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HAMILTON SENZA LIMITI IN BAHRAIN. E VERSTAPPEN PRENDE UNA LEZIONE.

Test dominati. Prove libere dominate. Qualifica dominata. GP dominato.
Così il pilota più pronosticato come futuro campione del mondo che la Formula 1 abbia mai conosciuto si è presentato alla stagione 2021. La sua settima. Quella che lo deve consacrare, altrimenti rischia di passare alla storia come una delle tante promesse non mantenute. E questo non è possibile se il tuo nome è Max Verstappen.

Il taglio dei costi ha portato a mantenere i telai del 2020, ma c’è stato anche un taglio del fondo. Che ha costretto le squadre a presentare macchine di fatto nuove, con buona pace del sistema a gettoni e del budget cap. E così, come sempre succede quando si cambia qualcosa nelle regole che disciplinano l’aerodinamica, qualcuno capisce meglio degli altri. E qualcun altro si perde. O, almeno, così sembra.

Dai test era parso evidente che fra quelli che avevano capito qualcosa di più c’erano Red Bull e, udite udite, Ferrari, mentre la Mercedes era parsa in difficoltà, con Hamilton stranamente autore di un numero elevato di testacoda.

E le qualifiche hanno confermato che le ex frecce d’argento non sono più su un altro pianeta, venendo staccate di quasi mezzo secondo dall’olandese volante. Ma sono sempre 2 contro 1, perchè al quarto posto anzichè Perez si presenta Leclerc, autore della solita qualifica monstre  a pochi centesimi dalla seconda Mercedes.

E la gara di Perez si complica ancora prima di cominciare, con l’auto che si spegne durante il giro di ricognizione. La partenza viene fermata, e il messicano riesce a ripartire ma si piazza per prendere lo start dai box, mentre i colleghi fanno un altro giro di formazione.

Quando finalmente si parte, Verstappen tiene la posizione su Hamilton, mentre Leclerc supera Bottas. Nel frattempo in curva 3 c’è la ormai rituale demolizione di una Haas, questa volta ad opera di Mazepin e, per fortuna, con esiti molto meno nefasti per auto e pilota. Inevitabile l’uscita della Safety Car.

Si riparte con i primi tre ingaggiati in lotta fra loro. Dietro Gasly rompe l’ala, ed esce la VSC per pulire la pista. Si riparte dopo un altro giro lento, con Bottas che approfitta del DRS per superare Leclerc, il quale riesce a tenere il passo del finandese per qualche curva, ma poi deve arrendersi alla superiorità della Mercedes.

Qualche giro dopo è il turno di Norris superare Charles, che è già in evidente difficoltà con le gomme.

Alonso è il primo a fermarsi al giro 12 per montare le medie. Al giro successivo è la volta di Norris e Leclerc, che rientrano poco davanti a Nando.

Hamilton spiazza la Red Bull anticipando il pit-stop per montare gomme dure. Verstappen decide di non imitarlo, perchè diversamente avrebbe perso la posizione sull’inglese, che con gomma nuova vola. Si fermerà al giro 18, e rientrerà ben dietro a Lewis, e, montando nuovamente gomma media, dovrà rientrare ai box un’altra volta. 

A metà gara, l’olandese si riporta sotto ad Hamilton, con quest’ultimo che si lamenta via radio di non riuscire ad andare più veloce. Per questo, decide di fermarsi per prevenire un possibile undercut, e montare ancora gomme dure. Si ferma anche Bottas, che perde 8 secondi per una gomma rimasta. incastrata.

Verstappen non segue la strategia di Hamilton, il quale, nel frattempo, sceglie traiettorie tutte sue in curva 4, esibendosi in tagli magistrali, che sollevano le ovvie proteste di Max. La direzione gara prima fa sapere che i “track limits” non valgono per la domenica, poi si ricrede e richiama l’inglese, il quale ovviamente protesta a sua volta.

L’olandese si ferma poi al giro 40 per montare, con un pit-stop velocissimo, gomme dure nuove. Con 16 giri da fare, inizia la caccia, che si concluderà a 5 giri dalla fine quando Lewis va largo in una curva e si troverà Max a meno di 1 sec. Il quale, con una manovra aggressiva, lo supera in curva 4, ma esce largo, e il box gli chiede di restituire la posizione per prevenire un’eventuale (possibile, non certa) penalità. Ma non ci sarà un’altra occasione, e Hamilton si porta a casa la prima vittoria dell’anno.

