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F1 2022- GP DELL’ARABIA SAUDITA

E chi se la sarebbe mai immaginata una partenza del mondiale così…

Doppietta Ferrari in quel di Sakhir, condita da pole e giro veloce in gara mentre Mercedes arrancava ai margini del podio che gli è stato regalato solo dal clamoroso doppio ritiro delle due Red Bull a pochi giri dal termine. Il mondo alla rovescia in pratica.

(immagine tratta dal sito F1 in generale)

Se è vero che è prematuro dare un qualsivoglia giudizio anche solo lontanamente definitivo sui valori in campo è indubbio che il primo gp stagionale ha certificato almeno due cose: una Ferrari che ha messo in pista una vettura che, sviluppi permettendo, potrebbe essere in grado di giocarsela per tutti i restanti 22 appuntamenti, Mercedes ha, per contro, una monoposto che al momento non può sperare nel podio a meno di problemi altrui.

(immagine ansa)

I più frustrati al momento sono i piloti Red Bull che si sono ritrovati con un pugno di mosche in mano. La monoposto è veloce anche se non la più veloce ma è evidente che a Milton Keynes qualche calcolo fatica a tornare e lo sbigottimento è palese.

Neanche il tempo di archiviare il primo gp che è già tempo del secondo appuntamento stagionale a Jeddah, per il gp dell’Arabia Saudita.
Poco o niente sarà stato concesso ai team in termini di modifiche alle loro monoposto dopo Sakhir per cui si tratterà soltanto di aumentare la comprensione di quello che funziona e non funziona e di adattarsi il più possibile alle caratteristiche del circuito.

Per quanto visto in Bahrain è presumibile aspettarsi nuovamente una lotta serrata tra Ferrari e Red Bull. Jeddah è pista in cui la trazione e la stabilità in frenata sono aspetti importanti e sarà un buon banco di verifica per la bontà del progetto Ferrari.

Dalla sua la SF-75 può contare su una PU di primissimo livello, aspetto che a Jeddah potrebbe fare la differenza. A Maranello l’umore è la consapevolezza dei propri mezzi è alto, questo è il momento di raccogliere quanto più possibile consapevoli del fatto che i valori in campo saranno cristallizzati almeno fino ai gp europei e comunque con modifiche apprezzabili da verificare a Barcellona.

Red Bull ha subito un KO tecnico inaspettato ma partono alla pari con Ferrari. Si aspettavano di essere avanti in termini di pura prestazione e forse è questo l’aspetto più frustrante con cui devono avere a che fare. Risolti i problemi di affidabilità saranno di sicuro della partita ma dovranno sudarsela, forse speravano in un inizio di campionato più agevole.

Mercedes è arriva a Jeddah con la consapevolezza che deve sperare in eventi eccezionali per tornare sul podio. La W13 soffre di porpoising e deve viaggiare con assetti conservativi e nonostante ciò soffre di un eccessivo degrado delle gomme, oltre a mancare comunque di carico aerodinamico.

(immagine tratta dal sito F1 in generale)

Hamilton e Russell dovranno inevitabilmente fare buon viso a cattivo gioco e sperare che a Brackley riescano a trasformare la W13 dal brutto anatroccolo a qualcosa che quanto meno possa assomigliare ad un cigno, seppur sgraziato.

Questo sarà anche un bel banco di prova per il budget cap: Mercedes ha già messo in pista due vetture in pratica e l’ultima avrà presumibilmente bisogno di tanto studio, modifiche e risorse da impiegare. Se davvero il budget cap funziona, così come è stato immaginato dalla federazione, allora per loro sarà durissima, forse quasi impossibile recuperare il gap da Ferrari e Red Bull, considerando i soldi già spesi.

A Jeddah si dovranno fare i conti con lo sconvolgimento del mid-field che vede new entry insospettabili. Haas  e Alfa Romeo hanno mostrato di potersela giocare in qualifica e in gara, a scapito di McLaren e Aston Martin, vere delusioni del primo gp stagionale.

(immagine tratta dal sito circusF1)

Magari il gp Saudita cambierà molto le carte in tavola ma ci aspettiamo che siano loro e la Alpha Tauri a giocarsela per i punti, con Alpine che dovrà cercare un piccolo miglioramento se vuole essere anch’essa della partita.

Dicevamo di McLaren: una vera doccia fredda la gara del Bahrain che ha mostrato una monoposto totalmente inadeguata a giocarsela per le posizioni che contano. Norris ha affermato che manca deportanza, la monoposto è imprevedibile e ci sono problemi di surriscaldamento dei freni e della PU. Insomma un disastro.
Servira’ tempo a Woking per capire come migliorare, nel frattempo le retrovie saranno colorate dal color papaya della monoposto inglese.

(immagine tratta dal sito formulapassion)

Altra delusa è la Williams, che si ritrova nelle stesse sabbie mobili dello scorso anno, ultima e con prospettive limitate nell’immediato futuro. Quest’anno non c’è nemmeno il talismano Russell, il piatto piange.

