 ore, e la pioggia rallenta solo attorno alle 18. La direzione gara, in deroga al regolamento secondo il quale non si sarebbe potuti andare oltre le 18, decide che alle 18.17 si può finalmente ripartire, per una gara la cui durata è stata fissata in un’ora e che, quindi, attribuirà solo metà punteggio.

Questo ritardo dà modo a Perez di partecipare, partendo per ultimo.

Ovviamente le condizioni non sono migliorate, i piloti protestano vivacemente (ma i loro team radio non vengono mandati in onda), e dopo 10 minuti esce la bandiera rossa. Ma il cronometro continua a correre, e scaduti i 60 minuti la gara verrà decretata conclusa e, soprattutto, valida, perchè sono stati compiuti i due giri minimi necessari. Ma Michael Masi decide di porre fine alla farsa senza aspettare.

E’ stata solo una passerella, nemmeno sufficiente per allietare il pubblico che si è sorbito una giornata al freddo in mezzo al fango. Ma, in questo modo, la gara è valida, con Verstappen che vince davanti a Russell, che così si prende in omaggio quel podio che la sfortuna (?) gli aveva tolto in Bahrain lo scorso anno. Al terzo posto Hamilton.

Il resto della classifica è quella delle qualifiche, a parte Perez. Non vale nemmeno la pena parlarne.

Sarebbe stato più logico annullare tutto. Ma in F1 non è mai successo, la domenica. E, probabilmente, questo avrebbe comportato conseguenze di vario tipo, commerciale e legale. Quindi bisogna prendere atto di quella che è a tutti gli effetti una pagliacciata, almeno da un punto di vista sportivo.

Ora si va in Olanda, sul circuito di Zandvoort, dove la Formula 1 torna dopo 36 anni. Anche se in un modo anomalo, Verstappen ha chiuso un periodo nero, ritornando alla vittoria. E c’è da credere che in casa sua vorrà dominare. 

P.S. 1 giusto per completare la pagliacciata, il contagiri ufficiale sul sito della Formula 1 dice che è stato completato 1 solo giro valido, e che i punti assegnati sono zero. Sarebbe interessante capire dal buon Michael Masi come viene effettuato il conteggio, e quale articolo del regolamento ha applicato, sempre che anche su questo non abbia agito in deroga.

P.S. 2 al di là dei modi, e delle meritate critiche alla direzione gara per come ha gestito la situazione, è stato un bene che le macchine non abbiano corso. Abbiamo già avuto un esempio sette anni fa di cosa vuol dire correre quando non ci sono le condizioni. E, oggi, le condizioni non c’erano.

* immagine in evidenza dal profilo twitter @redbullracing

F1 2021 – GRAN PREMIO DEL BELGIO

Terminata la pausa estiva, la F1 ritorna su un circuito iconico, Spa-Francorchamps.

Un tracciato che una volta era definito da “pelo sullo stomaco”, quando le monoposto di F1 erano un pelo più imprevedibili e le palle di chi le guidava dovevano per forza essere un pò più grosse di quelle degli attuali piloti. Insomma, un tracciato che separava i bambini dagli uomini.

Pur rimanendo una sfida lunga 7 chilometri, il tracciato ha perso molto della sua epicità, che risputa fuori in caso di mutevoli condizioni climatiche e di partenze caotiche.

Ecco, a tal proposito probabilmente Marko e soci stanno già facendo gli scongiuri, considerando la carambola al via al Hungaroring. Tanti punti persi da Verstappen e dalla squadra che si ritrova ad inseguire la Mercedes dopo essere stati in netto vantaggio fino al Gp di Gran Bretagna.

immagine da motorbox.com

Serve una netta inversione di tendenza per ritrovare un pò di fiducia e, pensando a Verstappen, sfatare una maledizione che vuole il pilota olandese mai in testa al Gp del Belgio fino ad oggi.

Mercedes invece arriva a Spa con la consapevolezza che da quì alla fine sarà una questione di differenze minime, episodi e trovarsi al posto giusto al momento giusto. E nel caso far entrare in azione Bottas…

Scherzi a parte, la W12 si è rimessa decisamente in carreggiata e complice un RB16B in affanno, tutte le gare si giocheranno sulla capacità di ogni team di trovare quel frazione di velocità in più nel momento buono.

A bocce ferme, indicare un favorito tra i due top team è un esercizio di stile inutile, di sicuro sarà avvantaggiato chi riuscirà a mantenere la lucidità durante tutto l’arco del weekend.

