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F1 2019 BRAZILIAN GP: AN INTRODUCTION

Six in a row.

Anche quest’anno è andata come negli ultimi sei. Come vedere di volta in volta l’ennesimo sequel di un blockbuster hollywoodiano: sai già come andrà a finire, nonostante qualche variazione di trama da un anno all’altro.

In Mercedes hanno già adeguatamente e giustamente celebrato il titolo dei record, quello che oscura definitivamente il quinquennio d’oro della premiata ditta Todt-Brawn-Schumacher in Ferrari e in arrivano in Brasile per cercare di continuare la festa sul circuito di Interlagos.

A titoli ormai assegnati gli ultimi due GP assomigliano molto ad una passerella finale in cui ci sarà chi si gode i successi ottenuti e chi non vedrà l’ora di chiudere la stagione. Il GP del Brasile è sempre stato un evento piuttosto pregno di aspettative e momenti interessanti ma è evidente come la vera partita di questo finale di stagione si svolga lontano dal Brasile e non comprende l’attività in pista.

Due sono gli argomenti “caldi”: regolamento tecnico 2021 e il rinnovo del patto della Concordia. A giocarsi le migliori carte in termini di economici e peso politico sono, manco a dirlo, Mercedes e Ferrari.

E’ una partita aperta ormai da qualche tempo, inevitabile per le due squadre che oggi sono l’immagine stessa della F1 e vogliono mantenere questo status quo.

Sul fronte dei regolamenti Ferrari e Mercedes, ma anche Red Bull, hanno una opinione comune che si può sintetizzare nell’opposizione alle parti standard e a parametri aerodinamici troppo restrittivi che vadano a limitare le aree di intervento portando in pratica ad un’unica configurazione possibile e a monoposto tutte uguali tra loro.

immagine da formula1.com

E’ evidente come il mantenimento delle attuali regole vorrebbe dire il mantenimento anche degli attuali valori in campo e Mercedes, in quanto leader incontrastata da 6 anni, ha tutto l’interesse a “congelare” la situazione.

Più possibilisti gli altri team, che vedono in nuove regole l’occasione per dare un colpo d’ala alle loro speranze di lottare per podi e vittorie.

Le linee guida approvate e diffuse in coincidenza del Gp di Austin sono in realtà una rivoluzione a metà, in quanto obbligano ad una aerodinamica più semplice, limitano fortemente le parti standard, introducono le gomme da 18 pollici e un budget cap piuttosto severo considerando le spese attuali, in primis dei top team.

immagine da it.motorsport.com

Tutto risolto quindi? Assolutamente no. Intanto queste sono linee guida che sono passibili di modifiche e c’è da scommettere che ce ne saranno prima di arrivare a stilare comma per comma l’intero regolamento tecnico. Su questo soprattutto Ferrari ha già lottato parecchio e prevedibilmente lo farà ancora.

E poi c’è il tema del rinnovo del patto della Concordia e della redistribuzione degli utili tra i team che si lega alle schermaglie sul regolamento tecnico.

E’ notizia di questi giorni che Ferrari ha firmato il nuovo patto della Concordia e indiscrezioni rivelano che abbia fatto la parte del leone per quanto riguarda il totale degli utili che finiranno nelle sue tasche.

Si potrebbe legittimamente pensare che Ferrari abbia esercitato il più classico degli  “do ut des”: una linea più accomodante in sede di approvazione delle linee guida regolamentari per il 2021 (tanto per capirci: non utilizzo del diritto di veto) per un maggiore fetta dei guadagni da intascare a fine anno per partecipare al circus della F1.

A tale proposito, ovvero l’avallo della Ferrari alle linee guida del regolamento 2021, non è escluso che le ultime richieste di chiarimenti della Red Bull alla FIA in merito alla PU Ferrari imbeccate, così si vocifera, dalla Mercedes indichino un fronte comune di questi due team contro lo “strappo” operato dalla Ferrari che, cedendo sul fronte dei regolamenti, ha ottenuto una controparte economica importante dalla firma del Patto della Concordia.

Diciamo che in Ferrari sono stati , probabilmente, molto pragmatici: in primis pensano a guadagnare di più e poi si decide cosa si può fare per tutto il resto. E’ una questione di priorità, considerando poi che il diritto di veto rimane e quindi la voce in capitolo sulle modifiche al regolamento tecnico 2021 resta praticamente inalterata.

Se Ferrari si è assicurata questo vantaggio, Mercedes non è rimasta a guardare. Anzi, dall’alto della attuale forza mediatica, del prestigio dato dai successi nell’era ibrida e dal fatto che ha già firmato contratti di fornitura delle power unit a ben 3 team, è nella posizione ideale per tenere sotto scacco Liberty Media e ottenere le contropartite tecniche, economiche e sportive che più riterrà opportune.

Toto Wolff è stato al solito molto diplomatico ma nel contempo molto meno criptico di altre occasioni dichiarando che, nonostante l’attività in F1 generi utili e considerando i successi ottenuti, non hanno più niente da dimostrare e potrebbero abbandonare la F1 senza grossi rimpianti, rinunciando anche al ruolo di fornitore di power unit magari puntando a diventare leader in altre competizioni in cui la propulsione elettrica offre maggiori sfide e un grande ritorno in termini di immagine e di ricaduta tecnica ed economica sul mercato dell’automobile.

