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PEREZ VINCE, VERSTAPPEN RIMONTA. LA RED BULL DOMINA ANCORA IN ARABIA SAUDITA

Che per la Ferrari il mondiale 2023 non fosse iniziato bene si era già capito. Ma che potesse proseguire di male in peggio non era, forse, tanto prevedibile. Forse. Prima le dimissioni di Sanchez, poi le voci di un Vasseur “depotenziato” e di un passaggio di Leclerc in Mercedes, prontamente smentite, manco a dirlo, dalla televisione ufficiale della squadra di Maranello.

Le voci sono voci, i fatti sono i fatti. E questi ultimi dicono che le 2 centraline disponibili per Leclerc per il 2023 sono già andate in fumo, e che su entrambe le auto hanno dovuto “per misura precauzionale” montare power unit nuove. Ma, ancora peggio, che la SF-23 si becca 6-7 decimi da Verstappen. E, quando quest’ultimo ha “problemi, problemi, problemi”, se ne becca 2 da Perez, nonostante un giro mostruoso di Leclerc. E sta dietro pure ad Alonso.

C’è poco da stare allegri, dunque. Con Leclerc dodicesimo e Verstappen quindicesimo, si spengono i semafori e Nando parte a fionda presentandosi primo alla prima curva, ma si becca immediatamente una penalità per avere posizionato la sua Aston Martin troppo a sinistra.

Al giro 4 Perez si porta in testa senza troppa difficoltà, mentre dietro Stroll si porta in quarta posizione superando Sainz, Leclerc è salito in nona posizione e Verstappen in undicesima. 

Sorprendentemente, Perez non riesce a staccare Alonso, il quale sembra farsi rimorchiare approfittando del DRS. E la strategia funziona, perchè Russell, terzo, è già oltre i 5 secondi.

Chi se la passa malissimo è Hamilton, cui sono state montate le gomme più dure che sembrano non funzionare. L’inglese si lamenta via radio, ed è costretto a farsi sverniciare prima da Leclerc e poi da Verstappen.

Al giro 14 viene Sainz, bloccato dietro a Stroll, viene richiamato ai box per finta. L’Aston Martin ci casca e ferma il canadese, lasciando via libera allo spagnolo che prosegue per altri due giri e riesce a guadagnare la posizione.

Nel frattempo, Perez ha messo 5 secondi fra sè e Alonso, il quale si lamenta del degrado delle gomme. Il suo vantaggio su Russell è di 7 secondi.

Al giro 17 a Stroll viene detto di fermare la macchina in pista. La sua Aston Martin è posizionata in corrispondenza di un varco, ma la direzione gara decide di usare una Safety Car anzichè una Virtual. Questo consente al suo compagno di squadra di effettuare il cambio gomme in tutta tranquillità scontando la penalità e rimanendo in seconda posizione davanti a Russell. Anche Hamilton ne approfitta, e riesce a fare il cambio gomme riguadagnando la posizione su Leclerc.

Va ancora meglio a Verstappen, che ora si trova in quarta posizione a ridosso dei primi,. 

Si riparte al giro 20 con Perez che se ne va comodamente, e Russell che impensierisce per qualche curva Alonso, e poi deve preoccuparsi di Verstappen. Hamilton, l’unico con gomma a mescola media, passa Sainz.

Tempo due giri, e Verstappen fa fuori con facilità prima Russell e poi Alonso, e si porta all’inseguimento del compagno di squadra.

Inizia una battaglia a suon di giri veloci, con il distacco fra i due che si stabilizza attorno ai 5 secondi, fino a quando, al giro 39, Verstappen comunica di sentire uno strano rumore al posteriore, che gli ricorda il problema al semiasse avuto durante le qualifiche. Perez, invece, si lamenta del pedale del freno diventato lungo. Fatto sta che i due hanno quasi 15 secondi di vantaggio sul terzo..

A Max viene detto di lasciar perdere l’inseguimento al compagno e di girare un secondo più lento, cosa che non fa. A Perez viene ugualmente detto di rallentare, e il messicano ovviamente non ci sta. Così, entrambi continuano a tirare come matti.

Il box Red Bull implora Max di rallentare, e quando mancano 4 giri alla fine, e un distacco ormai incolmabile, l’olandese ha l’ardire di chiedere di potere fare il giro più veloce, in quel momento in mano a Perez. Ma decide saggiamente di lasciare perdere. Anzi no, perchè lo sigla proprio all’ultimo giro.

Finisce così con un’altra doppietta Red Bull e una meritatissima vittoria di Perez, davanti a Verstappen, ad Alonso, nuovamente sul podio, e alle due Mercedes di Russell e Hamilton. La macchina più veloce della storia della Ferrari si conferma quarta forza con Sainz sesto e Leclerc settimo. Chiudono la zona punti le due Alpine di Ocon e Gasly, e Magnussen.

Si diceva che il Bahrain fosse una pista anomala, e che il vero valore delle auto lo avremmo visto a Jeddah. E, infatti, nulla è cambiato. La Red Bull vista oggi rischia veramente di vincere tutte le gare. Appuntamento fra due settimane a Melbourne.

