6 HOURS OF SHANGHAI

Metà della Superseason se ne è andata decisamente come previsto, con la Toyota a dominare sugli impotenti team privati, con l’eccezione di Silverstone, dove con la doppia squalifica dei giapponesi c’è stata gloria pure per la Rebellion. L’Endurance Committe prima della gara a Shanghai ha emesso una nuova revisione dell’EOT per cui alle LMP1 private sarà concesso di utilizzare circa il 10% in più di energia per giro, nella speranza di avvicinare il gruppone alle TS050 Hybrid. Dal punto di vista della classifica al Fuji c’è stata la reazione della Toyota #7 che con Kobayashi, Conway e Lopez ha trionfato nel tracciato di casa davanti ai compagni Alonso, Nakajima e Buemi, ancora leader in campionato. L’equipaggio della Rebellion #3 era prima del Fuji quello più vicino al duo Toyota, ma un’incidente rovinoso in regime di SC ha arrestato il loro buon filotto di risultati. Inutile dire che tutti si aspettano un nuovo duello fra le ibride nipponiche, con il resto a giocarsi l’ultimo gradino del podio come se fosse la vera vittoria.

La classe senza dubbio più interessante da seguire è come sempre la GTE Pro, dove dopo la tappa del Fuji ha preso il largo in classifica il duo Porsche formato da Christensen-Estre, che hanno vinto con una buona strategia e ottima regolarità durante gli stint. Gara da dimenticare, nel risultato, per le Ferrari di AF Corse che sia per sfortuna che per errori dei piloti hanno raccolto solo un 4° posto, in un week end in cui c’erano i presupposti per fare doppietta senza troppa difficolta. Senza infamia e senza lode la performance Ford, mentre BMW e Aston si sono confermate ottime sul giro secco, ma ancora acerbe sulla gestione delle gomme nell’arco degli stint. Il BOP aggiornato per Shanghai prevede una riduzione di peso per tutte le vetture (5-6 kg) eccetto le Ferrari 488 EVO; inoltre le macchine di AF Corse perdono 10 mbar di boost su tutto il range di giri, mentre le Aston guadagnano 10 mbar. La one-off Corvette C7R avrà un BOP abbastanza in linea con le altre. C’è comunque motivo d’interesse e di curiosità, visto che sarà la prima volta che una Corvette ufficiale non sarà nella classica livrea gialla, ma sfoggerà l’appariscente colorazione argentata per promuovere la nuova serie “Redline” della muscle car. In più, a parte Le Mans, sarà probabilmente la prima gara fuori dal continente americano per i ragazzi di Doug Fehan.

Come in Giappone la gara sarà da “pazzi della notte”, perché scatterà alle 4 notte italiane….Eurosport farà veder le ore finali (2h e mezza circa). Purtroppo i vari siti di free streaming sono stati oscurati, ma è possibile che all’ultimo spunti qualche live su Youtube…..finché non lo chiuderanno. Ci si può abbonare gratis (30 giorni) su Motorsport e vedere tutto in diretta su Motorsport.TV. Fortunatamente ci sarà come sempre il fondamentale live timing!

SPOTTER GUIDE / ENTRY LIST:

 

Link LIVE TIMING:

http://www.sportscarglobal.com/LiveTiming.html

A questo punto non ci resta che svegliarci nel cuore della notte (o fare after fino alle 4)…..eheh, e seguire l’ultima gara per questo 2018.

Aury

Ocon nega la vittoria a Verstappen, Hamilton vince, la FIA è confusa

Il “metro di giudizio” è un problema in tutti gli sport. C’è un regolamento scritto, poi ci sono l’interpretazione e l’applicazione, che dipendono dagli uomini. Giudici e contendenti.

In F1 il “metro di giudizio” è un problema da sempre. Troppi soldi, troppi interessi e, spesso, molta approssimazione da parte della FIA.