In poche parole: Ferrari è Ferrari ma la Mercedes ha acquisito un peso politico ed economico pari se non superiore quindi state bene attenti a come lusingarci per tenere in piedi la baracca…

A questo proposito non sorprende più di tanto l’assenza di Wolff nel prossimo Gp di Interlagos per rimanere a casa a lavorare a mente libera proprio sui temi appena citati.

Il mondiale 2021 è già abbondantemente iniziato e si può essere ragionevolmente sicuri che non mancheranno sorprese e occasioni di confronto acceso tra i due team che in questo momento sono la F1.

Torniamo ora alla stretta attualità, parlando del solito chiacchiericcio che ci allieterà gli ultimi weekend di stagione. Tutti i riflettori, come ben sappiamo, sono puntati sulla Rossa, rea di aver imbrogliato anche questa stagione sulla Power Unit e quindi messa sul banco degli imputati dopo la grigia (meglio nera) prestazione del GP di Austin. Discernere realtà e fantasia è un esercizio arduo, soprattutto quando a parlare sono i dirigenti dei rispettivi team rivali (che addirittura chiedono una “fair competition”).

immagine da f1world.it

Il mio parere a riguardo è noto: dopo i problemi di perdita d’olio sulla PU 3 di Charles “risolti” pre FP3 provocando delle crepe per pressione elevata nel circuito idraulico (che costringono ora alla sostituzione del motore), anche sulla vettura di Seb si è optato per un utilizzo conservativo del motore (come confermato da Mark Hughes) cosa che, associata ad un setup aerodinamico aggressivo da massimo carico (quello del Messico o di Montecarlo, per intenderci), ha esposto i punti deboli della SF90, facendola apparire molto “ungherese”. Un peccato non aver potuto sfruttare l’occasione per una sostituzione anticipata, ma sappiamo quanto sia, in ottica 2020, importante rendere manifesti i fattori carenziali piuttosto che evitarli.

Tutt’altra storia, con molta probabilità, ad Interlagos, circuito da medio-alto carico che si sviluppa in senso anti-orario e su una altura a circa 800m s.l.m. Non sarà esasperato come in Messico, ma anche qui avremo un leggero calo di potenza dovuto all’aria rarefatta (circa 1,5% di cv in meno) e quindi un conseguente leggero aumento delle pressioni turbo per sopperire al minor ossigeno; inoltre la pista presenta nel primo e ultimo settore rettilinei importanti, di cui uno anche in salita (dalla curva Junçao) ed è molto esosa dal punto di vista del recupero elettrico, molto meno, invece, dal punto di vista dei consumi carburante. Un quadro teorico favorevole, insomma, per la SF90 e per Charles con un’unità motrice fresca (ricordando la gara fenomenale di Hamilton nel 2017).

Pirelli ha deliberato le mescole più dure del lotto per il GP brasiliano: C1 hard, C2 medium e C3 soft, per permettere ai piloti di poter spingere di più in gara senza preoccuparsi eccessivamente del degrado della gomma, fattore piuttosto critico a Interlagos, a causa del T2 molto tortuoso che, associato all’elevato stress laterale e longitudinale, provoca aumenti repentini della temperatura della mescola senza che questa abbia tempo per raffreddarsi. E’ probabile, quindi, che le squadre puntino a fare una singola sosta in gara, sfruttando la costanza dei compound C1 e C2.

immagine da sport.sky.it

Tra i top team Mercedes più “conservativa” optando per un maggior numero di C2 rispetto a Ferrari e Red Bull oltre ad un set in più di C1 per Bottas da testare nelle libere del venerdì. Tra gli altri team scelte simili tranne McLaren che preferisce mescole più dure rispetto alla C3. Probabile che la scelta delle tre mescole più dure si riveli un vantaggio per Mercedes, e in misura leggermente inferiore per Red Bull, soprattutto in ottica gara data l’ottima gestione di quel tipo di gomme dimostrata nei GP in cui sono state utilizzate. Gran lavoro quindi per Ferrari per cercare il miglior compromesso possibile tra la performance in prova e la gestione degli stint di gara.

La sensazione è che gli ultimi due Gp di questa stagione siano di transizione per tutti team. I prossimi mesi saranno molto impegnativi dato che si lavora sulla macchina del 2020 e si cerca di acquisire più vantaggio possibile lavorando su quella del 2021. Rumors indicano che addirittura i Top Team abbiano già portato in galleria del vento i modelli per le vetture 2021.

A tal proposito il 2020 sarà un anno di spese folli dato che il budget cap entrerà in vigore solo nel 2021 e chi potrà cercherà di sviluppare la monoposto 2021 per assicurarsi un vantaggio tecnico importante fin da subito. Ecco perché è opinione comune di molti addetti ai lavori che nel 2021 non ci saranno sostanziali variazioni delle forze in campo tra i team nonostante il cambio di regolamenti. Opinione che lo stesso Binotto ha recentemente confermato.

A questo si aggiungono rumors sempre più insistenti ma sempre, ovviamente, smentiti di possibili abbandoni da parte di Renault e Honda. Renault vive una situazione finanziaria complicata sul fronte del mercato dell’auto e gli ingenti investimenti in F1 non stanno portando a niente dal punto di vista dei risultati.

Anche Mercedes sta facendo delle valutazioni in tal senso ma il suo gioco è molto più orientato a contendere il peso politico e storico del marchio Ferrari nel mondo della F1. Mercedes ha una occasione unica, quella di mettere in scacco Liberty Media e ottenere un trattamento economico e un ruolo politico di primo piano che sia anche superiore a quello della Ferrari.

