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PEREZ VINCE, VERSTAPPEN RIMONTA. LA RED BULL DOMINA ANCORA IN ARABIA SAUDITA

Che per la Ferrari il mondiale 2023 non fosse iniziato bene si era già capito. Ma che potesse proseguire di male in peggio non era, forse, tanto prevedibile. Forse. Prima le dimissioni di Sanchez, poi le voci di un Vasseur “depotenziato” e di un passaggio di Leclerc in Mercedes, prontamente smentite, manco a dirlo, dalla televisione ufficiale della squadra di Maranello.

Le voci sono voci, i fatti sono i fatti. E questi ultimi dicono che le 2 centraline disponibili per Leclerc per il 2023 sono già andate in fumo, e che su entrambe le auto hanno dovuto “per misura precauzionale” montare power unit nuove. Ma, ancora peggio, che la SF-23 si becca 6-7 decimi da Verstappen. E, quando quest’ultimo ha “problemi, problemi, problemi”, se ne becca 2 da Perez, nonostante un giro mostruoso di Leclerc. E sta dietro pure ad Alonso.

C’è poco da stare allegri, dunque. Con Leclerc dodicesimo e Verstappen quindicesimo, si spengono i semafori e Nando parte a fionda presentandosi primo alla prima curva, ma si becca immediatamente una penalità per avere posizionato la sua Aston Martin troppo a sinistra.

Al giro 4 Perez si porta in testa senza troppa difficoltà, mentre dietro Stroll si porta in quarta posizione superando Sainz, Leclerc è salito in nona posizione e Verstappen in undicesima. 

Sorprendentemente, Perez non riesce a staccare Alonso, il quale sembra farsi rimorchiare approfittando del DRS. E la strategia funziona, perchè Russell, terzo, è già oltre i 5 secondi.

Chi se la passa malissimo è Hamilton, cui sono state montate le gomme più dure che sembrano non funzionare. L’inglese si lamenta via radio, ed è costretto a farsi sverniciare prima da Leclerc e poi da Verstappen.

Al giro 14 viene Sainz, bloccato dietro a Stroll, viene richiamato ai box per finta. L’Aston Martin ci casca e ferma il canadese, lasciando via libera allo spagnolo che prosegue per altri due giri e riesce a guadagnare la posizione.

Nel frattempo, Perez ha messo 5 secondi fra sè e Alonso, il quale si lamenta del degrado delle gomme. Il suo vantaggio su Russell è di 7 secondi.

Al giro 17 a Stroll viene detto di fermare la macchina in pista. La sua Aston Martin è posizionata in corrispondenza di un varco, ma la direzione gara decide di usare una Safety Car anzichè una Virtual. Questo consente al suo compagno di squadra di effettuare il cambio gomme in tutta tranquillità scontando la penalità e rimanendo in seconda posizione davanti a Russell. Anche Hamilton ne approfitta, e riesce a fare il cambio gomme riguadagnando la posizione su Leclerc.

Va ancora meglio a Verstappen, che ora si trova in quarta posizione a ridosso dei primi,. 

Si riparte al giro 20 con Perez che se ne va comodamente, e Russell che impensierisce per qualche curva Alonso, e poi deve preoccuparsi di Verstappen. Hamilton, l’unico con gomma a mescola media, passa Sainz.

Tempo due giri, e Verstappen fa fuori con facilità prima Russell e poi Alonso, e si porta all’inseguimento del compagno di squadra.

Inizia una battaglia a suon di giri veloci, con il distacco fra i due che si stabilizza attorno ai 5 secondi, fino a quando, al giro 39, Verstappen comunica di sentire uno strano rumore al posteriore, che gli ricorda il problema al semiasse avuto durante le qualifiche. Perez, invece, si lamenta del pedale del freno diventato lungo. Fatto sta che i due hanno quasi 15 secondi di vantaggio sul terzo..