Giusto per citare, in premessa, un po’ di episodi: Hamilton si rende protagonista di impeding nei confronti di Raikkonen e di una manovra pericola nei confronti di Sirotkin, e non viene nemmeno investigato. Vettel non rispetta la procedura di pesatura, quasi investendo un commissario e distruggendo la bilancia, e riceve solo una reprimenda. E, infine, Ocon doppiato butta fuori il leader Verstappen e si becca solo 10 secondi, quando, in altri tempi, sarebbe arrivata bandiera nera (non sappiamo al momento cosa prevedranno per lui nel post-gara). Di sicuro sanzioni (o non-sanzioni) incoerenti con quanto visto nelle gare precedenti.

Premesso questo, le qualifiche sono vissute sul solito duello Hamilton-Vettel, e sulla solita prevalenza del primo. Ma la Ferrari era sembrata avvantaggiata per la gara, sia per il passo mostrato nelle prove libere, sia per il fatto di partire con la mescola soft, che garantisce un primo stint più lungo. Il che su una gara in cui è previsto un solo stop è una buona notizia.

Partenza furba delle due Mercedes, con Hamilton che parte bene e affronta la prima curva con molta calma, favorendo il rientro di Bottas a fianco di Vettel, il quale perde così la seconda posizione. Una scena già vista altre volte quest’anno che dimostra come l’avere i ruoli ben delineati può aiutare, e non poco.

Per Seb i primi giri non sono facili, venendo superato da Verstappen e dal compagno Raikkonen. Max rientra velocemente su Bottas ma non riesce ad attaccarlo. E i due ferraristi sembrano attendere che la loro gomma gialla inizi a funzionare meglio delle rosse degli avversari.

E in effetti il famigerato blistering colpisce prima di tutti il povero Bottas, il quale perde la posizione su Verstappen, e poi inizia a girare un secondo più lento, facendo perdere molto tempo ai due ferraristi. Per i quali la gomma non inizia a funzionare meglio, e Raikkonen non ha la stessa decisione di Max nei sorpassi, essendo così costretto a subire il passo del connazionale. Fino a quando, al 18° giro, Valtteri non viene richiamato ai box per montare gomma media, la più dura a disposizione. Al giro successivo viene imitato dal compagno di squadra, anch’egli con pneumatici visibilmente rovinati.

E con le gomme nuove le due Mercedes iniziano a volare. Ma la prestazione monstre dura solo pochi giri, e poi prevale la necessità di fare più di 50 giri con quelle gomme, e i loro tempi si allineano a quelli dei primi quattro.

Mentre al giro 26 anche Vettel si ferma per mettere le gomme medie, Ricciardo piazza il giro veloce con gomma supersoft vecchia di 29 tornate. E Verstappen continua a viaggiare con tempi più veloci rispetto ad Hamilton, al quale inizia a venire il dubbio di ritrovarsi dietro l’olandese quando questo farà il suo pit-stop.

Quando al 31° giro Raikkonen si ferma per montare gome medie, perdendo la posizione su Vettel, le due Red Bull si ritrovano al comando della gara. E pochi giri dopo si forma un trenino composto da Bottas e dai due ferraristi. A Vettel viene dato l’ordine di far passare il compagno di squadra, che sembra più veloce, ed in effetti il tedesco perde subito il contatto da lui.

Ad esattamente metà gara, Verstappen si ferma per montare gomma gialla. A questo punto ha gomme più fresche e morbide rispetto ad Hamilton, e tutto fa pensare che l’attacco a Lewis sarà per lui un gioco da ragazzi. E tale si rivelerà qualche giro dopo, con un sorpasso in tromba sul rettilineo principale, e l’inglese impossibilitato a difendersi.

Ma qualche giro dopo accade l’impensabile. Ocon si vuole sdoppiare (!) da Verstappen e lo attacca in fondo al rettilineo di partenza. Max, ovviamente, non se lo aspetta e chiude la curva come se fosse da solo. Ma così non è, ed entrambi vanno in testacoda. Il francese è notoriamente pilota Mercedes, e questo episodio favorisce guarda caso Hamilton, che ritorna in testa alla gara. L’olandese riesce a ripartire ad oltre 6 secondi e il fondo danneggiato.

Nel frattempo, dietro i primi due, Raikkonen è riuscito finalmente a superare Bottas per la terza posizione, e Ricciardo supera Vettel per la quinta, e poco dopo anche Bottas, che si ferma per un secondo pit-stop imitando Vettel che lo aveva fatto poco prima.

