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HAMILTON VINCE IL GP DELLA RABBIA E RAGGIUNGE VERSTAPPEN

La Formula 1 arriva a  Jeddah in un circuito terminato in tutta fretta, e dal layout discutibile. Un budello stretto e lungo, da percorrere ad una media inferiore solo a quella di Monza. Una assurdità, come poi si rivelerà, in effetti, a fine gara.

Le qualifiche sono emozionanti, con Hamilton e Verstappen su un altro pianeta a strapparsi i giri più veloci. Ma all’ultimo tentativo Max esagera, e all’ultima curva, nonostante i 4 decimi di vantaggio, va lungo e perde la macchina in uscita, finendo contro il muro. Il che lo costringe a partire in seconda fila, con la prima appannaggio della Mercedes. Non certo l’ideale.

Si spengono i semafori e le due Mercedes partono a razzo, con Verstappen che si deve accodare. Dietro di lui, Perez nel tentativo di superare Leclerc rischia di tamponarlo, e si deve a sua volta accodare al monegasco.

Hamilton segna giri veloci in successione, ma non scava un solco fra sè e gli avversari, con il distacco che si aggira attorno al secondo. 

Giusto il tempo che Vanzini ci ricordi che “può succedere di tutto” e al giro 10 Mick Schumacher distrugge la sua Haas. Inevitabile l’uscita della Safety Car, e in Mercedes fanno rientrare entrambe le macchine. Verstappen decide di fare il contrario e si accoda alla vettura di sicurezza. Ma Bottas rallenta eccessivamente, per lasciare spazio fra sè e il compagno di squadra, e l’olandese protesta furiosamente.

Ed è ancora più furioso con la squadra per non averlo fatto fermare. Ma non sa ancora che la direzione gara fermerà la gara, perchè le barriere sono irreparabili. E questo per Max è un grosso regalo, perchè potrà cambiare le gomme a costo zero.

Questa volta è Hamilton ad essere furibondo, perchè questa decisione ovviamente lo penalizza enormemente, ed è anche poco comprensibile, perchè visivamente le barriere non erano, almeno in apparenza, vedendole dal divano di casa, danneggiate in un modo che non si potesse riparare durante un periodo di neutralizzazione. E, infatti, la riparazione, o, più probabilmente, l’ispezione, dura solo 15 minuti, nulla che non si potesse fare con la Safety Car in pista.

Quel che è peggio per Hamilton, è che non sono previste più soste, quindi Lewis dovrà guadagnarsi la prima posizione in pista.

Già durante il giro di riscaldamento Lewis e Max si punzecchiano, col primo che prova una partenza, cosa vietata, e il secondo che si distanzia di più di 10 macchine dal rivale, cosa altrettanto vietata. Si spengono i semafori, Lewis parte meglio e Max per stargli davanti allunga la frenata della prima curva e taglia la chicane, uscendo davanti ad Hamilton in modo chiaramente irregolare. Ma se non avesse allungato tanto la frenata, Bottas, che aveva “sbagliato” la frenata, lo avrebbe tamponato in pieno.

La manovra di Max fa sì che Ocon si metta fra lui e Lewis. Ma dietro accade il caos, con Perez che tocca Leclerc e si gira, e Mazepin che tampona violentemente una Williams, attivando inevitabilmente un’altra bandiera rossa.

Durante la pausa si assiste ad una farsesca trattativa fra la FIA, Red Bull e Mercedes. Max dovrebbe essere penalizzato per la manovra effettuata, e la squadra “patteggia” per lui la partenza in terza posizione, dietro ad Hamilton. La gara ripartirà quindi con Ocon ed Hamilton in prima fila.

E di nuovo da fermo per la terza volta, con Verstappen che monta gomma media. Con una partenza spettacolare, e una staccata strepitosa, Max si infila all’interno ed Hamilton viene preso a sandwich fra l’olandese e Ocon, uscendo dalla chicane in terza posizione. Tempo un giro, e si riporta in seconda posizione.

L’olandese inizia a lamentarsi della mancanza di potenza, e dietro Lewis gli si avvicina. Va ricordato che l’inglese monta il motore favoloso che gli ha consentito di rimontare 25 posizioni in Brasile.

Tempo qualche giro e Tsunoda tampona Vettel, perdendo l’ala anteriore, che rimane sul circuito. Viene quindi attivata la Virtual Safety Car. Il distacco fra i primi due non è mutato e riparte la caccia, a suon di giri veloci da una parte e dall’altra. 

