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UN CAPOLAVORO DI VERSTAPPEN ROMPE L’EGEMONIA MERCEDES

C’è un record che è sempre sfuggito alle squadre dominanti: quello di vincere tutti i GP di una stagione. Lo mancò per poco la McLaren nel 1988. Non ci riuscì la Ferrari con le stratosferiche F2002 e F2004. Non ci è riuscita fino ad ora la Mercedes nell’era ibrida, pur forte di una superiorità mai vista in precedenza.

E non ci riuscirà in questa anomala stagione 2020, dove quella superiorità è ancora più accentuata al punto da sembrare figlia di un preciso diktat arrivato dall’alto, quello di distruggere gli avversari, i quali peraltro hanno fino ad ora cercato in tutti i modi di farsi del male da soli. Ma oggi non ci sono riusciti, e Verstappen, grazie ad una gara magistrale supportata da una strategia aggressiva, ha impedito ai tedeschi di rimanere imbattuti quest’anno.

Qualifiche senza sorprese, a parte Bottas in pole e il rientrante Hulkenberg in terza posizione. Che dura però poco, perchè alla partenza si ristabiliscono le gerarchie con Verstappen ad inseguire le due Mercedes, il cui ordine viene mantenuto da un Bottas stranamente più aggressivo del solito. Dietro, un Vettel parso sull’orlo di una crisi di nervi si prodiga in un mezzo testacoda e riparte ultimo.

Ma le due ex frecce d’argento questa volta non volano via, perchè dopo soli 5 giri appare il temutissimo blistering. Per questa replica del GP a Silverstone la Pirelli ha portato mescole più morbide, ma, soprattutto, ha alzato le pressioni, e questo pare avere reso la W11 una parente delle prime monoposto uscite da Brackley dopo l’acquisizione Mercedes, le quali, come si ricorderà, avevano la simpatica caratteristica di mangiare le gomme posteriori, risolta solo con un legalissimo test in incognito a Barcellona nel maggio 2013.

E così al giro 12 Max raggiunge Lewis, che, qualche tornata dopo, effettua il suo primo pit-stop, preceduto dal suo compagno di squadra. Ma mentre Bottas riesce ad uscire davanti a Leclerc, lui sarà costretto a superarlo, perdendo secondi preziosi.

L’alfiere della Ferrari, nonchè l’unico in grado di salvare la baracca rossa, si fermerà al giro 19 per quella che sarà la sua unica sosta.

Verstappen, unico a partire con la mescola più dura, continua a girare su ottimi tempi, addirittura sugli stessi che fanno segnare le due Mercedes con gomme nuove. Questo perchè il blister fa nuovamente la sua comparsa molto presto, in particolare sulla macchina di Hamilton.

Max rientra al giro 26 per montare la mescola di media durezza, ed esce subito dietro a Bottas, che riesce a superare dopo solo due curve riportandosi al comando. Nel frattempo Leclerc va fortissimo e segna il giro piú veloce, con una prestazione insospettabile dopo i long-run di venerdì.

Al giro 33 entra nuovamente Bottas, e in Red Bull decidono di copiarne la strategia facendo fermare anche Verstappen, e mantenendolo così davanti al finlandese.

Ma Hamilton, tornato al comando, e seppur in preda al blister, sembra non volersi fermare, e inizia un conciliabolo con il suo ingegnere di pista, il quale riesce a convincerlo a fermarsi a 10 giri dalla fine. All’uscita si ritrova dietro a Leclerc, il quale, nel frattempo, si è avvicinato a meno di 2 secondi da Bottas.

Lewis impiega pochissimo a raggiungere Charles, e lo supera in maniera imperiosa buttandosi alla caccia del compagno di squadra, che riuscirà a superare a 2 giri dalla fine. Ma Verstappen è ormai irraggiugibile.

La gara si conclude così con la nona vittoria di Verstappen, davanti ad Hamilton e  Bottas, con le gomme nuovamente malconce, e ad un sorprendente Leclerc (considerata la SF1000). Al quinto posto Albon, arrivato ancora una volta molto distante dal compagno di squadra, al sesto Stroll seguito dal rientrante Hulkenberg, al quale è stata appioppata una incomprensibile terza sosta a pochi giri dalla fine. A chiudere la zona punti Ocon, Norris e Kvyat.

Gara al di sotto delle aspettative per Gasly e Sainz, ma soprattutto per Vettel e Ricciardo, entrambi autori di errori di guida da principianti.

Aspettative rispettate invece per Haas, Williams e Alfa Romeo, buone solo per far numero.

Fra una sola settimana si corre a Barcellona. Oggi si è visto che la Mercedes può andare in difficoltà anche in pista, dopo che, venerdì, è stata messa in difficoltà dalla sentenza contro la Racing Point, che ha alimentato i sospetti di complicità da parte dei tedeschi i quali, secondo Binotto, “avrebbero passato i compiti”. Con Wolff sempre più polemico per via del Patto della Concordia, non ci sarebbe da stupirsi troppo se nelle prossime gare Pirelli alzasse sistematicamente le pressioni. Potrebbe essere il modo per far sudare un po’ ad Hamilton l’eguagliare gli ultimi 2 record che ancora detiene Schumacher (quello del numero totale di podi l’ha eguagliato oggi). C’è da giurare che l’idea non dispiacerebbe nemmeno a Lewis.