Gli ultimi 10 giri trascorrono con Hamilton che si lamenta per radio un po’ di tutto (non una novità per la verità),  Verstappen con la macchina malandata che cerca di raggiungerlo, e Raikkonen che deve difendersi da un arrembante Ricciardo. Ma non accade nulla, e in quest’ordine taglieranno il traguardo, seguiti da Bottas, da un evanescente Vettel, da Leclerc che oggi ha assaggiato cosa significhi battagliare con il futuro compagno di squadra per una posizione, poi le due Haas di Grosjean e Magnussen, e Perez.

Poca gloria per Renault e Toro Rosso, e, al solito, per Williams e McLaren, che dopo avere toccato il fondo stanno ora scavando.

La vittoria di Hamilton ha consentito alla Mercedes di vincere matematicamente il quinto mondiale costruttori consecutivo. Non una sorpresa, per la verità. Anche se una Ferrari così arrendevole non era francamente prevedibile. Ora resta una sola gara, quella di Abu Dhabi, storicamente poco favorevole alla rossa. E’ prevedibile che per tornare ad avere la gioia della vittoria dovranno attendere il 2019.

P.S. Oggi Ocon ha fatto una manovra assurda, ingiustificabile, e la cui motivazione va probabilmente al di là di una semplice esigenza di gara. A meno di non pensare che costui sia un perfetto incapace, ma ricordiamoci che già a Monaco affermò serenamente di avere ricevuto l’ordine di non far perdere del tempo al pilota della squadra che lo ha portato in F1 e che sta ancora cercando un sedile per lui per il 2019. Forse la FIA dovrebbe chiedergli qualche spiegazione aggiuntiva, ma probabilmente in questo momento ha altro a cui pensare. Anche perchè per lo spettacolo questi episodi sono una manna dal cielo. 

F1 2018 BRAZILIAN GP: AN INTRODUCTION

Ormai orfani della famigerata “Nonna di Barrichello”, la cui presenza incombeva puntuale ogni anno sul tracciato di Interlagos, incastonato al centro di un affascinante insieme di laghi, ci si approssima al Gp del Brasile con un mondiale piloti già in archivio e “il marche”, come piaceva dire a Poltronieri, ancora in bilico tra Ferrari e Mercedes, almeno dal punto di vista dell’aritmetica. Quindi con un’aspettativa non proprio fervida, considerando anche il blasone ormai perso del mondiale costruttori, oscurato dall’egocentrico mondiale piloti.

In realtà motivi di interesse non mancano, e molti guardano già a quella che sarà la stagione 2019.

Partiamo col dire che, al netto della lotta per il mondiale costruttori, sia Ferrari che Mercedes utilizzeranno questo Gp e il successivo come delle giornate di test extra per testare soluzioni da utilizzare l’anno prossimo, in particolare le PL1 E le PL2 si presteranno molto bene allo scopo. Con tutta probabilità sarà tutto un fiorire di comparazioni tra pezzi vecchi e nuovi, esperimenti di assetto, di test di eventuali nuove sospensioni e chi più ne ha più ne test(a).

Altro argomento succoso sarà la prova del nove per quanto riguarda l’improvvisa “ferrarite” che sembra aver assalito la Mercedes nelle ultime due gare, in cui si sono visti grossi problemi di gestione gomme e di mancanza di performance. Se ad Austin era stato incriminato un errore nel bilanciamento dei pesi della vettura a seguito di un intervento tecnico in parco chiuso e in Messico un mix tra problemi di setup, pista liscia e (da parte della stampa specializzata) i cerchioni delle gomme posteriori con i famigerati fori chiusi, nel GP del Brasile ci si aspetta un ulteriore verifica. Tanti saranno iflash e teleobbiettivi pronti a scovare e immortalare i famigerati fori chiusi/aperti dei cerchioni e gli eventuali segni presenti sulle gomme al termine di prove di long run, con il conseguente profluvio di ipotesi e conclusioni, in molti casi inopportune e “ad estro”, volto a spiegare nel bene e nel male le performance delle frecce d’argento.