La stessa Liberty Media è alla ricerca di un difficile compromesso in cui far conciliare le richieste dei top team e dei team minori spesso in antitesi le une con le altre, la ricerca di nuove squadre e investitori e l’obbiettivo di espandere ricavi e visibilità.  E il tutto abbracciando la svolta “green” del mondo dell’automobile e un “sistema F1” che sia meno economicamente oneroso da approcciare.  Se non è una cosa impossibile poco ci manca.

Già si parla di abbattere quasi totalmente le emissioni delle power unite entro il 2030 e di rendere l’evento “F1” totalmente sostenibile entro il 2025. Tutto molto bello ma c’è da chiedersi quale sarà il prezzo per arrivare, forse, a raggiungere tale obbiettivo.

*immagine in evidenza da autodromodeinterlagos.com.br

Rocco Alessandro & Chris Ammirabile

Hamilton a -1 da Schumacher, la Ferrari resta a casa

2 novembre 2008: un giovanissimo Lewis Hamilton vince il primo titolo mondiale alla sua seconda stagione, togliendolo in extremis a Felipe Massa, che non avrà mai più gloria, dopo quella giornata.

3 novembre 2019: un Lewis Hamilton molto maturo vince il suo sesto titolo mondiale, il quinto in 6 anni avendo perso a sua volta in extremis quello del 2016.

I numeri non mentono mai, in qualsiasi epoca e con qualsiasi vettura essi vengano raggiunti. Fare confronti con altri campioni è sempre inopportuno, l’albo d’oro dice che Lewis ora si trova a -1 dal più grande di tutti i tempi, Michael Schumacher, e si trova ancora al massimo della forma e della motivazione, oltre che guidare per un team che da 6 anni non va in crisi di prestazione se non per gare isolate. Quindi il conteggio andrà avanti, chissà ancora per quanto.

Fatti i doverosi complimenti all’esa-campione, veniamo alla cronaca di una gara ben poco entusiasmante. Si è arrivati ad Austin con temperature inusuali per il Texas. Ed era fin troppo facile prevedere che questo, a qualcuno, avrebbe creato problemi nell’interpretazione delle gomme. E chi sarebbe stato quel qualcuno era altrettanto facile prevederlo.

Il venerdì aveva raccontato di una Ferrari in difficoltà come sempre a far durare le gomme. Ma il sabato non c’è stato il dominio cui la rossa ci aveva abituati dopo il ritorno dalle vacanze. Per di più, il motore abbandona Leclerc nelle FP3, e lo costringe a montare una PU vecchia per il resto del week-end.  Un solidissimo Bottas guadagna così la pole per pochi millesimi davanti a Vettel, Verstappen, Leclerc ed Hamilton, tutti vicinissimi.

Già dalla partenza si capisce che sarà una gara a 3, e che fra questi non ci saranno macchine rosse. Vettel dopo poche curve sprofonda in settima posizione. A Leclerc non va molto meglio, e si vede superato da Hamilton mantenendo la quarta posizione dello start. I primi 3, Bottas, Verstappen e Lewis, si allontanano da lui rapidamente.

Al nono giro finisce la gara di Sebastian, con la sospensione posteriore destra saltata. Al quattordicesimo si ferma Verstappen, le cui gomme erano ormai finite. Bottas si copre da un possibile undercut fermandosi al giro successivo, mentre Hamilton viene invitato a fare la stessa cosa ma rifiuta preferendo continuare. In questo modo, però, gira notevolmente più lento del compagno di squadra, che lo raggiunge e supera al 24° giro. A quel punto si ferma anche l’inglese, ma per potere sperare di vincere non dovrà fare altre soste e sperare che gli avversari invece cambino ancora le gomme.

Rientrato in pista, Lewis inizia a recuperare al ritmo di un secondo al giro. Anche Leclerc, fermatosi al 21° giro per ben 7 secondi (piove sul bagnato), gira su ottimi tempi, segno che con le gomme dure la Ferrari si trova meglio rispetto alle medie con le quali era partito. Le stesse gomme dure non vanno altrettanto bene a Verstappen, che  è costretto a fare la sua seconda sosta molto presto, al 35° giro, e viene subito imitato da Bottas, il quale al rientro in pista inizia a segnare tempi record nel tentativo di raggiungere il compagno di squadra in testa alla gara.

Ma Lewis, come già in Messico, guida da campione del mondo, gestendo benissimo le gomme e continuando con un ottimo ritmo. Ma, purtroppo per lui, con queste Pirelli i miracoli non li può fare nessuno, e a 5 giri dalla fine deve cedere la posizione a Bottas che lo supera di forza dopo avere fallito un tentativo al giro precedente.

Ormai le gomme sono finite, e la minaccia Verstappen incombe. Purtroppo per l’olandese, Magnussen insabbia la sua Haas al penultimo giro proprio alla fine del lungo rettilineo, laddove c’è l’unico punto in cui il sorpasso è teoricamente possibile.

Finisce così con Bottas che vince meritatamente dalla pole, Hamilton secondo e Verstappen terzo. Al quarto posto, staccato di quasi un minuto, arriva Leclerc, autore del giro più veloce nel finale. Quinto un ottimo Albon, rimontato dall’ultima posizione dopo un contatto in partenza. Sesto Ricciardo, con una Renault più vicina del solito ai primi,  tallonato dal fantastico Norris con una McLaren sempre più quarta forza. A confermarlo c’è l’ottavo posto di Sainz, davanti ad Hulkenberg e a Perez, rimontato dal fondo dopo essere partito dalla pit-lane. La sua posizione avrebbe dovuto essere di Kvyat, che però è stato penalizzato subito dopo la fine della gara.