Il podio è ovviamente completato dal solito Bottas, mai in gara, seguito a distanza da Norris, con una Mc Laren che si conferma terza forza del mondiale. Al quinto posto Perez, rimontato dall’ultima posizione, cosa ormai abituale per lui in Bahrain. Sesto Leclerc, il massimo possibile con questa Ferrari, ma comunque sempre meglio dello scorso anno. Seguono Ricciardo e Sainz, entrambi interessati a conoscere le loro nuove auto, più che al risultato finale. Nono il debuttante Tsunoda, che conferma così tutto il buono che si dice di lui. Decimo Stroll con un’Aston Martin che è l’ombra della Racing Point della fine della scorsa stagione.

Risultato sotto le aspettative per l’Alfa Romeo, fuori dai punti dopo che Raikkonen aveva navigato nei primi 10 per buona parte della gara. 

Notte fonda per Alpine, dopo un buon inizio di Alonso, ritiratosi a metà gara quando era già precipitato in classifica, e, come ampiamente previsto, per Williams e Haas.

Infine, un pensiero per Sebastian Vettel. Peggio di così la sua avventura post-Ferrari non poteva cominciare. Fuori in Q1, penalizzato per mancato rispetto delle bandiere gialle, sempre nelle retrovie in gara e, dulcis in fundo, una tamponata da principiante ad Ocon per la quale ha chiamato in causa un inesistente cambio di linea da parte del francese. L’idea di rimanere a casa con la famiglia, se mai l’avesse avuta, non sarebbe stata sbagliata.

La prima gara è solo la prima gara. Ma se tanto ci dà tanto, a giudicare dal recupero fatto dalla Mercedes fra i test e la gara vera, c’è da credere che assisteremo ad una ripetizione delle stagioni 2017 e 2018 con una macchina blu al posto di quella rossa. Ma con una importante differenza, che potrebbe farci divertire un po’ di più: il pilota che la guida.

Appuntamento nella nostra Imola fra 3 settimane.

P.S. abbiamo visto Hamilton tagliare molto di più di quanto abbia fatto Max in occasione del sorpasso. La scelta di Red Bull di non rischiare una penalità, per poi avere una seconda occasione, è stata molto intelligente, così come la scelta di Max di ubbidire. Resta il fatto che l’interpretazione dei track limits per come è stata fatta oggi equivale più o meno a posizionare, in una gara di sci, i pali in modo diverso a seconda di chi scende, o, meglio, del momento in cui scende. E’, ovviamente, inaccettabile.

P.S. 2. Vorrei che fosse chiaro che quella del P.S. precedente non è un’adombrare un qualche favoritismo nei confronti di Lewis, ma semplicemente il rimarcare il fatto che i limiti della pista sono limiti della pista e vanno rispettati sempre, non a seconda del giorno o, ancora peggio, del momento della gara. Poi ognuno la legga come vuole e si faccia la propria idea.

* Immagine in evidenza da Twitter

F1 2021 – GP DEL BAHRAIN

La stagione 2021, ultimo giro di giostra per la F1 così come l’abbiamo conosciuta dal 2017. Ultimo anno prima della rivoluzione tecnica che vedrà il ritorno delle monoposto a effetto suolo, ennesimo tentativo di ritrovare una parvenza di incertezza e di spettacolarità in uno sport dove da tempo se ne vede poca, pochissima.

Una stagione che in molti pensavano dovesse essere  la “fotocopia” del 2020, in quanto poco si può modificare sulle monoposto che hanno terminato la stagione 2020. In tanti avevano già annunciato come certo l’ottavo titolo di Lewis Hamilton, al volante dell’imbattibile missile nero/argento Mercedes.

In effetti potrebbe ancora andare in questo modo ma diversi fattori fanno pensare che potremmo assistere ad una delle stagioni più interessanti e incerte degli ultimi anni.

Partendo dalle incertezze, cominciamo con il calendario dei GP. Annunciato in pompa magna come il più lungo di sempre, 23 gran premi, roba da far accapponare la pelle agli addetti ai lavori, quelli che spesso non sono a favore di telecamera a cui sembrerà di essere come quei marinai che stanno via da casa mesi prima di rivedere la terra ferma.

