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F1 2020 – GRAN PREMIO DI ABU DHABI

Ultimo giro di giostra per il circus della F1 che approda nell’adrenalinico (si fa per dire) circuito di Yas Marina in quel di Abu Dhabi.

Forse non è tanto il caso di scherzare sulle presunte (poche) emozioni che potrà regalare questo ultimo appuntamento perchè avevamo detto lo stesso per il doppio GP in Bahrein, che si sono rivelati invece molto più appassionanti del previsto.

Cominciamo col dire che, a dispetto delle previsioni che lo davano già in vacanza, il campione del mondo 2020 Lewis Hamilton riprenderà possesso  della W11 numero 44 gentilmente prestata a Russell nell’ultimo GP.

Il campione inglese, colpito dal covid-19 subito dopo la sua ultima vittoria in Bahrein, afferma di sentirsi bene, di aver ripreso gli allenamenti ed è pronto per competere nell’ultimo GP stagionale.

immagine da thecheckeredflag.co.uk

Notizia buona da un lato e brutta dall’altro perchè toglie la “rivincita” a Russell, davvero bersagliato dalla sfortuna nell’anello del Sakhir e che ha visto sfumare una vittoria praticamente certa.

Non lo ammetterà mai ma il primo ad essere contento del ritorno del 44 è Valtteri Bottas, che nel confronto con il giovane inglese ne è uscito con le ossa piuttosto rotte prima del caos cambio gomme sotto safety car.

Portata a casa la pole per la miseria di 26 millesimi, il finlandese ha patito per lunghi tratti la velocità di Russell, guardandogli spesso gli scarichi e non dando mai l’impressione di poterlo impensiere, subendo non uno ma ben due sorpassi in gara.

Insomma, un conto è prenderle da Hamilton, un altro da un pilota che dovrebbe avere molta meno esperienza e meno affiatamento con una monoposto e una squadra con cui si confronta saltuariamente.

Il GP di Abu Dhabi dovrebbe essere l’ultimo anche per Albon, ormai praticamente appiedato dopo l’ennesima opaca prova del Sakhir. A questo punto sarà interessante capire chi ne prenderà il posto. Hulkenberg era dato in pole fino a domenica scorsa quando l’incredibile vittoria di Perez, pilota esperto, costante, finalmente vincente ma praticamente disoccupato, ne ha rilanciato le ambizioni.

immagine da formulapassion.it

Il messicano può mettere sul piatto anche la dote di sponsor che ha sempre garantito e anche un certo peso “politico”, in quanto un suo appiedamento per il 2021 potrebbe raffreddare moltissimo l’interesse del Messico nel GP che dal 2015 è in calendario.

La vittoria del messicano ha anche avuto il merito, in coppia con il terzo posto di Stroll, di rilanciare fortemente le ambizioni Racing Point per il terzo posto in classifica costruttori. Dieci le lunghezze di vantaggio su McLaren e ben 22 su Renault, ormai tagliata fuori a meno di eventi imprevedibili. Il terzo posto sarebbe un ottimo viatico per la nascita del team Aston Martin in ottica 2021, considerando la dote in denaro che regala questo traguardo.

Chi ha abbandonato fin da subito le ambizioni di classifica in tal senso, la Ferrari, guarda ad Abu Dhabi probabilmente più ai test post Gp che alla gara che non dovrebbe vederla protagonista di particolari prestazioni.

Sarà l’ultima gara di Vettel in rosso prima del suo approdo in Aston Martin. Il tedesco è solo l’ultimo di una serie di “Messia” che avrebbero dovuto riportare l’iride a Maranello in forma continuativa, dopo i fasti dell’era Schumacher e l’ultimo titolo di Kimi Raikkonen. Invece il suo sarà un commiato pieno di rimpianti così come lo è stato prima di lui per Raikkonen e Alonso. La palla passa definitivamente a Leclerc, che dovrà sobbarcarsi l’onere di rappresentare la nuova speranza dei tifosi della Rossa.

immagine da gripdetective.it

Si sarà sicuramente già accorto che correre in Ferrari non è affatto una cosa semplice, probabilmente più stressante che correre in qualsiasi altra scuderia. Al momento gli alibi ai suoi errori e controprestazioni sono legati alla giovane età, ad una monoposto poco competitiva e al fatto di non poter lottare per il mondiale. Il vero valore di Charles si vedrà solo in un annata in cui avrà a disposizione una monoposto da titolo, cosa che anche per il 2021 è da escludere.