Jeddah sarà un importante verifica per Ferrari sia in pista sia come attitudine della squadra al nuovo ruolo di primi della classe. Forse si trovano in una posizione anche fin troppo buona rispetto a quanto preventivato e chissà che non sopraggiunga un po’ di presunzione o “braccino”.

Questo vale anche per i piloti, soprattutto Leclerc che si trova per la prima volta nella posizione di chi ha per le mani una macchina con grandi ambizioni e non può permettersi gli errori delle ultime due stagioni. La vittoria è in primis una questione di attitudine mentale, in Ferrari dovranno dimostrare di avercela e portare a casa il più possibile.

(immagine tratta da tuttosport)

Verstappen vorrà avere la sua rivincita in pista e non ci stupiremmo se tornasse in modalità “cattiva” dopo la sfida a colpi di fioretto di Sakhir. Deve recuperare 25 punti contro un avversario temibile e sappiamo che la specialità della casa è che, al bisogno, il fine giustifica i mezzi.

Intanto Vettel presumibilmente salterà anche questo gp a causa della positività al covid. Considerando la competitività attuale della Aston Martin pensiamo che se ne farà una ragione.
Importante verifica anche per Mick Schumacher e Zhou, il primo per dimostrare di non essere merce più scadente di un Magnussen qualsiasi e il secondo per confermare quanto di buono fatto al debutto. Non c’è neanche l’alibi delle monoposto scarse per cui ora o mai più.

Rocco Alessandro

 


(immagine in evidenza tratta dal sito draftkins nation)

LECLERC E LA FERRARI DOMINANO IN BAHRAIN. RED BULL E MERCEDES NEI GUAI.

Per la Formula 1 della nuova era ad effetto suolo è arrivata, finalmente, l’ora della verità. Dopo mesi di progettazione e sviluppo virtuale, e soli 6 giorni di test, è venuto il momento di verificare chi ha fatto bene i compiti, chi li ha fatti così così, e chi li ha completamente sbagliati. Sapendo che, per questi ultimi, si prospetterà un anno difficile.

Con macchine completamente diverse fra loro, pochi giorni di test e la possibilità per i team di nascondere le loro prestazioni, c’erano poche certezze e tanti dubbi. Una certezza era che la Red Bull é sempre davanti, e che la Ferrari, a dispetto delle fiancate massicce che hanno destato più di qualche perplessità, avesse una macchina quantomeno buona.
Il dubbio poteva essere quanto buona, e l’altro dubbio era quanto in difficoltà fosse la saltellante W13, oggetto di cure non proprio ortodosse a suon di smeriglio.

E le qualifiche hanno fatto chiarezza. La massiccia SF-75 é un’ottima macchina, e Leclerc l’ha piazzata in pole davanti a Verstappen e a Sainz, terzo per pochi centesimi.
La W13 é invece nata male, e Hamilton ha faticato a metterla in quinta posizione davanti al suo ex-maggiordomo Bottas, il cui sorriso, dopo le qualifiche, era significativo. Anche perché chi l’ha sostituito, il giovane Russell, si é beccato un secondo da Lewis.

Si spengono i semafori e i primi tre scattano in fotocopia, mentre Perez perde subito la quarta posizione che gli viene sottratta da Hamilton. Bottas spreca l’ottima qualifica e sprofonda in quattordicesima posizione.
Il recuperato Magnussen, con la rediviva Haas made in Maranello, si ritrova in quinta posizione, che però dura poco perché Perez e Russell lo passano facilmente grazie anche a due lunghi di troppo.

Al decimo giro, con Leclerc comodamente davanti a Verstappen, Perez supera Hamilton che già faticava a tenere il passo di Sainz, terzo.

Proprio Lewis é il primo a fermarsi, per montare gomma bianca.
E all’uscita dai box si trova ingrossa difficoltà senza grip. Con le gomme da 18 pollici e le termocoperte limitate a 70 gradi di temperatura, il primo giro è difficoltoso.

Verstappen si ferma al giro 15, seguito da Sainz. Entrambi montano gomma nuova rossa. Al giro successivo si fermano anche Leclerc, Perez e Russell.

Leclerc esce poco davanti a Verstappen e i due ingaggiano uno strepitoso duello che dura due giri fatti di sorpassi e controsorpassi. Per tre volte Max supera Charles sul rettilineo principale e per altrettante il ferrarista risponde subito. La terza, il campione del mondo esagera e blocca l’anteriore, consentendo all’ avversario di prendere rapidamente le distanze.

Hamilton si ferma per la seconda volta al giro 28. Al giro 31 si ferma nuovamente anche Max per montare gomma gialla e al giro successivo è il turno anche di Leclerc. Stavolta però il margine è maggiore e Verstappen non può provare l’attacco. Sainz e Perez si fermano qualche giro dopo.