Infine l’altra questione che ha tenuto banco negli ultimi giorni sono le voci che vorrebbero Mattia Binotto, DT dell’area tecnica della SF, in partenza verso altri lidi (Renault) a causa di attriti con l’attuale (e confermato per i prossimi due anni, sembra) TP Maurizio Arrivabene. Quest’ultimo si è già affrettato a dichiarare che queste voci sono tutti tentativi di destabilizzare l’ambiente, che non c’è nulla di vero. Probabile, ma una evidente mancanza di empatia tra i due sembra acclarata e, considerando la storia degli ultimi 10 anni in Ferrari, c’è sempre da aguzzare le orecchie quando si parla di tecnici scontenti che sono pronti a lasciare l’Emilia per altri località. Certo sarebbe l’ennesimo spreco di materiale umano da parte della SF, in cui risulta evidente la mancanza di un ambiente consono e favorevole all’espressione dei talenti ingegneristici già presenti e al mantenimento di uno status quo vincente. Lo stesso Marchionne, a detta di molti, compì uno dei suoi pochi errori dirottando Resta alla Alfa-Sauber, sottovalutando l’impatto che avrebbe potuto avere questo sull’efficienza del reparto tecnico, anche alla luce del “buco” prestazionale in occasione dei Gp di Singapore, Sochi e Suzuka, che hanno, di fatto, compromesso il mondiale piloti e parzialmente quello costruttori.

Detto ciò passiamo a commentare gli aspetti tecnici del Gp del Brasile 2018. Pirelli ha scelto le mescole medium – soft – supersoft. Nel 2017 la strategia gara fu sulla singola sosta, in particolare supersoft + soft, con pochi imbarazzi sul fronte del degrado degli pneumatici. Quest’anno la Pirelli porta mescole di uno step più morbido rispetto al 2017 ed è probabile che si renda necessario l’utilizzo della gomma medium, considerando anche che l’odierna supersoft è in realtà l’ultrasoft del 2017. Il tracciato corto potrebbe permettere l’utilizzo della gomma soft in Q2, per avere una gomma più affidabile dal punto di vista della resa su più giri nel primo stint e nel caso il degrado della gomma SS si riveli eccessivo. Molto sollecitata la gomma anteriore destra, considerando le numerose curve in appoggio proprio su quel lato.

Le scelte dei piloti sono state, al solito, sbilanciate verso le mescole più morbide. Ham e Vettel si copiano scegliendo una sola medium, così come il duo RBR, mentre i loro due team mate hanno optato per due medium. Tra i team di seconda fascia scelte simili ai top team con qualche eccezione come Racing Point Force India e McLaren che hanno optato per quattro treni di soft.

Il tracciato dovrebbe vedere una Ferrari competitiva in quanto dovrebbe esaltarne le doti di trazione e la potenza della PU, al netto di errori di setup. Da verificare il comportamento delle Mercedes, mentre sembra non poter ripetere la gara messicana la Red Bull, penalizzata dal deficit di potenza della PU sui rettilinei in salita di Interlagos. Renault ormai quasi sicura di essere la prima “delle altre”, mentre ci si può aspettare qualcosa di positivo da Alfa-Sauber e Haas, complice la PU Ferrari e un pilota come Leclerc che si sta abituando al passaggio sistematico in Q3. Il meteo non dovrebbe riservare sorprese, con tempo asciutto seppur nuvoloso e con temperature non elevate per tutto il weekend.