Fattore che servirà anche al binomio Ferrari-McLaren, gemelli diversi in caccia del terzo posto nel mondiale costruttori.

Posto il fatto che entrambi i team hanno tirato i remi in barca in quanto ad aggiornamenti sulla monoposto 2021, anche in questa lotta la differenza la farà l’adattabilità delle due monoposto alle mutevoli condizioni del tracciato belga.

immagine da zazoom.it

Al momento la fortuna non gira molto bene dalle parti di Maranello, già sicura di dover scontare una penalità per l’introduzione di una quarta PU sulla vettura di Leclerc incidentata da Stroll in Ungheria. Leclerc monterà a Spa la terza PU endotermica in versione standard, senza gli aggiornamenti previsti per il GP di Monza.

Le simulazioni non danno buone prospettive ai rossi, ma considerando che anche Silverstone doveva essere una caporetto, aspettiamo il responso della pista.

Ben più a suo agio dovrebbe essere la McLaren, su cui rimane sempre accesa la spia Ricciardo, a conti fatti vero e unico grosso problema di quest’annata.

Alpine arriva dopo aver vinto in Ungheria e con una monoposto in crescita. Magari con un’altra carambola al via riusciranno a spuntare un altro piazzamento nobile ma se c’è un pilota che preferirebbe evitare è Alonso, che nel 2012 di fatto ci ha perso un mondiale in un crash in partenza.

Aston Martin invece fa e disfa come la famosa Penelope, sia per se stessa, vedi squalifica di Vettel per essere arrivati a secco al traguardo in Ungheria, sia per le altre squadre, vedi Stroll in versione palla da bowling. SI giocano ancora il quinto posto nel costruttori e tanta credibilità dopo il disastro ungherese.

immagine da motorbox.com

I due piloti Alpha Tauri invece, sono riusciti ad uscire indenni e con un ottimo risultato dal gp più caotico dell’anno, se non è una stranezza questa…

A Spa li attende, al solito, un weekend impegnativo in cui i peggiori nemici sono proprio loro stessi. Azzeccare un altro weekend “pulito” su una pista tanto impegnativa certificherebbe un salto di qualità notevole.

La coda del gruppo è più che altro felice di aver scavallato la metà della stagione, in attesa del 2022. Quello più arzillo resta sempre Russell, ormai costantemente a cavallo tra Williams, Mercedes e chi sa quali altre scuderie.

Raikkonen ritorna sulla pista di cui è un Re senza corona. A lui siamo sicuri che non interesserà granchè ma fa sempre un certo effetto vederlo ancora passare, a 40 anni e passa,  all’Eau Rouge in pieno.

Mick Schumacher invece arriva in un altro santuario in cui il padre ha scritto la storia. Non deve essere facile per lui scrivere la sua storia in F1 con un occhio alle enciclopedie che è riuscito a scrivere il padre, soprattutto quando tutti, nel bene e nel male, te lo fanno notare.

Piccole note tecniche: Pirelli porterà le tre mescole intermedie della sua gamma, C2, C3 e C4. Saranno alzate anche le pressioni per cui vedremo come si adatteranno le monoposto, alla luce anche della querelle sulle pressioni di gonfiaggio basse che c’è stata qualche gp addietro.

Alcuni indicano nelle pressioni elevate una buona notizia per Ferrari. L’ottimismo è il profumo della vita diceva qualcuno.

Molto più impattante potrebbe essere il maltempo contemporali improvvisi previsti per tutto il weekend e temperature in ogni caso non superiori a 20 °C. Inutile dire cosa stiano facendo Marko e soci a riguardo.

Un’altra notizia, una bella notizia è il ritorno alle corse di Juan Manuel Correo, il pilota ecuadoriano protagonista due anni fa del terribile schianto in cui perse la vita Antoine Hubert.

Dopo due anni di ospedale e riabilitazione Correa torna in pista per continuare quel percorso ai piani nobili dell’automobilismo bruscamente interrotto due anni fa proprio sulla pista di Spa. Lo fa portandosi dietro il ricordo e la memoria di Hubert, con cui condivideva gli stessi sogni e per assecondare il suo istinto di pilota.

Certe cose non muoiono mai ed è giusto così. I migliori auguri a Correa e un saluto ad Hubert che lo accompagnerà in questa nuova avventura.

*immagine in evidenza da motori.it

Rocco Alessandro