Verstappen si mette in caccia di Leclerc a suon di giri veloci. Ma il tentativo dura poco perché Leclerc é un martello e progressivamente porta il vantaggio sopra i 4 sec. Intanto, le due Mercedes viaggiano anonimamente in quinta e sesta posizione, lontanissimi dai primi.

Impossibilitato a raggiungere l’avversario, la Red Bull decide di tentare la carta della terza sosta per entrambe le vetture, sorprendendo Verstappen che non si aspettava questa mossa stratecica. La Ferrari risponde fermando solo Sainz, per difendere il terzo posto.

Ma al giro 46 l’Alpha Tauri di Gasly va a fuoco ed esce la Safety Car. 
Leclerc non può fare altro che fermarsi per montare gomma rossa e portarsi al pari dell’avversario.

La gara ricomincia quando mancano 7 giri alla fine. Leclerc gestisce la partenza magistralmente, mettendo subito 2 secondi fra se e Max e involandosi verso la vittoria. Ma i colpi di scena non sono finiti. In regime di Safety Car, Verstappen aveva cominciato a lamentare un indurimento del volante, segno di un problema incombente. La squadra l’aveva rassicurato, ma alla ripartenza era evidente che qualcosa non funzionasse a dovere. Con Sainz alle calcagna, le prestazioni della sua Red Bull hanno cominciato progressivamente a calare, fino a portarlo al ritiro. Ma i problemi per la squadra inglese, da quest’anno senza più l’appoggio ufficiale della Honda, non sono finiti. All’ultimo giro, un guasto fa compiere a Perez un testacoda in curva 1, mentre stava cercando di difendere il terzo posto dall’attacco di Hamilton. L’inglese guadagna così un insperato podio, seguito dal suo compagno di squadra al quarto posto. 

Sotto la bandiera a scacchi transitano così le due Ferrari e le due Mercedes ai primi 4 posti. Al quinto un bravissimo Magnussen con una Haas semplice ma evidentemente efficace, grazie anche alla superlativa power unit Ferrari cosiddetta “superfast”. Che troviamo anche al sesto posto, con Bottas e la Sauber ritornata anch’essa nelle prime posizioni. Al settimo posto Ocon, con un’Alpine sotto le aspettative, all’ottavo Tsunoda con l’unico motore Red Bull arrivato alla fine, al nono Alonso e al decimo il debuttante Zhou Guanyu, che rimarrà nei libri di storia come il primo cinese a prendere punti in una gara di Formula 1.

Fra i disastri di giornata, oltre a Red Bull, possiamo includere Aston Martin e, soprattutto, McLaren, con Ricciardo e Norris sempre tristemente fra gli ultimi. Anche la Williams non ha brillato, ma questa non è una novità.

Come ci era stato promesso, oggi abbiamo visto le macchine viaggiare vicine senza grossi problemi, ma dobbiamo tenere presente che il circuito di Sakhir è sempre stato teatro di grandi duelli, e che, comunque, i sorpassi sono stati tutti agevolati dal DRS, che, a quanto pare, ha ancora un grande effetto, anche se ci avevano assicurato il contrario. Per dare un giudizio definitivo sulle nuove regole dovremo aspettare circuiti come quello di Melbourne o di Imola.

Fra una sola settimana si torna a Jeddah, dove pochi mesi fa assistemmo ad una divertente dimostrazione delle capacità di Red Bull e Mercedes di fare il proprio interesse mettendo sotto pressione il licenziato Masi. Questa volta avranno altro a cui pensare, perchè ora davanti ci sono due macchine rosse. Che non nascondono più le proprie ambizioni da titolo.

P.S.
Fin dalla sua nomina a team principal, Binotto è stato molto criticato. Abbiamo (mi ci metto anche io) detto che non era in grado di gestire due ruoli, che aveva accettato supinamente la punizione FIA, che la squadra tecnica non era in grado di reggere il confronto con Red Bull e Mercedes. Crozza ne ha fatto pure la caricatura, perchè il personaggio ben si presta. Ma lui, imperterrito, ostentando la sua solita calma olimpica, continuava a ripetere che aveva grande fiducia nel suo team e che l’obiettivo era il cambio di regolamento del 2022. Alla fin fine, contano solo i risultati. E Mattia, ora, può mettere sul piatto una doppietta, mentre gli avversari devono pensare più a leccarsi le ferite che a quanto va forte la Ferrari.
Onore al merito.

P.S. 2
Il suo (di Binotto) ex collega Stefano Domenicali, otto anni si dimetteva da team principal dopo che la prima Ferrari dell’era ibrida, proprio in Bahrain, si faceva sverniciare da chiunque. Oggi si gode, da CEO, una nuova Formula 1 in grande crescita, soprattutto fra i giovani. E una Ferrari vincente, che gli darà una grande mano nel raggiungere l’obiettivo del business che dirige, che è ovviamente, fare grandi utili.