La persistente pandemia di Covid-19 ha già fatto slittare a novembre il GP di Australia, tradizionale tappa d’apertura del mondiale. Al momento resta questa l’unica variazione ma in questo senso di naviga a vista, quindi non è detto che non possano esserci ulteriori modifiche.

La bella notizia è che, con il forfait della Cina e del Vietnam, rientrano dalla finestra due circuiti riscoperti nel 2020 e che dovrebbero essere tappa fissa in un mondiale di F1 che si rispetti: l’Enzo e Dino Ferrari di Imola  e Portimao, previsti come seconda e terza tappa stagionale. Sarebbe stato bello riavere anche il Mugello, ma evidentemente è più funzionale andare a Jeddah per “l’esotico” GP dell’Arabia Saudita…

Come detto si parte dal circuito del Sakhir in Bahrain, già sede dei test prestagionali. Test della durata di ben tre giorni, di cui almeno uno poco indicativo per la presenza di vento e sabbia in pista. Facile immaginarsi la soddisfazione dei team che si ritroveranno nelle prime prove libere del venerdì al buio o quasi.

Tra questi, i più felici saranno certamente quelli della Red Bull, che ha terminato alla grande il 2020 e che si è rivelata di gran lunga la migliore dei test pre-stagionali. Al netto di tutti i sandbagging possibili e immaginabili, hanno dato l’impressione di avere una macchina veloce, stabile ed efficace anche nei long run, pronti a fare da lepre almeno nelle prime gare del campionato.

immagine da bandierascacchi.com

L’arrivo di Perez ha dato ulteriore consistenza ad un team che non dovrà preoccuparsi come nel recente passato degli errori di gioventù e di adattamento di giovani piloti.

Le dolenti note arrivano dalla scuderia dalla quale meno te le aspetti. La Mercedes sembra essere in seria difficoltà con la nuova W12, bellissima ma alquanto ingestibile e che ha mandato per le terre diverse volte i suoi piloti. Pur palesando una buona efficienza globale e facendo intravedere un potenziale da prima della classe per distacco, preoccupano non poco i problemi di affidabilità al cambio e l’instabilità del retrotreno che rende la macchina poco prevedibile. Una situazione che i piloti non amano particolarmente, citofonare al Vettel del 2020 per avere un’idea.

immagine da automotorinews.it

Wolff e soci hanno già messo le mani avanti per le prime gare della stagione. Difficile che a Brackley non riescano a trovare la quadra in tempi relativamente brevi ma una Red Bull che parte a razzo potrebbe rappresentare un problema. Certo potrebbe trattarsi dell’ennesimo trappolone che gli anglo-tedeschi giocano agli avversari, ma questa volta potrebbe essere vera emergenza in casa Mercedes.

Ferrari…l’elogio del basso profilo, bassissimo fin quasi a sfiorare la sfiducia nei propri mezzi. Luci ed ombre hanno evidenziato i test, con la nuova PU e una ritrovata efficienza aerodinamica tra le luci, difficoltà nelle curve medio-lente e un usura gomme eccessiva tra le ombre. Insomma, non è il disastro del 2020 ma sembra che la SF21H non possa lottare stabilmente per il podio. L’arrivo di Sainz ha portato una ventata di aria fresca e qualche novità dal punto di vista dei feedback tecnici, in virtù della sua esperienza in McLaren.

immagine da circusf1.com

Binotto si aspetta una stagione più serena rispetto al 2020 ma niente di clamoroso. Il rischio è di vivere una stagione senza i bassi del 2020 ma sostanzialmente mediocre, senza grossi spunti. La Scuderia ha preso così tante bastonate nel 2020 che preferisce atteggiarsi a team di centro classifica, sperando che le prestazioni in pista la possano issare ben più in alto.

