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F1 2022 – GRAN PREMIO DEGLI STATI UNITI

Quart’ultimo appuntamento del mondiale F1 che approda al COTA, ad Austin in Texas.

Peccato che ci si arrivi con la stagione già abbondantemente in ghiaccio, con il titolo piloti assegnato e quello costruttori che è puramente una formalità (e che comunque interessa infinitamente meno per chi guarda da casa).

immagine da lastampa.it

Nelle ultime due settimane e in coincidenza del Gp del Giappone è stato già detto/scritto tutto per cui è inutile dilungarsi su vicende che hanno portato la credibilità di questo sport(?) a livelli davvero bassi.

Questo porta inevitabilmente ad avere poca voglia di commentare anche l’immediato divenire, anche perchè non c’è davvero molto da dire.

L’attenzione (se proprio così la vogliamo chiamare) sarà puntata sulla scontata attribuzione del mondiale costruttori alla Red Bull. Bastano infatti un terzo e quarto posto per chiudere la questione, che viene da dire è stata già chiusa da tempo dalla farsa del budget cap.

Farsa che va avanti, in quanto non si conoscono ancora le famigerate “punizioni” che dovrebbero essere affibiate a Red Bull. Non vediamo l’ora di sentire quali sanzioni draconiane saranno decise…

Intanto in pista le scuderie porteranno gli ultimi aggiornamenti di stagione, tutte in ottica 2023. La pista del Cota potrebbe dare parecchie difficoltà agli ingegneri nel valutare questi aggiornamenti in quanto le irregolarità dell’asfalto texano possono creare parecchi problemi.

In particolare Leclerc dovrebbe montare la sesta PU (nuova ICE) per testare elementi che ritroverà nella PU del 2023. Cinque posizioni di penalità in griglia per lui.

immagine da motorbox.com

Ultime cartucce da sparare quindi per Ferrari, in cerca di un successo che manca dal GP di Austria, per Hamilton e Mercedes che cercano di evitare l’onta di chiudere la stagione senza vittorie (cosa che mi auguro fortemente) e Red Bull che, incassato il mondiale costruttori, ha nel COTA solo un’occasione per aggiornare in positivo le proprie statistiche.

A tal proposito viene in mente che forse l’unico motivo di interesse (siamo propri disperati eh…) sta nella lotta al secondo posto nel mondiale piloti tra Leclerc e Perez, con quest’ultimo che negli ultimi GP ha ripreso la verve di inizio stagione. Certo è che se Leclerc partirà indietro in griglia causa la penalità per cambio della PU, il messicano dovrebbe avere vita facile.

Una doppietta Red Bull nel mondiale piloti darebbe già una bella indicazione su cosa potremo aspettarci nel 2023 e negli anni successivi, almeno fino al 2026.

Le vicende degli ultimi 2 mesi non fanno però che confermare un aspetto: la totale e cronica mancanza di forza politica che la Scuderia ha ormai nel mondo della F1. Se consideriamo le due più grandi rivali, Mercedes e Red Bull, entrambe hanno ottenuto quello che si aspettavano dalle loro battaglie a colpi di carte bollate: la TD39 per Mercedes e il Budget cap “allegro” per Red Bull.

E Ferrari? Tanto strepitare per poi rimanere con un pugno di mosche. E pensare che hanno sempre in tasca un diritto di veto che assomiglia sempre più alla mano in tasca a mimare una pistola del ladro improvvisato alla cassa del fruttivendolo…

Ma anche in questo caso è inutile ribadire l’ovvio, già detto e ridetto in questo lido e altrove. Non resta che sperare in una bella gara e che la fine della stagione 2022 arrivi il più in fretta possibile, senza attendere con ansia l’inizio di quella 2023. Anche perchè basta il pensiero di un doppio GP saudita a partire dal 2024 a smorzare qualsiasi entusiamo.

*immagine in evidenza da motogp.com

Rocco Alessandro

MIT’S CORNER: LE NON PAGELLE DI SUZUKA

Ed ecco altre non-pagelle.

Questo sito mi sta prendendo la mano: spero di non annoiarvi.

E comincio subito nell’inseguire l’auspicio della frase precedente: che non-pagelle si possono scrivere dopo il gp del giappone 2022?

Già, perché onestamente non è che si possa dire granché al proposito salvo esporsi al pubblico ludibrio che additerà qualunque mio personalissimo giudizio come banalità di bassa lega. E sarà gioco facile darmi addosso con questo scopo giacché i nostri eroi hanno corso una gara così poco interessante che tentare di narrare le loro gesta richiamandosi ad archetipi letterari di omerica memoria scadrà inesorabilmente nel ridicolo.

Quindi qualche considerazione preliminare è assolutamente d’obbligo.

La prima, “velatamente” abbozzata in quasi tutti i commenti all’ottimo articolo di Pier Alberto, riguarda il sempiterno tema della corsa sul bagnato.