P.S. Correva l’anno 1991, e un Prost delusissimo dall’aver corso tutta la stagione con una vettura buona giusto per il quinto posto, dietro Williams e McLaren, si lasciò scappare con i giornalisti qualche giudizio un po’ più tagliente del solito, che fu ovviamente esagerato e costituì la scusa per allontanarlo all’istante. Oggi qualcuno ha paragonato le dichiarazioni di post-gara di Vettel a quelle del Professore, ma ci sono alcune importanti differenze: il francese non faceva errori quasi ad ogni gara (a parte lo scivolone nel giro di ricognizione ad Imola), e, soprattutto, non aveva il suo compagno di squadra che correva in un’altra categoria. E, inoltre, non voleva abbandonare la Ferrari, ma stava cercando di tenerla insieme. Sebastian, invece, sembra sempre più un corpo estraneo, e, potrebbe non essere da escludere una sostituzione anticipata. Sperando che il sostituto non sia Giovinazzi, le cui prospettive sarebbero più o meno le stesse di Capelli all’epoca.

* Immagine in evidenza dal profilo Twitter @redbullracing

HAMILTON FORA E VINCE IL GP PIRELLI DI INGHILTERRA

50 giri di noia o poco più. Poi, per fortuna, le gomme iniziano ad esplodere, e ci regalano uno dei finali più emozionanti di sempre. Questo è stato il GP Pirelli di Gran Bretagna 2020.

Le premesse erano quelle di un caldo pomeriggio di noia. Prima fila Mercedes, gli altri ad oltre un secondo, con l’ormai terzo fisso Vestappen, ed un miracoloso Leclerc a portare una pessima SF1000 in seconda fila, col compagno di squadra anonimo decimo.

Partenza con poche emozioni, con le due Mercedes che scappano, e qualche scaramuccia dietro. Magnussen prova a movimentare un po’ la situazione, chiudendo Albon senza pietà dopo avere commesso un errore (ma la colpa sarà attribuita al thailandese), e finendo contro le barriere. Prima Safety Car che rimane in pista per ben 4 giri. Ma poi la musica non cambia, le due Mercedes volano, Verstappen resta a distanza, e Leclerc mantiene senza troppa fatica la quarta posizione.

Dietro si forma un trenino caratterizzato da qualche duello interessante, favorito da una pista che, come si è visto gli anni scorsi, consente alle macchine di viaggiare affiancate anche nelle curve.

Al giro 13 Kvyat distrugge la sua AlphaTauri, probabilmente a causa di una foratura, ed esce di nuovo la SC. Ne approfittano tutti per fermarsi e montare le gomme dura con le quali arrivare fino in fondo.

Tutti tranne Grosjean, che riesce così a rimanere in quinta posizione dietro a Leclerc.

Ancora una volta le operazioni di sgombero vengono effettuate con molta calma, e la gara riparte dopo cinque giri. E, ancora una volta, nessuna emozione, se non una scaramuccia fra Sainz, Ricciardo e Norris, con l’inglese che riesce a sopravanzare l’australiano.

Le due Mercedes distanziano facilmente Verstappen e Leclerc, con quest’ultimo che paga 1 secondo al giro alle macchine anglo-tedesche, e fatica a scrollarsi di dosso Grosjean. Va peggio al suo compagno tedesco, che naviga a metà classifica e deve preoccuparsi di tenere lontano Giovinazzi con la Sauber. Una situazione talmente paradossale da non potere nemmeno essere immaginata solo due anni fa.

Non succede più nulla fino a due giri dalla fine, quando a Raikkonen, ultimo dei piloti ancora in gara, collassa l’ala anteriore, facendogli seminare detriti. Subito dopo, ma non è detto sia a causa di questi, Bottas buca la gomma anteriore sinistra, la più sollecitata su questa pista. Il finlandese deve farsi quasi tutto il giro su tre ruote. Finirà undicesimo.

Subito dopo tocca a Sainz, fino a quel momento ottimo quinto. Verstappen si ferma per quello che sembra essere un pit-stop precauzionale, mossa più che logica considerando che la seconda posizione era comunque garantita. Ma come esce dai box, anche ad Hamilton cede la gomma anteriore sinistra. E’ l’ultimo giro, e Lewis deve coprirne più di mezzo a velocità ridotta. Il vantaggio accumulato sarà comunque sufficiente per vincere la gara, con Max che lo raggiungerà troppo tardi.

Leclerc completa un week-end miracoloso finendo terzo e regalando alla Ferrari un podio francamente impensabile alla vigilia. Dietro di lui Ricciardo riesce a superare in extremis il sempre ottimo Lando Norris, e un arrembante Ocon, autore di una buona gara, così come il suo connazionale Gasly, arrivato settimo e speranzoso di potere tornare in Red Bull per sostituire Albon, arrivato ottavo e autore di una buona rimonta in un week-end molto sfortunato per lui a partire dalle qualifiche. Al nono posto Lance Stroll con una Racing Point oggi non all’altezza, e al decimo uno scialbo Vettel, che ha difeso il punticino dall’attacco di Bottas che lo ha raggiunto proprio nelle ultime curve.

Fuori dai punti le tre peggiori squadre di questo inizio di campionato, e cioè Haas, Sauber e Williams. 4 motori Ferrari, non è un caso.

Fra solo una settimana ci sarà, sempre a Silverstone, il GP del 70° anniversario. Stessa pista, ma gomme di una gradazione più morbida. Stando a quello che si è visto oggi, ci potrebbe essere da divertirsi. Possibilmente per più di 2 giri.

P.S. quando si vede un pilota costretto a viaggiare su 3 ruote, la mente di chi ha qualche anno in più corre sempre al 1979, circuito di Zandvoort, macchina rossa numero 12, pilota Gilles Villeneuve. Fu un tentativo inutile quello del canadese, stigmatizzato anche in diretta dal mitico Poltronieri. Ma quel tentativo un po’ infantile di non mollare entrò nella leggenda.
C’è un piccolo dettaglio che collega quell’evento a quello che è successo oggi. La Mercedes ha mandato sul podio un ingegnere che di nome fa Gilles e di cognome Pironi. E’ il figlio di Didier, e quel nome non lo porta, ovviamente, per caso.

