F2 2022 – AUSTRIA E FRANCIA, DRUGOVICH GESTISCE

Benritrovati e scusate per aver saltato l’appuntamento nelle ultime settimane, ma ho trovato difficile coniugare gli impegni universitari con la vita normale. Recupero ora, riassumendo entrambi i weekend in un unico articolo.

Tutte le immagini dell’articolo sono tratte dall’account twitter della F2 o dal sito ufficiale fiaformula2.com.

AUSTRIA

Le qualifiche sono state carnevalesche. Il tracciato corto e poco tecnico, i distacchi minimi, il gioco delle scie e soprattutto la quantità di tempi cancellati per track limits hanno stravolto la griglia, mandando alle stelle piloti quasi sconosciuti e spedendo all’inferno piloti di chiara fama.

Frederik Vesti (ART) conquista la pole (aveva solo una top 5 prima di queste qualifiche) precedendo Juri Vips (Hitech) e Logan Sargeant (Carlin). Drugovich è quinto, mentre Pourchaire è solo nono. Per far capire che razza di qualifiche sono state, Amaury Cordeel (VAR), uno dei piloti più scarsi al volante della macchina peggiore, al rientro da un race ban per aver accumulato 12 punti di penalità, è settimo.

SPIELBERG, AUSTRIA – JULY 09: Marcus Armstrong of New Zealand and Hitech Grand Prix (7) leads Theo Pourchaire of France and ART Grand Prix (10) during the Round 8:Spielberg Sprint race of the Formula 2 Championship at Red Bull Ring on July 09, 2022 in Spielberg, Austria. (Photo by Rudy Carezzevoli – Formula 1/Formula Motorsport Limited via Getty Images)

Nella Sprint Race si sono visti tanti trenini ma l’azione è stata poca. Tanto sono partiti, tali sono arrivati. Vince dalla pole Marcus Armstrong (Hitech), maggior beneficiario dell’inversione della griglia. Più animato è stato il post gara, con i commissari che hanno elargito svariate penalità, sempre per questioni di track limits. Anche Pourchaire venne condannato a 5s di penalità, salvo poi scoprire che si trattava di errore giudiziario. Mantiene quindi la seconda posizione; Drugovich invece è quarto, con giro più veloce.

Tanto lineare è stata la gara del Sabato quanto folle la Feature Race di Domenica. La pista è bagnata ma non piove. I primi calzano tutti rain ma dalle file centrali in poi sono molti optano per le slick. Gli ingredienti per un pandemonio ci sono tutti.

Al via Vips prende la testa della corsa, ma a metà gruppo Armstrong (slick) viene mandato in testacoda e chiama la SC. Pochi chilometri dopo la ripartenza i piloti con le rain vanno in sofferenza, ma dal momento che il pitstop, per essere validato, deve essere effettuato dopo il settimo giro, devono aspettare e stringere i denti. Vips scala così dalla prima all’ottava posizione, Drugovich crolla addirittura in quindicesima.

Anche dopo aver il pit stop restano in inferiorità strategica: la pista è umida e fredda e fanno fatica a mandare in temperatura le gomme e allo stesso tempo devono trattarle con attenzione per farle durare per tutto il resto della gara.

In questa fase si mettono in luce Richard Verschoor (Trident), che al via era il primo dei piloti su slick e ora è il leader della gara; Roberto Merhi (Campos – sì, quello della Manor del 2015), al ritorno nella serie dopo 4 anni, partito penultimo e, grazie alla giusta strategia, ora in zona podio.

Ma la gara più impressionante è quella di Logan Sargeant. Come tutti quelli partiti con le wet si è trovato in fondo al gruppo dopo aver pittato per le slick, ma stacca tempi di 1s inferiori a tutti, sorpassa una decina di vetture e si insedia in quarta posizione.

Verschoor estende il vantaggio mentre si scalda la lotta per il podio. Daruvala, a lungo secondo, va in crisi di gomme e compatta un gruppetto costituito da Merhi, Sargeant, Fittipaldi e Lawson (questi si autoelimina a furia di penalità per aver violato troppe volte i track limits). L’indiano resiste fino all’ultimo giro, quando Merhi riesce a trovare uno spiraglio in curva 1. E’ una bella favola, ma si teme per una penalità, dal momento che per errore è finito fuori dai bordi di curva 1.