Il tema è trito e ritrito: si corre o non si corre quando piove?

Le Intermedie e Full Wet vengono portate dalla Pirelli ad ogni Gp, facendo salire la temperatura del pianeta di 15 gradi centigradi ogni volta che i cargo pieni di gomme fanno la spola tra un capo e l’altro del mondo. Le gomme Intermedie ormai l’abbiamo capito: sono gomme eccezionali. Lo dico senza la minima ombra d’ironia e con un sincero complimento al costruttore perché in tante occasioni abbiamo visto quanto riescano ad assicurare performance straordinarie anche in condizioni di pista che, alla vista anche del più allocco tra gli appassionati (che sarei io), sembrerebbero proibitive per gomme che si definiscono, per l’appunto, Intermedie. Ed è ciò che è accaduto ieri. Con una pista che aveva una portata d’acqua che era una combinazione letale tra Rio delle Amazzoni, Yang-Tze-Kiang e lo Jenisei d’estate i nostri eroi con le Intermedie giravano solo un 10/12 secondi più lenti dei tempi che presumibilmente avrebbero ottenuto in condizioni di perfetto asciutto. Chi mastica di F1 sa che questi tempi erano e sono irreali. Dunque “kudos” a Pirelli e ai suoi ingegneri che hanno tirato fuori delle gomme Intermedie da premio Nobel per la chimica (ripeto: il tono è scherzoso ma il complimento è serio).

Mi rimane pesantemente il dubbio, at-this-point, sul senso dell’avere a disposizione gomme Full Wet se, in concreto, queste non possono essere utilizzate in gara. Infatti ieri, come tante altre volte, si è visto che se le condizioni meteo/pista sono tali da consigliare (o in taluni casi obbligare) l’uso delle Full Wet siamo anche nelle condizioni di dover sospendere la gara perché si considera troppo pericoloso correre.

In altre parole: se le condizioni sono da Full Wet anziché correre si sta fermi ai box. È un bel cane che si morde la coda, non credete?

Questo paradosso delle Full Wet mi dà molto da pensare. In passato si correva e basta, pioggia o non pioggia. I piloti si adattavano (o cercavano di farlo) alle condizioni e guidavano di conseguenza sapendo che se facevano troppo gli “spanizzi” andavano a insabbiarsi e addio punti mondiali. Poi c’era chi era troppo “cauteloso” e chi si allenava facendo inondare apposta la pista di Kart sottocasa per allenarsi, chi navigava a vista e se pioveva troppo per i suoi gusti si ritirava al secondo giro (oppure parcheggiava la vettura vicino al suo hotel che raggiungeva poi a piedi) e persino chi, avendo corso con motoslitte su piste di ghiaccio, un circuito di F1 con un po’ di pioggia gli faceva il solletico. Lo sappiamo. Ma il senso era che il pilota si adattava alle condizioni proprio perché tanto meglio lo faceva tante più probabilità aveva di ottenere un buon risultato.

Ho usato il verbo al passato ma in realtà è così tutt’oggi e su ogni pista. I piloti fanno la passeggiata o la sbiciclettata sul circuito ogni volta che possono non perché vogliano sgranchirsi le gambe ma per cercare di carpirne ogni segreto. Prima della 8 c’è un piccolissimo dosso: devo tenerne conto per la frenata altrimenti spiattello di brutto. Il vento tira da nord-est: sto più vicino al muretto in rettilineo così mi disturba meno. I cordoli della 5 e la 6 mi sembrano un po’ più bassi degli altri: magari posso raddrizzare un pelo di più e guadagno 2 centesimi. E così via.

Non si vede perché non debbano fare altrettanto sul bagnato come hanno fatto i loro colleghi nel passato. Sul bagnato si va più piano sennò si vola fuori pista? Andranno più piano! Peraltro, chi va piano va sano e va lontano, dice il proverbio. E in Formula 1, per quanto paradossale possa sembrare, alle volte funziona in modo eclatante. Gli esempi si sprecano e così al volo mi vengono in mente un paio di Montecarlo con vincitori a sorpresa che hanno avuto il merito di tenersi lontano dai guai (a Montecarlo Patrese 82 e Panis 96) e senza andare così indietro nel tempo ricordiamoci di Ocon Ungheria 21.

Dopodiché, per carità, la sicurezza prima di tutto. Ma andrebbero stabiliti dei criteri che lascino meno dubbi sia in chi è direttamente coinvolto sia in chi assiste. Nel calcio c’è un metodo empirico: l’arbitro va in giro per il campo a far rimbalzare il pallone e se questo non rimbalza sospende la partita. In Formula 1 qualcosa di più oggettivo potrebbe essere tirato in ballo ma mi rendo conto di quanto sia difficile perché si deve tenere conto di molti fattori (drenaggio della pista, tipo di asfalto, “rivers” estemporanei, ecc.). E tuttavia serve qualcosa di questo tipo per evitare lo stillicidio di attese visti a Singapore e Suzuka (e innumerevoli altri in questi anni) e di polemiche twitteristiche in diretta su chi vuole partire e chi no.

