VERSTAPPEN 10 E LODE A ZANDVOORT. FERRARI RIMANDATA AL 2023.

Ad una sola settimana dal dominio di Spa, con annessa debacle degli avversari, Verstappen invita tutto il circus alla festa organizzata in casa sua, con la partecipazione di centinaia di migliaia di fan vestiti d’arancione, e gli altri piloti a far da comparsa. Una sorta di festa anticipata per il titolo 2022.

Dopo un venerdì in sordina, con tanto di Ferrari dominanti, Max si rifà in qualifica, centrando per pochi millesimi una straordinaria pole, davanti alle due rosse, improvvisamente in difficoltà in Q1 e Q2, con le due Mercedes ben in lotta ma fregate da un testacoda dell’opaco Perez nell’ultimo giro lanciato.

Per la gioia degli avversari, il padrone di casa si è pure tenuto un treno di gomme morbide nuove da usare in gara. 

Si spengono i semafori e i primi vanno via nell’ordine senza grandi emozioni, a parte una chiusura di Sainz su Hamilton in curva 1, con conseguente leggero contatto che non lascia strascichi.

Verstappen non riesce a scrollarsi di dosso Leclerc, mentre Sainz non riesce a tenere il passo, ed Hamilton, unico dei primi partito con gomma a mescola media, inizia ad insidiarlo, ma senza diventare mai realmente minaccioso. Perez li segue ad un secondo e mezzo, mentre Russell, autore di una partenza non brillante, tallona il messicano con uguale distacco.

Dopo 10 giri le gomme soft iniziano a dare problemi. e con essi cominciano anche le fermate ai box. Tutti montano gomme a mescola media, tranne Alonso che, al giro 12, monta la gomma a mescola più dura.

Al giro 15 entrano ai box Sainz e Perez. La Ferrari commette la topica giornaliera, dimenticandosi la gomma posteriore sinistra di Sainz, il quale perde così una marea di tempo. Nel frattempo, Leclerc perde un secondo al giro e viene fatto rientrare ai box. Stavolta le gomme ci sono tutte, e il pit-stop è regolare. 

Al giro 18 è il turno di Verstappen, il quale rientra comodamente davanti al monegasco della Ferrari. Il distacco a questo punto è di 5 secondi. Sainz è precipitato in sesta posizione, a 18 secondi dal compagno. In testa alla gara, in questo momento, ci sono le due Mercedes, che non hanno ancora effettuato la sosta.

Al giro 28 Verstappen raggiunge Russell e lo passa come se fosse fermo. La differenza di velocità a DRS aperto della Red Bull rispetto a tutti gli altri è veramente impressionante. Ad Hamilton viene invece chiesto di allungare di 3 giri il proprio stint, per cercare di effettuare una sola sosta. E, infatti, quando Lewis effettua la sua sosta, gli viene montata la gomma a mescola più dura. Stessa strategia per Russell, che si ferma 2 giri dopo.

Con le gomme dure, le due Mercedes volano, e Hamilton raggiunge Perez, ma impiega due giri per passarlo. Ma a sorpasso completato, Lewis si trova davanti Vettel appena uscito dal box, e il messicano tenta di ripassarlo, senza però riuscirci. E dopo due giri viene passato anche da Russell.

Hamilton è furibondo con Perez, che gli ha fatto perdere, apposta, molti secondi, e, ovviamente, anche con Vettel. Il box lo avvisa che sta correndo per la vittoria, e i tempi che sta facendo sembrano confermare questa possibilità.

A Verstappen viene chiesto che mescola vorrebbe per l’ultima parte di gara. La risposta è che la media non è spettacolare. Così, per togliersi qualsiasi dubbio, la Red Bull monta allo scudiero Perez la gomma più dura, per sondarne il funzionamento.

A 30 giri dalla fine, Leclerc ha soli 7 secondi di vantaggio su Hamilton, che sta rimontando velocemente. La Ferrari ferma Sainz per montare gomma dura. La stessa cosa fa Charles due giri dopo, e rientra ovviamente dietro le due Mercedes, in quarta posizione virtuale.

Nel frattempo si consuma il dramma di Tsunoda. Prima si ferma in mezzo alla pista dicendo che le gomme non sono montate correttamente. Poi gli viene detto dal box che non è vero, riparte, si ferma ai box, dove gli riallacciano le cinture, torna in pista e subito dopo si lamenta nuovamente di avere un problema. A quel punto gli viene detto di fermare la macchina, e ovviamente lo fa in un punto dove il recupero non è possibile senza Virtual Safety Car.

