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F1 2022 – GRAN PREMIO DI MIAMI

Uno dei propositi della F1 recente è sostenibilità, soprattutto a livello ambientale, con l’intenzione di ridurre emissioni mediante l’utilizzo della tecnologia ibrida, di nuovi carburanti bio-compatibili e l’impegno di ridurre le emissioni anche in termini di logistica che il circus necessita ogni volta che si sposta da un paese all’altro.

Bene. Ecco quindi che a sconfessare il tutto c’è la neonata trasferta in Florida per il primo GP di Miami, incastrato tra il GP dell’Emilia Romagna e quello di Spagna. Una trasferta trans-atlantica che fa a pugni con i propositi sopra elencati.

Motivo? Gli organizzatori del gp di Miami volevano avere “l’esclusiva” in questo periodo dell’anno per un Gp nel continente nordamericano non associato ad altri gp che più avanti avranno luogo in Canada, Texas, Messico, Brasile. E quindi avanti con aerei cargo da e per l’Europa per accontentare i nuovi arrivati che, immaginiamo, avranno pagato profumatamente il disturbo.

immagine da sport.sky.it

Speriamo almeno che ne valga la pena in termini di spettacolo in pista. Il circuito di Miami è un cittadino in stile Jeddah (senza missili a corredo, si spera) con due rettilinei molto lunghi intervallati da sezioni che rimandano alle “S curves” di Suzuka ad altre più lente.

Tracciato da medio-basso carico in cui ci saranno molteplici incognite per team e piloti, alcune ovvie come il conoscere una pista nuova ed altre più subdole come l’evoluzione del grip del manto stradale durante il weekend e un meteo che in questo periodo dell’anno non è nè caldo (per gli standard della Florida), intorno ai 25 °C e tantomeno prevedibile, con possibilità di improvvisi scrosci di pioggia attesi per le qualifiche del sabato.

Pirelli porterà le mescole centrali della gamma a disposizione: C2, C3 e C4. Scelta assolutamente prudenziale dato che gli unici dati a disposizione sono quelli ottenuti al simulatore.

Ci sarà presumibilmente l’ennesimo capitolo della sfida tra Ferrari e Red Bull. Dopo la batosta (parzialmente autoinflitta) di Imola, in Ferrari devono cercare di ritrovare quella velocità che sembrava scontata in ogni condizione dopo il gp australe.

A spingere il Cavallino ci saranno dei piccoli aggiornamenti che si spera producano grossi risultati. Saranno introdotti un nuovo fondo anti-porpoising, una nuova ala posteriore che offrirà meno drag e una evoluzione dell’ibrido della PU, che dovrebbe trovare qualche cv in più anche da un utilizzo più spinto del motore endotermico.

immagine da oasport.it

Spinta del motore e migliore efficienza aerodinamica sul dritto che saranno fondamentali in attacco e difesa sui lunghi rettilinei in cui si potrà usare DRS, addirittura tre le zone previste, forse l’arma più efficace della RBR-18 che le consente di attaccare con facilità e difendersi da monoposto con un passo migliore, come visto nel duello Perez-Leclerc ad Imola.

La scoppola presa in casa ha probabilmente accellerato l’introduzione di novità in casa Ferrari, che comunque riserverà il grosso degli aggiornamenti di questa prima parte di stagione nel successivo appuntamento europeo al Montmelò.

Importante che tutta la Scuderia abbia resettato il weekend imolese, andato male tra aspettative molto alte e condizioni ambientali che non esaltano la competitività della F1-75. Importante che anche i piloti abbiano resettato il cervello dopo gli errori compiuti a Imola, con Sainz ancora falloso e sfortunato e un Leclerc che ha cercato di sopperire in maniera eccessiva ai limiti della sua monoposto.

Dall’altra parte della barricata Red Bull arriva bella carica dalla doppietta imolese in cui ha ricucito quasi del tutto lo strappo in classifica costruttori. Gli aggiornamenti e la cura dimagrante che la RBR-18 ha beneficiato a Imola hanno portato grossi dividendi e hanno fatto capire che in condizioni di freddo e pista umida la “lattina” ha una marcia in più rispetto a Ferrari.