Una seconda considerazione sulle gomme intermedie va pure fatta. Che le performance che offrono siano eccezionali l’ho già detto. Che la loro finestra di efficienza sia assai disuguale a seconda della vettura su cui sono montato invece no. E qui ancora una volta non si può far altro che complimentarsi con RBR che con entrambi i piloti, ma soprattutto con il fantastico Max, le ha gestite alla grandissima.

L’ultima considerazione la riservo alla stucchevole interpretazione del regolamento in merito all’assegnazione del pieno punteggio. Mi sono già dilungato sugli aspetti giuridici in altro articolo. Qui mi limito a dire che una tale mossa ha più l’aspetto di un regalo anticipato al pur meritevole Verstappen. Regalo di cui non aveva alcun bisogno visto che è da qualche GP che si discute solo sul “quando” e non sul “se” sarebbe diventato matematicamente campione del mondo. Ad ogni modo, quel che rimane è l’amaro in bocca di una gara che non ha avuto molto da dire agli appassionati. La brevità in cui si è svolta ha impedito ai protagonisti di giocare con le strategie, con sezioni di gara più veloci o più lente, di gestire e persino di inventarsi qualcosa: Alonso pitta dietro a Vettel e finisce dietro a Vettel – niente cambia. Peccato. E comunque il punteggio pieno, a mio modestissimo parere, non ci stava – mondiale o meno per Verstappen che tanto l’avrebbe preso comodamente a Austin.

Ma veniamo alle non-pagelle.

Verstappen – che dire? Eccellente ancora una volta. La gara è stata anomala, vista la corta distanza sulla quale si è svolta e darne un giudizio rigoroso sarebbe, da parte mia, assai presuntuoso. Quel che però è sotto gli occhi di tutti è che ad un certo punto si è messo sul 1.47 e non si è più schiodato da quei tempi, cosa che non è riuscita a nessun altro e che quindi rappresenta il suo maggior merito per la gara in questione (oltre ad una intelligente gestione della prima curva nella prima partenza). La certezza matematica del titolo arriva ex post il che gli toglie forse la soddisfazione di poterselo godere appieno in un lento e solitario giro di rientro (per quanto non mi sembri il tipo). Come detto poco fa non era questione di “se” ma di “quando” e non posso esimermi dal complimentarmi con lui per una stagione assolutamente straordinaria che ha dominato non solo grazie al mezzo, certamente superiore alla concorrenza, ma anche grazie ad un sangue freddo a livelli artici e al letale mix di spietatezza, capacità di gestione e maturità in episodi chiave che non poteva sortire altro che il risultato che oggi sta festeggiando. Chapeau!

LeClerc – ci ha provato anche in Giappone a fare il suo. Però, a differenza di Singapore ho avuto la netta sensazione che non abbia saputo esprimersi con la stessa brillantezza – in particolare non ha saputo (o potuto) gestire le gomme nel modo corretto ma va detto che non è stato il solo. Mancando Sainz non sappiamo se tale difetto è da ricondursi alla vettura o alla sua guida. Ma tant’è. Dopo la seconda partenza sta attaccato a Max, fa persino un fastest lap che verrà battuto solo da uno Zhou con gomme fresche ma poi i suoi tempi scendono improvvisamente di un secondo al giro nell’arco di tre tornate lasciandolo a bagnomaria (è proprio il caso di dirlo) tra il sempre più lontano Verstappen e il diligente Perez. C’è un momento in cui Leclerc chiede di pittare ma la sensazione è che non sarebbe cambiato nulla per due motivi. Il primo è che Verstappen avrebbe a sua volta pittato, rimanendo probabilmente primo o alla peggio dietro Perez e il secondo è che anche se VES non avesse pittato il massimo che avrebbe potuto ottenere Leclerc era recuperare la posizione (vedasi Alonso). Ecco, forse l’unica cosa che sarebbe cambiata sarebbe stato il finire secondo senza soffrire il problema Perez. Ma sorpassare quest’ultimo in pista, sia pur con gomme più fresche, era cosa tutt’altro che facile. Sicché, at-the-end-of-the-day, ha fatto bene a restare in pista e il lungo all’ultima chicane va semplicemente visto come un errore del nostro e penalità o non penalità, data alla velocità della luce o dopo ore e ore di discussioni, rimane un errore che si poteva risparmiare.

Perez – Fa il suo compitino in modo molto diligente riuscendo a barcamenarsi senza grossi problemi nelle fasi più concitate e gestendo ottimamente le gomme sino ad andare a prendere un arrancante LeClerc inducendolo all’errore all’ultima curva. Più di così non gli si poteva chiedere. Tra l’altro grazie al sorpasso ex post consente al teammate la matematica certezza del titolo.