La pista però è disseminata di detriti causa di contatti vari, e viene attivata ancora più volte la Virtual Safety Car. Ogni giro a velocità controllata è ovviamente favorevole a Verstappen, avendo lui gomme più morbide rispetto ad Hamilton. E’ inspiegabile il fatto che non venga in questo caso mandata in pista la Safety Car, dal momento che precedentemente era stata data bandiera rossa quando, in apparenza, non ce n’era la necessità.

Dopo 5 lunghi giri, la gara riparte. Mancano 17 giri alla fine, e la caccia ricomincia ancora una volta a suon di giri veloci. I primi due fanno gara a sè. Proprio quando Hamilton si è incollato agli scarichi di Verstappen, viene nuovamente attivata la Virtual Safety Car. Ma questa volta viene incontro a Lewis, perchè gli risparmia il secondo settore, dove è più lento di Max, e riesce ad attivare il DRS e ad attaccare il rivale sul rettilineo di partenza. Anche questa volta, come in Brasile, l’olandese tira la staccata oltre ogni limite, e lo manda fuori pista. A differenza di Interlagos, però, gli viene detto di cedere la posizione, e lo fa in modo furbo, con Lewis che lo tampona clamorosamente e danneggia l’ala anteriore. Non è dato a sapere se l’inglese preferisse attendere per non concedere il DRS all’avversario nel rettilineo successivo, o se non sapesse che l’avversario gli doveva cedere la posizione.

Ma l’ala danneggiata non lo penalizza, e si rimette alla caccia, mentre infuriano le discussioni fra la FIA e la Mercedes. Proprio quando Lewis l’ha raggiunto, Max gli cede nuovamente la posizione, ma poi lo riattacca subito, azione vietata dal regolamento, e lo ripassa. A quel punto la direzione gara gli dà 5 secondi di penalità, e di nuovo l’olandese fa passare l’inglese.

A questo punto per Hamilton si tratta solo di arrivare a fine gara, l’avversario si allontana con le gomme praticamente finite, e non può fermarsi per cambiare le gomme perchè Ocon non è abbastanza lontano. E quel che è peggio, per lui, è che dietro al francese c’è Bottas che lo incalza. E, infatti, il distacco dall’olandese anzichè aumentare, diminuisce. Lewis, incurante, continua a segnare giri veloci, pur con l’ala anteriore che perde pezzi. 

La gara finisce in gloria per la Mercedes, con Hamilton primo, Verstappen secondo e furibondo, e Bottas terzo dopo avere superato sul traguardo un ottimo Ocon. Quinto Ricciardo, sesto Gasly, poi le due Ferrari di Leclerc e Sainz. Nono Giovinazzi, per la gioia di Vasseur, e decimo Norris, sempre sottotono in questo week-end.

E così una pista ridicola e una gestione ancora peggiore hanno materializzato lo scenario che tutti aspettavamo: Hamilton e Verstappen si presenteranno all’ultima gara a pari punti. Prepariamo i pop-corn.

P.S.: al momento di scrivere queste righe, è in corso un’investigazione per il tamponamento di Hamilton a Verstappen. Logica vorrebbe che non ci fosse penalizzazione, come non ci fu per Verstappen in Brasile.

P.S. 2:  riascoltare le comunicazioni fra FIA, nella persona di Michael Masi, Mercedes e Red-Bull fa capire quanto, probabilmente, questa persona non sia in grado di gestire in modo deciso due bande di briganti come sono, in effetti, le due scuderie che si stanno contendendo il mondiale 2021. Speriamo solo che a deciderlo non sia un’altra decisione discutibile, con inevitabili code polemiche.

F1 2021 – GRAN PREMIO DELL’ARABIA SAUDITA

Due gran premi alla fine del campionato. Il secondo di tre che si corrono in Medio Oriente. E il primo match point disponibile per chiudere il discorso sul mondiale piloti senza aspettare l’ultimo GP di Abu Dhabi.

In quanti scommetterebbero che Verstappen possa vincere il mondiale a Gedda? Prima del Gp del Brasile probabilmente molti di più, adesso l’ago della bilancia sembra puntare molto più dalla parte di Hamilton e di una Mercedes che sembra aver trovato l’ennesimo coniglio dal cilindro.

