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BASTIAN CONTRARIO: LA PIOGGIA DI LIKE

Parto in quarta nel “Bastian contrario” di questa settimana, perché tanta è la delusione, tanta è la rabbia ed il rammarico che il GP del Belgio ha lasciato sul palato degli appassionati. Parlo di appassionati e non di tifosi di proposito, perché i primi sono stati i protagonisti ed i veri eroi del weekend. I secondi, invece, soprattutto quelli social, hanno dato il meglio di sè, perché ciò che conta è il consenso… come se piovesse; perché non basta l’acqua che scende dal cielo belga a cui badare, pure della pioggia di like ci siamo dovuti preoccupare. Lascio a persone molto più esperte di me il compito di commentare gli eventuali aspetti tecnico – regolamentari di questo nefasto e plumbeo GP. Da parte mia preferisco rivolgere le mie attenzioni al grande pubblico che si è avvicinato alla F1 e che da una tastiera virtuale (quando ha vinto l’ultimo mondiale la Ferrari, la tastiera del cellulare ancora si toccava!) elargisce giudizi e condanna senza posa (anche il sottoscritto naturalmente) chiunque osi contraddire il pensiero perbenista, a senso unico e politically correct del “safe”, a qualunque costo.

Di sicuro, tra le righe di questa rubrica, mai leggerete censure e proposte di bannare dai social coloro i quali odiano ad oltranza. Il compianto Umberto Eco era assolutamente contrario e classista a riguardo. Diceva che i social hanno dato voce anche agli idioti da bar. Vero! Eppure la libertà viene oltre ogni cosa e quella di espressione non è da meno. Perché cosi come un uomo (e donna) qualunque è libero di dire ciò che meglio crede, allo stesso modo i tanti uomini e donne, che stanno dalla parte opposta, hanno la libertà di scegliere se leggere o meno quei commenti. Divago? Non credo, in quanto “il volgo digitale”, disprezzato da Eco, è una realtà forte in ogni ambito e la F1 non è esente da tutto questo.

I tanti tifosi, assiepati dietro le loro tastiere (gli appassionati, quelli veri, erano all’addiaccio a sperare che succedesse il miracolo), erano in fremito e, allo stesso tempo, freddi come cecchini, pronti a sparare su chiunque avesse osato dire “fateli correre”. Come si è arrivati a tutto questo? Com’è possibile che nello sport che è uno dei più pericolosi al mondo e, nel contempo, la falange che lo ha sempre seguito, che è sempre stata la più rispettosa, sia dei piloti (che rischiano la vita in pista) che tra loro stessi (tanto da vederli uno addosso all’altro sulle stesse gradinate, indipendentemente dai colori che seguono), si è potuta ridurre in questo stato? Ebbene, anche se odio ammetterlo, la prima responsabile in tutto questo è proprio la nostra F1 la quale se da un lato dopo la morte di Ayrton Senna ha elevato gli standard di sicurezza, nel contempo ha contribuito ad educare le masse allo “stay safety” a trecento sessanta gradi e ad oltranza. Nessuno e ripeto nessuno vuole vedere cadaveri sparsi sulla pista tra lamiere contorte eppure il nostro amato sport non sarà mai sicuro al cento per cento. Nonostante questo, il “sistema F1” ha educato i tanti tifosi, che si sono affacciati a questo sport, che la sicurezza è cosi importante che deve addirittura snaturare lo stesso sport, che per antonomasia e per definizione è rischioso. Unito a questo metodo educativo, vi è da aggiungere la scelleratezza della eliminazione dei test in pista (non ditemi che quattro giorni di prove in pista siano sufficienti) a favore di milionari simulatori, i cui software, per quanto sofisticati, non potranno mai sostituire la realtà del circuito. Si prenda Lando Norris: il ragazzo al sabato era “in tiro forte” e con molta probabilità avrebbe anche centrato la pole (la prima fila era ampiamente alla sua portata), tanto che spingeva come se non ci fosse un domani. Proprio questo spingere lo ha ingannato, portandolo rovinosamente tra le barriere del circuito belga. Questi piloti, purtroppo  (a differenza dei loro colleghi del passato), non avendo l’opportunità di girare, hanno una sensibilità che di sicuro non è comparabile agli uomini che li hanno preceduti e, nel contempo, hanno una percezione del pericolo totalmente diversa. Naturalmente mi riferisco alle condizioni estreme che abbiamo visto proprio in questo ultimo weekend di gara e che nel passato sarebbero state considerate routine, (alla condotta delle gestione e alla particolare situazione meteo ci arriviamo dopo).