Un circuito simil-Jeddah dovrebbe sorridere più a loro che a Ferrari ma, come al solito, sarà fondamentale capire l’evoluzione della pista e azzeccare il giusto setup per qualifica e gara.

immagine da mclaren.com

Chi cerca una conferma dei propri miglioramenti dopo un avvio di campionato horror è la McLaren che cercherà di ripetere il podio ottenuto a Imola. Molto difficile che ciò avvenga ma ben più importante per loro sarà fare un ulteriore passo verso quelle prestazione che consentano di poter ambire al podio in condizioni più “normali” rispetto a quelle viste a Imola, in attesa sempre che Ricciardo si porti al livello di un Norris che è, dopo il duo Verstappen-Leclerc, il pilota che più ha impressionato in questo avvio di campionato.

Per Mercedes il gp di Miami sarà l’ennesima incognita in termini di prestazioni, in attesa del momento della verità del Montmelò, quando capiranno se davvero la W13 può essere migliorata per arrivare a vincere oppure avranno la certezza di aver toppato clamorosamente il progetto.

L’unica nota lieta per loro è il rendimento di Russell che sta facendo l’Hamilton della situazione, cavando il massimo possibile da una W13 che proprio non va. Sembra evidente come gli anni difficili in Williams con monoposto poco competitive abbiano lasciato all’inglese una gran capacità di adattamento alla monoposto che si trova a guidare.

immagine da motorbox.com

Aspetto che forse ad Hamilton, reduce da una lunga sequenza di monoposto quasi perfette, non riesce a replicare. Mettiamoci anche che il suo sogno dell’ottavo titolo, complice anagrafe e attuale potenzialità della freccia d’argento , si allontana sempre più e si capisce bene come possa essere meno pronto mentalmente del compagno di squadra ad affrontare le attuali difficoltà.

Nel pacchetto di mischia Alpine-Alfa Romeo-Alpha Tauri-Haas la lotta è sempre piuttosto serrata e anche in questo caso sarà tutta decisa da come e quanto velocemente i team riusciranno ad esaltare i rispettivi punti di forza alla pista di Miami.

Alfa Romeo può contare su una PU di alto livello, chissà se anche lei beneficerà dello sblocco di potenza deciso da Ferrari, mentre per Alpine sarebbe già tanto allontanare un pò di quella sfortuna che tanto ha penalizzato Alonso da qualche settimana a questa parte.

immagine da funoanalisitecnica.com

Haas e Alfa Tauri arrivano da un GP con luci e ombre e probabilmente hanno pagato in gara le mutevoli condizioni dell’asfalto. Potranno togliersi maggiori soddisfazioni a Miami in caso di weekend senza troppe variabili meteo.

Tra le cenerentole Williams e ormai Aston Martin è una gara a chi fa meno peggio ma mentre per Williams ci si poteva aspettare un avvio di campionato difficile, molto più sorprendente il flop della Aston Martin che al pari di Mercedes al momento vince il poco ambito premio di macchina meno riuscita del lotto.

Vettel ci ha messo una pezza ad Imola ma le cose potrebbero rifarsi difficili sul cittadino di Miami dove il porpoising potrebbe far piangere più di qualche scuderia.

Come si è già detto questo mondiale è una lunga maratona in ci contano le vittorie di tappa ma ancora più importante è limitare al minimo le clamorose battute d’arresto.

 

Ferrari pensava di poter fare man bassa ad Imola ma ha ottenuto l’opposto, rischiando di vanificare in un solo weekend il vantaggio accumulato su Red Bull, che invece ha messo in mostra per la prima volta quest’anno quella efficienza globale come team che si è vista più volte nel 2021.

Serve che il team lavori meglio e che Sainz eviti errori inutili come Leclerc quelli dettati da frustrazione o foga eccessiva. I tifosi del Cavallino contano che entrambi abbiano imparato la lezione di due settimane fa.

Intanto godiamoci il duello Leclerc-Verstappen, rimasto insolitamente ancora super corretto nonostante sia palese il fatto che saranno loro due a giocarsi il titolo. E vediamo quanto durerà questa correttezza reciproca e chi perderà per primo il suo aplomb quando si comincerà ad arrivare al punto in cui ogni GP sarà “l’ultima spiaggia”. Leclerc ne ha dato un assaggio alla variante alta ad Imola, vediamo di chi sarà il prossimo passo falso.