* Immagine in evidenza dall’account Twitter @MercedesAMGF1

 
 

F1 2020 – GRAN PREMIO DI GRAN BRETAGNA

Dopo l’abbuffata di tre GP consecutivi tra Austria e Ungheria la F1 arriva a Silverstone per altri due appuntamenti back to back. La penuria di luoghi adatti a correre in macchina in tempi di pandemia ha costretto la FIA al doppio appuntamento su un circuito dal nobile lignaggio.

Con i suoi 5891 metri, 18 curve (10 a destra, 8 a sinistra), da percorrere 52 volte per un totale di circa 306 km, Silverstone oltre ad essere una delle più emblematiche piste in F1, è una delle più impegnative per le monoposto: servono elevati livelli di carico aerodinamico, ma allo stesso tempo un’elevata efficienza per essere veloci tanto sui rettilinei quanto nelle curve. A testimonianza di ciò vi sono i 249 km/h di media sul giro, decisamente più alta rispetto ai GP precedenti (circa 211 km/h di Budapest e 246 km/h del Red Bull Ring), e i rapidi cambi di direzione della sezione di Maggotts, Becketts e Chapel, che, insieme alle altre curve ad alta velocità del tracciato, richiedono un elevato carico per avere una vettura stabile (anche considerando il tanto vento che solitamente è presente) e, allo stesso tempo, “gentile” sugli pneumatici. Le vetture, infatti, superano spesso i 4g di accelerazione laterale e questa enorme quantità di energia trasferita agli pneumatici rende il tracciato inglese estremamente probante per le coperture, tanto da costringere Pirelli a portare le mescole più dure della gamma (C1, C2, C3) per il 1° appuntamento per poi passare, con il fine di “scompigliare le carte”, a C2, C3, C4 per il 2° GP in UK.

La meccanica non deve essere assolutamente da meno: a Silverstone serve un anteriore reattivo e preciso in fase di inserimento in curva, una perfetta trazione in uscita dalle curve (curva 3,4,7,16,17) e una vettura stabile in percorrenza (curva 6, 9, 15), quindi con sospensioni tarate più morbide per favorire l’aderenza ma allo stesso tempo barre più rigide per favorire la reattività e riducendo il rollio. La potenza è davvero la ciliegina su questa torta di “perfezione”: circa il 76% del giro si compie a farfalla spalancata (contro i 70% di Budapest, già esigente su questo fronte) e 10cv equivalgono a circa 2 decimi al giro. Unendo questo dato a quello del carico aerodinamico, possiamo dire che più potenza hai, più punti di carico puoi permetterti e, se la vettura è particolarmente efficiente, questo permetterà di non preoccuparsi anche dei consumi, considerando che 10kg di carburante sono stimati in 1 decimo e mezzo al giro. Particolarmente importante è, inoltre, l’energia a disposizione dalla parte ibrida che viene stimata in circa 2 secondi al giro. Riassumendo, qui vince la vettura migliore e, anche quest’anno, tranne per il lampo “a casa loro” della Ferrari nel 2018, la migliore è la Mercedes.

Per soffrire: Vettel vince il GP con la SF71H nel 2018. Immagine da motorsport.com

Quindi, se non fosse che la Mercedes sembra più che mai “ingiocabile” per tutti, due GP a Silverstone sarebbero un sogno per ogni appassionato di motorsport. Peccato che, a meno di eventi imprevedibili, pioggia,  e ancora più improbabili, problemi di affidabilità delle ex frecce d’argento ormai nere, si prospetta una Mercedes che senza grosse difficoltà dovrebbe fare bottino pieno senza grosse difficoltà, a tutto vantaggio delle pennichelle post prandiali dei tifosi.

Così, tra una serie di team radio col timore di non portare la macchina al traguardo e le “bullshit” con cui Wolff liquida stizzito le insinuazioni dei(l) avversari, il campionato 2020 rischia di ricalcare le orme di quello 2014, magari con Verstappen a fare la parte del Ricciardo in Red Bull.

Buon per Mercedes, Wolff, Hamilton e i tifosi degli anglo-tedeschi, forse un pò meno per Liberty Media che rischia di vedere ancora più affievolirsi l’appeal mediatico di un prodotto che gli è costato svariate centinaia di milioni di dollari. Probabilmente in un anno come questo sconvolto dalla pandemia di Covid-19 stanno solo cercando di salvare il salvabile e sperare di cominciare il 2021 in condizioni “normali”.

Ma è ovvio che una situazione da one team show come quella attuale non si adatta bene alla mentalità sportiva americana in cui l’alternanza al vertice non è un augurio ma un obbiettivo da perseguire.

Nel frattempo tiene ancora banco il caso Mercedes rosa che poco ha a che fare con il felino dei cartoon e molto con una imbarazzaante somiglianza tra la W10 2019 e l’attuale Racing Point. Appurato che “tutti copiano in F1”, Brawn e Todt docet, il focus della federazione sembra essere concentrato su un elemento poco affascinante e dalle limitate potenzialità di offrire un plus alle performance in pista come le prese dei freni della macchina di Stroll padre. Insomma un elemento difficilmente riproducibile a meno che non si abbiano fisicamente sotto mano i disegni originali, cosa che va a braccetto con lo spionaggio industriale.