Immagine in evidenza dal profilo Twitter @ScuderiaFerrari

F1 2022 – GRAN PREMIO DEL BAHRAIN

La lunga attesa è finita. Complice l’emergenza covid-19 che ha fatto slittare di un anno il nuovo regolamento tecnico finalmente le nuove monoposto a effetto suolo calcheranno l’asfalto del primo Gp stagionale in Bahrain.

Il primo di una lunghissima stagione, la più lunga di sempre con i suoi 23 GP (notizia recentissima la quasi ormai certa sostituzione del GP di Russia con quello del Qatar a Losail) che fa assomigliare sempre più il mondiale F1 ad uno spettacolo itinerante in cui, personalissima opinione, l’abnorme numero di appuntamenti non può che diluire la concentrazione di pathos sportivo e competizione a disposizione.

Less is more non sembra proprio essere il motto di chi dirige il baraccone ma dovrà diventarlo inevitabilmente per i team che si troveranno alle prese con i limiti del budget cap in termini di sviluppo e manutenzione delle monoposto.

Un limite non di poco conto considerando quanto ancora poco si conosca di queste monoposto e quanto alti possano essere i margini di miglioramento.

Una cosa positiva però di vede già: ogni team ha portato in pista monoposto che si somigliano poco una rispetto alle altre, in totale antitesi con il conformismo tecnico delle ultime stagioni.

(immagine tratta dal sito di autosport)

(immagine tratta dal sito formu1a.uno)

Questo farà sì che inevitabilmente qualcuno avrà preso una direzione sbagliata e in tempi di budget cap potrebbe equivalere ad una condanna lunga da scontare.

I test prestagionali non hanno, come al solito, diradato di molto le incertezze in merito ai supposti valori in campo.

In linea di massima si può dire che i tre team che si potevano supporre in cima alla classifica della competitività hanno confermato le aspettative. Red Bull, Ferrari e Mercedes sembrano essere le più accreditate seppur per motivi diversi.

Tutte e tre sembrano aver svolto bene i compiti a casa con Red Bull che è sembrata in vantaggio su tutte per velocità e consistenza sul passo. Ferrari sembra aver fatto un grosso step e si candida a presenza fissa sul podio e a seria contendente per le vittorie di tappa.

Mercedes merita un discorso a parte poichè si è presentata con una monoposto che ha sorpreso anche chi ha redatto i regolamenti. Questo aspetto l’ha resa una monoposto potenzialmente molto veloce ma al momento ancora molto acerba e imprevedibile, al punto che si può pensare che difficilmente possa giocarsi la vittoria già in Bahrain. Il che è già una notizia notevole.

Dopo queste tre, la McLaren sembra la più naturale candidata ad essere ammessa al tavolo che conta ma qualche problema di affidabilità di troppo, soprattutto all’impianto frenante che sembra non riceva aria a sufficienza, l’hanno fatta arretrare nel borsino delle candidate al mondiale.

(immagine tratta dal sito racingnews365)

A questo punto arriva il grande kasino, per dirla alla Lauda, ovvero tutti gli altri team che sembrano davvero molto vicini tra di loro e ognuno con una magagna più o meno grande da risolvere.

Tra Alpine, Aston Martin e Alpha Tauri si fa fatica capire chi è davanti al momento, nonostante le ottimistiche dichiarazioni offerte alla stampa. Guardando ai test, la Alpine è sembrata essere quella con il comportamento peggiore ma sono valutazioni che lasciano il tempo che trovano.

(immagine tratta dal sito crash.net)

(immagine tratta dal sito formula1.it)

Yuki Tsunoda of Japan and Scuderia AlphaTauri performs during the filming day in Misano, Italy on February 15, 2022 // Samo Vidic / Red Bull Content Pool // SI202202200205 // Usage for editorial use only //

Quelle che invece hanno chiuso il 2021 in fondo alla classifica hanno mostrato spunti interessanti in termini di velocità ma grossi problemi di affidabilità. Williams, Alfa Romeo e Haas hanno grosse ambizioni di risalita verso la zona punti e tra queste la Haas è quella che ha mostrato il potenziale migliore in termini di tempi sul giro, sempre che non abbia cercato tempi da qualifica per attrarre qualche sponsor che sostituisca Uralkali.

Nicholas Latifi (CDN) Williams Racing FW44 with flow-vis paint.
23.02.2022. Formula One Testing, Day One, Barcelona, Spain. Wednesday.
– www.xpbimages.com, EMail: requests@xpbimages.com © Copyright: Moy / XPB Images

(immagine tratta dal sito f1fansite)

(immagine tratta dal sito formula1.it)

L‘affidabilità invece sembra ancora insufficiente, soprattutto per Alfa Romeo e Williams che avranno molto da lavorare anche solo per finire il primo GP stagionale.

Aspettando i primi responsi ufficiali in pista e posto il fatto che ogni rapporto di forza potrebbe mutare nei primi 3/5 GP della stagione, non è una bestemmia affermare che un certo rimescolamento c’è stato, non tale da insidiare i primi 3/4 team che hanno chiuso davanti il 2021 ma in termini di lotta nel mid-field.