Ocon – fortunato a trovarsi al 4 posto e bravo a difendersi da Hamilton. Non che ci volesse molto vista la lentezza di MER. Una gara così corta ci impedisce di dire di più: niente strategie niente situazioni particolari da gestire ma era lì: diamogliene il merito.

Hamilton – sfortunato a trovarsi al 5 posto e male a non riuscire a sorpassare Ocon. Non che fosse facile vista la lentezza di MER. Però va detto che là dietro il suo teammate ha fatto faville nei sorpassi quindi ribadisco il pessimo giudizio sulla sua gara anche perché nonostante i commentatori di sky continuassero a sostenerlo ad ogni pie’ sospinto non avevo la sensazione che potesse riuscire a tenere il ritmo di Perez.

Vettel – ottimo. Non avendo nulla da perdere ha giocato immediatamente la carta Inter alla seconda partenza e ne ha saputo approfittare al meglio. Tra i pochi costanti sui time lap in gara (insieme a Max) si stava comodamente portando sul duo Ocon/Hamilton quando anche a lui sono finite le gomme negli ultimi 4/5 giri. Peccato sennò ne avremmo viste delle belle.

Alonso – bella gara, la sua. Più che altro gli va dato atto di averci provato. Il pit per mettere gomme fresche e i successivi sorpassi mi spingono a usare l’aggettivo “gagliardo” ma la sua posizione finale rimane quella che aveva prima del pit. Almeno si è divertito, suppongo.

Russell – Ottimo. Dopo un Singapore incolore (tale anche al netto dei problemi avuti) si presenta a Suzuka con una signora gara in cui trova sorpassi notevoli (a parità di gomme). Bravo. Unico neo: il celebrato teammate con questa gara pareggia il conto per quanto riguarda le qualifiche. E questo non va bene, vista come era partita la stagione. Il vantaggio su Ham in classifica pare rassicurante (207-180) ma il finale di stagione potrebbe essere più importante, in ottica futura, di quanto non si pensi. Sarà meglio che stia sul pezzo.

Latifi – Come Vettel, non avendo nulla da perdere, va subito ai box per mettere le inter alla rolling start e poi si ritrova sorprendentemente nelle parti alte della classifica. Non può resistere al ritorno di Alonso e Russell ma si attacca coi denti all’ultimo giro per non farsi passare da Norris. Per una volta non fa boiate sesquipedali, il che è una notizia, e si ritrova a punti! Quindi, invece di prenderlo in giro, gli facciamo sincerissimi complimenti!

Norris – Mi verrebbe da scrivere le stesse cose scritte per Singapore. Qui non ho visto i camera car ma in una gara così strana un talento come lui te lo aspetti là davanti a battagliare almeno con Ocon/Ham/Alonso/Russell. Invece non ha mai dato l’impressione di poter fare granché.

 

Note di merito:

Zhou – al di là della posizione conclusiva si è portato a casa un fastest lap che vale solo per la gloria ma che nessuno di quelli che hanno pittato (quorum Alonso) è riuscito a battere.

Magnussen – ancora una volta, considerando la scarsezza della macchina, dimostra di sapersela giocare bene in condizioni difficili. Sarebbe stato interessante vedere che gara avrebbe fatto se avesse pittato con Vettel e Latifi

Mick – sia pur per pochi decimi di secondo ha condotto un GP. Potrà raccontarlo ai nipotini…

Note di demerito:

Gasly – bah. Ok che con le macchine in pista forse le gru dovrebbero aspettare un attimo. Ma se poi fai i 250 km/h, per giunta in quelle condizioni, in regime di bandiera rossa l’unica cosa che devi fare è stare zitto zitto, ringraziare tutti gli dei di tutti i pantheon passati, presenti e futuri che sei ancora vivo e sperare che nessuno si accorga della boiata gigantesca che hai fatto. E poi ha fatto pure una gara catabolitica. Peggio di così non si può.

Sainz – ok le condizioni difficili ma si è girato da solo. Non mi pare sia capitato ad altri. E questo non va bene.

Stroll – demerito molto relativo ma siccome queste condizioni sono le uniche in cui va decentemente mi aspettavo di più

 

Non so che dire di Tsunoda perché non l’ho mai visto. Ricciardo si è trovato dietro al teammate per circostanze e non per meriti. Ad Albon si è fritto il motore quasi subito.

 

E Bottas?

C’era anche lui?

 

Metrodoro il Teorematico

F1 2022 – GRAN PREMIO DEL GIAPPONE

Dopo Singapore è ancora tempo di grandi ritorni, ma questo è grnade per davvero, un GP che definire storico è riduttivo, il GP del Giappone sul circuito di Suzuka.

Ultima edizione disputata quella del 2019, poi i due anni di covid hanno lasciato in bianco la casella di Suzuka sul calendario del mondiale F1. Finalmente si torna a correre su un circuito che è tra i preferiti di ogni pilota che si reputi tale, per velocità, tipologia di curve e “pelo” che bisogna necessariamente avere.