P.S. se hanno abbandonato lo sviluppo della F1-75 a metà stagione per sfornare la SF-23, forse hanno bisogno di uno veramente bravo, per tornare a vincere, altro che Vasseur.

P.S. 2 Alonso ha conquistato il podio numero 100. Colui che 10 anni fa veniva definito come il male della Ferrari, oggi, a quasi 42 anni, ha la soddisfazione di stare comodamente davanti alla sua ex-squadra. Chi l’avrebbe mai detto…

F1 2023 – GRAN PREMIO DELL’ARABIA SAUDITA

Secondo gp stagionale e ci rendiamo conto che il mondiale è praticamente già finito.

Detta così non faccio certo un favore a me nè al blog che ci ospita nè tantomeno a chi si prenderà la briga di leggere queste poche righe. Ma la realtà sembra essere proprio questa: il 2023 inizia come è finito il 2022 con l’aggravante di una Ferrari scomparsa dai radar, una Mercedes che, incredibile anche solo a pensarlo, ha fatto la stessa cazzata ingegneristica dello scorso anno, una Mclaren che, parole loro, pensano già al 2024.

Gli unici contenti quelli della Aston Martin che hanno fatto la cosa più intelligente da fare per un team di secondo piano e con una sacco di soldi: compra i tecnici da(l)i team migliori, prendi un gran pilota e fai una copia della Red Bull 2022 leggermente riveduta. Risultato? Seconda forza del mondiale anche se ben distanziata dalla corazzata bibitara.

Quindi tutto finito? Ci teniamo liberi per i prossimi 23 weekend di gara? Forse no, considerando che nell’arco di una stagione infinita come questa tante cose possono succedere anche solo per sfinimento delle risorse umane in gioco, considerando la mole di lavoro che dovranno sobbarcarsi soprattutto le maestranze di ogni team.

immagine da planetf1.com

Intanto si va a Gedda per il gp saudita sperando che, in primis, non ci siano missili vaganti come nel 2022 e in secondo luogo le caratteristiche della pista favoriscano una maggiore lotta per le posizioni di vertice.

Se lo augurano i tifosi Ferrari, ormai più un riflesso condizionato che un esercizio volontario perchè se sei un tifoso Ferrari e considerando l’evoluzione delle ultime stagioni, allora si può tranquillamente buttare il ferro a fondo e sedersi sulla riva del fiume non per vedere di passare il nemico morente ma per fare ciao con la manina al nemico che passa con lo yacht mentre pasteggia ad aragoste e champagne.

Dopo la stagione 2022 non poteva esserci inizio peggiore per la rossa: buona in qualifica ma non come nel 2022, lenta in gara e disastrosa dal punto di vista dell’affidabilità. E non vale portare ad esempio lo zero Red Bull in Bahrain nel 2022 perchè è evidente come si parta da due basi completamente differenti, per potenzialità e approccio.

E’ la solita commedia che puntualmente si ripresenta dalle parti di Maranello, un pò come “Una poltrona per due” immancabile ogni vigilia di Natale considerando che quest’ultimo è fatta molto meglio e fa ridere ogni volta. In Ferrari invece c’è poco da ridere, o meglio, per i suoi tifosi di sicuro.

La prima gara, forse in maniera fin troppo evidente e quindi un pò esageratamente, ha mostrato lo sfascio attuale della Ges che si è dimostrata ancora a metà strada tra quella dell’uscente Binotto e del subentrante Vasseur, con tecnici e addetti di primo piano che hanno fatto i bagagli (tranquilli non ci metto Rosato tra questi) e fiori di responsabili che hanno abbandonato la barca dopo la prima gara seppur affermando che era una decisione pensata a lungo. E certo, uno va via, guarda caso, al termine di un GP tragicomico con l’aggravante di essere il primo GP stagionale. Mai visto gente rassegnare dimissioni a lungo meditate dopo un trionfo.

immagine da f1sport.it

Questo fa pensare a come sia gestita la GES e quale ambientino si fosse creato con le gestione Domenicali, Mattiacci, Arrivabene, Binotto e ancora prima nei secoli dei secoli… Sembra Beautiful ma c’è poco di bello. Vasseur forse non aveva compreso in pieno in che ginepraio si sia infilato o comunque gli diamo il beneficio del dubbio. Ora è difficile cercare di tappare le falle di una barca enorme con le dita, l’unico modo è di tornare a fare risultato in pista, vincere o quanto meno cercando di fare bella figura.

A questo proposito, le due rosse si presenteranno a Gedda con l’ala posteriore monopilone, sperando che sia un pò più stabile di quella vista nelle pl1 del Bahrain. Leclerc avrà sul groppone anche 10 posizioni di penalità per l’introduzione della terza centralina dopo le due saltate per aria a causa di cablaggi difettosi. Immaginiamo con quale gioia il monegasco abbia accolto la notizia…

In tutto ciò ancora non si è capito l’interesse e il ruolo di Elkaan e Vigna, per il momento eminenze grigie che poco hanno contribuito se non per affermazioni ben auguranti ma improvvide.

Tutte illazioni giornalistiche? Speriamo, anche se di solito quando questi spifferi escono dalla GES qualcosa e anche più di qualcosa di vero c’è. In ogni caso la Ferrari si è presentata in maniera totalmente inadeguata in questo inizio di 2023 e si sa che la Scuderia è sempre nell’occhio del ciclone, nel bene o nel male. Bienvenue monsieur Vasseur.