Nel 2017 l’errore, forse l’unico, di Hamilton in Q1 spianò la strada al successo di Vettel. Quest’anno la lotta tra i due top team dovrebbe essere molto serrata e la MB avrà sicuramente voglia di tornare a vincere dopo due GP di astinenza. Per Ferrari si tratta di una ottima occasione per rendere meno amaro l’ennesimo brutto finale di stagione, che tra l’altro è la migliore dal 2008. Considerando i malumori interni più o meno palesi e il senso di frustrazione crescente non è di buon auspicio pensare a come fu la stagione 2009 dopo quel 2008 così simile al 2019. Ricciardo ha smaltito la delusione messicana e sarà al via con l’unico obbiettivo di rendere torvo il faccione di Helmut Marko, mentre per Alonso si tratta del penultimo atto su una pista in cui ha sempre trovato un motivo per sorridere… sia quando è diventato campione, sia quando ha contribuito a impedire a qualcun altro di diventarlo. Proprio vero che uno deve sempre trarre il meglio da ogni situazione, anche la più amara…

Rocco Alessandro

Malaysian MotoGP post Race

Benvenuti al GP della Malaysia, Sepang dove quasi 104,000 spettatori entusiati sono accorsi a vedere i loro eroi su due ruote, vero che la F1 non corre più da queste parti ma la passione per le moto nel Sud-Est Asiatico è davvero sbalorditiva.

Oggi si sono assegnati due titoli mondiali ed abbiamo avuto una gara di MotoGP davvero stupenda, quindi gli spettatori possono essere più che soddisfatti. Andiamo con ordine alle gare.

Moto 3

Jorge Martin qui doveva vincere e cosi ha fatto, Bezzecchi ha provato fino all’ultimo a mantenere il campionato aperto e dare una chance di titolo all’Italia anche nella Moto 3, ma purtroppo non c’e` stato nulla da fare contro il talento dello spagnolo. Partenza e primi giri nel gruppo da parte di Martin che ha pensato piu’ a rimanere fuori dai guai che ad altro, mentre Bezzecchi lottava per le prime posizioni cercando quel vantaggio che lo avrebbe portato ad impensierire Martin; nulla di tutto cio’ perche Jorge ha fatto il fenomeno o come lo chiamano al suo team “Martiator” ed ha allungato sul gruppo a colpi di giri veloci per poi tagliare il traguardo da primo assoluto e campione del mondo. Il sogno si spegne anche per l’ottimo compagno di squadra di Martin, Fabio Di Giannantonio che conclude la gara in sesta posizione. Il podio si chiude con un’accoppiata di italiani: Lorenzo Dalla Porta e Enea Bastianini. Nulla da recriminare a parte le numerose cadute, non sempre per colpa propria dei contendenti, ma Jorge Martin lo ha meritato il titolo.

Moto 2

Già dalla partenza si capisce che Oliveira ci proverà fino alla fine e non lascerà la vita facile a Bagnaia, ma c’è chi rompe i piani del portoghese…. Luca Marini. Il compagno di squadra di Bagnaia, che partiva secondo, si porta al comando della gara dopo la prima curva e ci rimarrà fino alla fine, facendo una gara da vero leader consumato. Bagnaia dopo essere stato superato da Oliveira, ed una prima parte di gara con sorpassi e controsorpassi, si accontenta della posizione e attende il momento dei festeggiamenti che arrivano a fine gara con la partecipazione anche del padrone del team e suo primo fan e probabilmente anche suo mentore, Valentino Rossi; sembra di essere tornati ai tempi del Dottore con le sue proverbiali scenette post vittoria mondiale. Tendone VR46 in mezzo alla pista che racchiude il neo campione del mondo a coprire cosa si cela all’interno, ne esce un Bagnaia con nuova livrea a celebrare il titolo, non perfettamente riuscita in quanto la moto non si riaccende e bisogna spingere fino ai box. La gara ricordiamo si e’ chiusa con la vittoria di Luca Marini, Oliveira secondo e terzo Bagnaia. Complimenti al nostro connazionale per il titolo di campione del mondo della Moto 2, meritatissimo a parer mio.