Chi può ambire ad essere la terza forza del campionato è la McLaren. Ha perso la PU Renault e ha guadagnato quella Mercedes, perso Sainz e guadagnato Ricciardo, bilancio nettamente positivo. In più hanno trovato una soluzione tecnica al diffusore posteriore a cui nessuno ha pensato e che potrebbe essere un bel jolly. I test hanno confermato la bontà della vettura che deve essere ancora capita a fondo per sfruttarne appieno il potenziale.

immagine da mclaren.com

Aston Martin, o meglio la W11 ridipinta di verde, ha accusato gli stessi problemi della sua sorella maggiore, soprattutto al cambio e nella ridotta operatività della PU Mercedes. L’arrivo di Vettel porterà esperienza e un pilota che può puntare sempre al podio ma attualmente la vettura è un bel punto interrogativo in quanto a performance in pista.

immagine da alvolante.it

Alpha Tauri invece esce benissimo dai test, con una vettura che sembra veloce, prevedibile nel comportamento e affidabile. Tutti entusiasti della nuova PU Honda e del nuovo arrivo Tsunoda, un giapponese che ha già fatto vedere una buona velocità e una certa aggressività a parole.

immagine da scuderiaalphatauri.com

La neonata Alpine, ex Renault, ha cambiato tantissimo e di solito quando è così ci vuole un pò prima di trovare la quadra. Via Abiteboul dentro Brivio, via Ricciardo dentro Alonso e una vettura che ha fatto storcere il naso per gli ingombri notevoli nella zona del cofano motore. Alonso è carico come una molla dispetto delle sue 39 primavere, ma probabile che il 2021 sia un anno di attesa aspettando il 2022.

immagine da formulaspy.com

Le cenerentole del 2020 sembrano destinate ad esserlo anche nel 2021, con qualche cambio di posizione. Ultima, ultimissima la Haas che ha candidamente dichiarato di non sviluppare la macchina nel 2021 e che concentrerà le risorse sulla monoposto 2022, arrivando a dichiarare che uno/due punti conquistati in qualche gara sarebbero un miracolo.Non fosse per la nuova e giovanissima line-up di piloti passerebbe inosservata. Invece nel 2021 rivedremo uno Schumacher in griglia, cosa piuttosto emozionante e Mazepin che al momento ha fatto correre molto più la lingua e le mani piuttosto che la sua monoposto. A mio parere è il candidato numero uno al nuovo ruolo di “carbonman” lasciato da Grosjean.

immagine da automotorinews.it

Alfa Romeo ha goduto in primis di una PU Ferrari 2021 ben più competitiva. Il passo in avanti rispetto alla monoposto 2020 è palese ma non sembra sufficiente da promettere di essere stabilmente tra le monoposto in grado di giocarsi i punti. Il team è molto contento dei risultati dei test così come i piloti, resta l’incognita sulle effettive prestazioni che potranno mettere in pista già da venerdì.

immagine da autoweek.com

Per la Williams il primo anno con la nuova proprietà dovrebbe portare all’abbandono del ruolo di fanalino di coda, gentilmente ceduto alla Haas. La vettura 2021 sembra avere il grosso difetto di soffrire molto la presenza del vento in pista, per cui potrà avere weekend buoni e altri praticamente disastrosi. Per Russell un’altra stagione di purgatorio in attesa che si aprano definitivamente le porte del paradiso Mercedes.

immagine da williamsf1.com

A tutto questo aggiungiamo che verranno utilizzate delle nuove gomme Pirelli in grado di fornire maggiore durabilità e che saranno utilizzate a pressioni minori rispetto al 2020, per avere un quadro ancora più incerto delle forze in campo rispetto alla passata stagione.

Il tracciato del Sakhir ha spesso visto una Mercedes forte ma non dominante, come ad esempio nel 2020. Alla luce delle recenti difficoltà non è azzardato dire che la Red Bull si presenti con i favori del pronostico.

Curiosità nel vedere come si comporteranno al debutto nelle nuove squadre i vari Perez, Sainz, Vettel, Ricciardo, anche se la vera star è Fernando Alonso, da cui ci si aspetta sempre meraviglie.

Occhi puntati anche sui tre debuttanti, Mick Schumacher, Mazepin e Tsunoda. Per ovvie ragioni l’aspettativa maggiore è sul primogenito del grande Michael ma l’imperativo per lui, così come per Mazepin è portare a casa la macchina e non fare errori grossolani, l’apprendistato sarà lungo e con una monoposto che non è sicuramente lo stato dell’arte. Tsunoda invece ha per le mani una monoposto sicuramente migliore e potrebbe già togliersi qualche soddisfazione, se evita la tentazione di voler strafare.

immagine da football24.news

Sarà un primo weekend di gare che non definirà totalmente i valori in campo ma farà capire chi è in vantaggio e chi dovrà rimettersi al lavoro per recuperare. Certo un Verstappen così calmo e “low profile” come quello visto nei test non lo si è mai visto. Ragione in più per averne paura e indicarlo come il favorito numero uno.

