L’ANGOLO DEL FROLDI: 1000 GP DI ME E DI TE

Novecentonovantanove gran premi fa, finita da poco la Seconda Guerra Mondiale, la Formula Uno cominciava la sua rincorsa per diventare non solo la categoria regina delle monoposto a ruote scoperte ma, semplicemente, la categoria motoristica più conosciuta ed apprezzata.

La svolta negli anni Settanta. Un’età romantica, forse l’ultima per le corse e soprattuto per i piloti, in cui abbiamo avuto un incremento prestazionale senza precedenti, l’aerodinamica è diventata fondamentale, la potenza delle monoposto è cresciuta (sino ai record per ora ineguagliati dei primi anni Ottanta), e la sicurezza è diventata sempre più urgente e pressante. Nei decenni precedenti, per quanto seguita ed apprezzata, la Formula Uno non era la categoria regina, ma una delle varie categorie di un mondo molto variegato che poi, piano piano, in una sorta di selezione “naturale” e “voluta” si è via via assottigliato.

Ma, in qualche modo, a mio parere sarebbe accaduto lo stesso che si arrivasse alla Formula Uno come Formula Uno. Cioè che il suo nome diventasse un destino.

E’ un micro-mondo attraente e respingente come sa chiunque sia andato, almeno una volta, in giro per il Paddock. Ha riservato terribili incidenti, vite giovani spezzate anzitempo, feroci scontri e rivalità, grandi amicizie, scandali, spionaggio industriale e via discorrendo.

Ripercorrere questa storia è affascinante e anche doloroso, proprio per le perdite terribili. Senna è solo l’ultimo di cui, chi lo ha visto correre, rimpiangerà sempre l’assenza prematura da questo mondo. Ma quanti cuori hanno battuto per Villenueve padre e per la sequela di piloti che hanno fatto questa lunga strada fra i circuiti di mezzo mondo?

Io, però, vorrei fare un plauso ai famosi 4 ubriachi al bar che hanno indegnamente sostituito il tanto vituperato Bernie, il grande vecchio, e che dopo uno shottino di troppo decisero, qualche anno prima dell’anno zero 2014, di creare un nuovo regolamento

Ecco, pare che gli ubriachi al bar si siano nuovamente riuniti, e pare abbiano partorito una nuova genialata, che ci attende fra qualche anno.

Salvo rinsavimenti improvvisi, a breve, avremo la Formula Indy/Wrestling-Europa.

Abbiamo già 3 Power Unit per 21 gran premi regolate in quasi ogni parte (sia quella endotermica turbo che quella elettrica). Flussometro che non si è ancora capito a cosa serva. I piloti devono guidare per parte della gara come tassisti. Ora avremo 4 PU per 24 gare. Cambio blindato per tutti così come ora accade per la centralina elettronica.  Albero motore forse si forse no. Semiassi, dischi freno, volante, pedali, cerchi, meccanismo DRS, pistole per il cambio gomme e pure i macchinari per sollevare e trasportare le monoposto. Il micidiale combinato disposto è legato ad una parola: riduzione. Dei costi. E ogni volta rido amaramente.

Ma il vero scopo è lo spettacolo fine a se stesso. In Fia e LM si sono venduti l’anima allo spettacolo, conta solo lo spettacolo. E prima o poi il diavolo che hanno creato porterà il conto. I piloti diventeranno comparse tipo Wrestling che fanno le loro finte movenze, per quanto esteticamente apprezzabili, e lo spettacolo forzato diventerà solo triste finzione.

Tanto vale scegliere random chi vincerà, se lo scopo dichiarato è solo lo spettacolo.

Se la Ferrari non potesse fare il suo motore, se la Mercedes e la Renaut (etc etc) non potessero fare il loro motore e le loro monoposto, in una sfida a chi li sa fare meglio, mi spiegate esattamente cosa diavolo sarebbe la Formula Uno?

Ci giochiamo l’esistenza della Formula Uno.

E ora la Ferrari deve mostrare la sua nobiltà, il suo peso, il suo valore politico.

Credo che anche la Mercedes debba essere alleata per non snaturare e distruggere la Formula Uno ancora di più.

Tra l’altro, la Ferrari vanta un record che nessun altro costruttore e motorista ha e mai potrà avere: da quando esiste la Formula Uno non ha mai saltato un’edizione del Mondiale.