*immagine in evidenza da sportface.it

Rocco Alessandro

 

 

 

VERSTAPPEN VINCE IN ARABIA SAUDITA, LECLERC SECONDO E SCONTENTO

Che sarebbe stato un weekend movimentato lo si era capito il venerdì, con un missile caduto a 20 km dal circuito. Ma nulla può fermare la F1, e dopo le solite inutili discussioni, peraltro già viste altre volte, si decide di proseguire.

Al sabato un altro spavento, con Mick Schumacher che pianta la sua Haas contro il muro ad oltre 200 km all’ora. Mezz’ora col fiato sospeso per la mancanza di informazioni e poi, per il sollievo di tutti, si vede Mick legato ad una barella protestare animatamente per evitare il trasferimento in elicottero, comunque più rischioso che non girare a 300 allora nell’assurdo budello di Jeddah.

Poco prima, Hamilton aveva subito l’onta dell’esclusione in Q1, e poco dopo altra sorpresa, con Perez che beffa le due Ferrari e Verstappen solo quarto.

Si spengono i semafori e, mentre Perez e Leclerc se ne vanno indisturbati, Sainz perde la posizione su Max, cosa che, purtroppo per la Ferrari, si rivelerà decisiva più avanti nella gara.

Le prime fasi sono movimentate dalla lotta fra le due Alpine, con Alonso che viene spinto contro il muro da Ocon. Poi Nando passa ma il francese lo ripassa al giro successivo ma va lungo e deve restituire la posizione. Il risultato é che Bottas e Magnussen si avvicinano.

Nel frattempo Hamilton lotta con Stroll per l’undicesima posizione.
Al giro 10 I primi 4 sono tutti separati da 2.5 sec.

Al giro 14, dopo l’ennesimo lungo di Ocon, ai due dell’Alpine viene raccomandato di mantenere le posizioni. Ma é troppo tardi, perché Bottas riesce a superare con facilità il francese che forse ha stressato troppo le gomme duellando col compagno. Nel frattempo Hamilton é risalito in nona posizione.

Al giro 16 Perez rientra ai box ma esce dietro Russell. Leclerc continua, ma subito dopo Latifi va a muro ed esce la SC. I primi 3 si fermano tutti, e Perez si ritrova in terza posizione dietro a Leclerc e Verstappen. Ma quella posizione é di Sainz, passato prima di lui sulla riga bianca che stabilisce chi è davanti in caso di safety car, e il messicano dovrebbe restituire la posizione.

Cosa che però fa subito dopo la ripartenza, che Leclerc esegue come al solito molto bene mettendo subito più di 1 secondo fra sè e Max. Il quale si lamenta perché il ferrarista in fase di ripartenza é passato sulla riga bianca che delimita l’entrata del box.

Al giro 27 Leclerc mantiene il vantaggio attorno ad 1 sec e quindi al sicuro dal DRS. Hamilton, che non si é ancora fermato, si trova ora al sesto posto subito dietro al compagno Russell .

Ma al giro 37, con Leclerc comodamente davanti a Max, e, con nessuna sosta programmata, e la strada spianata verso la seconda vittoria consecutiva, la macchina di Ricciardo si ferma proprio all’entrata dei box. Poco dopo, anche Alonso si blocca poco più avanti, e viene attivata la virtual safety car, ma la pit-lane viene chiusa e nessuno ne puó approfittare per un cambio gomme quasi gratis.

La gara riparte quando mancano 9 giri, ma Verstappen si ritrova stranamente molto più vicino a Leclerc, e ha la possibilità di usare il DRS. Cosa che fa superando Charles prima dell’ultima curva. Anzi, é il ferrarista che lo fa passare per approfittare del DRS nel rettilineo successivo. La scena si ripete altre volte, ma alla fine inevitabilmente l’olandese passa davanti, complice una macchina molto più scarica che non consente a Charles di stargli vicino. 

Finisce così con Verstappen davanti a Leclerc, che può recriminare per la gestione non perfetta della VSC, poi Sainz, Perez, Russell, Ocon, Norris, Gasly, Magnussen e, solo decimo, Hamilton.

Dopo la seconda gara possiamo già trarre conclusioni piuttosto significative. É ancora un mondiale ancora a due squadre, ma i ruoli fra Ferrari e Mercedes si sono esattamente invertiti. Per la squadra anglo-tedesca sará quasi impossibile rientrare nella lotta, mentre la squadra di Maranello ha dimostrato di essere molto forte anche su un circuito a basso carico, teoricamente più favorevole alla Red Bull. L’altra certezza è che finalmente i piloti possono duellare stando più vicini e le gomme consentono loro di tirare fino alla fine. Ma senza DRS, vedremmo gare senza sorpassi.

