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BUONA VITA, SEBASTIAN

Il nostro Sebestemmio lascia il Circus a fine 2022. Mi sembrava giusto dedicargli due righe sulle nostre pagine. A mio parere quello che ha fatto vedere nei suoi quattro anni iridati 2010/2014 è stato superiore a quello che ha fatto vedere Hamilton dal 2014/2020. Non fosse altro che durante il quadriennio d’oro in Redbull il suo compagno di squadra non si è mai classificato secondo nel WDC. Contrariamente a quanto accaduto in ogni Mondiale dal 2014 al 2020 con l’eccezione del 2017/2018 anni in cui, curiosamente, fu proprio Vettel ad essere vicecampione del Mondo.

 

Buona vita, Sebastian

VERSTAPPEN INGRANA LA SESTA A MONTREAL. LA FERRARI ARRIVA IN FONDO.

Una Montreal fredda e affollata accoglie nuovamente il circus della Formula 1 dopo tre anni, arrivato da Baku dopo avere percorso 9000 km in una settimana in nome della sostenibilità.

Per Leclerc le cose si mettono subito male, anche se era prevedibile. Prima cambia la centralina, e sono 10 posizioni di penalità, e poi la squadra decide saggiamente di “omologare” un quarto motore, in sostituzione di quello andato in fumo in terra azera. E questo significa partire dal fondo.

E così per la pole Verstappen ha un bel tappeto, ovviamente rosso, steso davanti a sè. In un tempo da lupi, il giovane Alonso piazza l’Alpine in prima fila, relegando Sainz, autore dell’immancabile sbavatura, in seconda. Un felicissimo (!) Hamilton partirà di fianco a lui, mentre in terza fila, udite udite, si trovano le due Haas di Magnussen e Schumacher. Per trovare Perez bisogna scendere fino alla settima fila. Il messicano ha mandato la sua macchina a muro in Q2 e poi non è riuscito ad ingranare la retro per riportarla ai box.

La domenica splende il sole, anche se fa ancora freddo e c’è vento. La partenza non regala emozioni. Verstappen parte a fionda, e i primi 4 mantengono le posizioni. Alonso non riesce però a reggere il passo dell’olandese, e, non appena viene abilitato il DRS, al terzo giro Sainz lo passa. Ma l’anziano spagnolo gli rimane incollato agli scarichi, mentre Hamilton, quarto, non riesce a stare assieme ai due davanti a lui e perde progressivamente terreno.

Al nono giro il primo colpo di scena: la trasmissione abbandona Perez, che si ferma al tornante. La direzione gara attiva la Virtual Safety Car e Verstappen ne approfitta per fare il suo pit-stop, mentre Sainz e Alonso continuano. Max ha risparmiato una decina di secondi ma dovrà farne 60 con il set di gomme che ha montato.

Al giro 15, Leclerc è risalito fino alla 12a posizione, mentre Verstappen supera senza tanti problemi Alonso e si riporta in seconda posizione a 5 secondi da Sainz.

Al giro 20 si ritira Mick Schumacher, che navigava in una buona nona posizione,   e viene nuovamente attivata la VSC, ma Sainz e Alonso sono appena passati davanti ai box e non ne possono approfittare subito. Carlos rientra al passaggio successivo ma per sua sfortuna la VSC viene tolta prima che finisca l’operazione. All’uscita si ritrova dietro a Nando, che non si è  fermato, e, di pochissimo, davanti ad Hamilton, che, invece, si era già fermato in occasione della neutralizzazione precedente.

Al giro 25 Verstappen ha 9 secondi di vantaggio su Sainz, che è seguito a qualche secondo da Hamilton, mentre Alonso tiene la quarta posizione ma è sempre più in difficoltà con le gomme che non ha ancora cambiato.

Leclerc, risalito fino alla sesta posizione, grazie anche al fatto che non si è ancora fermato, si trova bloccato dietro ad Ocon, che invece ha già effettuato la sua sosta. Sembra che la Ferrari non abbia sufficiente trazione in uscita dalle curve lente, e questo vanifica l’effetto del DRS. Dai box a Charles dicono che stanno seguendo il piano “D”, e lui risponde, un po’ sconsolato, che comunque non è in grado di  passare il francese dell’Alpine.

