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RUSSELL VINCE LA PRIMA AD INTERLAGOS. E LA MERCEDES RISORGE.

Interlagos. Quante pagine della storia della F1 sono state scritte nel circuito posto fra due laghi alla periferia di San Paolo. E quanti drammi e quante esplosioni di gioia si sono viste con l’asfalto umido.
Umido come è stato venerdì per le qualifiche, quando alla gioia incontenibile di Magnussen, ritrovatosi in pole proprio quando la pioggia ha iniziato a cadere più forte, e la sessione è stata fermata con bandiera rossa, ha fatto da contraltare la rabbia di Leclerc per essere stato mandato in pista con gomme intermedie con la pista ancora da slick.

Al sabato è in programma la terza gara sprint della stagione, che si rivela molto tirata, con le due Mercedes a conquistare le prime due posizioni e, quindi, la prima fila per la gara di domenica, e Verstappen relegato, si fa per dire, in seconda fila.

E la domenica la temperatura è salita di tanto, non solo sugli spalti. Quando si spengono i semafori, le due Mercedes se ne vanno indisturbate seguite dalle due Red Bull. A centro gruppo, Ricciardo tocca Magnussen e lo fa girare. Il danese in retromarcia colpisce l’australiano che non riesce ad evitarlo. Inevitabile l’uscita della Safety Car.

E, quando rientra ai box, succede di tutto. Russell attende troppo a ripartire, prendendo di sorpresa Hamilton ma non Verstappen, che lo attacca. I due affrontano le prime curve affiancati, ma Lewis chiude la porta e si tocca pesantemente con il rivale olandese. Il quale ci rimette l’ala anteriore ed è costretto a fermarsi per sostituirla. L’inglese perde invece solo qualche posizione. Poche curve dopo, Leclerc attacca Norris all’esterno, lasciando abbondante spazio all’interno. Ma Lando allarga e lo spedisce contro le barriere. Nonostante l’urto, il monegasco riesce a ripartire e a fermarsi per cambiare ala e gomme, e, pur ultimo, inizia a girare più veloce di Russell, in testa alla gara.

Al giro 18 Sainz, in terza posizione, è costretto a fermarsi al box per togliere una visiera a strappo incastratasi in una presa d’aria. Allo spagnolo, partito con gomma a mescola media per fare un primo stint più lungo, vengono montate gomme a mescola soft. 

Al giro 24 Russell comanda le operazioni con 4 secondi di vantaggio su Perez e 10 su Hamilton, la cui vettura non ha evidentemente subito danni dal contatto con Verstappen. Proprio in questo momento, il messicano viene fermato per montare gomma a mescola media ed evitare di perdere la posizione nei confronti di Sainz. Sergio rientra davanti allo spagnolo, ma nel traffico dei doppiati, e Russell può fare la sosta per coprirsi dall’undercut con una certa tranquillità.

Al giro 30 è il turno di Hamilton fare la sua sosta, per montare gomme a mescola media.  Al giro 37 si ferma poi nuovamente Sainz per montare gomma mescola media.

Al giro 43 Hamilton ha raggiunto Perez, e impiega un giro per passarlo e riprendersi la seconda posizione. Il messicano si ferma poi al giro 48 per la sua ultima sosta, e si ritrova con oltre 11 secondi di distacco da Sainz e una ventina di giri per recuperarli. Alla tornata successiva Hamilton viene costretto a fermarsi per proteggersi dall’undercut, ma Lewis voleva continuare. Ancora un giro e pure Russell si ferma per montare gomma soft, ed esce poco davanti allo spagnolo della Ferrari.

Al giro 53 Norris pianta la macchina in mezzo alla pista. La direzione gara attiva la Virtual Safety Car. Sainz ne approfitta per cambiare le gomme perdendo la posizione su Perez. Ma la McLaren non si riesce a spostare, e viene attivata la Safety Car proprio nel momento in cui i commissari riescono a muovere la macchina.