Le prese dei freni in questione sembrano uguali a quelle della W10. Sembrano perchè Racing Point ha già ovviamente spergiurato che non lo sono, che è tutta farina del loro sacco. A questo aggiungiamo che la FIA ha ammesso di non averci dato poi chissà che occhiata prima che la Renault decidesse formalmente di fare reclamo.

La partita è ancora aperta, con esiti che vanno dal “nulla di fatto” alla squalifica della Racing Point. Entrambi gli estremi sembrano improbabili, più probabile che si cercherà una soluzione intermedia.

Vedremo cosa deciderà la FIA, se la condotta Racing Point è conforme allo “spirito del regolamento” oppure no. In pratica capiremo se in F1 imbroglia solo la Ferrari oppure anche qualcun’altro.

“Quelli” delle aree più nere che grigie del regolamento invece potrebbero vedersi di fronte un’altra via Crucis in terra britannica. Prospettiva che rimane nefasta sia in situazione di asciutto che sul bagnato. Gli aggiornamenti aerodinamici non possono compensare i 6/7 decimi che si sono persi dall’eliminazione del trick della PU di Maranello e di conseguenza questo 2020 sarà poco competitivo o per niente competitivo in base alla pista su cui si correrà. E Silverstone per Ferrari è sulla lista nera.

Si pensa già al 2021 e alla possibilità di omologare una nuova PU che possa rendere quanto meno accettabile il campionato nell’anno venturo. Operazione non impossibile ma molto difficile, considerando l’attuale confusione tecnica e di gestione del capitale umano che c’è in Ferrari.

Mettiamola così, con tutta probabilità e a dispetto della situazione attuale e di quella in divenire, il pilota più ottimista i ottica 2021 tra Sainz e Vettel è quello con la passione per le motoseghe…

Altra sorpresa arriva dalla Red Bull, stranamente contraddittoria nelle dichiarazioni dei suoi notabili che non sanno a chi/cosa dare la colpa per delle performance in pista che non rispecchiano le aspettative di inizio stagione. Colpa della PU, no del telaio, addirittura una “maranelliana” e poco onorevole mancanza di correlazione di dati tra simulatore e pista. Un attacco di ferrarite in pratica. Con la differenza che il gran capo Mateschitz sembra avere il polso decisamente più fermo della situazione, chiedere a Marko e Horner per conferme.

Dal canto suo Verstappen spera nella pioggia per entrambi i weekend di gara. Di sicuro renderebbe le cose meno scontate.

In McLaren sentono profumo di casa e cercano un pronto riscatto dopo l’anonima gara ungherese. Renault arriva più ringalluzzita e con in sospeso il reclamo contro Racing Point inoltrato alla FIA.

Per Haas e Alfa Romeo, vale quanto detto per Ferrari, ossia un weekend estremamente complicato e frustrante, con delle vetture completamente scariche e una PU spompa. Lì in griglia evidentemente solo per ricordare ai tanti competenti accreditati (sic) che non basta ridurre il carico quando non hai cavalli, è solo un compromesso disperato al ribasso. E viceversa (ricordando i giudizi sulla SF90).

Williams potrebbe essere la sorpresa. Sarà l’aria di casa, una monoposto degno di tale nome e un Russell che in Ungheria è andato forte ed è indicato come il naturale erede di Hamilton (treccine a parte si spera), ma potrebbe valere la pena scommetterci qualcosa su un ingresso nella zona punti. Poca roba però.

Per chi sta sul divano a casa è ovvio sperare in una gara con pioggia o comunque condizioni miste, se non altro per evitare la probabilissima pennichella incombente all’inizio del secondo giro con le Mercedes davanti.

Come giustamente ha detto l’ineffabile Wolff, quello che risolve i problemi alla sua squadra, poco importa se attuale o prossima ventura, e ne crea di enormi agli altri, o meglio “altra”, non è un problema per chi vince preoccuparsi della prevedibilità del campionato.

Giustissimo, e la pensano così anche i fan Mercedes e quelli di Lewis “Mohammed Alì” Hamilton. Gli altri ovviamente meno, ma hanno poca voce in capitolo. Potrebbe arrivare a pensarlo anche Liberty Media, e in questo caso le cose potrebbero cambiare parecchio.

P.S: notizia dell’ultim’ora la positività di Perez al coronavirus e conseguente quarantena di 14 giorni che gli farà perdere entrambi gli appuntamenti a Silverstone. Si cerca ancora un sostituto papabile tra Gutierrez, Russell e Hulkenberg. Considerando le ambizioni Racing Point su questa pista è una bella tegola. E si potrebbe iniziare a pensare che Vettel porta una sfiga pazzesca…

*immagine in evidenza da motorauthority.com

Rocco Alessandro & Chris Ammirabile

 

“LA BACHECA DEI RICORDI” – SECONDA USCITA

  • GLI ESPERIMENTI SU ALI E GOMME

HOCKENHEIM 1996 – prove libere

Quando un tempo la f1 era tutto un provare follie e visto che Hockenheim era ancora il lungo tracciato che arrivava fino alla öst kurve, i team si sbizzarrivano in strane follie.

La Tyrrell prova a mettere 4 ruote anteriori alla sua vettura, per avere meno resistenza di rotolamento e aerodinamica, soluzione poi abbandonata per problemi di trazione e stabilità.

MONZA 1997 – test pre GP

Williams invece prova a levare l’ala posteriore, trovandosi a perdere un sacco di tempo nel motodrome, oltre a un posteriore troppo leggero persino sul dritto.

 

  • SILVERSTONE 1979

Il giorno in cui Barry Sheene, “mandò a quel paese” il rivale Roberts che gli stava rovinando la possibilità di trionfare a casa sua e tenere marginalmente aperte le speranze iridate.