Verstappen già gongola al pensiero di poter sfruttare i primi GP stagionali per avvantaggiarsi sulla concorrenza, ovvero Hamilton, mentre quest’ultimo dovrà presumibilmente tenere duro nei primi GP per poi venire fuori alla distanza quando la sua W13 sarà maggiormente compresa dai suoi tecnici.

E Ferrari? Gli avversari l’hanno ampiamente lodata, Binotto e i piloti sono molto contenti del lavoro svolto ma la ragione ci fa pensare che difficilmente sarà la più veloce in Bahrain. E’ sicuramente una monoposto nata bene, meno ardita rispetto a Red Bull e Mercedes ma che potrebbe sfruttare la sua solidità e costanza di prestazioni per mettere in difficoltà tutti almeno nei primi GP stagionali. Poi arriverà la vera prova del nove, lo sviluppo a stagione in corso.

Potrebbe essere l’anno buono per la definitiva consacrazione di Leclerc, mortificato da due stagioni con monoposto troppo più lente di Red Bull e Mercedes e costellate da ottime gare ed errori più o meno grandi, segno di un voler a tutti i costi sopperire ai limiti della macchina. Dovrà definitivamente vincere il confronto con Sainz, nell’immaginario collettivo secondo pilota Ferrari ma che già nel 2021 ha dimostrato che è qualcosa in più di un onesto pilota.

Prova del nove anche per Russell che toccherà con mano cosa vuol dire dividere il box con Hamilton in termini di pressione e politica interna al team. Alonso e Vettel sono i grandi vecchi che hanno ancora qualche cartuccia da sparare ma molto dipenderà dalle rispettive monoposto.
Tra gli underdog occhi puntati su Mick Schumacher che dovrà farci capire se davvero è all’altezza del cognome che porta, mentre Gasly avrà uno degli ultimi treni per cercare di tornare in Red Bull.

Cosa aspettarsi quindi da questa prima gara? Il mio pronostico è un Verstappen favorito numero 1 con le due Ferrari che, senza errori in qualifica e in gara, possono quanto meno andare a podio. Mercedes troppo acerba per puntare alla vittoria e avrà difficoltà anche per il podio, insidiata da una McLaren se avrà risolto i suoi piccoli problemi.

Per il mid-field metto davanti Alpha Tauri su Aston Martin e Alpine. Haas possibile sorpresa in qualifica ma con grosse incognite in gara, un po’ come Alfa Romeo che però ha Bottas come carta da giocare soprattutto in qualifica. Williams ultima del lotto per quanto fatto vedere nei test e per la coppia di piloti forse meno competitiva del lotto.

Inizia la nuova era della F1. Senza giri di parole sarebbe bello se il primo giro di roulette si fermasse sul rosso. A Maranello ci credono, i suoi tifosi meno, chissà che per una volta abbia ragione Binotto

Rocco Alessandro

(immagine in evidenza tratta dal sito motorsport tickets)

NON CI SARA’ NESSUN OTTAVO (PER ORA): MAX VERSTAPPEN CAMPIONE DEL MONDO AD ABU DHABI

Dopo 9 anni, e una settimana piena di discussioni sui fatti di Jeddah, la Formula 1 vive un’ultima gara con due piloti di due squadre diverse a contendersi il mondiale. E, per di più, a pari punti, come non accadeva dal 1974.

Nelle prove libere la Red Bull si nasconde, ma quando si fa sul serio, e cioè in Q3, Verstappen diventa imbattibile e rifila 4 decimi ad Hamilton, con Norris terzo pronto a godersi lo spettacolo dalla miglior posizione disponibile al mondo.

Tutto sembra a favore di Max, che però parte con mescola soft, non si capisce se per scelta o per necessità. E un assetto molto scarico.

E invece… invece quando si spengono i semafori Max parte malissimo e Lewis lo supera. Tempo di arrivare al nuovo tornante, e si produce in una delle sue solite staccate al limite che portano l’avversario fuori pista. Hamilton va lungo, taglia la chicane in modo clamoroso, e gli esce davanti, senza alcuna intenzione di ridargli la posizione. Ma il tanto criticato Masi questa volta decide di non fare nulla, con una decisione che suscita l’ovvio disappunto della Red Bull e fa gridare al complotto.

Verstappen è così costretto ad accodarsi al furbo rivale, il quale si mette rapidamente a distanza di sicurezza. Dopo 10 giri, come previsto, le gomme soft di Max iniziano a perdere prestazione. E al giro 12 ha già 5 secondi di svantaggio, ed è molto in difficoltà con le posteriori.

Così, al giro 14 Verstappen si ferma per mettere gomme dure. Hamilton lo copre subito e monta anche lui gomme dure, riuscendo ovviamente a rimanere davanti all’olandese ma, cosa più importante, anche a Sainz, quarto. Max è, invece, dietro lo spagnolo, e non riesce a superarlo, perdendo tempo prezioso mentre l’inglese marca giri veloci su giri veloci.