Primo vero match point per Verstappen che se vince con il giro veloce non avrà bisogno di guardare ai risultati di Leclerc per potersi fregiare del secondo mondiale piloti della sua carriera.

immagine da news.verstappen.com

Abbiamo già detto come sia un titolo più che meritato, figlio di una stagione praticamente con zero errori, tante vittorie e una simbiosi perfetta con la sua RBR18. Unica pecca forse il fatto di aver lasciato il pallino delle pole position in mano a Leclerc ma alla fine i punti che contano si fanno alla domenica e su questo Verstappen ha dato lezioni a tutti.

A parte questo appunto, il tema che tiene banco nel mondo della F1 è lo “scandalo – non scandalo”  del budget cap infranto da Red Bull e Aston Martin.

Ovviamente è stato già detto tutto e il contrario di tutto, con Mercedes e Ferrari a fare la parte delle indignate e incazzate, Red Bull a proclamarsi innocente e prendendosela con la FIA per la fuga di notizie e la Fia a cercare di buttare acqua sul fuoco, rimandando al mittente ogni accusa e prendendo tempo per una decisione definitiva a Lunedì 10 Ottobre.

immagine da granprix247.com

Quindi Verstappen eventualmente ha tutta la possibilità di festeggiare con tranquillità il suo secondo titolo (se tutto andrà bene) ma non abbiamo grossi dubbi che quelli della Red Bull non passeranno la notte in bianco preoccupati dalle decisioni prese dalla FIA la mattina del 10 Ottobre. Con tutta probabilità quello che è stato sbandierato come un’infrazione grave sarà derubricata a infrazione minore con una sanzione pecuniaria e pressochè simbolica.

D’altronde come giudicare correttamente le voci di spesa di una società, la Red Bull, che è divisa in 6 differenti società e le cui voci di spesa potrebbero essere assegnate ad una società piuttosto che all’altra in teoria non legata al mondo F1? Altri artifici di questo tipo in passato sono stati fatti un pò da tutti, vedi Ferrari con lo spacchettamento dei tecnici in HAAS o anche in Alfa Romeo.

Alla fine, colmo dei colmi, l’unica “innocente” del gruppo sarà la Mercedes, cosa che da già da pensare a quanto sia diventato schifoso il mondo della F1, sempre più spettacolo e sempre meno sport.

Tornando a bomba sul GP del Giappone, sarà un weekend difficile per tanti, in primis per la concreta possibilità di pioggia nell’arco del weekend. Pioggia e Suzuka fanno venire in mente sempre brutti ricordi e l’inefficienza della direzione gara degli ultimi tempi non fa ben sperare per un weekend di gara gestito correttamente e con la dovuta imparzialità.

Pirelli porterà le gomme più dure a disposizione e proprio la gestione delle gomme in gara, se asciutta sarà, sarà la chiave del GP, date le forti sollecitazioni laterali a cui sono sottoposte e l’alto degrado che impone l’asfalto di Suzuka. Un problema per Ferrari e un vantaggio per Red Bull in termini di rendimento delle coperture, guardando quello che è successo dalla ripresa dalla pausa estiva in poi.

Dalla parte dei rossi curiosità nel provare il nuovo fondo previsto già per Singapore che potrebbe dare una mano in termini di bilanciamento e drag in rettilineo.

immagine da honda.racing

Il Gp del Giappone segna anche un “ritorno” della Honda nel mondiale F1. Detta così sembra una barzelletta dato che Honda non è mai davvero andata via concedendo a Red Bull lo sfruttamento della sua proprietà intellettuale per la PU ora targate Red Bull. Ora però tornerà nuovamente il logo sulle fiancate della RBR18 e Alpha Tauri, a suggellare l’accordo per la fornitura delle PU fino al cambio regolamentare del 2026.

Tutto già deciso o quasi in termini di lotta per il campionato, l’hype si sposta sulla FIA e su place del la Concorde, che è un pò una contraddizioni in termini o una presa per il culo se vogliamo essere meno prosaici: di concordia da quelle parti, quando c’è di mezzo la FIA, la F1 e team di F1 vari ed eventuali, se n’è sempre vista ben poca.

*immagine in evidenza da marca.com

Rocco Alessandro

 

PEREZ VINCE A SINGAPORE. FORSE.

Ad attendere il ritorno della Formula 1 a Singapore dopo 3 anni, ci sono ben due tempeste. Una meteorologica e l’altra regolamentare. Della seconda parleremo alla fine, la prima invece inizia a colpire il sabato, portando alla prima sessione di qualifica bagnata nella storia del GP. 

A guadagnarsi la pole è Leclerc, per pochi millesimi davanti a Perez e Hamilton, mentre Verstappen rinuncia stranamente a due giri che gli sarebbero valsa la pole, l’ultimo dei quali a poche curve dalla fine: il suo box lo richiama perchè la benzina rimasta non è sufficiente a completare il giro di rientro, con conseguenze partenza dal fondo. Per lui un posto in quarta fila, non il massimo su questo circuito.