E ogni tanto, a Maranello dovrebbero ricordarsene. E ricordarlo alla FIA.

 

Mariano Froldi, Direttore Responsabile di FUnoAT

 

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Bautista e la Ducati sanno solo vincere

Prima tappa europea del WSBK ma il risultato non cambia. Bautista e la Ducati sanno solo vincere e anche ad Aragon si confermano gli assoluti dominatori di questo inizio di mondiale.

Mondiale che sembra destinato ad una rapida conclusione a causa proprio dello strapotere del binomio italo-spagnolo e della mancanza di concorrenza che, per il momento, non può ambire neanche ad un successo parziale.

Troppo forte Bautista e troppo performante la V4 Panigale che, esclusa la superpole di Philip Island, ha monopolizzato le nove gare fin qui disputate e le ultime due superpole. Se Bautista è abbonato alla vittoria allora Rea lo è alla seconda piazza, 9 su 9 anche per lui e la speranza di difendere il titolo che si fa sempre più tenue. Dietro di loro tante battaglie ma ben poche minacce al dualismo che sembra dover calamitare le attenzioni degli appassionati per questo 2019.

Ma andiamo con ordine a vedere cosa è successo ad Aragon.

In Gara 1 Bautista parte subito forte e si capisce subito che la sua gara sarà un lungo assolo incontrastato in prima posizione. Interessante la lotta per il podio, con Rea che deve rimontare dalla decima piazza dopo una brutta qualifica e Davies e le Yamaha che cercano un posto al sole. Subito un brivido per Rea che si tocca con Reiterberger allo start e che vede il tedesco andare in terra schivato fortunatamente dalle altre modo , con Rea che riesce ad uscire indenne cominciando la sua rimonta.

Si forma dopo pochi giri un bel pacchetto di mischia formato da Rea, Davies, Sykes, Lowes, Cortese, Van der Mark. Sorpassi e controsorpassi rendono spettacolare questa lotta per il podio che col passare dei giri si restringe, causa la perdita di contatto dei vari Sykes, Cortese e Van der Mark. Anche Rea sembra dover rinunciare alla seconda piazza ai danni di Davies e di un consistente Lowes ma riesce a trovare inaspettate risorse negli ultimi due giri e a recuperare su entrambi chiudendo secondo. Terzo Davies che ha rischiato di vedersi soffiare il podio da un arrembante Laverty che nell’ultima esse prima del lungo rettilineo opposto ai box arriva troppo veloce, tocca Davies ed è costretto ad allargare la traiettoria e a cadere sullo sporco.

immagine da daidegas.it

Superpole race che vede Bautista scattare bene e chiudere il primo giro con già 1.6 secondi sugli altri. Lotta per il podio tra i soliti noti, Rea, Davies e Lowes ma che vede il gallese su Ducati sempre un po’ al gancio e mai davvero in lotta. Dopo una lotta corpo a corpo Rea la spunta di nuovo per la seconda piazza, lasciando Lowes al terzo posto. Quarto un anonimo Davies, gli altri a seguire più staccati.

Gara 2 ha sostanzialmente ricalcato il copione visto in gara 1: Bautista scatta bene e fa gara solitaria. Dietro lotta per il podio che vede la new entry Haslam, che ha evidentemente risolto i problemi di setup della sua Kawasaki. Davies sembra poterla spuntare e conquista un piccolo margine da difendere negli ultimi passaggi. Rea sembra dover abdicare ma prima si libera di Lowes, che finirà poi in crisi di gomme, poi di Haslam e, all’ultimo giro, complice un errore di Davies, riesce a conquistare la seconda piazza per un replay del podio visto in gara 1.

immagine da motociclismo.it

Bautista (186 punti) centra la nona vittoria di fila e sembra davvero imbattibile in sella alla sua V4 Panigale. Non fa altrettanto Davies (56 punti) che ha dato segnali di risveglio ma è ancora un passeggero della sua moto, incapace di adattare il suo stile di guida alla V4. Purtroppo per lui, la Panigale sembra una moto molto rigida all’anteriore, che sbacchetta molto in staccata e nervosa in accellerazione, caratteristiche indigeste per il gallese.