Apparentemente vince Verschoor, seguito da Merhi e Daruvala, ma il post gara, con una delle sequenze più folli che ricordi, stravolge il risultato. Sulla vettura di Verschoor non si trova la quantità minima di carburante per effettuare i controlli, pertanto viene squalificato. Il secondo, Merhi, rimedia all’ultimo giro una penalità di 5s per aver sorpassato Daruvala uscendo dai confini della pista. In realtà non ha neanche tratto vantaggio, come poi riconosciuto dai giudici, ma la decisione era inappellabile. La vittoria passa al terzo classificato, Daruvala, ma anche lui viene penalizzato dopo che i giudici hanno scoperto che i meccanici avevano asciugato la sua casella di partenza.

In una squenza veramente incredibile, ecco che la vittoria passa al quarto classificato, ovvero Logan Sargeant! Ha beneficiato di una buona dose di fortuna nel post-gara, ma comunque è riuscito a raddrizzare una corsa iniziata molto male grazie a un’intuizione strategica di un certo acume. Mentre, dopo la sosta, tutti i suoi colleghi cercavano di non stressare le gomme (incontrando però problemi a farle entrare nella finestra di funzionamento), lui decide di dare tutto nei primi giri per giocare sulla difensiva poi, confidando nella difficoltà a sorpassare osservata nella sprint race.

SPIELBERG, AUSTRIA – JULY 10: Calan Williams of Australia and Trident (21) leads Juri Vips of Estonia and Hitech Grand Prix (8) during the Round 8:Spielberg Feature race of the Formula 2 Championship at Red Bull Ring on July 10, 2022 in Spielberg, Austria. (Photo by Joe Portlock – Formula 1/Formula Motorsport Limited via Getty Images)

Dopo tutte le penalità, il podio è composto da Sargeant, Enzo Fittipaldi (Charouz), al secondo podio in Feature Race, e Roberto Merhi, che comunque conserva il podio. In tutto questo casino Drugovich e Pourchaire hanno concluso ben al di fuori della zona punti, sicché anche questa gara è assimilabile a un pareggio.

Al termine della roulette austriaca, in classifica Sargeant scavalca Pourchaire, 115 a 114, e si candida a primo inseguitore di Drugovich, saldamente in testa con 154 punti.

FRANCIA

Nella prima parte delle qualifiche si impone Sargeant, salvo arretrare nei minuti finali. Ayumu Iwasa (DAMS) passa a condurre nei minuti finali, ma manca per pochi secondi la finestra per effettuare l’ultimo tentativo. Sargeant non spreca l’occasione e riconquista la pole per appena 6 millesimi (!).

Seconda pole in tre round per lo statunitense, che ora sembra lo sfidante più credibile di Drugovich (quarto). Le quotazioni di Pourchaire invece sono in ribasso, soprattutto dopo essere stato battuto dal teammate Vesti per la quarta gara di fila (quinta nelle ultime sei). Il risultato è reso ancora più umiliante dal fatto che Vesti aveva compiuto ben 0 giri nelle prove libere a causa di un componente montato male. Il francese è comunque sesto e non gli è preclusa nessuna possibilità.

La sprint race è vissuta tutta sulla lotta per scalzare dal podio il poleman Daruvala. Lawson prima si sbarazza di Armstrong dopo averci duellato per tutto il primo settore, poi erode progressivamente il gap dal leader. Una SC a metà gara permette all’indiano di conservare la testa per qualche chilometro in più, ma alla fine il sorpasso giunge perentorio al sedicesimo giro.

I piloti sono tutti vicini e due giri dopo Armstrong cerca di replicare la manovra ma sbaglia, costringe Daruvala a tagliare, e si ritrova esposto agli attacchi. Pourchaire lo accompagna fuori pista alla Beausset e anche Drugovich si infila. Pochi chilometri dopo Vips si butta all’interno all’ultima curva, si scompone e costringe Armstrong ad uscire dal tracciato. Anche stavolta il neozelandese della Hitech perde un paio di posizioni; è passato dalla lotta per la vittoria a non prendere neanche un punto.

Lawson vince davanti a Pourchaire e Daruvala, ma lo scambio di posizione degli ultimi giri finisce sotto la lente dei commissari. Il giudizio è salomonico: tutti e tre, Armstrong, Pourchaire e Vips, sono penalizzati per aver forzato un collega ad uscire di pista. Daruvala torna secondo, mentre il francese scala settimo. L’ultimo posto sul podio viene ereditato proprio dal rivale Drugovich, che ringrazia del regalo.

Sargeant scatta male ma anche Iwasa si fa sorprendere da un incredibile Doohan, che partiva quarto, salvo riprendersi la testa della corsa già nel corso del primo giro. Da qui in poi il rookie giapponese impone il suo dominio sul resto dello schieramento e andrà a vincere con quasi 10s di vantaggio. La lotta per il podio invece è più animata.