MotoGP

 Si parte con un Rossi in versione tempi d’oro,  va al comando e subito imprime un ritmo al quale nessuno riesce a tener testa, anzi no uno c’è ed è quello che sarebbe dovuto partire dalla pole. Zarco il pole man ufficiale riesce a non farsi staccare troppo da Rossi ma allo stesso tempo non riesce nemmeno ad essere un pericolo per Valentino, pericolo che invece viene da dietro ed è sempre lo stesso. Nei primi giri Marquez rischia quasi di cadere, anzi in realtà sarebbe caduto, chi lo segue Iannone invece cade per davvero, forse institivamente blocca l’anteriore per evitare Marquez e così va giù. Da questo momento lo spagnolo è una furia, passa uno ad uno tutti i piloti in pista fino ad arrivare a meno di un secondo dal leader della gara Valentino il quale sembra controllare la gara con distacchi sempre tra 0.6 e 0.8 con punte anche oltre il secondo su Marquez, mentre lo spagnolo sembra essere davvero al limite con staccate furiose e controsterzi che solo lui sà fare. Vero che entrambi erano arrivati al limite delle gomme, ma io pensavo che tra i due quello al limite era Marquez, mi sbagliavo o forse lo spagnolo ha qualche cosa che semplicemente gli altri non hanno. A 4 giri dalla fine succede ciò che non ti aspetti, o almeno non mi aspettavo io e proprio non lo avrei voluto; la Yamaha 46 perde l’anteriore in una staccata e Valentino cade, cade rimanendo aggrappato alla moto, stile Marquez per intenderci, ma queste cose le sa fare solo il 93 ed infatti Rossi arriverà sul traguardo diciottesimo dopo una gara praticamente in pugno. Bisogna dire che la caduta ci ha tolto un possibile duello tra i due in quanto Marquez era in ripresa, ma Vale sembrava in controllo, ecco sembrava. Marquez vince anche in Malaysia (cosa che stranamente non accadeva da un po’) e dimostra ancora una volta che razza di mostro è, seconda una ottima Suzuki con un altrettanto ottimo Rins che ha superato Zarco negli ultimi giri relegandolo al gradino più basso del podio.

Male le Ducati con Dovizioso sesto, ma sicuro del secondo posto in classifica mondiale ai danni del Dottore, anche per quest’anno il Dovi è vice campione del mondo, basterà per essere soddisfatti? Dipende dai punti di vista.

Viñalez, pilota a cui tengo particolarmente, arriva ai piedi del podio in una gara a tratti anonima per poi crescere nel finale, che comunque conferma la buona direzione presa dalla Yamaha, speriamo di poter dire finalmente.

Menzione speciale per Pedrosa che riesce a fare una gara tosta ed arriva davanti al Dovi, senza contare che ha preso pure una bella sportelalta dal suo compagno di squadra spagnolo nei primi giri, reo di essere sulla strada della furia rossa che in quel momento sembrava un toro scatenato.

Menzione ultra speciale per Hafitzh Syahrin, pilota Malesiano della Yamaha Tech 3 compagno di Zarco. Quando si dice la gara di casa, il pilota Malesiano già piuttosto emozionato in pit lane durante l’inno nazionale, si scatena in gara dove riesce anche a passare la Ducati “semi” ufficiale di Petrucci, per poi essere risuperato e concludere in decima posizione; mi ha ricordato le terribili wild card giapponesi dei tempi d’oro della SBK, anche se qui si parla di un pilota che ha fatto l’intera stagione nell’anonimato per poi fare la gara della vita in casa.

SI concludono le lotte per i titoli iridati in tutte le classi, ma il campionato ha ancora una gara da svolgersi e’ sara’ Valencia dove si presume sara’ una parata per i due spagnoli vincitori di due dei tre titoli in palio nelle varie categorie; il dominio spagnolo continua.

Saluti

LucaBkk

 