In Ferrari stavano aspettando a fermare Charles per farlo restare davanti al gruppetto di 4 auto guidato da Stroll. Purtroppo per il monegasco, però, il suo box sbaglia la sosta, e si ritrova così tristemente dietro a tutti loro.

Al giro 43 Verstappen, già da qualche giro in difficoltà con le gomme, viene fatto fermare. Ma l’olandese si ritrova all’uscita fianco a fianco ad Hamilton, che senza tanti complimenti lo chiude. Ma nello stesso giro anche Hamilton si ferma e Max riguadagna la seconda posizione dietro a Sainz. Ora il dilemma per la Ferrari è se fermarlo o tentare di andare fino in fondo gestendo i 10 secondi di vantaggio con 25 giri ancora da fare,

Al giro 49, quando il distacco è ormai diventato di soli 6 secondi, arriva la soluzione: Tsunoda commette un errore grossolano andando a sbattere all’uscita dai box. In Ferrari fermano subito Sainz e, nonostante il solito pit-stop non perfetto, riescono a mantenerlo davanti ad Hamilton e subito dietro a Verstappen.

Si riparte quando mancano 16 giri alla fine e Sainz si incolla agli scarichi di Max. Mentre Leclerc, con due sorpassi incredibili al tornantino, riesce a sbarazzarsi delle due Alpine salendo in quinta posizione, Sainz dopo avere illuso per qualche giro, è costretto a rassegnarsi ad una comunque ottima seconda posizione.

Finisce così con Max che porta a casa la sesta vittoria su nove gare, Sainz che arriva vicino alla vittoria come forse non gli era mai successo in carriera, ma arriva comunque secondo, e Hamilton che completa il podio con una W13 che, su questa pista, è a soli 3 decimi dai primi. Quarto mr. consistenza George Russell, al nono piazzamento consecutivo fra i primi cinque. Quinto Leclerc, che forse può recriminare un po’ per la gestione di gara del suo box. Sesto Ocon, settimo un imbufalito Alonso al quale il suo muretto ha letteralmente distrutto la gara. Ottavo Bottas, nono un ottimo Zhou e decimo Stroll, autore di una buona gara in casa sua.

Si ritorna in Europa con una Ferrari che conferma di avere risolto il problema della velocità di punta, ma che ora non deve più sbagliare, se vuole rimanere in lotta per il mondiale. Ma, soprattutto, deve migliorare la gestione di gara, perchè anche oggi qualche decisione ha destato più di una perplessità.

P.S. visto che il p.s. è sempre gradito, non avendo sottolineature da fare in merito agli episodi di gara, voglio dedicarlo a Sky. Pazienza per le inutili chiacchiere e la patetica spiritosaggine con le quali riempiono il pre e il post-gara, pazienza per le telecronache urlate con un pilota stipendiato dalla Ferrari che cerca poco credibilmente di criticare la sua squadra, ma ripetere all’infinito che sono i 40 anni dalla scomparsa del grande Gilles, che è stato ampiamente e giustamente ricordato, dimenticandosi completamente che esattamente 40 anni fa, su questa stessa pista, morì Riccardo Paletti, loro che quando c’è da parlare di un incidente non lesinano mai le parole, ebbene questo la dice lunga sulla professionalità di questa squadra di giornalisti e commentatori. E’ tristemente vero che ricordare gli ultimi alla massa fa comodo solo quando periscono il giorno prima dei primi. Per fortuna ci ha pensato questo blog.

P.S. 2 se per caso mi fossi perso qualche ricordo di Sky in merito al povero Riccardo, qualcuno me lo faccia sapere e chiederò scusa.