Dopo la partenza Sargeant si tiene alle spalle il duo ART di Vesti e Pourchaire, mentre Drugovich (primo dei piloti su hard) era stato scavalcato anche da Vips e Lawson. Lo statunitense è in leggera difficoltà, ma la gara prende una piega disastrosa quando la vettura si spegne ai box durante la sosta. Malgrado vari i tentativi, non riesce a far entrare le marce e quindi si deve ritirare. Anche Doohan subisce una sosta lenta (seppur non così disastrosa), sicché, grazie a una buona strategia e a un ritmo convincente su gomme consumate, Pourchaire scavalca sia lui che Vesti.

L’australiano non ci sta e dopo aver raggiunto il rivale tenta una manovra azzardata alla chicane, con l’unico risultato di girarsi e  perdere la posizione anche su Vesti. Nel frattempo Drugovich ha montato le soft (prima del tempo, ma le hard non andavano proprio) e grazie al vantaggio di prestazione rimonta sul trio. Vips nel frattempo era stato eliminato dal consueto pitstop problematico.

Il brasiliano infila Doohan a quattro giri dalla fine e arriva in volata con Vesti. Manca il sorpasso ma conquista il giro più veloce. Iwasa vince per la prima volta in carriera nella categoria e regala alla DAMS la prima vittoria dalla nuova gestione di Charles Pic (sì, l’ex pilota della Marussia), nonché la prima dalla morte del fondatore Jean Paul Driot.

Anche in Francia il copione è lo stesso: Drugovich corre da ragioniere, senza per questo compromettere la prestazione. La MP ha perso il vantaggio prestazionale di cui ha goduto per qualche gara ma nessuno dei rivali per ora è riuscito ad approfittarne. Tra Silverstone, Spielberg e Le Castellet Pourchaire gli ha guadagnato il gran totale di 10 punti. Sembra più pericolosa la cavalcata di Sargeant, autore di due pole, due vittorie e un secondo posto nelle ultime quattro Feature Race, ma in tutto gli ha guadagnato solo venti punti. Non è poco, ma se il trend restasse tale il brasiliano dovrebbe vincere il campionato.

Lorenzo Giammarini, a.k.a. LG Montoya

 

 

BASTIAN CONTRARIO: BINOTTO AVEVA RAGIONE

Il GP di Francia è andato com’è andato ed inutile stare a recriminare. Chi vi scrive ha troppi segni sulla schiena, dati dalle vergate delle batoste prese per credere nel mondiale piloti. Già era impresa impossibile con trentotto punti di scarto, figuriamoci con più di sessanta, soprattutto contro questo Verstappen. L’olandese, in termini di performance, si equivale con il monegasco solo che (c’è sempre il trucco) il buon Max rispetto al ferrarista ha più esperienza. Se credevate di leggere, su queste righe, il catechismo dell’indottrinamento del tifoso perfetto, allora avete aperto il link sbagliato. Qui non si tifa, si analizzano i fatti.

Charles, con buona pace dei suoi acerrimi tifosi (ebbene sì, la tifoseria social nemmeno lui ha risparmiato), i quali hanno disperatamente cercato conferme nella rottura dell’acceleratore per poter dare la colpa a qualcun altro (indovinate chi?), si è assunto la totale colpa dell’accaduto. Il monegasco, a nemmeno un quarto di secolo di età, ha dato una lezione di vita, di maturità e palle a tante e tanti che bazzicano attorno al mondo della F1. Verstappen sapeva che chi si doveva prendere rischi non era lui; Verstappen sapeva che spingere a rotta di collo avrebbe nuociuto più a lui che a Le Clerc: si chiama maturità, visione di gara in prospettiva futura, cosa che Le Clerc ancora non ha. Pazienza, imparerà!

Eppure questo amaro GP francese non è tutto da buttare. La chiave di lettura ce la dà proprio il buon Carlos che con la sua rimonta ci fa capire come stanno lavorando  a Maranello. Binotto ha sempre detto, tra le mille critiche dei più, che, prima di portare un aggiornamento, il team si sarebbe concentrato nell’estrarre tutto il potenziale dall’aggiornamento portato precedentemente. Per la serie “caviamo sangue dalle rape”! La F1-75 è nata bene, ha un’ottima base e sebbene sia fragile, è velocissima (meglio una macchina veloce e poco affidabile che il contrario) e sta portando tante soddisfazioni: la correlazione tra dati virtuali e reali coincidono. A differenza di Red Bull, che nonostante la mole di punti di vantaggio che si ritrova, ha dovuto spingere tantissimo sullo sviluppo, portando parti nuove praticamente ad ogni GP, tanto che persino il team di ingegneri delle lattine volanti è stato costretto a dare lo stop e addirittura ritornare a soluzioni vecchie. Binotto aveva ragione!