L’imperativo per l’ultimo Gp è quello di non lasciare un brutto ricordo, di sicuro non con errori marchiani come quello al primo giro del GP del Sakhir. Chi invece avrà un assaggio di quello che lo aspetta il prossimo anno è MIck Schumacher che, fresco vincitore del titolo in F2, sarà in pista nelle PL1 con la Haas, opportunità negata dalla cancellazione delle PL1 al Nurburgring.

Haas che saluterà entrambi i piloti alla fine del GP: ultimo GP in F1 sia per Grosjean, ancora in convalescenza dopo il botto del Bahrein, che per Magnussen che sbarcherà negli USA per gareggiare nel campionato IMSA nel team di Chip Ganassi.

Anche per le altre scuderie è già tempo di pensare al 2021, con i test per i giovani piloti che ci saranno nel post GP. Tra i giovani piloti anche uno di sicuro giovane nello spirito: Fernando Alonso potrà partecipare ai test in quanto non ha disputato gare nel 2020, così come Buemi, Kubica, Aitken che ha corso un solo evento (il limite è di due GP) e Vandoorne.

Semaforo rosso invece per Sainz, Vettel, Ricciardo e Russel. Per i primi tre sarebbe stato  l’esordio nelle nuove scuderie. Dovranno accontentarsi dell’unica sessione di test prevista per il 2021. Davvero poco per prendere confidenza con una nuova squadra, diversi metodi di lavoro e procedure. Un ban che onestamente non ha un gran senso e che anzi, avrebbe acceso l’interesse nel vedere piloti così importanti alle prese con nuove monoposto.

immagine da motorbox.com

Si chiude quindi una edizione del mondiale F1 che definire complessa è un eufemismo. In mezzo a tanta confusione e incertezza, due elementi che appaiono chiari: la grandezza di Hamilton e della Mercedes e l’inadeguatezza della Scuderia Ferrari.

In attesa di tempi “migliori”, tempi in cui ci sarà nuovamente una lotta feroce per il titolo mondiale dobbiamo solo sperare che i contendenti della Mercedes trovino da qualche parte quella prestazione che possa renderle delle avversarie temibili e non solo degli sparring partner. Il 2021, non lascia presagire nulla di buono in tal senso, se ne parla a partire dal 2022, sperando di non arrivare a dire ogni volta che l’anno buono è sempre il prossimo.

*immagine in evidenza da funoanalisitecnica.com

Rocco Alessandro

 

DRIVE TO SURVIVE SEASON 3. STARRING: ROMAIN GROSJEAN

Impatto quasi a 90°.
L’auto divisa a metà con la parte anteriore incastrata fra due lame del guard-rail.
53 G di decelerazione
28 secondi nella macchina in fiamme.

29 novembre 2020. Ore 15.13 circa. Gli incidenti più brutti della storia della Formula 1 riassunti in un solo, unico, tremendo botto. 2 minuti col fiato sospeso. L’ultima immagine è quella di una macchina che scarta improvvisamente sinistra puntando dritta verso un guard-rail assurdamente piazzato in diagonale a lato della pista. E poi una palla di fuoco e la bandiera rossa apparire quasi istantaneamente.

Il pilota che manca all’appello è Romain Grosjean. Nessun replay, nessuna notizia, solo paura. Poi un’immagine che sembra irreale: Romain, col terrore dipinto sul viso, seduto sulla Medical Car. E poi un’altra sequenza, che lo ritrae saltare fuori da una palla di fuoco, senza una scarpa, e con la tuta bruciacchiata.