In testa alla gara c’è Perez, ormai in grossa difficoltà con le gomme soft con le quali è partito. E’ lui l’unica possibilità che la Red Bull ha per cercare di raddrizzare la gara. E infatti il messicano riesce nell’impresa di far perdere 5 secondi ad Hamilton, usando tutto il suo mestiere e anche qualche manovra che fino a non molto tempo fa sarebbe stata considerata “guida pericolosa”, mentre per il buon Masi oggi è classificabile solo come “hard racing”. E così il distacco passa da 8 secondi a 2, con i due rivali che a questo punto sono a parità di gomme.

Una volta fatto il suo dovere, Perez si ferma ai box per montare gomme dure, e inizia a segnare giri veloci.

Al giro 27 finisce con un ritiro la carriera di Kimi Raikkonen in Formula 1. Hamilton riporta a 5 sec. il vantaggio su Verstappen, e quando tutto sembra procedere molto tranquillamente, anche l’altra Alfa, quella di Giovinazzi, si ferma lungo la pista, ed esce la Virtual Safety Car. Molto saggiamente la Red Bull ne approfitta e cambia la gomma a Verstappen, che così può beneficiare di uno stop a costo inferiore.

Lewis è perplesso per la scelta del suo box di non farlo fermare, ma questo è niente rispetto alle perplessità che avrà successivamente.

Quando la corsa riparte, mancano 20 giri esatti e il distacco di Max è di 17 secondi. Ma le sue gomme sono nuove, mentre quelle di Lewis hanno già 20 giri, e ne devono fare altrettanti. L’olandese inizia a segnare giri veloci a ripetizione, guadagnando inizialmente 7 decimi al giro, ma poi solamente 1-2 decimi. Probabilmente l’olandese sta pagando la scelta di un assetto molto scarico, ottima per una gara di testa, ma poco adatta per un inseguimento fatto con gomme dure e temperatura dell’asfalto in diminuzione.

A 10 giri dalla fine, il distacco è ancora di 12 secondi. Troppi per sperare in un recupero. E quando, a 6 giri dalla fine, Max si trova 4 macchine da doppiare fra se e Lewis, capisce che il sogno di vincere il suo primo mondiale è definitivamente tramontato, come il sole sul circuito di Abu Dhabi.

E invece la mente oscura che ha scritto la sceneggiatura del mondiale 2021 (stipendiata da Neflix, chissà) ha riservato l’ultima sorpresa. A 5 giri dalla fine Latifi sbatte ed esce la Safety Car. Ancora una volta in Red Bull fermano Max per montare gomma nuova rossa, mentre in Mercedes non fermano Lewis.

Lo scenario che si prospetta per Hamilton è drammatico. Uno o due giri da percorrere, lui con gomme dure, fredde e vecchie, l’altro con gomme morbide e nuove. Sulla carta non ha alcuna possibilità di farcela. La direzione gara prima decide di non far sdoppiare le macchine fra i due battistrada (e ce ne sono ben 5) cosa che favorirebbe l’inglese. Poi la Red Bull protesta in modo veemente e Masi prende la salomonica decisione di far passare solo i doppiati fra i due battistrada, per regalare quell’ultimo giro al fulmicotone che è la degna conclusione del mondiale, ma il cui esito è fin troppo scontato.

Come ampiamente prevedibile, Max brucia Hamilton nello stesso identico modo che aveva utilizzato alla partenza, con una staccata alla morte al primo tornante, questa volta però lasciando abbastanza spazio all’esterno. Poi si difende nel rettilineo successivo facendo il famigerato “waving”, ma oggi tutto è permesso. Hamilton riesce ad affiancarlo, ma va largo, e la gara finisce con la Red Bull in tripudio, la delusione di Lewis e la rabbia di Toto Wolff, che si vede per la prima volta battuto da una squadra che sa muoversi politicamente bene almeno quanto lui, e che ha dovuto, in questi anni, ingoiare tanti bocconi amari anche per colpa sua.

Al terzo posto Sainz, autore di una gara solida, grazie anche al ritiro di Perez a tre giri dalla fine. Zitto zitto, mentre gli occhi di tutti erano sul duello per il mondiale, Yuki Tsunoda coglie un fantastico quarto posto, davanti a Gasly, a completare la festa di commiato per la Honda, che torna a vincere un mondiale piloti a 30 anni esatti dall’ultimo vinto da Ayrton Senna nel 1991.

Sesto Bottas, assolutamente incapace di dare una mano al compagno di squadra. Concludono la zona punti Norris, Alonso, Ocon e un incolore Leclerc.

La Mercedes si consola con l’ottavo titolo costruttori consecutivo, restando ancora imbattuta nell’era ibrida.