*immagine in evidenza da thelastcorner.it

Rocco Alessandro

 

F1 PRE-SEASON TESTING 2021: SAKHIR

“In scribendo saepe longius sum” – Anonimo

Buongiorno a tutti e benvenuti alla tre giorni di Test in Bahrein atta a sgrossare le vetture 2021 in vista del primo GP stagionale previsto sempre a Sakhir il 28 di questo mese.

Usiamo liberamente codesto spazio per commentare suddetti tests e postare aggiornamenti su percorrenze e tempi.

Grazie a tutti e bentornata Formula 1!

UPDATE

Risultati completi prima giornata

UPDATE 2

Tempi della seconda giornata

LA STORIA DEL DRAKE PARTE 6-ALBERTO ASCARI E LE VITTORIE DEI PRIMI TITOLI MONDIALI

Nella sesta parte della bellissima storia del Drake torniamo ai motori, alla velocità e a quella meravigliosa adrenalina che i piloti provano durante le competizioni.

C’eravamo lasciati, sportivamente parlando, con la prima vittoria della Ferrari in un Gran Premio, precisamente il Gran Premio di Gran Bretagna vinto da José Froilán González.

Quella vittoria, così speciale per Enzo Ferrari, fu solo un preambolo di ciò che stava per succedere nel periodo successivo. La Ferrari si stava solo preparando a dar vita ad un momento incredibile della sua storia, ovvero i primi titoli mondiali ottenuti nel 1952 e nel 1953 da Alberto Ascari. 

Ma chi è Alberto Ascari?

 

Credo che per conoscere bene la vita del Drake bisogna concentrarsi anche sull’analizzare le vicende delle persone che, durante la sua vita, lo hanno circondato. Non solo la conoscenza del nucleo famigliare di Enzo Ferrari è determinante nella nostra narrazione, ma è importante saperne di più sui piloti e sui tecnici che hanno accompagnato Ferrari durante il suo percorso in questa terra.

Alberto Ascari può essere considerato una delle persone più importanti nella storia del Cavallino Rampante, inoltre è, attualmente, l’unico pilota italiano ad aver raggiunto la massima consacrazione mondiale in Formula 1.

Ascari fu un pilota fortissimo dal talento cristallino, e, considerando il numero basso di gran premi che allora si effettuavano all’epoca, vinse parecchio. In cinque stagioni ottenne 13 vittorie e salì sul podio la bellezza di 17 volte.

Un numero incredibile per i piloti dell’epoca.

Come pilota era davvero completo e aveva uno stile di guida molto pulito e preciso, Alberto non strapazzava la sua vettura, anzi la trattava con dolcezza, prevenendo spesso molte noie meccaniche.

In gara era solito imprimere subito un ritmo decisamente elevato alla competizione e, nei primi giri cercava di accumulare un discreto vantaggio da amministrare nella seconda parte di gara, per questa caratteristica era temuto da molti, soprattutto da Juan Manuel Fangio. 

Alberto era un uomo davvero singolare, con una volontà di ferro, sapeva decisamente ciò che doveva fare, risultava a tutti molto pignolo e preciso ed era uno dei pochi che curava la forma fisica. Aveva capito, prima di altri, quanto un fisico forte potesse rappresentare un valore aggiunto alla gestione sia di una singola gara che di un intero campionato del mondo.

Amava moltissimo la famiglia ma secondo Ferrari non era un padre come tutti, anzi aveva un mondo molto particolare per gestire il rapporto con la prole.

“Una volta gli chiesi la ragione per cui si dimostrava tanto severo con i suoi figlioli, ben sapendo quanto li amasse. Mi rispose: “Ogni volta che rientro da una corsa, porto tutto quello che penso possa farli contenti, in genere cerco di soddisfarli in tutti i loro desideri, i loro bisogni, anche i loro capricci; ma quanto a me, preferisco trattarli con durezza: non voglio che mi amino troppo. Un giorno o l’altro potrei andarmene. Soffriranno di meno, se non me li sarò lasciati venire troppo vicini” (Dialogo fra Enzo Ferrari e Alberto Ascari)

Ascari era anche superstizioso, detestava i numeri 13 e 17 e se, putacaso un gatto nero attraversava la strada erano dolori, prima si fermava e aspettava che qualcuno lo sopravanzasse.