Si riparte quando mancano solo 10 giri alla fine, e si consuma il dramma di Perez, che non trova il passo e si fa superare dalle due Ferrari e da Alonso. Ma, soprattutto, viene passato dal compagno Verstappen al quale era stato chiesto di non superarlo per non togliergli punti importanti per arrivare secondo nel mondiale. A Max viene poi chiesto un’altra volta all’ultimo giro di far passare il compagno, ma l’olandese rifiuta dando un’articolata spiegazione che fa riferimento ad una scia non data in una gara precedente.

Anche Leclerc chiede la posizione del compagno, ma la squadra gli nega questa possibilità giustificano la decisione con l’elevato rischio di perdere capra e cavoli, avendo Charles due mastini come Alonso e Verstappen a poco più di un secondo.

Finisce così con Russell che coglie la prima meritatissima vittoria in F1, davanti al compagno di squadra Hamilton. Al terzo posto Sainz, seguito da Leclerc, un favoloso Alonso, anch’egli rimontato dal fondo della griglia e Verstappen. Al settimo posto Perez, inguardabile nelle fasi finali, poi Ocon, Bottas e Stroll.

Fra solo una settimana l’ultima gara ad Abu Dhabi, circuito tradizionalmente favorevole sia a Red Bull che a Mercedes. La Ferrari può salvare la stagione mantenendo la seconda posizione in entrambe le classifiche. Momenti di scarsa lucidità permettendo.

P.S. per ammissione di Elliott, direttore tecnico della Mercedes, la W13 è nata male a causa di un grossolano errore nella definizione delle specifiche. Non è entrato nei dettagli ma è parso chiaro che l’errore avesse a che fare con l’altezza da terra. Quella che era a tutti gli effetti una carriola ad inizio stagione, è diventata una macchina in grado di fare una doppietta senza aiuti da parte degli avversari. Per tutto questo bisogna ringraziare la FIA, che a metà stagione ha di fatto cambiato il regolamento, favorendo la Mercedes e sfavorendo la Ferrari. E, su questo, credo ci siano ormai pochissimi dubbi, nonostante le continue smentite da parte dei diretti interessati.

P.S. 2. Un pensiero per l’Alpine, che l’anno prossimo sarà nelle mani di Ocon e Gasly, lasciando andare un pilota come Alonso che ha dimostrato, una volta di più, di fare la differenza. Quest’anno molto probabilmente arriveranno quarti, vedremo l’anno prossimo dove arriveranno grazie al contributo dei due prodi francesi che, si dice, si amino poco. 

 

F1 2022 – GP DEL BRASILE

Il Gp del Brasile si disputa sull’ormai classico circuito di Interlagos a Sao Paulo dal 1990 quando una versione riveduta e corretta del meraviglioso autodromo che lo ospitò fino a 10 anni prima sostituì Jacarepaguà/Rio nel Calendario Mondiale di Formula Uno. Il compianto ASdS, Paulista d.o.c, fece da supervisore all’ideazione ed alla progettazione del nuovo impianto

Il Destino, com’è noto, sa essere capriccioso quindi al Paulista fu negata la gioia del trionfo inaugurale sul nuovo Interlagos nell’edizione di esordio del 90.  Satoru “orgoglio di Sardegna e Giappone” Nakajima probabilmente lo scambiò per Berger in fase di doppiaggio al che anzichè gettarsi nel prato (com’era consuetudine dei doppiati all’arrivo di ASdS) gli chiuse la porta sui denti come uno Schlesser d’annata costringendolo ad una sosta extra ai box che gli costò la vittoria

Vittoria che, in ossequio alla già citata capricciosità del Destino, venne naturalmente ereditata dal suo arcirivale Alain Prost il quale benedisse la sua prima vittoria in Rosso di fronte alla folla a lui più ostile al mondo (i casi della vita). Il povero Beco sul podio aveva l’aria di uno in sala d’attesa mentre sta per fare una visita proctologica