VSC che esce puntualmente, e questo offre a Verstappen (strano, no?) la possibilità di fare un pit-stop quasi gratis. Stranamente, anche le due Mercedes si fermano, e in questo modo consolidano il secondo il terzo posto ai danni della Ferrari, ma perdono la prima posizione.

Quando mancano 20 giri alla fine, Hamilton si trova a 12 secondi da Verstappen. Russell lo segue a 3 secondi, con Leclerc dietro a 4. La Ferrari però con le gomme dure non va, e Charles perde rapidamente terreno, mentre Sainz naviga in settima posizione.

Al giro 56 Bottas si pianta alla fine del rettilineo. La direzione gara aspetta un giro e fa uscire la Safety Car. La Red Bull fa entrare Verstappen per montare gomma soft, e l’olandese esce dietro alle due Mercedes, che non si sono fermate.  Al giro successivo, le macchine vengono fatte passare in pit-lane, e Russell ne approfitta per fare il pit-stop e montare a sua volta la gomma soft.

Si riparte al giro 60, e non c’è il tempo di godersi un duello rusticano perchè Verstappen passa Hamilton immediatamente e se ne va. Sainz supera Perez e si riporta in quinta posizione, ma su di lui pende la spada di damocle di ben due penalità, una per sorpasso con bandiera gialla su Ocon  in occasione della fermata di Bottas e l’altra per unsafe release in occasione del pit-stop conseguente.

Russell con gomma soft supera Lewis, il quale è furibondo con il suo team per la strategia che gli hanno riservato. E non è finita, perchè anche Leclerc lo passa al giro 66.

A due giri dalla fine, Perez attacca Sainz, cui la penalità di 5 secondi è confermata, ma lo spagnolo lo spinge fuori. Questo consente ad Alonso di avvicinarsi al messicano. 

Ma non succede più niente, e la gara finisce con Verstappen che coglie la decima vittoria stagionale, e la trentesima in carriera, davanti a Russell, Leclerc, Hamilton, Perez, Alonso, Norris, Sainz, Ocon e Stroll.

Tutto come da copione, quindi, compreso il fatto che la Mercedes tornasse una seria contendente per la vittoria. Questo è ciò che volevano sia loro che la FIA, quindi tutti contenti. Tranne la Ferrari, che arriva a Monza come terza forza, per la gioia dei tanti tifosi che si presenteranno all’autodromo e che, forse, quando avevano comprato il biglietto erano convinti di assistere ad un trionfo Ferrari. Non sarà così, probabilmente.

P.S. L’errore al pit-stop di Sainz è dovuto al fatto che lo spagnolo è stato chiamato all’ultimo ma i meccanici non erano pronti (parole di Binotto). Ne consegue che ancora una volta la strategia è stata fatta in modo sbagliato, in questo caso non dando le opportune comunicazioni ai meccanici i quali, evidentemente, non hanno nessuna colpa. Il totale dei punti persi per una malsana gestione delle strategie si è fatto preoccupante, e sarà interessante vedere per quanto tempo ancora si continuerà a dire che “le strategie non sono il problema”.

P.S. 2 Se nemmeno in un circuito come Zandvoort la Ferrari riesce a tenere il passo della Red Bull, e si trova a combattere con la Mercedes, si può affermare senza tema di essere smentiti che la famigerata direttiva TD 039 abbia tarpato le ali alla rossa. A questo aggiungiamo che, probabilmente, con gli sviluppi non ci hanno azzeccato, come è costantemente accaduto negli ultimi 15 anni, ed ecco che si capisce come mai Binotto stia invocando sempre più frequentemente un controllo sul budget cap. Invocazione che, come sempre, rimarrà inascoltata, e il 2022 si concluderà come il 2013, 2017 e 2018, con la Ferrari a lottare per le posizioni dalla seconda in giù, e tanti tanti rimpianti. Auguri per il 2023.

F1 2022 – GRAN PREMIO D’OLANDA

Seconda gara del trittico post vacanziero e si va in casa del campione del mondo, nell’olandese Zandvoort.