Infine un replay infinito e dettagliato di tutto quello che è successo. La gara parte e si scatena il duello nelle retrovie. Ci sono piloti che sanno già che hanno perso il posto e altri che lo stanno per perdere, tutti smaniano per guadagnare posizioni. Ci sono le vie di fuga immense, e la voglia di passare davanti fa evidentemente perdere ogni tipo di timore. E così in uscita di curva 4 qualcuno esce molto lentamente, arriva Grosjean da dietro molto velocemente, ha Kvyat sulla destra ma, come spesso gli capita, si dimentica della legge dell’incompenetrabilità dei corpi che vale sulle piste vere. L’urto con la ruota anteriore sinistra della macchina del russo lo spedisce ad oltre 200 km/h dritto contro il guard-rail che qualche genio ha piazzato in quel punto proprio in diagonale a rientrare sulla pista. L’auto sfonda la lama centrale e si incastra fra le altre due lame con la scocca che passa dall’altra parte e la parte posteriore che si stacca, il tutto con un’esplosione di fuoco e fiamme che i malcapitati commissari faticano ad estinguere.

Incidenti del passato dall’esito infausto riassunti in un solo botto, si diceva. Ma stavolta tutto ciò che è stato negli anni studiato per evitare esiti nefasti ha funzionato alla perfezione. Dall’assorbimento di energia della scocca (e la parte posteriore che si stacca è un bene, anche se può apparire il contrario), al vituperato Halo che ha protetto la testa del pilota, alle protezioni dal fuoco, per finire con la pronta assistenza del medico, che ha immediatamente soccorso Romain.

E possiamo così archiviare tutto con qualche bruciatura, forse qualche costola rotta, ma niente di grave se si pensa a quello che avrebbe potuto succedere. E restano tante immagini e foto spettacolari destinate a riportare interesse su un mondiale di F1 che di interessante quest’anno ha avuto la consacrazione di Hamilton alla leggenda e tanti botti paurosi conclusisi per fortuna senza conseguenze. Nell’era dei social tutto questo fa comodo, anche se chi, come chi scrive, ha vissuto da spettatore ad altre epoche, ne farebbe volentieri a meno.

C’è poi stata anche una gara, ripartita dopo più di un’ora con il jersey piazzato al posto delle decine di metri di rail divelte dalla Dallara di Grosjean. Niente cronaca, oggi, ma alcune considerazioni:

  1. Hamilton è di un’altra categoria. Punto.
  2. Verstappen anche, ma alla macchina manca qualcosa. Altro punto.
  3. Oggi un pilota, Albon, ha colto un immeritatissimo podio, che probabilmente non gli salverà il posto, e un altro Perez, vi ha invece dovuto rinunciare per colpe non sue, con un costo enorme sulla classifica di campionato per lui e per la sua squadra.
  4. E chi ne ha beneficiato è la McLaren, quarta con Norris e quinta con Sainz, entrambi autori di un’ottima gara.
  5. Chi, invece, non ne ha approfittato è la Renault, settima con Ricciardo e nona con Ocon, e, a questo punto, più lontana dal terzo posto in classifica costruttori.
  6. Gara terribile per la Ferrari, con Leclerc decimo solo grazie al ritiro di Perez, ma doppiato, e Vettel quattordicesimo. Il tutto con Binotto a parlare di “sorpresa”. Vale la pena ricordare che per molto meno nel 2014, dopo una prestazione non buona sullo stesso circuito, il suo omologo dell’epoca ritenne di dovere rassegnare le dimissioni.
  7. Gasly, sesto, è sempre lì, e Bottas, ottavo, anche. E’ vero, il finlandese ha subito una foratura, ma la sua prestazione di oggi lascia una volta di più alquanto perplessi.

Fra una settimana vedremo l’ennesima novità esotica di quest’anno anomalo: un circuito “quasi ovale”, da meno di 1 minuto. E sarà di sicuro un pomeriggio più tranquillo, con una doppietta Mercedes e le Ferrari doppiate.