Se Maranello piange Brackley di sicuro non ride, con una W14 già bocciata dal suo pilota in cerca dell’octa e con un Wolff che ha già provveduto a mandare una lettera di scuse ai suoi tifosi, sempre con il malcelato tentativo di parlare alla moglie perchè suocera intenda, come fatto l’anno scorso con la famigerata TD39. Vedremo quest’anno quale sarà il problema fisico che affliggerà i suoi alfieri al volante. In ogni caso dal punto di vista mediatico e non, la tempesta di Brackley è poco più di un temporalone rispetto all’uragano di classe 5 che imperversa a Maranello.

Red Bull e Aston Martin invece viaggiano con il vento in poppa, cercano di mettere fieno in cascina in attesa di momenti difficili. Poco da dire, se In Red Bull hanno iniziato così bene è perchè sono bravi e magari non cambiano organigramma ogni anno o quasi. Poi ci sarebbe la piccola questione sul budget cap dello scorso anno, su quanto abbia influito per costruire l’attuale vantaggio prestazionale e sulla risibile pena inflitta da scontare quest’anno. Ma sono solo considerazioni da rosicone, alla luce anche dello sfacelo compiuto dalle più immediate concorrenti.

immagine da motorsportmagazine.com

Mr Stroll ha finalmente dato un senso ai suoi investimenti puntando sul meglio in termini di risorse umane e, probabilmente, anche nella maniera di gestirli. Vedremo quando e se la parabola della Aston ritraccerà con il proseguio della stagione oppure si tratterà di una presenza fissa dalle parti del podio. Alonso professa calma e gesso, ma figuriamoci se il primo che ci crede nel ritorno alla vittoria non è quella vecchia faina.

Scusate la faciloneria nel parlare delle altre cenerentole invitate al ballo ma onestamente le uniche parole da spendere sono per una Williams che è riuscita a mettere in piedi una prestazione di tutto rispetto in Bahrain e punta al bis a Gedda e una Alfa Romeo Sauber Audi ecc ecc che, almeno con Bottas ha tenuto un minimo fede alle aspettative della vigilia. Le altre, a cominciare da Alpine e finendo con Haas e Alpha Tauri, dovranno rimettersi in riga altrimenti saranno volatili per diabetici, anche se non confrontabili con quelli che eventualmente voleranno dalle parti di Maranello nel caso di un malaugurato bis.

A dispetto dell’inopportunità del luogo in quanto a tradizione motoristica e rispetto dei diritti umani, si spera che questo gp edizione 2023 possa essere altrettanto spettacolare come quello 2022. Si spera che le caratteristiche del tracciato accorcino le distanze, enormi, viste tra i team in Bahrain. Si sa che la speranza è l’ultima a morire ma anche che chi visse sperando ecc ecc.

Pista con degrado basso, dovrebbe favorire una gestione del passo gara più aggressiva, con Pirelli che porterà le mescole C2, C3 e C4, quindi al riparo da usura eccessiva.

Un ultima considerazione sull’uomo del momento, Vasseur. Da uomo addentro alle vicende motoristiche da trent’anni come ha affermato esso stesso, si spera che abbia fatto un corso accellerato e proficuo di maranellismo applicato alla Ges per poter dare quell’impronta che, forse non i suoi capi, ma i tifosi si augurino possa dare alla Scuderia. Insomma deve cercare di trasformarsi nel Thomas Cromwell della Ferrari. Che lo faccia in fretta perchè al momento assomiglia più a Don Abbondio. E se è vero che anche Cromwell finì decapitato, la cosa è comune a tutti quelli che lo hanno preceduto, che cerchi almeno di arrivare al patibolo attraverso un cammino lastricato di vittorie.

*immagine in evidenza da thelastcorner.it

Rocco Alessandro

MIT’S CORNER: LE NON PAGELLE DI ABU DHABI

C’è una regola aurea del vivere comune: vantarsi delle proprie previsioni azzeccate e nascondere sotto il tappeto quelle sbagliate.

Oggi mi vanto delle previsioni azzeccate: avevo previsto che le ultime gare sarebbero state interessantissime, piene di spunti e di spettacolo e voilà! Ci sono state!

(mi piace vincere facile: chi mai non l’avrebbe previsto?)

Ad ogni modo ad Abu Dhabi si è svolta una delle gare più interessanti, in sé, dell’anno. La gara è stata infatti caratterizzata da altissima tensione, tatticismi, guida al limite, mosse di varia natura e tutto il pot-pourri di ingredienti che rendono godibile un GP di Formula 1.

Bene. Molto bene.

Si chiude il mondiale con i risultati definitivi anche per quel che riguarda i posti dopo il primo i quali hanno visto la Ferrari confermare il secondo posto nei costruttori e Leclerc quello nel mondiale piloti. Rimando ad altra sede le valutazioni sull’intera stagione ma non posso qui non rilevare che tali posizioni finali arrivano dopo un roller-coaster di eventi che, in fondo in fondo, ci ha divertiti. Prima dell’inizio della stagione firme e doppie firme sul secondo posto in entrambe le classifiche le avrebbe firmate qualunque sostenitore della rossa e ad occhi chiusi. Per come si era messa la stagione nella prima parte il secondo posto sarebbe stata una delusione. E addirittura per come stava evolvendo la parte finale di stagione il secondo posto sembrava quasi un miraggio (quantomeno nei piloti). Alla fine tutti contenti e alla via così.