La F1-75 non ha nulla da invidiare alla RB18, anzi ultimamente gli è superiore. Questo è corroborato dal solito Sainz, il quale partendo diciannovesimo si è trovato a lottare per il podio e solo l’errore al box gli ha impedito di festeggiare con lo champagne. Il nuovo fondo portato su entrambe le rosse ha funzionato alla grande e sebbene i primi otto (dal diciottesimo all’undicesimo), davanti a Carlos, non fanno testo è anche vero che vedere lo spagnolo, superare il midfield in scioltezza e ingaggiare una lotta contro Perez, dove non c’è stata storia, era gioia per gli occhi. Binotto aveva ragione! Cosi come il Team Principal della Beneamata aveva ragione sugli ordini di scuderia. Sempre i secondi piloti sono stati il metro di paragone di ciò che sto affermando: sabato Perez si è rifiutato di dare la scia al compagno, Sainz invece ha detto “obbedisco”. Ha fornito la scia necessaria nel settore dove Ferrari perdeva per fargli fare la differenza al traguardo. In gara Sergio era visibilmente smarrito e alla ripartenza Russell lo ha umiliato. Carlos invece ha dato anima e corpo per la squadra. Se si crede che questa condotta di gara, da parte dei due piloti, sia frutto del caso allora non so che fare per voi pochi che mi leggete. Il messicano, sportivamente parlando, è stato castrato ad inizio mondiale con un paio di team order che segano le gambe. Hai voglia a festeggiare a Montecarlo, alla fine certe politiche di squadra logorano. Ed infatti Perez fa l’insubordinato il giorno delle qualifiche come detto.

Sainz dal canto suo, grazie a Binotto, ha l’onore salvato ed il morale alle stelle: carico della sua prima vittoria in F1 (con una rossa per giunta!) e, soprattutto, senza essere stato umiliato da un team order che in tanti invocavano, intelligentemente ha saputo mettersi al servizio della squadra sapendo che non c’era nulla di male e che comunque lo doveva al team ed al compagno. Pensiamo all’incontrario: immaginate che in Inghilterra Binotto avesse ordinato allo spagnolo di dare strada a Charles, che condotta avrebbe avuto in futuro Sainz? Ovvio che non avrebbe avuto più fiducia nella squadra. Per non parlare del fatto che, domenica, Charles comunque è uscito fuori pista, con il risultato che ci saremmo trovati una coppia di piloti completamente spompata: un Le Clerc mentalmente a pezzi e deluso ed un Sainz completamente demotivato; per la serie cornuti e mazziati.

Nonostante le mille critiche da social, nonostante l’attacco frontale da parte di certa stampa, Binotto aveva ragione delle sue scelte con buona pace di tutti i detrattori “dalla chiamata facile”. In questo modo, senza aver “castrato” lo spagnolo, ci ritroviamo una coppia di piloti “magri e famelici”; proprio come i soldati di Massimo Decimo Meridio nella campagna di Germania. Magri perché hanno ottenuto meno di quello che il loro talento e la loro macchina gli consentirebbe e famelici perché, alla luce di quanto accorso (fuoco e fiamme per Carlos e ritiro per Charles), sono incazzati come iene! Binotto non ha mai sognato di far venire in squadra Carlos per fargli fare “il cameriere” come taluni dicono o invocano. Su questa rubrica già mi spesi a riguardo, affermando che guai se il monegasco si fosse plafonato con un compagno accomodante. Charles da il meglio di sé proprio quando deve demolire l’avversario ed in F1, si sa, il primo da sconfiggere è proprio “l’altro” nel box affianco.

Inoltre, non per ultimo, c’è un campionato costruttori da vincere. Il mondiale piloti è stato fortemente compromesso e se scrivo in questo modo è solo perché c’è la matematica che tiene a galle le nostre speranze. Ovvio che se devo usare la logica e rimanere con i piedi per terra, allora personalmente, ho riposte le mie speranze di vedere l’iride che più conta in quella curva dove l’ha parcheggiata Le Clerc. Il mondiale marche è tutt’altra faccenda. Questo Ferrari può e deve portarlo a casa, sia perché ha sfornato una macchina da mondiale e sia perché, checché se ne voglia dire e pensare, la Rossa ha la coppia di piloti migliore di tutto il lotto. Immaginate un Carlos spompato, alla Perez per l’esattezza. Verstappen può permettersi di fare il buono ed il brutto tempo, perché il suo vantaggio è simile al PIL di uno stato sudamericano, mentre Ferrari ha bisogno dell’apporto di tutti e due. Immaginate, dicevo, lo spagnolo che non crede più nella squadra… sarebbe un disastro. Invece, per un motivo o per un altro, sono entrambi motivati e visto che ora nessuno ha più nulla da perdere, magari correranno con la mente più libera… e magari si divertiranno pure. Assolutamente il bicchiere è mezzo pieno e i fatti dicono che Binotto aveva ragione.