* immagine in evidenza dal profilo twitter @JeanTodt

 

F1 2020 – GRAN PREMIO DEL BAHRAIN

E alla fine venne il “triello” nel sabbione. Il Bahrain ospita il primo di tre gran premi consecutivi che chiuderanno questa complicata e speriamo non ripetibile stagione 2020 (quanto meno nelle difficoltà nel trovare location disponibili ad ospitare i GP).

Dopo l’abbuffata di Gp in circuiti degni di tale nome ritorniamo ai tilkodromi con appeal decisamente meno elevato ma, necessari per mantenere in piedi il baraccone F1, oggi più che mai in bilico.

Quello del Bahrain in realtà è un circuito che ha fatto vedere delle belle gare in passato, pensando al duello Hamilton/Rosberg del 2014 o al 2019 dove per la prima volta ha brillato la stella di Leclerc in Ferrari e nel panorama della F1.

Cosa aspettarsi dall’edizione di quest’anno? Difficile a dirsi dato che arriva a gioca chiusi in entrambi i campionati. Resta aperta la lotta per il terzo posto costruttori ma alzi la mano chi è realmente interessato al risultato finale…

Sarà interessante vedere se Hamilton arriverà con il relax tipico di chi ha portato a termine la missione oppure ha ancora voglia di aggiungere l’ennesimo gettone al suo salvadanaio di vittorie.

immagine da skysport.com

Uno che vorrebbe non esserci è Bottas che ha già detto di pensare al 2021. Per uno che le ha prese in lungo e in largo per tutto il 2020 è una chiara indicazione di masochismo. A dire il vero ha anche affermato che correre senza pressione le ultime tre gare potrebbe agevolarlo. Il che è un altro segnale che sarà sempre e comunque il numero 2 in Mercedes finchè ci sarà Hamilton.

Nel 2019 fece un garone, quest’anno probabilmente sarà molto più dura per Leclerc. L’incognita è rappresentata dalla sua SF1000 e dal potenziale che la vettura mostrerà in pista. Il tracciato del Sakhir è piuttosto completo, necessita di potenza della PU, trazione e la capacità di essere gentile sulle gomme data l’alta usura prevista.

La Ferrari ha più volte dimostrato di non essere particolarmente attrezzata su circuiti di questo tipo per cui sarà l’ennesimo salto nel vuoto. Certo è che se in assenza di Binotto dovesse arrivare un altro buon risultato, forse è il caso di porsi qualche domanda. Una battuta? Certo ma alla fine neanche tanto…

immagine da tuttosport.com

Per Red Bull queste tre gare finali devono cercare di essere un buon trampolino di lancio per un 2021 meno deludente di quanto non sia stato il 2020. Tra piloti ormai ritenuti inadeguati, PU in fuga ed alettoni anteriori settati alla viva il parroco, in Red Bull hanno alzato bandiera bianca molto prima del preventivabile, rimediando anche qualche brutta figura come se ne sono viste solo in Ferrari negli ultimi anni.

Verstappen ha già messo le mani avanti sul 2021 e in parte anche sul 2022 (“le regole del 2022 non sfavoriranno la Mercedes”), ma meglio chiudere bene il 2020 piuttosto che chiuderlo come per il momento sta facendo Bottas…o Albon.

Al di là delle dichiarazioni di facciata, la lotta per il terzo posto tra Ferrari, Renault, Racing Point e McLaren premierà la squadra, e soprattutto, i piloti che faranno meno errori.  Ci sentiamo di dire che forse quelli più in “palla” sono quelli Ferrari mentre quelli Renault sono usciti piuttosto male dalla trasferta turca. Pronostico? Racing Point e McLaren favorite su Ferrari/Renault.

immagine da speedcafe.com

Curiosità per Alpha Tauri, affogata in Turchia e che forse non ha più molto da chiedere a questo 2020. Molto si giocherà sulla motivazione dei piloti, in particolare di Kvyat che potrebbe essere ai saluti finali e forse ha ancora qualcosa da dimostrare.