* immagine in evidenza dal profilo Twitter @redbullracing

F1 2022 GP DEL CANADA

Il nostro Alle è in licenza per questa Preview quindi vi tocca una lettura diversa, in linea con chi per questioni anagrafiche (ma non solo) ama rammentare i momenti più salienti del passato di un GP che sta per ospitare la gara di quest’anno. L’immagine in evidenza, doverosissima, è per il nostro compianto Riccardo Paletti scomparso 40 anni addietro nel tragico incidente al via del quale ricordiamo tutti i dettagli inclusa la dabbenaggine dei soccorsi (Didier fu il primo ad azionare un estintore, da non credere). Il povero Riccardo è uno dei tanti unsung heroes della Storia della Formula 1 lastricata di uomini la cui passione a volte eccedeva il loro talento ma non per questo li rendeva meno degni del posto che occupavano, tutt’altro. Specie in un’era come quella delle wing-cars appunto nella quale lasciarci la buccia era un’eventualità nemmeno troppo remota come quel tremendo 1982 ci rammenta sempre. Un doveroso ciao al nostro Riccardo quindi, troppo spesso colpevolmente dimenticato da un mondo che va di fretta e quindi dimentica quello che conta davvero

Il GP del Canada, doverosamente intitolato a Gilles da lustri ormai, è stato spesso teatro di gare storicamente importanti. Non può essere un caso che il suo esordio nel Mondiale di Formula Uno nel 1978 fu benedetto dal primo trionfo dell’Aviatore nella Categoria Regina al termine di un GP dominato da Jarier sulla Lotus 79 lasciata libera dal povero Ronnie (Andretti notoriamente andò in  pensione un metro dopo la bandiera a scacchi di Monza) finchè non fu tradito da un guasto. Un clima già invernale salutò la prima volta dell’uomo senza paura

Altra edizione famosa anzi, famigerata, quella del 1980. Jones manda a muro Piquet al primo start assicurandosi di fatto il Mondiale già che alla ripartenza Nelson è costretto all’uso del muletto che è più spompo di un cavallo buono solo per il macello

L’anno successivo Gilles si produce in quella che resterà alla storia come la gara più epica della sua carriera. Della quale si è già detto tutto pertanto lasciamo parlare le immagini

L’edizione 1985 è teatro del trionfo più netto di Michele e della sua 156/85 in un’annata che poteva essere Rossa ma che Rossa non fu

Altra gara che fece la Storia per ovvi motivi fu il 1995. Col primo ed unico successo di Alesi in Ferrari (ed in Formula 1) al termine di una gara rocambolesca segnata dal problema di affidabilità del Kaiser mentre era in testa

L’edizione del 1999 consegnò invece alla Storia il poi ribattezzato “Wall of Champions” in uscita dell’ultima curva del tracciato

L’edizione 2007 verrà ricordata per il jolly giocato dal Kubo quando Trulli provò a mandarlo a guardare le margherite dalla parte del gambo

L’anno successivo ricordiamo tutti la coglionata di quello che finchè AMG non pescò una sequela di vetture imbattibili (grazie ad un regolamento scritto su misura per loro) aveva statistiche degne di Damon Hill

L’edizione del 2014 segnò la prima vittoria di Riccio in Formula Uno, io di quell’edizione ricordo che Vettel fu il primo ad andare a congratularsi. Dopo che Trulli tagliò il traguardo a Monaco nel 2004 qualcun altro era ai box a sfasciar tutto dalla rabbia invece

Nel 2016 al povero Sebestemmio viene negata quella che sarebbe stata l’unica vittoria di un anno particolarmente difficile per via di una errata strategia del box ad inizio gara

Il 2019 invece vede sempre il povero Sebestemmio subìre la nota penalità per via della sua difesa della posizione su Hamilton in gara. Rammentiamo tutti la teatralità, peraltro giustificata, del nostro nel dopogara immediato

Arriviamo quindi all’edizione 2022 di questo weekend con un SuperMax in fuga nel Mondiale (per non parlare della Rubra Bovina nel Costruttori) e la Ferrari che si è pocanzi dimostrata velocissima ma fragile. La speranza di chi scrive è che a Maranello si continui a cercare la performance assoluta lavorando contestualmente sull’affidabilità quando possibile (ergo difficile sia stato fatto con 5gg di stacco tra Baku e Montreal ed il materiale spedito in Canada direttamente dall’Azerbaijan) anzichè settarsi su standard inferiori sapendo di venir battuti in gara prima ancora di iniziare. Di podi a mezzo minuto dal primo non ce ne facciamo nulla, senza contare che la Storia dimostra che in genere un’auto velocissima sia pure inaffidabile di solito è il preludio alla gloria negli anni a venire.