 

Vito Quaranta

VERSTAPPEN VINCE IN FRANCIA, LECLERC SBATTE.

Al Paul Ricard c’è sempre un gran caldo. E quando l’Europa meridionale è vittima degli effetti del riscaldamento globale, a Le Castellet fa ancora più caldo.
La gara che rappresenta il giro di boa del mondiale di Formula 1 2022 si disputa con temperature che definire torride è un eufemismo. E non solo per questioni climatiche, ma anche per la incredibile lotta che si sviluppa in pista fra Red Bull e Ferrari, con Verstappen e Leclerc che si disputano la pole position sul filo dei centesimi, e il monegasco che riesce a distanziare il rivale grazie anche alla scia fornitagli dal compagno Sainz, relegato in ultima fila per avere utilizzato il quarto motore della stagione.

Gli sviluppi portati dalla Ferrari sembrano funzionare molto bene, mentre lo stesso non si può dire per quelli portati dalla Red Bull, smontati già il venerdì.  Ma il lavoro del sabato pare avere portato Verstappen ad un ottimo livello per quanto riguarda il passo gara. 

Si spengono i semafori e i due in prima fila scattano senza problemi. Chi parte meglio di tutti è però Hamilton, che supera Perez e per poco non affianca Verstappen.

Al duo di testa bastano pochi giri per mettere a distanza gli avversari. Leclerc però non riesce a scrollarsi di dosso Verstappen, che, grazie al DRS, gli resta attaccato agli scarichi. Al giro 6 Charles commette un errore e Max lo affianca dopo Signes, ma non riesce a passarlo. Il ferrarista sembra essere già al limite.

Ma in realtà non arrivano ulteriori attacchi, e al giro 11 iniziano i problemi di gomme per l’olandese, mentre il suo compagno di squadra Perez si fa raggiungere da Russell. Nel frattempo Sainz, partito con gomma dura, è risalito fino alla decima posizione.

Al giro 14 Verstappen esce dalla zona DRS. Evidentemente Leclerc ha, fino a questo momento, gestito le gomme. E al giro 17 Max effettua la sua prima sosta per montare gomma dura, rientrando subito alle spalle di Lando Norris. 

A Charles viene comunicato che la gomma dura è di 2 decimi più lenta di quanto ci si aspettasse. Interessante notare che la Ferrari ha a disposizione due treni di gomme medie nuove, mentre la Red Bull ne ha solo uno, e, in caso di due soste, sarà quindi costretta a fare due stint con la gomma più dura.

In un solo giro, Max si ritrova virtualmente davanti, ma la cosa è irrilevante perchè Leclerc finisce la sua gara contro le barriere. 

Esce la Safety Car, e tutti, tranne Verstappen, effettuano la loro sosta. 

Si riparte senza emozioni con Hamilton secondo dietro all’olandese. Chi è indiavolato è Sainz, che sfrutta la sua gomma media per risalire fino alla quinta posizione. Ma per allietare ulteriormente la giornata della Ferrari, gli vengono appioppati 5 secondi di penalità per unsafe release.

Carlos non si perde d’animo, e con un sorpasso all’esterno supera Russell e si prende anche la quarta posizione. Verstappen è solo 7 secondi più avanti, con ancora 21 giri da percorrere, e i 5 secondi di penalità da scontare. Ma quando lo spagnolo arriva dietro a Perez, la sua rimonta imperiosa si ferma, e dopo un conciliabolo con il suo box, che gli dice che non ci saranno altre fermate, decide di andare all’attacco del messicano. Dopo un duello durato diverse curve lo passa. Ma subito dopo viene fatto fermare ai box, e, scontando  anche la penalità, rientra alle spalle di Ricciardo, in nona posizione.

Quando mancano 4 giri alla fine, la macchina di Zhou si ferma in una via di fuga, e viene attivata la Virtual Safety Car. Nel momento in cui viene disattivata, Perez si addormenta e Russell lo supera prendendosi il gradino più basso del podio. Ma il messicano si risveglia improvvisamente, e passa gli ultimi giri tentando di riprendersi la posizione, cosa che non gli riuscirà.