IL PAGELLONE SEMISERIO DEL FROLDI: MEXICO CITY

Dei perdenti si scrive anche nella Storia e nello Sport (tutte appendici della vita). Ma perdenti restano. Dei perdenti si può ricordare la sfortuna e la grandezza. Ma perdenti restano. Dei perdenti si può ricordare il valore. Ma perdenti restano. E con la loro sconfitta nobilitano ancora di più i vincenti. Foscolo lo scriveva nel suo immortale carme Dei Sepolcri: “[…] e tutta narrerà la tomba, Ilio raso due volte e due risorto splendidamente su le mute vie, per far più bello l’ultimo trofeo ai fatati Pelìdi […]” (la città di Troia risorta due volte per rendere più bella la definitiva distruzione e la vittoria ai greci). Quasi tre millenni di civiltà ci portano sempre lì. Ettore nulla può contro Achille, destinato dagli dei a vincere e praticamente immortale. Eppure noi, come Foscolo, stiamo “anche” (e talvolta soprattutto) con Ettore. Con il perdente. Mutatis mutandis anche lo Sport ha una sua epica. Un afflato che lo eleva al di là delle miserie umane. E’ vero: Enzo Ferrari, il fondatore, diceva: “Il secondo è il primo dei perdenti”; feroce e salace battuta che diceva molto di lui e della sua determinazione. Enzo non si offenderà se una volta tanto gli diamo torto e ci schieriamo con il perdente. Io “sto” con Vettel, che ha commesso tanti errori, che non è stato supportato a dovere da un team spesso diviso da lotte intestine (chi dice che non è vero semplicemente non conosce, come noi, cosa è accaduto in Ferrari storicamente e dopo la morte di Marchionne). “Sto” con la grandezza di uno sconfitto che applaude il meritato titolo con cui è stato incoronato per la quinta volta campione del mondo Lewis Hamilton. “Sto” con la grandezza di un pilota che va ad applaudire il Team rivale, ben sapendo quanto la Formula Uno sia anche e soprattutto, “sulle carte sudate”, sui super computer che simulano, sui banchi prova dei motori che esplodono, sui circuiti elettrici che vengono progettati e cablati, uno sport di squadra. Dietro la punta di lancia del pilota, del cavaliere che monta sul suo puledro come se ci fosse ancora una tenzone medioevale, stanno 400/500,1000 persone. E dunque io “sto” con la grandezza di Vettel che dice al fresco pentacampione che lo vuole battere il prossimo anno e che gli chiede di essere al massimo della forma (perché Hamilton somiglia dannatamente ad Achille, ora); perché quella sarà una vittoria più bella. “Sto” con un pilota umano, troppo umano, che dice di sentirsi svuotato dalla sconfitta. Abbiamo molto criticato Vettel. Da alcuni indizi, giusto qualche parola sfuggita qua e là, ci pare di capire che Sebastian abbia qualche problema extrasportivo. Ma nulla trapela della sua vita privata, nessun profilo social. Una scelta che dice molto del suo carattere e che lo accomuna al suo idolo giovanile, Schumacher. Le congetture non servono a molto. Questo cannibale sportivo (ricordiamolo: quattro titolo mondiali di fila) è anche lui umano. La cadute servono, ai grandi, per capire i propri limiti ed errori. E per risollevarsi. Questa è la fase per ricaricare le batterie (non solo quelle della SF71H). D’altronde in Messico si festeggerà il peculiare rito cattolico che unisce la feste cristiane di Ognissanti e della Commemorazione dei defunti nel “Dìa de Muertos”, come si poteva vedere dal pubblico truccato con le caratteristiche maschere e colori. Una rappresentazione caricaturale della morte che prefigura la Resurrezione. Che sia di buon auspicio.

Max Verstappen. Voto: 10. Gara condotta autorevolmente dall’inizio alla fine. Eppure, come dice il nostro amico Formula Humor (vedere sotto)…

Vettel. Voto. 9. Partenza guardinga. Finalmente. Primo pit abbastanza tranquillo. Poi si scatena. Ed è uno spettacolo. Che aumenta i rimpianti.

Raikkonen. Voto: 9.  Non sembra avere il passo nel primo tratto di gara e pare incredibilmente arrendevole. Poi anche lui comincia a volare ed a gestire come pochi (ma è una sua caratteristica) le gomme. Si prende un prezioso terzo posto scavalcando Bottas. Punti preziosi. Preziosissimi.

 Hamilton. Voto.: 10 per il Mondiale, 5 per la gara. Non c’è bisogno di celebrarlo. Si merita ampiamente questo titolo, forse il più bello da quando è cominciata la noiosa era turbo-ibrida targata (grazie a gentile concessione FIA e Montezemolo) Mercedes. Per la gara: correva di conserva e non aveva senso rischiare, ma la sua monoposto era davvero irriconoscibile.

Bottas. Voto: Senza infamia e senza lode.