La Ferrari ha incamerato, nelle prime due gare, 78 punti su 88 disponibili. Si tratta di un risultato stupefacente, considerando come è andata negli ultimi 15 anni. Leclerc e Sainz sostengono che c’è ancora del potenziale, e, se è così, Verstappen avrà pane per i suoi denti. Fra due settimane in Australia, su un circuito completamente diverso rispetto ai primi due, vedremo se fra la F1-75 e la RB18 si confermerà l’equilibrio attuale.

P.S. per fortuna questo è stato l’ultimo GP che si corre sull’assurdo cittadino da 250 di media in quel di Jeddah. Nelle due gare svolte è andata di lusso. E’ vero che le macchine sono estremamente sicure, ma abbiamo già purtroppo visto che quando le curve si percorrono ad oltre 250 all’ora e le barriere sono molto vicine alla pista, si creano situazioni imprevedibili che possono avere esiti infausti.

Immagine in evidenza dal profilo Twitter @redbullracing

F1 2022- GP DELL’ARABIA SAUDITA

E chi se la sarebbe mai immaginata una partenza del mondiale così…

Doppietta Ferrari in quel di Sakhir, condita da pole e giro veloce in gara mentre Mercedes arrancava ai margini del podio che gli è stato regalato solo dal clamoroso doppio ritiro delle due Red Bull a pochi giri dal termine. Il mondo alla rovescia in pratica.

(immagine tratta dal sito F1 in generale)

Se è vero che è prematuro dare un qualsivoglia giudizio anche solo lontanamente definitivo sui valori in campo è indubbio che il primo gp stagionale ha certificato almeno due cose: una Ferrari che ha messo in pista una vettura che, sviluppi permettendo, potrebbe essere in grado di giocarsela per tutti i restanti 22 appuntamenti, Mercedes ha, per contro, una monoposto che al momento non può sperare nel podio a meno di problemi altrui.

(immagine ansa)

I più frustrati al momento sono i piloti Red Bull che si sono ritrovati con un pugno di mosche in mano. La monoposto è veloce anche se non la più veloce ma è evidente che a Milton Keynes qualche calcolo fatica a tornare e lo sbigottimento è palese.

Neanche il tempo di archiviare il primo gp che è già tempo del secondo appuntamento stagionale a Jeddah, per il gp dell’Arabia Saudita.
Poco o niente sarà stato concesso ai team in termini di modifiche alle loro monoposto dopo Sakhir per cui si tratterà soltanto di aumentare la comprensione di quello che funziona e non funziona e di adattarsi il più possibile alle caratteristiche del circuito.

Per quanto visto in Bahrain è presumibile aspettarsi nuovamente una lotta serrata tra Ferrari e Red Bull. Jeddah è pista in cui la trazione e la stabilità in frenata sono aspetti importanti e sarà un buon banco di verifica per la bontà del progetto Ferrari.

Dalla sua la SF-75 può contare su una PU di primissimo livello, aspetto che a Jeddah potrebbe fare la differenza. A Maranello l’umore è la consapevolezza dei propri mezzi è alto, questo è il momento di raccogliere quanto più possibile consapevoli del fatto che i valori in campo saranno cristallizzati almeno fino ai gp europei e comunque con modifiche apprezzabili da verificare a Barcellona.

Red Bull ha subito un KO tecnico inaspettato ma partono alla pari con Ferrari. Si aspettavano di essere avanti in termini di pura prestazione e forse è questo l’aspetto più frustrante con cui devono avere a che fare. Risolti i problemi di affidabilità saranno di sicuro della partita ma dovranno sudarsela, forse speravano in un inizio di campionato più agevole.

Mercedes è arriva a Jeddah con la consapevolezza che deve sperare in eventi eccezionali per tornare sul podio. La W13 soffre di porpoising e deve viaggiare con assetti conservativi e nonostante ciò soffre di un eccessivo degrado delle gomme, oltre a mancare comunque di carico aerodinamico.

(immagine tratta dal sito F1 in generale)

Hamilton e Russell dovranno inevitabilmente fare buon viso a cattivo gioco e sperare che a Brackley riescano a trasformare la W13 dal brutto anatroccolo a qualcosa che quanto meno possa assomigliare ad un cigno, seppur sgraziato.