Questo atteggiamento, da parte della federazione, reiterato nel tempo, ha portato dall’altra parte (della barricata); un atteggiamento ostile nell’approcciare a condizioni del genere. Ed infatti è stato un delirio di “speriamo che non si facciano male”, “interrompete le qualifiche”, “tu vuoi i morti in pista!” (sì, mi è stato detto anche questo) e dulcis in fundo, ad incidente di Norris appena accaduto, arriva Vettel (a sincerarsi delle condizioni del collega  e ad invocare bandiere rosse prima, condizionando non poco l’operato di Masi il giorno seguente), che con il suo atteggiamento ha contribuito non poco ad educare questa orda di leoni da tastiera, che tanto tengono alla salvezza del singolo. Le stesse orde che poi si sono scatenate alla domenica, perché lo spettacolo gli è stato negato da quella stessa “madre”, che li ha educati a credere alla sicurezza ad oltranza ed al perbenismo da social acchiappa like a pioggia . Ho citato Vettel perché lui si è reso protagonista di quell’episodio al sabato, eppure, tutti i piloti si sono stati responsabili di quanto accaduto domenica. Come mai non hanno fatto sentire la loro voce a riguardo? Come mai i più anziani ed esperti non sono andati da Masi? Per quale motivo al sabato lo stesso Vettel invocava la sospensione della sessione di qualifiche e poi il giorno dopo, con condizioni ben peggiori, si ostinava a rimanere in auto, quando ormai si era capito che avrebbero sospeso tutto?

Nel frattempo la pioggia scendeva copiosa su SPA e con essa anche il buio. La disastrosa condotta di gestione della gara iniziava ad assomigliare sempre più a quella che abbiamo visto a Suzuka 2014. Alla fine ha prevalso il buon senso, anche se è stato applicato nel modo più scellerato possibile: le condizioni di gara che abbiamo visto domenica scorsa erano proibitive e questo è innegabile. Solo, io mi chiedo come sia stato possibile accettare il fatto di compiere quei tre giri dietro la safety car esclusivamente per rendere valida l’assegnazione del cinquanta per cento dei punti, quando tutto il circo (ormai è una costante questa parola su questa rubrica), se ne sarebbe potuto uscire in maniera pulita, facendo girare tutti i piloti alle quindici, anziché alle diciotto passate, dietro Bernd Maylander. In questo modo, tutto il mondo si sarebbe reso conto che le condizioni erano improbe e tutti se ne sarebbero fatti una ragione. Purtroppo di ragionare non ne ha voluto sapere nè il mondo della F1, rispettando il protocollo con quella farsa del festeggiamento sul podio (Russell rispecchia tutta l’educazione di questa nuova “generazione simulatore”) nè tanto meno i tifosi da tastiera, i quali si sono scagliati contro l’assegnazione del punteggio: che piaccia o meno, il GP (per regolamento) con quei giri, è stato validato, cosi come lo si voglia o no, le qualifiche sono state disputate, quindi ha ragione Brawn quando dice “che è giusto premiare il coraggio dei piloti visti sabato”. Tanto si sa, qualunque fosse stata la scelta, bisognava scontentare qualcuno e, ad essere sincero, forse, l’aver deciso in favore di ciò è stata l’unica cosa sensata che la FIA ha fatto domenica. Con buona pace di Hamilton che avrebbe potuto parlare e far valere il suo carisma durante quello stillicidio (facile farlo dopo) e dei tanti incontentabili tifosi, i quali, non paghi di quella situazione meteo, hanno detto e fatto di tutto per continuare a vedere quella incessante pioggia di like  di cui tanto hanno bisogno.