Per Williams e Alfa Romeo il 2021 è già una realtà, poche le chance di farsi valere nei tre GP rimasti. Per Kimi motivazione sotto le scarpe: sul podio non è previsto champagne.

*immagine in evidenza da gtspirit.com

Rocco Alessandro

 

7 VOLTE LEWIS

Un titolo mondiale andrebbe sempre conquistato vincendo la gara della consacrazione matematica. Ancora meglio se lo si fa mostrando a tutto il mondo che se sono arrivati 6 titoli nelle ultime 7 stagioni non è solo perchè si lavora per il miglior team della storia della Formula 1. E se poi, a completamento dell’opera, riesci a doppiare il tuo compagno di squadra, non puoi proprio chiedere di meglio alla tua carriera. Perchè si tratta del settimo. 

Asfalto nuovo e liscio, temperature basse, gomme  delle mescole più dure a disposizione, pioggia. Questo è lo scenario che si è presentato alla Formula 1 ritornata sul bellissimo circuito di Instanbul. Per queste macchine è come correre sul ghiaccio. E la qualifica si è disputata in condizioni quasi proibitive, con Stroll a conquistare la pole position davanti ad un nervosissimo Verstappen. Mercedes in grande difficoltà e Ferrari disastrosa, ad attendere una gara che si preannuncia sull’asciutto.

E, invece, il circuito è ancora allagato, un’ora prima della partenza. Poi smette di piovere, ma ci sono 11 gradi e non c’è il sole. Ma Michael Masi decide di dare una partenza normale, anzichè usare la Safety Car, secondo una consuetudine ormai consolidata negli ultimi 15 anni quando le condizioni sono incerte.

Si preannuncia il festival del pattinamento, e così è. Tutti quelli che sono dal lato sinistro della pista faticano maledettamente ad avviarsi, e così Verstappen, Albon e Leclerc rimangono letteralmente fermi, mentre Stroll dalla pole, e anche Vettel che partiva molto indietro, scattano come razzi. Bottas urta Ocon ed entrambi si girano riuscendo subito a ripartire, e la gara prosegue normalmente senza bisogno della SC.

Hamilton riesce a recuperare fino alla terza posizione, ma va lungo e Vettel si porta incredibilmente terzo, avendo così rimontato ben 8 posizioni nel primo giro, con un nervosissimo Verstappen che lo segue vedendo scappare le due Racing Point davanti a lui.

All’ottavo giro è già il momento di passare alle intermedie. I primi a fermarsi sono Leclerc e Bottas, seguiti poi da Vettel ed Hamilton al decimo giro.

I primi tre restano con le full-wet, e Verstappen recupera su Perez che poi si ferma a sua volta. Max continua a volare anche con le gomme da bagnato estremo, e si ferma al giro 12 per uscire nuovamente dietro a Perez e poco davanti a Vettel ed Hamilton. Quest’ultimo prova ad attaccare il tedesco, ma va ancora una volta lungo e viene superato anche da Albon, il quale subito dopo supera anche il tedesco della Ferrari.

Verstappen si attacca al posteriore di Perez, ma in una curva veloce perde il controllo della sua Red Bull e si esibisce in uno spettacolare testacoda multiplo, che fortunatamente non lo porta a sbattere. Deve però fermarsi ancora una volta ai box per montare un treno di intermedie nuove.

Hamilton continua ad essere bloccato dietro Vettel, mentre davanti Perez e Albon guadagnano su Stroll.

A metà gara si presenta per tutti il dilemma di un eventuale cambio gomme per le slick o per intermedie nuove, e qualcuno dei primi è già in difficoltà A decidere per primo di fermarsi è Vettel al giro 34. Nel frattempo Albon, in terza posizione, va in testacoda e perde l’ennesima grande occasione di una stagione che merita di essere la sua ultima nella massima formula.