Ma andiamo subito al dunque delle non pagelle!

VERSTAPPEN

“Che te lo dico a fare” è espressione idiomatica che ricorre in diversi dialetti del centro italia ed è tra le preferite di molti comici e a questo punto, per quanto mi riguarda, direi che si adatta perfettamente anche alle performance dell’olandese volante. Infatti, dopo la sua peggior gara dell’anno (peraltro saggiamente giunta dopo la matematica conquista del titolo) il nostro ritorna ai marziani livelli cui ci ha abituato in questa stagione. Pole position stellare, partenza perfetta e controllo straordinario dall’inizio alla fine con gestione gomme da antologia del motorsport. Il confronto con il teammate che pure aveva ben più motivazioni per fare bene è impietoso. Bravo!

LECLERC

Il buon Charles trova il risultato sperato con una gara (ok, lo uso l’aggettivo da giornalismo di bassa lega? Lo uso!) “maiuscola”. Dopo ottima qualifica pure lui parte bene e tenta un attacco nel punto giusto a Perez: che non sia riuscito va più a merito di Perez che non a demerito di Charles ma era il momento e il punto giusto in cui provarci perché se l’avesse tentato nel successivo rettilineo non aveva speranze vista la velocità di punta di RBR e la parità di gomme. Ad ogni modo non si perde d’animo e prosegue la gara con gran ritmo. Il “non si perde d’animo” caratterizza tutta la gara del nostro perché nelle varie fasi, piene di incertezza sulle strategie da adottare, riesce sempre a fare la cosa giusta, non commette errori e gestisce le gomme in modo esemplare. A conti fatti la sua gara è allo stesso livello di quella di Verstappen, quindi eccezionale, e verrebbe da dirgli: “visto che quando ti ci metti per davvero allora ti riesce?”. Peraltro la mossa tattica migliore della gara la mette in atto proprio il suo muretto e Binotto gongolava come un babbo natale da mercatino alpino quando ai microfoni di Sky se ne usciva con un “abbiamo bluffato la Red Bull”. Ma anche qui mi verrebbe da dire: “visto che quando vi ci mettete seriamente allora vi riesce?”. Bravissimo!

PEREZ

Se i primi due sono stati eccezionali altrettanto non si può dire per il buon Checo. Le motivazioni per far bene le aveva, eccome!. Lo sgarbo subito in brasile da Verstappen bruciava assai ed era pieno di significati. Verstappen NON vuole Checo secondo nel mondiale perché, sia pur in modo molto laterale, toglierebbe qualche punto ai suoi meriti visto che un 1-2 in classifica piloti testimonierebbe più la grandezza della vettura anziché quella della sua guida nonostante il primo posto nel costruttori. Del tutto speculare e contrario l’obbiettivo di Perez che a risultato acquisito nel costruttori un terzo posto nei piloti sarebbe più testimone di sua inadeguatezza di guida che non della vettura. E le premesse c’erano. Riesce a prende “solo” due decimi da Verstappen in Qualifica. Parte benissimo. Respinge da par suo l’attacco di Leclerc nelle fasi iniziali e poi si aggancia al teammate con l’intenzione di andarsene. Poi però si vedono le differenze. Max e Charles gestiscono le gomme alla grande ma lui no. Dal decimo giro in avanti non riesce più a fare i tempi del primo e del terzo permettendo così’ a Leclerc di riportarsi sotto finendo poi, al giro 16 per essere uccellato dalla mossa del box ferrari. Caduto nella “trappola” non riesce a gestire nemmeno le bianche e decidono di fare undercut su Leclerc pittando al 34 giro. Pessima scelta del muretto, si direbbe, ma è direttamente figlia della scelta precedente nonché dell’incapacità di Perez di gestire le gomme come il compagno di squadra e Leclerc stesso. A quel punto non c’è più niente da fare. Per quanto la tensione sia massima (il che ha reso decisamente goduriosa la gara) sino all’ultimo giro si era capito che non ce l’avrebbe fatta. Be’… Malino, caro Checo, malino assai.

SAINZ

La gara di Carlos è stata sostanzialmente identica a quella di Perez con la differenza che il suo obiettivo era tenere a bada le Mercedes in ottica costruttori. E svolge molto bene il suo compito dapprima con una bella lotta con Hamilton all’inizio e poi riuscendo a non perdere il filo della sua gara nonostante le tante differenti strategie che lo mettono comodamente davanti alle grigie di Brackley. Se con Russell era vita facile, vista la penalità, con Hamilton lo sarebbe stato altrettanto anche al netto della rottura subita dall’eptacampeao vittima, oltre che della sua indolenza e di una macchina probabilmente non perfetta per via del salto olimpico sul cordolo al primo giro, anche di una strategia poco consona (e non è la prima volta quest’anno: è più facile azzeccare le strategie con una macchina più performante delle altre – lo diceva anche La Palice, no?). La condotta strategica di Ferrari in questa gara, considerando anche Sainz, è stata perfetta e quindi mi ripeto: “visto che quando vi ci mettete seriamente allora vi riesce?”. Solido.