La kermesse Paulista divenne subito un instant classic per Piloti ed appassionati regalando di fatto sempre dei GP gustosi anche in annate poco combattute per il WDC. Diverse le edizioni degne di nota, in primis quella del 1991 ove quello che parlava con Dio mise il sigillo che desiderava apporre l’anno prima. Meritevole di menzione l’aver guidato nell’ultima fase di gara col cambio che usciva dalla sede delle marce costringendolo ad uno sforzo dal dolore quasi insopportabile. Giusto pertanto il dovuto trionfo tributatogli dal pubblico nell’occasione

ASdS concesse il bis nell’edizione 1993 complice la pioggia torrenziale sopraggiunta in gara che levò di mezzo Prost e la sua impareggiabile Williams. Nota ilare: fu la prima volta che i Piloti corsero col cardiofrequenzimetro che trasmetteva le loro pulsazioni ai box durante la gara. Al netto delle ovvietà (frequenze sui 200bpm al via, etc) emerse una curiosità quando furono divulgati i dati di Senna durante la gara. Le sue pulsazioni erano assolutamente nella media quando a seguirlo erano Prost o Hill mentre si avvicinavano pericolosamente alla frequenza del “via” quando a seguirlo era il Signore qua sotto. Chissà perchè eh

Complice la scomparsa del povero Beco gli anni immediatamente seguenti furono un pò sottotono rispetto alle prime edizioni. Rammento la prova di forza assoluta della Bridgestone nel 1997 che mise Panis nelle condizioni di mettere il pepe sulla coda a Jacques ed alla sua imprendibile Williams. Ottimo Pilota il francese che, come noto, l’anno prima aveva vinto rocambolescamente a Monaco ma il binomio Pilota+Vettura (Ligier Mugen) con una gommatura “normale” era sì e no da zona punti e non certo da secondo posto. Qualcuno a Maranello notò la cosa e da lì a due anni dopo la Ferrari divenne il Team designato per lo sviluppo delle coperture giapponesi. Inutile dire che la cosa fu una delle pietre angolari del quinquennio d’oro del Kaiser

La prima edizione che mi viene in mente del nuovo millennio è quella del 2001 quando un Pilota che a fine carriera sarà universalmente riconosciuto come il più talentuoso a non aver mai vinto un WDC fece vedere al Mondo ed al nostro Alfiere adorato chi era e di che pasta era fatto. A me personalmente piaceva da impazzire e l’avrei tirato di corsa dalle nostre parti con buona pace di Rubens “alopecia” Barrichello

Juancho mise la sua sigla nell’edizione 2005 che però per ovvi motivi passò alla storia per il più giovane Campione del Mondo della Storia della Formula Uno (Record poi battuto da Hamilton nel 2008 e Vettel nel 2010). Quel ragazzino è ancora in giro a dare del gas in Formula Uno dando rara prova di longevità sportiva ma soprattutto agonistica

L’edizione 2006 fu quella dell’addio del Kaiser alla Ferrari che antecedette il suo primo ritiro. Briatore passò il weekend a dire che aveva paura che Massa speronasse Alonso in gara ed ovviamente finì con Fisichella che speronò Michael. Quando si dice i casi della vita eh

Il 2007 come noto segnò l’ultimo Mondiale Piloti vinto dalla Ferrari nella Storia fino ad oggi. Ad occhio e croce quel giorno nessuno poteva immaginare che per 15 anni (and counting) non si sarebbe più rivisto l’Albo d’oro del WDC

L’anno dopo fu quello della beffa più colossale ai nostri danni che riesca a ricordarmi. Di gran lunga peggiore di quello che sarà Abu Dhabi due anni dopo

Penso possiamo essere tutti d’accordo che l’edizione più celebre del decennio successivo sia quella del 2012. Sebestemmio batte Alonso per il WDC sul filo di lana dopo aver corso dal primo giro con la sua Redbull combinata così

Dell’edizione 2016 nessuno si ricorda la farsa della Direzione Gara la quale prima sospende la competizione per pioggia salvo poi farla riprendere dopo più di un’ora di stop senza che la pioggia sia mai cessata ossia con un circuito in condizioni decisamente più pericolose di prima sia per praticabilità che visibilità. Fuor di metafora esattamente come a Suzuka due anni prima non ci si poteva permettere che il buio interrompesse la gara. Uno schiaffo alla memoria del povero Jules

Si arriva quindi all’edizione 2021, l’ultima, nella quale qualcuno ai box spergiurava di aver smesso da metà Mondiale di sviluppare la macchina. La cosa fu chiara a tutti in gara (come no), fortunatamente Max mise il suo sigillo a fine anno chiudendo una serie di 7 WDC consecutivi da parte dei cocchi di mamma FIA. Ai quali auguro un digiuno almeno pari a quello che stiamo vivendo dal 2007 noi altri.