A Max viene detto di lasciar perdere l’inseguimento al compagno e di girare un secondo più lento, cosa che non fa. A Perez viene ugualmente detto di rallentare, e il messicano ovviamente non ci sta. Così, entrambi continuano a tirare come matti.

Il box Red Bull implora Max di rallentare, e quando mancano 4 giri alla fine, e un distacco ormai incolmabile, l’olandese ha l’ardire di chiedere di potere fare il giro più veloce, in quel momento in mano a Perez. Ma decide saggiamente di lasciare perdere. Anzi no, perchè lo sigla proprio all’ultimo giro.

Finisce così con un’altra doppietta Red Bull e una meritatissima vittoria di Perez, davanti a Verstappen, ad Alonso, nuovamente sul podio, e alle due Mercedes di Russell e Hamilton. La macchina più veloce della storia della Ferrari si conferma quarta forza con Sainz sesto e Leclerc settimo. Chiudono la zona punti le due Alpine di Ocon e Gasly, e Magnussen.

Si diceva che il Bahrain fosse una pista anomala, e che il vero valore delle auto lo avremmo visto a Jeddah. E, infatti, nulla è cambiato. La Red Bull vista oggi rischia veramente di vincere tutte le gare. Appuntamento fra due settimane a Melbourne.

P.S. se hanno abbandonato lo sviluppo della F1-75 a metà stagione per sfornare la SF-23, forse hanno bisogno di uno veramente bravo, per tornare a vincere, altro che Vasseur.

P.S. 2 Alonso ha conquistato il podio numero 100. Colui che 10 anni fa veniva definito come il male della Ferrari, oggi, a quasi 42 anni, ha la soddisfazione di stare comodamente davanti alla sua ex-squadra. Chi l’avrebbe mai detto…

F1 2023 – GRAN PREMIO DELL’ARABIA SAUDITA

Secondo gp stagionale e ci rendiamo conto che il mondiale è praticamente già finito.

Detta così non faccio certo un favore a me nè al blog che ci ospita nè tantomeno a chi si prenderà la briga di leggere queste poche righe. Ma la realtà sembra essere proprio questa: il 2023 inizia come è finito il 2022 con l’aggravante di una Ferrari scomparsa dai radar, una Mercedes che, incredibile anche solo a pensarlo, ha fatto la stessa cazzata ingegneristica dello scorso anno, una Mclaren che, parole loro, pensano già al 2024.

Gli unici contenti quelli della Aston Martin che hanno fatto la cosa più intelligente da fare per un team di secondo piano e con una sacco di soldi: compra i tecnici da(l)i team migliori, prendi un gran pilota e fai una copia della Red Bull 2022 leggermente riveduta. Risultato? Seconda forza del mondiale anche se ben distanziata dalla corazzata bibitara.

Quindi tutto finito? Ci teniamo liberi per i prossimi 23 weekend di gara? Forse no, considerando che nell’arco di una stagione infinita come questa tante cose possono succedere anche solo per sfinimento delle risorse umane in gioco, considerando la mole di lavoro che dovranno sobbarcarsi soprattutto le maestranze di ogni team.

immagine da planetf1.com

Intanto si va a Gedda per il gp saudita sperando che, in primis, non ci siano missili vaganti come nel 2022 e in secondo luogo le caratteristiche della pista favoriscano una maggiore lotta per le posizioni di vertice.

Se lo augurano i tifosi Ferrari, ormai più un riflesso condizionato che un esercizio volontario perchè se sei un tifoso Ferrari e considerando l’evoluzione delle ultime stagioni, allora si può tranquillamente buttare il ferro a fondo e sedersi sulla riva del fiume non per vedere di passare il nemico morente ma per fare ciao con la manina al nemico che passa con lo yacht mentre pasteggia ad aragoste e champagne.

Dopo la stagione 2022 non poteva esserci inizio peggiore per la rossa: buona in qualifica ma non come nel 2022, lenta in gara e disastrosa dal punto di vista dell’affidabilità. E non vale portare ad esempio lo zero Red Bull in Bahrain nel 2022 perchè è evidente come si parta da due basi completamente differenti, per potenzialità e approccio.