Era talmente tanto ubbioso che, in gara, usava sempre il suo casco e il suo abbigliamento a cui provvedeva personalmente in modo anche maniacale.

Ascari, nato a Milano il 13 luglio del 1918,  ha imparato ad amare le corse già da piccolissimo. Il padre Antonio era uno dei più forti corridori del tempo e per il piccolo Alberto non era solo un padre ma soprattutto un eroe da emulare.

Antonio però morì molto presto, il 26 luglio 1925, durante il Gran premio di Francia a Monthlèry. Per Alberto la morte del padre coincise con una rivoluzione della sua vita, di lì a poco, infatti, venne mandato in collegio.

Alla tenera età di 11 anni cominciò il suo amore per le moto tanto che cominciò la carriera nel mondo delle due ruote. Questo percorso, caratterizzato da molte vittorie, fra cui il Gran Premio del Lario, durò sino al 1940.

Nel 1940 avvenne il passaggio nel mondo delle quattro ruote. Alberto Ascari esordì, in coppia con Giovanni Minozzi, alla Mille Miglia su un tracciato modificato in virtù della guerra, a bordo di una Auto Avio Costruzioni 815 fornita da Enzo Ferrari.

Il 10 giugno dello stesso anno avvenne la sua partecipazione anche alla Targa Florio.

Ma, ahimè, venne la guerra che fermò tutto, anche la carriera di Ascari si interruppe bruscamente e il pilota milanese fu costretto a riparare veicoli militare insieme a Villoresi, altro pilota degno di nota dell’epoca. I due si conobbero in una circostanza davvero particolare: Villoresi decise di mettere in vendita la sua Maserati 2300 nel cui motore Ascari trovo vari difetti.

Dopo la seconda guerra mondiale, nel 1946, fu Villoresi a procacciare ad Alberto un contratto con la Maserati mentre l’anno successivo Piero Taruffi, pilota sia automobilistico che motociclistico e progettista italiano, persuase Piero Dusio a consegnare una delle sue vetture della Cisitalia ad Ascari, che arrivò secondo al Gran Premio d’Egitto.

La collaborazione con Villoresi non si fermò e insieme comprarono una Maserati con cui parteciparono a varie gare. Vedendo la bravura del pilota milanese la Casa del Tridente concluse che Ascari doveva guidare una vettura ufficiale. Alberto a bordo di una Maserati ufficiale partecipò ad una gara istituita sul circuito di Modena. Alberto vinse ma questo momento di gloria fu rovinata dalla morte di Giovanni Bracco, che, a causa di un bruttissimo incidente, piombò sulla folla.

Ascari ebbe una piccola parentesi in Alfa Romeo ma il richiamo della Ferrari era sempre più forte e, dopo un brutto incidente, avvenuto in Brasile, insieme a Villoresi, nel 1949 approdò proprio nella Ferrari, gestita proprio da quell’uomo che 9 anni prima gli aveva affidato una macchina da corsa.

L’avventura di Ascari cominciò al volante di una 166 F2 con la quale vinse molte gare, ma quella più speciale fu la vittoria ottenuta a Monza, stesso circuito dove trionfò il padre Antonio, 25 anni prima.

L’anno successivo per il pilota italiano giunsero 10 vittorie tra le quali Nurburgring e Silverstone, ebbe purtroppo poca fortuna nella  Mille Miglia. In F1 ottenne un secondo posto a Monaco e Monza in una stagione dominata dall’Alfa Romeo.

 

Il 1951 si rivela un anno più proficuo per la Ferrari in Formula 1, la 375 di Ascari riuscì in diverse occasione ad impensierire l’Alfa Romeo riuscendo a vincere al Nurburgring e poi in Italia, davanti al proprio pubblico.

Ascari ebbe una grandissima delusione in Inghilterra dove si ritirò, mentre il compagno di squadra Froilan Gonzalez agguantava la prima vittoria alla Ferrari.

La Ferrari è oramai vicina all’Alfa Romeo, talmente tanto che nell’ultima parte del mondiale sembra decisamente più in forma della squadra milanese.