La domenica, due ore prima della partenza, il meteo colpisce un’altra volta, e la pista si allaga. Start rinviato di oltre un’ora, per quella che sarà la seconda gara in notturna corsa con pista bagnata. La prima fu nel 2017, in pole c’era una Ferrari e ci ricordiamo bene come andò a finire.

Tutte le vetture si schierano con gomme intermedie e allo spegnimento dei semafori Perez brucia Leclerc e si prende la prima posizione. Anche Sainz supera Hamilton mentre Verstappen perde quattro posizioni e si ritrova dodicesimo. 

All’ottavo giro, Latifi manda contro il muro Zhou, il quale parcheggia l’auto in una via di fuga e, inevitabilmente, esce la Safety Car, Nessuno ne approfitta per cambiare le gomme perchè la gara è ancora lunga e la pista non si sta asciugando.

La neutralizzazione dura solo due giri, e alla ripartenza Verstappen ne approfitta per superare Vettel e portarsi in ottava posizione. Poche curve dopo, passa anche Gasly, che si fa rispettosamente da parte. Cosa che non fa l’avversario successivo che trova sulla sua strada, un tal Fernando Alonso al suo 350o gran premio. Lo spagnolo si tiene dietro Max per oltre una decina di giri, facendogli perdere una vita rispetto ai primi. 

Ma al giro 21 il motore Renault abbandona Nando, che è costretto al ritiro. Viene attivata la Virtual Safety Car, e l’unico a rientrare è Russell, che stava navigando in un’anonima 16a posizione. Gli vengono montate gomme slick a mescola media, e tutti gli occhi sono ora puntati su di lui per vedere come si comporterà la gomma da asciutto in queste condizioni. Come prevedibile, è troppo presto e i primi giri sono per lui un calvario, girando molti secondi più lentamente degli avversari.

La gara riparte al giro 23, e Leclerc ha già accumulato un distacco di 3 secondi da Perez. Verstappen ha raggiunto Norris, quinto, mentre Albon pianta la sua ala contro il muro, e viene attivata ancora una volta la Virtual Safety Car, che dura un solo giro, per poi essere riattivata immediatamente perchè anche il motore Renault di Ocon lo lascia a piedi.

Nessuno approfitta di queste neutralizzazione per cambiare le gomme. Nonostante siano già stati percorsi 29 giri, le gomme intermedie sembrano ancora in perfette condizioni, e la pista è ancora troppo bagnata. 

Quando la gara riparte, Hamilton, che stava attaccando Sainz, finisce contro il muro, e riparte infilandosi fra Norris e Verstappen. L’inglese ha l’ala rotta, ma si tiene dietro il rivale olandese. Nel frattempo, le gomme slick iniziano a funzionare sulla macchina di Russell, e la Ferrari ferma subito Leclerc per montare gomma a mescola media. Ma Charles arriva lungo alla piazzola e il pit-stop è molto lento. 

Al giro successivo rientrano anche Perez, Sainz e Verstappen. Ma proprio in quel momento Tsunoda va a sbattere, ed esce nuovamente la Safety Car. 

La gara riparte quando mancano 35 minuti alla bandiera a scacchi, e Verstappen attacca immediatamente Norris ma arriva lungo bloccando tutte e quattro le gomme ed è costretto a fermarsi al box. Leclerc si fa minaccioso con Perez, e Norris con Sainz.

Nonostante la disponibilità del DRS, Charles non riesce ad attaccare Perez. Dopo qualche giro attaccato agli scarichi dell’avversario, un errore del ferrarista consente al messicano di prendere un vantaggio rassicurante.

La FIA comunica di una investigazione a carico di Perez per non avere mantenuto la corretta distanza dalla Safety Car all’ultima ripartenza. Ma l’esito verrà comunicato dopo la fine della gara. E così a Leclerc viene chiesto di stare entro i 5 secondi da Perez, nel caso venisse penalizzato. Ma il ferrarista ora fatica notevolmente a mantenere il passo.

E la gara finisce con Perez meritatamente trionfante, davanti a Leclerc staccato di più di 5 secondi, e con più di una ragione per recriminare. Terzo Sainz, per tutto il week-end lontanissimo dal compagno di squadra, quarto Norris, quinto Ricciardo, anch’esso molto staccato dal compagno. Sesto un ottimo Stroll, davanti a  Verstappen, Vettel, Hamilton e Gasly.

Prossima tappa fra una sola settimana in Giappone, dove ci sarà un altro match-point per Verstappen. Ma prima, mercoledì, conosceremo i bilanci 2021 dei vari team.