RUSSELL

Purtroppo per lui la Mercedes non conferma le straordinarie performance delle gare precedenti ma non si perde d’animo. Il vero handicap per la sua gara sono stati i 3 (!!!) millesimi rimediati dal teammate in qualifica e la partenza non buona più che la penalità che pure condiziona il risultato finale ma che non è certo colpa sua. Non molto da dire in più salvo che comunque il suo personale “mundialito” l’ha vinto bene e non certo contro un signor nessuno. Notevole.

NORRIS

Il buon Lando mi pare in ripresa. Già in Brasile, al netto della rottura, era andato bene ma oggi ha veramente tirato fuori il massimo. Tra ottima qualifica e ancor migliore partenza riesce poi a gestire perfettamente una gara che, date le sue possibilità non poteva andare meglio. Dopo il secondo pit stop rimonta da par suo e si toglie anche la soddisfazione di un fastest lap, assolutamente non scontato per come si era messa la gara. Bravo.

OCON

Non c’è molto da dire sulla sua gara. Per l’ennesima volta in questa stagione si ritrova in una buona posizione finale più grazie alle circostanze che per propri meriti. L’unico merito vero è la qualifica in Q1, sia pur di pochi millesimi che gli consente una partenza migliore dei suoi competitor. Però si fa superare da Vettel, che pur con una AM inferiore ha un ritmo decisamente migliore del suo. Sfigura in gara rispetto ad Alonso (anche qui, per l’ennesima volta) fino a che questi è stato i pista e non da mai l’impressione di poter controllare qualcosa della sua gara. Insomma il 7 posto è certamente buono ma ha molto amaro in bocca. Si porta comunque a casa la soddisfazione di aver (di poco) battuto il molto più blasonato teammate in classifica mondiale ma anche qui non c’è da esaltarsi troppo: tra strategie (volutamente?) sbagliate e le innumerevoli rotture Alonso ha tantissimo da recriminare mentre Ocon decisamente molto meno. Bene ma non benissimo.

STROLL

Si potrebbe fare lo stesso identico discorso per Ocon: ha terminato in buona posizione più per le circostanze che per suoi meriti. Deve ringraziare il muretto per la differenziazione di strategie con Vettel se lo sopravanza perché oggi si è vista la distanza siderale che c’è tra lui è un pluricampione come Seb. Bene per il risultato ma… male per come è arrivato.

RICCIARDO

Il sorrisone di Ricciardo si fa più ampio del solito al termine delle qualifiche che lo vedono in Q1 dopo un bel po’ di tempo. Solo che deve scontare la penalità rimediata per la colossale boiata fatta a Magnussen in Brasile e parte tredicesimo. La sua ultima gara in mecca (e in F1? A me sta storia che torna in RBR da terzo pilota mi pare un po’ strana – sarà mai che Perez abbia da temere più di quanto immaginiamo?) è “gagliarda” nel senso che si trova sempre in bagarre ma stavolta non commette gli errori fatti con Tsunoda e Magnussen nei gp precedenti. Purtroppo per lui è però sempre in rincorsa ma alla fine strappa la posizione desiderata. Conferma, insieme a Norris, comunque che la Mecca ha finito la stagione in leggero progresso sul piano prestazionale: speriamo per loro che il trend prosegua nel 2023. Per il momento lo salutiamo e gli diamo un bravo di incoraggiamento.

VETTEL

Alla sua ultima gara della carriera il buon SEB mostra a tutti di che stoffa è fatto. Una qualifica eccellente e una prima metà di gara stratosferica ne sono la dimostrazione. In questa prima parte di gara tiene il ritmo di Norris, si toglie la soddisfazione di un paio di sorpassi inattesi per la sua vettura (su Ocon in particolare), si difende bene su Perez e dà la netta impressione che un risultato di alto livello possa addirittura essere alla sua portata. L’idea strategica era andare più lunghi di tutti sulle gialle, fare una sola sosta mettendo le bianche e grazie al ritmo spuntare una posizione a punti significativa. Peccato però che il crollo delle gomme lo fa andare 2 sec al giro più lento di tutti e tardano assai a capirlo. Quando al 26 va a pittare si ritrova troppo indietro. Poi continua da par suo e alla fine strappa un punticino che sa un po’ di amaro per come si erano messe le cose all’inizio. Comunque eccellente e lascia da campione. Bravo.

NOTE DI MERITO

Alonso stava facendo un garone ma la rottura al 28 giro gli portato l’ennesima delusione della stagione. Un vero peccato. Bella la scenetta in griglia con Vettel: “dont worry about me at the start” e da antologia il doppio sorpasso su Bottas/Tsunoda al 24 giro.

Tsunoda finisce in crescendo facendo ancora una volta una gara decisamente migliore dello spento Gasly – bella la battaglia con Alonso.

Albon non va a punti ma riesce a mettersi dietro un bel po’ di gente che normalmente dovrebbe stargli davanti.