Nel 1952 l’Alfa si ritira dalle competizioni e i regolamenti subiscono delle variazioni, fra le quali c’è una novità importantissima, ovvero quella di  far partecipare alla F1 anche le monoposto di F2, fra le quali spicca la Ferrari 500 F2.

E’ il 7 settembre 1952, il giorno tanto atteso per Enzo Ferrari, il giorno in cui Alberto Ascari fu incoronato campione del Mondo sul circuito di Monza. Fu proprio Alberto a portare il primo titolo iridato a Maranello.

Un pilota italiano e una macchina italiana improvvisamente si trovavano in cima al mondo, cima raggiunta dopo un dominio incontrastato: cinque pole position, sei giri veloci e sei vittorie per il pilota milanese , tutto ottenuto in 8 gare. Davvero un’avanzata invincibile la corazzata italiana nel 1952.

Oltre il campionato del mondo la squadra di Modena vince anche alla Mille Miglia, l’unico neo di quella stagione da sogno è la disfatta della Ferrari e di Ascari alla 500 Miglia di Indianapolis, dove il duo italiano non riesce a terminare la gara, causa ritiro per un problema ad una ruota.

Nel 1953 la Ferrari e Alberto Ascari si concedono il bis e si rivelano martellanti: 9 gare e la Ferrari ne vince 7, cinque delle quali ancora con Ascari che si conferma campione del mondo, sempre a bordo di una 500 F2.

Gli anni successivi vedono invece affermarsi la Mercedes che, con il pilota argentino Juan Manuel Fangio, si impone su tutta la concorrenza. La squadra tedesca deciderà di ritirarsi dopo la strage di Le Mans 1955, quando in una sua vettura volando sul pubblico ucciderà 80 persone.  La Ferrari vinse a Monaco, con Maurice Trintignant, dopo che le Mercedes si erano ritirate e Ascari finì nelle acque del porto.

Uscitone solo con una frattura del setto, non seguì i consigli dei medici di riposare e partecipò subito ad un test privato, a Monza, in cui la Ferrari stava provato la 3 litri Sport. Come afferma il Drake, Alberto aveva fretta di tornare a correre perchè dopo un incidente, bisogna subito rimettersi al volante per evitare di pensarci sopra e di crearsi un’inibizione. 

Aveva talmente tanta foga di correre di nuovo che entrò in pista oltretutto senza indossare il casco e al secondo giro trovò la morte. Per alcuni Alberto morì perchè aveva avuto un malore, per altri invece morì perchè un manovale aveva attraversato la pista proprio nel momento in cui era presente il pilota italiano, effettivamente era l’ora di pausa e non erano previste attività.

Si racconta che il manovale avesse addirittura confessato tutto ad un sacerdote ma prove certe non sono stata mai trovate di questo confronto.

E’ cosa certa che la vettura non aveva segni di una frenata violenta, dopo un’attenta indagine, voluta anche e soprattutto da Ferrari, trovarono che la macchina era in condizione perfette, da quel punto di vista.

Il 26 maggio 1955 ci lasciò davvero un grande pilota che amava le corse talmente tanto da non poterne fare a meno. 

«Io obbedisco soltanto a una passione. Le corse. Senza non saprei vivere.»( Alberto Ascari)

 

Ma di Alberto il Drake cosa ne pensava? Ecco a voi un estratto preso dal libro Le mie gioie Terribili

Il pilota Alberto Ascari aveva uno stile preciso e deciso, ma era l’uomo che aveva bisogno di partire in testa. Ascari in testa era difficilmente superabile: oserei dire ch’era impossibile superarlo…relegato in seconda posizione o più indietro, non era il combattente che io avrei desiderato di vedere in certe occasioni. Non perché disarmasse, ma perché quando doveva inseguire e doveva superare l’antagonista evidentemente soffriva non di un complesso d’inferiorità ma di un nervosismo che non gli consentiva di esprimere la sua classe. Per Ascari valeva proprio l’opposto della norma: di solito infatti il pilota che si trova in prima posizione è preoccupato di mantenerla, si può distrarre nel controllare la situazione dietro a lui, studia il proprio passo, è spesso incerto se spingere o no; Alberto invece si sentiva sicuro proprio quando faceva la lepre; in quei momenti il suo stile diventava superbo, e la sua macchina imprendibile.