E’ la solita commedia che puntualmente si ripresenta dalle parti di Maranello, un pò come “Una poltrona per due” immancabile ogni vigilia di Natale considerando che quest’ultimo è fatta molto meglio e fa ridere ogni volta. In Ferrari invece c’è poco da ridere, o meglio, per i suoi tifosi di sicuro.

La prima gara, forse in maniera fin troppo evidente e quindi un pò esageratamente, ha mostrato lo sfascio attuale della Ges che si è dimostrata ancora a metà strada tra quella dell’uscente Binotto e del subentrante Vasseur, con tecnici e addetti di primo piano che hanno fatto i bagagli (tranquilli non ci metto Rosato tra questi) e fiori di responsabili che hanno abbandonato la barca dopo la prima gara seppur affermando che era una decisione pensata a lungo. E certo, uno va via, guarda caso, al termine di un GP tragicomico con l’aggravante di essere il primo GP stagionale. Mai visto gente rassegnare dimissioni a lungo meditate dopo un trionfo.

immagine da f1sport.it

Questo fa pensare a come sia gestita la GES e quale ambientino si fosse creato con le gestione Domenicali, Mattiacci, Arrivabene, Binotto e ancora prima nei secoli dei secoli… Sembra Beautiful ma c’è poco di bello. Vasseur forse non aveva compreso in pieno in che ginepraio si sia infilato o comunque gli diamo il beneficio del dubbio. Ora è difficile cercare di tappare le falle di una barca enorme con le dita, l’unico modo è di tornare a fare risultato in pista, vincere o quanto meno cercando di fare bella figura.

A questo proposito, le due rosse si presenteranno a Gedda con l’ala posteriore monopilone, sperando che sia un pò più stabile di quella vista nelle pl1 del Bahrain. Leclerc avrà sul groppone anche 10 posizioni di penalità per l’introduzione della terza centralina dopo le due saltate per aria a causa di cablaggi difettosi. Immaginiamo con quale gioia il monegasco abbia accolto la notizia…

In tutto ciò ancora non si è capito l’interesse e il ruolo di Elkaan e Vigna, per il momento eminenze grigie che poco hanno contribuito se non per affermazioni ben auguranti ma improvvide.

Tutte illazioni giornalistiche? Speriamo, anche se di solito quando questi spifferi escono dalla GES qualcosa e anche più di qualcosa di vero c’è. In ogni caso la Ferrari si è presentata in maniera totalmente inadeguata in questo inizio di 2023 e si sa che la Scuderia è sempre nell’occhio del ciclone, nel bene o nel male. Bienvenue monsieur Vasseur.

Se Maranello piange Brackley di sicuro non ride, con una W14 già bocciata dal suo pilota in cerca dell’octa e con un Wolff che ha già provveduto a mandare una lettera di scuse ai suoi tifosi, sempre con il malcelato tentativo di parlare alla moglie perchè suocera intenda, come fatto l’anno scorso con la famigerata TD39. Vedremo quest’anno quale sarà il problema fisico che affliggerà i suoi alfieri al volante. In ogni caso dal punto di vista mediatico e non, la tempesta di Brackley è poco più di un temporalone rispetto all’uragano di classe 5 che imperversa a Maranello.

Red Bull e Aston Martin invece viaggiano con il vento in poppa, cercano di mettere fieno in cascina in attesa di momenti difficili. Poco da dire, se In Red Bull hanno iniziato così bene è perchè sono bravi e magari non cambiano organigramma ogni anno o quasi. Poi ci sarebbe la piccola questione sul budget cap dello scorso anno, su quanto abbia influito per costruire l’attuale vantaggio prestazionale e sulla risibile pena inflitta da scontare quest’anno. Ma sono solo considerazioni da rosicone, alla luce anche dello sfacelo compiuto dalle più immediate concorrenti.

immagine da motorsportmagazine.com

Mr Stroll ha finalmente dato un senso ai suoi investimenti puntando sul meglio in termini di risorse umane e, probabilmente, anche nella maniera di gestirli. Vedremo quando e se la parabola della Aston ritraccerà con il proseguio della stagione oppure si tratterà di una presenza fissa dalle parti del podio. Alonso professa calma e gesso, ma figuriamoci se il primo che ci crede nel ritorno alla vittoria non è quella vecchia faina.