Vito Quaranta

BASTIAN CONTRARIO: LA SOLITUDINE DEI MIGLIORI

Al primo appuntamento austriaco, in casa Red Bull, i bibitari segnano (in questo periodo di campionato europeo passatemi il termine calcistico) l’uno a zero a loro favore; aumentando cosi il vantaggio sia in classifica costruttori che piloti. Chi l’avrebbe detto che avremmo avuto uno stravolgimento cosi marcato delle gerarchie in campo? Proprio guardando la classifica e soprattutto la condotta della gara e distacchi all’arrivo, mi sono reso conto di una cosa: tutti noi aspettavamo con ansia questo momento, tutti noi bramavamo una lotta in pista che da troppo tempo mancava. Invece? Invece Max ha condotto in solitaria il suo trionfale GP in casa Red Bull, proprio come ci ha abituati l’attuale campione del mondo in questi ultimi anni. Evidentemente è destino che se vinci, se sei il migliore; sei anche solo.

La solitudine dei migliori è contraddistinta da cavalcate incessanti verso la vittoria, da inquadrature sterili e monotematiche, perché tanto sono da soli e c’è ben poco da inventarsi dal punto di vista dello show televisivo. Ne sanno qualcosa gli sponsor di Hamilton che hanno dovuto spingere sulla visibilità; visto che il campione non offriva spunto televisivo. Allo stesso modo, sta accadendo a Max; come giusto che sia.

Eppure la delusione resta: dai primi GP si era capito che non sarebbe stata la solita cavalcata in solitaria di Lewis e di conseguenza ci saremmo aspettati dei ruota a ruota intensi e soprattutto frequenti. Per un po’ abbiamo accarezzato il sogno, poi Red Bull ha iniziato a dilagare, AMG ad affondare lentamente e siamo arrivati alla situazione di sempre; e cioè alla solitudine dei migliori. Red Bull ha sviluppato la macchina e sebbene all’inizio alcuni dati non tornavano, hanno fatto quadrato e sono riusciti ad esplodere tecnicamente; poi uno come Verstappen ha fatto il resto. AMG si è letteralmente plafonata e le stilettate di Hamilton a riguardo nemmeno si contano più. Lewis sa benissimo che questo può essere il suo ultimo anno per superare “quota Schumacher”, perché il prossimo è un’incognita per tutti. Non è detto che AMG parta già con un progetto competitivo, non è detto che AMG riesca a dominare da subito (Dio non voglia!)… quindi il campione inglese ha fretta. Per contro Mercedes ha fatto intendere, per bocca del solito Toto, che presto dovranno prendere una decisione per quanto riguarda gli sviluppi della vettura 2022. Brutte notizie quindi per il campione inglese, specie che ora sta definendo anche i termini del rinnovo del contratto. Rinnovo che personalmente mi lascia stupito ed allo stesso tempo perplesso. Infatti credevo (non solo io che conto poco ad essere sinceri) che la star inglese avesse lasciato quest’anno. È anche vero che non ci aspettavamo una Red Bull cosi competitiva e forse nemmeno lo stesso Hamilton, il quale dopo la scorpacciata dell’anno scorso (complice la castrazione della PU Ferrari) forse pensava di poter replicare anche quest’anno in beata solitudine. Un esempio su tutti sono state le amare lacrime nel principato di Monaco… quella vittoria spettava a lui di diritto, perché palcoscenico migliore per sfoggiare l’orgoglio nero (tanto caro a Lewis) con Serena Williams; proprio non c’era. Invece quella solitudine gli è stata tolta, rubata e con molta probabilità non gli verrà restituita.