Fuori dai punti, per l’ennesima volta, Raikkonen, davanti al già citato Kvyat, agli inconsistenti Stroll e Giovinazzi, a Grosjean con l’unica Haas arrivata al traguardo, e a Gasly, classificato pur non essendo arrivato al traguardo, e comunque davanti alla Williams di Russel, che al traguardo ci è arrivata ma molto lentamente.

Con i due campionati già assegnati, restano solo la gara di Interlagos e quella di Abu Dhabi. Vedremo se la Ferrari tornerà sui livelli ai quali ci aveva abituato dopo le ferie, o se continuerà il dominio Mercedes che abbiamo visto nelle ultime gare.

p.s. 1
Chiedo scusa ai tifosi di Lewis per l’immagine in evidenza che non lo celebra, ma era troppo pittoresca nella sua “drammaticità” per non essere utilizzata. Il carbonio, generalmente infaticabile e molto tollerante, si ribella al troppo lavoro che gli è stato chiesto ad Austin, fra salti, buchi e cordoli anche messi da un giorno all’altro da una direzione corsa sempre attentissima alla sicurezza. Ma è accaduto solo alla Ferrari, e questo deve fare pensare.

p.s. 2
Abbiamo letto in questi giorni dei malumori degli altri team nei confronti della PU Ferrari. Abbiamo anche saputo di una richiesta di chiarimenti da parte della Red Bull su un dispositivo palesemente irregolare, cui la FIA ha risposto più o meno “non provate a montarlo in macchina se no sono guai”. E improvvisamente, come a Monza lo scorso anno quando impazzavano le polemiche sulla batteria, la Ferrari perde un vantaggio che sembrava evidente. Sicuramente non c’entrerà assolutamente nulla, ma…

p.s. 3
Dopo la bella strategia attuata in Messico, Binotto aveva detto “dobbiamo rischiare di più”. E infatti quando Charles ha rotto la PU, anzichè montarne una fresca beccando 10 posizioni ma potendo contare su una unità fresca da usare nelle ultime gare, ne hanno rimontata una vecchia, col dubbio di non potere più riutilizzare l’altra, e dovere quindi prendere comunque penalità in Brasile. Col senno di poi è stata una scelta sbagliata, a meno che…

p.s. 4
Della presa d’aria Mercedes posta fuori dalla sagoma prevista per la presa dei freni, e adibita non al raffreddamento degli stessi ma a quello delle gomme, si è parlato poco, chissà perchè…

F1 2019 AMERICAN GP: AN INTRODUCTION

Dal Messico al Texas il passo è breve sia in termini geografici che di lasso temporale che intercorre tra i due GP. Forse in questo caso fin troppo breve ma ormai questa è la F1 di oggi, non si ha tempo di metabolizzare quello che è appena successo che è già il momento di passare a ciò che potrà accadere.

E una di queste cose è scontata come l’alternanza del giorno o della notte, ovvero il sesto titolo mondiale di Lewis Hamilton. Ci ha provato in ogni modo a vincerlo in Messico ma un Bottas redivivo in gara dopo l’erroraccio del sabato ha annullato il primo match point.

All’inglese basterebbe in pratica arrivare nei punti anche con Bottas vincente per archiviare la pratica e lanciarsi idealmente nel 2020 per l’obbiettivo grosso: quello di eguagliare i sette titoli di Schumacher. Di sicuro si può affermare che, dopo il Kaiser, Hamilton rappresenti il pilota che più di tutti ha saputo mantenere elevatissimo il suo livello di performance negli anni. Rimane la macchia del 2016 quando perse il titolo dal compagno di squadra Rosberg, ma considerando i suoi attuali rivali, Vettel su tutti, è evidente come si sia dimostrato il pilota migliore degli ultimi 15 anni.

immagine da senategpexperience.com

Certo, si può dire che è stato per lui tutto più facile una volta iniziata l’era ibrida con Mercedes e bla bla bla, ma è indubbio che, in annate “complicate” come il 2017 e 2018 abbia saputo volgere spesso a suo favore situazioni in cui quanto meno la chance di vittoria era 50-50. E alla fine fare la differenza.

Ecco, diciamo che sarebbe stato interessante scambiare le monoposto di Vettel ed Hamilton e vedere a fine anno chi avrebbe vinto ma la realtà è che un pilota cerca di fare il meglio con quello che ha a disposizione, mettendoci quel qualcosa in più quando se ne ha il bisogno e, sotto questo punto di vista, Hamilton è stato nettamente superiore. Chapeau.

Sopiti a fatica gli echi del GP messicano, le aspettative per il Gp di Austin sono alte per tutti i team di vertice. Guardando a quello che è successo l’anno scorso, con tre monoposto diverse nello spazio di pochi secondi al traguardo, sono aspettative più che giustificate.

E, probabilmente, come avvenuto in Messico l’elemento chiave saranno le gomme e come sarà gestita l’usura delle stesse da parte dei team.

Pirelli ha scelto le stesse mescole del Gp del Messico, ossia C2, C3 e C4.

immagine da twitter @pirellisport

E’ evidente come i team punteranno, come già avvenuto in Messico, ad una unica sosta cercando di partire con le C3 e utilizzando le C2 per l’ultimo stint di gara. Unica variabile, a mio parere, che può rendere difficile questa strategia è l’eventualità di temperature dell’asfalto molto alte durante la gara.