P.S. e veniamo alla tempesta regolamentare. Pare, e sottolineo pare, che la Red Bull abbia sforato il budget cap di una decina di milioni di euro. Chissà perchè, non sono sorpreso. Ho sempre ritenuto, non so se a ragione o a torto, quella anglo-austriaca una squadra di furbacchioni (invito a leggere l’autobiografia del loro direttore tecnico per capire perchè). Probabilmente hanno studiato nei minimi particolari un regolamento complesso e comprensibilmente pieno di scappatoie difficili da controllare, che loro hanno sfruttato sapientemente come hanno sempre fatto. Ora, però, gli avversari, che sono stati più ligi, anche perchè faceva molto comodo a tutti spendere di meno visto il periodo, sono giustamente imbufaliti. C’è da sperare che, se verrà accertata l’infrazione e questa sarà dimostrabile, la FIA intervenga in modo deciso, come ha fatto due anni fa con la Ferrari sebbene, in quel caso, l’infrazione non fosse stata accertata nè resa pubblica. Due trattamenti diversi sarebbero del tutto inaccettabili e comprometterebbero (definitivamente?) la credibilità della Formula 1, già minata dai fatti di Abu Dhabi. Anche se, va detto, Verstappen vincitore nel 2021 e 2022 ha portato e porterà alle casse del baraccone (e quindi di tutti quelli che vi lavorano) molti più soldi rispetto all’avere Max secondo e/o squalificato. Quindi probabilmente finirà tutto a tarallucci e vino.

F1 2022 – GRAN PREMIO DI SINGAPORE

Il mondiale 2022 arriva nella sua fase finale e torna su un circuito anomalo per definizione, il circuito stradale di Singapore.

Un circuito in cui l’unica vera insidia sono i muretti che scorrono veloci a pochi centimetri da ruote e sospensioni ma che in realtà non ha veri punti tecnici o rettilinei in cui fare una gran differenza.

Questo potrebbe essere un punto a favore per Ferrari e Mercedes, che potrebbero sfruttare il layout del circuito per mitigare le lacune dalle proprie monoposto e avvicinarsi alle(a) RBR18.

Ferrari dal canto suo continua a sviluppare la SF75, anche se ormai i tori sono ampiamente scappati dalle stalle, soprattutto in previsione 2023. Che sia una bufala o meno (e dai con questi bovini…) per i rossi c’è da capire e risolvere i problemi conseguenti all’introduzione del nuovo fondo portato in Francia e gli effetti della TD39 che hanno minato le prestazioni della rossa.

immagine da ilmessaggero.it

Si era parlato di un nuovo fondo da provare ma sembra che tutto sia stato rimandato al Gp del Giappone, pista più probante per verificare l’efficacia di un fondo studiato per avere più downforce e meno drag.

Ma la notizia bomba dell’ultim’ora e che si lega al nuovo fondo Ferrari “rinviato” è quella che vede  due team, Red Bull e Aston Martin, in odore di sforamento del budget cap nel 2021. E che di conseguenza Ferrari, al limite con il budget cap per il 2022, abbia tirato per il momento i remi in barca in attesa degli sviluppi di un caso che potrebbe avere pesanti conseguenze sportive.

Se l’irregolarità fosse confermata, i due suddetti team rischierebbero una sanzione “minore” nel caso di uno sforamento entro il 5%, di una sanzione sportiva tipo una detrazione di punti o  retrocessione nella classifica mondiale se so sforamento eccedesse il 5%.

Non è chiaro se la sanzione sarà riferita al campionato 2021 o a quello in corso ma scommettiamo che tutto finirà in una bolla di sapone. Immaginiamo già i commenti di una Red Bull a cui viene tolto il titolo piloti 2021 o quello di quest’anno a vantaggio di un Hamilton o della Ferrari, del tipo “abbiamo vinto sul campo ecc ecc” (dove l’abbiamo già sentita questa cosa in Italia?)  e lo spirito con cui una Ferrari accetterebbe un titolo ” a tavolino”.

Forse l’unico contento sarebbe Hamilton, che raggiungerebbe il suo tatno agognato ottavo titolo (“si ma io non guardo i numeri e le statistiche…” e Toto Wolff che avrebbe la sua vendetta dopo ABD 2021 nel modo più doloroso possibile, a suon di carte bollate.

Tornando al GP, per tutti comunque sarà un’incognita dato che non si corre in pratica da tre anni. Nel mezzo sono cambiate le monoposto, è stato rifatto l’asfalto e ci sono le gomme da 18, in pratica un vero rebus per le squadre che avranno a disposizione in pratica solo i dati dei simulatori. Potrebbero esserci sorprese ma di solito, in queste condizioni, le monoposti più “prevedibili” sono quelle che meglio riescono a risolvere i problemi.

Per Verstappen questa parte finale di campionato assomiglia molto ad una luna di miele verso il suo secondo titolo iridato. Vantaggio abissale in classifica e una simbiosi al 100% con la sua RBR18 ne fanno il favorito per le restanti 6 gare di campionato, nettamente meritato in quanto non ricordiamo un singolo vero errore in questo 2022.