Chi invece non ci pensa proprio a fermarsi negli sviluppi, a costo di essere anche impopolare è proprio la Red Bull, la quale proprio per le motivazioni di incertezza dell’anno prossimo, preferirebbe abbonarsi alla quarta fila con l’inizio del nuovo mondiale e non abbandonare questa opportunità cosi ghiotta. I bibitari con Helmut Marko in testa, hanno la possibilità di far vincere dopo Vettel, il secondo pupillo della loro breve storia, che da tanto tempo allevano ed hanno spinto fino a quasi bruciarlo. Ne è passata di acqua sotto i ponti ed ora Max è pronto per il suo sogno. Se c’è una cosa che vincere sempre comporta, oltre a quella di essere solo; è quella della fiducia. Vincere è come una droga certo e la fiducia che da essa ne deriva è ineguagliabile: in Francia Max sbaglia la partenza…era nervoso era evidente. La sua personale cavalcata solitaria, fino al sorpasso di Hamilton e al conseguente trionfo, gli hanno dato un carica non indifferente. Lo si è visto domenica scorsa, dove il pupillo olandese della Red Bull non solo non ha ricommesso lo stesso errore; addirittura la vicinanza di uno come Hamilton nemmeno lo ha scalfito.

Cosa accadrà nel momento in cui la FIA delibererà l’utilizzo delle nuove mescole posteriori in nome della sempre invocata sicurezza? La Red Bull di Verstappen continuerà ad essere imbattibile lasciando l’olandese solo davanti a tutti, oppure il campione inglese riprenderà a dominare?

Se la prima ipotesi, allora AMG riceverà un duro colpo dal quale dubito che si possa riprendere. A tal proposito, considerando l’incetta di titoli fatta in questi ultimi lunghi sette anni, la scelta di concentrarsi sul 2022 sarà conseguenza logica; con buona pace di Hamilton.

Se la seconda invece, non solo potremmo assistere ad un capovolgimento della classifica; inevitabilmente saremo investiti tutti da una ridda di polemiche senza fine, perché la F1 avrà consumato l’ennesima porcata della sua storia. Del resto la sicurezza è l’arma perfetta, l’alibi indistruttibile per poter attuare i veri piani dell’una o dell’altra squadra che attualmente comandano in F1. Una cosa è certa: comunque vada, avremo uno solo che vincerà, uno solo che dominerà e che condurrà quasi nell’anonimato il GP di turno… questo è il destino di chi deve vincere; questa è la solitudine dei migliori.

Vito Quaranta

FORMULA 1 2021- APPROVATE LE SPRINT RACE

Che fosse questione di tempo era ormai scontato.

Oggi FIA e LM hanno deliberato quanto i puristi non volevano.

A Silverstone, Monza ed Interlagos (pandemie permettendo) ci saranno le tre gare di 100Km in luogo delle tradizionali qualifiche.

Il weekend si articolerà come da immagine di cui sotto e verranno premiati i tre piloti che saliranno sul podio con rispettivamente 3 punti al primo, 2 al secondo e 1 al terzo.

Non ci sarà obbligo di pit stop e la scelta delle gomme sarà libera.

A voi le considerazioni.

 

(immagine di copertina tratta da twitter)

F1 2020 – GRAN PREMIO DI RUSSIA

Dalle stelle alle stalle, ovvero dal Mugello a Sochi. Un pò come passare da una bella strada panoramica in collina ad una tangenziale. In tempi di Covid non è il caso di andare tanto per il sottile e quindi anche Sochi diventa un buon posto dove andare a correre. L’aspetto davvero deprimente è che, quando le cose torneranno alla “normalità”, Sochi rimarrà e il Mugello invece no.

Al di là di queste facezie, la gara in terra di Russia, considerando che solo la Mercedes ci ha vinto nell’era della PU ibrida, trova il suo motivo di interesse principale nel tentativo di Hamilton di eguagliare il record di vittorie di Michael Schumacher a quota 91.

immagine da f1grandprix.motorionline.com

Due gli ostacoli principali: Bottas che ha spesso dimostrato di andare forte nel parcheggio scoperto di Sochi e…Netflix, che riproporrà la propria presenza al box Mercedes come in occasione del Gp di Germania del 2019, rivelandosi uno dei peggiori dal 2014.

Tolte queste due incognite, restano ben poche speranze ai ferraristi incalliti di salvare denti e fegato. Un altro dei record di quella epopea lunga cinque anni cadrà a brevissimo e il presente ha lo stesso colore delle tute Mercedes.