Buon GP a tutti

VERSTAPPEN FA 14 IN MESSICO. FERRARI SOTTO ZERO.

A Città del Messico l’argomento che tiene banco è sempre quello: il budget cap. Stavolta a tenere banco è la sentenza che, come ampiamente prevedibile, consiste in una bella dose di tarallucci e vino per la Red Bull. Le reazioni ai vari team principal sono da comica, ma per questo rimando agli immancabili PS.

Dopo la proverbiale quanto inutile superiorità Ferrari nelle prove libere, le qualifiche riservano la sorpresa di una Mercedes a livello delle Red Bull e di una Ferrari inguardabile. La pole va comunque a Verstappen, con le due frecce d’argento di Russell ed Hamilton a seguire, e l’idolo di casa Perez a chiudere la seconda fila. Leclerc si fa superare perfino dall’Alfa di Bottas, il che la dice lunga sulle difficoltà della rossa. Rimando anche in questo caso al PS per una considerazione sui commenti dei ferraristi a proposito della débacle in qualifica.

Si spengono i semafori e Verstappen, come al solito, parte benissimo. Russell si fa invece superare sia da Hamilton che da Perez.
Leclerc e Sainz duellano per qualche curva ma poi Charles ae la prende persa e lascia in pace il compagno.

Le due Ferrari oggi non vanno, e si staccano rapidamente. I primi 3, invece, restano racchiusi in meno di 3 secondi. Fino al giro 10, perché poi, inesorabilmente, Verstappen si allontana, anche se Hamilton partito con gomma a mescola media, prova a tenere il passo, al contrario di Perez che, invece, si ritrova ben presto a debita distanza.

Al giro 23, le gomme soft di Max iniziano a calare, come quelle del messicano, che si ferma per primo per montare gomma a mescola media. Verstappen si ferma 2 giri dopo, con una scelta ovviamente identica. Ad Hamilton viene detto di continuare per almeno altri 6 giri.

Al comando ci sono quindi le due Mercedes, con Russell staccato di 5 secondi dal compagno. Ma Max gira 1 secondo più veloce.
Al giro 29 si ferma Leclerc per montare gomma media. Si ferma anche Hamilton, per montare gomma dura, evitare l’undercut da parte di Perez e tentare di andare fino in fondo. Lewis era contrario a questa scelta e voleva continuare.

Cosa che fa Russell, al comando, che non si vuole fermare e chiede al suo box di montare la gomma soft per il finale di gara. Ma non viene accontentato e al giro 35 si ferma per montare gomma dura.
Al giro 38 Perez raggiunge Hamilton che, come prevedibile, si lamenta delle gomme, al pari del suo compagno. Verstappen è ormai lontanissimo, ma in Mercedes sono sicuri che le sue gomme non dureranno fino alla fine.

E si sbagliano, perché Max arriva alla fine senza problemi con oltre 10 secondi di vantaggio su Hamilton, che ha continuato a lamentarsi per tutta la seconda parte di gara e, almeno, è riuscito a tenere a bada l’idolo di casa Perez, che sale sul podio per il tripudio del pubblico.

Quarto Russel, quinto, seguito, a quasi un minuto, da Sainz, con a ruota Leclerc. Settimo un ottimo Ricciardo. Nonostante una penalità di 10 secondi. Ottavo Ocon, nono Norris e decimo Bottas. Da segnalare il solito magnifico Alonso, migliore degli altri per quasi tutta la gara e poi costretto all’ennesimo ritiro a pochi giri dalla fine.