Bautista invece, con il suo stile da MotoGP, riesce a gestire bene la staccata, inserire di forza l’anteriore in curva, “spigolare” molto le curve e raddrizzare la moto per dare gas il prima possibile.

Rea (147 punti) e Haslam (74 punti) fanno quel che possono ma è evidente che la Kawasaki non è adeguata alla sfida che Ducati ha messo in campo. Lowes (100 punti) diventa sempre più consistente mentre ancora disperso Van der Mark (79 punti) la cui crisi non sembra avere fine.

Molto male anche Melandri (63 punti) che, reduce dalle scaramucce con Lowes a mezzo stampa, incappa nel peggio weekend della stagione in cui si è piazzato sempre oltre la decima posizione. Insomma, due passi avanti e tre indietro per il momento la sua stagione.

Discreta anche la prova di Sykes (39 punti) che ha riportato, seppur non costantemente, la BMW nella parte alta della classifica, così come Laverty (27 punti) sembra aver trovato molto più feeling con la V4 privata di cui dispone. Sandro Cortese (56 punti) comincia a impensierire seriamente il suo compagno di squadra ed è stato autore di un ottimo weekend.

Imbarazzante la Honda, con Camier (17 punti) che prova almeno a salvare la faccia, mentre Kiyonari (9 punti) sembra in perenne gita turistica.

Prossima tappa ad Assen dal 12 al 14 Aprile. Nel 2018 fu dominio Kawasaki ma è facile pensare che le cose andranno in maniera molto diversa quest’anno. Vedremo se il layout della pista, con molte curve da raccordare e rettilinei non lunghissimi, potrà permettere alla Kawasaki e Yamaha di lottare per la vittoria. Sarebbe già un gran risultato per chi, al momento, non ha ancora toccato palla in questo inizio di campionato.

(immagine in copertina da Motori.it)

Rocco Alessandro

2019 WSBK – GP SPAGNA

Terzo appuntamento stagionale per il mondiale superbike 2019. Si va in terra iberica, sul circuito MotorLand di Aragon, visto da molti addetti ai lavori come il vero banco di prova in cui misurare i rapporti di forza tra i contendenti al titolo.

Bautista e Ducati arrivano forti delle 6 vittorie a zero nei confronti di Rea e della Kawasaki, con l’obiettivo dichiarato di assestare un’altra mazzata alle speranze di riscatto del duo anglo-giapponese.

Le caratteristiche del circuito sembrano adattarsi bene alla rossa di Borgo Panigale, tant’ è che già nel 2018 Davies era riuscito a portarsi a casa gara 2 e a ben figurare in gara 1. Pensando alla potenza del 4 cilindri Ducati,  il lungo rettilineo opposto al traguardo fa già venire i sudori freddi a tutti quelli che non guidano una V4.

Ducati si presenta dunque in ottimo stato di forma, forte anche della giornata di test privati effettuati due settimane fa sul circuito spagnolo. Obiettivo del test (di cui non sono stati diffusi i dati) quello di permettere a Davies di acquistare quella confidenza con la V4 che lo possa portare ad essere competitivo come il compagno di  squadra.

Sembra siano stati fatte anche prove di motore in vista della riduzione del regime massimo di rotazione di 250 giri previsti nel caso si confermassero vittoriosi ad Aragon.

Davies è chiamato al riscatto come e più di Rea in quanto predilige il circuito spagnolo e ha l’obbligo di raddrizzare una stagione al momento molto sotto le attese.

foto da dueruote.it

Rea e la Kawasaki cercano un riscatto che probabilmente il layout del circuito spagnolo non potrà offrire ma, quanto meno, dovranno dimostrare di poter dare più filo da torcere e, con Haslam, di assicurarsi almeno due su tre posti sul podio.

Dalla loro possono contare sul fatto che nei test prestagionali sono andati molto forte e quindi contare su qualche dato in più che li possa guidare verso un setup adeguato per combattere per la vittoria.

Nervi tesi in casa Yamaha, con una “guerra” tra Lowes e Melandri, additato dall’inglese di essere scorretto e di portare lo sviluppo della moto verso una direzione inconcludente.

Melandri, seppur da “privato”, gode ovviamente di grossa considerazione e questo proprio non va giù a Lowes, che vorrebbe avere la priorità nelle indicazioni da dare nello sviluppo della moto.