Per gli altri si tratta di raccogliere quello che si può e cercare di arrivare con il morale alto alla sfida dell’anno prossimo. Questo vale soprattutto per Leclerc che pensava fosse amore con la sua SF75 e invece era un calesse e ha dovuto fare i conti con qualche errore di troppo dovuto più che altro alla frustrazione di non essere dove avrebbe voluto.

Tutta esperienza per il giovane monegasco che ha l’imperativo di ridurre a livelli “verstappiani” il tasso di errore in questo finale di campionato e in vista del 2023.

Mercedes continua il suo 2022 di apprendistato e di trash talking/acting. Sembra che i dati al simulatore diano le frecce d’argento piuttosto in forma. Personalmente spero che facciano schifo ma al di là di questo sarà interessante sarà scoprire chi tra i due alfieri Mercedes sarà più competitivo. Se davvero Hamilton punta all’ottavo titolo nel 2023 come da lui stesso dichiarato deve cominciare seriamente a tenersi dietro il suo giovane compagno di squadra, altrimenti anche l’ombrellina Wolff sarà insufficiente a proteggerlo dal fango che gli arriverà addosso.

immagine da tuttomotoriweb.it

Per gli altri, scusate la franchezza, si parla essenzialmente di mercato piloti e di arrivare alla fine del 2022 senza fare grossi danni. Piastri è ormai definitivamente un pilota McLaren per il 2023, mentre Norris non si tira indietro nel tiro a Ricciardo affermando che “l’attuale monoposto ha le caratteristiche più affini allo stile di Ricciardo”. Verrebbe da esclamare “marrano!! Tu uccidi un uomo morto!!”

Non osiamo immaginare l’atmosfera in casa Alpine dopo la mossa “kansas-city” di Alonso. Probabile che il tutto si possa risolvere con l’utilizzo del solito strumento: la proverbiale faccia di tolla che lo spagnolo sa tirar fuori nei momenti delicati. Intanto sta già marcando il territorio della sua futura squadra esprimendo il desiderio di girare una scena in macchina in uno dei prossimi film di James Bond. Cosa farebbe il circus senza Alonso…

Alpine intanto sta invitando ai test per cercare il nuovo pilota praticamente qualsiasi persona si presenti con autocertificazione di aver guidato qualcosa che avesse quattro ruote. Al momento i papabili per il sedile del 2023 sono De Vries, Gasly, Ricciardo, Giovinazzi, Dohaan, insomma un bel pò di gente, senza dimenticare Mick Schumacher nel caso dovesse essere appiedato da Haas.

Immagine da gpblog.com

Uno che invece sarà molto rilassato in questo finale di stagione è Zhou che ha appena ricevuto la conferma per il 2023. Un bel colpo per il cinese che, onestamente, si aspettavano in pochi a inizio stagione.

Un altro che invece non ci sarà più in griglia, senza alcun rimpianto da parte di nessuno aggiungerei, è Latifi. Oggettivamente troppi errori e troppo lento il canadese che ha avuto uno dei pochissimi momenti di “gloria” nell’aver provocato il caos nel finale di ABD2021. Chissà se Marko&co lo hanno mai davvero ringraziato… Nel caso non l’abbiano fatto ecco una nuova occasione per dare il giusto merito ad un pilota che gli ha oggettivamente salvato il culo nel 2021.

Curioso il caso invece di Colton Herta, che vorrebbe approdare in F1 ma non ha la superlicenza FIA e quest’ultima ha già dichiarato che non la otterrà per il 2023. Nella forma non c’è nulla di sbagliato ma è evidente come questo sembra essere un altro sgarbo tra FIA e LM, con il presidente Sulayem che non perde occasione per rimarcare che gli aspetti sportivi della F1 sono di esclusiva competenza FIA. Anche quando, vedi TD39 o l’introduzione del doppio tirante per il Gp di Canada, di sportivo non c’è una benamata mazza se non fare un favore a Mercedes.

Dulcis in fundo le improbabili idee che Liberty Media e la Fia propongono per rendere più appetibile il “prodotto” F1. Nell’ordine: mondiale di 24 (ventiquattro!!!) GP, sprint race portate da 3 a 6, oltre a possibili futuri interventi su utilizzo DRS dal primo giro di gara, push to pass, doppia qualifica per stabilire la griglia di sprint race e gara domenicale.

immagine da scuderiafans.com

Tutto ciò per aumentare lo spettacolo. Facciamo sommessamente notare che prima dell’introduzione di quella cagata della TD39, Ferrari e Red Bull se le suonavano di santa ragione in pista a tutto vantaggio dello “spettacolo”.  Ora lo spettacolo è solo di Verstappen e le gare sono molto più noiose. Per fortuna che vige sempre l’adagio che “alla F1 serve una Ferrari vincente”. Ormai non fa più ridere neanche come barzelletta.

*immagine in evidenza da bleacherreport.com

Rocco Alessandro