Guardando alle scelte dei singoli team è evidente come tutti tranne Red Bull vogliano provare nelle prove libere il comportamento della mescola C2 con almeno un pilota. A parte Red Bull che punta molto sulle C3, tutti i team hanno fatto scelte simili in termini di numero di set per mescola.

Ferrari punta all’ennesima pole con la consapevolezza che potrebbe non bastare per vincere, dato il gap nei confronti di entrambe le concorrenti sulla gestione delle gomme e del passo gara alla domenica. Il fatto di aver portato un set di C2 in più da testare è di sicuro un vantaggio rispetto alla gara messicana.

Mercedes invece arriva su una pista di sicuro più amica rispetto a quella messicana e senza l’assillo delle temperature come nella gara precedente. La logica imporrebbe che se la possano giocare anche in qualifica ma è soprattutto in gara che è probabile si palesi il loro vantaggio.

Considerando che, senza l’errore del sabato in qualifica, Verstappen sarebbe stato il naturale candidato alla vittoria finale, non si può non pensare che anche l’olandese possa essere della partita per la vittoria in Texas. Non avrà il vantaggio dovuto all’aria rarefatta ma la gestione ottimale delle gomme potrebbe essere sufficiente a Red Bull per giocarsi la vittoria.

Attesa al riscatto la McLaren, gagliarda in prova ma letteralmente scomparsa in gara alle prese con le gomme C2 e fuori dai punti. Renault invece ha fatto il contrario ma ormai deve più guardarsi alle spalle da Toro Rosso e Racing Point. Il resto della truppa, Haas, AlfaRomeo e Williams si avviano ad un mesto finale di stagione.

Detto di Hamilton, ci si aspetta molto da Leclerc. Dato forse prematuramente come pilota già pronto per lottare per il titolo, ha invece palesato le lacune caratteriali e tecniche dovute alla giovane età: troppe lamentele, delle partenze rivedibili e una gestione delle gomme in gara ancora non ottimale. Dopo i due successi di file e il secondo posto di Singapore, viene da un terzo un settimo e un quarto posto partendo dalla pole. Di sicuro aveva abituato troppo bene ma deve riprendere in fretta il filo del discorso per mettersi nella condizione ideale di iniziare il 2020 con risultati ottimi alla mano.

immagine da motorsportclan.com

Il back to back Messico-USA non ha dato modo agli addetti ai lavori di scatenarsi in dichiarazioni alquanto bizzarre anche se qualcosa, alla fine, è saltato fuori:

  • la querelle PU Ferrari illegale continua. Red Bull ha chiesto un chiarimento ufficiale alla FIA, con Tombazis che si prenderà 7/8 mesi buoni per rispondere, dato le tutt’altro che celeri risposte a cui ha abituato. In Messico sembrava che anche Mercedes volesse accodarsi a Red Bull ma alla fine la casa teutonica ha fatto marcia indietro. Magari si sono ricordati di quando venivano accusati di utilizzare olio lubrificante nella miscela aria-benzina e nessuno ha mai detto nulla…
  • Vettel scatenato sul podio in Messico: prima spinge via il selfie boy un po’ troppo esuberante e poi se la prende con i “trofei di merda” che spesso accompagnano le premiazioni. E’ tornato il solito giocherellone di sempre, probabilmente merito del fatto che da due gare le suona a Leclerc…
  • Michela Masi ha dichiarato che le parole in libertà di Verstappen non hanno influito sulla decisione di penalizzarlo. La decisione è arrivata in ritardo perché dovevano prima assicurarsi che Bottas stesse bene, poi rimuovere l’auto, risistemare le protezioni, scegliere il ristorante nel quale andare a pranzo e respingere l’orda di tecnici Red Bull che chiedevano a gran voce chiarimenti sulla PU Ferrari.
  • Leclerc ” Ad Austin si corre in senso antiorario”. Non c’è che dire…il ragazzo impara in fretta.
  • Vettel “E’ ora di concretizzare il sogno Ferrari”. Occhio Seb che dal “shogno” al “sei fuori” il passo è brevissimo…
  • Isola ” Per Austin scelta di mescole per favorire diverse strategie e poter spingere di più in gara”. Se tutto va come secondo copione, un solo pit, ritmo soporifero e arrivederci e grazie. La Pirelli ormai funziona meglio della melatonina per conciliare il sonno.

*immagine in evidenza da senategpexperience.com

Rocco Alessandro

Hamilton vince da campione del mondo a Città del Messico

Meglio vincere una gara e non laurearsi campione del mondo che arrivare ottavi e laurearsi campione del mondo. Questo è ciò che ha detto Hamilton a Jenson Button nella rituale intervista a motori appena spenti a fine gara. Ci ha poi pensato Vettel, subito dopo, a sottolineare che la vittoria di oggi di Lewis è una di quelle che solo i campioni del mondo possono ottenere.

Sì, perchè fin dalle prove sembrava che per la Mercedes oggi sarebbe stata molto dura. Poca velocità sui rettilinei, un passo gara che non sembrava niente di speciale. E una macchina distrutta, quella di Bottas, in un incidente che è di fatto costato ad un arrogante Verstappen una pole che aveva già messo in cassaforte. Su questo episodio torneremo alla fine.