Scusate la faciloneria nel parlare delle altre cenerentole invitate al ballo ma onestamente le uniche parole da spendere sono per una Williams che è riuscita a mettere in piedi una prestazione di tutto rispetto in Bahrain e punta al bis a Gedda e una Alfa Romeo Sauber Audi ecc ecc che, almeno con Bottas ha tenuto un minimo fede alle aspettative della vigilia. Le altre, a cominciare da Alpine e finendo con Haas e Alpha Tauri, dovranno rimettersi in riga altrimenti saranno volatili per diabetici, anche se non confrontabili con quelli che eventualmente voleranno dalle parti di Maranello nel caso di un malaugurato bis.

A dispetto dell’inopportunità del luogo in quanto a tradizione motoristica e rispetto dei diritti umani, si spera che questo gp edizione 2023 possa essere altrettanto spettacolare come quello 2022. Si spera che le caratteristiche del tracciato accorcino le distanze, enormi, viste tra i team in Bahrain. Si sa che la speranza è l’ultima a morire ma anche che chi visse sperando ecc ecc.

Pista con degrado basso, dovrebbe favorire una gestione del passo gara più aggressiva, con Pirelli che porterà le mescole C2, C3 e C4, quindi al riparo da usura eccessiva.

Un ultima considerazione sull’uomo del momento, Vasseur. Da uomo addentro alle vicende motoristiche da trent’anni come ha affermato esso stesso, si spera che abbia fatto un corso accellerato e proficuo di maranellismo applicato alla Ges per poter dare quell’impronta che, forse non i suoi capi, ma i tifosi si augurino possa dare alla Scuderia. Insomma deve cercare di trasformarsi nel Thomas Cromwell della Ferrari. Che lo faccia in fretta perchè al momento assomiglia più a Don Abbondio. E se è vero che anche Cromwell finì decapitato, la cosa è comune a tutti quelli che lo hanno preceduto, che cerchi almeno di arrivare al patibolo attraverso un cammino lastricato di vittorie.

*immagine in evidenza da thelastcorner.it

Rocco Alessandro

VERSTAPPEN PASSEGGIA A BAKU. LA FERRARI RIPOSA.

Il campionato Indycar, pardon, il campionato del mondo di Formula 1 fa tappa nel cittadino di Baku. “Una gara dalla quale ci si può aspettare di tutto”, per dirla con Binotto. 

Ma non per la pole, che è ormai un’esclusiva di Charles Leclerc. Con un giro incredibile, rifila 3 decimi al secondo, che non è Verstappen e nemmeno il suo compagno di squadra Sainz, bensì Perez, che da qualche gara pare più in forma della prima guida Red Bull.

Si spengono i semafori, e si capisce subito che per Leclerc sarà una pessima giornata. La partenza di entrambe le Red Bull è da manuale, e Perez passa primo in curva 1. Come se non bastasse, Charles spiattella l’anteriore destra. Il messicano della Red Bull guadagna velocemente diversi secondi.

Al giro 7, il ferrarista si riavvicina a Perez, ma ha Max alle calcagna, con la possibilità di aprire il DRS. A differenza delle gare precedenti, questo non è sufficiente per consentire a Max un facile sorpasso sul lunghissimo rettilineo di Baku.