Buon GP del Canada a tutti e Forza Ferrari

 

 

BASTIAN CONTRARIO: IL MERCATO

Al GP di Jeddha, nella cornice esotica che solo il ricco medio oriente sa offrire, si è consumato uno degli episodi più squallidi e patetici che la Federazione Internazionale dell’Automobilismo poteva offrire. Già mi ero speso in passato sull’inadeguatezza regolamentare che la stessa Federazione “offriva”: mi riferisco al famoso episodio tra Perez e LeClerc dove i commissari, capitanati da Masi, ci misero una vita a decidere la punizione da comminare al messicano… punizione che comunque era alquanto discutibile per non dire ridicola.

Ebbene domenica scorsa, la FIA, nella persona di Michael Masi, è emersa nuovamente  in tutta la sua inadeguatezza ed impreparazione. Tutto questo ha una radice ben profonda e neanche a farlo apposta la colpa, se così si può dire, è della Mercedes e della loro bravura, sia politica che tecnica. AMG ha monopolizzato, con il suo “cavallo di razza inglese”, la scena sportiva degli ultimi sette anni. In tutto questo tempo è esistito un solo protagonista, il quale lungo il suo cammino ha trovato ben pochi ostacoli (Rosberg sicuramente e Vettel marginalmente). Il dramma per la Federazione (di certo non per il nostro palato), è che il campione di Stevenage ha trovato lungo il suo cammino un osso duro da rodere che gli sta facendo fare gli straordinari per sudarsi il suo ottavo titolo. Questo ha comportato un atteggiamento ed un approccio nel giudicare le gare completamente diverso rispetto all’anno scorso. Anni e anni di lotte drogate e di solitudine (il 2020 è stato vergognoso!), hanno reso la vita facile a chi doveva giudicare: comminare punizioni a piloti di centro gruppo non costava nulla al collegio giudicante ormai anestetizzato dal sicuro dominio teutonico e, pazienza, se dovevano bacchettare anche il campione del mondo, giusto per dimostrare che erano imparziali… tanto il re nero aveva comunque la vittoria finale stretta tra le mani.

Ora le cose sono diverse, adesso c’è un pretendente al titolo che fa sul serio, che gli sta col fiato sul collo e che gli fa sudare sette camicie, per non parlare della stessa Mercedes che pur di vincere è ricorsa ad ogni mezzo, strategia e conoscenza possibile per colmare il gap che l’olandese è stato in grado di creare. Questo ha generato una lotta senza quartiere che, forse, nemmeno la stessa Federazione si aspettava. Ciò, inevitabilmente ha messo lo stesso organo di controllo dinnanzi alle proprie responsabilità, le stesse responsabilità che il direttore di gara ha rifiutato di prendersi. Come in un comune mercato cittadino, dove si vende pesce, verdura, vestiti o comunque un qualunque altro bene di consumo, allo stesso modo il direttore di gara “contratta” la punizione da comminare. Uno dei momenti più bui della storia della Federazione. Le stesse regole cervellotiche, che essa ha voluto ed utilizzato, hanno rappresentato un cappio al collo e si sono strette per soffocarla. Il direttore di gara, senza nessun carisma e, di sicuro, senza nessuna voglia di assumersi le proprie responsabilità, ha cercato di lavarsi le mani chiedendo una contrattazione vera e propria. Eclatanti le urla di Toto ai suoi danni, nel pretendere una risposta immediata  sulla punizione da infliggere. Ricordate Perez – LeClerc? Per loro due non c’è stato nessun problema nel pronunciarsi, perché non andavano ad intaccare nessuno. Nella lotta tra Lewis e Max, nessuno vuole macchiarsi come l’uomo che ha condizionato il mondiale. Resta da capire allora come mai, Masi ha chiamato la safety car per ripristinare la visibilità dello sponsor. Una safety car che grida allo scandalo, considerando che la barriera era praticamente intatta. Glissando sulle ripetute partenze (solo su questo ci sarebbe da parlane per ore sulla presunta agibilità del circuito), si giunge all’episodio clou del GP e cioè alla tamponata trai i due contendenti al titolo, definito altresì “brake test”. Palese ed evidente la posizione di Masi e, dunque, della stessa Federazione, di non volersi schierare e di comminare una punizione che di fatto è stata una barzelletta e, nel contempo, mostra la vera natura della bestia ferita.