La famigerata super PU del GP del Brasile verrà riproposta sul tracciato saudita e in tanti già danno come quasi per scontata la vittoria di Hamilton con un Verstappen secondo e un arrivo ad Abu Dhabi praticamente a pari punti.

immagine da sport.virgilio.it

Tutto molto suggestivo ma sarà davvero così? Cominciamo col dire che la pista di Gedda è a dir poco atipica: un tracciato semi-cittadino dalle velocità media che si prevede molto alta e tanti (troppi?) muretti a delimitare la sede stradale. E su cui nessuno ha mai corso. Solo foto e dati al simulatore.

Tante le possibili trappole e imprevisti su un tracciato del genere, sia in qualifica che in gara con la possibilità di safety car che non è nemmeno quotata.

Mercedes avrà a disposizione la PU del Brasile sulla macchina 44 che tanto ha impressionato. Logica impone che difficilmente vedremo la stessa differenza di prestazioni con la PU Honda ma di sicuro in Red Bull sono preoccupati e molto.

A maggior ragione del fatto che per contro la PU della macchina 33 sembra essere un pò in calando e non possa offrire, soprattutto in gara, una costanza di prestazioni ad altissimo livello come quella Mercedes.

Marko ha aperto ad una possibile sostituzione dell’ICE non a Gedda ma ad Abu Dhabi, cosa che Honda voleva fare già a Losail.

Insomma, la logica della formichina in casa Red Bull che non hanno voluto introdurre una nuova ICE fresca per giocarsela meglio nelle ultime battute del campionato sembra che non stia dando i frutti sperati ma è ancora tutto in divenire.

In Mercedes, complice l’asfalto nuovo e assolutamente privo di asperità, giocherà un ruolo importante anche il sistema di sospensioni che abbassa la macchina sul dritto riducendo il drag e aumentando la velocità di punta.

La sensazione è che Verstappen e Red Bull dovranno davvero superare i propri limiti per cercare di non arrivare ad Abu Dhabi a pari punti con Hamilton.

I loro “scudieri” non pensiamo che possano essere più di tanto della partita, sia perchè a livello di guida non sullo stesso piano dei loro capitani e anche a livello di monoposto non sono proprio le stesse (soprattutto Bottas che sembra possa avere ancora problemi di PU nonostante le tante unità già sostituite).

La vera incognita saranno le casualità che la stessa pista getterà sul cammino dei due contendenti: basterà una bandiera gialla, una safety car, un problema in q2 o q3 che non permetterà un ultimo giro lanciato a fare il grosso della differenza.

Pirelli porterà le mescole centrali della sua gamma: C2, C3 e C4. In merito a strategie e durata è tutto un grosso punto interrogativo anche se non ci si aspetta un degrado eccessivo.

Per quanto riguarda gli altri, difficilmente il resto della truppa potrà anche solo affacciarsi alla lotta per il podio. Tra Ferrari e McLaren ormai la sfida per la terza piazza nel costruttori sembra essersi risolta a favore di Maranello che deve gestire un bel bottino di 39.5 punti. A meno di un harakiri rosso e di una prestazione super della McLaren, le cose non dovrebbero cambiare più di tanto.

Più vicine tra di loro Alpine e Alpha Tauri ma con una differenza sostanziale: una ha Alonso e l’altra no e questo fà una grossa differenza, più di quanto non possano esprimere potenzialmente le monoposto.

immagine da planetf1.com

Ormai ultimi giri di giostra per il duo Alfa Romeo, uno felice che la giostra, dopo tanto tempo si fermi e l’altro che invece scende a malincuore e con tanto rancore ma che, a conti fatti forse deve biasimare in gran parte se stesso.

Per tutti che non si chiamino Hamilton e Verstappen, Mercedes e Red Bull sarà come guardare lo spettacolo da una posizione di assoluto privilegio, in attesa che arrivi il rompete le righe prima di affrontare la stagione gravida di incognite del 2022.

E un ruolo lo giocheranno anche loro, magari in forma del tutto accidentale, magari con una piantata a muro in un momento topico del Gp di Domenica, in cui una safety car varrà più di una PU da mille cavalli o di un’ala flessibile.

Sarà una sfida tra strateghi al muretto e di meccanici al pit a decretare se la F1 avrà il suo 47esimo nuovo pilota a laurearsi campione del mondo oppure un altro che metterà un altro solido mattone sul piedistallo del pilota più vincente di sempre.

Sarà anche il primo GP senza Frank Williams. Tanto è stato già scritto in settimana per cui non ripeteremo l’ovvio ma semplicemente rendiamo onore ad uno dei personaggi che con la sua opera è diventato la personificazione di cosa sia la F1, nel bene e nel male. Un uomo tenace e innamorato del suo sogno, così grande che questo sogno è riuscito a sopravvivergli ed è quanto di più significativo potesse sperare di ottenere.