Con la sua quattordicesima vittoria stagionale, Verstappen stabilisce il nuovo record superando Schumacher (2004) e Vettel (2013), fermi a 13. Fra due settimane il Circus farà tappa ad Interlagos per la penultima gara, e Max potrà facilmente mettere a segno la quindicesima, perché di avversari, quest’anno, non ne ha più.

P.S. 1: Horner che fa la vittima accusando la FIA di avere penalizzato il welfare Red Bull, Wolff che si dice soddisfatto della sentenza, Seidl che dice che è ora che quelli della Red Bull smettano di raccontare balle e, infine, Binotto che accusa la FIA di esserci andata troppo leggera e che Verstappen si meritava la perdita del mondiale 2021. E’ evidente che ogni dichiarazione si porti dietro un certo tipo di vissuto, e che, alla fin fine, abbiano tutti fatto la figura dei burattini comandati da un burattinaio che aveva ben chiaro cosa dovesse accadere in questi due anni. Burattini fino ad un certo punto, però, perché alla fin fine tutti ci guadagnano tanti soldi da questa situazione.

P.S. 2, Dopo le prove, abbiamo sentito Leclerc e Sainz parlare di qualcosa di strano al motore, e Binotto dire chiaramente che quella di Città del Messico è una pista difficile, e che qualche volta non si riesce a mettere tutto assieme. Traduzione: i piloti non hanno fatto un buon lavoro. In Ungheria era colpa della macchina (e Charles diceva il contrario), qui no (e sempre Charles ha detto il contrario). Meglio che si mettano d’accordo prima di farsi intervistare. Ma, soprattutto, è bene che il team principal inizi a chiedersi perchè, dopo avere ripetuto per due anni che l’obiettivo era il 2022, i tifosi si trovano davanti ad una stagione che sembra la 2019 al contrario. Oppure la 2013, fate voi. E dopo entrambe ci ricordiamo bene che stagioni ci furono.

P.S. 3.  Abbiamo avuto 7 terribili anni di dominio Mercedes, poi un 2021 eccitante, e ora un 2022 con il più grande dominio di un pilota mai visto in Formula 1. Auguriamoci di non vedere questa solfa fino al 2025, con tutto il rispetto per il grandissimo talento di Verstappen, a cui non conviene uno scenario del genere, perché alla storia potrebbe passare il fatto che ha vinto il primo mondiale grazie a Masi, e gli altri guidando un’astronave fatta da Newey. Hamilton sa bene cosa voglia dire.

F1 2022 – GRAN PREMIO DEL MESSICO

Seconda gara back to back nel continente americano per il Circus che passa dal Texas a Città del Messico per il GP del Messico sul circuito intitolato ai fratelli Rodriguez.

Messo in cascina anche il titolo costruttori e in attesa delle fantomatiche sanzioni che la FIA deve comunicare a Red Bull per lo sforamento del budget cap, il Gp del Messico vedrà il grande idolo di casa Perez cercare di togliere una vittoria già opzionata dal suo compagno di squadra e cercare di riprendersi il secondo posto nel mondiale piloti.

Vedremo se l’aria (rarefatta) di casa darà quel surplus in più al pilota messicano e anche quanto Red Bull (che è sempre attenta alle questioni di… marketing) vorrà strizzare l’occhio al sempre numeroso pubblico presente in circuito.

immagine da mexicodailypost.com

Il GP del Messico è per sua natura atipico in termini di condizioni ambientali che i team troveranno, con meno downforce generato dal corpo vettura, turbo della PU che dovrà girare a regimi più alti per compensare la perdita di potenza del motore termico causata rarefazione dell’aria e qualche problema in più in termini di raffredamento del corpo vettura e dei freni.

Ragionando in questi termini viene da pensare che le monoposto che riescono a generare tanto downforce saranno quelle favorite, e questo mette in pole sia Red Bull che Ferrari, con la prima che si fa preferire per una maggiore efficienza aerodinamica e l’accoppiata ibrido-turbo superiore rispetto a Ferrari. Dovrebbe venire un pò meno una delle armi principali del team campione del mondo, ovvero la velocità in rettilineo a DRS aperto, dato che l’ala posteriore non incide granchè a livello di DRS chiuso/aperto.