Il fortissimo pilota Inglese, con l’arrivo dell’Americano, iniziò a veder diminuire il numero dei suoi trionfi, tanto che nel 79, battè Roberts solo in Svezia, grazie al ritiro del rivale.

Al tempo il telecronista scambiò il gesto come se fosse un saluto 😅

Minuto 3.38″

 

  • UN BEL GESTO, CHE PERò COSTò CARO

Campionato Mondiale Sbk 2004 circuito Enzo e Dino Ferrari a Imola.

Il mondiale è agli sgoccioli ed un arrembante giovanotto australiano di nome Chris Vermuelen sta cercando di contendere il titolo allo squadrone Ducati composto da Toseland e Laconi che ne sono i padroni. Chris guida una Honda del team Ten Kate e dopo un inizio stagione altalenante centra 4 vittorie e si rifà sotto al duo Ducati ufficiale.

Dopo il secondo posto ottenuto in Gara1 punta alla vittoria di Gara2 per restare in gioco partendo dalla prima fila.
Ma alla partenza del giro di ricognizione la sua moto emette una fumata senza che lui se ne accorga e senza che i colleghi gli facciano un cenno.. alla prima variante la sua Honda, con la ruota posteriore inondata d’olio, lo lancia per aria facendolo atterrare dolorante e con una caviglia malconcia..

Il gruppone lo sfila abbandonandolo nella ghiaia.. ma al fondo del gruppone c’è lui.. Giovanni Bussei, un torinese che corre in giro per il mondo con la sua tuta con le frange modello cowboy giusto per il gusto di divertirsi.


Gio si affianca a Chris, lo invita a salire sul codone della sua vecchissima 998RS e gli fa fare un giro intero del circuito del Santerno scaricandolo di fianco al muretto della pit lane mentre il suo team preparava il muletto per farlo ripartire.
Gio si schiera ma dopo qualche giro viene squalificato. Chris parte dai box ed arriva sesto.

Quel mondiale non fu vinto dall’australiano, ma il gesto di quel fulminato di Giovanni Bussei fu memorabile.

 

  • PRIMA E UNICA

Sul tracciato originale di Zeltweg, il team Penske di Formula 1 ottenne la sua prima ed unica vittoria nella categoria. Alla guida dell’auto il pilota britannico John Watson, anch’egli alla prima vittoria nella serie alla quale ne seguirono altre 4 negli anni a venire alla guida della McLaren.

 

  • RESTARE SUI CAVALLETTI

Sul circuito Belga son sempre successe cose incredibili, pare che certi tracciati annebbino piloti e tecnici, ed ecci a raccontare qualcosa di clamoroso.

In gara si era riusciti a fare appena 5 giri e ci fu lo spaventoso schianto a 250 km/h di Burti, dal quale ne usci miracolosamente senza danni seri..

Gara sospesa e al restart, i meccanici della Williams di Ralf Schumacher sforano i tempi d’intervento sulla monoposto, lasciando il pilota tedesco sui cavalletti, mentre le altre auto partono per il giro di ricognizione.

Pochi anni dopo si ripeterà anche con Barrichello a Magny Course

  • 1993 – THE NEW ITALIAN NUVOLARI

Così venne definito Nicola Larini, da giornalisti e commentatori, dopo l’impresa compiuta al Nurburgring a bordo della sua 155 V6 TI nel DTM.

Fino a quel momento, il campionato era molto equilibrato, con Mercedes e Alfa a dividersi equamente i trionfi.

La gara sul vecchio Nurburgring, era il terreno dei tedeschi, dove avrebbero dovuto dominare facilmente sull’Italica armata, anche perchè Larini non aveva mai corso su quel tracciato.

Ma il pilota di Camaiore stupisce tutti già dalle prove, con un giro di qualifica quasi perfetto, che lo posiziona in prima fila dietro a Van Ommen.

In gara 1 parte e si mette subito in testa, correndo come un forsennato, senza commettere la minima sbavatura…curva dopo curva aumenta il suo vantaggio, fino a portarlo a 5 secondi su Ludwig, che era il Ringmaister della categoria.

Nello stupore collettivo, la bandiera a scacchi viene sventolata per l’Alfa e Larini, che trionfa “A CASA LORO”

Gara 2 parte con la voglia di riscatto dei Tedeschi, ma Larini riesce ad essere ancora più efficace nella guida, lasciando alle Mercedes il duello per gli altri gradini podio. A fine gara, il trionfo di Alfa sarà ancora più eclatante di gara 2, perchè avverrà con una parata 1-2 di Larini e Danner.

Come al tempo di Nuvolari, un pilota Italiano su Alfa Romeo, aveva sconfitto le frecce d’argento.

 

  • LE PARTENZE QUELLE BELLE

Argentina 2018,  uno davanti e dietro tutti quanti, con Marquez che gioca al centra tutti gli avversari.

Quando la federazione non ne imbrocca una e crea più casini che altro.

Miller, era il solo che aveva scelto le slick, ed erano le gomme giuste, ma la federazione rimanda la partenza per far cambiare le gomme a tutti e s’inventa sta griglia in foto…

Tutto il resto è storiaaaaaaaa….ma storia, storia, storia….non è maledetta noiaaaa

Risultati immagini per crutchlow crazy

 

Beh, credo che in questo capitolo vi ho fatto rivivere qualche bel momento di questo mondo magnifico, che è il Motorsport.

Saluti

Davide_QV

La versione di Seldon: cinque anni di lui e dell’altro.

 

Cinque anni di Alonso, cinque anni di Vettel. Cosa hanno portato alla squadra? Vediamolo.