L’impressione è che alla Yamaha non manchi una moto competitiva quanto un pilota in grado di fare davvero la differenza, in particolare si sente in questi inizio di stagione la “mancanza” di Van der Mark, apparso piuttosto incolore nelle prestazioni in pista.

Honda e BMW sono le cenerentola di questo mondiale, primi due Gp con poche soddisfazioni e tanti problemi e questo appuntamento spagnolo non sembra riservare un copione diverso. Honda punterà a ridurre i danni in attesa del Gp di Assen in cui potrà contare su 250 giri motore in più.

BMW  invece dovrebbe contare su un nuovo motore tanto atteso da Tom Sykes  e sperare che sia sufficiente per tornare ad essere competitivi.

In conclusione, è ufficiale il ritorno del team Ten Kate sotto l’effige Yamaha e con pilota titolare Loris Baz. Dopo che erano volati gli stracci a fine 2018 con Honda, il team olandese ha trovato l’accordo con la Yamaha che fornirà le stesse moto fornite al team privato GRT di Melandri. Obiettivo dichiarato la lotta per il podio. Si prevede un bel pacchetto di mischia di Yamaha in lotta per il podio, chissà se Lowes sarà contento…

Orari:

Venerdì 5 Aprile

10:20 SBK FP1

14:50 SBK FP2

Sabato 6 Aprile

10:40 SBK Superpole

11:35 Supersport 600 Superpole

14:00 SBK Gara 1

Domenica 7 Aprile

11:00 Superpole Race

12:10 Supersport 600 Gara

14:00 SBK Gara 2

(immagine in copertina da TuttoMotoriWeb.it)

Rocco Alessandro

IL PAGELLONE SEMISERIO DEL FROLDI: SAKHIR

E’ troppo facile, o troppo difficile, scrivere questo pagellone. Per una serie di sentimenti contrastanti del mio animo che, al confronto, una depressione bipolare è calma piatta.

Ma credo di essere in buona compagnia dopo aver assistito all’ultimo Gran Premio.

Il fatto è che noi ferraristi siamo così. Sfigati. Sfigati ma a nostro modo “fortissimi” o, come si dice con un termine abusato, di moda per qualche tempo e infilato dappertutto e poi semi-dimenticato, RESILIENTI. Inutile girarci attorno: siamo come Fantozzi. Non è vero?!

Beh… se ci pensiamo bene, d’altronde, Fantozzi è un personaggio “titanico”. Gli capita di tutto e di più ma lui continua ad andare avanti, imperterrito. E si rialza sempre.

Siamo sopravvissuti a 21 anni di digiuno, a cambi e motori che esplodevano come pop corn nel microonde, a Monza 1995 con il cuscinetto da 100 lire, Brasile 2008, Abu Dhabi 2010,

Abbiamo la pelle dura ormai, noi ferraristi stagionati e un po’ attempati.

Da ieri, i detrattori italiani della Ferrari, perché esistono e, incredibile, non si tratta di specie in via di estinzione, tutt’altro, ma viva e vegeta e fra noi in servizio permanente effettivo, avranno un motivo in più per ridicolizzare la Ferrari e noi che la tifiamo. Ce ne faremo una ragione e porteremo stoicamente la nostra “croce” in attesa della Pasqua.

Ma almeno abbiamo una certezza, poco consolatoria ora, ma molto consolatoria a lungo termine.

Noi a tifare Ferrari, sino a quando esisteranno gli sport motoristici ed esisterà la Rossa, ci saremo ancora e sempre. Imperi sono nati, cresciuti, arrivati all’apogeo e tramontati, Scuderie ci hanno mazziato e fatto impazzire, guerre intestine ci hanno messo nel sottoscala del motorsport per anni. Ma poi noi torniamo sempre. Gli altri chissà. Sì: noi siamo sempre lì. Come Rocky. E come Fantozzi. Tanto per restare in clima cinematografico.

La classifica è già un abisso, soprattutto quella Costruttori. E Binotto non ha molte scusanti, perché lui è un tecnico, e non puoi avere già problemi così severi in due gare, perché è chiaro che alla prima gara i nostri hanno comunque corso depotenziati.