*immagine in evidenza da motorsportweek.com

Rocco Alessandro

 

BASTIAN CONTRARIO: LA MEGLIO GIOVENTU’

Volendo proprio “raccontare” il GP del Qatar, è doveroso  farlo partendo dalla fine. Ogni GP finisce col podio e quest’ultimo è gioia per gli occhi. Verstappen è esattamente in mezzo “alla vecchia guardia” della F1 moderna. Un trittico che difficilmente si poteva immaginare, il più giovane in mezzo alla meglio gioventù che la F1 moderna abbia potuto sfornare.

Confesso il mio peccato e cioè che avrei tanto voluto che tra quei due campioni ci fosse stato LeClerc, al quale tanto deve mancare il podio e che tanto deve penare ancora per poterci risalire. Purtroppo il suo tempo non è ancora giunto e, intanto che aspettiamo che Maranello gli fornisca (speriamo!) un mezzo alla sua altezza, ci godiamo il suo antagonista per eccellenza, che ci auguriamo, in futuro, darà spettacolo lottando corpo a corpo con lui, proprio come sta succedendo ora con Hamilton, cioè Max Verstappen. Ormai i giochi si stanno per concludere, rimangono solamente due GP, durante i quali, sebbene siano pochi, tutto può ancora succedere. L’olandese della Red Bull conserva ancora un esiguo vantaggio, che in un mondiale così tirato possono essere di sicuro non pochi. Ciò che mi è piaciuto del comportamento di Verstappen è stato la sua non arrendevolezza nel motivare  e nell’incitare la sua squadra “nell’inventarsi” qualcosa per cercare di acciuffare l’imprendibile Hamilton. Max il suo dovere lo ha fatto in partenza, prendendosi tutti i rischi del caso; rischi che avrebbe potuto evitarsi se solo fosse stato più accorto nelle qualifiche.

Purtroppo il ragazzo è stato educato a questo comportamento e chissà, forse un giorno, su questo aspetto cambierà, maturerà un’intelligenza agonistica più acuta, nel frattempo il suo modo di correre, di approcciare al weekend, è al “boia chi molla” a qualunque costo! Un errore gratuito quello di non alzare il piede in regime di bandiera gialla e, considerando che tante ne sono successe tra lui ed il campione inglese e considerando che alla fine è sempre stato graziato, era inevitabile (ed aggiungerei giusta) la penalità inflittagli. Penalità che gli poteva costare cara: l’olandese ha fatto una partenza kamikaze, infilandosi in un budello tra due monoposto al fine di agguantare il vertice della gara il prima possibile, eppure questa manovra sarebbe potuta finire anche rovinosamente. Errori di gioventù e di inesperienza? Personalmente, parlando del comportamento dell’alfiere della Red Bull, lo imputo solo ed unicamente al modo in cui egli approccia le gare. Quello stesso modo che gli sta consentendo di giocarsi il titolo, con il pilota più forte degli ultimi tempi. Vedremo chi avrà ragione, se il giovane contendente o uno dei campioni della meglio gioventù che la vecchia guardia abbia sfornato.

Fatto sta che Hamilton, a differenza di quello che dicono i suoi accaniti tifosi, sta disputando la sua migliore stagione di sempre. Non ci sono giri di parole ed è inutile nasconderlo: troppo comodo dire che ha il mezzo superiore, troppo facile affidarsi solamente su questo aspetto stantio. Ciò poteva essere vero fino all’anno scorso. Questo mondiale è all’insegna dell’equilibrio, un equilibrio che non si vedeva da tempo. La differenza: il pacchetto migliore si è sempre alternato e, nel momento della difficoltà, l’inglese ha tirato fuori tutto il suo estro, compensando le mancanze della macchina prima e della sua squadra dopo e soprattutto poiché quest’ultima, sotto pressione, ha toppato clamorosamente. AMG, condotta dal suo team principal, a sua volta ha cercato di rimediare ai suoi errori dando fondo a tutto… azioni politiche incluse. Non che Red Bull sia da meno sia chiaro. Già è notorio che i “bidonisti” inglesi (è cosi che venivano chiamati negli anni ‘70, visto che per aggirare il regolamento sul limite di peso, aggiungevano letteralmente bidoni pieni d’acqua sulla monoposto!) sono dei pessimi perdenti, figuriamoci ora che c’è in ballo qualcosa di più di un “semplice” mondiale; c’è in discussione il potere e quindi chi comanda. Nulla è lasciato al caso, tutto è lecito, quindi ci tocca sentire per bocca di Toto che la Federazione ha atteggiamenti razzisti (!) nei riguardi della casa con la stella a tre punte perché se la prendono sempre con loro, oppure ci tocca vedere il team principal della Red Bull che deve fare “servizi sociali” all’interno della stessa Federazione a causa dei suoi insulti.