Dopo un 2008 in cui la Ferrari (e non capirò mai il perchè) non solo aveva confermato Massa, ma aveva anche puntato su di lui per vincere il mondiale, e un 2009 in cui Kimi sembrava aver avviato le pratiche inps, arriva nel 2010 l’odiato nemico spagnolo. Alonso portava una ricca dote di sventurate decisioni e discutibili comportamenti. Arrivava in Ferrari dopo aver segato le gambe ad un probabile mondiale 2007 per la Mclaren. Senza considerare la Spy Story…Ciliegine sulla torta una vittoria per andata a muro del fantastico Piquet Junior (lo Stroll del decennio scorso), e accuse alla Ferrari di essere “mafia”!

Dato cotanto curriculum e la dipartita di Todt Alonso venne ingaggiato. Nonostante ciò (e mi pare che ce ne fosse abbastanza per volerlo lontano da Maranello) io e molti altri tifosi “della Ferrari” fummo felici di averlo, considerandolo il miglior pilota rimasto in griglia, lontano Lewis dai fasti odierni. Perchè alla fine, come a Singapore poche domeniche fa, l’importante è che a vincere sia una Ferrari, e quella di Massa….beh, insomma, dai…..!

Il 2009 si era appena concluso consegnando il mondiale ad un “paracarro”….cit, e alla sua macchina …diversa, poi prontamente acquistata completa di team principal e amici in alto loco (ma depurata dei piloti) dalla Mercedes, scopertasi improvvisamente pentita di aver abbandonato decenni prima…! E quell’anno si era altresì concluso mostrando come la Red Bull fosse ormai una solida e competitiva realtà. Dunque Alonso, accolto come il peccaminoso salvatore Ferrari del momento, avrebbe dovuto guidare la riscossa contro la solita McLaren e contro la nuova Red Bull.

Gli anni dal 2010 al 2014.

2010. Alonso cominciò con una vittoria in Bahrain, E questo ovviamente alimentò il solito sacro fuoco dell’”andiamo a comandare” tra i tifosi. Peccato che passarono dieci gare prima di rivedere una vittoria, in Germania, che oltre a rinnovate speranze regalò un evergreen indossabile in tutte le stagioni “Tizio, Caio is faster than you….”! Arrivarono poi le fantastiche vittorie a Monza e Singapore. Due imprese che non si dimenticano. La quinta arrivò in Corea con la debacle delle Red Bull. Significò primato in classifica e match ball per Ferrari ed Alonso. Ma ad Abu Dhabi si vide l’astuzia di Horner, la dabbenaggine del muretto rosso e Vitalij Petrov…. e pufff!

2011. La  F150 Italia non era quella che si chiama “l’arma del riscatto”. Una sola vittoria a Silverstone. Lo spagnolo arrivò quarto in campionato grazie anche ad un cadeau del tedesco al suo compagno Webber all’ultima gara.

2012. Vittoria in Malesia, a cui seguì quella a Valencia. Una gara che ancora ricordiamo!! Nel tabellone del team (come nei nostri pensieri) era scritto “tanta roba”! Terzo successo pochi giorni dopo in Germania. A Spa Alonso conobbe e fotografò per intero tutti i particolari del fondo della Lotus di Grosjean mentre gli passava a un dito dal casco. Arrivarono poi una serie di podi senza vittorie, oltre un ritiro per foratura. Ultimo podio all’ultima gara, Interlagos. A soli tre punti dal solito Vettel, che giratosi e finito in fondo al gruppo recuperò e si piazzò vincendo il campionato.

2013. In una stagione in cui Vettel incamerava 13 vittorie su 19 Alonso riuscì ad ottenere due successi. Non era poco! Uno nel GP di Cina in cui si chiese a Fernando di non spingere e lui rispose “ma io non sto spingendo”, il tutto mentre realizzava il gpv! E uno in Spagna. Da lì in poi Red Bull e Vettel lasciarono le briciole agli altri, e nonostante ciò lo spagnolo, con una serie regolare di podi, terminò ancora una volta secondo in campionato. Ma quell’anno viene ricordato spesso per le lamentele via radio dello spagnolo e soprattutto per l’epiteto lanciato al box “ma allora siete proprio scemi”! Poi tradotto in Sgeni…Cose che non fanno bene all’umore già traballante dei tifosi. E neppure alle ragioni della squadra.

2014. Alonso si trova a guidare la F14T, un progetto deficitario sia telaisticamente che motoristicamente. A detta dei progettisti e degli incantatori delle presentazioni della vettura il segreto della stagione sarebbe stato terminare le gare, dunque l’affidabilità. Su questo si era lavorato. Morale: tutti mostravano la stessa alta affidabilità, con la differenza che i motorizzati Mercedes, Mercedes in primis, mostravano anche una carrellata di cavalli in più, e per quanto riguarda MB e Williams anche una aerodinamica migliore, tanto da far fare bella figura anche a Bottas e Massa nei confronti di Hamilton e Rosberg.  Alonso si classificò secondo in Ungheria, per il resto fu per tutti (i ferraristi) una stagione da dimenticare.

A fine stagione lo spagnolo se ne andrà senza particolari feste in suo onore a salutarne i cinque anni passati. Eccetto quella esplosa a Maranello al suono della porta chiusa alle sue spalle. Con Lui, o meglio nella stessa onda rinnovatrice di Marchionne, andrà via anche Luca Cordero di Montezemolo e alcuni tecnici. Così si apre un nuovo ciclo, quello del suo successore.