Questo sarà anche un bel banco di prova per il budget cap: Mercedes ha già messo in pista due vetture in pratica e l’ultima avrà presumibilmente bisogno di tanto studio, modifiche e risorse da impiegare. Se davvero il budget cap funziona, così come è stato immaginato dalla federazione, allora per loro sarà durissima, forse quasi impossibile recuperare il gap da Ferrari e Red Bull, considerando i soldi già spesi.

A Jeddah si dovranno fare i conti con lo sconvolgimento del mid-field che vede new entry insospettabili. Haas  e Alfa Romeo hanno mostrato di potersela giocare in qualifica e in gara, a scapito di McLaren e Aston Martin, vere delusioni del primo gp stagionale.

(immagine tratta dal sito circusF1)

Magari il gp Saudita cambierà molto le carte in tavola ma ci aspettiamo che siano loro e la Alpha Tauri a giocarsela per i punti, con Alpine che dovrà cercare un piccolo miglioramento se vuole essere anch’essa della partita.

Dicevamo di McLaren: una vera doccia fredda la gara del Bahrain che ha mostrato una monoposto totalmente inadeguata a giocarsela per le posizioni che contano. Norris ha affermato che manca deportanza, la monoposto è imprevedibile e ci sono problemi di surriscaldamento dei freni e della PU. Insomma un disastro.
Servira’ tempo a Woking per capire come migliorare, nel frattempo le retrovie saranno colorate dal color papaya della monoposto inglese.

(immagine tratta dal sito formulapassion)

Altra delusa è la Williams, che si ritrova nelle stesse sabbie mobili dello scorso anno, ultima e con prospettive limitate nell’immediato futuro. Quest’anno non c’è nemmeno il talismano Russell, il piatto piange.

Jeddah sarà un importante verifica per Ferrari sia in pista sia come attitudine della squadra al nuovo ruolo di primi della classe. Forse si trovano in una posizione anche fin troppo buona rispetto a quanto preventivato e chissà che non sopraggiunga un po’ di presunzione o “braccino”.

Questo vale anche per i piloti, soprattutto Leclerc che si trova per la prima volta nella posizione di chi ha per le mani una macchina con grandi ambizioni e non può permettersi gli errori delle ultime due stagioni. La vittoria è in primis una questione di attitudine mentale, in Ferrari dovranno dimostrare di avercela e portare a casa il più possibile.

(immagine tratta da tuttosport)

Verstappen vorrà avere la sua rivincita in pista e non ci stupiremmo se tornasse in modalità “cattiva” dopo la sfida a colpi di fioretto di Sakhir. Deve recuperare 25 punti contro un avversario temibile e sappiamo che la specialità della casa è che, al bisogno, il fine giustifica i mezzi.

Intanto Vettel presumibilmente salterà anche questo gp a causa della positività al covid. Considerando la competitività attuale della Aston Martin pensiamo che se ne farà una ragione.
Importante verifica anche per Mick Schumacher e Zhou, il primo per dimostrare di non essere merce più scadente di un Magnussen qualsiasi e il secondo per confermare quanto di buono fatto al debutto. Non c’è neanche l’alibi delle monoposto scarse per cui ora o mai più.

Rocco Alessandro

 


(immagine in evidenza tratta dal sito draftkins nation)

HAMILTON DOMINA IN QATAR. ALONSO TORNA SUL PODIO.

La F1 arriva sul nuovo (per lei) circuito di Losail, in Qatar mentre infuriano le polemiche. La Red Bull accusa la Mercedes di usare un’ala irregolare, le Mercedes chiede alla FIA di indagare sulla difesa di Verstappen in Brasile, ottenendone uno scontato rifiuto.

E così Max e la Red Bull si autoinfliggono una penalità. Fine del Q3, Hamilton saldamente in pole, l’olandese non si sta migliorando. 30 secondi prima che lui passi sul traguardo, Gasly buca una gomma e si ferma in pieno rettilineo. Sventola la doppia bandiera gialla, ma il sistema di avviso sul volante chissà perchè non è attivo. Dal box RB non parte alcuna segnalazione al pilota, e Verstappen non pensa nemmeno per un attimo alla possibiltà di rallentare, nonostante le bandiere sventolate siano ben visibili.