Zhou sta qui perché almeno ci prova, a differenza del suo teammate

NOTE DI DEMERITO

Hamilton chiude male il campionato. Prende la scoppola della vittoria di Russell in Brasile e non riesce a reagire da par suo. Vero che è stato sorpreso da una vettura non competitiva come nelle ultime gare ma mentre Russell pareva avere tutto sotto controllo così non è stato per lui che è parso indolente e altalenante. La rottura è stata quasi quasi meglio che finire una gara dove avrebbe potuto rischiare di prenderle anche da Norris.

Gasly e Bottas non solo fanno una gara anonima dietro ai rispettivi teammate ma non ci provano nemmeno e se consideriamo che tutti e due avrebbero dovuto provare a difendere la posizione nel team nel mondiale costruttori non è stato un gran bel vedere.

Magnussen me l’aspettavo più pimpante dopo l’exploit del Brasile e mi ha un po’ deluso.

Mick non stava neanche andando male ma la stupidaggine su Latifi è stata inguardabile.

SENZA VOTO

Latifi: anonimo come sempre finisce la sua esperienza in F1 con un mesto ritiro di cui non si accorge nessuno.

 

Ad maiora.

VERSTAPPEN CHIUDE ALLA GRANDE AD ABU DHABI. LA FERRARI SALVA LA STAGIONE.

Ad Abu Dhabi si chiude il mondiale più a senso unico della storia della Formula 1. E c’è spazio solo per definire i primi dei perdenti, come li chiamava Enzo Ferrari. Che non sarebbe certamente fiero di vedere, nella contesa, proprio la squadra da lui fondata.

In settimana, tutta la stampa che conta ha annunciato in pompa magna il siluramento di Binotto, sostituito da un personaggio dal carattere difficile, tal Frédéric Vasseur che si vuole molto vicino sia alla dirigenza di Stellantis sia a Charles Leclerc. La Ferrari prontamente smentisce, la stampa che conta dichiara che la candidatura è bruciata, e Binotto si presenta sorridente nel paddock, come se niente fosse. C’è un secondo posto in entrambi i campionati, da portare a casa, e non sono ammesse distrazioni.

Le qualifiche vedono la Red Bull monopolizzare la prima fila, la Ferrari la seconda e la Mercedes la terza. 

La partenza è regolare per i primi tre, che se ne vanno nell’ordine, mentre Hamilton riesce a superare Sainz, il quale lo riattacca subito, lo passa ma lo porta largo, e l’inglese si riprende la posizione tagliando la curva. Dopo qualche giro, gli viene chiesto di ridare la posizione, cosa che fa prima che la direzione gara intervenga, ma poi se la riprende subito. Le sue gomme posteriori, però, si surriscaldano, e al giro 8 Sainz gli ripassa davanti. Il giro successivo deve poi cedere anche a Russell.

Al giro 10, Verstappen comanda indisturbato, con 3 secondi di vantaggio su Perez, il quale ha un vantaggio simile su Leclerc. Vantaggio che però evapora in 5 giri, perchè il messicano ha finito le gomme anteriori, e la Red Bull decide di farlo entrare per montare la mescola più dura. Sergio torna in pista fra Vettel e Alonso in battaglia, e impiega qualche giro a superare il tedesco, perdendo tempo prezioso.

Che però recupera subito dopo, e, stranamente, la Ferrari non fa fermare Leclerc.  Al giro 20 si ferma, invece, Verstappen, che esce poco davanti a Perez. 

Al giro 21 finalmente la Ferrari fa entrare Leclerc, che esce a debita distanza dal rivale messicano, e poco davanti a Sainz, che però non lo attacca. Charles inizia a guadagnare lentamente terreno nei confronti di Perez, e a metà gara si trova a 3 secondi, ma, soprattutto, fa segnare il giro più veloce. 

Perez, che segue Verstappen a 2 secondi, si lamenta di essere rallentato dal compagno. Le due Red Bull sembrano però in completa gestione della gara, e non consentono a Leclerc di avvicinarsi a meno di 2.5 sec. Ma così non è, perchè al giro 33 il distacco è di solo 1.5,  e la Red Bull fa fermare nuovamente il messicano. La Ferrari dice a Charles di fare l’opposto e, infatti, rimane fuori. Non solo, in Ferrari pensano di andare fino in fondo senza più fermarsi. Mancano 20 giri e il distacco da Leclerc è di 18 secondi.

Al giro 45 Perez raggiunge Hamilton, che non ha ancora fatto la seconda sosta, e l’inglese gli restituisce il favore dell’anno precedente, quando perse 5 secondi, e il mondiale, per la strenua difesa del messicano, il quale lo supera una prima volta, ma poi si fa risuperare nel rettilineo successivo. Alla tornata dopo, si fa più furbo e aspetta il secondo DRS, riuscendo a completare il sorpasso.

A questo punto Leclerc è 9 secondi, con 11 tornate ancora da percorrere. I giri passano, e Perez guadagna solo mezzo secondo al giro, il che non è sufficiente. 

A tre giri dalla fine, Sainz supera Hamilton per il quarto posto, e contemporaneamente la W13 dell’inglese si rompe. Lewis conclude così la stagione senza vittorie, per la prima volta da quando corre in F1.