Oggi abbiamo dato addio a diverse cose:
– i cerchi a 13 pollici adottati negli anni ’70 e rimasti fino ad oggi;
– il fondo piatto, che durava dal 1983;
– la presenza in griglia di Kimi Raikkonen, iniziata nel 2001;
– la permanenza in F1 della Honda, almeno a livello ufficiale.

Nel 2022 si ripartirà con macchine nuove in tutto tranne che nella Power Unit. In molti sperano in un completo reset della scala dei valori, ma c’è da aspettarsi che, come avvenuto nei due precedenti stravolgimenti del regolamento, qualcuno avrà capito meglio degli altri come interpretare le novità, e avrà un grande vantaggio su tutti. Speriamo che questo sia solo temporaneo e, quindi, di non dovere assistere ad un altro lungo periodo di dominio da parte di una sola squadra e di un solo pilota. 

P.S. in questo mondiale abbiamo visto tutti i limiti di una Formula 1 piena di regole che ormai nessuno è più in grado di gestire. Oggi sono state prese decisioni totalmente incoerenti (e, in parte, contrarie al regolamento) in nome dello spettacolo. Ha vinto l’astro nascente e un noioso dominio si è interrotto, quindi va bene così, ma una sana riflessione su tutto quello che è successo quest’anno forse è necessaria. Accettando anche i rischi che può comportare lo sdoganamento degli stili di guida che i due contendenti hanno mostrato quest’anno.

P.S. 2 c’è una celebre foto che ritrae il Grande Michael Schumacher dare un buffetto ad un Max molto piccolo. Nei giorni scorsi girava su internet un meme che in qualche modo anticipava quanto è successo oggi, con il giovane Mick che, da doppiato, cambia le sorti della gara all’ultimo giro per impedire a Lewis di superare il padre nel numero di titoli conquistati. In effetti è andata quasi così, perchè l’impatto di Latifi contro il guard-rail sembra essere stato provocato da una foratura conseguente ad un ruota a ruota proprio con Mick. Un’altra di quelle incredibili coincidenze che hanno contraddistinto quello che viene già definito il mondiale più bello della storia della Formula 1.

P.S. 3 sono curioso di sperimentare, sul videogioco ufficiale della Formula 1, gli stili di guida che ho visto oggi, per vedere se il Masi artificiale mi appioppa una penalità o meno.

* Immagine in evidenza dal profilo Twitter @redbullracing

F1 2021 – GRAN PREMIO DI ABU DHABI

Eccoci qua, alla fine di questa lunga maratona che è stata il mondiale 2021.

Ventitrè gare, tante, a mio parere decisamente troppe e alcune sostanzialmente inutili ma tantè, i soldi nella F1 odierna contano più di quanto non abbiano mai contato e quindi va bene così, di sicuro per chi deve mantenere in piedi la baracca.

Si chiude con l’ultimo gran premio in terra araba, l’ultimo di un trittico che sinceramente ha un pò svilito la lotta per il titolo. Si perchè, non per voler fare per forza gli eurocentrici a tutti i costi o quelli che “si ok Abu Dhabi, ma vuoi mettere Monza e Spa?” ecc ecc ma forse si poteva optare per una conclusione su circuiti meno anonimi.

In ogni caso, 22 gran premi e alla fine i due rivali arrivano a pari punti. Trecento e passa punti non sono bastati per scavare una seppur minima differenza tra i due che si giocano tutto alla fine come ogni buona sceneggaitura ben orchestrata che si rispetti.

Orchestrata anche troppo perchè non sarebbe stato uno scandalo vedere Verstappen con qualche punto in meno alla luce dei fatti di Gedda. Il comportamento in pista dell’olandese è apparso più volte ben oltre il limite della decenza che un pilota, a maggior ragione di F1, dovrebbe avere.

immagine da 1000cuorirossoblu.it

In tanti tra gli addetti ai lavori hanno avuto modo di “schierarsi” e dire la loro. SI è sentito tutto e il contrario di tutto, addirittura un Damon Hill che ha assolto il 33 dicendo che il suo comportamento non è stato così censurabile. Dichiarazione che sorprende, alla luce anche dei fatti di Adelaide 1996 che lui dovrebbe ben conoscere.

In ogni caso, molti si aspettano l’ennesimo ruota a ruota con eventuali danni in quel di Yas Marina. Con Verstappen nella parte del cattivo e Hamilton in quella del buono, tanto ormai il dualismo è questo.

Ma in realtà la cosa potrebbe risolversi in maniera molto più incruenta e lo suggerisce la logica e il trend delle ultime tre gare, ovvero Hamilton va in pole, parte bene e Verstappen lo vedrà solo al traguardo per vederlo festeggiare l’ottavo titolo.

La Mercedes che tanto aveva sofferto da inizio campionato, ha trovato da Interlagos in poi un colpo d’ala finale che l’ha resa ingiocabile ngli ultimi tre gran premi. La super PU introdotta in Brasile è stato il vero ago della bilancia dell’ultimissima parte di campionato, che ha annicchilito una PU Honda invece arrivata un pò agli sgoccioli, fedele al mantra di non voler prendere penalità in griglia.