Nel frattempo, Perez raggiunge Stroll, e Hamilton si avvicina ad entrambi. Al giro 36, il canadese, che vorrebbe gomme slick, viene fatto rientrare per montare un treno di intermedie nuove. La scelta si rivelerà sbagliata, e il suo sogno finisce qui. Rientra infatti dietro a Verstappen, e da quel momento in poi in poi sprofonderà ai margini della zona punti.

Hamilton supera Perez e fra lui e la sua 94a vittoria c’è solo l’incognita di quanto ancora dureranno le gomme che aveva montato al decimo giro. Ma la classe non è acqua, e Lewis sa come far arrivare le gomme fino alla fine, cogliendo così vittoria e titolo mondiale.

E bravo come lui a gestire le gomme è anche il neo-disoccupato Perez, che riesce a conquistare un prestigioso secondo posto riprendendosi in extremis la seconda posizione che il rimontante Leclerc gli aveva appena soffiato. E proprio il monegasco rovina un’ottima gara con un errore in frenata che lo porta a perdere il podio a favore del suo compagno di squadra, autore di una prestazione maiuscola, degna di un quattro volte campione del mondo, cosa che nelle ultile due stagioni gli era riuscita poche volte.

Dietro ai primi quattro, un ottimo Carlos Sainz, seguito dalle due Red Bull con Albon davanti a Verstappen, autori  entrambi di una gara da dimenticare. Seguono Norris, apparso oggi ancora una volta nettamente inferiore al compagno di squadra, Stroll e Ricciardo, anch’egli decisamente in ombra in un giorno in cui la sua esperienza avrebbe dovuto fare la differenza come è avvenuto per altri colleghi.

Poca gloria per Toro Rosso, Haas, Alfa Romeo e Williams. Ma, obiettivamente, oggi per loro il problema sono stati probabilmente più i piloti che l’auto.

Infine, una menzione speciale per Bottas, giunto al traguardo quattordicesimo e doppiato. Per quanto si possa cercare di convincersi che egli rappresenti un osso duro per Lewis, gare come quella di oggi dimostrano che non è così, e che quando l’inglese gli sta dietro è un caso. D’altra parte i numeri delle ultime 4 stagioni parlano chiaro e dicono che Bottas non è minimamente a livello di Nico Rosberg, col quale Hamilton aveva dovuto combattere duramente per vincere i suoi primi due titoli in Mercedes (e il terzo lo aveva perso).

E, forse grazie anche a Nico, al Lewis delle ultime 4 stagioni avrebbe potuto tenere testa forse solo un pilota, colui che gli ha ceduto il posto nel 2013 e che ha contribuito a far diventare la Mercedes quello che è oggi. E, con quel pilota, oggi Lewis condivide il numero di 7 titoli mondiali vinti.

* Immagine in evidenza dal profilo twitter @MercedesAMGF1

F1 2020 – GRAN PREMIO DI TURCHIA

Continua il viaggio nostalgico della F1 sulle piste degne di essere definite tali, ora è il turno dell’Istanbul Park che torna in calendario dopo un’assenza che durava dal 2011.

E dire che, essendo uno dei nuovi circuiti di matrice “tilkiana” avrebbe potuto seguire il triste destino di altri circuiti (vedi circuito di Sochi, Abu Dhabi, Bahrein, ecc ecc) a cui la famigerata definizione del sgt. Hartman calzerebbe a pennello.

Invece, il sito di costruzione con parecchi saliscendi e, per una volta, una felice intuizione nel suo disegno, hanno fatto sì che ne venisse fuori un tracciato tecnico, impegnativo e apprezzato dai piloti e spettatori.

immagine da f1sport.it

Così apprezzato che dal 2012 non è più in calendario ed è stato addirittura acquistato nel 2015 da una compagnia di noleggio locale per farne una concessionaria di auto usate. C’è voluto il Covid per rendergli un pò di giustizia.

Si arriva in Turchia con il primo match ball a favore di Hamilton per il settimo titolo. Al 44 basta non perdere più di 8 punti dal suo compagno di squadra per laurearsi campione del mondo, il che porta a pensare che possa anche accontentarsi di un secondo posto con Bottas vincitore ma senza il punto addizionale per il giro più veloce.