Finisce così con Verstappen che si porta a casa la settima vittoria stagionale, e, con essa, una grossa ipoteca sul mondiale. Secondo un felicissimo Hamilton, al trecentesimo gran premio, seguito dal compagno di squadra Russell. Quarto Perez, autore di un week-end molto sotto tono. Quinto Sainz, che si prende anche il giro veloce. E, senza la penalità, il terzo gradino del podio sarebbe stato suo. Sesto si piazza il sempre ottimo Alonso, poi Norris, Ocon, Ricciardo e Stroll a completare la zona punti.

Fra solo una settimana il mondiale farà tappa in Ungheria, una pista che, sulla carta, dovrebbe essere favorevole alla Ferrari. Ma la F1-75 ha dimostrato in Francia di essere ormai la favorita in qualsiasi tipo di circuito. Anche se per rivedere il mondiale a Maranello bisognerà, probabilmente, aspettare almeno ancora un altro anno.

P.S. negli anni Ottanta ci fu un pilota di lingua francese che a causa di problemi di affidabilità e di suoi errori perse 3 mondiali consecutivamente, ma ne vinse poi 4. Sto ovviamente parlando di Alain Prost. L’errore di Charles di oggi ci può stare per un pilota che è alla sua prima stagionse con una macchina veramente vincente. L’importante è che la Ferrari continui a fornirgli una vettura all’altezza e, vista la storia degli ultimi 15 anni, questa è la vera incognita.

P.S. 2 “L’acceleratore non c’entra niente, non voglio spostare l’attenzione, io non posso fare questi errori. Fra Imola e qui sono 32 punti persi per colpa mia”. Il pilota di lingua francese di cui al p.s. precedente, spesso tirava in ballo chiazze d’olio che c’erano solo per lui. In questo, era molto simile a tanti colleghi dell’epoca che avevano un campionario di scuse infinito da utilizzare quando commettevano qualche stupidaggine. All’epoca ce la potevano raccontare, perchè la tecnologia non portava lo spettatore fin dentro la macchina. Ma, forse, i ragazzi di oggi sono anche più sinceri.

* Immagine in evidenza dal profilo Twitter @F1

F1 2022 – GRAN PREMIO DI FRANCIA

Non c’è due senza tre?

Se lo staranno domandando in quel di Maranello, reduci dalle due vittorie consecutive in Gran Bretagna e Austria. La Scuderia non vince tre gare di fila dal 2019 (2008 furono quattro di fila) quindi si capisce bene che è uno scenario al quale non sono abituati da un pò di tempo.

Nel 2021 il GP di Francia fu terribile per i rossi ma quest’anno le cose dovrebbero andare molto meglio, almeno sulla carta. Prevista infatti l’introduzione di una nuova ala posteriore a maggiore efficienza aerodinamica, in modo da ridurre il drag e avvicinare ulteriormente l’efficienza aerodinamica in rettilineo che è da inizio stagione una delle armi principali della Red Bull.

Il manto stradale molto liscio del Paul Ricard farà un favore a Mercedes che dovrebbe soffrire meno di porpoising e quindi avvicinarsi a Ferrari e Red Bull ma anche queste ultime potranno beneficiarne permettendosi assetti più estremi in termini di vicinanza del fondo vettura al suolo.

immagine da funoanalisitecnica.com

Dall’altra parte però potrebbe esserci una penalità in vista per Sainz, reduce dal “barbecue” della sua PU nel GP di Austria. Non è ancora strettamente obbligato a tale scelta ma l’introduzione di una nuova PU con nuova parte ibrida (come la PU che Leclerc ha smarcato in Canada) e la relativa facilità di sorpasso che il Paul Ricard permette, ne fanno un’eventualità abbastanza concreta.

Red Bull ha l’obbligo di risollevarsi dopo la brutta gara in casa. Degrado gomme eccessivo e l’essere stati passati in pista tre volte da Leclerc sono stati un incubo e il Gp di Francia sembra essere la giusta location per il riscatto.

Saranno previsti aggiornamenti al fondo della RB18 in chiave normativa anti-porpoising, di flessibilità del fondo e di miglioramento della guidabilità della monoposto sull’asse posteriore. A questo si aggiunge la naturale propensione alle alte velocità in rettilineo e nelle curve veloci che ne fanno una avversaria più che temibile.