La penalità sembra scontata, e in effetti lo è, ma la FIA ci mette quasi 24 ore a deciderla. E così meno di due ore prima della partenza si viene a sapere che Max dovrà partire dalla settima posizione. Con Perez nemmeno entrato in Q3, e relegato oltre la decima posizione, e Bottas pure lui penalizzato ma di sole 3 posizioni, e, quindi, davanti a Verstappen (per quanto abbiamo visto non essere un gran problema), si preannuncia una domenica difficile per la Red Bull. Ma al fianco di Lewis c’è uno dei loro, Gasly, con il quale Marko dialoga lungamente prima della partenza.

Si spengono i semafori e l’inglese parte benissimo. Il francese non può fare nulla per contendergli la prima posizione, e deve invece difendersi da un arrembante Alonso, che lo supera all’esterno e si prende la seconda posizione. Anche Verstappen parte molto bene e si porta rapidamente in quarta posizione. Mentre, come previsto, Bottas non ha creato alcun problema, avviandosi in modo orribile e ritrovandosi in undicesima posizione.

Al quarto giro Max supera Gasly, e al successivo anche Alonso. Il distacco da Hamilton è di poco più di 4 secondi. I primi due girano oltre due secondi più veloci degli altri, e si contendono il giro più veloce. 

Al giro 12 Norris supera Gasly e si mette alla caccia di Alonso. Al giro successivo è il turno di Perez superare il francese, che si ferma per montare gomme medie. Al giro 16 il messicano supera Lando. Nel frattempo anche Bottas si è svegliato, ed ha rimontato fino alla sesta posizione.

Al giro 18 Verstappen, ormai ad 8 secondi da Hamilton, si ferma per montare gomma dura, mantenendo la seconda posizione. A scanso di equivoci, in Mercedes copiano la strategia Red Bull, e il giro successivo Lewis si ferma e monta anch’egli la gomma dura. 

Alonso, ottimo terzo con gomma soft, fa la sua sosta al giro 25, e riesce a stare davanti a Perez, che si era fermato diversi giri prima. La terza posizione viene ereditata da Bottas, che però non ha ancora fatto la sua sosta.

Il sogno di Nando di tornare sul podio dopo oltre 100 gare sembra finire al giro 30 quando Perez lo supera, non senza difficoltà, e lo stacca facilmente. D’altra parte, vista la differenza di mezzo meccanico, è fin troppo significativo che il quarantenne spagnolo dopo quasi metà gara sia ancora davanti ad una Red Bull. Ma ci sono ancora molti giri da percorrere.

Al giro 33 a Bottas, che non si era ancora fermato, cede la gomma anteriore sinistra. Il finlandese finisce nella ghiaia, ma riesce a rientrare e ad arrivare al box a velocità sostenuta. La sua gara è però compromessa.

Fra i primi due la situazione è relativamente tranquilla. Il distacco oscilla fra i 6 e gli 8 secondi, e la battaglia, ora, è per il punto del giro veloce. E al giro 42 la Red Bull, non avendo più nulla da perdere nè da guadagnare, fa fermare Verstappen per montare la gomma media, subito imitato dal compagno di squadra Perez e, al giro successivo, anche da Hamilton.

Alonso si ritrova così nuovamente al terzo posto, con 13 giri da percorrere e Perez a 20 secondi. Il messicano dovrà superare ben tre avversari prima di arrivare a lui, e fra questi c’è Ocon, al quale Nando chiede di difendersi come un leone per aiutarlo a mantenere un incredibile posto sul podio. Il francese ci prova in tutti i modi a mettere in difficolta Checo, ma la Red Bull è troppo superiore e deve lasciarlo andare.

Al giro 51 prima Norris, poi entrambe le Williams, bucano la gomma anteriore sinistra. Lands e Russell riescono a rientrare ai box, mentre Latifi è costretto a fermarsi lungo la pista. Non vi è però nessuna neutralizzazione, e la gara prosegue per gli ultimi giri, con Alonso che teme il ritorno di Perez, oltre ad una possibile foratura visto che le sue gomme hanno già coperto oltre 25 giri.  Dietro di loro c’è una bella lotta per la quinta posizione con quattro macchine racchiuse in pochi secondi: Ocon, Stroll e le due Ferrari, con Sainz davanti a Leclerc.