Le vittorie di Alonso:

2013 Spagna Ferrari F138
2013 Cina Ferrari F138
2012 Germania Ferrari F2012
2012 Europa Ferrari F2012
2012 Malesia Ferrari F2012
2011 Gran Bretagna Ferrari 150° Italia
2010 Corea del Sud Ferrari F10
2010 Singapore Ferrari F10
2010 Italia Ferrari F10
2010 Germania Ferrari F10
2010 Bahreïn Ferrari F10

Gli anni dal 2015 al 2019.

Vettel arriva alla Ferrari mentre il Turbine Marchionne avvia il suo programma di maquillage, fatto di epurazioni, promozioni e declassamenti, spostamenti e acquisti come non si vedeva dal 1995…. Quattro titoli in tasca, un 2014 da dimenticare in cui le aveva prese da Ricciardo e in cui a detta sua guidava un “cetriolo”! Simpatico a pochi tuttavia umanamente parlando un ragazzo “pulito”. E le folle ferrariste, dimenticato Alonso e tutte le bestemmie e gli insulti lanciati al tedesco fino al giorno prima, lo adottano come il nuovo, ennesimo salvatore. Accidenti a Schumacher e a quando ci ha salvato! (lui davvero…). Da allora non arrivano più piloti a Maranello, ma solo palestinesi figli di falegnami.

2015. A novembre 2014 viene annunciato l’ingaggio di Sebastian Vettel per la stagione 2015. La sua macchina si chiamerà “Eva”. Una rivisitazione di James Allison del “cancello” del 2014. Il debutto al Gran Premio d’Australia comincia con un terzo posto (non male per come era finito il 2014). Sembra una buona premessa. Infatti al secondo appuntamento ottiene la prima vittoria. E il tam tam di Jumanji risuona un’altra volta tra le schiere dei tifosi. Dal successivo gp ottiene una serie di ottimi piazzamenti alternati a incidenti di vario genere. La vittoria  torna con il Gran Premio d’Ungheria partendo terzo. Poi altri piazzamenti fino alla pole position e vittoria a Singapore. Ottiene quell’anno il record di podi all’esordio di un pilota in Ferrari e il 3° posto in campionato.

2016. Visto il buon comportamento della vettura precedente, con una relativa stabilità tecnica che non si vedeva da tempo, si pensava che la SF16-H sarebbe stata quantomeno competitiva. Non sarà così!  3º in Australia dopo aver condotto la gara per due terzi. Secondo in Cina nonostante un contatto in partenza con il compagno Raikkonen. La Russia resterà nella memoria per essere stato tamponato due volte al via da Daniil Kvjat. Dopo una serie di piazzamenti a basso punteggio, finalmente alcuni aggiornamenti in Canada funzionano. Vettel non va però oltre il secondo posto, con una eccessiva usura delle gomme.

Ancora secondo nel Gran Premio d’Europa. Poi però la SF16H mostra i suoi molti limiti almeno fino al Messico, dove una manovra non concessa (a lui…) e un “fuck Charlie”, gli costano dieci secondi di penalità retrocedendolo da terzo a quinto. In Brasile ci fa assistere ad un antipasto delle sue ormai famose giravolte nel primo giro, mentre ad Abu Dhabi si rifà con una buona gara, finendo terzo dietro il vincitore del GP Hamilton e del vincitore del Mondiale Rosberg. E finirà terzo anche in Campionato.

2017. Dopo un anno di digiuno Vettel vince alla prima gara a Melbourne. Con una buona SF70H vince anche in Bahrain, e in Russia ritorna anche in pole, ma non vince. In Spagna, dopo un duello con Hamilton, arriva secondo. A Monaco parte in prima fila con Raikkonen, e in gara è autore di alcuni giri velocissimi che gli permettono di andare davanti al compagno e vincere. Doppietta (dopo sette anni) e polemiche. Ma quel cannibale piaceva! Un bellissimo momento sportivo per la Ferrari, prima in entrambe le classifiche. In Canada parte secondo ma si tocca con Verstappen e rimonta da ultimo a quarto.

A Baku, tampona Hamilton dietro SC e viene penalizzato, arrivando tuttavia davanti all’inglese. Ritorna a pole e vittoria in Ungheria, supportato dal compagno e con lo sterzo rotto. Si piazza secondo a Spa e terzo a Monza, e nel contempo perde la testa della classifica. A Singapore succede l’impossibile. Con pole e vittoria in tasca (secondo Verstappen e quarto Raikkonen) una partenza sciagurata a stringere e una contemporanea perfetta partenza del compagno mettono fuori gioco se stesso, Verstappen e Raikkonen dopo due curve. Come nel peggiore copione che ti aspetti, la vittoria (nella gara per lui più difficile) va a Hamilton che partiva quinto, facendo di fatto tramontare la possibilità di recuperare in campionato, in cui comunque arriva secondo.

2018. A Melbourne comincia bene, sebbene aiutato da VSC e SC. In Bahrain Vettel ottiene la pole position davanti a Raikkonen e in gara resiste con gomme usuratissime negli ultimi giri al ritorno di Valtteri Bottas. Dopo aver conquistato la pole in Cina Scambia due chiacchere in curva con Verstappen (che urla sempre) e finisce la gara ottavo. A Baku conquista la terza pole consecutiva. Finito terzo cerca di superare negli ultimi giri le Mercedes ma va lungo e finisce quarto. Nel Gran Premio del Canada conquista la quarta pole position stagionale ottenendo anche il record del circuito, e in gara è autore di una prestazione eccellente. In Francia si rovina la gara in partenza scontrandosi con Bottas. In Austria, penalizzato per impeeding in prova, rimonta in gara fino a terzo. Ed è anche in testa al mondiale. A Silverstone è autore di una convincente prestazione. Vince superando Bottas negli ultimi giri ed eguaglia Alain Prost con 51 vittorie.