Ad aspettare il circus ci sarà la consueta, ormai da qualche anno, marea di tifosi orange che si contraddistingue per rumore e tasso alcolico ben superiore alla media, con tutto quello che comporta, soprattutto nel male.

D’altronde se uno dei main sponsor del mondiale è una famigerata marca di birra olandese siamo pienamente in tema.

Considerando gli esiti del GP del Belgio, più che un Gp sembra una passerella d’onore quella che si prospetta per l’idolo degli olandesi che ha ridicolizzato la compagnia tra i boschi delle Ardenne.

Perfettamente assecondato da una RBR18 ipertrofica in quanto a prestazioni ha, almeno psicologicamente, messo in saccoccia il secondo mondiale di fila, ampiamente meritato.

La famigerata TD39 sembra aver dato una mano agli angloaustriaci anche se chi l’ha presa nei denti (vedi Ferrari/Mercedes), giura che la differenza vista in Belgio non dipende dalla supercazzola made in Stoccarda, ma dal fatto che per sua natura il tracciato belga obblighi le squadre a stare un pò più alte di default, date le forti oscillazioni verticali che richiede l’eau rouge.

immagine da motori.it

Sarà ma quello visto a Spa è l’inizio della fine del mondiale, che sembrava avviato ad una lotta serrata, pensiero che è presto scomparso, scusate il francesismo, come una scorreggia nel vento.

Quindi per Red Bull zero problemi in vista per Zandvoort, cosa che non si può dire per Ferrari e Mercedes. Già deprime in fatto ormai di accostare i due team quando a inizio stagione il binomio era formato da RBR-Ferrari ma tant’è.

La conformazione del tracciato olandese, con alcune curve con banking compreso tra 4° e 18° circa di pendenza, obbligherà i team ad alzare il fondo delle vetture ed ecco che uno scenario tipo Spa è quasi logico.

Al di là delle dichiarazioni più o meno sincere di Binotto e del cronico disagio delle SF75 con temperature basse, sembra che la Ferrari sia quella che più ha subito o rischia potenzialmente di subire gli effetti della direttiva 39. Le prestazioni della rossa in Belgio sono state piuttosto imbarazzanti soprattutto in gara, addirittura incalzati dalla Mercedes di Russell.

Zandvoort darà qualche risposta in più ma le previsioni non sono buone, come non lo sono per Mercedes che sembra abbiano avuto gli stessi problemi di Ferrari in termini di perdita di carico dovuto ad altezze dal suolo superiori ai livelli ottimali.

immagine da circusf1.com

Si potrebbe pensare ad un bel boomerang la TD39 per Wolff&co ma se alla fine il risultato è quello di avere una Ferrari più debole, tutto sommato va anche bene così per loro.

Per gli altri team la farò breve anche perchè Zandvoort, con tutta probabilità e al netto delle temperature che ci saranno nel weekend di gara, confermerà i pregi e i difetti visti in Belgio.

Buone prospettive per Alpine che ha sempre Alonso a elevarla al di sopra delle sue possibilità, punto interrogativo sulla Aston Martin e McLaren di cui non si può mai prevedere il livello di competitività, anche se il Vettel post annuncio ritiro è probabilmente il migliore degli ultimi 4/5 anni.

immagine da formula1.it

Le “Al(ph)fa” saranno anche loro un bel mistero e mi viene da pensare che in Olanda conterà più il manico del pilota che la competitività della monoposto per arpionare qualche punto.

A proposito di piloti in forma, Albon ha dimostrato in Belgio di starci bene nel gruppo di quelli, se non bravi, almeno degni di restare in F1, cosa che ultimamente non si può dire di MIck Schumacher che il buon Steiner vorrebbe sostituire con Ricciardo.

Proprio a causa delle forti sollecitazioni di carico verticale sulle gomme, Pirelli porterà le mescole più dure a disposizione e nonostante questo ci si aspetta una gara su due soste poichè i team cercheranno di non utilizzare la mescola C1, troppo più lenta rispetto alle altre due.

Come detto Zandvoort dirà sicuramente di più sulle possibilità per Ferrari di puntare almeno alle vittorie di tappa, possibilità qusi scontata prima della sosta estiva. La sensazione è che tra errori e mancanza di competitività nella Scuderia si sia un pò persa quella fiducia che la portava a lottare con RBR ad ogni GP.