 

Laura Luthien Piras

 

VERSTAPPEN DOMINA IL GP DI NATALE

13 dicembre 2020. 11 giorni a Natale. Mai la Formula 1 si era spinta così avanti nel calendario. Ma era inevitabile, per una stagione iniziata a luglio e che miracolosamente è riuscita a portare a casa ben 17 gare. Con un esito finale che non sarebbe cambiato se anche le gare fossero state le 21 previste.

La gara, dominata da Verstappen, è stata la solita, insulsa, processione che vediamo da ormai 11 anni negli Emirati. A dare qualche emozione solo il DRS, ma, in fin dei conti, grandi stravolgimenti rispetto alle qualifiche non se ne sono visti. Non vale quindi la pena fare la cronaca. Meglio chiudere la stagione con un elenco di considerazioni da approfondire assieme a voi nei commenti.

  1. Il dominio di Max, oggi, è stato indiscutibile. Al punto che viene il sospetto che le due Mercedes fossero depotenziate. Più che un sospetto è una certezza, viste le dichiarazioni pre-gara di Toto.
  2. Indubbiamente Lewis era sottotono. Sicuramente a causa della malattia superata a tempo di record. Ma, comunque, stare dietro a Bottas in qualifica e in gara aiuta a far dimenticare la batosta che il suo attuale compagno ha preso da Russell domenica scorsa. 
  3. La Mercedes ha fatto quasi il doppio dei punti della seconda arrivata, la Red Bull. Che, però, ha dominato l’ultima gara, con Verstappen in pole e al comando dall’inizio alla fine. Anche oggi abbiamo visto una chiara divisione del gruppo in 3 categorie. E nella prima fanno parte, al momento, solo due squadre, che oggi hanno rifilato 1 minuto tondo alla prima squadra della seconda categoria…
  4. … che è la McLaren, meritatamente terza nella classifica costruttori. E’ un gradito ritorno, dopo tante stagioni buie. E l’anno prossimo avranno i motori Mercedes, il che fa sperare che possano, almeno loro, colmare il mezzo giro di distacco che hanno attualmente dalle due squadre più forti.
  5. Perez arriva quarto nella classifica piloti. Il suo miglior risultato in 10 anni, che lui festeggerà con un probabile addio alla Formula 1. A meno che qualcuno non si renda conto che, se si vuole lo spettacolo, sulle macchine buone bisogna metterci piloti che non prendano da qualche decimo ad 1 secondo al giro dal compagno. 
  6. Anche la Renault, quinta nel campionato costruttori, è in risalita, e il rientrante Nando ha la possibilità di farle fare un ulteriore salto di qualità, come 15 anni fa.
  7. Ferrari fuori dai punti e doppiate. Pessima fine di una stagione che è chiaramente stata la penitenza per le marachelle fatte col motore nel 2019 e, forse, anche prima . Ma vedere Leclerc bloccato dietro a Raikkonen fa venire grossi dubbi su una rinascita nel 2021, perchè, anche assumendo che sia realtà il motore “superfast” di cui si narrano meraviglie, il problema quest’anno stava anche in un’aerodinamica totalmente sbagliata. E, con gli sviluppi fortemente limitati, è difficile che ci possano essere stravolgimenti in quest’ambito.
  8. E’ stata una gara dai tanti addii. Vettel, Sainz, Ricciardo, Perez, Magnussen. Ma anche Fittipaldi, e, chissà, magari pure Albon. Qualcuno andrà a stare meglio, altri peggio, altri forse. E fra questi ultimi c’è Sainz, per quanto detto nel punto precedente.

La Formula 1 è riuscita a mettere in piedi una stagione quasi normale, in un anno terribile. Fra poco meno di 100 giorni si dovrebbe ricominciare a Melbourne per una stagione che prevede, al momento, ben 23 gare. Senza, purtroppo, le tante belle piste inedite che abbiamo visto quest’anno. E che sarà disputato con macchine quasi uguali a quelle di quest’anno. Il rischio di vedere una stagione-fotocopia, con un dominio ancora più marcato da parte della Mercedes e di Lewis Hamilton, è concreto.
A meno che le prossime settimane non riservino qualche sorpresa, visto che ci sono alcuni contratti ancora da rinnovare.

Staremo a vedere, nel frattempo tanti auguri di Buone Feste e di una off-season meno noiosa del solito.