Alla Mercedes va sempre tutto, troppo bene. Ma è la forza e la fortuna dei forti. Di quelli che non devono sempre inseguire spasmodicamente. Di quelli che hanno imparato a vincere ed a migliorarsi sempre. E chi li schioda più da lì…

Purtroppo non si vince un Mondiale facendo la girella o senza affidabilità. Soprattuto con il regolamento stilato dai 4 ubriachi al bar ed avallato da Montezemolo che forse era ciucco, in quei giorni, quando la sua mano ha messo la firma in calce a quel foglio diabolico da cui è cominciato il dominio in grigio.

E, purtroppo non si può chiudere il Mondiale, resettare tutto e fare nuove regole, come nel 2014 (boccaccia mia statti zitta). E quindi? E quindi niente. Si prende la sconfitta e la si porta a casa. Si impara dalle sconfitte? Si, se non si ripetono.

D’altronde ci sono cose ben peggiori nella vita. Ma non è che faccia meno male, cercare di ricordarselo, dopo questo bruciante e crudele finale di gara.

Charles Leclerc. Voto: freddissimo. Ne abbiamo parlato con Luca Dal Monte, che conosce come pochi il mondo e la storia della Formula Uno. Ed è d’accordo. E’ un predestinato. Uno che sembra mangiare a colazione velocità e pressione, nel senso che sembra reggerla come fosse la cosa più naturale al mondo. Se Arrivabene lo ha davvero voluto, ci ha visto non giusto, di più.

Vettel. Voto: mister girella è tornato. L’amico, prezioso come pochi per conoscere l’andamento della gara “dietro le quinte”, Alex Brunetti-@deadlinex ci ha rivelato che la monoposto di Seb era completamente fuori assetto, soprattutto con le gomme posteriori. Dunque parziale scusante. Ma, buon Dio, solo lui sfida le leggi della fisica e riesce sempre a girarsi da solo!Ok, salviamo la sua onestà nel riconoscere l’errore. Ma come sarebbe andata la gara se si fosse almeno accodato ad Hamilton? Domanda retorica vero?

Io e Vettel. Voto: spero che lui vinca il titolo con la Ferrari. Io adoro Seb, in Red Bull lo “odiavo” come pochi, visto che vinceva a ripetizione contro la Ferrari. Adoro il Seb in rosso soprattutto caratterialmente, e pochi come lui amano davvero la Ferrari. Ma il problema è che si sta complicando la vita, e sta facendo perdere punti pesanti alla Scuderia. Caro girello, datti una mossa, perché io non vedo il vero Seb ormai da secoli…

Affidabilità Ferrari. Voto: sono dolori. Cilindri, pistoni, candele, Mgu-H e altre diavolerie del dio dei motori. Non voglio neanche sapere cosa sia accaduto. Perché tanto in Formula Uno il più pulito ha la rogna e mentono più di un calciatore che casca come morto, o urlando come se gli avessero amputato una gamba senza anestetico, dopo aver addirittura simulato. Il problema è serio. Dopo due gare. Con una PU che dovrebbe fare 7 gare. Devo aggiungere altro?

Hamilton e la gara. Voto: è nato prima il culo o l’audace che, in quanto tale, ha culo? Domanda “filosofica” irrisolvibile. Un fatto è certo. Non molla mai, mai, mai e poi mai. Si fa sempre trovare pronto.

Hamilton nel dopo gara. Voto: un signore. E in più, maliziosamente, mette un pò di pressione, come se già non ne avesse, a Vettel…

Toto Wolf dopo la gara. Voto: sincero.  Abbiamo avuto una bella botta di culo (appunto!). Non l’ha detta proprio così ma quasi. Ed era sincero. Incredibile. Ma, d’altronde, anche un orologio rotto segna due volte l’ora esatta…

Bottas-Rocky. Voto: ridicolo. Praticamente mai esistito in questa gara.

Kimi. Voto: consistente. Ora che non deve più dimostrare “niente”, con una bella Alfa Romeo, ci fa divertire.

Mad Max. Voto: maturo. Poco spettacolare, molto redditizio. Ma appena gli daranno di nuovo una monoposto vincente, ci divertiremo. Sempre che, come gli capita talvolta, non si butti addosso ad una rossa.