Al giro 10 altra mazzata per la Ferrari: Sainz si ritira con problemi idraulici. Viene attivata la Virtual Safety Car, e la Ferrari ne approfitta per effettuare il cambio gomme di Leclerc, che, purtroppo risulta più lento di 3 secondi. Charles riesce a mantenere la terza posizione, e la VSC viene disattivata prima che la Red Bull riesca a fare effettuare il pit-stop ai suoi piloti. 

Al giro 15 Verstappen supera Perez, al quale viene intimato di non combattere. Poi il messicano inizia a girare molto lentamente, perdendo fino a 3 secondi al giro su Leclerc, che, invece segna giri veloci a ripetizione. Al giro 17 Checo si ferma, e riesce a stare davanti a Russell, quarto, di un soffio.

Al giro 19 è il turno di Verstappen, che in questo momento ha soli 7 secondi di vantaggio su Leclerc, il quale ritorna in testa alla gara, ma con gomme con ben 9 giri in più rispetto a Max. 

La durata delle gomme però non è un problema, perchè al giro 22 la PU n. 2 esala l’ultimo respiro. 

Al giro 35 tocca a quella di Magnussen, ed esce nuovamente la Virtual Safety Car. In Red Bull, visto che ormai alle spalle non c’è più alcuna minaccia, decidono prudenzialmente di operare un altro cambio gomme. A questo punto della gara, Perez si trova a 12 secondi da Verstappen, mentre al terzo posto c’è l’inossidabile Russell, e al quarto Gasly.

Al giro 44, il francese dell’AlphaTauri viene raggiunto e superato dal rimontante Hamilton, alle prese con un fastidioso mal di schiena. 

La gara finisce così con una doppietta Red Bull, seguita dalle due Mercedes. Al quinto posto Gasly, ritornato su ottimi livelli, seguito da Vettel. Poi Alonso, Ricciardo, Norris e, a chiudere la zona punti, Ocon. 

Nessun motorizzato Ferrari nelle prime 10 posizioni. E su 4 ritiri, tutti e 4 hanno riguardato macchine motorizzate Ferrari. 

Purtroppo per la Ferrari e per i suoi tifosi, Baku rischia di essere lo spartiacque del mondiale. Doppietta Red Bull contemporanea a doppio ritiro Ferrari. Come nella prima gara, ma a parti invertite. E con la differenza che alle spalle ci sono solo vittorie Red Bull, e che ora il problema è l’affidabilità, anche, ma non solo, del motore endotermico. 

Fra una sola settimana si correrà a Montreal, altro circuito da motore. C’è poco tempo per correre ai ripari. E c’è da sperare che in Ferrari non siano costretti a risolvere i problemi depotenziando la PU, con conseguente perdita di prestazione. Perchè, se così fosse, rischieremmo di vedere una restante parte della stagione caratterizzata dal fastidioso dominio di un solo pilota. E sarebbe poco sopportabile, dopo essere ritornati a vedere gare combattute nel 2021 e nella prima parte di questa stagione.

* immagine in evidenza dal profilo Twitter @F1

F1 2022 – GRAN PREMIO D’AZERBAIGIAN

Per l’ottavo appuntamento stagionale della F1 si passa da un circuito cittadino all’altro, da Montecarlo a Baku. Entrambi circuiti cittadini ma non potrebbero essere più diversi uno dall’altro anche se una cosa resta in comune: il margine per errori praticamente nullo concesso ai piloti.

Si arriva a Baku archiviando il primo terzo di campionato e con la certificazione della prima (mini) fuga in classifica piloti e costruttori con la Red Bull e il suo pilota di punta Verstappen a issarsi in cima alla classifica.

Un filotto di quattro gare vinte per gli anglo-austriaci, in cui hanno semplicemente dimostrato come siano più abituati e capaci a gestire situazioni complicate e cariche di tensione e portare a casa il massimo risultato possibile.

immagine da alvolante.it

Per contro Ferrari sconta una disabitudine figlia delle sciagurate stagioni che si sono susseguite dal 2018 in poi, in cui al massimo si lottava per una sporadica vittoria o per un podio, cosa ben diversa dal doversi giocare ogni GP in una singola chiamata ai box o con una strategia particolarmente efficace.