Purtroppo il finale di mondiale sta prendendo una piega quasi squallida, dove i litigi fuori pista stanno divenendo importanti tanto quanto l’azione in pista. Nel frattempo che i due galantuomini delle rispettive scuderie si sputtanano a vicenda, il campione inglese ci mette il suo ed inanella due GP uno meglio dell’altro, tenendo vivo il mondiale e le sue speranze iridate. A dirla tutta, considerando il suo trend positivo visto nelle ultime gare, ci sono tutti i presupposti affinché riesca a fissare “quota Hamilton” (leggi otto titoli). Questo dipenderà solo ed esclusivamente da un unico fattore, che non sono le vittorie, bensì gli errori. Max sabato ha commesso una cazzata gratuita che gli poteva costare cara, come detto, invece gli è andata bene. Stessa cosa per l’inglese il quale dovrà fare attenzione a guardarsi bene le spalle dalle insidie che sono dietro l’angolo: domenica la gomma si è bucata a Bottas. Cosa sarebbe successo se fosse capitato a Lewis?

Chi non si è preoccupato di commettere errori ed ha spinto come non gli capitava da tempo è stato lo spagnolo della Alpine: il mai domo Fernando Alonso. Non potevo non concludere che con lui. Fernando, che di certo non è più un ragazzo, è a buon diritto il rappresentante per eccellenza della meglio gioventù della vecchia guardia e non a caso era lì su quel dannato podio. In una F1 come quella di oggi, dove il mezzo conta molto più che in passato, quel terzo posto agguantato dallo spagnolo ha ancora più valore. Fernando costruisce la sua personale vittoria al sabato: infatti la pioggia di sanzioni cadute sulle teste dei suoi colleghi che gli erano avanti in qualifica, gli consentono di salire fino alla seconda fila… il resto è storia. Se il mezzo lo asseconda, Alonso è un animale da gara che difficilmente si piega. Molti sono rimasti sorpresi di cosa quel “ragazzo” ha saputo dare… colpa di questa F1 castra talento. L’augurio è che il nuovo regolamento possa rimescolare le carte e dare la possibilità a piloti, proprio come Alonso, di poter dire la sua. Fernando ci crede e, senza nascondersi, lo mostra attraverso la sua T-shirt “trust the plan”… quel piano in cui la sua attuale squadra ha puntato tanto, se non tutto proprio, per l’anno prossimo. Sarà un 2022 “affollato” pare: AMG e Red Bull di certo non vorranno mollare l’osso, Ferrari ha fatto “all in” su questo nuovo regolamento e di certo vorrà essere della partita l’Alpine, la quale ha dimostrato di voler far sul serio prendendo a bordo il campione del mondo spagnolo. Di certo Fernando si farà trovare pronto e il podio di domenica scorsa è soltanto un avvertimento. L’età? Non conta se c’è motivazione e fame e nessuno ha più fame di uno come Alonso che per troppo tempo (anche per colpa di scelte sbagliate ovvio) ha dovuto ingoiare bocconi amari.

Avreste mai potuto immaginare un podio più iconico di questo? Non mi illudo, difficilmente si ripeterà nei prossimi due GP finali, nel frattempo ce lo godiamo, augurandoci che l’anno prossimo una cosa del genere diventi routine.

Vito Quaranta

 

(immagine in evidenza da Raiplay.it)

HAMILTON DOMINA IN QATAR. ALONSO TORNA SUL PODIO.

La F1 arriva sul nuovo (per lei) circuito di Losail, in Qatar mentre infuriano le polemiche. La Red Bull accusa la Mercedes di usare un’ala irregolare, le Mercedes chiede alla FIA di indagare sulla difesa di Verstappen in Brasile, ottenendone uno scontato rifiuto.