Anche Mercedes attende con ansia il Paul Ricard, dove potrà permettersi di viaggiare più bassa e sfruttare meglio il suo particolare (e brutto) corpo vettura.

immagine da motorlat.com

In più si parla insistentemente di una misterioso aggiornamento “invisibile” che dovrebbe dare una mano alla W13. Probabilmente si tratta dei bastoni tra le ruote che Wolff e compagnia stanno mettendo a Ferrari e Red Bull in termini di flessibilità del fondo…

Gara di casa questa volta per Alpine che ci tiene a fare bella figura. Seppur staccatissimi dalla vetta, Ocon ha portato a casa un ottimo quinto posto in Austria e l’intenzione è quella quanto meno di ripetersi sul circuito di casa. Alpine che porterà diversi aggiornamenti, facendo storcere un pò il naso ad Alonso che vorrebbe concentrare già sforzi e risorse per la vettura del prossimo anno.

immagine da motorsport.com

Considerando lo stato di forma è d’obbligo mettere la Haas tra le pretendenti al piazzamento a punti. La vettura sembra aver acquisito una base di performance molto più stabile che in passato e lo dimostra anche la rinascita di MIck Schumacher, che con gli ultimi due Gp sta allontanando lo spettro del licenziamento a fine anno. La PU Ferrari potrà dare una grossa mano al Paul Ricard, affidabilità permettendo.

Per Alfa Romeo invece fanno parlare più i rumor di acquisizione da parte di Audi a partire dal 2026 che per i risultati in pista. La monoposto è valida ma per un motivo o per l’altro non riesce a ottenere i risultati sperati. Anche loro potranno avvantaggiarsi della PU Ferrari al Paul Ricard, a patto di fare qualifiche decenti e non incappare in tremendi incidenti in gara…

Il trio Aston Martin – Alpha Tauri – McLaren è ancora in cerca di una chiara definizione in questo mondiale. Performance molto altalenante (McLaren), a volte inesistente (Aston Martin) e piloti che ci mettono del loro per complicare le cose (Il duo Alpha Tauri e Ricciardo).

Per fortuna la McLaren ha Norris che spesso riesce  a sopperire alle mancanze della monoposto mentre per gli altri, soprattutto Ricciardo è notte fonda al punto da paventare una possibile sostituzione a fine anno.

Williams spera che il fondo liscio del Paul Ricard sia un toccasana anche per le sue prestazioni. Previsti anche diversi aggiornamenti per permettere alla FW30 di avvicinare la zona punti.

Pirelli porterà le mescole C2, C3 e C4 che saranno messe a dura prova dalle alte termperature che sono previste nel weekend. Ochchio quindi anche alle PU che saranno messe sotto stress.

Penultima gara prima della sosta estiva e non si fa che parlare di quello che potrà succedere a fine Agosto, quando le direttiva FIA sul porpoising e la flessibilità del fondo piatto saranno operative.

Ora, il fatto che da qualche gara il porpoising sia molto limitato non ha fermato la Fia dall’emanare una direttiva che, diciamocelo chiaramente, è stata fatta solo perchè Hamilton si è prodotto in patetiche sceneggiate da “vecchietto con la sciatica” a fine gara, mostrando a favore di telecamera la sua sofferenza dopo una gara passata a saltellare allegramente nella sua W13. Salvo poi ringalluzzirsi all’improvviso al GP successivo quando è stata ora di salire sul podio.

immagine da motorbox.com

E anche quella sul fondo piatto “flessibile” sembra aver solleticato le attenzioni della FIA ben di più dell’ala anteriore di gomma della W13 che flette alle alte velocità in rettilineo. Sarà che il potere politico della Mercedes è ancora preponderante in F1 o per il fatto che un loro ex-dipendente ha fatto direttamente il salto come nuovo segretario generale per lo sport e direttore esecutivo, in pratica il punto di contatto tra i team e la FIA.

Red Bull e Ferrari a parole non si dicono preoccupate dell’impatto delle nuove direttive sulla performance delle loro monoposto, sperando che la pista dia ragione della loro sicurezza in merito.

In ogni caso la vicenda non fa che gettare ombre sull’effettiva imparzialità che un organo come la FIA dovrebbe avere verso tutti i team. Imparzialità che, adducendo motivazioni francamente risibili come il porpoising pericolo per la sicurezza e la salute dei piloti e fondi flessibili che vanno contro lo “spirito del regolamento” (ci risiamo…), sembra essere messa a dura prova.

Non resta che aspettare il responso della pista per capire se quel poco di fiducia che gli appassionati, quelli veri, ancora hanno in questo sport sia fondato o ormai è ora di buttare il ferro a fondo e occuparsi di altro.

*immagine da gpfrance.com

Rocco Alessandro

 

WSBK 2022 – ROUND DI GRAN BRETAGNA

E adesso arriva il difficile. Si perchè il round di Gran Bretagna potrebbe segnare uno spartiacque per le ambizioni di diversi protagonisti del mondiale suoerbike.