E così la Ferrari ottiene la sesta pole di fila con Leclerc, e Vettel a completare un’altra prima fila tutta rossa. Visto il poco brillante esito di un’analoga situazione in Russia e Giappone, la curiosità era tanta per vedere in che modo i rossi avrebbero gestito la partenza. Allo spegnersi dei semafori, le due Ferrari partono bene, ma Hamilton ancora meglio, e affianca Vettel, il quale lo manda con due ruote sull’erba e lo fa desistere. Verstappen ne approfitta per affiancarlo e i due si prendono a ruotate finendo entrambi fuori pista in curva due, perdendo così diverse posizioni.

I ferraristi tentano di scappare seguiti da vicino da Albon, mentre le due Mercedes iniziano a recuperare posizioni. Anche Verstappen è costretto alla rimonta, ma un eccesso di fiducia lo porta ad infilare Bottas a sorpresa nello stadio. Il finlandese non gli concede tutto lo spazio e gli buca la gomma posteriore destra, costringendolo ad un giro intero su tre ruote che gli farà perdere più di un minuto.

Il tentativo di fuga di Leclerc e Vettel non riesce, e sia Albon che Hamilton restano a pochi secondi da loro. Il thailandese è il primo a fermarsi, al 15° giro, e viene subito imitato da Charles al giro successivo. Entrambi montano nuovamente gomme medie, e dovranno quindi fermarsi nuovamente.

Al 24° giro si ferma anche Hamilton per montare gomme dure, rivelando così la strategia ad una sola sosta. Questo lo costringerà a fare quasi 50 giri con le stesse gomme. In Ferrari decidono di non ripetere la stessa scelta, e Vettel resta in pista, così come Bottas.

Nel frattempo Leclerc non riesce a girare su tempi incisivi, e vanifica così il potenziale vantaggio di una strategia a 2 soste. I suoi tempi sono simili a quelli dei primi due, che però girano con le gomme montate alla partenza.

Al 37° giro si ferma Bottas per montare gomme dure, e al giro successivo tocca a Vettel fare la sua unica sosta. Purtroppo per lui, ciò avviene subito dopo avere perso 4 secondi nel doppiaggio di Sainz e Kvyat in lotta fra loro, e questo lo porta a perdere la posizione su Albon, dietro al quale rientra in quarta posizione. Ma quel che è peggio è che il distacco da Hamilton è diventato piuttosto consistente. Ma rispetto all’inglese potrà contare, nel finale di gara, su gomme di 13 giri più nuove.

Al 43° giro si ferma Leclerc, le cui gomme, oltre che poco efficaci, sono state rovinate da un bloccaggio. Ma il pit-stop si rivela disastroso facendogli perdere 4 secondi, e rientra così in quinta posizione dietro ad Albon, che però si fermerà al giro successivo.

La parte finale della gara non riserva sorprese: Hamilton ha amministrato benissimo le proprie gomme e non consente a Vettel di avvicinarsi a sufficienza. Allo stesso modo Bottas non può attaccare Vettel per via della grande superiorità della Ferrari sui rettilinei, che rende vano pure l’uso del RDS. Leclerc riesce a recuperare ben 7 secondi sui primi, ma una volta arrivato a 3 secondi da Bottas non riesce ad avvicinarlo ulteriormente a causa delle alte temperature.

Finisce così con Hamilton che coglie la sua 83a vittoria e rimanda ad Austin la festa per il sesto titolo. La cosa farà di sicuro felici gli organizzatori di Austin e i padroni americani del circus. Al secondo posto Vettel, che conferma di essere ritornato quello di una volta, con una impeccabile gestione della gara e delle gomme. Terzo Bottas che è sembrato avere anche più passo del compagno di squadra, ma ha dovuto pagare la brutta posizione di partenza seguita all’incidente nelle prove.

Quarto Leclerc, che, come ha ammesso lui stesso, ha ancora molto da imparare dal compagno per quanto riguarda la gestione delle strategie. Ma il tempo ce l’ha, e di sicuro non ci metterà tanto. Quinto Albon autore della miglior gara dell’anno per la seconda Red Bull. Il suo distacco da Leclerc dimostra che gli austriaci hanno operato la scelta giusta sostituendolo a Gasly, perchè il thailandese  non soffre la pressione e svolge il suo lavoro con calma e pazienza. Il primo podio non è lontano.

Al sesto posto Verstappen autore di una buona rimonta, ma responsabile di avere buttato una potenziale vittoria a causa del suo atteggiamento arrogante, in prova e in gara. Settimo e primo della F1/2 l’idolo di casa Perez, autore, come al solito, di una prestazione consistente. Ottavo Ricciardo che conferma il buono stato di forma della Renault che si era visto in Giappone. Nono Gasly, entrato nei punti grazie all’incidente fra Kvyat e Hulkenberg, con il primo penalizzato e classificato 11° e il secondo promosso al 10° posto.

Fuori dai punti Stroll, sempre inferiore al compagno, Sainz, con una McLaren letteralmente sparita in gara dopo l’ottima quarta fila ottenuta nelle qualifiche, e Giovinazzi, vittima di un pit-stop degno di uno sketch di Benny Hill, con un team Alfa Romeo che sembra allo sbando dopo il ritorno di Resta alla Ferrari.

Ancora una volta non pervenute le Haas, con Magnussen e Grosjean relegat al ruolo di ostacoli mobili facendo compagnia, in questo alle Williams.

Prossima tappa ad Austin fra una sola settimana. Le magliette commemorative per il sesto titolo di Lewis erano già pronte nei bagagli del team Mercedes, ora verranno spedite in Texas dove di sicuro verranno indossate a fine gara.