E così Max e la Red Bull si autoinfliggono una penalità. Fine del Q3, Hamilton saldamente in pole, l’olandese non si sta migliorando. 30 secondi prima che lui passi sul traguardo, Gasly buca una gomma e si ferma in pieno rettilineo. Sventola la doppia bandiera gialla, ma il sistema di avviso sul volante chissà perchè non è attivo. Dal box RB non parte alcuna segnalazione al pilota, e Verstappen non pensa nemmeno per un attimo alla possibiltà di rallentare, nonostante le bandiere sventolate siano ben visibili.

La penalità sembra scontata, e in effetti lo è, ma la FIA ci mette quasi 24 ore a deciderla. E così meno di due ore prima della partenza si viene a sapere che Max dovrà partire dalla settima posizione. Con Perez nemmeno entrato in Q3, e relegato oltre la decima posizione, e Bottas pure lui penalizzato ma di sole 3 posizioni, e, quindi, davanti a Verstappen (per quanto abbiamo visto non essere un gran problema), si preannuncia una domenica difficile per la Red Bull. Ma al fianco di Lewis c’è uno dei loro, Gasly, con il quale Marko dialoga lungamente prima della partenza.

Si spengono i semafori e l’inglese parte benissimo. Il francese non può fare nulla per contendergli la prima posizione, e deve invece difendersi da un arrembante Alonso, che lo supera all’esterno e si prende la seconda posizione. Anche Verstappen parte molto bene e si porta rapidamente in quarta posizione. Mentre, come previsto, Bottas non ha creato alcun problema, avviandosi in modo orribile e ritrovandosi in undicesima posizione.

Al quarto giro Max supera Gasly, e al successivo anche Alonso. Il distacco da Hamilton è di poco più di 4 secondi. I primi due girano oltre due secondi più veloci degli altri, e si contendono il giro più veloce. 

Al giro 12 Norris supera Gasly e si mette alla caccia di Alonso. Al giro successivo è il turno di Perez superare il francese, che si ferma per montare gomme medie. Al giro 16 il messicano supera Lando. Nel frattempo anche Bottas si è svegliato, ed ha rimontato fino alla sesta posizione.

Al giro 18 Verstappen, ormai ad 8 secondi da Hamilton, si ferma per montare gomma dura, mantenendo la seconda posizione. A scanso di equivoci, in Mercedes copiano la strategia Red Bull, e il giro successivo Lewis si ferma e monta anch’egli la gomma dura. 

Alonso, ottimo terzo con gomma soft, fa la sua sosta al giro 25, e riesce a stare davanti a Perez, che si era fermato diversi giri prima. La terza posizione viene ereditata da Bottas, che però non ha ancora fatto la sua sosta.

Il sogno di Nando di tornare sul podio dopo oltre 100 gare sembra finire al giro 30 quando Perez lo supera, non senza difficoltà, e lo stacca facilmente. D’altra parte, vista la differenza di mezzo meccanico, è fin troppo significativo che il quarantenne spagnolo dopo quasi metà gara sia ancora davanti ad una Red Bull. Ma ci sono ancora molti giri da percorrere.

Al giro 33 a Bottas, che non si era ancora fermato, cede la gomma anteriore sinistra. Il finlandese finisce nella ghiaia, ma riesce a rientrare e ad arrivare al box a velocità sostenuta. La sua gara è però compromessa.

Fra i primi due la situazione è relativamente tranquilla. Il distacco oscilla fra i 6 e gli 8 secondi, e la battaglia, ora, è per il punto del giro veloce. E al giro 42 la Red Bull, non avendo più nulla da perdere nè da guadagnare, fa fermare Verstappen per montare la gomma media, subito imitato dal compagno di squadra Perez e, al giro successivo, anche da Hamilton.

Alonso si ritrova così nuovamente al terzo posto, con 13 giri da percorrere e Perez a 20 secondi. Il messicano dovrà superare ben tre avversari prima di arrivare a lui, e fra questi c’è Ocon, al quale Nando chiede di difendersi come un leone per aiutarlo a mantenere un incredibile posto sul podio. Il francese ci prova in tutti i modi a mettere in difficolta Checo, ma la Red Bull è troppo superiore e deve lasciarlo andare.

Al giro 51 prima Norris, poi entrambe le Williams, bucano la gomma anteriore sinistra. Lands e Russell riescono a rientrare ai box, mentre Latifi è costretto a fermarsi lungo la pista. Non vi è però nessuna neutralizzazione, e la gara prosegue per gli ultimi giri, con Alonso che teme il ritorno di Perez, oltre ad una possibile foratura visto che le sue gomme hanno già coperto oltre 25 giri.  Dietro di loro c’è una bella lotta per la quinta posizione con quattro macchine racchiuse in pochi secondi: Ocon, Stroll e le due Ferrari, con Sainz davanti a Leclerc.