Ma al giro 55 viene attivata la Virtual Safety Car per consentire il recupero della macchina di Latifi che non era in una posizione sicura. Verstappen ne approfitta per fermarsi ai box e montare gomma soft per tentare l’attacco al giro veloce, che peraltro è già suo. 

Quando la VSC viene disattivata, manca solo un giro, utile solo a Max per migliorare il giro più veloce.

Finisce così con Hamilton che completa un week-end di dominio e accorcia ulteriormente, portandolo ad 8 punti, il distacco da Verstappen, il quale non ha potuto fare altro che limitare i danni. Al terzo posto un grandissimo Alonso, che si è guadagnato il podio senza l’aiuto di ritiri o situazioni particolari, ma unicamente con il suo talento, che è ancora immenso nonostante i quarant’anni di età. Al quarto posto Perez, che porta a casa punti buoni per la Red Bull, ma che resta inspiegabilmente sempre molto lontano dal compagno di squadra. Al quinto posto Ocon con l’altra Alpine, seguito da Stroll e dalle due Ferrari di Sainz e Leclerc, oggi decisamente sotto tono ma comunque, alla fine, ancora davanti alle Mc Laren. Chiudono la zona punti Norris e Vettel.

Fra due settimane si andrà in Arabia Saudita, sempre che riescano a completare la costruzione della pista. Nel caso vincesse nuovamente Hamilton, e segnasse anche il giro più veloce, i due contendenti si presenterebbero all’ultima gara ad Abu Dhabi a pari punti. Un’eventualità straordinariamente affascinante. Sarebbe bello che si materializzasse senza polemiche o dubbi di regolarità vari ed assortiti, ma c’è da scommettere che non succederà.

* immagine in evidenza dal profilo Twitter @AlpineF1Team

F1 2021 – GRAN PREMIO DEL QATAR

Il ventesimo Gp stagionale coincide con una prima assoluta per il circus della F1 in Qatar.

Il circuito è quello di Losail, ben conosciuto dagli appassionati di motociclismo poichè spesso è stata la tappa inaugurale di ogni mondiale degli ultimi anni.

Ed è stato anche terra di conquista per la sorella gemella della Ferrari in MotoGP, la Ducati, che spesso e volentieri si è portata a casa la vittoria.

immagine da pirelli.com

Ecco, ci sentiamo tranquillamente di affermare che, a meno di cataclismi biblici, la Ferrari non ha praticamente speranze di emulare la sua “compagna” emiliana di Borgo Panigale.

Anzi, per i rossi arrivano con tutta probabilità una serie di tre GP in cui dovrà difendersi piuttosto che attaccare. Con un “ma” molto grande, ovvero quello che sul circuito di Losail la F1 non ha mai messo piede e tutti i team dovranno lavorare sodo per trovare i giusti riferimenti.

Ovviamente gli occhi saranno puntati sullo scontro tra Hamilton e Verstappen. Scontro che si sta trasformando sempre più in una rissa, un pò come succede in quelle partite di calcio di giovanissimi in cui i genitori si menano sulle tribune.

Questa è ormai l’immagine che danno i rispettivi team principal delle due scuderie, Wolff e il duo Horner/Marko. La tensione dopo il GP del Brasile è altissima con il solito scambio di accuse, ipotesi di irregolarità più o meno verificabili, gesti inconsulti a favore di telecamera, azioni dissuasive in pista oltre il limite della penalità.

In Brasile doveva essere Verstappen ed invece è stato Hamilton, con una superiorità della W12 che è apparsa lampante, mi sento di dire superiore a quello che il pilota inglese, fenomenale, ha saputo mettere in pista.

immagine da livegp.it

Sotto accusa stavolta una sorta di sistema “DAS” ma al posteriore, in grado di abbassare la W12 in rettilineo e riportandola al giusto assetto prima delle curve quando si aziona il freno.

Ovviamente al momento sono tutte illazioni, a maggior ragione se vengono dalla Red Bull, annicchilita nell’ultimo GP da una Mercedes che sembrava solo aspettare il colpo del KO dopo le sconfitte ad Austin e Messico.

Quello che sembra invece palese è una certa “stanchezza” delle PU Honda su entrambe le vetture austriache. E’ risaputo che in Red Bull stanno cercando di finire la stagione senza ulteriori penalità dovute al cambio di PU ma il recente GP ha fatto scattare un bel campanello d’allarme.