Il GP di Austin ha confermato un Verstappen sempre sul pezzo, una Mercedes in ascesa e una Ferrari bella al sabato e non un granchè alla domenica. In Messico le cose potrebbero cambiare soprattutto per Mercedes che potrebbe risentire di una downforce meno accentuata rispetto ad altre piste. Il pronostico comunque va sempre e comunque a favore della Red Bull.

immagine da motorbox.com

Intanto una possibile spiegazione della rossa “bella di sabato” viene, manco a dirlo dalle conseguenze della famigerata TD39. L’introduzione della TD39 sembra abbia in parte compromesso il bilanciamento aerodinamico della SF75, con conseguente irrigidimento delle sospensioni per cercare di porvi rimedio. Questo però ha indirettamente compromesso l’ottima gestione gomme che la rossa aveva dimostrato prima della sosta estiva, con il suo apice nel GP d’Austria.

Pirelli porterà le stesse mescole viste ad Austin e sarà da verificare su una pista front-limited quale sarà il degrado delle gomme anteriori, a fronte anche di una pista che migliorerà sensibilmente col passare delle sessioni di prove libere.

Tornando al discorso budget cap, sono attese decisioni ufficiali entro questo venerdì, giusto per dare il pretesto per qualche polemica in più.

Notizia fresca invece l’approdo definitivo di Audi in F1 in collaborazione con la Sauber. Non è ancora chiaro chi avrà le quote di maggioranza ma immaginiamo che Audi non vorrà essere solo un semplice sparring partner, l’ambizione è quella di arrivare a vincere per cui faranno sul serio fin da subito.

immagine da cadenaser.com

Per il resto vedremo in che modo i commissari di gara si renderanno ridicoli nel dipanare le inevitabili diatribe che si avranno nel weekend di gara. Difficile fare peggio del trattore in pista a Suzuka, dello specchietto di Alonso e della “Strollata” di Austin ma si sa che non c’è mai un limite al peggio.

*immagine in evidenza da alvolante.it

Rocco Alessandro

VERSTAPPEN VINCE AD AUSTIN. RED BULL CAMPIONE COSTRUTTORI NEL RICORDO DI MATESCHITZ.

Come prevedibile, ad Austin a tenere banco è ancora la questione budget cap. Il giorno dopo la conquista del titolo mondiale da parte di Verstappen, in Giappone, la FIA ha svelato il segreto di Pulcinella, e cioè che la Red Bull si è macchiata di una infrazione “minore”. Il che significa che ha speso qualche milioncino in più rispetto al massimo. Per cosa, non è dato a sapere, esattamente. Prima si è parlato di catering e malattie, poi dello stipendio di Newey, versato alla società del genio inglese, e quindi da non contare. E, comunque, Horner sostiene che non c’è alcuna violazione. E sostiene che i figli dei dipendenti siano stati bullizzati nei parchi giochi a causa di questa storia, sollevando commenti ironici da parte degli avversari.

Ma pochi minuti prima delle qualifiche, arriva la notizia della scomparsa di Dietrich Mateschitz, e tutte discussioni sul tema vengono così giustamente rinviate per rispetto della memoria del  co-fondatore della Red-Bull, che tanto ha dato al motorsport e non solo.

Ad aggiudicarsi la pole position è Carlos Sainz, davanti al compagno di squadra Leclerc, costretto però a retrocedere di 10 posizioni in griglia per cambio di componenti della power unit, e a Verstappen.

Si spengono i semafori e la gara di Sainz dura poche centinaia di metri. Partito malissimo, e bruciato allo start da Verstappen,  all’uscita di curva 1 viene  centrato da Russell, che si prenderà, per questo, 5 secondi di penalità.