In Germania parte dalla pole, ma in testa con pista umida va dritto astamparsi sulle barriere. E’ l’inizio della fine di un campionato e forse di un pilota. In Ungheria arriva secondo, ma vince nuovamente in Belgio. A Monza una settimana dopo non mantiene la calma per un tentativo di sorpasso da parte di Hamilton, si toccano e ovviamente fa un testacoda anzichè aspettare per un risorpasso possibilissimo. A Singapore gestisce male le qualifiche, parte terzo e arriva terzo. Nelle ultime quattro gare in un modo o nell’altro, agevola l’allontanarsi in classifica del suo avversario. Idem in Russia. A Suzuka nuova giravolta questa volta con Max Verstappen. Finisce anche questa volta secondo in campionato ma solo in virtù di una prima parte positiva. La sensazione è che, seppur difficile, la lotta per il titolo poteva restare aperta fino all’ultima gara…

2019. La SF90 evidenzia subito i suoi limiti sui circuiti con pochi e corti rettilinei come la stop and go australiana. Finisce terzo. In Bahrain, battuto dal compagno in prova, quando è secondo si esibisce nell’ennesima giravolta per lo spostamento d’aria provocato dal passaggio di Hamilton. In Cina parte dietro Charles e lo supera solo grazie ad un TO… Nel Gran Premio d’Azerbaijan, dato l’errore di Charles in prova, Sebastian non riesce comunque a fare meglio del terzo posto, anche in gara. In Spagna parte terzo ma finisce quarto per un errore. A Monaco arriva secondo, ma grazie ad un incidente tra i due che lo precedevano. Finalmente in Canada ritrova la pole e disputa un’ottima gara, vanificata da una controversa decisione dei commissari mentre era in testa seppur pressato da vicino da Hamilton. Il buon Vettel che ritroveremo solo a Singapore.

Quinto in Francia, quarto in Austria, a Silverstone tampona Verstappen. Errore ammesso! In Germania parte ultimo e arriva secondo. In Ungheria terzo e in Belgio quarto. A Monza non ha più nemmeno bisogno di qualcuno per girarsi, e condisce il tutto con un rientro in pista degno del miglior Maldonado.  A Singapore si riprende, complice anche una buona SF90, ma per passare in testa deve ricorrere ad un trucchetto degno dei tempi in Red Bull contro Webber. E vince! Ci consoliamo tutti con una doppietta che la squadra ha saputo costruire…A Sochi perde la prima fila per un soffio, ma grazie alla scia del compagno passa in testa. Si ritira perdendo la seconda posizione e causando la VSC che si vendicherà di Melbourne 2017, anche se Hamilton di tutto ha bisogno nella vita tranne che di colpi di culo.

Di seguito le vittorie di Vettel in Ferrari fino a qui:

Anno Gran Premio Telaio
2019 Singapore Ferrari SF90
2018 Belgio Ferrari SF71H
2018 Gran Bretagna Ferrari SF71H
2018 Canada Ferrari SF71H
2018 Bahreïn Ferrari SF71H
2018 Australia Ferrari SF71H
2017 Brasile Ferrari SF70H
2017 Ungheria Ferrari SF70H
2017 Monaco Ferrari SF70H
2017 Bahreïn Ferrari SF70H
2017 Australia Ferrari SF70H
2015 Singapore Ferrari SF15-T
2015 Ungheria Ferrari SF15-T
2015 Malesia Ferrari SF15-T

Conclusione.

Cosa dire? Guardando i freddi numeri si direbbe che nonostante tutto Vettel sia stato/è più efficace di Alonso. Entrambi d’altronde hanno avuto vetture abbastanza competitive ed altre molto poco. Tuttavia, mentre Alonso si è sempre adattato alla macchina traendone il massimo, Vettel sembra soffrire una macchina non perfetta, tanto da non permettergli di sfruttarla. Per anni lo spagnolo è sembrato mettersi sulle spalle un box debole. Per quanto non amassi il personaggio avrei gioito di un suo mondiale, sarebbe stato comunque abbastanza rosso!

Se parliamo di emozione vera, a parte saltare sul divano per certe vittorie, nessuno dei due me ne ha regalata mezza.

Al di là di tutto riponevo più fiducia in Alonso che in Vettel, o meglio nel rapporto pilota/vettura ho sempre considerato Alonso avere un peso maggiore che Vettel. Infine lo spagnolo disponeva di un carattere, di una forza interiore anche nelle difficoltà che non l’hanno mai fatto vedere “vinto”. Un aspetto quest’ultimo che, al contrario ha molto minato la fiducia in Sebastian in questi ultimi 5 anni. Insomma, a denti stretti come con il partito politico che non vorresti ma lo consideri il meno peggio, voto Alonso!

L’angolo dei SE!

A conclusione di tutto, per vedere non come è andata ma come sarebbe andata, provo a dire la mia, il che spiega anche il voto. Io penso che, SE Alonso:

-avesse avuto la SF70 a Singapore 2017 la Ferrari avrebbe fatto doppietta e tenuto aperto il campionato. Un’altro po’

-avesse avuto la SF71H avrebbe vinto il campionato

-avesse la SF90 Charles sarebbe comunque più veloce di lui, (anche se lui avesse ancora 21 anni), ma sarebbe uno stimolo, non una condanna.

Tanto mentalmente queste cose, o il loro contrario, ce le siamo dette tutti…

Antonio

Foto da: sky.sport.it; Sportal.it; F1sport.it