Verstappen ci ha messo molto del suo nell’ultimo mese, anche troppo, ma i suoi sforzi sembrano solo un prolungare un agonia già annunciata.

Ovviamente dovremo attendere il responso della pista, che tra l’altro è stata anche modificata in alcuni suoi tratti in maniera tale che si prevede una media sul giro più alta di 20 km/h, non proprio un’inezia.

immagine da sport.sky.it

In tanti aspettano il crash semplicemente perchè questa sembra essere l’unica vera possibilità di Verstappen per poter vincere il titolo. Peccato che Masi&Co abbiano già fatto capire che si adopereranno per rendere questo scenario sconveniente da percorrere.

Considerando la magra figura fatta a Gedda, ci aspettiamo un pò più di rigore e tempestività nelle decisione che eventualmente saranno costretti a prendere nell’ultima gara dell’anno.

Verstappen è nervoso ed è comprensibile. A conti fatti la superiorità della sua monoposto per buona parte della stagione è stata vanificata da pochi episodi che hanno provocato una vera emorragia di punti: la bandiera rossa che ha salvato Hamilton ad Imola, il crash di Silverstone in cui forse l’olandese poteva essere più cauto, la carambola ungherese in cui è stato totalmente incolpevole, la gomma esplosa a Baku anche se quì Hamilton gli ha reso il favore.

In più la sua Red Bull ora soffre terribilmente una W12 targata 44 che sembra aver fatto apposta a nascondersi per buona parte del 2021. Aspetto che rende il suo compagno di squadra una variabile pressocchè inutile a suo favore, mentre diverso è il discorso per Bottas che soprattutto in qualifica potrebbe dare molto fastidio.

immagine da tuttosprint.ch

Chissà che Hamilton, dovesse mettere in saccoccia l’ottavo titolo non saluti la compagnia per dedicarsi a tutto quello che lo aspetta fuori dai circuiti. Lascerebbe da imbattuto e con i galloni del pilota più vincente di sempre…mica male. Personalmente non credo sia un’ipotesi per il 44, uno che ha sempre fame di vittorie e nuove sfide come quella che lo aspetterebbe nel 2022.

Ovviamente il palcoscenico è monopolizzato da questa ultima sfida, gli altri ci sono ma è come se non ci fossero.

Ferrari ormai ha conquistato il terzo posto nel mondiale costruttori. Bastano solo 6 punti ad Abu Dhabi, Binotto può dire di aver fatto un buon lavoro alla luce del disastroso 2020. Il vero banco di prova sarà il 2022, come per tutti, ma ovviamente per la Ferrari ancora di più.

E’ circolata negli ultimi giorni l’ipotesi di un clamoroso ritorno di Jean Todt come super-consulente/vicepresidente/chi più ne ha più ne metta. Ipotesi affascinante che però sembra l’ennesimo capitolo per una squadra che sembra sempre in cerca del salvatore della patria di turno, questa volta non al volante ma a tirare i fili dietro le quinte.

L’ultima volta andò bene, parecchio ma sono cambiati i tempi, i personaggi e lo scenario. Restano solo speranze e dubbi.

Per gli altri team è l’ultimo giorno di scuola e molti, soprattutto i meccanici non vedono l’ora di chiudere questo 2021 massacrante.

Si chiude un periodo della F1 iniziato nel 2014 e ci si approccia al ritorno delle wing car nel 2022. Chissà quale team avrà tratto più vantaggio dal cambio di regolamento. Il rischio è quello di vedere un 2014 bis, magari con la stessa protagonista argento/nera.

Non sarebbe una sorpresa, date le risorse umane di cui dispone ma ovviamente speriamo che non sia così, che possa esserci una battaglia tra più di due team e che tra questi ci sia la Ferrari. Un pò per partigianeria e un pò perchè farebbe bene a tutto l’ambiente. Domenicali&Co non aspettano altro.

Chi invece ad Abu Dhabi scende dalla giostra per sempre è l’ultimo campione del mondo Ferrari, Kimi Raikkonen. Ritiro meritato e forse troppo procrastinato per un vero pilota e un vero personaggio della F1.

immagine dadaidegasforum.com

Gli hanno chiesto se sarà emozionato Domenica. Inutile dire come abbia risposto il finlandese che lascerà un vuoto soprattutto dal punto di vista umano, una figura sempre sincera e schietta in mezzo a tanto finto perbenismo di facciata.

Speriamo di poter assistere ad un’ultima recita degna del suo talento e anche se non dovesse essere così, grazie di tutto Iceman aspettando che un altro personaggio del genere possa piombare all’improvviso nell’ingessato ed esclusivo mondo della F1.

*immagine in evidenza da kimiraikkonenspace.com

Rocco Alessandro