Ricciardo. Voto: 9. Meravigliosa pole position. In primis contro il suo Team e poi contro Max…che già se la sentiva sua. Una beffa sublime. Poi, durante la gara, quando stava difendendo una seconda posizione meritatissima, dopo una partenza invece da incubo, ecco il guasto meccanico. Alcuni testimoni affermano di aver visto, nottetempo, uno strano figuro, con un paio di strani arnesi, intrufolarsi nel parco chiuso. Secondo un identikit della polizia messicana, il losco figuro parrebbe avere una vaga somiglianza con Helmut Marko…

Strategia Ferrari: Voto; giudizio sospeso. Sarebbe riuscito Sebastian a riacciuffare il secondo posto ampiamente in ghiaccio, se Ricciardo non si fosse ritirato, con il secondo cambio gomme che un pò ha sparigliato le carte? Ho qualche dubbio…

W09. Voto: la brutta copia. Ad Austin dicevano di aver montato male alcune componenti della monoposto. Blistering. In Messico Graining. Due fenomeni quasi contrapposti (ne sanno più di me Cristiano e PG). Unico elemento comune, i mozzi forati non usati per la gara. E’ come se la monoposto fosse improvvisamente ridiventata molto problematica sulle gomme posteriori, forse suo unico tallone d’Achille. Solo un caso? C’entrano qualcosa i mozzi forati? Si, no, forse, boh. Non credo si possa ascrivere ad un particolare certamente importante, ma in definitiva secondario come dei micro-buchi, tanto una performance elevata, quanto una debacle. Una monoposto è un cocktail di cose, un mix di fattori che si fondono. Certo, qualcosa si è perso per strada. Peccato sia accaduto troppo tardi (lo dico per noi ferraristi ovviamente). Ci capiscono poco fior di ingegneri, colleghi blasonati, e forse gli stessi uomini Mercedes. Il prossimo Gran Premio ci mostrerà se la Mercedes ha smarrito definitivamente le proprie qualità o se questi due Gran Premi sono stati episodi isolati.

I cerchioni bucati e la FIA. Voto: Boh! O una cosa è regolare o non lo è. Punto. Ma forse, e la cosa ha un vago retrogusto da contrappasso dantesco, la FIA del napoleonide Jean Todt è vittima dell’estrema farraginosità e ipertrofia regolamentare. Non avendo, come invece hanno i Team (soprattutto i più blasonati), risorse e mezzi per cercare di sfruttare le “zone grigie” ed i “buchi” di un tomo di centinaia di pagine. Sono cose di cui abbiamo parlato spesso. L’organo di governo della Formula Uno comunque, bontà sua, ha  preannunciato che proprio in questi giorni affronterà una volta per tutte questa vicenda curiosa. Come sintetizza Maurizio Voltini (Autosprint): “La Fia si deve decidere, anche perché la Mercedes stessa (non solo gli altri) ha il diritto di sapere se può usarli o no”.

Pirelli. Voto: ogni tanto ci ricascano-bis. Ri-Copio e reincollo da PG: «Credo sia vergognoso che Pirelli poche ore prima della gara vada a modificare le pressioni degli pneumatici (+1.5 psi). E gli assetti? Siamo a fine stagione e ancora si parla di “valori diversi di carico e velocità” rispetto a quelli uscenti dalle simulazioni». Capisco che la Pirelli possa avere ottimi motivi per tali cambiamenti (sicurezza), eppure non ha molto senso che si cambino le regole in corsa. Dà l’idea di uno sport-wrestling. E non è una bella cartina di tornasole.

P.S.: assegnato il Mondiale piloti, vediamo cosa succede per quello Costruttori che è ancora un filino aperto. Sarà dura per la Ferrari, un’impresa ciclopica. E se andasse sarebbe roba scolpita nel marmo. 585 punti Mercedes, 530 Ferrari. Ballano 55 punti.

Perché non provarci? Una volta tanto siamo d’accordo con Maurizio Arrivabene quando dice che a questo punto tentare “diventa un dovere”.

Vivremo, si spera, due gare interessanti.

 

Mariano Froldi, Direttore Responsabile di FunoAT