Ma al giro 55 viene attivata la Virtual Safety Car per consentire il recupero della macchina di Latifi che non era in una posizione sicura. Verstappen ne approfitta per fermarsi ai box e montare gomma soft per tentare l’attacco al giro veloce, che peraltro è già suo. 

Quando la VSC viene disattivata, manca solo un giro, utile solo a Max per migliorare il giro più veloce.

Finisce così con Hamilton che completa un week-end di dominio e accorcia ulteriormente, portandolo ad 8 punti, il distacco da Verstappen, il quale non ha potuto fare altro che limitare i danni. Al terzo posto un grandissimo Alonso, che si è guadagnato il podio senza l’aiuto di ritiri o situazioni particolari, ma unicamente con il suo talento, che è ancora immenso nonostante i quarant’anni di età. Al quarto posto Perez, che porta a casa punti buoni per la Red Bull, ma che resta inspiegabilmente sempre molto lontano dal compagno di squadra. Al quinto posto Ocon con l’altra Alpine, seguito da Stroll e dalle due Ferrari di Sainz e Leclerc, oggi decisamente sotto tono ma comunque, alla fine, ancora davanti alle Mc Laren. Chiudono la zona punti Norris e Vettel.

Fra due settimane si andrà in Arabia Saudita, sempre che riescano a completare la costruzione della pista. Nel caso vincesse nuovamente Hamilton, e segnasse anche il giro più veloce, i due contendenti si presenterebbero all’ultima gara ad Abu Dhabi a pari punti. Un’eventualità straordinariamente affascinante. Sarebbe bello che si materializzasse senza polemiche o dubbi di regolarità vari ed assortiti, ma c’è da scommettere che non succederà.

* immagine in evidenza dal profilo Twitter @AlpineF1Team

F1 2021 – GRAN PREMIO DEL QATAR

Il ventesimo Gp stagionale coincide con una prima assoluta per il circus della F1 in Qatar.

Il circuito è quello di Losail, ben conosciuto dagli appassionati di motociclismo poichè spesso è stata la tappa inaugurale di ogni mondiale degli ultimi anni.

Ed è stato anche terra di conquista per la sorella gemella della Ferrari in MotoGP, la Ducati, che spesso e volentieri si è portata a casa la vittoria.

immagine da pirelli.com

Ecco, ci sentiamo tranquillamente di affermare che, a meno di cataclismi biblici, la Ferrari non ha praticamente speranze di emulare la sua “compagna” emiliana di Borgo Panigale.

Anzi, per i rossi arrivano con tutta probabilità una serie di tre GP in cui dovrà difendersi piuttosto che attaccare. Con un “ma” molto grande, ovvero quello che sul circuito di Losail la F1 non ha mai messo piede e tutti i team dovranno lavorare sodo per trovare i giusti riferimenti.

Ovviamente gli occhi saranno puntati sullo scontro tra Hamilton e Verstappen. Scontro che si sta trasformando sempre più in una rissa, un pò come succede in quelle partite di calcio di giovanissimi in cui i genitori si menano sulle tribune.

Questa è ormai l’immagine che danno i rispettivi team principal delle due scuderie, Wolff e il duo Horner/Marko. La tensione dopo il GP del Brasile è altissima con il solito scambio di accuse, ipotesi di irregolarità più o meno verificabili, gesti inconsulti a favore di telecamera, azioni dissuasive in pista oltre il limite della penalità.

In Brasile doveva essere Verstappen ed invece è stato Hamilton, con una superiorità della W12 che è apparsa lampante, mi sento di dire superiore a quello che il pilota inglese, fenomenale, ha saputo mettere in pista.

immagine da livegp.it

Sotto accusa stavolta una sorta di sistema “DAS” ma al posteriore, in grado di abbassare la W12 in rettilineo e riportandola al giusto assetto prima delle curve quando si aziona il freno.

Ovviamente al momento sono tutte illazioni, a maggior ragione se vengono dalla Red Bull, annicchilita nell’ultimo GP da una Mercedes che sembrava solo aspettare il colpo del KO dopo le sconfitte ad Austin e Messico.

Quello che sembra invece palese è una certa “stanchezza” delle PU Honda su entrambe le vetture austriache. E’ risaputo che in Red Bull stanno cercando di finire la stagione senza ulteriori penalità dovute al cambio di PU ma il recente GP ha fatto scattare un bel campanello d’allarme.