Il primo a cui viene da pensare è Rea. Gioca in casa, su un circuito che lo ha visto vincere ben sei volte e che sembra perfetto per rilanciare le sue ambizioni di vittoria del titolo piloti.

Per farlo dovrà però essere al 100% della sua forma e questo comprende anche la sua Kawasaki che nelle ultime uscite è parsa non proprio all’altezza della situazione. Uscire da Donington con un distacco di punti immutato o addirittura più ampio rispetto a Bautista equivarrebbe ad una sconfitta di fatto. Lui si dichiara molto carico e pronto a vincere senza fare calcoli, vedremo cosa dirà la pista.

immagine da rmcmotori.com

Dall’altra parte della barricata Bautista e la sua Ducati hanno i loro bei fantasmi da esorcizzare. Intanto la Ducati non vince quì dal lontano 2011 con Checa e l’anno scorso non è neanche riuscita ad andare a podio. A parte i tempi di Fogarty, Donington è sempre stato un tracciato indigesto per la rossa di Borgo Panigale per cui l’esame è di quelli tosti.

Si arriva da una lunga pausa che potrebbe aver raffreddato gli ardori di un Bautista che nell’ultimo round ha decisamente allungato su Rea nel mondiale piloti. Questo weekend rappresenta uno scoglio che se superato a dovere potrebbe lanciarlo, soprattutto psicologicamente, verso la conquista del titolo.

immagine da motoblog.it

E’ un bell’esame anche per il team Ducati perchè quando c’è stato da capitalizzare i momenti clou per la conquista del titolo, negli ultimi anni è sempre mancato qualcosa. Adesso è il momento per loro di emulare i cugini modenesi e andare a vincere “a casa loro”.

Terzo incomodo ma oggetto ancora piuttosto misterioso è il campione in carica Razgatlioglu. Il turco deve recuperare una valanga di punti  a Bautista e sia lui che la sua moto non sembrano quelli del 2021. Però sappiamo anche che è un pilota imprevedibile, che se riesce a trovare il giusto feeling con le moto è quasi imbattibile. Chissà che tra Bautista e Rea non faccia filotto Razgatlioglu che ormai ha ben poco da perdere.

Gli altri…esclusi i big three questa stagione ci ha insegnato che per gli altri piloti resta poco o nulla, solo cadute o guasti meccanici possono liberare un posticino sul podio.

C’è da verificare lo stato di forma di Rinaldi dopo il buon weekend di Misano: Donington non è il Simoncelli circuit e se il romagnolo dovesse andare forte anche in terra albionica allora si potrà dire che i momenti brutti sono alle spalle, anche perchè c’è un sedile per il 2023 da conquistare.

Lowes potrà anche lui giovare dell’aria di casa ma non ci aspettiamo sfracelli da parte sua, a patto che la sua Kawasaki non si riveli una lama in pista.

Il duo BMW è in quella terra di nessuno dove si è troppo lontani dai big e da chi li precede. Difficile trovare motivazioni e cercare di migliorare ma magari qualche condizione ambientale favorevole (vedi pioggia) potrebbe favorirli.

Di sicuro di interessante ci sarà da seguire la wild card Peter Hickman, dominatore degli ultimi TT Isle of Man e pilota del BSB. Uno spettacolo da vedere su strada e comunque non un fermo in pista, potrebbe mettersi dietro qualche nome di rilievo.

immagine da motorcyclesports.com

Gli alfieri Honda tornano dai test per la 8 ore di Suzuka (ai quali ha partecipato anche Rea) e hanno mostrato un buon stato di forma, precedendo addirittura Rea. E’ da valutare quanto Donington si adatti alla moto giapponese e anche i suoi piloti che non ci hanno mai girato.

La doppietta di circuiti Donigton-Most, prossimo appuntamento del WSBK in terra ceca, diranno molto delle ambizioni dei top three alla conquista del titolo. Il favorito sembra essere Rea, per palmares e grinta ma Bautista sembra avere i pieno controllo della situazione e potrebbe giocare un brutto tiro al pilota inglese. Razgatlioglu è ancora a secco di vittorie nelle race che assegnano più punti e gliene servirebbero un paio per tornare in gioco per il titolo.

Vedremo dopo la tappa inglese chi resisterà in vetta e chi invece si allontanerà fin quasi ad annullare le sue speranze di vittoria finale. Sarà un round con una tensione diversa dal solito, con la consapevolezza che gran parte di questo 2022 passa da quì. Buon per noi che seguiamo da casa, lo spettacolo sarà assicurato.

*immagine in evidenza da worldsbk.com

Rocco Alessandro