L’olandese, come facilmente prevedibile, si invola, seguito da Hamilton e da Russell, che impiega qualche giro a superare Stroll. Nel frattempo, Leclerc, partito 12°, rimonta diverse posizioni, e al giro 8 si trova in settima.

Al giro 10 Verstappen guida le operazioni con 3 secondi di vantaggio su Hamilton. Perez, partito anch’egli a metà griglia causa penalità, raggiunge Russell ma, forse anche a causa dell’ala anteriore danneggiata, non riesce ad attaccarlo.

Al giro 13 Hamilton rientra ai box per montare la gomma a mescola più dura. Verstappen lo segue al giro successivo, così come Russell, che sconta la penalità. 

Al giro 18 Leclerc è l’unico dei primi a non essersi ancora fermato. Bottas finisce nella ghiaia ed esce la Safety Car. Charles ne approfitta per fare la sua fermata, e riesce così a perdere solo due posizioni, ritrovandosi quarto subito dietro a Perez. 

La gara riparte al giro 21, ma sul rettilineo più lungo si sfiora la tragedia. Alonso affianca Stroll il quale si sposta repentinamente da sinistra al centro della pista. Inevitabile il contatto fra l’ala dell’auto dello spagnolo e la gomma posteriore sinistra del canadese. Solo per un miracolo l’Alpine non decolla, e nessuno centra in pieno l’Aston Martin impazzita.

Esce quindi nuovamente la Safety Car, che resta in pista fino al giro 25. Alla ripartenza, Verstappen si invola ancora una volta. Leclerc attacca una prima volta Perez alla fine del lungo rettilineo, ma va lungo e il messicano tiene la quarta posizione. Ci riprova al giro successivo nello stesso punto e, con una manovra strepitosa, riesce a prendersi la posizione sul podio. Il messicano reclama la posizione, non si capisce bene su quali basi.

Hamilton, che sembrava potere tenere il passo di Verstappen, si ferma per la sua seconda sosta, subito imitato da Max e Leclerc. Ma la fermata dell’olandese è disastrosa, e il ferrarista gli prende la posizione. I due ingaggiano poi un duello bellissimo, con Verstappen che prova una prima volta alla fine del rettilineo del traguardo, ma Leclerc incrocia la traiettoria e gli ripassa davanti. Sul rettilineo lungo non ha però scampo, e si deve accodare alla Red Bull.

Mancano 17 giri e i primi 3 sono racchiusi in soli 3 secondi. Leclerc non riesce a tenere il passo di Verstappen, che si avvicina inesorabilmente ad Hamilton, che monta la mescola più dura, a differenza di Max che ha la gomma a mescola media.

La caccia di Verstappen si conclude al giro 50, quando entra in zona DRS e svernicia immediatamente Hamilton in fondo al rettilineo lungo. Ma Lewis vuole la vittoria a tutti i costi, e non molla l’avversario. Entrambi si prendono anche una bandiera bianco-nera per avere superato troppe volte i limiti della pista. 

Non accade però più nulla, e la gara finisce con Verstappen vincitore davanti ad Hamilton, Leclerc, Perez, Russell, Norris, un magistrale Alonso, settimo nonostante un grande spavento con annesso quasi decollo e l’urto violento con il guard-rail, Vettel, Magnussen e, a chiudere la zona punti, Tsunoda.

Da segnalare le pessime prestazioni di Mick Schumacher, Ricciardo e Ocon, letteralmente distrutti dai rispettivi compagni di squadra in una giornata dove avrebbe potuto esserci molto da raccogliere.

La Red Bull porta così a casa anche il titolo costruttori. Il modo migliore per onorare la memoria di Dietrich Mateschitz.

Appuntamento fra una sola settimana a casa di Checo Perez, in Messico. 

P.S. Probabilmente la Red Bull se la caverà patteggiando, con una multa e una decurtazione di un po’ di ore di sviluppo per le prossime stagioni. Alla fine dei conti, le sarà convenuto.

P.S. 2 Gasly non tiene 10 macchine di distanza durante la seconda SC, e si becca immediatamente una penalità di 5 secondi. Come passa veloce il tempo…