E, dopo la cronaca, qualche altro spunto di discussione interessante:

  1. Ormai è certo che la SF90 possa combattere ad armi pari con la W10 su qualsiasi circuito. Ma anche oggi il team Ferrari si è dimostrato leggermente inferiore a quello Mercedes. Non ci sono stati errori dei piloti, come nelle gare scorse, ma qualche piccola sbavatura nella gestione dei pit-stop e delle strategie sì, e ha fatto la differenza. Per potere combattere per il mondiale c’è ancora molto da lavorare su quel  fronte.
  2. Ancora una volta abbiamo visto piloti più veloci arrivare dietro ad avversari più lenti ma essere costretti a mantenere una distanza di almeno 2 sec. Leclerc stesso ha dichiarato che quando arrivava a 2-3 secondi dalla macchina davanti, le temperature salivano e le gomme si surriscaldavano. Visto che, a quanto pare, le macchine del 2021 non saranno tanto diverse da quelle del 2020 (così vogliono i team), evidentemente questo problema resterà ancora a lungo.
  3. Il teatrino delle qualifiche è stato squallido. Tre ore per stabilire che Verstappen se ne era fregato della bandiera gialla fanno pensare che non ci fosse alcuna intenzione di penalizzarlo, nonostante l’evidenza. Non è un esempio di coerenza da parte di chi governa la F1, ma, l’abbiamo detto più volte, la coerenza non è un requisito necessario in quel mondo.
  4. Fortunatamente i padroni del vapore sono rinsaviti, e quindi niente qualification race nel 2020.
  5. La storia del ripartitore di frenata illegale della Renault è passata un po’ sotto silenzio, ma avrebbe meritato maggiore attenzione perchè, se è vero che l’avevano montato fin dall’inizio dell’anno, ed è vera anche la descrizione che ne è stata fatta, si trattava di una violazione del regolamento non molto diversa, come gravità, a quella che costò l’esclusione dal campionato alla Tyrrell nel 1984. Guarda caso, la sanzione molto leggera è arrivata nella stessa settimana in cui la nuova dirigenza del gruppo francese ha fatto sapere che rivedrà tutti gli impegni sportivi. A pensar male, in F1, ci si prende sempre.
  6. Oggi Kubica si è tolto la soddisfazione di lottare col compagno e di superarlo inquadrato dalle telecamere. E’ un episodio allo stesso tempo insignificante e straordinario, perchè bisogna sempre tenere conto del percorso che ha fatto Robert per arrivare fino a lì. Peccato non poterlo vedere su una macchina competitiva a combattere anche con altre avversari ad armi pari.

Immagine in evidenza dal profilo Twitter @MercedesAMGF1

F1 2019 MEXICAN GP: AN INTRODUCTION

Il GP del Messico e Lewis Hamilton, non c’è due senza tre?

Come già nel 2017 e nel 2018, Hamilton potrebbe diventare campione del mondo per la sesta volta in totale e per la terza di volta di fila nel tracciato di Città del Messico. In un Gp che non lo ha mai visto vittorioso quando ha vinto il mondiale e con l’unica vittoria del 2016 quando il mondiale lo ha vinto il compagno di squadra.

Quest’anno però il lieto evento (per lui) è un po’ più complicato del previsto dati diversi fattori. In primis, e come già abbondantemente dichiarato da Hamilton medesimo, la Ferrari è la grande favorita del GP, con Hamilton che si è detto “senza speranze di vittoria”.

Considerando il pezzo di leghe speciali e carbonio che ha sotto le terga, questa dichiarazione suona molto scaramantica ma in effetti è vero che, nell’aria rarefatta di Città del Messico e i lunghi rettilinei del Hermanos Rodríguez, la rossa ha un bel jolly da giocare.

immagine da genovawhatson.it

Così grande che anche il solitamente pacato e attendista Binotto si è sentito in dovere di dire che puntano alla pole e vittoria. Gli fa il paio Vettel che vede molto bene la SF90H nell’aria rarefatta, mentre Leclerc fa lo gnorri affermando che è uno dei circuiti che conosce meno…

Al gioco dello “scansati tu che mi scanso anche io” ha partecipato anche Verstappen, uno che in Messico ci ha vinto e bene nel 2018 e 2017, che si è detto pessimista sulle possibilità di tornare a vincere negli ultimi appuntamenti del mondiale 2019.

Insomma sembra tutto apparecchiato per una bella festa in salsa emiliana, il che è in pratica una ricetta per il disastro visto le gare come quella di Sochi perse dalla Scuderia quando sembrava in pratica un rigore a porta vuota.

Tutto ciò premesso, a Lewis mancano 11 punti per diventare campione e considerando che sarà dura per lui vincere in Messico, dovrà sperare in una gara disastrosa da parte di Bottas. Chissà, in Mercedes magari prevedono un pit stop “di sicurezza” come fatto per Hamilton in Giappone e tutti felici e contenti.