Verstappen non ha avuto praticamente alcuna chance in gara contro un Hamilton che sembrava guidare come un adulto in mezzo ad un branco di ragazzini. Difficile che una simile disparità di prestazioni possa essere replicata negli ultimi tre GP stagionali ma un pò di panico in Red Bull serpeggia e una delle soluzioni potrebbe essere introdurre un nuovo ICE per avere una PU con più cavalli da sfruttare in un momento decisivo della stagione.

Si correrà di giorno, contrariamente alle moto che corrono sempre in notturna, e il caldo potrebbe essere un fattore decisivo. Pirelli porterà le gomme più dure a disposizione, un aspetto che potrebbe andare a favore della Mercedes da sempre a suo agio con le coperture più dure.

Per la lotta Ferrari/McLaren diciamo che sta suonando l’ultima campana per il team di Woking, scivolato fino a 31.5 punti di distanza in classifica costruttori. Gli ultimi tre gp stagionali dovrebbero vedere una McLaren più in palla rispetto a Ferrari ma è pur vero che quest’ultima negli ultimi due mesi non ha magari fatto vedere chissà quali “alti” ma ha praticamente azzerato le pessime prestazioni viste prima dell’estate.

Sarà dura per Norris e Ricciardo ma una prima “sveglia” sta per arrivare, vedremo con quali effetti.

Anche tra Alpine e Alpha Tauri vale un pò lo stesso detto in precedenza, con i francesi rimontati e superati contro ogni aspettativa.

immagine da f1world.it

Questo complice una Alpha Tauri che ha saputo trarre il meglio dagli ultimi GP e un Gasly in forma smagliante, tale da renderlo presenza stabile nella top 8 nelle ultime qualifiche. Peggio Tsunoda ma anche lui ha dato qualche segnale di risveglio.

Per contro ad Alpine sembrano preclusi piazzamenti al di là del settimo/ottavo posto, un pò poco per mettere in sicurezza la quinta piazza del mondiale costruttori.

Per i restanti team spiace vedere che ormai la Aston Martin fa più parte del gruppo di coda che del due Alpine/Alpha Tauri. Vettel fa quel che può ma con risultati scarsi. Ormai attendono solo il 2022.

La notizia del weekend in ambito piloti è l’approdo per il 2022 del primo pilota cinese nella storia della F1. Conquista che considerando il bacino di utenza ci si aspettava già qualche anno fa ma meglio tardi che mai.

Di sicuro non la pensa così Giovinazzi, che cederà il suo sedile a Guanyu Zhou in Alfa Romeo. Il cinese porterà come dote una trentina di milioni di euro nelle casse del team, e contro questo dato di fatto non c’è prestazione che tenga.

immagine da sport.tiscali.it

Piuttosto spiace pensare che il pugliese, che in qualifica spesso è stato davanti al ben più titolato collega Raikkonen, abbia spesso offerto prestazioni insufficienti in gara, a volte buttando via ottimi risultati con errori banali a fine gara.

Con una maggiore consistenza sarebbe stato ancora in griglia nel 2022, peccato. Questo certifica la non presenza di piloti italiani per l’anno venturo, una brutta notizia per il movimento nostrano che da tempo non riesce a far emergere talenti degni di questo nome e con un supporto economico adeguato.

In merito alle polemiche sul “pilota che compra il sedile”,  cosa di cui è stato accusato il cinese basterebbe dire che di piloti del genere la F1 è sempre stata piena e lo sarà sempre.

Qualche esempio? Perez, che ha sempre corso con sponsor piuttosto forti, Latifi che ha alle spalle un papà piuttosto generoso nei suoi confronti, Stroll, il cui padre ha addirittura comprato una scuderia, Mazepin e ce se sarebbero altri ma chiudiamo con un nome che dovrebbe mettere a tacere ogni polemica: Niki Lauda.

Il Campionissimo austriaco iniziò a correre grazie ai soldi di una banca, un prestito, poichè pur nato in una famiglia molto ricca i suoi genitori non approvavano la sua passione per i motori.

Ora, non crediamo che Zhou possa copiare l’eccezionale parabola di Lauda ma speriamo almeno che possa dimostrarsi quanto meno un onesto pilota e che magari faccia meno danni possibili…

*immagini in evidenza da f1grandprix.motorionline.com

Rocco Alessandro