Nel frattempo, escludendo le miserie Ferrari che quasi non fanno più notizia ormai, Red Bull deve tenere buono un Verstappen piuttosto frustrato per il doppio KO consecutivo causa PU e che dovrà aspettare almeno il 2022 per giocarsi seriamente il titolo iridato. Considerando che questo è già il suo sesto anno in F1 e la quantità di talento che madre natura gli ha messo a disposizione, c’è da capire il suo nervosismo.

immagine da planetf1.com

C’è da dire che in casa Red Bull, nonostante lo storico impietoso nei confronti di scuderie che non siano la Mercedes, sono piuttosto fiduciosi di potersela giocare in gara sfruttando i potenziali problemi di usura gomme che gli anglo-tedeschi potrebbero accusare. E’ una speranza in pò flebile e dipende molto da quanto riusciranno a mettere pressione ad Hamilton&Co, ma sognare non costa nulla.

Altri piloti invece riassaporano la vita da F1 come Alonso che, in procinto di ritornare in griglia nel 2021, si mette avanti provando il simulatore Renault. Sempre meglio farsi trovare pronti per un possibile utilizzo già quest’anno.

Anche Kimi Raikkonen arriverà ad un traguardo sulla pista russa. Augurandogli che il traguardo più importante possa essere quello in gara e possibilmente a punti, riuscirà anche a eguagliare (superare? il web dà diverse interpretazioni a proposito…) il record di presenze nei Gp di Rubens Barrichello al ragguardevole numero di 322. Siamo sicuri che gli verrà posta una domanda in tal senso durante il weekend e possiamo essere altrettanto sicuri della risposta gioviale e ricca di particolari che il pilota finlandese saprà offrire…

immagine da circusf1.com

Le vere novità in queste due settimane tra il Mugello e Sochi arrivano tutte dalla Fia.

La prima è il differimento dei termini per adeguare gli organici in base alle risorse messe a disposizone dal budget cap. Sei mesi in cui soprattutto i top team (ma anche McLaren) che hanno organici ben più corposi delle scuderie minori, potranno rimodellare i propri reparti e dare nuove mansioni e destinazioni a chi non farà più parte dell’organico F1.

La seconda è che, oltre a PU, cambio e telaio “congelati” per il 2021, si aggiungono anche muso, parti interne della scocca delle sospensioni anteriori e posteriori e l’impianto frenante. Una gran bella notizia per quelli che devono recuperare terreno e in pratica un’ipoteca Mercedes sui titoli del 2021.

La terza è forse quella più calmorosa e già adeguatamente anticipata su questi lidi: Stefano Domenicali sarà il il nuovo CEO di Liberty Media in sostituzione di Chase Carey. Come già commentato in queste pagine si aprono diverse possibili scenari per la F1 che verrà. Chi si immagina un ritorno ad una F1 più “europea”, smarcandosi dalla spettacolarizzazione forzata introdotta da Liberty Media dal sapore molto stelle&strisce, chi invece una rinnovata speranza nei confronti di una pronto ritorno alla competitività della Ferrari, di cui Domenicali è stato team principal, chi invece altre bastonate alla Scuderia in quanto lo stesso Domenicali non ha concluso proprio nella maniera migliore la sua esperienza a Maranello.

Ricapitolando, ora ai vertici di Fia e Liberty Media ci sono tutti ex dipendenti del Cavallino rampante: Ross Brawn, attuale direttore generale e responsabile sportivo del progetto F1, Nicolas Tombazis direttore del settore tecnico FIA e Stefano Domenicali, CEO Liberty Media.

Questo sarà un bene o un male per le ambizioni sportive della Ferrari? Oppure non influirà per niente, dato che tutti questi soggetti, proprio per essere stati importanti pedine della Scuderia, devono essere imparziali al di sopra di ogni sospetto?

Come l’avrà presa il buon Totone Wolff, che in tempi non tanto lontani era il principale candidato al posto occupato ora da Domenicali?

E un posto per Arrivabene non lo vogliamo trovare?

Ma soprattuto…ridateci le grid girls!

*immagine in evidenza da racingcircuits.info

Rocco Alessandro