Peccato perchè da Barcellona si può dire che la SF-75 sia la più completa monoposto in pista e non sarebbe stato uno scandalo se Leclerc fosse stato il vincitore dei quattro GP che invece sono andati agli alfieri Red Bull.

Una somma di errori, problemi tecnici e sciagurate strategie di gara hanno vanificato totalmente quanto di buono fatto nelle prime tre gare di stagione. In questo senso la tappa di Baku deve servire agli uomini di Maranello come un nuovo inizio di campionato.

Le prove al simulatore hanno promosso la SF75 sul tracciato azero ma quì la Red Bull fa decisamente più paura considerando la velocità di punta che potrà sfoderare sul lungo rettilineo che immette sul traguardo. La SF-75 dalla sua potrà far valere la stabilità in frenata e l’ottima trazione ma servirà anche il decisivo apporto di Sainz e del muretto box per portare a casa la vittoria.

Pirelli porterà le stesse mescole utilizzate a Montecarlo dato che il circuito di Baku è poco esigente nei confronti degli pneumatici in termini di forze laterali e usura.

Sarà interessante capire come la Ferrari si approccerà al weekend azero dopo la batosta e le polemiche di Montecarlo. Il rischio è quello di vivere ogni appuntamento come una sorta di ultima spiaggia per recuperare punti ad una Red Bull solidissima in gara e quindi aumentare il rischio di commettere errori.

immagine da rossomotori.it

L’utilizzo del terzo turbo e MGU-H per Leclerc sembra andare proprio nelle direzione di non lasciare nulla di intentato sul piano delle prestazioni, anche se è un fatto ormai che Ferrari dovrà forse anticipatamente rispetto alle previsioni, scontare una penalità per il futuro utilizzo di componenti della PU oltre il numero di tre concesso dal regolamento.

Attesa anche per la Mercedes che cercherà di confermare a Baku i progressi visti da Barcellona in poi. La W13 è indubbiamente migliorata anche se sinceramente sembra un pò sopravvalutata nelle sue prestazioni in pista considerando il distacco da Red Bull e Ferrari che rimane comunque molto ampio. Bravi invece, soprattutto con Russell, a raccogliere sempre il massimo possibile sfruttando i problemi altrui.

Nel pacchetto di mischia del mid-field difficile anticipare chi andrà bene e chi no. Tra McLaren, Alpine, Alfa Romeo e Alpha Tauri sono troppe le variabili in gioco e fare un pronostico diventa difficile.

Certo è che Bottas potrebbe essere un fattore per emergere dalla lotta, dato che al finlandese piace il tracciato azero e l’Alfa può contare su una PU di primo livello (quando non ha problemi).

Chi riuscirà a trovare il giusto compromesso tra asse anteriore e posteriore, cercando di non far raffreddare troppo le gomme anteriori nei lunghi rettilinei e non surriscaldare le posteriori nei tratti soggetti a maggiori trazione avrà un bel vantaggio in ottica gara.

immagine da sport.sky.de

Al momento l’Aston Martin è una sorta di work in progress dopo il cambio radicale di filosofia aerodinamica che l’anno avvicinata molto (forse troppo) alle forme della RB18. Baku potrà essere un buon test per verificare la bontà del nuovo pacchetto aerodinamico, facilitato dal fatto che non ci sono curve veloci da affrontare, attuale punto debole della verdona della F1.

Per la Haas l’ìmperativo, come sottolineato da Steiner, è letteralmente non fare danni. Ormai la conta dei pezzi di ricambio per le monoposto distrutte in pista comincia ad essere davvero impattante sulle finanze di una squadra che deve fare i conti con il budget cap.

Schumacher è sotto osservazione in questo caso, avendone distrutte già due a Miami e Montecarlo oltre al fatto che le sue prestazioni in pista sono, al momento, francamente insufficienti.