Insomma, a meno di problemi particolari, una passeggiata. Molto più incerto invece rimane il futuro del pilota inglese che, ormai si è capito, attende rassicurazioni dal parte di Mercedes in merito al loro impegno futuro nella F1. Difficile, praticamente impossibile pensare ad un 2021 senza il 44 stampato sul musetto della futura W12.

Molto più facile pensare che cerchi di strappare un contratto annuale per il 2021, vincere l’ottavo titolo, superare le 100 pole e le 100 vittorie per poi decidere di ritirarsi o restare in Mercedes alle sue condizioni o cercarsi un altro team.

immagine da autosport.com

La situazione in merito è ancora piuttosto “fluida” ma ormai il tempo sta per finire. Scontato dire che un Hamilton lontano da Mercedes nel 2022 sarebbe una bella ventata di novità e incertezza per una F1 che ne avrebbe un gran bisogno.

In un periodo piuttosto avaro di notizie, continua l’incertezza sul futuro dei(l) pilota Red Bull. Albon ha continuato a scavarsi la fossa ad Imola in una maniera così tragicomica che viene da pensare che Hulkenberg si sia procurato una bambola voodoo con le fattezze del thailandese. Mettici pure cha ha dichiarato di non essere intenzionato ad accettare un eventuale downgrade verso l’Alpha Tauri e si capisce bene che il suo futuro in F1 assomiglia sempre più al percorso del bovino che va verso la macellazione.

Anche Kvyat, nonstante il gran quarto posto imolese, sembra sempre più spinto fuori dal team a causa di Tsunoda, che ha ben impressionato i vertici di Alpha Tauri nel suo shakedown post-gp ad Imola.

immagine da f1granpriix.motorionline.com

In tema di PU, un assist alla Red Bull arriva da Toto Wolff che si dice certo della capacità della squadra austriaca di saper gestire il know-how che lascerà Honda. Ciò comporterebbe però il congelamento delle PU già dal 2021 e fino alla definizione delle nuove PU a partire dal 2024/2025, congelamento a cui si oppone Ferrari, che sarebbe svantaggiata non avendo, a meno di miracoli con la nuova PU del 2021, la possibilità di recuperare il gap con le PU più performanti. Anche in questo caso, lo scenario è ancora apertissimo.

Dulcis in fundo (si fa per dire), il nuovo calendario provvisorio per il 2021. Con tutto l’ottimismo di cui si può essere capaci, sembra un calendario adatto agli E-sports piuttosto che alla realtà.

23 GP in giro per il mondo con l’attuale incertezza legata alle ben note vicende sembra davvero un immotivato esercizio di ottimismo. Senza contare il fatto che, come alcuni di voi hanno già sottolineato, alcuni gp consecutivi sono situati agli antipodi gli uni dagli altri, constringendo i team a trasferte pesanti in termini di fatica, logistica e delle tante decantate emissioni di CO2.In particolare il trittico Azerbaijan/Canada/Francia lascia davvero perplessi.

Ultima nota di merito, l’impegno della FDA nel cercare di portare il gentil sesso ai vertici del motorsport. Quattro ragazze si giocano un posto nella famigerata academy per quello che potrebbe essere l’inizio di una carriera non di secondo piano nel motorsport.

immagine da autosprint.corrieredellosport.it

La mancanza di donne competitive negli sport motoristici è annosa e ha svariate cause. Le principali sono ovvie: una scarsa apertura mentale del mondo del motorsport ai driver donna e lo scarsissimo numero di praticanti donna che si affacciano al mondo dei motori. Questo progetto della FDA in collaborazione con la FIA sembra essere una bella occasione per affrancarsi da una serie di luoghi comuni sulle donne nel motorsport.

Anche perchè non è vero che le donne non possono andare forte in macchina, chiedete a Michele Mouton…

*immagine in evidenza da dailysabah.com

Rocco Alessandro