P.S.: da questo momento mi dichiaro sportivamente ateo. Non credo esista un dio dei motori, e se esiste tifa Mercedes. A parte gli scherzi, se alla fine tutto si livella, e con 21 tappe è plausibilie, mi aspetto che anche gli altri abbiano problemi. E se non li avranno avuti, avranno ancora più ragione nel continuare a vincere.

Mariano Froldi, Direttore responsabile di FUnoAT

LA GALOPPATA SOLITARIA NELLA PAMPA

Ordunque;

  • dalla prossima corsa si inizierà ad installare una zavorra di 10kg ,sulla moto di Marquez, per fermarne il suo strapotere. Tale zavorra potrà arrivare sino a un limite massimo di 50kg, dopo di che, nel caso di ulteriore dominio, gli verrà dato l’obbligo di passare per il long lap ad ogni tornata.
  • Rossi dichiara che è ora di mollare la massima serie, quando le cose girano bene. è sempre meglio salutare il gruppo quando si è vincenti.
  • Crutchlow dichiara che lo spostamento è stato provocato dall’erezione a causa dell’ombrelina, ma Spencer non ne ha voluto sentir ragione.
  • Lorenzo si narra che stia percorrendo gli ultimi giri, ha detto che la gara era solo un test e voleva capire bene la moto.
  • Iannone ormai più che a cannone, è diventato fermone (sempre rima fa)
  • Morbidelli, pare che abbia detto a Vinales; “Pesce d’Aprile”

Bon, dopo averla buttata sul ridere, dato che mi frullano ancora le palle per la gara della F1…

Gara favolosa, se ci dimentichiamo del buon Marc Marquez, che sto anno fa tutto bene dal venerdì fino alla domenica, dominando come pochi fanno. Comprensibile l’auto elogio che si è dato prima di tagliare il traguardo, ieri era davvero imbattibile.

La gara degli umani invece è stata una piacevole battaglia fra Rossi, Dovizioso, Petrucci, Rins, Miller, Morbidelli e Vinales. gli ultimi due purtroppo fuori gara, per un contatto nell’ultimo giro. è stato bello vedere sorpassi e contro sorpassi, duelli come se ci si dovesse giocare una vittoria, con dei corpo a corpo molto duri, ma mai pericolosi o scorretti. Bello, ce ne vorrebbero ogni domenica. A spuntarla è stata l’intramontabile Rossi, che a fine gara aveva ancora l’entusiasmo del ragazzino.

Dovi è stato concreto ed ha cercato di massimizzare il risultato, su un tracciato in cui solitamente la sorte gli gira le spalle. Bene vedere Petrucci e Miller li nella lotta, a solita dimostrazione di quanto sia buona la D16. Ma bello è stato avere anche le tre M1 a giocarsela, una moto che per una volta pareva ben messa in staccata, percorrenza e trazione. Paga ancora un pò la potenza massima rispetto alle Ducati e prima di esultare, aspettiamo Jerez.

Inqualificabile la penalizzazione inflitta a Crutchlow, è del tutto ingiusto un ride trought a un pilota che ha spostato la moto di 1 cm e 1/2, nell’istante i cui si è acceso il semaforo rosso. La partenza non  stata anticipata, se proprio per assurdo dovevano dargli una penalità, potevano dargli un long lap, ma non devastargli la corsa così. SENZA SENSO!!!

Capitolo Lorenzo, attendiamo prima di emanar sentenze, visto che non è ancora al 100% fisicamente, seppur lui non stia usando questa cosa come giustificazione, ma sti ammettendo le difficoltà nel trovare il setting giusto e aver usato ancora troppo poco la Honda. (Per me tornerà ad essere il solito Lorenzo)

In moto2 arrivata la seconda vittoria di Baldasarri, che pare aver trovato una competitività simile a quella di Morbidelli del 2017, speriamo quindi che sia di ottimo auspicio per la stagione. Vierge, il poleman, spegne la moto al via e torna mestamente a piedi al box, Luthi si ritrova a terra, dopo un contatto con Binder. Il podio lo chiudono Gardner e Schrotter.

In moto3 arriva la prima vittoria per Masià, davanti a Binder e Arbolino. Buona la gara degli Italiani. Toba diventa leader di classifica.

Saluti

Davide_QV

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