Williams resta sempre un pò la cenerentola del gruppo, aggrappata alla buona luna di Albon e a particolari condizioni di gara che possono avvicinarla alla zona punti. Quanto meno sarà più difficile per loro fare danni in fase di doppiaggio così come successo a Montecarlo anche se non bisogna mai porre limiti alla provvidenza…

Baku di solito offre sempre gare spettacolari e con tante sorprese, forse proprio quello che non vuole la Ferrari che in situazioni caotiche ha già dimostrato di non essere proprio il massimo. Servirà fare bottino pieno in terra azera anche solo per mandare un segnale, che la lotta è viva e quelli di Maranello sono della partita. Se lo augurano in tanti, di sicuro non Red Bull e probabilmente neanche quel simpaticone di Norbert Haug ma per il campionato sarebbe oro colato.

*immagine in evidenza da fanpage.it

Rocco Alessandro

 

AMERICAN VERSTAPPEN VINCE A MIAMI. LECLERC LO PEDINA.

Una americanata. Questo è ciò che il circus della F1 ha, senza sorpresa, trovato in quel di Miami. Barche senza mare, cabinovia senza montagna, pubblico senza passione. Ma tanti, tanti soldi, e questo è più che sufficiente.

E poi la pista: un mix dei peggiori circuiti della storia del motorsport, includendo anche Indycar e Formula E, che motorsport non è ma va bene lo stesso. E i piloti ad affermare, a denti stretti, che la pista a loro piace, a parte il fatto che fuori traiettoria è peggio che se piovesse, e che in una curva si sono dimenticati di mettere le tech-pro, con Ocon e Sainz a prendere botte terribili.

Ma alla F1-75 la pista piace, eccome. E la prima fila è tutta rossa, con la seconda tutta blu.

Si spengono i semafori e la fila dispari scatta meglio di quella pari, e così Verstappen si ritrova secondo dietro a Leclerc. Per quest’ultimo l’obiettivo è sempre il solito: tenere il missile blu sopra il secondo di distacco, per evitare di dargli anche il vantaggio del DRS, dal quale, come si è visto nelle gare precedenti, non sarebbe in grado di difendersi.

Al giro 8 Charles inizia a soffrire con la gomma anteriore destra, e Max si avvicina e lo passa senza che il ferrarista opponga resistenza. Dietro di loro Sainz e Perez tengono bene il ritmo. I primi 4 corrono in un’altra categoria, e a guidare il gruppo degli altri c’è Bottas, seguito da Hamilton.

Al giro 13 Leclerc va lungo e perde in un colpo solo 1 secondo ma, quel che è peggio, rovina ulteriormente la gomma anteriore destra. Il distacco sale progressivamente fino ai 4 secondi, e una buona notizia per la Ferrari arriva da Perez, che si ritrova per due giri senza potenza, e vede il distacco da Sainz aumentare da meno di 1 secondo fino a 7 secondi.

Al giro 23 Max continua a macinare giri veloci, mentre Hamilton, fino a questo momento sesto, si ferma ai box per montare la mescola più dura. Al giro 25 è il turno di Leclerc, che dopo avere segnato il giro più veloce inizia a lamentarsi dell’auto, e viene fatto fermare. Il monegasco rientra con pista libera davanti. Max effettua la sua sosta 2 giri dopo, e rientra subito davanti a Perez. In testa alla gara ora c’è Sainz, che però si ferma a sua volta, seguito dal messicano. La sosta dello spagnolo è però molto lenta.

Dopo le soste, Leclerc si ritrova ad oltre 7 secondi da Verstappen, e con metà gara da percorrere la strada verso la vittoria si fa oltremodo in salita. Anche perchè dopo avere guadagnato 2 secondi nel solo giro d’uscita, l’olandese inizia a marcare giri veloci a raffica. Ma Charles risponde e aumenta il suo ritmo, riprendendosi il record della pista al giro 34. Sembra che la sua Ferrari vada meglio con le gomme più dure, ma ormai l’avversario è lontano.