Verstappen non ha avuto praticamente alcuna chance in gara contro un Hamilton che sembrava guidare come un adulto in mezzo ad un branco di ragazzini. Difficile che una simile disparità di prestazioni possa essere replicata negli ultimi tre GP stagionali ma un pò di panico in Red Bull serpeggia e una delle soluzioni potrebbe essere introdurre un nuovo ICE per avere una PU con più cavalli da sfruttare in un momento decisivo della stagione.

Si correrà di giorno, contrariamente alle moto che corrono sempre in notturna, e il caldo potrebbe essere un fattore decisivo. Pirelli porterà le gomme più dure a disposizione, un aspetto che potrebbe andare a favore della Mercedes da sempre a suo agio con le coperture più dure.

Per la lotta Ferrari/McLaren diciamo che sta suonando l’ultima campana per il team di Woking, scivolato fino a 31.5 punti di distanza in classifica costruttori. Gli ultimi tre gp stagionali dovrebbero vedere una McLaren più in palla rispetto a Ferrari ma è pur vero che quest’ultima negli ultimi due mesi non ha magari fatto vedere chissà quali “alti” ma ha praticamente azzerato le pessime prestazioni viste prima dell’estate.

Sarà dura per Norris e Ricciardo ma una prima “sveglia” sta per arrivare, vedremo con quali effetti.

Anche tra Alpine e Alpha Tauri vale un pò lo stesso detto in precedenza, con i francesi rimontati e superati contro ogni aspettativa.

immagine da f1world.it

Questo complice una Alpha Tauri che ha saputo trarre il meglio dagli ultimi GP e un Gasly in forma smagliante, tale da renderlo presenza stabile nella top 8 nelle ultime qualifiche. Peggio Tsunoda ma anche lui ha dato qualche segnale di risveglio.

Per contro ad Alpine sembrano preclusi piazzamenti al di là del settimo/ottavo posto, un pò poco per mettere in sicurezza la quinta piazza del mondiale costruttori.

Per i restanti team spiace vedere che ormai la Aston Martin fa più parte del gruppo di coda che del due Alpine/Alpha Tauri. Vettel fa quel che può ma con risultati scarsi. Ormai attendono solo il 2022.

La notizia del weekend in ambito piloti è l’approdo per il 2022 del primo pilota cinese nella storia della F1. Conquista che considerando il bacino di utenza ci si aspettava già qualche anno fa ma meglio tardi che mai.

Di sicuro non la pensa così Giovinazzi, che cederà il suo sedile a Guanyu Zhou in Alfa Romeo. Il cinese porterà come dote una trentina di milioni di euro nelle casse del team, e contro questo dato di fatto non c’è prestazione che tenga.

immagine da sport.tiscali.it

Piuttosto spiace pensare che il pugliese, che in qualifica spesso è stato davanti al ben più titolato collega Raikkonen, abbia spesso offerto prestazioni insufficienti in gara, a volte buttando via ottimi risultati con errori banali a fine gara.

Con una maggiore consistenza sarebbe stato ancora in griglia nel 2022, peccato. Questo certifica la non presenza di piloti italiani per l’anno venturo, una brutta notizia per il movimento nostrano che da tempo non riesce a far emergere talenti degni di questo nome e con un supporto economico adeguato.

In merito alle polemiche sul “pilota che compra il sedile”,  cosa di cui è stato accusato il cinese basterebbe dire che di piloti del genere la F1 è sempre stata piena e lo sarà sempre.

Qualche esempio? Perez, che ha sempre corso con sponsor piuttosto forti, Latifi che ha alle spalle un papà piuttosto generoso nei suoi confronti, Stroll, il cui padre ha addirittura comprato una scuderia, Mazepin e ce se sarebbero altri ma chiudiamo con un nome che dovrebbe mettere a tacere ogni polemica: Niki Lauda.

Il Campionissimo austriaco iniziò a correre grazie ai soldi di una banca, un prestito, poichè pur nato in una famiglia molto ricca i suoi genitori non approvavano la sua passione per i motori.

Ora, non crediamo che Zhou possa copiare l’eccezionale parabola di Lauda ma speriamo almeno che possa dimostrarsi quanto meno un onesto pilota e che magari faccia meno danni possibili…

*immagini in evidenza da f1grandprix.motorionline.com

Rocco Alessandro