Forse per la prima volta anche gli aggiornamenti portati in Belgio non hanno funzionato a dovere ma è l’ennesima conferma di come l’atttenzione verso le rosse sia sempre spasmodica, con critiche sempre feroci nel caso le cose vadano male, soprattutto da giornalisti inglesi ed ex-piloti (sempre inglesi) che ogni tanto farebbero meglio a guardare i casini che combinano altri team.

Quello che ormai sembra fuori di dubbio è che Verstappen e Red Bull si avviano con una certa tranquillità a vincere entrambi i mondiali di questo 2022, il che certificherebbe l’apertura di un nuovo ciclo vincente dopo quello Mercedes, difficilmente scalfibile anche dal cambio di regolamento tecnico per le PU del 2026.

Insomma la ruota gira ma chi resta sempre ferma al palo o comunque a poche, centellinate vittorie resta la Ferrari. Certificato l’addio alle speranze iridate di quest’anno sembrano a rischio anche qualche ulteriore vittoria e un futuro che resta costantemente incerto, dovuto al costante trend che vede una Scuderia in difficoltà da metà campionato in poi.

D’altronde, come si faceva notare il buon Filippo Vettel nei commenti al gp belga, dal 2011 ad oggi la Ferrari ha messo a referto solo 4 doppiette, 6 se consideriamo la stagione 2010. Un pò pochine per un team con così tanta storia e ambizione. Solo quest’anno la Red Bull ne ha collezionate quattro…

Certo è che i prossimi due Gp saranno molto importanti anche per Binotto: altre due scoppole in Olanda e a Monza potrebbero vedere in bilico la sua posizione come capo del team. Rientriamo sempre nel campo della tendenza tutta italica di “gettare il bimbo insieme all’acqua sporca” ma tant’è, ci deve sempre essere un capro espiatorio.

Sarebbe però quanto meno curioso che la silente (assente?) dirigenza Ferrari prendesse una decisione tanto importante dopo mesi di colpevole mutismo, soprattutto in quegli ambienti politici della FIA nei quali Ferrari sembra essere considerata solo come portatrice di un prestigio ad uso e consumo della grancassa mediatica della FIA e non più di una seria contendente, di cui viene comprato lo stare zitti e buoni con il famoso obolo extra in quanto team “storico”. Viene da pensare che alla fin fine, finchè i conti della Ferrari S.p.a. sono in ordine, non conta poi così tanto se si vince o meno in pista. Con buona pace dei tifosi col fegato grosso che ancora ci credono.

Avranno capito anche loro che basta fare il minimo indispensabile, stare con i migliori ma non esserlo mai, lottare qualche volta ma non per tutta la stagione, nutrire l’ego del tifoso qual tanto che basta da alimentare le speranze di gloria alla stagione successiva, sul pilota che verrà, sul progettista che farà il miracolo…

*immagine da f1experience.com

Rocco Alessandro

 

MOTOGP 2022-GP DI SAN MARINO E DELLA RIVIERA DI RIMINI

Classico appuntamento di (quasi) fine estate a due passi dalle spiagge romagnole e dalle camerette da adolescenti della maggior parte dei piloti nostrani.

Misano è da sempre il cuore della terra dei motori a due ruote ed i nostri ritroveranno l’asfalto che spesso è stato per loro la palestra più importante della carriera.

Piloti e Case italiane vantano una buona tradizione seppur sia riuscito l’en plein di tre vittorie in tre classi solo una volta nel 2018.

Curiosamente il leader del Mondiale Quartararo non ha mai vinto in Romagna ed i suoi risultati migliori sono due secondi posti nel 2019 e nel 2021.

Al contrario, Pecco Bagnaia è andato sempre forte su questo tracciato, al punto di rischiare di vincere la sua prima gara quando ancora aveva indosso i colori Pramac. E’ lui il favorito d’obbligo. Sull’onda dei tre successi consecutivi appena ottenuti vorrà portarci anche il quarto per bissare quello dello scorso 2021.

Vincere anche domenica avrebbe un significato ulteriore per il piemontese in quanto sarebbe il primo pilota a centrare un poker consecutivo: impresa mai riuscita nemmeno a Sua Maestà Casey Stoner.

Bagnaia scenderà quindi in pista carico di entusiasmo, ma anche con tutta la pressione addosso che solo quando guidi una rossa nel giardino di casa puoi avere.