Fra i primi 4 i distacchi sono congelati, con Sainz ben lontano dal compagno di squadra, e Perez a distanza di sicurezza. Dietro di loro c’è Russell, che non ha ancora effettuato la sua sosta. Virtualmente quinto è quindi Bottas, davanti all’ex compagno di squadra Hamilton.

Tutti aspettano la Safety Car, e puntualmente arriva al giro 41 quando Norris e Gasly entrano in contatto in modo un po’ stupido, e la macchina dell’inglese rimane ferma in mezzo alla pista. Dopo un primo periodo di Virtual Safety Car, la direzione gara attiva la vettura di sicurezza. La Red Bull fa fermare Perez, che riesce a stare davanti a Bottas, mentre i primi 3 restano in pista. Chi beneficia più di tutti dalla situazione è Russell, che effettua la sua fermata perdendo solo due posizioni e rientrando in pista dietro ad Hamilton.

La Safety Car rientra quando mancano 11 giri. Come previsto, Perez si fa molto aggressivo con Sainz, che riesce miracolosamente a tenere la posizione. Davanti, Leclerc si è incollato agli scarichi di Verstappen, in attesa di potere usare il DRS. 

Al giro 52 Perez attacca Sainz, ma lo fa con una staccata troppo profonda, va lungo e si ritrova a più di un secondo dallo spagnolo, perdendo definitivamente l’opportunità di arrivare sul podio. Contemporaneamente, Leclerc tenta l’attacco a Verstappen, ma anche col DRS aperto non riesce ad avvicinarsi. Al giro 54 Max segna la tornata più veloce, e Charles capisce che contro la velocità di punta della Red Bull non c’è niente da fare. Finisce così con l’olandese a cogliere la terza vittoria su tre gare terminate (quarta se si tiene conto anche della sprint race di Imola), e il ferrarista a prendersi il quarto podio in cinque gare. Terzo un ottimo Sainz, capace di raddrizzare un week-end cominciato malissimo con una capocciata e poi con l’ennesimo appuntamento con il muro. Quarto Perez, che può recriminare per il problema di affidabilità patito prima di metà gara e, soprattutto, per avere gestito male l’attacco a Sainz. Al quinto posto Russell, ancora davanti al lamentoso compagno di squadra Hamilton, sesto. Settimo Bottas, che ha vanificato con un errore il titolo di migliore degli altri. Ottavo Ocon, rimontato dall’ultima posizione conseguenza del duro botto in qualifica. Nono il suo compagno Alonso e decimo Albon, nuovamente autore di un’ottima gara con una Williams tutt’altro che competitiva.

Da segnalare la buona gara di Mick Schumacher, a punti fino a pochi giri dalla fine e poi autore di uno speronamento allo zio Vettel, anch’egli destinato ad arrivare a punti dopo esser partito dai box.

Ora si va a Barcellona, dove tutte le squadre porteranno il tanto atteso “pacchetto di aggiornamenti”, mirato soprattutto ad eliminare il porpoising, per chi ce l’ha. In questo momento il vento sembra girato a favore della Red Bull, che può oltremodo recriminare sui problemi di affidabilità patiti nelle prime gare. Ma le due classifiche vedono ancora la Ferrari in testa, e c’è da credere che la lotta continuerà ad essere serrata perchè la RB18 e la F1-75, seppur concettualmente molto diverse, sembrano avere prestazioni globalmente molto simili. 

P.S. un’americanata all’inizio, un’americanata durante, e un’americanata alla fine, con i piloti sul podio ad indossare il caschetto da footbal americano marchiato Pirelli. C’è da chiedersi cosa inventeranno quando, l’anno prossimo, si correrà a Las Vegas. E pensare che ci lamentavamo degli improbabili circuiti cittadini che la F1 frequentava negli States negli anni Ottanta e Novanta…