Perez non ce la fa a raggiungere Leclerc, e la gara finisce così con Verstappen a centrare la quindicesima vittoria stagionale, Leclerc secondo ad artigliare una meritatissima seconda piazza nel mondiale, e Perez terzo per la delusione dei tifosi messicani. Al quarto posto Sainz, poi Russell, Norris, Ocon, Stroll, Ricciardo e Vettel, che chiude così la carriera in F1 come l’aveva iniziata, prendendo un punto.

La Ferrari riesce così a portarsi a casa la seconda posizione in entrambi i campionati. Poco, se si pensa a come il mondiale era iniziato, tanto se si pensa a dov’è stata la rossa nelle due stagioni precedenti. Ma dopo averci raccontato per due anni che l’obiettivo era il 2022, finire con 4 vittorie contro le 17 della Red Bull è obiettivamente deludente.

Ora ci aspetta la solita, lunghissima, pausa invernale. Nella quale, c’è da giurarsi, si tornerà a parlare del team principal Ferrari. Appuntamento in Bahrain fra 105 giorni.

P.S. oggi è stata, forse, l’ultima gara per tre piloti molto amati, per ragioni diverse. Mick Schumacher, il cui prosieguo di carriera non è ancora chiaro, Daniel Ricciardo, destinato a fare da terzo pilota e testimonial per la Red Bull, ma, soprattutto, Sebastian Vettel che ha lasciato un segno nella storia della Formula 1, anche da un punto di vista umano e del quale, ne sono sicuro, sentiremo ancora parlare in ambiti diversi dal motorsport. Danke Seb.

P.S 2 è stata l’ultima gara anche per Latifi, che, purtroppo per lui, non è così amato come i tre sopra citati.  E’ stato tanto criticato, e preso di mira per quanto avvenuto un anno fa proprio ad Abu Dhabi, ma se si pensa a certe prestazioni che è riuscito a produrre, non è sbagliato affermare che non sia proprio quanto di peggio si sia visto in F1, come in tanti sostengono.

P.S. 3 Einstein sosteneva che facendo le stesse cose si ottengono sempre gli stessi risultati. Chi dice che in Ferrari non si debba cambiare nulla, dovrebbe tenere conto di questo. 4 stagioni, 7 vittorie, due con zero, una sanzione pesantissima subita, un cambio di regolamento che ha letteralmente azzoppato una buona monoposto. E strategie discutibili in continuazione. E’ una traiettoria che va benissimo per arrivare secondi (per un  pelo), ma non certo per vincere il mondiale contro squadre come la Red Bull e la Mercedes. Ed è proprio questo il problema.

P.S. 4 a questo proposito, oggi abbiamo visto molto bene la differenza fra un fuoriclasse e un buon pilota. In Red Bull l’hanno capito molto bene, in Ferrari no.

F1 2022 – GRAN PREMIO DI ABU DHABI

Ed eccoci finalmente all’ultima tappa del mondiale F1 2022. Finalmente perchè, onestamente, non se ne può più almeno dal mio misero e personale punto di vista.

Mi si potrebbe obiettare che sono solo le “lamentatio” di un ferrarista deluso dall’ennesima stagione “a gambero” che i rossi sono riusciti a mettere in piedi, con punte di autolesionismo da far rimpiangere gli anni pre-era Todt, sia in pista che dal punto di vista politico.

In parte è vero, arrogandomi di rappresentare una buona parte del tifo ferrarista, posso tranquillamente affermare che non vedo l’ora che finisca perchè così finirà il rosicamento costante che accompagna i tifosi ferrari dal Gp di Ungheria in poi.

Ma non è solo questo, è la consapevolezza suffragata dai fatti che la F1 si è incamminata su una strada che magari avrà successo finanziariamente ma lascerà dietro di sè una lunga scia di imbarazzo e inadeguatezza.

immagine da scuderiafans.com

Le vicende del budget cap, del cambio delle regole in corsa senza una reale motivazione, la disinvoltura con cui sono gestite le gare dal punto di vista regolamentare hanno fatto perdere al mondo della F1 molta credibilità, fattore di cui già non godeva appieno prima del biennio 2021/2022.

Lungi da me non ammettere che i titoli di Verstappen siano ampiamente meritati e non sottolineare le ampie defaillance di sviluppo che la Scuderia ha messo in campo anche quest’anno, ma mettendo in fila tutte queste vicende il sentimento dominante è l’amarezza di non assistere ad uno sport, seppure molto sui generis, ma ad uno spettacolo ad uso e consumo dei nuovi fan che il management della F1 va tanto ricercando.

In questo senso vanno anche molte delle decisioni che la commissione gara prende per diramare i problemi che si verificano in pista, con l’uso disinvolto e mai prevedibile della safety car o delle virtual, sanzioni a tempo affibiate senza un criterio logico o quanto meno seguendo il regolamento e meno che mai cercando di preservare la correttezza dell’evento che si sta svolgendo.

In tutto ciò ovviamente la Ferrari ci mette ampiamente del suo, scegliendo di restare in una posizione economicamente privilegiata grazie al bonus per essere “team storico”, fregiandosi di un diritto di veto di cui non ha mai usufruito e imbastendo rivoluzioni tecniche e di risorse umane interne alla GES che in confronto Penelope e la sua tela sono un pallido esempio.