Guardando le statistiche nell’ultimo anno solare (ovvero da inizio settembre 2021 ad oggi) il nostro ha vinto ben 9 gare sulle 19 disputate. Il suo rivale ne ha vinte solo 3 collezionando in tutto 264 punti a fronte dei 279 di Pecco… La grossa differenza sta tutta nel fatto che il francese ha imparato ad accontentarsi quando non ne ha per vincere. Bagnaia è spesso caduto per eccesso di foga/pressione.

Un successo del ducatista (con in scia altri piloti a “rubare” punti al rivale) significherebbe mettere ulteriore sale a questo campionato. Un evenienza che darebbe più sapore a chiunque vincerà il titolo a fine anno. E regalerebbe anche adrenalina ai tifosi e fama alla Dorna stessa.

Questo ormai il leitmotive che ci porteremo sino a quando i giochi non saranno fatti.

Gli altri? Tanti hanno motivo per ben figurare. I ducatisti hanno i mezzi per farlo a partire da Bastianini sempre molto veloce in Romagna. Resta da vedere come si comporterà nel caso in cui si trovasse in battaglia con il suo futuro compagno di box rosso. Miller avrà il compito di difendere il compagno di box meglio di quanto non abbia fatto in Austria e gli indigeni Bezzecchi e Marini i sopracitati favori del “giardino di casa”.

Il gran Capo Dall’Igna sarebbe ben felice se anche gli altri due ufficiali Pramac aiutassero la causa dopo averli confermati anche per il prossimo anno.

Ritroveremo pimpanti anche i due alfieri Aprilia che su questa pista hanno macinato asfalto gomme e ferodi per collaudare la RS.

Gli altri (due)? Honda farà numero come non lo faceva dall’inizio degli anni 80. A completare il campionato alternativo “giapponese” le tre Yamaha restanti che potranno lottare anche con una Suzuki (Watanabe sostituisce Mir infortunato in Austria). La gara “giapponese verrà presumibilmente dominata da Rins in sella all’altra Suzuki ormai in disarmo.

Restano le KTM. Oggetto misterioso del 2022 pare che per il prossimo anno facciano incetta di tecnici ex Red Bull F1. Nel frattempo sono lì a rinfoltire (senza più acuti) la griglia di partenza con arrivo in ordine sparso. Incredibile solo pensarlo dopo che lo scorso anno parevano indirizzati ad un 2022 migliore rispetto a quell’Aprilia che sta invece ben figurando.

Questo il cocktail del weekend. Interessante per l’alto classifica e per i colori italiani. Capiremo se arriverà davvero la pioggia ad oggi prevista per annacquare la bevanda del fine settimana.

Divertitevi tutti, senza prendervela troppo….. perché è solo sport….forse.

(immagine di copertina tratta dal sito ufficiale del circuito intitolato a Marco Simoncelli)

 

GRAZIE DI TUTTO ANDREA DOVIZIOSO

(immagine tratta dal sito della Motogp)

Sarà l’ultima gara della carriera del nostro Andrea Dovizioso. Il ringraziamento è d’obbligo per averci regalato belle battaglie, per averci fatto gioire con un mondiale, per averci fatto sperare che un pilota italiano potesse trionfare in sella alla rossa nazionale.

Andrea non sarà stato un fuoriclasse, ma ha ben figurato in carriera incrociando le ruote con nomi che farebbero tremare le gambe a chiunque. Ha lottato contro gente del calibro di Rossi, Stoner, Lorenzo, Pedrosa e Marquez. Senza qualcuno di loro avrebbe vinto molto di più e magari sarebbe arrivato l’iride della classe regina a bordo della Ducati.

Ma la vita è fatta così…. Sul finire ha commesso l’errore di non provarci davvero con Aprilia chiudendo in sordina con una Yamaha decisamente sotto tono rispetto ai fasti passati. Sarebbe stato bello vederlo a bordo della moto di Noale ad indirizzare quel progetto che oggi sta dando i suoi frutti. Sarebbe stato bello come è stato bello vedere il suo spirito di abnegazione durante gli anni bui della rinascita Ducati. E’ stato talvolta troppo spigoloso con i compagni di team. Non si è mai veramente integrato con i suoi corregionali del giro buono.

Grazie ancora Andrea. Tanto rispetto per ciò che hai fatto e scusami se talvolta ho esagerato anche io con le critiche.

All the best.

 

Salvatore V.