Curiosamente, la viglia di questo Gp è stata allietata da una serie di dichiarazioni quanto meno curiose che non possono non meritare un commento:

  • Button ha affermato che Verstappen è “il pilota più veloce ad aver mai guidato una monoposto di F1”. Ora, traduzione dall’inglese errata a parte, mi sembra una dichiarazione davvero poco lucida da parte dell’inglese. Che magari punti al sedile di Albon con Verstappen che mette una buona parola con Herr Marko?! In compenso per lui non ha senso “confrontare Hamilton con i grandi piloti del passato, sono epoche diverse e sport diversi”. Mah…
  • AutoBild, che molti malignamente pensano sia l’ufficio stampa di Toto Wolff quando gli girano le balle, ha lanciato accuse molto pesanti, uno “scandalo” su  una “presunta” irregolarità della PU Ferrari. Un dirigente di un team concorrente che vuole rimanere anonimo (sic…) avrebbe dichiarato che in un campo come quello delle PU in cui la tecnologia è molto sviluppata e livellata, le prestazioni della PU di Maranello sarebbero per forza ottenute con metodi non legali, che la FIA sa tutto e non dice nulla per timore di uno scandalo enorme. Ora, è vero che i team concorrenti della Ferrari hanno chiesto un chiarimento alla FIA in merito alla PU Ferrari e all’utilizzo di olio in maniera illegale, ma un articolo del genere, fondato su una dichiarazione di una “fonte anonima” sembra essere fatto apposta solo per fare “ammuina”, come si dice a Napoli. Anche nel 2018 con le batterie della PU Ferrari sembrava dovesse scoppiare uno scandalo e invece…
  • Magnussen dichiara di meritare un posto in una squadra di vertice. Beh, deve aver fatto festa con Button in settimana.
  • Hamilton ha lanciato sui social l’appello ad abbracciare il veganismo, “per salvare il pianeta”. Alonso ha ribattuto dicendo che è fondamentalmente incoerente detto da una persona che prende 200 aerei all’anno, è ricco e fa di lavoro il pilota di automobili. Probabile che questo resti il confronto più difficile per Hamilton nella stagione 2019…
  • Per non farsi mancare nulla il praticamente esa-campeon ha anche dichiarato che “avrebbe voluto Senna come compagno di squadra”. Sono ragionevolmente sicuro che, considerando come il paulista trattava i suoi compagni di team, non lo avrebbe eletto a suo pilota preferito, proprio no.
  • Leclerc apprezza le doti di leadership di Binotto e in particolare al sua “serenità”. Probabilmente si riferiva alla serenità di avere Nicolas Todt che veglia su di lui…

Dal punto di vista tecnico il tracciato è critico per quanto riguarda il carico aerodinamico carente, da ricercare attraverso configurazioni tipo Montecarlo, il rischio di avere una vettura piuttosto imprevedibile, raffreddamento dei freni e della PU problematiche e la componente elettrica della PU che assume maggiore importanza di quella termica.

Pirelli ha scelto di portare le mescole C2 hard , C3 medium e C4 soft. uno step più duro rispetto al 2018 per evitare graining e consentire ai piloti di spingere maggiormente durante la gara.

immagine da press.pirelli.com

Red Bull punta molto sulle C4 a differenze degli altri due top team, con Bottas unico a scegliere 2 set di C2 tra i piloti “top”. I team di seconda fascia invece maggiormente sbilanciati sulle mescole C4.

Al di là delle dichiarazioni di facciata, non darei per spacciata la Red Bull nella lotta per la vittoria. E’ vero che arrivano da due GP piuttosto deludenti ma la PU Honda potrebbe rivelarsi più competitiva del previsto, contando su una parte ibrida che gli addetti ai lavori dicono sia a livello delle concorrenti.

Per il resto molto, se non tutto, sembra essere nelle mani della Ferrari, che dovrà dimostrare di avere la freddezza e bravura necessaria di vincere quando tutti se lo aspettano.

Non sarei sereno al 100% nei panni di Vettel, che a Città del Messico potrebbe avere a che fare con una monoposto “imprevedibile”, dato il carico aerodinamico carente dovuto all’aria rarefatta. Per un pilota che quest’anno fatica a digerire al SF90H e il suo retrotreno “ballerino” potrebbe essere un ulteriore problema.

Per contro vedo un Leclerc molto favorito. Il conoscere “poco” la pista è una scusa risibile, ha una grande occasione di portare a casa la terza vittoria stagionale, considerando che ha marcato 4 delle ultime 6 pole consecutive Ferrari.

Hamilton ci proverà, con un occhio al campionato che comunque difficilemente chiuderà matematicamente, considerati gli 11 punti in più che dovrebbe accumulare rispetto a Bottas.

immagine da racefans.net

Tra gli altri occasione ghiotta per l’Alfa-Sauber, che potrà avvalersi della potenza della PU Ferrari. Renault potrebbe sfruttare lo scarso drag della sua vettura ma la PU Renault è un’incognita, e lo stesso  discorso vale per McLaren.

Secondo Wolff la PU Mercedes soffrirà molto a causa delle difficoltà di raffreddamento che incontreranno. Il “mani-avantismo” del manager austriaco è ormai proverbiale ma forse questa volta c’è più verità e meno prudenza.

Alla fin fine, quello che conterà di più saranno al solito la gestione delle gomme, in un tracciato in cui è facile non avere grip e scivolare andando a comprometterne efficienza e durata.

P.S: notizia dell’ultim’ora la squalifica di entrambe le Renault nel GP del Giappone a causa dell’utilizzo del ripartitore automatico di frenata che regolava in maniera autonoma il corretto settaggio per ogni punto della pista grazie al GPS, senza che i piloti dovessero manualmente intervenire sul manettino posto sul volante. E’ stato ritenuto un “ausilio alla guida illegale”, la “. La stagione della Renault assomiglia sempre più alla farsa, ormai staccatissimi dal quarto posto del mondiale costruttori della McLaren e insidiata dalla Racing Point.

*immagine in evidenza da sportfair.it

Rocco Alessandro