La Scuderia sembra sempre più essere “l’utile idiota” della F1, un team che porta prestigio e visibilità al prezzo di un obolo da versare ogni anno per non rompere troppo le scatole quando ci sono da prendere decisioni che vanno contro il suo interesse sportivo.

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A questo aggiungiamo il fatto che quello che sembra davvero mancare alla Scuderia sia la volontà, in termini economici e politici, di tornare al successo. Una volontà che manca a partire dai suoi amministratori delegati, composta da gente di sicuro molto abile nel tenere i conti ma completamente non avvezza al mondo delle corse e alle trame che la compongono. Da fuori sembra che, al di là delle dichiarazioni di facciata, semplicemente non interessi più di tanto se si vinca o meno, basta giusto qualche vittoria e “l’illusione” di essere della partita.

E per chiudere il calendario sempre più ipertrofico che si costruisce anno dopo anno. Per il 2023 sono già state ufficializzate 24 (!) gare, da Marzo a fine Novembre. A spanne, considerando Agosto come mese senza gare, fanno più o meno un Gp ogni 10 giorni, una follia considerando anche che le gare sprint, di cui anche i piloti a partire da Verstappen non hanno ancora capito l’utilità, passeranno da 4 a 6.

Tutto questo sembra fare a pugni con i propositi che la stessa F1 ha fatto suoi, come l’attenzione all’ambiente, l’inclusività e diversità. Ventiquattro gare con una organizzazione logistica incomprensibile se si ragiona nell’ottica di minimizzare gli spostamenti di personale e attrezzature.

Un esempio? Il Gp di Miami inserito a Maggio tra Gp di Azerbaijan e l’appuntamento di Imola. Tralasciando il fatto che la pista è un pugno in un occhio, si passa dall’Asia, al Nord America e poi in Europa nel giro di tre settimane. Motivo? Chi organizza il Gp di Miami ha chiesto e ottenuto pagando (ovviamente) di avere il GP in un periodo dell’anno lontano dagli altri appuntamenti nel Nord America (Austin, Città del Messico, Brasile) che arrivano a Ottobre. Alla faccia della sostenibilità ambientale.

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Per non parlare poi dei Gp ospitati in paesi che calpestano regolarmente diritti civili e delle minoranze, quando poi si fa tutto un circo su Hamilton e le sue “battaglie” sull’inclusività e la diversità. La fiera dell’ipocrisia ma non è una novità, dà solo fastidio il fatto che si sbandierino intenti che poi vengono regolarmente bistrattati.

Ah vero, c’è anche il Gp di Abu Dhabi… Che dire se non che si consumerà probabilmente la rivincita tra Hamilton e Verstappen dopo i fatti del 2021. Mercedes arriva dal successo in Brasile con Russell e vorrà fare il bis, possibilmente con il suo epta campione che così manterrà intatta la striscia di almeno una vittoria in tutte le edizione dei mondiali di F1 disputate. Considerando la tigna che Verstappen ha fatto vedere in Brasile scommettiamo che il suo unico obbiettivo sarà spezzare questa striscia, garantito.

Abu Dhabi porta in dote anche l’ennesima tragicommedia nella GES, con rumors di sostituzione di Binotto con Vasseur per il 2023 e smentita della Scuderia. In ogni caso, nessuno ci fa una bella figura perchè di sicuro qualcosa bolle in pentola ed è il chiaro segnale dell’ennesimo mal di pancia in seno alla GES che prelude ad un’altra rivoluzione. Il Gattopardo in salsa emiliana: “cambiare tutto perchè nulla cambi”.

Sarà anche tempo di addii per tanti piloti quest’ultimo GP: Vettel, Latifi, Ricciardo (molto probabilmente), Schumacher sono all’ultimo giro di giostra in F1, almeno per il momento.

Se per alcuni , vedi Latifi, il giro in giostra è durato anche fin troppo (anche se, ehm ehm, ha di fatto impedito all’epta di diventare octa…ehm ehm…) per altri come Ricciardo il dispiacere nel non vederlo più al volante è sincero.

Mick Schumacher oggettivamente ha fatto troppo poco per meritare la conferma: le ha prese da un Magnussen che praticamente un “ex” della F1, ha fatto troppi incidenti e raramente ha offerto prestazioni di rilievo. Ha avuto la sua occasione, che tanti altri magari più capaci non avranno mai.

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Ultimo pensiero per Vettel, ultimo ferrarista ad aver provato seriamente la conquista del titolo mondiale. Un grande pilota e una grande persona che lascerà un vuoto, senza dubbio. Ha cercato di raggiungere la gloria imperitura sotto le insegne del cavallino ma è stato solo l’ultimo di una lunga serie di piloti triturati dal Mito del cavallino, un altro figlio di Saturno. A lui i sinceri auguri di una vita felice lontano dalla F1, anche perchè se questo è il mondo che lascia non è il caso di avere troppi rimpianti.

Buon GP di AbuDhabi a tutti, io onestamente avrò altro da fare.

*immagine in evidenza da arabianbusiness.com

Rocco Alessandro