Eppure riflettevo sul fatto che le urla di Wolff via radio, le continue azioni punitive da parte della FIA nei riguardi di AMG, mi fanno pensare ad una vera e propria lotta interna tra i due colossi. Diciamocelo… fino all’anno scorso, ve lo sareste mai immaginato uno scenario del genere? Era letteralmente impensabile solo immaginarselo. Eppure è successo e se da un lato c’è la guerra tra colossi come FIA ed AMG dall’altro ci sono due cavalli di razza che se le danno di santa ragione.

Mi spiace per le fazioni di ambo gli schieramenti, solo che su queste righe non si fa mercato; si analizza ciò che realmente è successo. Personalmente parlando, al sottoscritto frega poco chi realmente vince il mondiale, se non altro perché Ferrari non è della partita. Chi invece si dispera, e si contorce sono gli schieramenti delle due fazioni e peggio di ogni altra cosa, sono i “rossi” che tifano Verstappen; affinché il re nero non superi i titoli di Michael. Roba da matti! Come si è potuto scendere così in basso? Ammesso e non concesso che Hamilton vinca il suo ottavo, come si può pensare che il Kaiser venga offuscato? Ammesso e non concesso che Hamilton fissi la sua personale quota, per quanto i suoi tifosi si possano sperticare in deliri di giubilo sfrenato, il valore degli otto di Hamilton non varranno mai i sette di Schumacher perché appartengono a tempi completamente diversi. Tifosi di ambo le fazioni che se le danno di santa ragione a suon di ricordi, promemoria e insulti all’uno o all’altro contendente. Il pop corn è bello caldo e mi gusto il film che sto vedendo in 4K: tifosi di Hamilton che tra venerdì e sabato si strozzano con la loro stessa rabbia perché l’inglese commette errori di valutazione (credete che Lewis sia un robot? Mai come quest’anno è stato messo così tanto sotto pressione e, mai come quest’anno, sta disputando la sua migliore stagione) e la domenica sfogliano il calendario per i comportamenti dell’olandese in pista. Gli orange dal canto loro, tirano in ballo statistiche e dubbi comportamenti da parte dell’inglese e della sua squadra. Un mercato come dicevo. Del resto, questo fa parte del gioco. Il gioco che invece nessuno si aspettava era questa lotta senza quartiere tra questi due splendidi piloti. Max domenica ha sbagliato: il suo “boia chi molla”, a lui (e a chi glielo ha insegnato) tanto caro, gli ha permesso di fare una partenza che rimarrà nella storia e, nel contempo, è stato anche il motivo che gli ha fatto perdere la testa facendo quella manovra poco furba del brake test.

Ormai quel che è fatto è fatto e si giunge all’ultima gara che un mercato di periferia a confronto sembrerà un Expo di lusso: da un lato, abbiamo una direzione gara che fa acqua da tutte le parti e si presenterà al mondo come colei che ha redarguito tutti e che tiene le redini del gioco in mano, quando invece farà ancora più pietà di domenica scorsa, dall’altro abbiamo due scuderie rappresentate dai loro team principal, che non se le mandano a dire senza tanti complimenti e in mezzo i due contendenti al titolo che se ne strafotteranno di tutto e tutti! Il mio pronostico? Allo stato attuale, abbiamo il 50% di probabilità che si toccheranno e, comunque, Hamilton è in striscia positiva dal Brasile almeno. Non sbaglia nulla, è in forma e l’esperienza è dalla sua. Il sottoscritto pensa che alla fine sarà lui, il re nero a portarla a casa. Forse meglio così, perché non solo salverà la reputazione (non vince solo quando è… solo), almeno così si sarà saziato, visto e considerato che dal 2022 (speriamo!) si cambierà registro… anche se il mercato sarà sempre lo stesso.

Vito Quaranta